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Campionato di Calcio Serie A 2020 - 2021. Tutte le partite - Calendario - Commenti.

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Malinovskyi spezza l'equilibrio:
goduria Atalanta e sorpasso sulla Juve

L'ucraino va a segno all'87', complice una deviazione di Alex Sandro che spiazza Szczesny.
Chiesa esce nella ripresa per un infortunio muscolare. Dybala non graffia,
la squadra di Gasperini scavalca i bianconeri al terzo posto


Livia Taglioli


L'Atalanta dopo 20 anni batte la Juve (1-0) e la supera, prendendosi il terzo posto in classifica. Scatto Champions. Mettiamoci anche la vittoria che nel frattempo ha proiettato il Milan a +4 e il quadro per i bianconeri è davvero fosco. Senza Ronaldo e con Dybala in campo dal 1’ la Juve non riesce ad accendersi, nonostante un gran lavoro di Cuadrado, mentre l’Atalanta non brilla ma si fa pericolosa anche prima del gol-partita. Così, dopo che le ultime 7 trasferte a Bergamo avevano visto almeno due gol della Juve, stavolta la squadra di Pirlo non solo non segna, ma subisce pure il gol, che arriva all'87' a firma di Malinovskyi, con deviazione decisiva di Alex Sandro. La Juve nella ripresa perde Chiesa per un problema muscolare alla coscia sinistra, una tegola non da poco, in vista del rush finale che ripartirà già mercoledì dal match col Parma.

COSÌ IN CAMPO — Ronaldo “non si sentiva in grado di spingere” e resta a casa, per Dybala è il ritorno in campo dal 1’, 98 giorni dopo. Al posto di Danilo dietro parte Alex Sandro, con Cuadrado a destra a far coppia di fascia con McKennie (Kulusevski in panchina). Nell’Atalanta c’è invece Muriel dall’inizio, in coppia con Zapata, coppia d’attacco ispirata da Pessina nel 3-4-1-2 di Gasperini.
Parte spedita la Juve, con un taglio verticale di Alex Sandro a ispirare McKennie: sul suo colpo di tacco si fa trovare pronto Morata, che viene però “accompagnato” in angolo. Gollini con un’uscita al limite di piede anticipa McKennie, a ribadire che l’Atalanta non si lascia sorprendere dall’avvio arrembante bianconero.

EQUILIBRIO — Poi la squadra di Gasperini prende le misure, e oltre a coprirsi comincia a pressare e a spostare in avanti il baricentro: ne nasce un match equilibrato, con alternanza quasi perfetta fra avanzate juventine e azioni offensive nerazzurre. Ma nessuna delle due squadre arriva al tiro, e dunque riesce a farsi pericolosa. Ci prova allora Cuadrado, protagonista di uno dei duelli più attesi del match: dopo una delle sue classiche cavalcate a tutta fascia arriva in area, cerca di superare gli ultimi avversari con un ripetuto gioco di gambe, ma proprio Gosens, laterale sul quale la Juve sta facendo un pensiero, non si fa sorprendere e ne stoppa la conclusione. Il primo angolo del match è conquista atalantina, ma è di Pessina l’occasione più pericolosa fin qui, con De Ligt che devia la conclusione in corner. La Juve insiste in avanti, ma intanto il ritmo è calato e l’Atalanta non mostra sbavature, lasciando anzi intendere di essere pronta ed abile nel ripartire capovolgendo in fronte. L’occasione più limpida del primo tempo è un pallone strappato da Chiesa a Maehle, con Morata che batte a colpo sicuro ma Djimsiti salva sulla linea. Poi Gosens alza in angolo su McKennie, e il primo tempo finisce di fatto qui.

IL GOL ALL'87' — Nella ripresa l’Atalanta riparte con Pasalic al posto di Pessina, ma di fatto la gara riprende da dove si era interrotta, e cioè da un sostanziale equilibrio in campo. L’inizio è privo di guizzi e creatività, il match si fa più muscolare e anche nervosetto. Chiesa deve lasciare dopo 57’: su uno scatto sente tirare la coscia sinistra e chiede il cambio. Al suo posto entra Danilo. L’Atalanta guadagna metri e pericolosità: Muriel al 59’ trova un varco al limite e il suo destro sorvola di poco l’incrocio dei pali. La Juve risponde con una punizione di Dybala che non trova lo specchio, ma la gara ha perso intensità e vigore. Pirlo e Gasperini provano allora le carte Ilicic e Kulusevski, con l’atalantino che pronti via si inventa un assist per Zapata: il colpo di testa dell’attaccante è fuori di un soffio, con Szczesny battuto. Gollini si salva in angolo su una conclusione di Morata, poi il finale si infiamma: prima il portiere della Juve devia in angolo una punizione di Malinovskyi, poi è costretto alla resa all’87’, quando un gran sinistro dell’ucraino viene deviato da Alex Sandro. E per la Juve, ora quarta in attesa dell’esito di Napoli-Inter, si fa notte fonda.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Bologna, poker allo Spezia con super
Svanberg: ora la salvezza è ad un passo



Lo svedese autore della doppietta che chiude i conti nella
ripresa dopo un avvio sprint con le reti di Orsolini e Barrow.
Il traguardo dei 40 punti è vicinissimo


Matteo Dalla Vite

Se la difesa dello Spezia sembra un insieme di "Posaman", beh, allora anche al Bologna - che solitamente produce e sbaglia - riesce tutto più facile. Davanti agli occhi di Saputo, rientrato a Bologna dopo un anno e due mesi, e sotto quelli di Sinisa Mihajlovic, appostato in un box in tribuna perché squalificato e molto urlante - i rossoblù vincono 4-1 (con gol di Orsolini, Barrow, doppietta di Svanberg più palo di Musa e traversa di Orso) salendo a 37 punti e abbracciando praticamente la salvezza, ovviamente non ancora aritmetica. Lo Spezia, che sviluppa le sue solite idee forti mantenendo la difesa altissima, resta inchiodato a 32 e quindi ancora in lotta per evitare zone più difficili.

UNO-DUE — Sinisa Mihajlovic, in tribuna perché squalificato, alla vigilia era stato chiaro: "Non mi frega nulla di come giochiamo, voglio i tre punti e basta". Fino all’ultimo si è portato dietro due ballottaggi e poi ha scelto il "vecchio" per il nuovo, quindi Danilo per Antov, e poi Svanberg per Dominguez. Vincenzo Italiano, che qui aveva vinto a novembre in Coppa Italia eliminando i rossoblù ai supplementari, ripropone Nzola al centro dell’attacco con ai fianchi Verde e Gyasi mettendo il primo a sinistra e il secondo sull’altro fianco. L’inizio vede il Bologna manovrare bene ma lo Spezia sa sfruttare le troppe lentezze nello sviluppo del gioco rossoblù. È comunque solo attesa, perché dopo 11’ - e un’occasione di Orsolini finita a lato - il Bologna passa in vantaggio su rigore, proprio calciato da Orsolini: Palacio lancia l’ala destra tagliando il campo, Bastoni in rincorsa colpisce col braccio in piena area, l’arbitro Piccinini non può non concedere il penalty. Vantaggio Bologna, con lo Spezia che vive di un’occasione non sfruttata per palla regalata da Skorupski a Nzola ma che poi subisce il 2-0: Soriano in profondità, la difesa di Italiano è altissima (come consuetudine), Schouten scappa a campo aperto e con comodità appoggia a Barrow, Provedel preso in mezzo, 2-0 dopo 18’. Sinisa in tribuna urla due-tre volte (contro Dijks e Barrow stesso), tante quante Tanjga lo fa in panchina; è Italiano, però, a sollecitare di più i suoi, storditi da un pronti-via così anche se poco dopo Nzola arriva al tiro con Skorupski pronto a prenderla (22’).

ISMAJLI E PALO — La verità è che lo Spezia non sa cosa sia la resa, giustamente. Così, al minuto 34 segna con Ismajli, bravo e fortunato a colpire sottoporta un pallone calciato da Bastoni tramite corner. Il Bologna, nonostante questo, prosegue la propria partita e va ancora vicino al gol: palo di Barrow al 37’ con pallone che rimbalza nel vuoto e viene liberato dagli spezzini.

DOPPIO SVANBERG — È uno Spezia figlio del suo tecnico: determinato, sempre sul pezzo. Che comincia la ripresa con lo stesso andazzo: pressing feroce, squadra alta alla ricerca di una rimonta che già gli è andata a segno in passato e recentemente contro il Crotone. Solo che il Bologna resiste e anzi al decimo rimette in asse il tutto: angolo di Orsolini, sponda di Palacio, palla toccata da Danilo e Svanberg di testa mette il 3-1. In solitaria. Praticamente nello stesso modo in cui, 5’ dopo, infila il 4-1, sempre di testa e sempre con grande libertà. Vincenzo Italiano vede i suoi via via sciogliersi, i cambi non cambiano e l’arbitro Piccinini - che ha ricevuto diversi strali da Sinisa - non dà nemmeno il recupero. No contest.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Manita Lazio al Benevento.
Gol, autoreti, rigori: che show sotto il diluvio!

Pomeriggio di grandi emozioni tra Var, reti annullate,
tiri dal dischetto realizzati e sbagliati
(Immobile, però ha pure tagliato il traguardo dei 150° gol in A)
e tante occasioni: campani sotto 3-0 dopo poco più di
mezzora del primo tempo, ma mai domi


Nicola Berardino


Quinto successo di fila per la Lazio, che contro il Benevento ritrova Immobile da goleador dopo 9 partite di digiuno e dà continuità alla sua rincorsa Champions. Ma quanta sofferenza incredibile da parte dei biancocelesti per incassare il nono successo casalingo di fila in campionato, come la Lazio di Piola nel 1936-37, record poi replicato nel 1949-50. L’autogol di Depaoli su conclusione di Immobile schioda il risultato già al 10’. E dieci minuti dopo ecco il raddoppio con la Scarpa d’oro e poi il tris su rigore con Correa. Il Benevento si rianima con la rete di Sau prima dell’intervallo. E nel secondo tempo i campani tengono aperta la gara sino alla fine con orgoglio e tenacia. Un’altra autorete nella porta sannita, un rigore di Immobile parato, i gol di Viola e Glik prima del bis di Immobile. C’è stato proprio di tutto, compresi tanto Var e un forte nubifragio, nel 5-3 di Lazio-Benevento.

IMMOBILE TORNA AL GOL — Salta il faccia a faccia dei fratelli Inzaghi. Simone è ancora in isolamento causa Covid. In panchina c’è Massimiliano Farris, il vice del tecnico biancoceleste. Rispetto alla formazione che ha vinto a Verona, rientrano Lazzari e Correa, che prende il posto dello squalificato Caicedo. Centesima gara in biancoceleste per Acerbi. Pippo Inzaghi deve fare a meno di Tuia fermato dal giudice sportivo: in difesa, c’è Letizia dal via. Sulla corsia destra si rivede Insigne. All’ultimo la defezione di Caprari. Subito una doppia chance per la Lazio: al 4’, Immobile di testa colpisce il palo e poi scaglia a lato. Replica il Benevento con un diagonale di Ionita che va sul fondo. Preme la Lazio: incornata di Radu, fuori bersaglio. Al 10’, i biancocelesti passano: Immobile si incunea in area, su assist di Correa: sul tocco del bomber interviene la deviazione di Depaoli. Autogol che passa attraverso la convalida del Var. E al 20’ Immobile fa un gol tutto suo. Lanciato da Milinkovic, infila Montipò e torna a segnare dopo nove partite (8 di campionato), centrando la sua 150esima rete in Serie A. Il Benevento prova a reagire giocando a tutto campo. Al 25’, Importa si fionda al tiro ma non inquadra la porta. Scorre a buon ritmo la manovra biancoceleste. Sembra reggere la trincea difensiva dei campani. Ma Montipò travolge Correa in uscita. Rigore che l’argentino chiede di calciare a Immobile. Avuto l’ok, così Correa al 37’ firma il 3-0, realizzando la sua prima rete interna in campionato (quattro in totale). Il Benevento si affida alle ripartenze. E con un tiro a giro di Sau al 45’ va a segnare, riaprendo i giochi della partita.

CHE BRIVIDI — Pippo Inzaghi fa entrare a inizio ripresa Dabo, proprio al posto di Sau, per dare più sostanza alla fase di costruzione del gioco. Ma al 3’ la Lazio segna ancora. Immobile innesca Correa: tiro-cross che Montipò di tacco devia nella propria porta. Intanto, si scatena un nubifragio sull’Olimpico. Al 10’ Ghersini passa dal Var e sanziona con un rigore un intervento di Gaich su Milinkovic. Dal dischetto Immobile si fa ipnotizzare da Montipò, che devia pure la ribattuta di Fares. All’11’ cinque cambi tutti insieme. Nella Lazio Lulic e Parolo avvicendano Fares e Leiva. Nel Benevento escono Schiattarella, Gaich e Letizia per far posto a Lapadula, Viola e Caldirola. Nuova tappa di Ghersini dal Var. Rigore per una trattenuta di Marusic su Ionita. Dal dischetto al 18’ Viola sigla il secondo gol del Benevento. Che tre minuti sorprende Reina con un colpo di esta di Lapadula. Ma la rete dei campani viene annullata tramite Var causa una spinta di Caldirola su Immobile. Altre due sostituzioni nella Lazio: Muriqui e Akpa Akpro per Correa e Luis Alberto. Benevento all’assalto. Lazio asserragliata in difesa. I biancocelesti riescono a spezzare il ritmo per rifiatare. Pippo Inzaghi fa entrare Iago Falque al posto di Ionita. Al 34’ Reina para su Insigne. Campani a trazione anteriore. Al 40’ Reina pronto a deviare in angolo su Depaoli. Sul corner di Viola, il colpo di testa di Glik porta il Benevento al terzo gol. Hoedt rileva Akpa Akpro. Biancocelesti assediati. Sei minuti di recupero. Iago Falque murato da Parolo. Che all’ultima azione serve a Immobile il pallone per il quinto gol della Lazio. Per i biancocelesti tre punti tanto preziosi quanto sofferti. Una sconfitta più che mai a testa alta per il Benevento.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Ribaltone Toro:
ripresa da favola e la Roma scompare.
Fonseca, addio 4° posto?



La squadra di Nicola recupera nel secondo tempo lo svantaggio giallorosso
(gol di Mayoral) e di forza si prende i tre punti (a segno Sanabria, Zaza e Rincon).
Vittoria fondamentale in chiave salvezza


Nicola Cecere

Con una rimonta figlia del cuore ma anche del bel gioco, il Toro concede il bis del successo di Udine a spese di un Roma già mentalmente proiettata sulla semifinale di Europa League. La vittoria granata si concretizza nella ripresa con le reti di Sanabria, Zaza e (nel recupero) di Rincon. Ma affonda le radici in un primo tempo giocato con lucidità razionalità e incisività a dispetto di un parziale che premiava i giallorossi, scesi in campo con una formazione dettata dal brillante giovedì europeo: molti i big tenuti fuori da Fonseca. Evidentemente sono già cominciate le strategie in vista del Manchester.

IL GUIZZO DI MAYORAL — Il repentino vantaggio giallorosso (3’: Pedro innesca Mayoral che mette dentro sul filo del fuorigioco difatti il guardalinee annulla ma poi il Var convalida) scatena una furibonda reazione granata e quindi la partita si fa subito appassionante. Il Toro tira cinque volte nello specchio, la Roma costruisce due contropiede micidiali sventati da prodigiosi recuperi di Mandragora e Ansaldi. Si va al riposo con una sola rete ed è un risultato molto bugiardo in rapporto all’elevato numero di palle gol. Quelle granata portano la firma di Belotti che per due volte conclude di un soffio a lato e nella terza circostanza si vede fermare dalla parata di Mirante.

BENE MIRANTE — Il portiere ospite è bravo di piede su una cannonata di Ansaldi (15‘) con tap-in fallito clamorosamente da Lukic, e poi Mirante è aiutato dalla sorte quando, sempre su tiro violento di Ansaldi, si oppone alla men peggio e la sfera danza a lungo sulla linea bianca finché il portiere non la recupera. Molto attivi e pericolosi anche Verdi, con due conclusioni deviate e Sanabria che arriva in acrobazia su un cross di Ansaldi con la palla che esce di un niente (22’). In questo mare granata, gli ospiti piazzano due azioni veloci con le quali creano superiorità numerica in area e prima Pedro e poi Mayoral si vedono respingere i loro tiri a botta sicura da Mandragora e Ansaldi: salvataggi miracolosi che tengono in partita il Toro.

LO STACCO DI SANABRIA — Così il forcing iniziale della ripresa produce la rete del pareggio. È sempre Ansaldi a creare dalla fascia, il cross morbido a centro area vede Sanabria andare in elevazione bruciando sul tempo i difensori, compreso Mirante. L’1-1 è meritato. Per il centravanti paraguaiano si tratta del quinto centro in sette presenze: un apporto fondamentale. Eppure quando c’è da mettere dentro Zaza per l’assedio finale, Nicola richiama in panchina proprio Tonny. Una mossa benedetta dalla fortuna perché dopo pochi secondi dal cambio mandragora si inventa una perfetta verticalizzazione per lo scatto di Belotti che appena dentro l’area lascia partire un destro respinto in tuffo dal portiere ma poi depositato in rete dallo scatto di Zaza, unico a prevedere gli sviluppi dell’azione: il sorpasso è compiuto.

TRE PASSI IN TRE GOL — Qui la Roma inserisce due veterani, Dzeko e Karsdorp nel tentativo di riequilibrare la sfida, ma il Toro è ormai lanciato e i cambi di Nicola hanno aggiunto adrenalina forza fisica. Così Milinkovic deve tirare un sospirone solo al 90’ quando un destro di Cristante dal limite passa radente sulla traversa. Sul capovolgimento di fronte Diawara, già ammonito, travolge Zaza rimediando il secondo cartellino e di fatto decretando il successo del Torino che viene incrementato al 47’ della ripresa da un contropiede di Belotti rifinito per Rincon. Il 3-1 è servito. Eroi di giornata oltre agli autori dei gol due centrocampisti: Mandragora e Ansaldi. Prestazione super, la loro, arricchita dai due salvataggi di cui si è detto in precedenza. Se la Roma fosse andata sul 2-0, chissà poi...

Fonte: Gazetta dello Sport
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Napoli, punto d'oro.
L'Inter stavolta non vince,
ma lo scudetto è vicino



Per la prima volta in svantaggio nel girone di ritorno sul pasticcio
Handanovic-De Vrij, la capolista rimonta con un gran gol di Eriksen.
Due legni di Lukaku, uno di Politano


Luca Taidelli

Il posticipo che poteva sigillare lo scudetto dell'Inter o permettere al Napoli di agganciare la Juve come ultimo vagone Champions si chiude con un pareggio che tiene tutto aperto. Sotto per la prima volta in tutto il girone di ritorno dopo l'autogol di Handanovic, pressato da De Vrij, la capolista reagisce alla grande fino al pareggio di Eriksen. Striscia di 11 vittorie interrotta, ma un +9 sul Milan secondo comunque rassicurante.

PRIMO TEMPO — Nessuna sorpresa nelle formazioni. Gattuso preferisce Osimhen a Mertens per guidare l’attacco davanti a Politano, Zielinski e Insigne. Conte ritrova dal 1' Barella e Lautaro, con Darmian che a sinistra vince il ballottaggio su Young. Anche lo spartito iniziale è quello previsto, con il giro palla napoletano e gli ospiti pronti a ripartire. Ci provano Lukaku e Lautaro, ma il primo a tirare in porta è Fabian Ruiz, che al 17' anticipa lo stesso Lukaku e sull'assist di Insigne impegna Handanovic con il mancino. Ruiz si alterna con Zielinski per soffocare Brozovic, una delle due fonti di gioco della capolista. All'altra, Eriksen, si dedica Demme, con Politano che spesso stringe per tenere Barella. In una gara bloccata - con l'Inter che aspetta nella propria metà campo e chiude ogni varco centrale, scegliendo di lasciare qualche libertà ai terzini di Gattuso - ci provano da palla ferma i due centrali difensivi, ma né De Vrij né Koulibaly di testa trovano lo specchio. Al 27' l'Inter avrebbe la chance per passare in vantaggio ma da ottima posizione Darmian, innescato da Lukaku, invece che tirare cerca Lautaro a centro area, premiando però il ripiegamento di Insigne che libera. Subito dopo, la traversa scheggiata da Big Rom sul tiro di Brozovic certifica che la capolista fa sul serio. E invece al 36' passa il Napoli con un'azione incredibile: sul cross dal fondo di Insigne Handanovic va in presa bassa ma viene pressato da De Vrij per il più comico degli autogol (peraltro il quarto della giornata). In svantaggio per la prima volta in tutto il girone di ritorno, l'Inter comunque reagisce da grande. Lukaku prima fa ammonire Koulibaly, poi centra il secondo legno su punizione di Eriksen. E allo scadere del parziale Meret è bravo in uscita bassa sulla percussione centrale di Barella.

SECONDO TEMPO — Nessun cambio nell'intervallo. Ora sono i nerazzurri ad accamparsi nella metà campo avversaria, con il Napoli a "fare" l'Inter, chiudendosi anche grazie al sacrificio degli esterni. Bravissimo per esempio Politano al 49' in ripiegamento su Eriksen. Il danese però si rifà con gli interessi al 54', chiudendo con uno splendido sinistro nell'angolino un'azione travolgente sull'asse Barella, Hakimi, Darmian, sul cui cross Manolas in scivolata aveva anticipato Lukaku. L'Inter insiste e al 57' va vicino al vantaggio con una combinazione nello stretto della Lu-La. Quella che ha più bisogno di vincere per non perdere il treno Champions è però il Napoli, che al 64' sfiora il gol col colpo di testa di Di Lorenzo che sfila sul secondo palo, dove Ruiz non arriva di un soffio. Il ritmo si riabbassa, Conte toglie l'ammonito Darmian per Perisic e Gattuso risponde con Mertens, che prende il posto di un Osimhen che non ha mai trovato un guizzo. Per l'ultimo quarto d'ora entra pure Sanchez per Lautaro. Quando sembra che le squadre si stiano accontentando, l'ex Politano all'80' s'inventa un numero nell'area affollata e col piede "sbagliato" (il destro) centra in pieno il sette, complice anche la deviazione di Handanovic. E nel finale Zielinski invoca un rigore che non c'è (De Vrij prende prima la palla) e Brozovic brucia Insigne mentre stava per calciare da buona posizione. Ma è anche vero che in pieno recupero Hakimi grazia Meret ed esalta Manolas.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2020/2021 31ª Giornata (12ª di Ritorno)

17/04/2021
Crotone - Udinese 1-2
Sampdoria - Verona 3-1
Sassuolo - Fiorentina 3-1
Cagliari - Parma 4-3
18/04/2021
Milan - Genoa 2-1
Atalanta - Juventus 1-0
Bologna - Spezia 4-1
Lazio - Benevento 5-3
Torino - Roma 3-1
Napoli - Inter 1-1

Classifica
1) Inter punti 75;
2) Milan punti 66;
3) Atalanta punti 64;
4) Juventus punti 62;
5) Napoli punti 60;
6) Lazio(*) punti 58;
7) Roma punti 54;
8) Sassuolo punti 46;
9) Verona punti 41;
10) Sampdoria punti 39;
11) Bologna punti 37;
12) Udinese punti 36;
13) Genoa e Spezia punti 32;
15) Torino(*), Fiorentina e Benevento punti 30;
18) Cagliari punti 25;
19) Parma punti 20;
20) Crotone punti 15.

(gazzetta.it)

(*) Lazio, Torino una partita in meno.
Lazio - Torino non disputata (il Torino non si è presentato in campo causa covid).
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Il Verona spreca, Vlahovic e Caceres segnano:
Fiorentina, colpaccio salvezza

I veneti dominano a inizio partita ma non fanno gol,
i viola vanno sul 2-0 e a Juric non basta la rete di Salcedo



A Firenze non si esulterà più di tanto, perché le aspettative per la stagione erano ben diverse. Ma la vittoria per 2-1 a Verona significa un bel pezzetto di salvezza e potrebbe contribuire a un finale di stagione meno agitato. In attesa di aprire un nuovo ciclo la prossima stagione.

LA PARTITA — Il Verona è forse la squadra che ha meno da chiedere a questo finale di stagione: l’ennesimo miracolo di Juric ha dato da tempo ai veneti tranquillità, e probabilmente, raggiunto l’obiettivo, la squadra è anche un po’ scarica. E resta il problema di sempre: a questa squadra manca una punta in grado di fare gol. Dici poco. Anche stasera non è bastata la prima mezz’ora, letteralmente dominata, per trovare il gol. Un po’ la bravura di Dragowski, un po’ la serataccia di un giocatore chiave come Barak, un po’ l’atavica fatica di Lasagna a segnare. Così la Fiorentina, passato l’ultimo pericolo (decisivo Venuti a salvare sulla linea il colpo di testa di Lasagna) ha messo fuori la testa fino a passare in chiusura di primo tempo col rigore di Vlahovic (fallo di Barak su Bonaventura). Nella ripresa la Fiorentina ha dapprima controllato senza grossi patemi, poi ha raddoppiato con Caceres. Juric ha mosso la panchina, trovando il gol della speranza col nuovo entrato Salcedo, ben servito da Faraoni. Ma Dragowski non ha più dovuto sporcarsi le mani.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Handa sbaglia, Perisic riprende lo Spezia:
ma l'Inter ora è a +10 sul Milan



Bianconeri avanti con Farias (male il portiere sloveno), il croato firma l'1-1.
Annullati due gol (a Lukaku e Lautaro) nel finale per fuorigioco


Francesco Fontana

Un match difficile, complicato e con pochi spazi per colpire, soprattutto nel primo tempo. Cliente duro questo Spezia, l'Inter non passa e centra l'allungo sul Milan (ora a -10, domani l'Atalanta potrebbe essere seconda) solo parzialmente. Al Picco finisce 1-1 con i gol - entrambi nel primo tempo - di Perisic che annulla l'iniziale vantaggio di Farias, bravo e fortunato a beffare Handanovic con un destro da fuori al 12'.

Per i nerazzurri è il secondo pareggio consecutivo, domenica al Meazza arriverà l'Hellas di Juric. Lo Spezia andrà a Genova contro Ballardini in un incrocio fondamentale per restare a distanza di sicurezza dal terzultimo posto.


LAUTARO E PERISIC DAL 1' — Per quanto riguarda le formazioni, è tutto confermato in casa Inter (dove mancano gli infortunati Kolarov e Vidal) con Perisic che torna titolare sull'out di sinistra. Sanchez va in panchina, davanti Conte punta sui titolarissimi Lukaku e Lautaro. A centrocampo anche Hakimi, Barella, Brozovic ed Eriksen con Skirniar, De Vrij e Bastoni davanti ad Handanovic. Dall'altra parte, nel suo 4-3-3, Italiano sceglie Provedel in porta. In difesa Ferrer, Ismajli, Terzi e Marchizza. Mediana con Maggiore, Ricci e Pobega. Nel tridente ci sono Gyasi, Piccoli e Farias. Arbitra Chiffi di Padova.

MALE HANDA, OK HAKIMI — Parte meglio lo Spezia, che infatti va in vantaggio al 12': azione sulla sinistra di Farias, palla sul destro e tiro dal limite che beffa Handanovic, goffo nell'occasione con la palla che gli passa sotto le braccia. La difesa bianconera difende, l'Inter fatica a sfondare e solo a destra - con un Hakimi positivo - crea i pericoli. La prima chance arriva al 24', con un destro a giro di Lautaro che si spegne sul fondo (c'è una deviazione leggera). Lo Spezia difende ed è cortissimo, Piccoli a parte sono tutti dietro la linea della palla e per l'Inter, creare spazi, diventa difficile. La soluzione può essere il tiro da fuori (ci prova Barella), meglio ancora la fascia destra dove sempre Hakimi - tra i migliori nel primo tempo – al 39' la mette in mezzo con Perisic, sul secondo palo, pronto a metterla dentro in maniera anche rocambolesca: 1-1 e si riparte. Succede poco nei successivi 7' (uno di recupero), se non un accenno di rissa tra lo stesso Perisic, Bastoni, Estevez e Italiano, ma Chiffi ristabilisce l’ordine senza provvedimenti.

LU-LA GOL... IN FUORIGIOCO — Il secondo tempo parte senza cambi, ma con un brivido per Provedel che per poco non pasticca sul destro del Toro al 49' (presa da rivedere, palla sul palo). È l'Inter che fa la partita, al 58' ancora Provedel è bravo a toccare quanto basta un cross di Perisic, sul quale Lukaku avrebbe dovuto solo appoggiarla di testa. Al 61' il primo giallo, è per Marchizza che entra in ritardo su Barella. Italiano cambia (fuori Piccoli, dentro Galabinov), ma il pallino resta dell'Inter, che sfiora il vantaggio al 65' ancora con Perisic (in ritardo sul cross da destra di Barella). Lo sfiora pure al 68', ma Lukaku sbaglia a tu per tu con Provedel: chance incredibile per il bomber belga. Conte si agita e ne cambia due contemporaneamente: out Perisic ed Eriksen, dentro Young e Sanchez. Nerazzurri con il 4-3-1-2 con il cileno trequartista che su punizione, poco dopo, serve Skriniar: Provedel, che non esce, salva sulla linea. È assedio Inter, Italiano sceglie Dell'Orco per Marchizza (in campo pure Gyasi per Farias). Il Toro coglie un altro palo da fuori, a Lukaku (85') viene annullato l'1-2 per un fuorigioco di Hakimi, assist-man ma troppo avanti sul lancio di Barella. Stesso discorso per Lautaro, davanti alla linea pochi istanti dopo. Finisce così, con lo Spezia che si prende un punto pesantissimo in ottica salvezza. Per l'Inter arriva un altro (piccolo) stop, che non mette in pericolo uno scudetto comunque a un passo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Mandragora, una rete da applausi:
pari del Toro a Bologna



Squadra di Mihajlovic in vantaggio al 25' con Barrow (ma Milinkovic ha colpe),
nella ripresa pareggia il centrocampista mancino con un gran tiro di destro.
Granata a +3 sul Cagliari


Matteo Dalla Vite

Il Toro schiuma e produce, 4 palle-gol nitide e poi quell’1-1 roboante nella ripresa: eppure prende solo un punticino, un po’ per la bravura di Skorupski e un po’ per la mira sballata dei suoi. A livello di punti, forse, avrebbe meritato di più, ma il Bologna ha mostrato un’altra volta sana maturità, sia nell’andare in vantaggio sfruttando un’occasione d’oro e sia mantenendo poi il risultato quando i granata, in fiducia, cercavano ripetutamente un posto al sole. Finisce quindi 1-1 con reti di Barrow ed eurogol di Mandragora un match che il Toro ha condotto di più: la risultante è che la zona-rossa resta tre punti sotto.

SEMIBOTTA E RISPOSTA — Nicola, che nell’era recente contro il Bologna aveva sempre vinto guidando Crotone, Genoa e Udinese, si deve affidare ancora a Milinkovic-Savic in porta, mette il centrocampo ipotizzato (Rincon, Mandragora, Verdi) e davanti ripropone Belotti e Zaza. Il Torino che è reduce da 17 punti nelle ultime 12 partite cerca il terzo risultato utile di fila davanti a un Bologna che ha passeggiato con lo Spezia domenica scorsa. Mihajlovic cambia un po’ rispetto a quella gara dando respiro inizialmente a Palacio e cambiando il duo di centrocampo, quindi riattivando Poli (solo alla quarta partita da titolare, contro Verdi: e non andrà benissimo) al fianco di Dominguez e al posto del duo Schouten-Svanberg. Confermato Orsolini a destra. L’inizio del match è una punizione fuori registro di Rodriguez e il dispiacere nel vedere k.o. dopo 7’ Dominguez: il centrocampista argentino (poi sostituito al 9’ dall’islandese Baldursson) riceve un colpo involontario da Singo e resta a terra, chiedendo poi il cambio per il dolore al ginocchio destro piuttosto accentuato. Quando il gioco riprende, Verdi fa una volata di trenta metri (siamo al 12’) e solo Soumaoro blocca un tiro destinato al gol. Il Bologna si sveglia ma il Torino si dimostra squadra in gran fiducia: in un minuto si passa dal possibile vantaggio del Toro (azione Zaza, Verdi, Belotti: parata di piede di Skorupski) all’1-0 del Bologna, minuto 25’, vantaggio figlio di un pallone perso da Verdi (fra i migliori fino a lì) che Soriano (settimo assist) serve per Barrow che infila l’ottavo gol personale a un maldestro Milinkovic-Savic. Insomma, una semibotta del Torino e la risposta-gol del Bologna: tutto in un giro d’orologio. Poi Verdi, assolutamente solo e servito dopo una discesa potente di Singo, manda a lato il possibile pareggio al 43’ in maniera quasi impensabile.

EUROGOL — La ripresa vede un altro Toro, Sinisa ne cambia tre, Nicola zero e – dopo un’esitazione di Poli che non calcia a rete da posizione favorevolissima – ecco che conseguente a un calcio d’angolo i granata pareggiano: la palla arriva ai trenta metri a Mandragora che, scoperto, lascia partire una bordata che si infila nel sette dall’altra parte. Skorupski, che poco prima aveva neutralizzato alla grande Zaza, non può fare nulla: 1-1 al 13’ della ripresa. A questo punto Nicola infila Baselli per Verdi (due cose bellissime ma pure due errori importanti) e Ansaldi per Rodriguez: la gara torna in equilibrio e lo resta nonostante qualche buona idea-Toro e una sfuriata finale del Bologna.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Quagliarella, il gol della tranquillità:
Samp ok, Crotone, B dietro l'angolo

Gara con poche emozioni, decide una rete a inizio
ripresa del solito bomber su assist di Gabbiadini.
Per i calabresi la retrocessione è ormai a un passo



Tre punti per la Samp, senza tanti sforzi, contro un Crotone che ormai ha abbandonato già da qualche giornata le velleità di salvezza. Decide un gol del solito Quagliarella che al 53’ si limita ad appoggiare in rete un invitante cross dalla destra di Gabbiadini.

POSSESSO PALLA — Possesso palla blucerchiato, ma nel primo tempo la gara stenta a decollare. Ritmi bassi, pochi tiri nello specchio, qualche emozione per un paio di conclusioni sempre di Quagliarella, e un intervento dubbio ai danni di Messias che però l’esordiente arbitro Paterna lascia scorrere. Simy è in difficoltà, dall’altro lato si mantiene l’iniziativa ma azioni da gol vere e proprie non arrivano.

IL GOL — Nella ripresa, dopo otto minuti ecco il gol di Quagliarella su assist di Gabbiadini: l’attaccante cerca in seguito di colpire nuovamente ma Cordaz non si lascia sorprendere. La reazione dei calabresi non arriva, i ragazzi di Ranieri continuano nell’infinito gioco fatto di gran possesso palla, pur senza grandi spunti pericolosi. Il Crotone non si vede dalla parte di Audero, e così la serata scorre senza sussulti, eccetto un’occasione di Simy che all’88° avrebbe potuto fare di più a due passi dalla porta. Finisce 0-1, tre punti comodi per la squadra di Ranieri, mentre per quella di Cosmi c’è la sesta sconfitta di fila. E la B è dietro l'angolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Fuochi d'artificio per 21', poi... Genoa e Benevento non si fanno male

Doppietta di Pandev e gol di Viola e Lapadula in avvio di match, poi il ritmo cala.
Per entrambe restano speranza e paura in chiave salvezza


Filippo Grimaldi


Un gran divertimento per la prima ora di gioco, questo spareggio-salvezza fra Genoa e Benevento rimasto sempre in bilico sino alla fine, che finisce in parità (2-2) e lascia aperte le speranze (ma soprattutto la paura) per Genoa e Benevento. La vittoria del Cagliari riduce il vantaggio sul terzultimo posto, e adesso per i rossoblù diventerà fondamentale la sfida di sabato contro lo Spezia. Ma questa è stata soprattutto la serata che celebra la doppietta di Pandev (e i suoi cento gol in Serie A), insieme alla prestazione dell’ex genoano Lapadula, che prima si conquista il rigore realizzato da Viola e poi firma il provvisorio 1-2 con un sinistro imparabile per Perin. Una gara che ha messo a nudo le difficoltà difensive di Ballardini e Filippo Inzaghi, visto che in casa rossoblù Radovanovic ha colpe evidenti su entrambi i gol, mentre fra gli ospiti due errori davanti a Montipò - di Barba e Depaoli – hanno favorito i due recuperi genoani. Nel Genoa s’è rivisto Zappacosta dopo lo stop con la Juventus, mentre il Benevento s’è messo a specchio a livello tattico con i rossoblù, cambiando quattro giocatori rispetto alla trasferta dell’Olimpico con la Lazio, con Depaoli esterno alto e Barba a sinistra in difesa.

BOTTA E RISPOSTA — Una gara che si è messa subito in discesa per gli ospiti, a segno su rigore al 5’ con Viola, dopo un errore grave di Radovanovic (diffidato, salterà la sfida di sabato al Ferraris contro lo Spezia) su Lapadula, bravo a rubargli il tempo. Il gol ha portato all’immediata reazione del Genoa: l’1-1 cinque minuti dopo con il macedone lesto a battere a rete su un rinvio maldestro di Barba. Ma al 14’, ancora l’ex Lapadula s’è conquistato il raddoppio con un sinistro imprendibile per Perin al termine di un’azione innescata dall’ottimo Verdi. Difesa del Genoa nell’occasione troppo statica. Ma era la serata di Pandev, che ha festeggiato il gol numero 100 in Serie A al 21’, con un diagonale che ha battuto l’incolpevole Montipò. Da lì all’intervallo il ritmo è rimasto molto alto, anche se la migliore occasione è capitata a Destro, con il numero uno del Benevento decisivo ad anticiparlo in uscita. Il Benevento ha sfruttato la sua eccellente organizzazione di gioco e il sincronismo fra i reparti, il Genoa s’è affidato soprattutto alla spinta continua sulla sinistra di un ispirato Zappacosta, almeno sino a metà gara, ancor più quando Inzaghi ha perso Tuia per infortunio (dentro Caldirola), con De Paoli abbassato sulla linea della difesa.

PUNTO D’ORO — Nella ripresa il ritmo è rimasto inizialmente alto, ma con minore efficacia e precisione in attacco su entrambi i fronti. Badelj (10’, respinta di Montipò), poi Gaich (colpo di testa a lato) hanno sfiorato la rete, ma il risultato non è più cambiato, anche se Ballardini ha cambiato la coppia d’attacco inserendo Pjaca e Shomurodov al posto di Destro e Pandev e Izaghi s’è affidato vanamente alla freschezza di Insigne, vicino al vantaggio per il Benevento quando mancavano nove minuti alla fine.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Alex Sandro e De Ligt ribaltano il Parma.
La Juve adesso è a -1 dal Milan

In vantaggio gli ospiti con una punizione di Brugman, il brasiliano realizza una doppietta e l'olandese,
al suo primo gol, chiude il match. Bianconeri al 3° posto, in attesa di Roma-Atalanta (giovedì)


Livia Taglioli


La Juve approfitta della sconfitta del Milan, batte il Parma (3-1) e scavalca l’Atalanta portandosi al terzo posto (almeno fino a domani, quando i bergamaschi affronteranno la Roma), a -1 dai rossoneri. Gli originari 42 punti di differenza in classifica che dividono le due antagoniste all’Allianz Stadium svaniscono già dopo il primo minuto di gara: Juve e Parma se la giocano alla pari e regna l’equilibrio finché Brugman spariglia il risultato trovando il gol dopo 25’. È il secondo in stagione che i bianconeri subiscono su punizione, dopo quello col Porto. E anche in questa occasione il pallone passa dalle parti di Ronaldo, che non salta in barriera. Non solo: è l’ottava partita di fila in A che la Juve prende almeno un gol. Dopo lo svantaggio la reazione bianconera è povera di grinta e di spunti, fino a che non si scatenano due difensori, fino a ieri a secco di gol: Alex Sandro firma addirittura una doppietta, poi De Ligt chiude il match.

IN&OUT — Ronaldo e Dybala per la sesta volta partono insieme dal 1’, con McKennie a giostrare sulla sinistra ed Arthur al fianco di Bentancur. Dietro Danilo e Alex Sandro esterni, il rientrante Bonucci con De Ligt in mezzo. Demiral è out per un affaticamento muscolare. D’Aversa, che ha molti assenti, opta per l’esordiente Colombi in porta, Laurini-Grassi l’asse sulla destra, e Gervinho con Pellé e Man nel tridente offensivo. Guarito Bernardeschi dal Covid, l’unico indisponibile nella Juve è Chiesa, per il un guaio muscolare rimediato contro l’Atalanta. L’inizio è vivace, su entrambi i fronti: se il primo angolo è per il Parma, Colombi è chiamato a tre interventi in rapida successione. Due volte devia in corner, su Cuadrado e Ronaldo, la terza blocca a terra una conclusione dall’area di CR7, servito da Dybala. Il Parma non si intimidisce, anzi Pellé di testa manca di poco lo specchio. I gialloblu preferiscono verticalizzare, con Gervinho che affonda regolarmente la sua falcata seminando chiunque tenti di opporre resistenza, la Juve avanza in massa, trovandosi poi a giocare su linee orizzontali intorno all’area del Parma, senza riuscire a pungere.

I GOL — Poco gioco senza palla, ritmo molto compassato: è una Juve che non spinge e trotterella. Dall’altra parte Gervinho non si ferma, e al 25’ arriva il vantaggio. Brugman inventa un destro velenoso su punizione: pallone a fil di palo e Buffon immobile, dalla parte opposta, ad assistere al siluro infilarsi in rete, imprendibile. Dybala tenta la risposta con un sinistro dal limite (alto), poi Bonucci di testa sonda i riflessi di Colombi, ma la reazione bianconera è davvero poca cosa di fronte a un Parma che continua a macinare gioco con continuità e personalità. Quelle che alla Juve troppo spesso sono mancate. Nel finale però affiora qualcosa di simile all’orgoglio, e Alex Sandro al 43’ sfrutta al meglio l’assist di De Ligt, scagliando alle spalle di Colombi un sinistro carico di rabbia. È l’1-1. Il tempo di rientrare in campo, e la Juve capovolge il risultato, ancora con Alex Sandro: al 47’ Cuadrado crossa, Dybala in area salta a vuoto, il brasiliano gira a rete di testa da distanza ravvicinata. Psicologicamente si invertono i poli: ora è la Juve a tenere il campo con sicurezza e a spingere in avanti a suo piacimento, con azioni fluide e manovrate, mentre il Parma subisce l’iniziativa bianconera. Al 64’ il Parma va però vicinissimo al pari: su un colpo di testa di Grassi, Arthur salva sulla linea di porta. Ci pensa De Ligt, che come Alex Sandro ancora non aveva segnato in questa stagione, a trovare il gol che chiude il match, al 68’: Cuadrado dalla bandierina e colpo di testa vincente dell’olandese. C’è spazio per un po’ di minuti per l’ex Kulusevski, Rabiot e Ramsey, ma il match è già finito da un po’.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Harakiri Milan col Sassuolo: la corsa per la Champions si complica

Rossoneri in vantaggio con Calhanoglu, poi la doppietta di Raspadori affonda il Diavolo.
Adesso il secondo posto è a rischio. E lunedì c’è la Lazio


Marco Pasotto


Una tre giorni terribile: prima il caos della Superlega, poi gli infortunati dell’ultima ora – e non dei signori qualsiasi: Ibra, Hernandez, Bennacer – e infine il crollo casalingo col Sassuolo che complica terribilmente la volata per la Champions. E’ stato un inizio di settimana decisamente complicato per il Milan, che cade 2-1 contro gli emiliani a San Siro – tornato a essere drammaticamente tabù dopo l’illusione col Genoa – e adesso vede messo a repentaglio il secondo posto.

Dipenderà da come finirà domani Roma-Atalanta, con i bergamaschi che in caso di vittoria supererebbero i rossoneri. Ma, comunque vadano a finire gli altri incroci, questo è un k.o. destinato a provocare ferite profonde perché d’ora in avanti al Diavolo il calendario non concederà mezze misure: o scontri diretti, o sfide con chi lotta per la salvezza. Ecco perché quella col Sassuolo (che, a parte l’orgoglio di chiudere come prima forza del torneo dopo le sette sorelle, non ha altro da chiedere) era una partita da vincere a tutti i costi. I gol portano la firma di Calhanoglu nel primo tempo e di Raspadori – doppietta da raccontare fra qualche decennio ai nipotini – nella ripresa. Per De Zerbi una vittoria persino dal retrogusto politico, dopo la durissima presa di posizione in vigilia sulla Superlega (“fosse per me, contro il Milan non giocherei”), quando aveva parlato di colpo di stato calcistico. Ma, al di là delle dietrologie, il suo Sassuolo vola: 13 punti ultime sei partite (10 nelle ultime quattro). Accarezzando magari l’idea di insidiare, perché no, la Roma.

LE SCELTE — Dopo qualche settimana di calma, Pioli si è ritrovato improvvisamente a fare i conti con l’infermeria, perdendo per strada tre colonne: Hernandez e Ibra per problemi muscolari, Bennacer per una botta a una caviglia. Al loro posto sono stati piazzati Dalot, Leao (atteso al riscatto da centravanti dopo il flop col Genoa) e Meité, preferito a Tonali per scelta tattica. E’ stato a rischio fino alla fine anche Calhanoglu (caviglia), ma l’ultimissimo provino a ridosso del match ha poi dato semaforo verde. In difesa confermata la coppia Kjaer-Tomori, con la novità del rientro di Calabria un mese abbondante dopo la sua ultima apparizione prima di essere operato al menisco. De Zerbi ha potuto affidarsi nuovamente dal primo minuto a Berardi, che non giocava titolare dal 17 marzo ma aveva dato ottimi segnali nel secondo tempo con la Fiorentina. In difesa Kyriakopoulos l’ha spuntata su Rogerio mentre la trequarti, oltre a Berardi, è stata affidata a Djuricic e Boga, con Defrel centravanti.

ATTEGGIAMENTO — Gli emiliani sono partiti a petto in fuori, pallone fra i piedi e pressione altissima quando lo smarrivano. Ma è stata una recita durata lo spazio di pochi minuti perché Pioli ha sorpreso De Zerbi tatticamente, virando il sistema di gioco – soprattutto in fase offensiva - verso un 4-4-2 dove Rebic è stato avvicinato a Leao e sugli esterni sono andati Saelemaekers e Calhanoglu. Due giocatori chiave nell’idea di Pioli: la seconda mossa infatti è stata dar loro (ampie) consegne per accentrarsi (a volte anche nello stesso momento), prevedendo che i laterali alti emiliani – Berardi e Boga – non li avrebbero seguiti in mezzo al campo. E così è stato. Risultato: Milan spesso in superiorità numerica e abile a costruire pericoli soprattutto per vie centrali. In generale, comunque, è stato diverso proprio l’atteggiamento: Diavolo agguerrito e rabbioso sulla maggior parte dei palloni, Sassuolo un po’ dimesso. Un po’ troppo tenero. E con una mediana divorata dallo strapotere di Meité e Kessie, aiutati dalle ali. Anche se va sottolineato che, pur senza dannarsi l’anima, i neroverdi sono riusciti a portare due pericoli seri a Donnarumma: il primo con Boga, che ha concluso addosso a Gigio a pochi passi dalla porta, e l’altro con Berardi, a cui Dalot (molto bene nei primi 45 sia in marcatura, sia in fase di spinta) ha murato un sinistro destinato probabilmente in rete. Due fiammate, però, che sono rimaste estemporanee. Il Milan ha tenuto in mano il match ed è finalmente riuscito a coinvolgere come si deve Calhanoglu. Il nazionale turco ci ha provato un paio di volte centralmente e alla mezzora ha colpito partendo da destra: apertura intelligente di Saelemaekers dalla sponda opposta, controllo e arcobaleno di destro che si è spento morbido alle spalle di Consigli. Fattura pregiata. E dire che Calha era stato in dubbio fino all’ultimo.

CAMBI DECISIVI — Nella ripresa gli emiliani si sono svegliati. Nulla di trascendentale, ma Berardi è diventato più insistente e Locatelli ha accompagnato verso la squadra verso la porta rossonera. Ne è nata una prima mezzora di ping pong, dove l’attenzione tattica ha lasciato posto a folate offensive reciproche, senza un vero dominus nel gioco. Un’azione a testa, tanto per semplificare. Nel primo quarto d’ora a Consigli sono bruciati i guanti, prima su Saelemaekers e poi su Calhanoglu, ma la vera differenza l’hanno fatta i cambi. Pioli ha tolto Rebic e Calhanoglu per Mandzukic e Krunic, mentre De Zerbi ha calato il tris: Raspadori, Toljan e Traore per Defrel, Muldur e Djuricic. Ovvero le mosse vincenti. Soprattutto quella del centravanti. Una scossa elettrica a tutta la squadra che ha portato al pareggio al 32’ e al gol dei tre punti sei minuti dopo. Bravo il Sassuolo a crederci e a schiacciare il Milan, ma pessimi i rossoneri in fase difensiva: sulla prima rete il 21enne cresciuto nel vivaio neroverde è stato lasciato senza marcatura, mentre sul due a uno si è liberato con troppa facilità di Tomori (siamo al secondo errore di fila dopo quello su Destro). A quel punto è stato psicodramma rossonero che però, a differenza di altre volte, non ha prodotto conseguenze concrete. Anzi, il Diavolo ha rischiato di subire la terza rete e non è riuscito a riacciuffare la gara nemmeno con una punizione a due in area (retropassaggio a Consigli), murata a Krunic. Ora, con sei gare ancora da giocare, la strada inizia a essere davvero in salita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Joao Pedro abbatte l'Udinese,
il Cagliari non molla il treno salvezza



Seconda vittoria consecutiva dei sardi che si riavvicinano alla zona salvezza.
Un legno a testa e una rete annullata al brasiliano che segna su rigore il gol da tre punti


Il Cagliari non appassisce dopo la vittoria contro il Parma e ci appiccica subito un altro successo. A Udine basta un rigore di Joao Pedro per tenere la scia del treno salvezza e continuare a sperare. La vittoria è la coerente conseguenza di una partita comandata per oltre un'ora. Nel primo tempo la squadra di Semplici ha accatastato un palo con Pavoletti e una rete annullata dal Var di Joao Pedro. Due lampi dentro 45' positivi. Le sofferenze sono dell'Udinese che non riesce a cambiare ritmo alla partita e subisce la voglia più grande del Cagliari. Il palo di Pavoletti e la conclusione di Carboni in un battito sono una doppia occasione in una dopo pochi minuti. La gioia più grande sarebbe però la rete di Joao Pedro del 37': cross di Nainggolan, sombrero del brasiliano su Bonifazi e gol. Ma il Var richiama Guida per sottoporgli un fallo di Marin su Forestieri precedente al gol. Da lì sarebbe nata l'azione del gol, giusto annullare.

JOAO PEDRO NON SBAGLIA — Il secondo tempo inizia con la stessa anima del primo. Nemmeno 10 minuti e Guida deve correre al Var a rivedere il tocco di braccio di Molina su colpo di testa di Carboni. Il tocco c'è e anche se di spalle è rigore. Joao Pedro non sbaglia e segna il gol che lancia i sardi. Dieci minuti e il Cagliari sembra spegnersi, forse convinto di avere tutto in mano. Troppo presto. Entra Nestorovski per Forestieri e l'Udinese si affaccia dall'altra parte con più piglio. Il macedone colpisce la traversa di testa, scheggiandola, e poi butta via una grande occasione dall'interno dell'area nel giro di 7'. Gotti inserisce anche Braaf, olandese del 2002, e il suo entusiasmo contagia l'ambiente. Contagia, ma non ripulisce le idee friulane che restano un po' confuse. L'ingresso di Llorente va a ingrossare le armi: l'ex juventino sbriciola una buona occasione, per il resto non è molto incisivo nel finale. E allora tanto rumore per nulla per l'Udinese che dopo il successo di Crotone ripiomba nel grigio: una vittoria nelle ultime sei uscite. La salvezza non è lontana, così come per il Cagliari che tiene vivo il fuoco della competizione.

Gasport

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L'Atalanta segna, spreca e Cristante la riprende.
Ma il pari non serve alla Roma



Niente secondo posto per i nerazzurri, che segnano con Malinovskyi, sbagliano gol a ripetizione e incassano l'1-1. Espulsi Gosens e Ibanez, il pari riduce al lumicino le speranze Champions di Fonseca


Massimo Cecchini

L’incantesimo è stato spezzato. Per la prima volta la Roma di Paulo Fonseca conquista punti contro l’Atalanta di Gian Piero Gasperini, che nei primi tre precedenti incontri aveva sempre vinto. La partita dell’Olimpico finisce con un 1-1 santificato dalle reti di Malinovskyi e dell’ex Cristante. Un risultato che fa virtualmente dire addio ai giallorossi alla zona Champions, ma consentono loro di liberare la testa dagli spettri in vista del match di giovedì prossimo contro il Manchester United, la semifinale di andata di Europa League in cui sarà vietato sbagliare. Ma è l’Atalanta che deve rammaricarsi, perché domina per un’ora segnando un solo gol e sprecando tantissimo, fino a rischiare addirittura la sconfitta nel finale, quando resta in inferiorità numerica. Insomma, l’attacco al secondo posto fallisce, mentre i giallorossi devono stare attenti alla risalita del Sassuolo. In ogni caso, il ruolino di marcia dell’allenatore portoghese nelle sfide contro le big del campionato resta deficitario, con 4 pareggi in 10 partite (4 punti ottenuti su 30 a disposizione).

POTERE UCRAINO — Sulla carta - con l’eccezione di Mancini che in Coppa sarà squalificato - Fonseca testa la squadra che dovrebbe essere titolare all’Old Trafford (magari sperando di recuperare Spinazzola per Calafiori). E nel primo tempo le risposte sono sconfortanti, visto che a dominare la partita è l’Atalanta, che galleggia in libertà sulla trequarti con Malinovskyi e Ilicic, e spingendo sulle fasce con Gosens (soprattutto) e Maehle. Ne consegue che il vantaggio di un gol, quello siglato al 26’ dallo stesso Malinovskyi su assist di Gosens - con l’ucraino che anticipa Ibanez e Cristante - sta stretto ai nerazzurri, che costringono Pau Lopez a parare con difficoltà almeno cinque volte, con lo spagnolo che respinge al 9’ sull’eccellente Malinovskyi, al 20’ e al 32’ su Zapata, al 22’ su Ilicic e al 34’ su Freuler. Insomma, dominio assoluto su una Roma che si fa viva pericolosamente solo al 15’, quando un tiro di Pellegrini a botta quasi sicura viene respinto da Djimsiti. Per il resto, nonostante che in avvio, in fase di costruzione, Fonseca provi a spostare Cristante davanti ai due centrali canonici per liberare almeno un esterno all’impostazione, la manovra è asfittica, con Dzeko isolato (ma gran lottatore) e Pellegrini e Mkhitaryan sempre anticipati dai centrali dei bergamaschi in uscita. Le distanze non corrette fra i reparti, poi, fanno il resto, con l’Atalanta che si presenta agevolmente davanti al portiere, nonostante faccia registrare meno possesso palla. Abbiamo segnalato prima le conclusioni nello specchio della porta, ma altre sono fuori misura, mentre diverse volte i nerazzurri mancano solo l’ultimo passaggio. Insomma,un dominio.

IL GRAFFIO DELL’EX CRISTANTE — La ripresa si apre con Peres al posto del tenero Calafiori, ma la musica non cambia. L’Atalanta sembra assatanata e nel giro di dieci minuti sfiora il raddoppio tre volte. Al 9’ un tiro di Gosens viene salvato quasi sulla linea da Ibanez, al 10’ prima Freuler, defilato sulla sinistra, tira fuori invece di crossare e pochi secondi dopo, in percussione, Romero avanza e con un gran tiro sfiora il palo. i giallorossi paiono alle corde, alleggerendo solo con una punizione alta di Veretout dal limite. Gasperini si permette l’azzardo di sostituire Malinovskyi e Ilicic con Pasalic e Muriel, ma dopo un tiro del neo entrato Pasalic al 15’, Mkhitaryan si scuote e al termine di un’azione personale sfora la traversa con un gran tiro. Ma è un fuoco di paglia perché al 19’ i nerazzurri si divorano un’occasione enorme, quando Zapata serve Muriel solo a porta vuota, che però conclude incredibilmente al lato. La partita, però, cambia al 24’, quando per un fallo su Veretout, arriva il secondo giallo per Gosens. Sul calcio di punizione successivo Mancini, di testa, sfiora il palo. Grazie alla superiorità numerica, l’inerzia cambia e la Roma cresce, così al 27’ Dzeko, in area, conclude alto di poco. Gasperini corre ai ripari sostituendo Zapata con Toloi, passando al 3-4-1-1. Muriel al 29’ prova a scuotere i suoi con un tiro fuori di poco, ma i giallorossi hanno ripreso terreno e cosi proprio uno dei tanti ex, Cristante, al 30’, pareggia con un bel tiro da fuori. I giallorossi sentono l’odore del sangue, così al 36’, servito da Pellegrini, Dzeko scarica un destro su cui Gollini salva in angolo. Le squadre si allungano e gli spazi danno anche un’altra chance a Muriel, che al 39’, in area, ciabatta al lato. Ma a guidare le ultime danze è la squadra di Fonseca, che al 43’ sfiora la rete di testa. Ancora Muriel - stavolta davvero impreciso - al 46’ conclude al lato, ma è Gollini che al 48’ salva il risultato su un rasoterra del neo entrato Carles Perez. Negli ultimi secondi Ibanez fa in tempo a prendere due gialli che ripristinano la parità numerica e danno l’ultimo tiro del match su punizione a Muriel, però il colombiano ha le polveri bagnate e quindi il match finisce con un pirotecnico 1-1 che sta stretto all’Atalanta; nel calcio bisogna fare gol. E stavolta i nerazzurri hanno sbagliato tanto. E la Roma? Quella di Coppa dovrà fare molto meglio se vorrà giocare alla pari contro il Manchester.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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23/04/2021 00:01
 
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Napoli, è una manita da applausi:
Lazio spazzata via



Doppietta di Insigne, a segno anche Politano, Mertens (un gioiello) e Osimhen.
I biancocelesti si svegliano pochi minuti: inutili i gol di Immobile e Milinkovic


Mimmo Malfitano

Questo Napoli terrà sulla corda tutte le dirette antagoniste per la zona Champions. Sotto i suoi colpi, è crollata pure la Lazio (5-2), nell'ultimo scontro diretto per questa stagione. Adesso, Gattuso e i suoi potranno guardare con maggiore ottimismo a quel quarto posto che è diventato una questione di vita o di morte. La notte del Maradona ha avuto più di un protagonista, tra i napoletani. Ma Lorenzo Insigne è stato ancora una volta il trascinatore della squadra. La doppietta rifilata alla Lazio dimostra quanto sia indispensabile il capitano per raggiungere certi risultati. Con lui, sono andati in gol anche Politano, Mertens e Osimhen. La Lazio s'è illusa a metà ripresa, con i gol di Immobile e Milinkovic-Savic, ma il Napoli non s'è fermato e ha completato il capolavoro realizzando anche il quinto gol. Adesso, la zona Champions è ad appena due punti, quelli che lo separano da Juventus e Atalanta.

LUIS ALBERTO GIOCA — La conferma della sua presenza arriva soltanto quando vengono ufficializzate le formazioni, un'ora prima dell'inizio della gara. Simone Inzaghi, assente per il Covid-19 e sostituito in panchina dal secondo, Farris, preferisce rischiarlo. Per il resto è la solita Lazio, mentre Rino Gattuso ci ripensa e tiene in panchina Lozano, confermando Politano sulla fascia destra. In difesa, c'è Hysaj a sinistra, con Mario Rui in panchina.

UN GIALLO — È il 4' quando Lazzari vola via in contropiede, inseguito da Hysaj che, una volta entrato in area, lo tira giù con una mano. I giocatori in campo protestano, avrebbero voluto il rigore, ma Di Bello fa segno di proseguire. Intanto, nell'area laziale Manolas è a terra, dopo essere stato contrastato in gioco pericoloso da Milinkovic-Savic. L'arbitro continua a discutere con il Var, Irrati, il quale lo invita a rivedere qualcosa al monitor. Ci si aspetta che il direttore di gara decida sul fallo di Hysaj su Lazzari, ma ritornando in campo indica il dischetto nell'area della Lazio. In pratica, punisce il primo dei due falli. Lorenzo Insigne s'incarica della battuta e spiazza Reina per l'1-0. La Lazio è furiosa e confusa. E ad approfittarne è proprio il Napoli che, con Politano, trova il 2-0.

REAZIONE LAZIO — Sotto di due gol, i biancocelesti provano ad alzare il baricentro, portandosi a ridosso della metà campo napoletana. Il palo salva Meret, al 19' sulla conclusione di Correa, mentre Luis Alberto tira a lato da buona posizione, al 23'. Il Napoli tiene, comunque. Fabian Ruiz s’interessa di dare qualità all'azione e Politano ingaggia un duello fisico con Radu. La pressione biancoceleste si allenta intorno alla mezz'ora, dopo un tiro sbilenco di Immobile che finisce a lato. La partita diventa nervosa, c'è qualche fallo di troppo che costringe Di Bello a estrarre il cartellino giallo più volte. Nell'ordine, sul suo taccuino finiscono Manolas, Milinkovic-Savic, Leiva, Fabian Ruiz e Mertens, tutti per gioco scorretto. Le interruzioni sono continue tanto che i minuti di recupero del primo tempo sono 3.

MEGLIO DI MARADONA — L'avvio della ripresa è caratterizzato dalla perla che Lorenzo Insigne regala a se stesso e al Napoli. Il cronometro segna l'ottavo minuto di gioco, quando il capitano esce dalla propria area, palla al piede, e corre veloce verso l'ex compagno Reina. Al suo fianco si sovrappone Hysaj: bello lo scambio tra i due concluso dal destro a giro dell'attaccante che realizza il secondo gol personale della serata. Una prodezza che gli consente, tra l'altro, di superare Diego Maradona nella classifica dei marcatori di tutti i tempi, in campionato, del club. L'argentino s'era fermato a quota 81, da ieri sera Lorenzo l'ha superato, sistemandosi a quota 82. Farris richiama in panchina Lucas Leiva, lento e impacciato, per fare posto a Cataldi. Gattuso urla ai suoi di non demordere, di restare concentrati. E i suoi non lo deludono, perché c'è ancora tempo per migliorare lo spettacolo. Questo Napoli è un bel vedere nel collettivo e nelle individualità. Alla perla di Insigne, infatti, va a aggiungersi quella di Dries Mertens, autore del quarto gol al 20'. Il cross basso di Zielinski viene girato in rete dal nazionale belga con un tiro a giro dal limite dell'area, sul quale Reina prova ad arrivare, ma nulla può.

IMMOBILE GOL — Nonostante il pesante svantaggio, la Lazio va alla ricerca del gol della bandiera. Che trova al 25' dopo una triangolazione tra Correa e Immobile. Il destro a giro del capitano lascia sulle gambe Meret. Passano appena quattro minuti e arriva il secondo gol. Stavolta, è Milinkovic-Savic a infilare l'incrocio dei pali su punizione. La reazione della Lazio viene controllata dal Napoli che, intanto, ha in campo Osimhen, Lozano e Rrahmani che Gattuso ha inserito al posto di Mertens, Politano e Manolas. Ma non è finita ancora, perché Acerbi sbaglia in uscita e regala a Lozano la possibilità di assistere Osimhen: il destro del nigeriano non lascia scampo a Reina.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2020/2021 32ª Giornata (13ª di Ritorno)

20/04/2021
Verona - Fiorentina 1-2
21/04/2021
Milan - Sassuolo 1-2
Bologna - Torino 1-1
Crotone - Sampdoria 0-1
enoa - Benevento 2-2
Juventus - Parma 3-1
Spezia - Inter 1-1
Udinese - Cagliari 0-1
22/04/2021
Roma - Atalanta 1-1
Napoli - Lazio 5-2

Classifica
1) Inter punti 76;
2) Milan punti 66;
3) Atalanta e Juventus punti 65;
5) Napoli punti 63;
6) Lazio(*) punti 58;
7) Roma punti 55;
8) Sassuolo punti 49;
9) Sampdoria punti 42;
10) Verona punti 41;
11) Bologna punti 38;
12) Udinese punti 36;
13) Fiorentina, Genoa e Spezia punti 33;
16) Torino(*) e Benevento punti 31;
18) Cagliari punti 28;
19) Parma punti 20;
20) Crotone punti 15.

(gazzetta.it)

(*) Lazio, Torino una partita in meno.
Lazio - Torino non disputata (il Torino non si è presentato in campo causa covid).
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Genoa, scatto salvezza con Scamacca e Shomurodov.
Spezia, serve una svolta



L'uomo mercato rossoblù entra e dopo sette minuti fa gol. La rete dell'uzbeko chiude i giochi.
Per i bianconeri di Italiano la terza di fila senza vittoria


Filippo Grimaldi

Il Genoa si allontana dalla zona calda della classifica, ritrova il successo che mancava dal 19 marzo scorso e affonda lo Spezia (2-0, reti nella ripresa di Scamacca e Shomurodov), ricacciando la squadra di Italiano in piena bagarre retrocessione. Posta in palio altissima in un derby ligure che all’andata aveva segnato il felice avvio del Balla IV sulla panchina rossoblù. Anche stavolta il tecnico del Grifone s’è imposto sulla squadra di Italiano che ha pagato innanzitutto lo scarso peso offensivo ed errori gravissimi in difesa, a cominciare dalla giornata no di Provedel. Senza lo squalificato Radovanovic, Biraschi è andato a fare il centrale, con Pandev al fianco di Destro in attacco. Italiano ha ritrovato Nzola titolare, ma continua il momento no del francoangolano.

RITMO ALTO — Primo tempo divertente, con il Genoa più propositivo degli avversari. Rossoblù pericolosi già in avvio (Terzi ammonito dopo 57” per un fallo su Pandev lanciato a rete). La squadra di Italiano prova a tenere alto il baricentro, costringendo il Genoa a un faticoso giropalla per alzarsi, ma poi Nzola e compagni combinano poco e soffrono davanti a Provedel. Proprio il portiere degli ospiti (12’) perde un pallone in fase di rinvio, regalandolo a Destro che spreca scivolando a porta vuota prima di battere a rete. Doppia papera, ma nulla di fatto. La squadra di Ballardini oscilla fra il suo classico 3-5-2 e un 4-4-2 quando l’esterno alto Goldaniga (poco propositivo, al pari Pjaca nel ruolo di mezzala) si abbassa sulla linea della difesa. Criscito è decisivo in un recupero su Gyasi. Da lì in poi è però un monologo rossoblù: Provedel mura Zappacosta su un liscio di Vignali, poi si arriva all’episodio-chiave del primo tempo.

QUANTI DUBBI — Perché al 28’ Pandev va a segno dopo un cross perfetto messo in area dalla sinistra da Zappacosta (dopo essere scappato a Vignali), ma il portiere spezzino resta a terra dopo un contatto con Destro. Manganiello prima convalida, poi richiamato dal Var Chiffi fa un check e annulla correttamente tra le proteste rossoblù. Le immagini mostrano il contatto Destro-Provedel (colpito alla testa), ma dopoché il portiere ha perso il pallone. Non è finita, perché ancora i rossoblù sfiorano il vantaggio con il solito Zappacosta (44’), su una combinazione con Badelj. Tiro-cross morbido che termina poco sopra la traversa.

SBLOCCATA — Il Genoa riparte all’attacco nella ripresa, sfruttando gli spazi per vie centrali dove Erlic e Terzi ballano. La squadra di Italiano fa tanto possesso, ma poca pressione. Le punte sono poco servite, Biraschi è a uomo su Nzola che non ha rifornimenti, ma anche i rossoblù in questa fase spingono con minore intensità. Ballardini piazza allora Scamacca al fianco di Destro (fuori Pandev), Italiano risponde con Estevez al posto di Maggiore. E qui arriva il vantaggio rossoblù, sugli sviluppi della solita discesa a sinistra di Zappacosta (Vignali, che disastro): il tiro dell’esterno viene ribattuto debolmente da Provedel, per Scamacca il piatto destro è facilissimo. Uno a zero e Spezia in affanno, perché a questo punto i rossoblù possono amministrare con efficacia la fase difensiva. Sena prova a produrre gioco, ma l’ingresso di Behrami e il sacrificio di Scamacca ne limitano l’azione. Lo Spezia sbatte contro il muro rossoblù, Italiano – una furia con i suoi - viene richiamato da Manganiello, ma gli ospiti faticano. Il tecnico ospite chiede agli esterni d’attacco di accentrarsi e il giochino funziona. Il Genoa si abbassa, ma a quattro minuti dal novantesimo Strootman conquista di forza un pallone a metà campo, lancia Shomurodov (subentrato a Destro) che supera in velocità Erlic e con un destro a giro chiude la partita.

Fonte:Gazzetta dello Sport
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Harakiri Parma, B a un passo:
super Simy rimanda la retrocessione del Crotone

Una gara molto divertente, con i calabresi subito in vantaggio con Magallan,
poi rimontati da Hernani prima dell’uno-due di Simy e Ounas.
Nella ripresa il pari con Gervinho e Mihaila, quindi il rigore decisivo trasformato dal solito Simy


Andrea Schianchi


L’orgoglio, a volte, porta a compiere imprese che prima sembravano inimmaginabili. Il Crotone conquista la sua prima vittoria in trasferta di questo campionato e lascia il Parma a leccarsi le ferite, colpevoli gli emiliani di un atteggiamento presuntuoso nel primo tempo e di una reazione scomposta e poco lucida nella ripresa. Il 4-3 a favore dei calabresi è un luna-park per chi ama vedere i gol, non proprio un esempio di equilibrio tattico applicato al calcio: troppi errori, troppe disattenzioni, troppa superficialità. D’altronde, se il Parma è penultimo e il Crotone è ultimo, un motivo ci dev’essere.

AJAX — Nel primo tempo il Crotone sembra l’Ajax di Cruijff. Passaggi precisi, movimento continuo, a tratti frenetico, interscambi di ruoli, sovrapposizioni frequenti. E il Parma ci capisce poco o nulla, anche perché non possiede la qualità fondamentale per affrontare certe situazioni, e cioè l’umiltà. Gioca con supponenza, la squadra di D’Aversa, senza alzare mai il pressing, senza rincorrere gli avversari, e difatti dopo 14 minuti va sotto: azione da calcio d’angolo, Magallan salta in mezzo all’area, i difensori emiliani sembrano pronti per il presepe anche se non è stagione, e il pallone finisce in rete. Busi, che di mestiere fa il terzino destro, non solo perde il duello aereo, ma nemmeno tenta di arginare il nemico: un atteggiamento che più molle non si può. Dopo l’uscita di Man per infortunio muscolare e l’ingresso di Gervinho, il Parma prova a scuotersi. Ma il pareggio arriva da un’azione casuale, sembra quasi tutto finito quando Cornelius scodella in mezzo e Hernani svetta di testa superando uno svagato Djidji. È il 29’, potrebbe essere l’inizio della rimonta. Potrebbe… Invece è il Crotone a impossessarsi della partita e a gestire la manovra. Al 42’ Ounas brucia in velocità Bani, crossa e Simy, tutto solo, appoggia in rete. Dierckx, dove sei? E al 46’ sempre Ounas decide di fare tutto da solo, avanza fino al limite dell’area e piazza un chirurgico sinistro sul quale Colombi non riesce a opporsi.

TAVOLO — Nella ripresa D’Aversa ribalta il tavolo. Si passa al 4-2-4, dentro Pellé ad affiancare Cornelius, con Gervinho e Mihaila larghi sulle fasce. La mossa disorienta il Crotone che nello spazio di cinque minuti si fuma il vantaggio. Prima Gervinho piazza un sinistro letale dopo un assist di testa di Cornelius (al 4’), poi Mihaila va a concludere con un bel destro un’azione che lui stesso ha iniziato (9’). L’esultanza di D’Aversa è rabbiosa, chiede ai suoi di completare la rimonta, di insistere alla ricerca del gol del vantaggio. Ma l’allenatore del Parma, evidentemente, non ha fatto i conti con la fragilità della sua difesa. Puntuale, al minuto 23, l’ennesimo errore: Reca sfugge sulla sinistra, Osorio lo affronta dentro l’area e lo stende. Rigore netto che Simy, al 24’, trasforma timbrando la sua personale doppietta. A questo punto la sfida è semplice: il Parma tenta l’assalto e il Crotone si rintana. Cosmi mischia un po’ le carte con qualche sostituzione, gli emiliani non sono lucidi e, alla fine, restano a mani vuote.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Berardi rovescia la Samp:
Sassuolo, resta vivo il sogno Europa

Un gol in acrobazia dell'attaccante nella ripresa decide la sfida del Mapei.
Per i blucerchiati solo un palo di Jankto


Jacopo Gerna


Il Sassuolo vuole proprio finire la stagione alla grande. Il successo di misura sulla Sampdoria, firmato Berardi, porta la quarta vittoria consecutiva alla squadra di De Zerbi, che in attesa di Cagliari-Roma si porta a tre punti dai giallorossi, contribuendo a tenere vivo il sogno Europa League. Vittoria meritata per il Sassuolo, che dopo un mediocre primo tempo è salito di tono.

CAMBIO INFRUTTUOSO — De Zerbi è privo della classe dello squalificato Djuricic e degli infortunati Caputo e Raspadori. La scelta iniziale del tecnico è quella di rinunciare agli strappi di Boga e di partire con la difesa a tre, in cui Marlon si affianca a Chiriches e Ferrari. Ranieri, privo di Quagliarella, Torregrossa e Ramirez, prova a mettere la qualità di Damsgaard alle spalle degli inconcludenti Gabbiadini e Keita. Il primo tempo è molto equilibrato, ma è la Samp a creare le situazioni migliori. Jankto colpisce il palo esterno e Gabbiadini sporca una conclusione non impossibile da due passi. Il Sassuolo invece, produce ben poco.

LA SVOLTA — De Zerbi nell'intervallo ripristina la difesa a quattro con l'ingresso di Boga per Marlon. Sale la velocità di manovra del Sassuolo, mentre la Samp si abbassa sempre di più e non riparte mai. Yoshida risolve una situazione complessa, Boga come spesso gli accade promette molto ma conclude poco, anche se le sue accelerazioni mettono in difficoltà la fase difensiva di Ranieri. E allora non stupisce che la partita sia sbloccata da Berardi, che dopo un cross di Locatelli e un tocco di Colley segna con una pregevole rovesciata da due passi. La capacità di reazione della Samp è pari a zero e il Sassuolo, in maniera abbastanza inedita, controlla senza problemi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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