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Campionato di Calcio Serie A 2020 - 2021. Tutte le partite - Calendario - Commenti.

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Juve-Napoli, ribaltone del Collegio di garanzia: si rigioca.
Nuova classifica: Pirlo a -7 dalla vetta

Dopo il 3-0 a tavolino deciso dagli organi federali,
l’ultimo grado di giustizia sportiva riassegna il punto di penalizzazione
agli azzurri e stabilisce che l’incontro si dovrà disputare.
Ipotesi 13 gennaio


Valerio Piccioni


Juve-Napoli va rigiocata e il club azzurro recupera il punto di penalizzazione deciso dalle sentenze di primo e secondo grado. Il Collegio di garanzia presieduto dall’ex ministro degli Esteri Franco Frattini ribalta il verdetto di Tribunale federale e Corte Sportiva d’Appello e riscrive la classifica. A questo punto bisognerà trovare uno “slot” per la sfida. Si era parlato di una data possibile per il 13 gennaio, spostando il turno di coppa Italia. Ma la soluzione provocherebbe un rinvio di troppe partite scatenando un problema di incastri difficili da risolvere. Insomma, in questo momento si giocherà “a data da destinarsi”. Intanto cambia la classifica di Serie A: tolto il punto di penalizzazione al Napoli e i tre punti frutto del 3-0 a tavolino alla Juve. Ecco i primi posti: Milan 31, Inter 30, Juventus, Napoli e Roma 24, Sassuolo 23 (Juventus e Napoli, ovviamente, con una partita in meno).

AVVISAGLIE — Che l’aria fosse quella di un pronunciamento in direzione opposta rispetto a quello di primo e secondo grado, lo si era capito con la decisione della Federcalcio di non costituirsi nel procedimento per difendere le sentenze della sua giustizia sportiva. Restava la procura generale dello Sport. Ma l’avvocato Alessandra Flamminii Minuto, una dei procuratori nazionali dello Sport, ha espresso un eloquente scetticismo quando ha detto che la Corte Sportiva d’Appello aveva fatto “il passo più lungo della gamba”. Parole che inevitabilmente hanno pesato anche nel convincimento del Collegio. “Non era una scelta, ma un obbligo – ha sottolineato nel Salone d’Onore del Coni, dove il dibattimento si è svolto in presenza nel rispetto delle norme sul distanziamento –. Il Napoli non aveva neanche una ragione su un milione per sottrarsi alla sfida”. Le prime dichiarazioni dopo il pronunciamento vengono dall’avvocato del Napoli: “Non si può rischiare la vita per una partita”, dice Mattia Grassani.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Messias show, Cordaz para tutto:
il Crotone batte il Parma e lascia l'ultimo posto



Doppietta del brasiliano nel primo tempo.
Nella ripresa Kucka riapre la partita e diventa protagonista il portiere.
La squadra di Stroppa supera temporaneamente Genoa e Torino


Andrea Schianchi

Aggrappato al suo Messias (Junior) e con un Cordaz in formato Jascin, il Crotone fa l’impresa: batte il Parma, lascia (anche se provvisoriamente) l’ultimo posto della classifica e si rilancia in chiave salvezza. E’ una doppietta del sudamericano a decidere questa sfida bollente. A nulla serve il golletto di Kucka che, in avvio di ripresa, rimette in carreggiata il Parma.

CROTONE AVANTI — Pressing forsennato fin dall’inizio: Crotone e Parma non si risparmiano e vanno a cercare di conquistare il pallone in zona offensiva. I calabresi provano sempre a uscire con eleganti fraseggi e, a volte, rischiano. Ma Karamoh è generoso e non li punisce quando, con un diagonale, accarezza il palo (minuto 23). E’ allora Junior Messias a salire sul palcoscenico: si gira da consumato centravanti e con il destro piazza un tiro preciso nell’angolino. E’ il minuto 24 e pochi secondi più tardi un fuorigioco di Inglese vanifica la rete del pareggio di Karamoh. Il quale, al 26’, centra il palo dopo un rapido scambio in area. Il Parma lotta, aggredisce, ma i tempi d’intervento non sono sempre corretti e così il Crotone ha modo di distendersi. Dopo un volo di Cordaz su conclusione di Inglese (36’), è ancora Messias a prendersi la scena. E in questa caso la prodezza è da standing-ovation (se ci fosse il pubblico…): stop di petto sulla trequarti grazie al quale anticipa Osorio e poi, di controbalzo, con il piede destro (che non è il suo preferito) disegna un perfetto pallonetto che inganna Sepe. Il Parma è al tappeto.

KUCKA NON BASTA — A rialzare gli emiliani ci pensa Kucka: è sua la zuccata da calcio d’angolo al 12’ della ripresa che riapre la partita. Si pensa che, a quel punto, con il Crotone stanco per il tanto correre, il Parma possa far valere il maggior tasso tecnico. E difatti la squadra di Liverani si prende il campo e prova a rimettersi sulla strada giusta. Ma Cordaz tira giù la saracinesca e non c’è nulla da fare. Il portiere dice di no a Karamoh, a Brunetta, a Cornelius e a Kucka. E quando, proprio sul finire della gara, lo stesso Kucka prova il tiro della speranza, il pallone va di un nulla a lato. Fa festa il Crotone e piomba nel buio profondo il Parma che non ha ancora trovato una precisa identità.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juve, martedì da incubo:
sbaglia, va sotto, resta in 10 e crolla.
Storico tris Fiorentina

Segna Vlahovic dopo 3’, poi espulso Cuadrado con la Var al 18’.
Nella ripresa La Penna non estrae il secondo giallo a Borja Valero
e arrivano l’autorete di Alex Sandro e il gol di Caceres


Fabiana Della Valle


Il pomeriggio era iniziato male e la serata è finita peggio: la Juventus perde i 3 punti che aveva guadagnato a tavolino contro il Napoli (gara che sarà rigiocata) e poi prende tre gol dalla Fiorentina. E’ la prima sconfitta per Pirlo in campionato, viziata da un’espulsione (di Cuadrado) dopo neanche venti minuti. La Juve però ha la colpa grave di essere andata in svantaggio prima dell’inferiorità numerica e poi di essere affondata: male tutti, in particolare la difesa.

GOL E ROSSO — Pirlo aveva detto alla vigilia del match di temere soprattutto Ribery e in effetti non aveva torto, perché è da una sua intuizione che nasce il gol del vantaggio viola: palla in verticale per Vlahovic, tenuto colpevolmente in gioco da Bonucci, che brucia De Ligt sullo scatto e poi beffa Szczesny in uscita. Il gol dopo appena tre minuti crea apprensione e confusione nei bianconeri, già costretti a rinunciare a Rabiot, che nei piani di Pirlo doveva essere titolare al posto di McKennie, a pochissimo dal match a causa della sentenza su Juventus-Napoli (Rabiot aveva scontato la squalifica in occasione di quella gara, per la Juventus con la ripetizione della partita il giocatore non poteva essere utilizzato). Il peggio però deve ancora arrivare: al 18’ la Juve perde anche Cuadrado, espulso per un brutto fallo su Castrovilli (giallo diventato poi rosso con l’intervento del Var). Così Pirlo è costretto a ridisegnare la sua Signora: fuori Ramsey e dentro Danilo per un 4-3-2 con Chiesa a destra. La Fiorentina capisce il momento delicato e prova a fare il bis prima dell’intervallo: Castrovilli quasi ci riesce con un gran tiro deviato da Szczesny. La Juve del primo tempo è solo Cristiano Ronaldo, che di fronte all’inferiorità numerica non s’arrende e prova a rimettere in piedi la partita in tutti i modi, ma poi s’arrende pure lui.

NAUFRAGIO E POLEMICHE — Nella ripresa Pirlo toglie Morata e mette Bernardeschi, ma il più vivace della truppa bianconera è un altro ex, Chiesa, che arriva a un soffio dal pareggio. La partita è molto dura e l’arbitro perde presto il controllo: Borja Valero, già ammonito, avrebbe meritato il secondo giallo su Bentancur, dubbio il contatto in area Ronaldo-Castrovilli è ancora di più quello tra Bernardeschi e la coppia Milenkovic-Dragowski. Giusto invece annullare il gol di testa di CR7 per evidente fuorigioco. La Fiorentina sembra quasi accontentarsi del golletto di vantaggio, finché non arriva di nuovo la difesa della Juventus a darle una mano: su cross di Biraghi Alex Sandro (disastroso) nel tentativo di rinviare devia nella sua porta, ingannato anche dall’intervento a vuoto di Bonucci. Come beffa delle beffe nel finale arriva anche il gol dell’ex, Caceres (su palla di Biraghi, ancora lui) che mette la pietra tombale sulla partita. Così la Fiorentina si rialza, trovando la prima vittoria della gestione Prandelli grazie alla miglior partita giocata in questo campionato, mentre la Juventus dovrà farsi qualche domanda. La vetta s’allontana e dopo la sosta i bianconeri incontreranno in sequenza Milan, Sassuolo e Inter (con l’incognita della partita con il Napoli da recuperare): non certo un avvio di 2021 morbido.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Settebello Inter: vince 2-1 a Verona e resta in scia al Milan




Settimo successo di fila per la squadra di Conte.
Decidono i gol nella ripresa di Lautaro, Ilic (su erroraccio di Handanovic) e Skriniar


Davide Stoppini

Settima vittoria di fila, eccola qui. L’Inter resta in scia al Milan battendo a Verona la squadra di Juric grazie alla reti di Lautaro e Skirniar, riuscendo a tamponare anche l’erroraccio che Handanovic che aveva concesso a Ilic il momentaneo 1-1 e giocando un secondo tempo da vera grande. La Juventus ora è nove punti più sotto (con una partita in meno): un Natale fa Conte aveva chiuso appaiato ai bianconeri.

PRIMO TEMPO — Conte conferma la svolta tattica, scegliendo il tridente con Perisic e Lautaro che fanno il pendolo dalla fascia per accentrarsi dietro Lukaku. Di là schieramento simile per il Verona di Juric: ne esce un primo tempo che di fatto è una lunga sequenza di duelli, uno contro uno a tutto campo, con i gialloblù che accettano l’uomo contro uomo in fase difensiva. E tutto sommato poco concedono ai nerazzurri. Il primo squillo è di Young al 9’, con un destro dal limite dopo un angolo che finisce a lato. Per trovare il primo tiro nello specchio dell’Inter bisogna correre fino al minuto 36. Ed è una palla persa dal Verona ad aprire il campo per Perisic: palla a Lukaku e tocco per Lautaro che di prima intenzione devia verso la porta, ma Silvestri con un colpo di reni è bravissimo a mettere in angolo, sugli sviluppi del quale Bastoni spedisce alto di testa. Ma fin lì era stato il Verona ad avere di più il possesso, anche per scelta dell’Inter che volutamente non pressa alto i giocatori di Juric. E al 26’ ci era voluto un super Handanovic a fermare l’ex Dimarco, che aveva concluso di sinistro entrato in area dopo uno splendido colpo di tacco di Zaccagni.

SECONDO TEMPO — La ripresa comincia con una sostituzione: Juric - che già nella prima frazione era stato costretto a cambiare Dawidovicz con Lovato - toglie Salcedo e inserisce Ilic al centro dell’attacco. Serve un episodio per sbloccare il match. E lo trova l’Inter, al 6’: Lukaku lavora un pallone sulla destra e serve Hakimi, cross in mezzo e Lautaro anticipa Lovato con una girata volante sul secondo palo. Juric corre ai ripari con un doppio cambio: fuori Colley per Ruegg, poi Zaccagni lascia il posto a Lazovic, di fatto tridente completamente rivoluzionato rispetto al via. La reazione del Verona è al minuto 11, con un sinistro di Ilic pericoloso dai 20 metri. La squadra di Juric alza il baricentro forzando i ritmi del pressing. Ma il tecnico non è fortunato: si fa male anche Lovato, la quinta sostituzione arriva già al minuto 14, dentro Gunter. Un paio di minuti più tardi Hakimi trova finalmente campo davanti a sé: il suo cross è per la girata di Lautaro, che stavolta mangia un po’ il pallone favorendo la parata di Silvestri. Improvviso, ecco il pari del Verona. Ed è tutto sulle spalle di Handanovic: minuto 18, Faraoni va via bene a Young sulla destra e mette dentro, l’intervento sarebbe facile per il portiere sloveno che invece si lascia sfuggire il pallone, per il comodo tap-in in area piccola di Ilic, senza che Skriniar a quel punto riesca a intervenire. Nuovo equilibrio, l’Inter prova ad appoggiarsi molto a destra da Hakimi. E da un angolo, al 24’, l’Inter ripassa avanti: cross di Brozovic, testa vincente in area di Skriniar. Conte, che già aveva preparato la sostituzione, non cambia idea: fuori Perisic, dentro Vidal. I nerazzurri sono in controllo, il Verona sembra stanco. Al 29’ Lautaro recupera palla e parte dritto per dritto verso Silvestri, ma la sua conclusione viene deviata in angolo. Un attimo prima Lukaku aveva reclamato un rigore per una trattenuta della maglia in area, ma Giacomelli aveva lasciato correre. Ancora Inter, solo Inter: minuto 36, Bastoni anticipa e vola nella metà campo avversaria, pallone prima per Vidal e poi per Lukaku che trova lo spazio per un sinistro ancora una volta deviato in corner. La squadra di Conte non riesce a chiudere il match e così rischia, come al 40’ su punizione dal limite di Dimarco che sfiora la traversa. Nuovo cambio Conte: al 42’ fuori Lautaro e dentro Gagliardini. Siamo in volata, Lukaku spreca un contropiede al 44’ cercando il tiro e non servendo Vidal. E neppure un minuto più tardi Hakimi serve leggermente troppo lungo Romelu per il comodo tap-in. Tre minuti di recupero, ma il Verona non riesce ad esser pericoloso, anzi c’è pure spazio per un gol annullato all’ultimo secondo a Lukaku.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Bologna, sono cose da Paz: 2-2 in rimonta con l'Atalanta!



Nerazzurri avanti di due gol all'intervallo con Muriel e in controllo,
poi l'incredibile rimonta rossoblù con Tomiyasu e l'argentino


L'Atalanta infila il sesto risultato utile consecutivo, ma deve mangiarsi le mani per aver buttato una vittoria che sembrava ormai già in valigia per Bergamo. Il Bologna, invece, trova dal nulla le risorse per raddrizzare una gara che pareva già persa. Il 2-2 finale premia e punisce meriti e difetti delle due squadre che si sono divisi un tempo a testa. Ma è soprattutto la Dea ad avere rimpianti, perché il punto del Dall'Ara frena un po' gli entusiasmi della rincorsa al quarto posto.

SENZA STORIA — Sinisa Mihajlovic deve fare i conti con le assenze e lancia dal 1' il giovane Baldursson a far coppia in mediana con Schouten. Medel al centro della difesa con Danilo, mentre Tomiyasu slitta a destra. Davanti, con Orsolini recuperato solo per la panchina, ancora Vignato-Soriano-Barrow dietro a Palacio. Gian Piero Gasperini cambia solo in attacco: panchina per Malinovskyi e Zapata, titolari Ilicic e Muriel, mattatori da subentrati nella rimonta con la Roma di domenica. Dopo una fase di studio, la Dea prende in mano la partita, sbloccata però grazie a un'ingenuità di Schouten, che al 21' abbatte Ilicic in area: rigore che Muriel trasforma con freddezza. Due minuti e il colombiano si ripete, stavolta su azione, con un sinistro al volo dopo un prepotente ingresso in area. La reazione del Bologna è pressoché inesistente e l'Atalanta prima dell'intervallo va anche vicina al terzo gol con Gosens, che alza però troppo la mira. L'unica nota stonata per Gasp è l'infortunio di Toloi, sostituito al 36' da Palomino.

RISCOSSA ROSSOBLU — Nel secondo tempo entra subito Miranchuk per Ilicic, tra i migliori, ma "dosato" solo per 45' da Gasperini. Il canovaccio della gara non cambia molto, ma al 62', finalmente, si vede il Bologna e col senno di poi è un campanello d'allarme non colto dall'Atalanta: sponda di Palacio per Barrow, che ci prova dal limite, ma conclude alto. Mihajlovic ci prova con i cambi, inserendo Svanberg e Orsolini per Baldursson e Barrow, mentre Gasp sostituisce Muriel con Zapata. Al 69' è proprio uno dei nuovi entrati, Svanberg, a costringere Gollini alla prima parata del match: il portiere si allunga sul diagonale e devia. L'Atalanta si addormenta e al 73' la squadra di Mihajlovic accorcia le distanze: bella palla di Orsolini per Tomiyasu che da posizione defilata scavalca Gollini in uscita. Tornato in partita, il Bologna prende coraggio e aumenta i giri del motore. Gosens toglie dalla testa di Orsolini una palla che sembrava già in porta, ma all'82' nessuno ferma lo stacco di Paz, entrato per l'infortunio di Dijks, che firma il 2-2. Gasp inserisce Malinovskyi per tentare di riprendere le redini della gara, ma è tardi e anzi è Soriano ad avere la palla addirittura per il 3-2, ma sarebbe stato troppo. Il Bologna si prende un punto di carattere, l'Atalanta uno pieno di rimpianti.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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È un Milan da sballo: 3-2 alla Lazio all'ultimo respiro e Natale in vetta

Rossoneri avanti con Rebic e Calhanoglu, i biancocelesti pareggiano con Luis Alberto e Immobile.
Ma al 93' Theo Hernandez segna la rete che vale il primato in classifica


Alessandra Bocci


Sembrava la beffa di Natale: è stato il sogno di Natale che si avvera per il Milan e i suoi tifosi. L’Inter è sempre lì, attaccata alla capolista, ma quanta sofferenza e quanta gioia nella vittoria conquistata all’ultimo momento dal Milan, che contro la Lazio aveva dominato, poi si era lasciata sfuggire di mano la gara per un lungo tratto, anche per via di un centrocampo un po’ anemico, quindi con un finale spettacolare ha riacchiappato il primo posto in classifica. L’Inter è stata prima per mezz’ora e poco più, ma che intensità nel finale della squadra di Pioli. Che era andata in vantaggio dopo dieci minuti con Rebic (primo gol stagionale), aveva raddoppiato con Calhanoglu su rigore al 17’ (primo gol in campionato), aveva continuato a spingere, ma dopo poco la Lazio aveva preso campo con un possesso palla insistente. Il gol che ha ridotto le distanze è arrivato poco prima della mezzora: rigore provocato da Kalulu su Correa, Immobile sbaglia (o Gigio para, dipende dai punti di vista), Luis Alberto no. Partita apertissima e Immobile a caccia di vendetta. E infatti il formidabile goleador della Lazio ci ha messo poco a farsi perdonare con un diagonale di gran classe. Dopo un’ora di gioco era 2-2 e il sorpasso sembrava cosa fatta. Senza Ibra si può. Senza Kjaer si può. Con tante assenze si può.

SUPER THEO! — Soprattutto se hai Theo Hernandez, il trascinatore, il leader giovane , quello che unisce qualità e quantità, corsa, potenza, miglioramenti evidenti nella fase difensiva. Maldini lo ha abbracciato alla fine della partita, e il motivo è evidente: Theo è il futuro del Milan. Theo ha permesso ai rossoneri di spingere fino alla fine, di ribellarsi all’idea del sorpasso, di coltivare il sogno scudetto in queste notti di Natale. Perché la partita sembrava ormai destinata a un onorevole pareggio e a un finale di anno solare comunque da unica imbattuta d’Europa, ma il Milan non si è accontentato. E nel finale, a tempo scaduto, dopo tanta pressione e due occasioni fallite da Rebic, è stato ancora Theo a trovare il colpo di coda: angolo battuto da Calhanoglu, colpo di testa da sogno. Il sogno di Natale, appunto. E dopo una partita così bella e intensa, giocata a mille anche dalla Lazio, è giusto che il Milan continui a sognare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Insigne nel recupero salva il Napoli:
un Toro convincente strappa il pari

Un gol-capolavoro dell'attaccante evita la sconfitta alla squadra di Gattuso.
Bene i granata, in vantaggio nella ripresa con Izzo


Mimmo Malfitano


Un punto d’oro per il Torino che avrebbe comunque meritato qualcosa in più. Per l’impegno, certo, e anche per come ha saputo difendere il gol di Armando Izzo, arrivato ad inizio ripresa. Giampaolo ha dovuto accontentarsi di un punto, perché il Napoli ha raggiunto il pareggio soltanto nel secondo minuto di recupero, grazie ad una prodezza di Lorenzo Insigne. Nemmeno l’esito favorevole della sentenza è servito alla squadra per ritornare alla vittoria che manca, ormai, da tre turni.

RIECCO SIRIGU — Gattuso conferma le indicazioni della vigilia e schiera Hysaj sulla fascia sinistra, mentre a centrocampo, Demme è preferito a Fabian Ruiz. Dopo due turni di stop, Giampaolo ripropone Sirigu tra i pali e Buongiorno somma la seconda presenza dopo quella di Roma. In attacco, al fianco di Belotti, c’è Simone Verdi. Ci si aspetta un Napoli gasato, dopo la restituzione del punto e la possibilità di giocare la partita con la Juve. Invece, il primo tempo evidenza le difficoltà della squadra di Gattuso nell’impostare il gioco. Il Torino non può permettersi altri passi falsi e Giampaolo si schiera a protezione di Sirigu, e tende a la lanciare le ripartenze di Singo, Verdi e Belotti. I granata sono più determinati, Verdi prova a impegnare Meret con un diagonale (14’) che il portiere respinge. L’azione del Napoli è sterile, Politano a destra è controllato a vista da Rodriguez che limita ogni spazio, mentre Insigne a sinistra, viene tenuto da Singo e Izzo. Insomma, Giampaolo pare aver indovinato l’atteggiamento migliore per rendere inoffensivo l’avversario.

INFORTUNIO DEMME — Petagna è un oggetto sconosciuto negli ultimi venti metri, perché Bremer gioca di anticipo e prevale. Riparte Belotti, al 23’ e con un gran tiro dalla distanza, sfiora il palo, mettendo i brividi a Meret. Più Torino che Napoli in questa fase di gioco. Intorno alla mezz’ora, Gattuso è costretto a sostituire Diego Demme: il centrocampista tedesco resta infortunato in uno scontro di gioco, per un colpo ricevuto dietro la schiena. Al suo posto entra Elmas che sistema alle spalle di Petagna, mentre Zielinski arretra sulla linea dei mediani facendo coppia con Bakayoko. Ed è proprio il centrocampista polacco che prova a scuotere Sirigu, prima con una conclusione da lontano che esce di poco (41’) e subito dopo con una botta centrale che il portiere granata blocca senza difficoltà. Dopo due minuti di recupero, Valeri fischia la fine del primo tempo.

IZZO GOL — In avvio di ripresa il Napoli sembra più convinto e si riversa nella metà campo granata. All’8’, Insigne ci prova su calcio piazzato, ma la conclusione è centrale e Sirigu para i due tempi. Il Torino, però, è attento, si difende bene e passa addirittura in vantaggio all’11’. Il gol di Armando Izzo nasce da un cross allungato da Maksimovic, il pallone arriva dalle parti del difensore che di mezzo volo mancino lascia immobile Meret. Il percorso, dunque, si fa in salita, per il Napoli. Zielinski ci prova da fuori area, ma sbaglia la mira e il pallone finisce a lato. Allora, Gattuso provvede alla prima sostituzione, fuori Politano e dentro Lozano (18’). L’attaccante messicano ha recuperato in tutta fretta dall’infortunio patito domenica sera, all’Olimpico, contro la Lazio.

DENTRO LLORENTE — Il Napoli spinge, ma non arriva alla conclusione. Allora, dalla panchina, Gattuso ordina tre cambi, contemporaneamente. Mario Rui entra per Hysaj, Fabian Ruiz per Bakayoko e Llorente per Petagna. Per l’attaccante spagnolo si tratta della prima presenza stagionale. Al 33’, Zielinski potrebbe pareggiare, ma il suo colpo di testa finisce dritto tra le braccia di Sirigu. Il Torino continua a farsi pericoloso in contropiede. E’ Belotti con un diagonale sinistro a impegnare Meret. Nei minuti finali, Giampaolo inserisce Meite per Lukic e Zaza per Belotti per avere forze fresche in modo da poter contrastare l’assalto finale del Napoli. Che trova il pareggio nel secondo minuto di recupero con Lorenzo Insigne.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Reazione Roma, 3-2 con brivido al Cagliari e terzo posto



Dopo il k.o. con l'Atalanta, i giallorossi vanno in vantaggio con Veretout,
vengono raggiunti nella ripresa da Joao Pedro, poi dilagano con Dzeko e Mancini.
Nel recupero il rigore ancora di Joao Pedro


Andrea Pugliese

Il Natale regala alla Roma il terzo posto temporaneo ed un pacco pieno di bei pensieri. Perché al netto di una partita dove i giallorossi per un po’ hanno anche sofferto (sull’1-1 una clamorosa traversa di Simeone ha fatto tremare tutti in casa giallorossa), la vittoria di ieri è una di quelle che vanno oltre il risultato (3-2, con un po’ di paura anche nel finale). Perché contemporaneamente hanno rallentato un po’ tutte le avversarie dirette nella corsa alla Champions (Atalanta, Napoli e Lazio, dopo la sconfitta di ieri della Juventus) e con all’orizzonte un 2021 che si aprirà con le sfide a Sampdoria e Crotone, le feste giallorosse si tingono di colori dolci come la speranza. Per Fonseca bene Mkhitaryan e Veretout, con Dzeko che ha segnato il suo 113’ gol romanista. Per i sardi, invece, bene Cragno (che nel primo tempo ha tenuto a galla il Cagliari) e Joao Pedro, autore di una doppietta.

SUPER CRAGNO — Fonseca lascia fuori a sorpresa Smalling, arretrando ancora Smalling per aiutare la fase di costruzione dal basso. In mezzo torna invece Villar, con Pellegrini inizialmente in panchina per il riacutizzarsi del dolore alla caviglia. Dall’altra parte, invece, Di Francesco decide di mettersi a specchio e si schiera con la difesa a tre, per cercare con il lavoro delle due mezzali (Nandez e Rog) di intasare i corridoi centrali, dove tra le linee vanno a giocare di solito Pedro e Mkhitaryan. Il pallino del gioco però è quasi sempre nelle mani della Roma, he passa quasi subito sugli sviluppi di uno splendido cambio gioco di Mkhitaryan, con Veretout che beffa Cragno con un tiro strozzato sulla palla messa in mezzo da Karsdorp (e sporcata in corsa da Marin). Una volta in vantaggio, il piano-partita dei giallorossi diventa anche più agevole, perché il Cagliari inevitabilmente concede più spazi, alzando anche il baricentro del suo gioco. Di Francesco perde quasi subito Rog (dentro Oliva), ma deve ringraziare soprattutto Cragno se resta ancora in partita. Il portiere sardo compie infatti in serie tre interventi pregevoli che salvano i sardi dal 2-0: prima su Pedro (conclusione ravvicinata, con lo spagnolo messo davanti al portiere da un lancio di 40 metri di Cristante), poi proprio su Cristante e Kumbulla, entrambi pericolosissimi di testa. Sembra una partita a senso unico, nonostante i ritmi siano bassi e il clima a tratti quasi da vacanze natalizie già belle che inoltrate. Ed invece nel finale il Cagliari sale in pressione, ruba qualche pallone importante in mezzo al campo e nel finale va vicino al pari con Simeone (tap-in ravvicinato mancato di un soffio) e si rende pericoloso con Marin.

BOTTA E RISPOSTA — L’inizio della ripresa è tutto altro spartito rispetto al primo tempo. Le squadre sono subito lunghe e le occasioni fioccano. Da parte della Roma Mkhitaryan prima ci prova da solo, poi inventa un’apertura in verticale che mette Pedro davanti a Cragno, ma lo spagnolo pecca di superficialità e sbaglia tutto, con uno scavetto che fa il solletico al portiere sardo. Ed allora l’inerzia cambia e a rendersi pericoloso è il Cagliari, che in tre minuti sfiora due volte il gol con Simeone, per poi trovarlo con Joao Pedro dal limite. Di più, al 16’ il Cagliari va vicinissimo anche al vantaggio, con la traversa piena colta da Simeone di testa. La Roma, proprio come a Bergamo, sembra essere andata giù fisicamente ed in più ci si mettono gli errori dei singoli (Mancini) a complicare le cose. Così Fonseca corre ai ripari prima del solito e butta dentro Pellegrini e Ibanez per Pedro e Kumbulla. E al 26’ ripassa con Dzeko, bravo a ribadire in rete un assist di Karsdorp, lanciato sulla corsa proprio da Ibanez. E cinque minuti dopo arriva anche il 3-1: angolo di Pellegrini, sponda di Smalling (entrato da poco) e colpo di testa decisivo di Mancini a ridosso della linea di porta. Nel finale Mayoral si divora il 4-1 a porta vuota (colpo di testa alto) e Villar all’89’ compie un fallo di un’ingenuità imbarazzante: rigore di Joao Pedro e 3-2. Poi un paio di assalti del Cagliari, ma senza sostanza. La Roma porta a casa tre punti d’oro. E ringrazia in anticipo Babbo Natale per i risultati delle avversarie dirette...

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Sassuolo show: 3-2 alla Samp e quarto posto solitario

In vantaggio con Traore, la squadra di De Zerbi subisce il pareggio
del solito Quagliarella per poi piazzare l’uno-due vincente di Caputo e Berardi.
Nel finale accorcia le distanze Keita, poi espulso


Nicolò Delvecchio


Tre gol, quarto posto, due conferme e un gradito ritorno: se De Zerbi si aspettava la partita perfetta si può dire con certezza che sia stato accontentato. Perché il suo Sassuolo, bravo a tramortire a freddo la Samp e perfetto nello ristabilire e allungare le distanze subito dopo il pari blucerchiato, ha ottenuto dall’ultima partita del 2020 il massimo che poteva chiedere. Partiamo dai gol: apre Traore al 2’, poi segnano Quagliarella, Caputo e Berardi tra il 55’ e il 58’. Di Keita, all’84’, il gol che apparentemente riapre il match. Poi c’è il quarto posto, conquistato per il contemporaneo pari del Napoli contro il Torino: il Sassuolo è a 26, gli azzurri inseguono a -1 con una partita in meno. Le conferme sono Junior Traore, al secondo gol in sette giorni, e Domenico Berardi, sempre più trascinatore dei suoi. Infine, il ritorno: è quello al gol di Caputo, che non segnava da più di due mesi e che ha firmato oggi la sua sesta rete in campionato. E la Samp? Buona gara, quella degli uomini di Ranieri, sfortunati negli episodi ma convincenti nell’atteggiamento. Con questa mentalità i risultati arriveranno ma oggi, semplicemente, non era giornata. Nota a margine per Keita Balde: il senegalese è entrato molto bene nella ripresa e ha finalmente dato segnali convincenti, gol a parte. Poi, al 91’, il rosso diretto che lo terrà fuori al rientro nel 2021.

PRIMO TEMPO — Pronti-via e il Sassuolo è subito davanti. Dopo poco più di un minuto Tonelli sbaglia un’uscita dalla difesa e la passa a Boga, che va subito da Caputo. Il 9 non controlla bene ma riesce a servire Traore, che di prima intenzione fa 1-0. I ritmi sono alti sin dall’inizio e nella prima fase il Sassuolo non lascia spazio alla squadra di Ranieri, costringendola a difendersi sotto una pioggia fittissima. Poco dopo il 10’ Berardi va vicino al raddoppio con un bel tiro di sinistro, su cui Audero è reattivo a deviare in angolo. Lo spavento sembra scuotere la Samp, che esce dalla tana e inizia a mettere pressione alla difesa di De Zerbi. Il primo lampo al 23’, ma la conclusione di Ekdal finisce di poco a lato. Nel buon momento dei blucerchiati, che al 33’ vanno vicini alla rete con un colpo di testa di Colley, il Sassuolo trova il raddoppio, ma dura appena un secondo: Kyriakopoulos sfonda sulla sinistra e crossa per Caputo, che nel contrasto aereo con Augello la controlla di mano e segna. Il gol è annullato e al centravanti neroverde viene sventolato il giallo. Il bel primo tempo si conclude con una punizione dalla destra di Ramirez, sul cui cross Tonelli non ci arriva di poco.

RIPRESA — L’inizio del secondo tempo segue il tracciato del primo: i ritmi rimangono alti e in tre minuti, tra il 55’ e il 58’, arrivano altrettante reti che chiudono di fatto il match. Il primo squillo è di Quagliarella, che spalle alla porta raccoglie un bell’assist di Yoshida, si gira e buca Consigli. Il pari dura appena un giro d’orologio: Berardi scappa a Colley sulla sinistra e spara su Audero in uscita, sul rimpallo Caputo se la trova sui piedi e a porta vuota fa 2-1. Poco più di sessanta secondi dopo la scena è simile, il risultato lo stesso: Boga chiede e ottiene il triangolo da Traore, spara in porta di sinistro e Audero para ancora, ma è di nuovo sfortunato. Il pallone finisce dalle parti di Berardi, che fa il più comodo dei gol. Settima rete in campionato per l’attaccante della Nazionale, settimo centro ai blucerchiati per il 25. La Samp però non si arrende, e Consigli è attento e reattivo su Quagliarella (61’), Keita Balde (in due occasioni) ed Ekdal. Il portiere deve però arrendersi al terzo tentativo dell’ex Lazio, bravo a segnare di destro su cross di Candreva da calcio d’angolo. Proprio il senegalese, al 91’ entra durissimo su Traore e si fa espellere, lasciando i suoi in 10. Un finale non all’altezza della buona gara, sua e della squadra.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Ballardini, buona la prima: al Genoa il derby ligure con lo Spezia



Apre Nzola, pareggia Destro, è decisivo un rigore di Criscito assegnato dal Var:
i rossoblù abbandonano l'ultimo posto


Filippo Grimaldi

Effetto Ballardini. La strada è ancora lunga, ma il Genoa (1-2 il finale al Picco) centra una vittoria pesantissima per il morale e la classifica contro uno Spezia meno preciso e ordinato rispetto alle ultime partite. I rossoblù non vincevano dalla prima di campionato. La squadra di Italiano, invece, cade al Picco al termine di una gara dove non è riuscita a imporre il suo solito gioco, fatto di possesso palla e linee cortissime.

CONCRETEZZA — Ballardini in panchina passa al 3-5-2 e il suo arrivo ha restituito maggiore concretezza ai rossoblù, anche se la strada verso la salvezza resta lunga. L’effetto del nuovo tecnico (di nuovo sulla panchina del Genoa 806 giorni dopo la sua ultima gara alla guida dei rossoblù), però, ha funzionato. Italiano, viceversa, chiedeva punti a questo derby ligure (perché i complimenti non fanno classifica), ma la squadra è sembrata decisamente meno fluida e corta rispetto alle ultime prestazioni.

UNO-DUE — I due centrali difensivi ammoniti nei primi sei minuti di gara nello Spezia (Erlic e Chabot) non hanno però condizionato i padroni di casa, subito in gol con il settimo centro di Nzola, su un pallone messo in area dalla destra da Gyasi (non chiude Czyborra), e con il compagno decisivo e lesto nell’anticipare Radovanovic. Ma il vantaggio spezzino dura poco, perché da un errore di Chabot nasce il pari rossoblù, con Destro che raccoglie l’invito di Pandev dalla corsia esterna. Uno a uno e il risultato non cambia sino all’intervallo: Genoa attento a non lasciare troppo spazio al tridente di casa, pronto a scalare con Ghiglione e Czyborra sulla linea dei difensori in fase di non possesso, e lo Spezia meno sciolto rispetto alle ultime prestazioni. Poi, nella ripresa l’episodio-chiave, con il contatto di Terzi su Behrami: il consulto con la Var convince il signor Massa a fischiare il rigore, e Criscito fa centro. Vani i tentativi finali dello Spezia, che si scopre e per un soffio subisce l’1-3 con Scamacca.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Benevento continua a stupire: 2-0 a Udine, Inzaghi ora è decimo

Colpo dei campani, che passano in avvio con Caprari e raddoppiano con Letizia nel finale.
Troppi gli errori sottoporta dei friulani


Francesco Sessa


Due lampi, uno per tempo, fanno volare Inzaghi e fermano la corsa dell'Udinese. Il Benevento passa 2-0 alla Dacia Arena con le reti di Caprari e Letizia: in mezzo una partita di sacrificio per gli ospiti, che si chiudono e vengono più volte graziati da Lasagna, impreciso sotto porta. I bianconeri interrompono la striscia di sei risultati utili consecutivi in campionato, il Benevento replica la vittoria contro il Genoa e si porta a diciotto punti in classifica.

SUBITO CAPRARI — Gotti ripropone nove undicesimi della formazione titolare vista contro il Cagliari: dentro Arslan, in mezzo a De Paul e Pereyra, e Lasagna, al posto di Deulofeu, accanto a Pussetto. Confermata la difesa a tre con Becao, Bonifazi e Samir, sugli esterni Larsen e Zeegelar. Un solo cambio per Inzaghi rispetto alla vittoria contro il Genoa: a centrocampo torna Schiattarella, out Hetemaj; davanti Insigne e Caprari alle spalle di Lapadula. L'avvio di partita è vivace e molto intenso: grande occasione per Lasagna al 7' su palla di De Paul su secondo palo, volée mancina da pochi passi che si perde alta sopra la traversa. Ma a sbloccare il match è il Benevento: al 9' Arslan perde palla in uscita, Caprari calcia di sinistro dalla trequarti e pesca l'angolino. Rete figlia di un errore in impostazione ma anche di una pressione aggressiva e organizzata da parte degli ospiti.

LE OCCASIONI DI LASAGNA — Match vivo e frizzante: pochi secondi dopo Lasagna ha la palla del pari dopo velo involontario di Pussetto, pallone largo e seconda importante chance per l'attaccante bianconero. La formazione di Gotti alza il baricentro, gli ospiti si chiudono bene (preziosissimo Schiattarella) e provano a colpire in contropiede appoggiandosi su Lapadula. Dopo un avvio ricco di emozioni e qualche minuto più statico, al 27' Lasagna ha un'altra grande chance: Pussetto contrasta Montipò fuori dall'area, l'ex Carpi si ritrova il pallone e cerca il pallonetto da posizione defilata, non trovando la porta. Le maglie dei campani sono compatte in mezzo, i bianconeri passano spesso dagli esterni, ma riescono ad arrivare con facilità nei pressi dell'area di rigore: destro dal limite di Arslan al 34', deviazione di Schiattarella e pallone tra le braccia di Montipò. Il Benevento aspetta e riparte, ma sa alzare il baricentro quando porta la sfera nella trequarti avversaria: nel finale di tempo Caprari ci prova due volte dalla distanza in pochi minuti, non trovando la porta, ma confermando di essere in palla.

CARICA — "Dai che la vinciamo questa": De Paul, al rientro in campo per il secondo tempo, suona la carica ai compagni. E l'Udinese riparte con il baricentro alto e spingendo a caccia del pareggio, il Benevento non ci sta e si difende con attenzione: al 53' palla bassa di Zeegelar, deviazione pericolosa di Letizia che per poco non segna nella propria porta; due minuti più tardi torsione complicata di Pussetto sul secondo palo, pochi patemi per Montipò. Pereyra spesso si abbassa per accelerare la manovra, De Paul è il collante e il faro dei bianconeri: si gioca in una metà campo. Al 59' ci prova Becao: acrobazia in area su sponda di Pussetto, pallone altro sopra la traversa. A Inzaghi servono energie fresche e muscoli per difendere il vantaggio: dentro Tello e Dabo al posto di Ionita e Insigne.

SEMPRE LETIZIA — Gotti risponde con Walace e Deulofeu per Arslan e Bonifazi: l'Udinese passa al 4-3-3. Lo spagnolo entra alla grande con un break sulla trequarti e palla nello spazio per Lasagna, che sull'uscita di Montipò non cerca il colpo sotto e si fa murare dal portiere ospite. Quattro occasioni importanti per l'attaccante bianconero, quattro tentennamenti sotto porta. Si procede due cambi alla volta: Inzaghi sostituisce Lapadula e Improta, dentro Foulon e il giovane Di Serio. Tegola per Gotti: problemi per Deulofeu dopo un ottimo ingresso in campo, dentro Nestorovski. Fuori anche Zeegelar per ter Avest: i bianconeri tornano con la difesa a tre e il tridente davanti. I minuti passano, la pressione dell'Udinese si allenta e il Benevento respira, sfruttando anche le tante interruzioni dovute ai cambi e ai numerosi contatti in mezzo al campo. E al 77' gli uomini di Inzaghi raddoppiano: gran palla di Caprari, Letizia entra in area dalla destra e con una botta da posizione defilata pesca l'incrocio dei pali. Terzo gol in campionato per il difensore bomber. Dentro Sau per Caprari: gol e assist per lui. Quella di Letizia è la classica rete ammazza-partita: l'Udinese non ha la forza di provare a riaprirla e nel finale il match si innervosisce. L'ultimo lampo della partita è la traversa piena di De Paul su punizione: Gotti non trova punti dopo sei partite, Inzaghi non smette di sognare in grande.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2020/2021 14ª Giornata (14ª di Andata)

22/12/2020
Crotone - Parma 2-1
Juventus - Fiorentina 0-3
23/12/2020
Verona - Inter 1-2
Bologna - Atalanta 2-2
Milan - Lazio 3-2
Napoli - Torino 1-1
Roma - Cagliari 3-2
Sampdoria - Sassuolo 2-3
Spezia - Genoa 1-2
Udinese - Benevento 0-2

Classifica
1) Milan punti 34;
2) Inter punti 33;
3) Roma punti 27;
4) Sassuolo punti 26;
5) Napoli(**) punti 25;
6) Juventus(**) punti 24;
7) Atalanta(*) punti 22;
8) Lazio punti 21;
9) Verona punti 20;
10) Benevento punti 18;
11) Sampdoria punti 17;
12) Udinese(*) e Bologna punti 15;
14) Fiorentina e Cagliari punti 14;
16) Parma punti 12;
17) Spezia punti 11;
18) Crotone punti 9;
20) Torino punti 8.

(gazzetta.it)

(*) Atalanta e Udinese una partita in meno (avverse condizioni meteo).
(**) Juventus-Napoli da rigiocare dopo il ribaltamento al terzo grado di giustizia sportiva (CONI)
e punto di penalizzazione di conseguenza restituito al Napoli.
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Mi sa che il Benevento si salva quest'anno...
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Lautaro scatenato, Inter sull'ottovolante:
6-2 al Crotone e primo posto



Ottava vittoria consecutiva per i nerazzurri.
Calabresi in vantaggio con Zanellato e poi sul 2-2 con un rigore di Golemic.
Ma la tripletta dell'argentino, l'autorete di Marrone e il
gol di Lukaku (che poi si infortuna) e Hakimi fanno volare Conte


Giuseppe Nigro

Anno nuovo con vista sul primato per l’Inter, a +2 sul Milan in attesa dei rossoneri in campo alle 18 a Benevento. Se guardi in alto c’è ancora la LuLa: tre gol e mezzo (l’autorete di Marrone) per Lautaro, Lukaku lo imbecca e timbra con la rete numero 35 la cinquantesima presenza in A in nerazzurro prima di uscire a un quarto d’ora dalla fine per una contrattura al quadricipite della coscia destra da valutare meglio nei prossimi giorni. Non c’è niente di banale nel 6-2 sul Crotone per Conte, che da un mese e mezzo (dal 4-2 in rimonta sul Torino) in campionato sa solo vincere: le ultime volte che l’Inter è arrivata a otto vittorie di fila, con Mancini e Mourinho, poi è finita con lo scudetto.

FUOCHI D’ARTIFICIO — Non c’è niente di banale anche perché i calabresi, peggiori della A in trasferta (6 sconfitte e 2 pareggi), nell’ultimo mese sono un’altra squadra - 9 gol nelle ultime cinque partite, 7 punti nelle quattro gare prima di questa - e ci hanno messo del loro a rendere godibile il pranzo della ripresa dopo la pausa natalizia: l’attacco meno prolifico del campionato segna il primo gol del 2021 e in 35’ ne fa due a San Siro, dove nessuno ci riusciva da due mesi e l’ultimo era stato il Real Madrid. L’attacco più potente, che da 9 partite aspettava il secondo tempo per entrare in scena, deve battere due colpi già nella prima mezzora per raddrizzarla, per chiuderla poi nella sua comfort zone della ripresa, quando il poker di reti nerazzurre travolge fin troppo severamente gli uomini di Stroppa.

PRIMA LO SPUMANTE — Partita godibile, perché nata nel segno del dinamismo. L’Inter ci ha messo il ritmo nel girare la palla e muovere gli uomini, il Crotone l’ha accesa con tre colpi di martello in un minuto tra l’11’ e il 12’: Messias in percussione tra le linee murato da Bastoni, Pereira in fuga alle spalle di Young fermato da Handanovic, e poi il gol, il primo dell’anno solare, di Niccolò Zanellato, centrocampista dell’Under 21, milanese cresciuto al Milan. Cross dalla sinistra di Messias con la difesa dell’Inter a salire per il fuorigioco, in direzione opposta Zanellato tutto solo davanti ad Handanovic con Vidal rimasto fermo: incornata e 0-1.

POI I BOTTI — Quanto basta per accendere l’asse Lukaku-Lautaro: al 20’ filtrante alto-basso del belga per l’argentino a dettare la profondità alle spalle di Marrone sul filo del fuorigioco, ricezione e botta dell’1-1; al 31’ Lukaku in fuga per Barella accorrente a sinistra bravo a chiudere il triangolo col cross al millimetro per Lautaro,anticipo di Marrone nella propria porta e 2-1. Tutto tornato secondo copione? Macché… Con un intervento quasi in fotocopia del 2-2 casalingo contro il Borussia, al 34’ un pestone di Vidal al vertice sinistro dell’area a Reca che aveva già dato via la palla vale il penalty, sancito al Var: botta di Golemic a destra, troppo forte per Handanovic che aveva intuito, e 2-2.

E IL POKER — Solo l’Inter nella ripresa, tornata dagli spogliatoi con Sensi al posto di Vidal. Al 57’ il nuovo vantaggio, con Brozovic dal limite dell’area su tacco di Lukaku ad armare sulla sinistra il diagonale del 3-2 di Lukaku. Al 64’ il 16° gol stagionale (12° in campionato) del belga in versione giocoliere: lancio lungo di Bastoni, stop, controllo, giro attorno a Luperto a cui non basta provare ad abbracciare Romelu e siluro del 4-2. Non è finita: al 79’ il 9° gol in campionato di Lautaro, tapin di testa su respinta di Cordaz, e all’88’ il 5° di Hakimi con una botta dal limite su invito a tagliare il campo di Darmian dalla sinistra. Quinta vittoria di fila a San Siro, dove dal 1994 l’Inter non stecca la prima uscita dell’anno. Stavolta vale la vetta..

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L'Atalanta torna schiacciasassi: cinquina al Sassuolo!
Litigio De Zerbi-Djuricic nel pre-gara



Doppietta di Zapata, poi reti di Pessina, Gosens e Muriel per la Dea.
Il gol della bandiera neroverde è di Chiriches.
Il trequartista serbo prende male l'esclusione dall'undici e non va in panchina


Marco Guidi

Il 2021 riparte con due certezze: l'Atalanta di Gian Piero Gasperini vince sempre alla prima dell'anno e il Sassuolo del bresciano Roberto De Zerbi a Bergamo rimedia l'ennesima goleada. Al Gewiss Stadium, i nerazzurri cancellano l'amarezza per il pareggio di Bologna rifilando un netto 5-1 agli emiliani e dando la sensazione di essere in sensibile crescita.

AVVO — Gasp conferma la formazione data alla vigilia, rimettendo Zapata al centro dell'attacco, con Muriel in panchina. In difesa non c'è Toloi, spazio a Palomino. Nel Sassuolo, invece, scoppia il caso Djuricic: il serbo non va nemmeno in panchina dopo aver preso male l'esclusione dall'undici titolare. Pare ci sia stato un diverbio con De Zerbi nel pre gara. Il suo posto al centro del trio di trequartisti alle spalle di Caputo va a Traore, mentre per la mediana a due i prescelti sono Lopez e Locatelli. Squadra troppo leggerina, dirà poi il campo, contro la fisicità delle aggressioni nerazzurre. Eppure l'inizio gara degli ospiti è incoraggiante e nei primi 8' Gollini deve dire no due volte alle incursioni di Muldur e Kyriakopoulos.

SHOW DELLA DEA — Il primo tempo del Sassuolo, però, finisce praticamente qui, se si esclude un morbido tiro a giro di Boga controllato agevolmente da Gollini al 40'. Il resto è un monologo, per non dire uno show, a tinte nerazzurre. All'11' Duvan Zapata sblocca il match sfruttando un rimpallo con Chiriches, dopo il passaggio di Pessina. Poi dalle parti di Consigli cominciano a piovere a dirotto occasioni, ispirate da un Ilicic in stato di grazie e un Pessina irrefrenabile. Il portiere neroverde risponde alla grande a Hateboer, rischia di capitolare sul tocco amico di Locatelli e si salva solo grazie al palo sul sinistro di Zapata (35'). Sono solo tre delle almeno 5-6 palle gol dell'Atalanta, che appena prima dell'intervallo trova il meritato raddoppio: Ilicic disegna calcio sulla destra e pennella alla perfezione per Pessina, che al volo mette la firma sul 2-0. Primo gol con la maglia della Dea per l'ex Verona.

GOLEADA — Ti aspetti una reazione d'orgoglio dagli emiliani e invece il secondo tempo parte subito con il tris dell'Atalanta. Freuler aziona Zapata che non sbaglia davanti a Consigli. È il 49' e la partita è già in ghiaccio. De Zerbi cerca di placare il diluvio inserendo Obiang per Lopez e prova a cambiare anche davanti con Defrel per Caputo. Ma la Dea è in versione schiacciasassi e al 57' Gosens cala il poker, inusualmente con il destro, anche se leggermente deviato. Gasperini concede minuti anche a Muriel e Malinovskyi, in campo per Ilicic e Pessina. E il colombiano, appena entrato, va subito a segno, su di un'altra pregevole imbucata di Freuler. Il Sassuolo ha un sussulto al 75', quando in mischia Chiriches (forse il peggiore in campo...) trova il gol della bandiera. Poi l'ultimo quarto d'ora di pura accademia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Doppietta di Zielinski, poi Lozano e Insigne.
Riecco il Napoli: poker al Cagliari



Gli azzurri ne fanno 4 alla Sardegna Arena.
Super prestazione del polacco, poi colpiscono il messicano e il capitano (rigore).
Gattuso sale così al quarto posto


Maurizio Nicita

Il Napoli scomparso a San Siro nel convulso finale con l'Inter si ritrova in Sardegna e ritrova una vittoria che mancava dal 13 dicembre. Gattuso può essere soddisfatto dalla prima uscita dell’anno con gli azzurri (tornati alla classica maglia) dominanti e capaci di reagire subito a un mezzo infortunio (il pari un po’ fortunoso di Joao Pedro, sull’unico tiro in porta) davanti a un Cagliari messo continuamente alle corde. E in un finale dilagante (in superiorità numerica) ecco anche il primo rigore assegnato al Napoli. Tutti segnali positivi per la squadra di De Laurentiis.

APPROCCIO GIUSTO — Due squadre a specchio, con interpretazioni diverse del 4-2-3-1. Costretto a restare più basso e coperto quello schierato da Di Francesco, con Nandez in mediana e Gaston Pereiro che sulla trequarti ha poche occasioni per accendere la fantasia. Già perché il Napoli sembra volersi scrollare subito dall’immagine dimessa e brutta data alla fine del 2020. Lo spirito dei ragazzi di Gattuso è quello giusto: squadra subito aggressiva e che arriva facilmente al tiro dal limite grazie al movimento dei centrocampisti e a una difesa sarda che si schiaccia troppo facilitando le conclusioni dal limite degli azzurri.

IDEE DI GIOCO E GOL — Il Napoli piace nelle trame perché Insigne viene dentro il campo a fare il regista nella trequarti dove Zielinski è abile a trovare spazi e anche Fabian Ruiz si inserisce bene. I difensori sardi faticano nelle marcature con le rotazioni continue nella trequarti e al 25’ arriva il meritato vantaggio. È Petagna che con il classico movimento da pivot porge il pallone al limite creando spazio a Zielinski: il sinistro del polacco è secco e nulla può Cragno.

POCO CAGLIARI — I rossoblù non riescono a salire e a rendersi pericolosi, perché il Napoli pressa alto e recupera presto il pallone. E così l’unica vera occasione, per tornare alla pari, capita per un errore in appoggio di Manolas che favorisce l’inserimento di Simeone, pronto al tiro ma impreciso. È il Napoli comunque ad andare più vicino al raddoppio con un paio di situazioni pericolose nei 16 metri sardi, con Petagna, Manolas e Mario Rui che non trovano l’attimo fuggente.

BOTTA E RISPOSTA — Il Napoli continua in controllo, ma nella ripresa il Cagliari prova a reagire. E allo scoccare dell’ora di gioco trova il gol alla prima conclusione in porta. Il cross di Sottil - spostatosi a destra con l’ingresso di Tramoni al posto di uno spento Pereiro - è teso, Maksimovic non è perentorio nell’anticipo e consente a Joao Pedro il controllo e una conclusione semplice in rete dall’area piccola. Roba da far cadere le braccia, ma il Napoli oggi è reattivo e trova subito il vantaggio al primo affondo. Di Lorenzo crossa basso e teso, il controllo con pallonetto a scavalcare di Zielinski è delizioso come il tocco di punta del polacco che realizza una splendida doppietta.

LYKOGIANIS FUORI — Fra le indicazioni tattiche di Gattuso ce n’è una in particolare per Lozano abile a puntare Lykogiannis ammonito nel primo tempo perché in ritardo sul messicano. Abile anche nella ripresa a posizionarsi in anticipo sul greco che viene correttamente espulso per doppia ammonizione. E poco dopo Lozano trova anche il meritato gol della sicurezza sfruttando in mischia le sportellate di Petagna e trovando un gol da opportunista. Il finale dilagante del Napoli trova il 4-1 dal dischetto (netto il mani di Caligara) col capitano Insigne tornato a ottimi livelli, al di là del gol.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Solo qualche lampo di Ribery e Palacio: 0-0 tra Fiorentina e Bologna

Una partita con poche emozioni a Firenze, ci provano soprattutto i due veterani, il gol però non arriva


Matteo Dalla Vite


Manca il morso letale in questo derby dell’Appennino in cui il Bologna ha certamente costruito qualcosa di più: se è vero, come è vero, che Da Costa di parate vere non ne ha fatte, ecco che dall’altra parte Dragowski è stato impegnato più volte, risultando praticamente decisivo per uno 0-0 finale che lascia le due squadre a distanza di un punto e con addosso una striscia di 4 risultati utili di fila, che per il Bologna sono 4 pareggi.

La Fiorentina vincente all’Allianz prima della sosta si è palesata ben poco: c’è tanto Ribery, spesso poco supportato, anche perché Vlahovic è stato ben tenuto dalla retroguardia bolognese. I morsi, insomma, sono arrivati più dal Bologna, con Palacio che ha avuto due occasioni importanti e con lo stesso Ribery che – aiutato dalla deviazione di De Silvestri – ha colpito il palo all’alba della partita. Una partita non bella ma con dentro alcune fiammate interessanti.

PALO E PALACIO — Le due squadre, in campo come erano state annunciate, cominciano a fasi alterne: l’inizio è tutto viola, con Ribery (spesso a sinistra) che al 2’ s’incunea piallando Schouten e De Silvestri e colpendo un palo proprio con deviazione su cross dell’ex viola. E’ il primissimo brivido per il Bologna che ne vivrà un altro poco dopo e che poi prenderà le redini del gioco: Mihajlovic predica pazienza, la Fiorentina viene irretita dalla giostra offensiva rossoblù che porta due volte al tiro Palacio (34’ e 39’) sui quali Dragowski ha tempi e copertura giuste e, prima, Barrow, Soriano e Orsolini, al quale viene annullato un gol per evidente fuorigioco. Non è un bel primo tempo ma le fiammate danno un senso di verticalità alle idee di Prandelli e Mihajlovic, due che sono tornati dieci anni dopo la prima volta a Firenze e Bologna e che decidono di affrontare questo derby dell’Appennino con grande attenzione, soprattutto sui calci piazzati. Da uno di questi, sul finire del primo tempo, Dominguez riesce ad anticipare di una frazione di secondo Vlahovic, praticamente pronto a battere a rete. Insomma, tentativi e coperture rapide, Bologna migliore nella proposizione e con Orsato che non ammette minuti di recupero.

CONCLUSIONI — La ripresa vede i doverosi cambi con Prandelli che riceve di più da Bonaventura e Lirola (non da Kouame): la Fiorentina cerca maggiormente la profondità e arriva al tiro prima con Borja Valero (14’ s.t.) servito dal solito Ribery, poi con Castrovilli attorno al tramonto del match. Sinisa, nel frattempo, aveva cambiato i due centrocampisti centrali (molto bene Dominguez, il migliore dei suoi) rivedendo Skov Olsen ma perdendo De Silvestri per infortunio muscolare. Lo 0-0 finale premierebbe ai punti il Bologna, più pericoloso nel primo tempo di quanto poi lo sia stata la Fiorentina nella ripresa: Sinisa e Prandelli si abbracciano con la certezza che a livello di conclusioni entrambe le proprie squadre dovranno migliorare un bel po’. Sul campo e sul mercato.

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03/01/2021 18:11
 
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A Immobile risponde Destro. Il Genoa c’è:
super Shomurodov spaventa la Lazio

Primo tempo tutto biancoceleste, col vantaggio su rigore.
Poi Ballardini inserisce l’uzbeko e il match cambia,
coi rossoblù, dopo il pari, vicini a più riprese al gol del 2-1


Filippo Grimaldi


Il Genoa è ripartito: quattro punti nelle ultime due gare, la cura-Ballardini funziona. La Lazio illude nel primo tempo, in cui è padrona quasi assoluta del campo e va in vantaggio con il rigore di Immobile, ma poi cede inaspettatamente spazio e gioco ai rossoblù nella ripresa, quando i padroni di casa riacciuffano il pari e sfiorano il clamoroso gol vittoria con Shomurodov, che aveva già ispirato la rete del pari di Destro (quattro gol nelle ultime quattro gare). L’1-1 finale certifica le difficoltà della squadra di Simone Inzaghi, che ha già subìto 24 gol nelle prime quindici giornate.

A 100 ALL’ORA — Eppure i biancocelesti hanno giocato una gara eccellente sino a metà gara, mettendo in grande difficoltà i rossoblù e andando al riposo in vantaggio grazie al rigore di Immobile al 15’, che premiava comunque la superiorità territoriale e la maggiore padronanza del gioco degli uomini di Simone Inzaghi. Ospiti schierati con lo stesso modulo del Grifone (3-5-2), ma cortissimi e racchiusi in trenta-trentacinque metri, oltre che abili a capitalizzare il loro pressing altissimo, che ha impedito alla squadra di Ballardini (troppo timorosa nei primi 45’) di ragionare e di impostare l’azione. Inoltre la maggior efficacia dei biancocelesti nell’utilizzo delle corsie laterali ha tenuto bassi Zappacosta e Czyborra, limitando ulteriormente la spinta del Grifone. Lazio pratica e cinica, dunque, anche perché in mezzo Milinkovic e Leiva hanno garantito un apporto elevatissimo al gioco laziale e Caicedo - mobilissimo - s’è guadagnato quattro punizioni dal limite prima dell’intervallo.


DECIIONE CAMBIATA — L’episodio-chiave avviene al 15’, quando Zapata salta su Milinkovic proprio al limite dell’area. Calvarese prima assegna la punizione e poi, richiamato dal Var Mazzoleni, concede il rigore dopo avere consultato l’azione al monitor. In precedenza Mazzoleni aveva giudicato regolare un contatto Czyborra-Lazzari in area rossoblù, nonostante le proteste di Inzaghi e della panchina ospite. I minuti successivi al gol sono comunque i più redditizi sul piano del gioco per i rossoblù nel primo tempo, anche se la reazione non produce effetto. Anzi, al 21’ gli ospiti vanno di nuovo vicinissimi al gol con un tiro cross di Radu (bravo Perin). Ballardini, in attesa di poter schierare Vavro, perde il rientrante Zapata (guaio muscolare) sostituito da Radovanovic, di nuovo centrale come era stato schierato a La Spezia. Solo nel finale (42’) una combinazione in velocità dei rossoblù portava Pjaca a un tiro ravvicinato respinto da Reina. Troppo poco, però, per poter sperare di riaprire la gara.

CAMBI VINCENTI — Dopo l’intervallo, Ballardini corregge la mediana, inserendo Zajc per Rovella e Shomurodov per Pjaca in attacco, mentre Inzaghi dà spazio a Luiz Felipe per Patric. Ma è soprattutto il cambio di modulo che aiuta il Grifone, con il passaggio al 3-4-1-2, e Zajc a sostegno dell’attacco. Rossoblù più vivi, ma la Lazio si riorganizza in fretta. O, almeno, ci prova. Badelj (6’) calcia dalla distanza (Reina sicuro), subito dopo l’errore di Immobile liberissimo sul secondo palo sugli sviluppi di un angolo ospite. Qui la Lazio commette l’errore di allungarsi troppo favorendo la reazione convinta della squadra di Ballardini. Luis Alberto su una ripartenza ospite sfiora ancora il bis, ma Ballardini trova un meritato pari al 13’ con Destro (quarto centro nelle ultime quattro gare), bravo a concretizzare un contropiede improvviso di Shomurodov che supera Radu e serve il compagno per la rete dell’1-1. Lazio-choc: Caicedo spreca la palla del raddoppio, il Genoa insiste e mette grande affanno agli ospiti. Che hanno una buona palla-gol sprecata da Lazzari, ma palesano qualche difficoltà pure sul piano dell’intensità, a tutto favore della squadra di Ballardini. Che si porta a casa un punto pesante, lasciando addosso l’impressione che la Lazio continui ad essere una grande incompiuta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Torino, colpaccio a Parma: vince 3-0
con le reti di Singo, Izzo e Gojak



La squadra di Giampaolo ritrova la vittoria e conquista tre punti fondamentali


Nicola Cecere

Il colpo di coda di un Toro feroce e determinato tira giù il Parma, che incassa il terzo stop di fila confermando le note difficoltà in fase di attacco (appena 13 gol finora, peggior dato tra le 20 di A). Liverani adesso è sulla graticola e il mercato dovrà potenziare una squadra apparsa smarrita. Il successo dei granata (secondo del campionato dopo l’exploit di Genova del 4 novembre), è meritato al di là delle dimensioni dilatatesi nella parte conclusiva. La squadra di Giampaolo si è applicata in una gara anema e core rimasta in bilico fino all’88’ solo perché sono state fallite clamorose occasioni per il raddoppio. E’ stato Armando Izzo, svettando su angolo di Gojak, a mettere fine alle incertezze ma non al match perché Gojak, all’ultimo minuto di recupero, ha conferito al punteggio le dimensioni di un trionfo.

SINGO-GOL — Il primo vantaggio del Torino arriva all’8’ su un perfetto contropiede. Belotti nel cerchio di centrocampo ha il tempo di alzare la testa e di vedere il corridoio libero davanti a sé nel quale si sta inserendo a grandi falcate Wilfried Singo. La verticalizzazione del capitano per il giovane terzino è perfetta, non così la ricezione dell’ivoriano che però ha la capacità di portarsi comunque avanti il pallone. Iacoponi e Alves non riescono a rimontarlo in velocità e così Singo arriva al tiro davanti al portiere: Sepe si lancia a sinistra, il collo piede destro di Singo entra dall’altra parte.

REAZIONE STERILE — Su questa azione il Toro costruisce una fase di partita che dura fino al 41’ in cui lascia l’iniziativa agli avversari. La reazione del Parma è poderosa sul piano della spinta ma sterile sul piano delle conclusioni, che non arrivano nonostante si sia creata una situazione di vantaggio. Liverani ordina ai due giocatori schierati alle spalle di Cornelius, cioè Karamoh a destra e Brunetta a sinistra, di allargarsi sulle linee del fallo laterale dove vengono costantemente raggiunti dai terzini Iacoponi e Gagliolo. Per fronteggiarli sono costretti a muoversi Linetty e Lukic, che lasciano libertà alle mezzali Kucka e Kurtic. Proprio Kucka è quello più insidioso dalle parti di Sirigu, con due deviazioni in piena area che vanno però fuori bersaglio.

VERDI, MA COSA COMBINI — Decisamente più limpide le palle gol costruite dal Toro in contropiede. La prima, al 41’ viene ispirata da una discesa di Izzo che poi sulla trequarti è abile a servire Belotti, smarcatosi al limite. Controllo non felice, però, che favorisce l’uscita dell’attento Sepe. Il capitano granata si rifà al 13’ della ripresa quando mette davanti alla porta in posizione ideale lo scattante Verdi. Il 2-0 sembra cosa fatta e invece il tiro finisce a lato: errore clamoroso. Che però non demoralizza gli uomini di Giampaolo. Qui Liverani cerca di potenziare il suo attacco inserendo Inglese, subito pericoloso con una conclusione da lontano deviata in angolo da Sirigu. Più difficile la parata del portiere torinista sul sinistro liftato di Kramoh. Sono due fiammate che vengono però spente dalle ripartenze del Toro, sempre più pericolose laddove il Parma non riesce più a impensierire Sirigu se non una volta incassato il 2-0, quando Inglese di testa obbliga il portiere a un colpo di reni. Dal possibile 2-1 si passa così al 3-0. Il Toro finalmente respira mentre il Parma, reduce da un lungo ritiro, si interroga su come arginare la crisi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sotto il diluvio basta la zampata di Dzeko:
Samp k.o. e la Roma resta terza

La squadra di Fonseca vince grazie al gol del bosniaco al 72' in una partita condizionata dal campo pesante.
Adesso il quinto posto è distante 4 punti


Massimo Cecchini


Stavolta l'anno nuovo non fa perdere le buone abitudini alla Roma, che batte la Sampdoria 1-0 grazie a un bel gol di Dzeko. Un successo importante, pur sofferto nel finale, che consente ai giallorossi di blindare il terzo posto, innalzandosi a quota 30 punti. Fonseca - senza Mirante, Spinazzola, Calafiori e Pedro - non fa voli pindarici nel suo 3-4-2-1, affidandosi a Mancini, Smalling e Ibanez davanti a Lopez, mentre sulle fasce agiscono Karsdorp e l'adattato Peres, gestiti in mediana da Veretout e Villar, alle spalle di Pellegrini, Mkhitaryan in appoggio a Dzeko. Ranieri - privo di Ferrari, Prelec e Gabbiadini - opta per un prudente 4-4-1-1, con l'ex Verre in appoggio a Quagliarella. Nella fase difensiva, davanti ad Audero, tocca a Yoshida, Tonelli, Colley, Augello, mentre a centrocampo tocca a Candreva, Thorsby, Ekdal e Jankto vedersela coi giallorossi.

CAMPO PESANTE — Diciamolo subito, il campo pesante non aiuta lo spettacolo. Sotto la pioggia battente, la Roma tiene in pugno la manovra, con un possesso palla assai più importante rispetto ai doriani. Le occasioni, comunque, sono poche. Anzi, si comincia con una protesta, quella dei giallorossi per una spinta di Tonelli in area su Mkhitaryan, con i due che corrono insieme sul palla. È il 6' e bisogna aspettare il 12' per vedere un mezzo pasticcio fra lo stesso Tonelli e Audero, che per poco non favorisce l'attaccante armeno. Il primo vero tiro in porta, però, arriva al 15', quando una conclusione di Pellegrini impegna il portiere della Samp in tuffo. La squadra di Ranieri chiude bene le fasce grazie al gran lavoro di Candreva e Yoshida da un lato e Jankto e Augello dall'altro, con Thorsby utile nello sdoppiarsi fra la mediana e le coperture. I giallorossi provano ad alzare il baricentro, spingendo a turno Mancini e Ibanez in appoggio sui rispettivi lati, ma negli spazi che si aprono i blucerchiati provano a ripartire, così al 37' Pau Lopez deve deviare in volo su un bel tiro di Candreva.

DZEKO SI SBLOCCA — Nella ripresa la Roma cambia marcia e per oltre venti minuti tiene la Samp nella propria trequarti. Al 6' è Dzeko che di testa manda fuori di poco, ma il vero rimpianto arriva al 17', quando, su una punizione di Pellegrini, è Smalling a colpire la traversa, sempre di testa. Tocca ad Audero, poi, andare in vetrina, parando prima su Mancini al 20' e poi di nuovo al 23' su colpo di testa di Dzeko sotto misura, col bosniaco che era intervenuto su una conclusione fuori misura di Pellegrini, il quale, un minuto prima, aveva sfiorato il palo. I blucerchiati si scuotono al 26', quando tocca a Pau Lopez deviare un colpo di testa dell'onnipresente Thorsby. Scacciata la paura, arriva il meritato vantaggio giallorosso, con Cristante - subentrato a Villar - che apre per Karsdorp, bravo a mettere al centro una palla tesa su cui Dzeko anticipa Colley, ottimo fino a quel momento. È il gol partita, che inaugura un'ultima fase in cui la Samp prova a riversarsi in avanti senza però creare occasioni pericolose, mentre nelle ripartenze avrebbe più volte la chance per il raddoppio, ma sa arrivare al tiro in porta solo una volta con Mkhitaryan, con Audero che para. Il resto sono brividi di prammatica che non cambiano il succo: la Samp rimanda il salto di qualità, mentre la Roma non molla il podio del campionato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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