14/02/2006 02:15 |
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Voglio articolare meglio ciò che prima ho sintetizzato con una battuta.
L'articolo di Scafari è l'ennesima conferma di un qualcosa che sappiamo tutti e fingiamo di ignorare, ossia che c'è un progressivo scollamento tra il popolo e gli intellettuali, e del conseguente fenomeno parallelo, che gli intelletuali non se ne curano e continuano a giocare tra di loro.
Sono perfettamente cosciente delle difficoltà intrinseche che ci sono nel cercare di instaurare un dialogo tra i due.
Io stesso, che intellettuale non sono, avrei delle difficoltà a discutere anche una mezz'ora con un cultore dei reality show.
D'altro canto avrei serie difficoltà anche nel discutere con questi personaggi "patinati" che evidentemente hanno tutte le loro bollette domiciliate sul conto corrente e non se ne curano.
Ma anche quando argomenti popolari vengono trattati da intellettuali (e politici ahimè) - come ad esempio "l'arrivare a fine del mese" che è diventato slogan - vengono trattati con profondo distacco, e non perchè giustamente (e dico giustamente senza ironia) questo problema non li riguarda da vicino, ma perchè non è argomento intellettualmente stimolante.
E questo atteggiamento va a tutto vantaggio di chi vuol fare del facile populismo.
Non che io pretenda che Eugenio Scalfari scriva un articolo dove consigli l'utilitaria con miglior rapporto qualità/prezzo - speriamo che non accada mai - ma per lo meno ci risparmi articoli completamente senza sostanza.
Non diamo sempre ed esclusivamente la colpa alla TV.
Se gli intelletuali tutti, non solo giornalisti, ma anche musicisti, pittori, registi e quant'altro se la "tirassero di meno", se fossero meno autoreferenziali, forse avremo teatri meno vuoti, un cinema italiano non perennemente in crisi (tranne l'eccezione De Sica-Boldi s'intende) si venderebbe qualche libro in più (senza dover trasformare le librerie in sale caffè come sta facendo la mondatori) e magari la gente avrebbe meno tempo per l'Isola dei Famosi.
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