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Campionato di Calcio Serie A 2020 - 2021. Tutte le partite - Calendario - Commenti.

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Il Sassuolo scappa con Traore,
un rigore di Vlahovic salva la Fiorentina

Nel finale la squadra di Prandelli sfiora il successo
con un gran tiro di Ribery che Consigli devia sulla traversa.
Dopo un mese si sono rivisti, nella ripresa, Caputo e Defrel


Giovanni Sardelli


Partita intensa, tosta, a tratti anche divertente: e pareggio giusto. Ai viola non basta un super Ribery per trovare la prima vittoria in campionato sotto la gestione Prandelli. Il Sassuolo ci ha provato maggiormente sul piano del gioco, senza però trovare lo spunto vincente negli ultimi metri. Anzi, l’occasione da tre punti l’ha avuta proprio la Fiorentina con Ribery, fermato dalla traversa.

SCELTE — Prandelli, conscio del momento difficile, inserisce un difensore in più, Venuti, al posto di Callejon: schierando un 5-3-2 con l’attacco affidato a Ribery e Vlahovic. De Zerbi recupera Caputo (che va in panchina) schierando Raspadori davanti con Berardi, Traore e Boga a supporto. I tifosi viola le provano davvero tutte per star vicino alla squadra in difficoltà, compreso i fuochi d’artificio fuori dalla Curva Fiesole.

BOTTA E RISPOSTA — La Viola parte forte e dopo cinque minuti Ribery è bravissimo a servire Biraghi che sbaglia in modo clamoroso l’appoggio del vantaggio mettendo fuori con il destro. E così al primo affondo passa il Sassuolo. Berardi taglia perfettamente per Traore che sfrutta l’errore di Milenkovic per battere Dragowski. La squadra di De Zerbi aumenta la pressione, Boga sguscia spesso e bene sulla sinistra, Rogerio ci prova da fuori impegnando Dragowski. Al contrario delle ultime uscite però, la Fiorentina non si scompone. Anzi. Al 32esimo Ribery, decisamente ispirato, viene colpito in area di rigore da Locatelli (i viola chiedono il secondo giallo, senza successo). Rigore che Vlahovic trasforma spiazzando Consigli ed impattando l’incontro.

RIPRESA — Pronti via e Venuti su assist di Vlahovic calcia altissimo liberato sulla destra. Il Sassuolo replica con un tiro dal limite Obiang che tocca la parte superiore della traversa. Al 60’ Ribery appoggia per Castrovilli che spara di prima, Consigli prosegue il proprio grande momento respingendo. Partita intensa ed equilibrata che non trova un padrone. De Zerbi si gioca le carte Caputo e Defrel, entrambi al rientro, Prandelli risponde con Kouame, Pulgar ed Igor. Sul piano del gioco ci guadagna il Sassuolo che negli ultimi venti minuti prova a schiacciare la Fiorentina nella propria metà campo: ma l’occasione clamorosa capita proprio ai viola. Ribery mostra le sue immense qualità nel dribbling e calcia forte, colpendo una clamorosa traversa dopo un tocco prodigioso di Consigli. La Fiorentina muove la classifica che resta comunque delicatissima. Buon punto anche per il Sassuolo, ben radicato in zona europea.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Milan non muore mai e resta primo.
Calabria e Kalulu rispondono a Destro

I rossoneri rischiano l'harakiri, ma confermano la loro imbattibilità in Serie A e
mantengono la vetta della classifica con un punto di vantaggio sull'Inter


Filippo Grimaldi


Il mondo rovesciato, da quell'8 marzo, quando il Genoa vinse a San Siro contro il Milan di Pioli, caduto quel giorno per l'ultima volta, e che stasera ha accarezzato a lungo il sogno di ripetere quell'impresa, prima che Kalulu firmasse il 2-2 finale a 7 minuti dalla fine. Un pari che permette alla squadra di Pioli di rimanere in vetta alla classifica, con un punto sull'Inter. Ma che fatica, con il Diavolo trafitto prima dalla doppietta di Destro (dopo il provvisorio pari di Calabria), ma con l’attenuante delle molte (troppe) assenze (anche Theo Hernandez k.o. in extremis). Pioli, però, non può essere contento: troppo rinunciatari nelle fasi centrali di gioco i suoi, prima dell'arrembante finale. Insomma, se è vero che dopo il lockdown è nato il Diavolo imbattibile in campionato, stasera s'è visto a lungo un Diavolo senza furore. Da quel giorno, si diceva, è stata una cavalcata senza fine, mentre il Genoa è caduto a precipizio. Stavolta Maran, reduce dalla peggior serie negativa dopo undici giornate per il Grifone nell'era dei tre punti (solo 6 quelli raccolti, come nel 2017-18), può rifiatare.

SCELTE — Il tecnico rossoblù punta su Pjaca esterno sinistro, dietro alla coppia Shomurodov-Destro. Pioli (non per scelta, invece) si affida a un Milan giovanissimo, visto che in difesa a sorpresa c'è Dalot a sinistra (Theo Hernandez, affaticato, è precauzionalmente in panchina), con il portoghese alla prima da titolare in campionato, e Tonali in regia. Se si aggiungono pure gli stop di Ibra, Kjaer e Bennacer, l'asse portante del gioco milanista, si capisce come l’esame del Ferraris sia importante.

BOTTA E RISPOSTA — E non è un caso che, sino all'intervallo, il Milan produca poco in avanti, permettendo al Grifone un controllo agevole della gara. Da segnalare solo due affondi di Rebic e Leao murati da Bani, un’occasione per Shomurodov (bravo Kalulu) e una punizione di Calhanoglu (22') bloccata da Perin, prima del diagonale velenoso di Destro (37') che per un soffio manca il gol dopo una disattenzione dei due centrali rossoneri. Certo, in attacco il Milan (soprattutto Leao) fa poco, troppo poco. E proprio Destro al 2' della ripresa porta in vantaggio i rossoblù: cross di Goldaniga dalla destra, Donnarumma è super su Shomurodov, ma sulla ribattuta Destro non sbaglia. Vantaggio breve ed illusorio, perché al 7' Calabria, dal limite dell'area, piazza un diagonale che sorprende Perin. Uno a uno e Milan più vivo. Pioli sostituisce Rebic e Castillejo con Saelemaekers e Hauge esterni, ma la gara resta in equilibrio. Maran piazza Czyborra basso a sinistra (fuori Pellegrini) e al 15' il Grifone raddoppia, ancora approfittando di un buco a sinistra, dove Dalot non chiude e il cross di Ghiglione è un tesoro per Destro, che anticipa Kalulu e mette in gol, schiacciando il pallone a terra e beffando Donnarumma. Qui alla squadra di Pioli manca la forza di reagire con veemenza a un 2-1 che è devastante sul piano mentale. Il piano tattico del Genoa, che non lascia varchi, fa il resto e non dà ossigeno alle ripartenze rossonere, pericolosi solo al 33' con un diagonale di Hauge dalla sinistra. Ma, quando tutto sembra andare verso la prima sconfitta stagionale in campionato, arriva la zampata di Kalulu: al 38' il giovane difensore è bravo a deviare in porta la sponda di Romagnoli da corner. Finale-thrilling, con il Milan alla ricerca vana della vittoria, ma con Scamacca - subentrato a Destro - a un passo dal clamoroso tre a due.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lukaku segna su rigore, Handa para tutto:
l'Inter batte il Napoli e si porta a -1 dalla vetta



I nerazzurri soffrono ma superano gli azzurri, che prima
perdono Mertens per infortunio e poi Insigne per un'espulsione.
Il Milan in testa alla classifica adesso è a un punto


Giuseppe Nigro

Il fiato sul collo dei cugini. Con un rigore di Romelu Lukaku a 17 minuti dalla fine l’Inter batte 1-0 il Napoli nel big match della 12esima giornata e si porta a -1 dal Milan primo in classifica, infilando la quinta vittoria consecutiva in campionato: è la striscia più lunga da un anno a questa parte. Si decide così una partita a lungo equilibrata in cui i due migliori attacchi del campionato si sono annullati fino agli ultimi 20 minuti. Per battere la miglior difesa della serie A, considerando la media reti subite, Conte ha bisogno dell’episodio con cui Darmian conquista il rigore e sui cui sviluppi Gattuso resta in dieci per l'espulsione di Insigne: eppure da qui in poi si vede il miglior Napoli, che meriterebbe il pareggio eppure vede interrompere a tre la serie vincente. I partenopei avevano vinto tutte e 4 le trasferte giocate fin qui (k.o. solo con la Juventus a tavolino) e non perdevano dal 22 novembre col Milan: l’Inter li ha battuti perché, dopo aver subito 10 gol in 5 gare casalinghe, per la prima volta in campionato è uscita da San Siro senza subire gol.

LAMPI NEL PALLEGGIO — Con Demme preferito a Fabian Ruiz e Lozano a destra al posto di Politano, Gattuso prova a sparigliare le carte con Mario Rui Molto alto a sinistra, spesso anche più di Insigne che parte da dietro, costringendo Skriniar a vedere doppio e Darmian a restare schiacciato. Perso al 13’ Mertens per un infortunio alla caviglia sinistra (al suo posto Petagna), l’unica occasione del primo tempo del Napoli è un tiro da fuori di Zielinski poco dopo la mezzora sugli sviluppi di un contropiede nato da un rilancio di Ospina. È uno dei pochi lampi in una partita di palleggio insistito del Napoli a cui l’Inter non riesce ad aggiungere ritmo. Le cose migliori per i nerazzurri nascono dai piedi di Barella: al 17’ intercetta un’uscita sbagliata di Koulibaly per pescare di prima in area Lautaro, che si gira e non trova la porta di un soffio, a lato del palo destro; al 37’ crossa in area per l’inserimento di Gagliardini, che però di testa va debole.

RIGORE E CARTELLINO — Koulibaly e Manolas da una parte schermano Lukaku e Lautaro, dall’altra le due linee schiacciate dell’Inter tolgono aria all’attacco di Gattuso. Sfugge per un attimo Lozano al 63’ ma è in fuorigioco e soprattutto al 69’ Insigne pescato da Zielinski per un tacco che sarebbe stato un gol da annali ma finisce addosso ad Handanovic chiamato al pronto riflesso. Quando il Napoli sembra più pericoloso, arriva la spallata: al 70’ su rimpallo di un tiro di Sensi (appena subentrato a Brozovic infortunato) Darmian sul filo del fuorigioco si fionda verso la porta e Ospina gli prende il piede. È la cesura della partita: il Napoli resta in dieci perché Insigne viene espulso per un insulto sentito dall’arbitro Massa, Lukaku rasoterra dal dischetto insacca a sinistra spiazzando Ospina per l’1-0.

L’ASSALTO AZZURRO — In inferiorità numerica, l’ultimo quarto d’ora è il momento migliore del Napoli che fa di tutto per meritarsi il pareggio. contro l’Inter schiacciata in un 5-4-1 con Hakimi entrato al posto di Lautaro al al 77’, ecco le occasioni ospiti: all’80’ c’è bisogno di una gran parata di Handanovic su Politano pescato su un cross dalla destra di Lozano, al 90’ è di Lorenzo solo davanti al capitano nerazzurro a farsi oscurare la porta, al 92’ è il palo a negare la gioia a Petagna bravo a girarsi in area. Per il Napoli è la quarta sconfitta stagionale, la terza sul campo. L’Inter adesso è a un punto dal Milan.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Parma, ennesimo pareggio: contro un Cagliari spuntato finisce 0-0



Nel giorno del 107° compleanno la squadra di Liverani fermata sullo 0-0


Francesco Velluzzi

Un punto a testa di mercoledì fa bene. Parma e Cagliari fanno 0-0, muovono la classifica, stanno lontane dai pericoli. Ma la squadra di Fabio Liverani, al quarto pareggio di fila al Tardini, in casa non vince dal 4 di ottobre (Verona), mentre quella d Eusebio Di Francesco il successo lo ha quasi dimenticato. L’ultimo hurrà è datato 7 novembre in casa contro la Sampdoria. Con Nahitan Nandez mattatore. Ieri l’ex Boca è tornato a pieno regime, ma non è bastato per condurre i suoi all’acuto che legittimerebbe ambizioni di classifica diverse. Il Parma, che deve salvarsi, invece il successo lo ha cercato con più insistenza anche perché le punte cagliaritane ieri hanno preso un po’ di riposo... Liverani ha dovuto spendere due cambi nei primi 27 minuti — fuori SCozzarella e Pezzella —e questo condiziona. Si è affidato a Gervinho sul quale il Di Fra ha provato a montare una guardia spietata sacrificando la spinta propulsiva di Zappa. Ma è mancato il guizzo delle punte e Cragno si è dovuto superare solo su una sventola di Inglese. Qui sabato arriva la Juve, sarà un’altra musica, mentre il Cagliari dovrà guardarsi dalla praticità dell’Udinese.

PRIMO TEMPO — Le sorprese le regala soprattutto Di Francesco che in attacco a sorpresa regala la prima maglia (gialla) da titolare in campionato ad Alberto Cerri, proprio nel giardino di casa sua (è di San Secondo a 22 km da qui) preferendolo a Simeone e Pavoletti. Cambio anche in regia dove il romeno Marin rifiata e c’è la prima occasione per Oliva che finora aveva visto il campo solo 32 minuti. Liverani fa riposare Hernani e fa guidare la squadra a Scozzarella che, però, dopo 18’ si deve arrendere per infortunio. Non gli resta che giocare la carta Sohm, il tecnico del Parma vuole preservare Hernani, eroe col Milan, per la Juve. Il problema è che dopo 27’ cede anche Pezzella e al tecnico degli emiliani rimane un solo slot per i cambi. Così a sinistra come terzino tocca a Gagliolo, come col Milan. Bel calcio se ne vede poco. Qualche accelerata di Nandez, il più attivo, avanti e dietro, qualche fiammata in più di Gervinho che fa ammonire Oliva dopo 25 minuti e al 32’ mette una gran palla al centro: Kurtic arriva bene nel cuore della difesa del Cagliari, ma calcia fuori. Resta l’unica vera occasione di un primo tempo da sei politico, ma con pochissime emozioni e una leggera vittoria ai punti per il Parma, sicuramente più dinamico del Cagliari che ad Albertone Cerri non fa vedere una palla.

SECONDO TEMPO — La prima mossa è ancora di Di Francesco che lascia negli spogliatoi Cerri e inserisce Simeone. Il Cholito ha voglia e al primo pallone calcia in porta senza preoccupare Sepe. Il Cagliari parte bene, buona combinazione del solito Nandez con Joao, che colpisce di testa. Usandola ancora su una palla di Sottil. Ma è il Parma, con Gervinho, sempre lui, a seminare il panico. Su due sue serpentine Inglese arriva in posizione difficile, ma da posizione centrale calcia bene e trova un grande Cragno. E’ sempre lui il salva Cagliari, che al 25’ deve far uscire per infortunio per la prima volta in questo campionato Walukiewicz. Debutta Ceppitelli. Mentre Liverani fa il triplo cambio finale: fuori Inglese, Karamoh e Gervinho, quindi tuto il fronte d’attacco e dentro Cornelius, Brunetta e pure Hernani per dare solidità in mezzo. Forze fresche per l’ultimo assalto. Che produce solo una ghiottissima occasione per Brunetti che da ottima posizione calcia malissimo. Lui sì che ha avuto il pallone della vittoria e della sua gloria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lo Spezia vola con Nzola, rimontona
Bologna ma Barrow spreca il colpo del k.o.

Doppio vantaggio dei liguri, poi Dominguez la riapre.
Nel finale il gambiano prima segna un gran gol e poi si fa
ipnotizzare dal dischetto all'ultimo secondo da Provedel


Matteo Nava


Un finale a dir poco incredibile consegna al campionato un frizzante 2-2 nella sfida salvezza tra Spezia e Bologna, che si dividono i punti in palio in un match imprevedibile. Protagonisti Nzola da una parte e Barrow dall’altra, al centro di una sfida personale con Provedel che si risolve con lo stesso equilibrio del risultato finale: una perla clamorosa del gambiano nei minuti di recupero, seguita però dal rigore parato dal portiere proprio a danni del numero 99 rossoblù. Doppietta invece per la punta francese di Italiano, a quota 6 gol in campionato: solo la rimonta emiliana impedisce ai liguri di trovare la vittoria interna.

LA GARA — La prima storica partita di Serie A al Picco è una sfida tra due squadre reduci da brutte sconfitte, da dimenticare al più presto con punti lenitivi per la classifica. Così il Bologna di Sinisa Mihajlovic affronta la trasferta nuovamente in emergenza: Da Costa in porta al posto di Skorupski, Paz (alla prima da titolare) per rimpiazzare Mbaye e il 20enne Vignato sulla trequarti, più l’assenza di Hickey a sinistra. Lo Spezia di Italiano ritrova invece Nzola - assente a Crotone per lutto -, ma opera un parziale turnover: in panchina Farias, Pobega, Bastoni e Ricci, dal 1’ per la seconda volta in campionato il classe 2002 Agoumé, di proprietà dell’Inter.

PRONTI VIA — La prima occasione è rossoblù e proprio di Vignato, che sfrutta le sue doti da slalomista rapido tra le maglie bianconere ma conclude centrale per Provedel. È invece molto più efficace al 19’ la prima azione dei padroni di casa, agevolata dall’immobilismo selettivo della difesa bolognese: infilata centrale di Maggiore, Gyasi si trova davanti a Da Costa fianco a fianco con Nzola, che viene servito rasoterra lateralmente per uno di quei tap-in impossibili da evitare anche nei videogiochi. Gli ospiti provano subito a imitare gli avversari ma, sull’invito di Palacio, Barrow è costretto ad allargarsi perché ben marcato e incrocia troppo spedendo la palla a lato. Al 35' ci riprova lo Spezia: un cross di Marchizza dalla sinistra è un cioccolatino per Estevez in arrivo dalla destra, ma la disattenta difesa del Bologna viene graziata, con la conclusione al volo che rimbalza e si alza oltre la traversa. Al 39’ Provedel "prova" però a bilanciare le disattenzioni emiliane con un passaggio "svirgolato", ma Agoumé risolve la criticità strappando la palla a Soriano al limite dell’area, per il sollievo di Italiano.

LE PERLE — La furia del primo pallone del secondo tempo segue i ritmi frenetici di Agudelo, che sfugge sulla destra e cerca sùbito il raddoppio a una manciata di secondi dal ritorno in campo, ma Da Costa si supera e il tiro si stampa sul palo. Questa azione è solo l’avvertimento di ciò che accadrà al 63’, quando il break di Estevez offre proprio ad Agudelo una seconda chance: il rasoterra a incrociare supera Da Costa e Nzola si avventa sulla palla per la doppietta personale. Un bis che rischia immediatamente di diventare un tris, ma questa volta il portiere del Bologna copre bene in uscita bassa sulla fuga del francese. Sul ribaltamento di fronte arriva però l’episodio che inverte l’indole del match, con il primo gol in Italia di Dominguez sugli sviluppi di corner, al 72’. Nel finale di gara Nzola prova a impersonare anche il ruolo di assistman per chiudere la gara, ma sul suo cross basso Gyasi non riesce a impattare in spaccata per il colpo del k.o. Gol mancato, gol subito, con Barrow che pareggia al 92’ con un tiro da casa sua che coglie impreparato Provedel, ingenuamente fuori dai pali. La rimonta sembra essere completa addirittura al quinto minuto di recupero, con Soriano che anticipa Pobega e si guadagna un preziosissimo rigore. Dal dischetto Provedel si riscatta alla grande su Barrow, parando sia il penalty che il suo colpo di testa sulla ribattuta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Sampdoria torna a vincere:
eurogol di Ekdal e Verre, k.o. il Verona di Juric

Senza Quagliarella, Candreva e Gabbiadini i blucerchiati interrompono un digiuno di quasi due mesi:
lo svedese confeziona un gioiello, l’ex segna e non esulta.
Zaccagni accorcia dal dischetto, espulso Barak nel recupero


Francesco Pietrella


Quagliarella, negli anni, ci ha abituato a reti di un certo tipo: destri al volo, tacchi volanti, sforbiciate. Stavolta no, perché il bomber si riposa un turno e a segnare bei gol ci pensano i compagni, Ekdal e Verre. Senza Candreva, Gabbiadini e capitan Fabio, la Samp si sbarazza del Verona - miglior difesa del campionato fino a oggi - e vince 1-2 al Bentegodi dopo quasi due mesi senza successi (l’ultimo a Bergamo contro l’Atalanta, 1-3). Apre Ekdal con un destro dai 25 metri, chiude Verre con un contropiede magistrale. Il rigore di Zaccagni riapre la gara al 70esimo, ma alla fine vince la Samp. Ranieri sale a 14 punti dopo due sconfitte di fila.

SUPER EKDAL — Il primo tempo è un botta e risposta di affondi e schermaglie, si inizia al minuto 23. Jankto batte il corner, La Gumina stacca più in alto di tutti ma Silvestri respinge con un gesto d’istinto. Porta chiusa. Audero, 10’ più tardi, fa lo stesso per la Samp immolandosi su Barak: il fantasista si fa largo tra le maglie blucerchiate come un running back in Nfl, vincendo un paio di rimpalli senza perdere il pallone. Niente touchdown però, il suo sinistro viene murato dall’ex Venezia e il risultato resta sullo 0-0. Affondo sprecato, ma la stoccata decisiva la trova lo svedese Ekdal, che si sostituisce a Quagliarella come risolutore dai gol belli e punge il Verona un destro imprendibile dai 25 metri (a 5’ dalla fine del primo tempo). Secondo gol stagionale dopo quello contro il Milan. L’ex Cagliari raccoglie una respinta un po’ così di Dawidowicz e buca Silvestri all’angolino. Il primo tempo si chiude così, dopo che Juric aveva appena sostituito l’infortunato Ceccherini con Lovato.

VERRE NON ESULTA — La ripresa è un copione di affondi più o meno pericolosi, ma le stoccate da tabellino sono due. Il Verona inizia all’attacco, ma si scopre così tanto che la Samp ha una prateria per fare male, e infatti ci riesce: minuto 54’, Alex Ferrari intercetta un pallone in difesa e lancia Verre in campo aperto. Il fantasista controlla, si accentra e calcia forte con il sinistro. Il gol arriva (è il secondo il campionato), lui non esulta: l’anno scorso ha giocato in prestito a Verona segnando 3 reti, questione di riconoscenza. Finita? Macché, l’Hellas non molla e riapre il match con il terzo gol in campionato di Zaccagni. Damsgaard travolge Ruegg, l’ex Cittadella va sul dischetto e spiazza Audero a 20’ dalla fine. Il resto è copione. L’Hellas ci prova, la Samp resiste e tiene il fortino blindato, anche grazie alla buona prova del tandem centrale Tonelli-Colley, unita al buon lavoro di regia di Adrien Silva. In difesa e in mezzo non si passa. L’ultimo brivido lo regala il Verona al 90esimo, espulso Barak per un pestone su La Gumina. Sogni europei rimandati per Juric. Ranieri, invece, ringrazia Ekdal e Verre. Stavolta ci hanno pensato loro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Abisso disastroso, Toro in 10 per 75’:
la Roma vince 3-1 ed è terza con la Juve

Granata in inferiorità numerica dopo 14' per l'espulsione di Singo, Mkhitaryan segna un gran gol.
Centri anche per Veretout su rigore, Pellegrini e Belotti


Massimo Cecchini


Sono i lupi a sbranare un Toro malato. E il banchetto consente alla Roma di agganciare la Juve al terzo posto in classifica, portandosi a 4 punti dal Milan capolista. Tutto questo con merito, ma anche smentendo facilmente il paradosso di Liedholm, che certificava come in dieci si giochi meglio che in undici. Ai granata non accade, visto che l’arbitro Abisso incappa in una pessima serata, che comincia con un frettoloso secondo giallo a Singo al minuto 14 del primo tempo, squilibrando una partita che la squadra di Giampaolo aveva cominciato bene, dando vento a quella rivoluzione anticipata in settimana. Invece finisce con un 3-1, santificato dalle reti di Mkhitaryan, Veretout su rigore, Pellegrini e Belotti. E se il penalty - fallo di Bremer su Dzeko - è netto, il Torino ha da lamentarsi per la prima rete, visto che nasce da un fallo non visto di Mancini sullo stesso Belotti a limiti dell’area giallorossa. Morale: il direttore di gara, involontariamente, infierisce su un gruppo peraltro pieno di problemi, a partire dalla difesa che, con 30 gol al passivo, è la peggiore in campionato. Inutile sottolineare, perciò, che la posizione di Giampaolo resta delicata, visto che l’ultima squadra a salvarsi dopo tante reti in 12 gare è stata solo la Pro Patria nel 1950-51.

RIVOLUZIONE GRANATA — Come ci si attendeva, se Fonseca risparmia Pedro in vista del match di domenica con l’Atalanta e conferma Pellegrini sulla trequarti, confermando il suo ormai classico 3-4-2-1, l’allenatore granata cambia mezza squadra rispetto ai titolari dell’ultimo match contro l’Udinese, schierando una squadra con una età media di 24 anni e 87 giorni, la più giovane dal 2006-07. Cinque le novità da via: dal portiere Milinkovic-Savic (fratello del giocatore della Lazio) a Bremer, da Gojak a Lukic fino a Buongiorno, 21 anni, che in granata ha solo una presenza stagionale in Coppa Italia e un’altra nel 2017-18. L’avvio sembra dargli ragione, visto che la squadra manovra bene e si rende anche pericolosa al 6’ con Belotti, fermato all’ultimo istante da Smalling. I giallorossi, però, trovano spazio sulla sinistra con Spinazzola, che all’11’ avvia una buona iniziativa utile a trovare Bruno Peres solo davanti al portiere, ma il brasiliano ciabatta fuori di sinistro. Il Torino si scuote e, grazie un colpo di testa di Belotti trovato da un cross di Vojvoda, impegna Lopez. Insomma, match apparentemente aperto, fino all’espulsione di Singo, come dicevamo, al minuto 14. E se la prima ammonizione su Mkhitaryan era netta, la seconda su Spinazzola appare affrettata. La gara a questo punto cambia. Entra Ansaldi per Gojak, ma lo sfortunato argentino si arrende quasi subito e intanto i granata arretrano pericolosamente il baricentro, facendosi vivi solo al 22’ con una punizione di Belotti parata da Lopez. Ma al 27’ arriva il vantaggio della Roma, segnato da Mkhitaryan con un palo-gol giunto dopo che Milinkovic-Savic aveva respinto un tiro di Mancini. L’azione, però, è viziata da un fallo di Mancini nel recupero palla su Belotti al limite dell’area. Insomma, Abisso in confusione e a quel punto i granata sbandano. Spinazzola sfiora il gol al 36’ con un gran tiro e al 43’ un rischioso retropassaggio di Belotti innesca Dzeko, atterrato da Bremer: è penalty che Veretout realizza.

TURNOVER — Nella ripresa i ritmi calano e una girandola di sostituzioni da parte di entrambi gli allenatori lascerebbe capire che sia Roma che il Torino pensino ai prossimi impegni rispettivamente contro Atalanta e Bologna, per motivi diversi assai importanti. Invece la partita resta viva, anche se saldamente nelle mani dei giallorossi, che sfiorano la terza rete con Mkhitaryan, stoppato da Milinkovic in uscita. I granata, però, non mollano e al 19’ Edera, entrato per Ansaldi, colpisce una gran traversa con un bel tiro da fuori. Sembrerebbe una primavera, ma al 23’ Pellegrini, concludendo un’azione alla spagnola tra Pedro e Mayoral, sigla il tris con un gran sinistro. Sembra la resa del Toro, ma Giampaolo passa alla difesa a quattro, alza il baricentro e va in gol al 28’. Un tiro di Belotti non viene bloccato da Lopez e nella mischia successiva, in cui Ibanez pasticcia, il centravanti riesce a segnare. I granata incredibilmente provano a crederci e così al 33’ Bonazzoli sfiora la rete con una gran conclusione dal limite; stessa cosa al 39’ tocca a Bremer, che di testa non va lontano dal palo. Ma non è serata di miracoli per i granata. Anzi, al 48’ è Bremer a salvare su Mayoral solo davanti a Milinkovic. Finisce così, quindi, con una Roma sempre più lanciata verso l’alta classifica e con un Torino (alla sconfitta numero 20 in questo anno solare 2020) che stavolta può giustamente recriminare su un arbitraggio troppo malinconico per essere vero. Ma niente alibi:c’è da invertire la rotta, e non può essere Abisso il paravento della crisi.

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SERIE A 2020/2021 12ª Giornata (12ª di Andata)

15/12/2020
Udinese - Crotone 0-0
Benevento - Lazio 1-1
16/12/2020
Juventus - Atalanta 1-1
Fiorentina - Sassuolo 1-1
Genoa - Milan 2-2
Inter - Napoli 1-0
Parma - Cagliari 0-0
Spezia - Bologna 2-2
Verona - Sampdoria 1-2
17/12/2020
Roma - Torino 3-1

Classifica
1) Milan punti 28;
2) Inter punti 27;
3) Juventus e Roma punti 24;
5) Napoli(-1) e Sassuolo punti 23;
7) Verona punti 19;
8) Atalanta(*) e Lazio punti 18;
10) Udinese(*) e Sampdoria punti 14;
12) Cagliari e Bologna punti 13;
14) Parma e Benevento punti 12;
16) Spezia punti 11;
17) Fiorentina punti 10;
18) Genoa punti 7;
20) Torino e Crotone punti 6.

(gazzetta.it)

(-1) Penalità al Napoli e vittoria a tavolino (3-0) alla Juventus per il match Juventus - Napoli non disputato dai partenopei,
salvo altre decisioni dopo il rigetto in appello del ricorso del Napoli.
(*) Atalanta e Udinese una partita in meno.
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Fiorentina-Verona, un pareggio di rigore: a Veloso risponde Vlahovic



Proteste dei viola sul primo penalty (confermato da Forneau dopo il Var), risponde il serbo ancora dal dischetto


Giovanni Sardelli

Fiorentina e Verona pareggiano, a vincere è la tensione. Del resto la classifica viola non lascia spazio ad altri errori mentre il vigore in campo la squadra di Juric lo mette in ogni singola partita. Ne viene fuori una gara intensa, nervosa, con pochissimi spunti e molti errori. E il pareggio finale ne è la logica conseguenza. Le scelte non presentano grandi novità con Prandelli che prosegue con i cinque dietro e un attacco sulle spalle di Vlahovic supportato da Ribery e Bonaventura. Tante assenze nel Verona soprattutto davanti e tridente leggero con Lazovic, Zaccagni e Salcedo.

RIGORINI — Pronti via e Forneau fischia un rigore per il Verona decisamente contestato dai viola per il contatto Barreca-Salcedo. Richiamato al Var da Giacomelli, il direttore di gara non cambia comunque idea dopo cinque minuti di stop. Rigore calciato perfettamente da Veloso e vantaggio ospite. Al 19' anche la Viola ha l’occasione di calciare dagli undici metri per un contatto tra Gunter e Vlahovic. Stavolta è la squadra di Juric a protestare, mentre è lo stesso Vlahovic a pareggiare. La partita è intensa e nervosa, con Bonaventura, Di Marco e Ceccherini ammoniti subito per interventi piuttosto duri. Di spettacolo, invece se ne vede pochissimo. Di occasioni da gol ancora meno.

PARI INEVITABILE — Nella ripresa Juric davanti inserisce Colley per Salcedo, dopo poco Prandelli risponde mettendo Lirola, Biraghi e Callejon. La partita resta estremamente bloccata e il gioco interrotto di continuo. Del resto i punti pesano e la tensione vince sulla qualità tecnica. Al 21’ la prima vera occasione della partita capita sul piede di Lazovic che si fa respingere il tocco da Dragowski in uscita. Negli ultimi minuti la Fiorentina prova ad alzare il baricentro anche se le difficoltà offensive restano enormi. La prima vera occasione capita sulla testa di Milenkovic dopo la sponda di Pezzella all’82’, palla fuori di poco. Non succede altro e anche i cambi non incidono sul finale. La Fiorentina continua a faticare tremendamente, soprattutto nel creare in attacco, con 3 reti segnate nelle ultime 8 partite, due delle quali su rigore. Il Verona dopo il passo falso contro la Samp reagisce immediatamente. Un punto che, classifica alla mano, soddisfa solo gli ospiti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Samp, tris al Crotone e seconda vittoria di fila: Quagliarella entra e segna

La squadra di Ranieri è cinica: l’attaccante campano in rete,
la 90ª in blucerchiato, 4’ dopo il suo ingresso in campo


Filippo Grimaldi


E adesso, caro Ranieri, non sarebbe l’ora di alzare l’asticella blucerchiata? Difficile che il tecnico accetti di guardare oltre la quota-salvezza, ma la Samp ha ripreso a viaggiare forte. Il 3-1 di stasera a un buon Crotone lo certifica. Volevano dimostrare, i blucerchiati, che la rinascita di Verona non fosse stata un caso, e ci sono riusciti, allungando in classifica contro un avversario al quale va dato merito di essere comunque sempre rimasto in partita. Stroppa ha puntato ancora una volta su una squadra di grande sostanza, e sino al gol iniziale di Damsgaard in effetti era riuscito a rompere il gioco della squadra di Ranieri, trovando una piccola crepa nella mediana per vie centrali, dove talvolta Silva soffriva le sterzate di Eduardo, aprendo la strada per le ripartenze ospiti. Ranieri, che ha puntato sulla stessa squadra vittoriosa mercoledì a Verona, dunque con Quagliarella ancora in panchina, ha superato anche l’imprevisto del k.o. di Ferrari in avvio (sospetto stiramento), sostituito dal tuttocampista Thorsby. Gara complicata, si diceva, in avvio, finché poi il maestro Ranieri l’ha messa in discesa con l’intuizione giusta, invertendo i due esterni di centrocampo, Jankto e Damsgaard. Proprio quest’ultimo, appena spostato a destra, ha firmato il suo secondo gol in campionato (26’), sfruttando una grande ripartenza della Samp: pallone recuperato da Verre e dalla sinistra perfetto assist di Jankto per il compagno. Vano il tentativo di recupero di Reca. Dieci minuti, il bis di Jankto, favorito da un tiro sporco di La Gumina che diventa il più incredibile degli assist. La squadra di Stroppa accusa il colpo ma poco prima dell’intervallo, dopo un rigore reclamato dagli ospiti per un contatto Colley-Messias, Reza si conquista il tiro dagli undici metri dopo un evitabile intervento di Thorsby. Simy non sbaglia e le squadre vanno al riposo per 2-1.

CHE VELOCITÀ — Ritmi altissimi anche nella ripresa, anche se la Samp nel primo quarto d’ora non corre rischi. L’attacco blucerchiato, però, fatica e allora Ranieri cambia Verre e La Gumina con Ramirez e Quagliarella, ma la doppia linea blucerchiata non concede spazi agli ospiti. E proprio il restyling dell’attacco regala ai padroni di casa il terzo gol. Su calcio d’angolo (20’), Ekdal è più lesto di Reca, spizza il pallone per Quagliarella che di testa sul secondo palo mette in rete. Il 3-1 dà alla squadra di Ranieri quella solidità anche sul piano mentale che le permette di non soffrire più sino alla fine. Stroppa prova ad affiancare Riviere a Simy, arretrando Messias come mezzala, ma la mossa non dà esito, anche se il Crotone (31’) ha una doppia occasione con Riviere, ma senza fortuna. Al 46’ va ancora a segno la Samp con Quagliarella, ma Manganiello annulla dopo consulto-Var per il fuorigioco di Candreva. Già, entra anche lui, a suggellare la pace definitiva con Ranieri.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Juve si gode un Moraldo da urlo:
poker a Parma e Milan a un punto

Domina la squadra di Pirlo, a segno con l'ex Kulusevski, Ronaldo (due volte) e Morata.
Bianconeri secondi a un punto dai rossoneri in attesa delle partite domenicali


Valerio Clari


Arriva da Parma la chiamata alle milanesi: la Juve manda quattro forti segnali alla concorrenza. Tre gol del Moraldo, apertura di Kulusevski, dominio per 90’ alla vecchia maniera, di chi in patria è abituato a vincere da nove anni, ma con un gioco convincente e un atteggiamento ricercato sin dai primi giorni da Andrea Pirlo. Forse il Parma collabora, sicuramente viene neutralizzato e a tratti “bullizzato” dai bianconeri, che mettono il campo in discesa (per semi-citare Conte) sin dalla prima mezz’ora e poi non tolgono il piede dall’acceleratore, fino al 4-0 finale. Quei segnali di crescita visti contro l’Atalanta, ma oscurati dal risultato, contro il Parma invece si trasformano in numeri. Pirlo per 75’ fa riposare Cuadrado, centrale in questa prima parte di stagione e per 80’ Chiesa, decisivo nell’ultima: amplia la rosa dei “titolari” convincenti, vede crescere gara dopo gara Bentancur (numero impressionante di recuperi e chiusure) e si gode la maturità e qualità di McKennie. Il Moraldo fa il Moraldo, Dybala può recuperare con calma. Dietro, per una volta la porta resta inviolata: De Ligt e Bonucci non possono sorprendere, ma anche Danilo è ormai una sicurezza.

ESAMI — Era la partita di Kulusevski, di ritorno al Tardini dove è diventato crack, era la prima occasione per Ronaldo e Morata per far cancellare gli errori contro l’Atalanta. In ventisei minuti tutti gli “esaminandi” consegnano il loro compito completo e corretto. Dejan segna al 17’, mandando un segnale forte e chiaro, sempre di piatto sinistro (su cross basso di Alex Sandro) dopo le numerose panchine degli ultimi tempi: non farà molto altro, ma il gol dell’1-0 può bastare. Alvaro e Cristiano combinano al 26’, quando lo spagnolo si allarga a riceve sulla sinistra, porta palla e poi piazza un bel cross a centro area: lì il portoghese mostra una delle tante specialità della casa, lo stacco e il colpo di testa, per il 2-0. Per Ronaldo è il gol numero 40 dell’anno solare 2020, solo considerando quelli con la maglia bianconera (e non sarà l’ultimo), per Morata arriverà anche la gioia personale, per la Juve è un doppio vantaggio frutto di un dominio e un controllo che si trasforma in un possesso palla schiacciante e in altre 3-4 palle gol, anche se il Parma aveva messo insieme una bella sortita in velocità, con conclusione finale di Kucka parata da Buffon, quando ancora il tabellone diceva 0-0.

DOMINIO — Sul finire del primo tempo Bonucci si mangia il possibile 3-0, a inizio del secondo c’è un’azione, una singola azione, in cui la squadra di Liverani sembra alzare il baricentro: è un’illusione per gli emiliani, la Juve stavolta non ha intenzione di rischiare o di scendere di giri. Anzi i soliti De Ligt e Bentancur (soprattutto il secondo), alzano ancora l’aggressione, gli “arancioni” mettono le tende nell’area avversaria, una palla recuperata dall’uruguaiano dà il via alla ripartenza che Ramsey rifinisce per la doppietta di Ronaldo (diagonale letale). De Ligt fa il quarto su corner (ma nella parabola del cross la palla era uscita), Alex Sandro fa stabilmente l’ala, Liverani ci prova con Karamoh ma va vicino al gol “della bandiera” con Gagliolo. Arriverà invece il 4-0, a lungo rinviato da Morata con qualche leziosità, ma poi trovato con un gran colpo di testa su cross di Bernardeschi. Diventa la vittoria più larga di questo campionato: non la più importante, non la più difficile, ma sicuramente con uno spirito “da grande”.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Torino si fa riprendere ancora: con il Bologna è solo 1-1

Partita molto tattica ed equilibrata. In gol due ex, Verdi al 69' e Soriano al 78'


Mario Pagliara


Il Toro stecca l’ennesima occasione di questa stagione per rimettersi in carreggiata. Spreca ancora una volta un vantaggio, stavolta arrivato su punizione in maniera fortunosa da Verdi con la complicità di Da Costa nella ripresa. L’ex Soriano fissa nove minuti dopo il punteggio in parità, condannando Giampaolo a un inutile pareggio. Il Toro resta sul fondo della classica, senza aver vinto ancora nessuna partita in casa, mentre il Bologna conquista meritatamente un punto prezioso.

LA TRAVERSA — L’unica sorpresa in avvio la regala Marco Giampaolo quando rende pubbliche le formazioni: nel suo Toro che torna al 4-3-1-2 (come previsto) non c’è Vojvoda, nonostante sia stato provato ieri durante la rifinitura, ma torna Armando Izzo dal primo minuto e nella posizione di terzino destro, dove aveva debuttato da titolare alla prima a Firenze. Per il resto, sorprese poche, ed emozioni con il contagocce. Mihajlovic, infatti, risponde con il Bologna annunciato, schierato con il 4-2-3-1, nel quale un accento è da porre sulla posizione dell’ex De Silvestri: poco o nulla terzino di spinta a destra, molto invece terzo centrale aggiunto con la consegna di guardare a vista Belotti. Non è un primo tempo memorabile: il Toro è chiamato a fare la partita della vita per dare una svolta al suo cammino deficitario, invece per metà gara è spesso sulle gambe, senza il ritmo nel giro palla che richiederebbe una sfida di tale importanza. Il Bologna non ha l’esigenza di fare la partita, e allora parte guardingo, aspettandosi un avvio furente dei granata che non c’è. Emiliani attenti e furbi nel sfruttare gli errori del Toro. Accade, ad esempio, già dopo 7’ quando Palacio si lancia verso Milinkovic Savic (a proposito, preferito per la seconda gara di fila a Sirigu), ma il portiere serbo è bravo a chiudere in uscita. Due minuti dopo Lyanco commette un errore grave, rischiando la frittata su un disimpegno facile, ne approfitta Svanberg che esplode un missile stampato sulla traversa. E’ l’unica emozione fino all’intervallo.

NIENTE RIGORE — E il Toro? Nel primo atto di questa sfida all’ora di pranzo della domenica si arrotola intorno a un possesso a basso ritmo e senza sbocchi offensivi, prigioniero delle sue paure. La sola conclusione del primo tempo dei granata è di Belotti poco prima del 45’ dalla distanza. L’unica vera occasione da rete creata dalla squadra di Giampaolo arriva, invece, al 10’, grazie a un pallone lavorato da Izzo, rimesso al centro dell’area da Rincon, ma sotto porta Belotti marcato da De Silvestri non aggancia. Nell’occasione Belotti finisce a terra, spingendo i granata a chiedere un rigore: Pasqua non lo assegna, anche Maresca al Var conferma la decisione sul campo dopo un check volante. E’ la valutazione corretta, perché è semmai Belotti a commettere fallo tirando per primo la maglia di De Silvestri. Alla mezzora finisce la domenica di Bonazzoli per un problema muscolare, al suo posto entra Verdi.

VERDI-SORIANO — Se c’è un cambiamento palese sin dai primi minuti della ripresa è l’allungamento di entrambe le squadre. Gli spazi si aprono, va detto che lo spettacolo ne beneficia poco, ma almeno si comincia a vedere qualche guizzo in più. Al quarto d’ora Verdi sguscia nell’area bolognese obbligando Da Costa a rifugiarsi in angolo. Barrow si segnale due volte sul taccuino: nella prima occasione non inquadra la porta (17’), nella seconda chiama Milinkovic alla smanacciata (20’). Mihajlovic inserisce Dijks per De Silvestri e Schouten per Dominguez, Giampaolo risponde con l’inserimento di Meité al posto di Gojak. L’episodio che sblocca la parità nasce da un errore clamoroso: al 25’ Verdi scocca un calcio di punizione apparentemente innocuo, Da Costa prova a respingere con il piatto sinistro scaraventando la palla nella propria porta. Palacio poco dopo (31’) ha la palla del pari, ma spara in curva fallendo un rigore in movimento. Mihajlovic getta nella mischia Poli per Svanberg, gli emiliani si gettano furiosamente in attacco. E nove minuti dopo raccolgono il pari (34’) grazie a un incrocio di Soriano (assist di Vignato) passato sotto le gambe di Milinkovic. Accade poco o nulla nel finale: il Bologna sorride per il pari, il Toro esce a testa bassa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Insigne e Sau gol: il Benevento vola.
Per il Genoa è notte fonda

La rete del fratello minore di Lorenzo e il rigore dell'ex Cagliari
regalano la seconda vittoria casalinga e 3 punti d'oro a Pippo Inzaghi.
Il Grifone è penultimo e la panchina di Maran traballa


Alex Frosio


Non bella ma importantissima la vittoria del Benevento. Insigne e Sau su rigore stendono un Genoa con poche idee.
PRIMO TEMPO — Primo tempo povero, di tecnica ed emozioni. La composizione dei due reparti di centrocampo, d’altra parte, non promette geometrie da archistar: Hetemaj-Ionita-Improta da una parte, Sturaro-Lerager (con Ghiglione e Pjaca ai lati) dall’altro. Il Benevento si incarica comunque di fare la partita ed è il primo a tirare in porta: al 12’ Tuia vede il corridoio libero per Letizia, movimento a rientrare e conclusione bloccata da Perin. Caprari e Lapadula al 14’ e al 23’ sprecano due buone punizioni dal limite dell’area, Pjaca fa intravedere un lampo da "vecchio Pjaca" al 19’ (doppio passo a rientrare, destro largo). Il Genoa fatica a fare tre passaggi di fila, persino dalla rimessa del portiere, ma ha la migliore occasioni del primo tempo: al 32’ il caos provocato da un calcio d’angolo sbilancia la difesa, Destro allunga di testa per Shomurodov che batte al volo con il destro e Montipò deve allungarsi e allungare in angolo. Proteste del Benevento nel finale di tempo: Caprari punta Lerager che sembra sgambettarlo, l’arbitro Giua non fischia e il Var non lo induce a cambiare idea né a dare un’occhiata. E Caprari si becca l’ammonizione per proteste (a Verona gli andò peggio: rigore negato e rosso per proteste).

LA RIPRESA — La ripresa non è più brillante. Ma il primo spunto di cronaca è decisivo: il Benevento passa al 12’. Czyborra si fa attaccare e sbaglia il disimpegno, Hetemaj fa viaggiare Insigne, Masiello lo lascia passare per evitare il rigore e l’attaccante di Inzaghi non sbaglia con il sinistro a girare. Maran prova a scuotere il Genoa con tre cambi: Radovanovic, Pandev e Criscito per Sturaro, Shomurodov e Czyborra. Si vede qualcosa di meglio nella circolazione, ma non abbastanza. Si arriva alla mezzora con Scamacca per Destro e Zappacosta per Goldaniga, ma l’unico tiro in porta è un destro da lontanissimo di Zappacosta. A un minuto dal 90’ il Benevento raddoppia su rigore, causato da Masiello su Sau. Proprio Sau va sul dischetto e firma il 2-0.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Perla di Lykogiannis, Lasagna entra e pareggia:
fra Cagliari e Udinese è 1-1



L'esterno greco la sblocca con una punizione bellissima,
poi l'attaccante bianconero trova il gol dopo tre minuti dal suo ingresso in campo.
Cragno e Musso protagonisti.
I sardi non sanno più vincere, mentre i friulani sono al sesto risultato utile di fila


Velluzzi Francesco

Il Cagliari non riesce più a vincere, l’Udinese da sei partite non perde. Finisce 1-1 l’ultima partita del 2020 alla Sardegna Arena. Alla fine per la squadra di Eusebio Di Francesco è quasi un punto guadagnato, il quinto pareggio stagionale, la squadra ha fatto meglio che a Parma, ma il successo manca dal 7 novembre in casa con la Sampdoria. Manca qualcosa davanti e nel pomeriggio in cui Joao Pedro (forse un po’ in riserva) stecca non si trova mai la stoccata decisiva. Anzi, una la trova il terzino greco Charalampos Lykogiannis che su punizione colpisce per la seconda volta (dopo la perla col Crotone). L’Udinese è più squadra, ha un palleggio efficace, un giro palla eccelso e non perde mai la bussola. Raddrizzando la partita con l’uomo che finora aveva sofferto di più, Kevin Lasagna, che segna il primo gol di questa serie A. Poi non riesce a vincerla per errori di precisione, nella giornata in cui Rodrigo De Paul fa bene, ma non è devastante come al solito.

PRIMO TEMPO — Alla Sardegna Arena la pioggia è solo minacciata. Ma non arriva. Di Francesco rilancia Diego Godin. Che non giocava dalla gara con la Samp, ultima vittoria, 7 novembre. Accanto a lui ancora Andrea Carboni, il prodotto locale del 2001 che aveva strappato la fiducia pure con l’Inter. Gotti, dall’altra parte, affida la regia a Walace. Il brasiliano vince il ballottaggio con Arslan e Mandragora. In attacco ci sono Pussetto e Deulofeu che hanno il compito di correre a tutta e di sfruttare le indecisioni di Carboni e del giro palla del Cagliari. L’Udinese palleggia meglio, ha trame più automatiche e parte meglio. Deulofeu ci prova a giro, poi lo ferma bene Godin. Zeegelaar rischia con Nandez ma se la cava, il Cagliari cresce con Marin che giostra bene, ma al 25’ deve superarsi Lykogiannis su Deulofeu lanciato a rete in solitario. E proprio il greco al 27’ calcia alla perfezione una punizione per fallo di Becao sul solito scatenato Rog. Musso parte leggermente in ritardo e becca il gol. Il Cagliari ci riprova con Sottil, ma Musso si salva. Il pericolo è sulle uscite, Cragno sbaglia un controllo. L’Udinese non riesce ad approfittarne. Mentre il terzo portiere azzurro è sicuro sul tiro di De Paul, un po’ al di sotto, stavolta, dello standard abituale anche se sempre al centro del gioco. C’è tempo per un giallo a Pavoletti che colpisce Samir nel duello aereo e per una litigata di Walace con un membro dello staff bianconero. Volano parole grosse. Poi tutti negli spogliatoi.

SECONDO TEMPO — L’Udinese riparte forte, decisa a riprenderla. Con palleggio, giocate e accelerazioni. Stryger mette un cross, Pussetto sale su Zappa ma il colpo di testa va fuori di un soffio. Poi Stryger manca la deviazione. In seguito è Cragno a respingere bene sul numero preferito di Deulofeu. Che subito dopo, all’8’ lascia il posto a Lasagna: cambio azzeccato perché 4’ dopo l’attaccante di San Benedetto Po lascia subito il segno, Pussetto lo lancia, Kevin brucia Carboni (sempre in difficoltà) e pareggia. Meritatamente. Perché l’Udinese ha preso in mano la partita. Tanto che Di Francesco corre ai ripari. Toglie Pavoletti e inserisce Ceppitelli passando al 3-5-2 a specchio con l’avversario. Il Cagliari respira, infatti Samir compie un salvataggio prodigioso su Joao, stavolta in ombra. Con Joao e Sottil (che poi lascia il posto a Simeone) DiFra ha anche Lykogiannis, il migliore dei suoi. Che a sinistra spinge come un forsennato, mentre l’instancabile Nandez (col turbante per uno scontro aereo con Pavoletti) mette il tubo a destra costringendo Pereyra al giallo. Gotti, intelligentemente, lo manda in panchina per Mandragora e inserisce pure Nestorovski ma l’Udinese non ne ha più e l’ultimo acuto è un lancio per Lasagna sul quale l’ottimo Ceppitelli salva con un numero da gran difensore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Hakimi e Lukaku piegano lo Spezia:
l'Inter vince 2-1 e resta in scia del Milan



Sesta vittoria consecutiva per i nerazzurri, che la sbloccano al 52'
grazie al marocchino e la chiudono su rigore del bomber per mani di Nzola.
Nel recupero il gol degli ospiti con Piccoli


Vincenzo D'Angelo

Trenta (punti in classifica), senza lode. Ma comunque a passo di record, con la sesta vittoria consecutiva in A come non accadeva dalle prime sei uscite ufficiali dell’era Conte. L’Inter risponde al primo tempo da lepre del Milan a Reggio Emilia con un secondo tempo cinico e vincente, trovando i due gol che la lasciano a -1 dai rossoneri e in perfetta posizione per provare il nuovo assalto alla vetta già mercoledì sera. Ma contro lo Spezia (2-1) la squadra di Conte è sembrata ancora una volta un po’ sulle gambe, come nel secondo tempo contro il Napoli. Di buono c’è il risultato, la conferma dell’impatto importante di Sensi nelle rotazioni, il solito gol di Lukaku e il ritorno in campo del guerriero Vidal. L’emergenza in mezzo è passata.

SPEZIA CON PERSONALITÀ — L’avvio per i nerazzurri è promettente, con tre buone occasioni in 12’. Lukaku (4’) va vicino al vantaggio su una bella ripartenza orchestrata da Lautaro. Young esalta i riflessi di Provedel (10’) dopo una bella azione personale e infine Lautaro (12’) di testa non trova la porta da buona posizione. Ma invece di incendiarsi, l’Inter si siede e finisce presto in balia del palleggio dello Spezia, mai realmente pericoloso ma comunque ordinato e padrone del campo. L’Inter si accontenta di contenere, senza alzare il ritmo della pressione del palleggio in costruzione. E si arriva all’intervallo con la sensazione che l’Inter debba ancora attaccare la spina della fame.

SCINTILLA NERAZZURRA — Conte lascia negli spogliatoi Gagliardini per Sensi: più qualità nelle geometrie e nella ricerca delle punte. Eppure il gol arriva grazie a un regalo di Provedel: Hakimi (7’) si invola a destra e batte in diagonale, il portiere ligure si fa sorprendere sul suo palo dalla conclusione non irresistibile. Di questi tempi è manna dal cielo e l’Inter ringrazia. Il vantaggio più che esaltare i nerazzurri butta giù l’umore dello Spezia e al 26’ l’Inter raddoppia su rigore non visto da Fabbri ma segnalato dal Var (mano di Nzola su cross di Sensi). Lukaku si conferma infallibile e di potenza spiazza Provedel. Partita chiusa, senza troppo dispendio di energie, anche se il gol di Piccoli coda al recupero regala qualche secondo di ansia fuori programma. Ora Conte può pesare già alla difficile trasferta di Verona, dove punterà ad aggiornare il record di vittorie consecutive in A con l’Inter. E di scalzare il Milan dalla vetta, per un Natale al comando. L’operazione sorpasso entra nel vivo.

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Milan, sprint da primato!
Leao dopo 6’’76 e Saelemaekers mettono k.o. il Sassuolo

I rossoneri partono a razzo: quello del sostituto di Ibra è il gol più veloce in A, poi il raddoppio del belga.
Pioli capitalizza il doppio vantaggio e resta a +1 sull’Inter, inutile nel finale la punizione in rete di Berardi


Alessandra Bocci


Bellezza iniziale, brivido finale: si potrebbe riassumere così il successo del Milan, che passa sul campo del Sassuolo e mantiene la testa della classifica. La squadra di De Zerbi, freddata dal gol più veloce della storia del calcio europeo, impiega troppo a risvegliarsi e nonostante l'aggressività e il pressing totale messi in campo nel secondo tempo non riesce a acciuffare neppure un punto. Prima Rafael Leao, dopo appena 6 secondi e 76 centesimi, con uno schema provato e riprovato in allenamento. Calcio d'inizio: Leao-Calhanoglu-Leao. Un fulmine. E una bellezza anche la giocata del portoghese sul presunto raddoppio di Calhanoglu, al nono minuto, che poi viene annullato dal Var per un fuorigioco del belga che vizia l'azione in precedenza.

ROSSONERI PADRONI DEL CAMPO — Nel 4-3-3 del Sassuolo non funziona nulla: il Milan è padrone in tutte le zone del campo, Theo Hernandez brucia l'erba con il suo passo potente mentre dalla parte opposta Saelemaekers risponde con un movimento continuo e Calhanoglu mette ordine. In mezzo a tutto questo dinamismo c'è Brahim Diaz con i suoi ricami, ma è ancora Theo a costruire con una galoppata impressionante il gol del raddoppio. Dall'annullamento del secondo gol non è passata neppure mezz'ora, il francese parte in quarta, Calhanoglu si ferma e lascia campo a Theo: il terzino continua la sua corsa confondendo i giocatori del Sassuolo che a lungo protestano per un fuorigioco che non c'è e recapita a Saelemaekers la palla per il raddoppio, stavolta confermato.

LA RIAPRE BERARDI — Il Sassuolo prova a risvegliarsi, ci provano Rogerio e Berardi, però forse a testa ancora gira e il risultato non si sblocca. E non si sblocca neppure nel secondo tempo, con un assedio continuo ma non molto lucido. Fuori Defrel, dentro Caputo, tanti cambi da una parte e dall'altra: piano piano il Milan va in sofferenza, mette la testa fuori con Hernandez e Hauge, ma il Sassuolo spinge molto. Finchè, nei minuti finali, Romagnoli abbatte Boga al limite dell'area. Sul calcio di punizione successivo, il Milan paga l'ingenuità in barriera di Hauge: il norvegese si gira e spiazza completamente Donnarumma sul tiro di Berardi. 2-1, gara riaperta nel lungo recupero.

KESSIE SQUALIFICATO — Parte il caos finale e alla fine la festa del Milan. Che dopo due pareggi ricomincia a vincere, ma con la Lazio sarà un'altra corsa a ostacoli: fuori Kessie per squalifica, fuori Tonali. Pioli dovrà inventarsi altre soluzioni-lampo per superare anche l'ultimo impegno prima di Natale e restare in testa.

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La Roma si illude, poi entra super Ilicic
e cambia l'Atalanta: poker anche senza Papu



In vantaggio per un’ora, i giallorossi si sono smarriti.
Decisivo l'ingresso nella ripresa dello sloveno, in gol oltre a Zapata, Gosens e Muriel


Marco Guidi

In mezz’ora di calcio paradisiaco l’Atalanta cancella 59’ di ottima Roma, prendendosi tre punti fondamentali in ottica Europa e dando un colpo pesantissimo alle ambizioni della squadra giallorossa. Al Gewiss Stadium finisce 4-1 per la Dea una partita dai due volti, con i padroni di casa sterili e ingabbiati sino all’ingresso in campo di Ilicic, e gli ospiti che prima di subire il pareggio si erano fatti piacere di più. Ma la fragilità degli uomini di Fonseca, come a Napoli, emerge in modo chiaro alla prima difficoltà, mentre l’Atalanta può gioire non solo per una classifica che, in attesa di recuperare la giornata persa con l’Udinese, torna a profumare d’Europa, ma soprattutto per aver ritrovato davvero l’Ilicic spaziale della scorsa annata. Con un Josip così, non si sente troppo nostalgia del Papu Gomez.

MEGLIO LA ROMA — Gasperini recupera Toloi in difesa e conferma l’assetto dell’ultimo periodo, con Pessina dietro a Malinovskyi e Zapata. Rientra Ilicic, ma solo in panchina, mentre non c’è il Papu Gomez, escluso dalla lista dei convocati. Fonseca, invece, cambia: a centrocampo viene arretrato Pellegrini, con il reinserimento di Pedro con Mkhitaryan sulla linea dei trequartisti a supporto di Dzeko. Sulle corsie Karsdorp e Spinazzola. Pronti e via, passa subito la Roma, abile a ribaltare velocemente una palla persa degli avversari. Mkhitaryan sfonda a sinistra, cross basso per Dzeko, perso completamente da Romero e gol comodo comodo per il capitano giallorosso a due passi da Gollini. L’Atalanta fatica a prendere le misure, sbaglia troppo in impostazione e la squadra di Fonseca è letale in ripartenza: al 9’ Spinazzola colpisce la base del palo scavalcando Gollini, uscito male, con il sinistro dopo un errore di Toloi. Dopo 10’, entra finalmente in partita anche la Dea, ma trovare combinazioni per presentarsi dalle parti di Mirante è tremendamente complicato per gli uomini di Gasperini. Fonseca tiene i suoi molto corti, con Mancini e Ibanez bravi ad aggredire alti Pessina e Malinovskyi, non concedendo mai giocate agevoli in uscita ai padroni di casa. Così, la prima conclusione verso la porta giallorossa arriva solo al 32’ e in modo del tutto casuale, con De Roon che prova la stoccata al volo dopo una respinta della difesa su corner: Mirante blocca senza problemi. Prima dell’intervallo, è anzi la Roma a sfiorare il raddoppio: punizione velenosa di Pellegrini, Gollini è bravo a distendersi sul suo palo e toccare in angolo.

RIVOLUZIONE ILICIC — Gasp capisce che serve iniettare qualità e dopo l’intervallo inserisce Ilicic per Pessina. Dentro anche Palomino per Romero, già ammonito e in difficoltà nella marcatura di Dzeko. L’Atalanta parte aggressiva e al 3’ Malinovskyi, su invito di Hateboer, ha sul sinistro la palla del pari, ma allarga troppo la conclusione. La Roma non sta a guardare e al 10’ Gollini deve volare sul gran tiro da fuori di Veretout. La partita aumenta di giri, perché la Dea ora dà una sensazione diversa di pericolosità e tutti parte sempre dal sinistro di Ilicic. E infatti al 14’ con un tocco mancino di prima lo sloveno innesca Zapata, che per una volta scappa girandosi a Smalling e fulmina Mirante con un destro terrificante. Il pareggio dà ancora più coraggio all’Atalanta, mentre Fonseca perde per infortunio Spinazzola (entra Bruno Peres). Gasp ha invece il miglior Ilicic della stagione: lo sloveno al 25’ regala un minuto di poesia calcistica, impegnando prima Mirante da posizione impossibile e poi disegnando il cross sul quale Gosens si arrampica più in alto del portiere giallorosso, per la deviazione vincente. Roma ribaltata e soprattutto sparita dal campo. Ad ammazzare definitivamente la partita è un errore di Veretout che dà il via libera alla fuga di Muriel, al primo pallone toccato dopo aver dato il cambio a Zapata: il colombiano dribbla anche Mirante e mette in rete il 3-1. Mancano ancora 17’ alla fine, ma la banda Fonseca ha ritirato gli strumenti da un pezzo e a suonare è solo l’Atalanta. Freuler al 78’ supera anche Mirante, ma trova un provvidenziale Ibanez a ribattere la conclusione sulla linea di porta. Poi all’85’ il degno finale, con il gol più bello della giornata. Ilicic si libera alla sua maniera di Ibanez e Peres, poi si accentra e fa passare la palla in mezzo alle gambe di Smalling, cogliendo in controtempo Mirante sul primo palo. Applausi a scena aperta, prima di calare il sipario senza nemmeno un minuto di recupero. Al Gewiss Stadium parte addirittura la musica della Champions. E, in effetti, credere a una rimonta che porti la Dea nelle prime quattro stasera pare molto più realtà che sogno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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20/12/2020 23:29
 
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Immobile e Luis Alberto stendono un Napoli opaco: la Lazio avanza

Azzurri sottotono e senza gli indisponibili Insigne, Mertens e Osimhen:
la squadra di Inzaghi apre le marcature con un gran colpo di testa della Scarpa d’Oro al 9’,
nella ripresa il raddoppio della sicurezza. Botta alla caviglia per Lozano, esce a braccia


Stefano Cieri


Lazio chirurgica, Napoli abulico e frastornato. Finisce così con la vittoria netta e meritata della squadra di casa il posticipo serale della tredicesima giornata di Serie A. La Lazio torna al successo all’Olimpico dopo quasi due mesi (l’ultima e unica vittoria in casa in campionato c’era stata contro il Bologna il 25 ottobre). E più in generale la formazione di Inzaghi torna a convincere e per la prima volta in questo campionato batte una grande. Per il Napoli, invece, una serata da dimenticare. La squadra di Gattuso si fa condizionare troppo dalle assenze di Mertens, Insigne e Osimhen, va subito sotto e non riesce a reagire. Un passaggio a vuoto che sicuramente non sarà piaciuto al suo allenatore.

SBLOCCA CIRO — Assenze importanti da ambo le parti. Inzaghi non può disporre di Leiva, Fares, Parolo e Correa. E a loro si aggiunge nel pre-partita pure Acerbi che, durante il riscaldamento, sente ancora dolore al muscolo recentemente infortunato e preferisce non giocare. Nonostante le assenze, però, la Lazio parte forte. L’approccio dei biancocelesti è volitivo, mentre il Napoli ci mette un po’ a trovare le giuste misure in campo. Così i padroni di casa ne approfittano per mettere subito la freccia. Il gol che sblocca la gara arriva al 9’ grazie al solito Immobile che, sul cross di Marusic, anticipa Maksimovic e la mette dentro di testa. Un paio di minuti prima l’attaccante aveva già sfiorato il gol con una pregevole girata sul traversone di Lazzari. La squadra di Inzaghi insiste e va pure vicino al raddoppio con Luiz Felipe che, da buona posizione, manda la palla di testa sopra la traversa. Dopo il quarto d’ora, però, la musica cambia. Il Napoli, un passo alla volta, prende il controllo delle operazioni a centrocampo e si fa minaccioso dalle parti di Reina. Il portiere, grande ex della partita, salva il vantaggio con due ottimi interventi prima su Fabian Ruiz, quindi su Zielinski. La squadra di casa, però, non è che stia solo a guardare, lascia l’iniziativa agli ospiti per poi provare a colpire con le ripartenze. In una di queste è Caicedo ad andare vicinissimo al gol.

CHIUDE LUIS — Non cambia il copione nella ripresa. Il Napoli, che deve rimontare, mantiene l’iniziativa e la Lazio gioca di rimessa. Solo che, rispetto alla seconda parte della prima frazione, la squadra di casa è molto più accorta. Non concede praticamente nulla ed è letale nelle ripartenze. In particolare con quella che al 10’ le consente di andare sul 2-0. Escalante recupera palla a metà campo, la smista subito per Immobile che appoggia a Luis Alberto che infila Ospina. Per il Napoli è una mazzata dura da mandar giù e infatti la formazione di Gattuso non si rialza. Il tecnico prova a rianimarla con i cambi. Entrano Elmas, Manolas, Lobotka, Ghoulam e Malcuit. Ma l’inerzia della partita non cambia. Col passare dei minuti la Lazio controlla sempre meglio e rischia di dilagare. I cambi di Inzaghi sono di conservazione. Dentro Muriqi (al rientro), poi Cataldi, Pereira, Patric e Akpa Akpro. Ed è proprio Pereira nel finale ad andare vicino al 3-0. Sarebbe stata una punizione eccessiva per il Napoli.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2020/2021 13ª Giornata (13ª di Andata)

19/12/2020
Fiorentina - Verona 1-1
Sampdoria - Crotone 3-1
Parma - Juventus 0-4
20/12/2020
Torino - Bologna 1-1
Benevento - Genoa 2-0
Cagliari - Udinese 1-1
Inter - Spezia 2-1
Sassuolo - Milan 1-2
Atalanta - Roma 4-1
Lazio - Napoli 2-0

Classifica
1) Milan punti 31;
2) Inter punti 30;
3) Juventus punti 27;
4) Roma punti 24;
5) Napoli(-1) e Sassuolo punti 23;
7) Atalanta(*) e Lazio punti 21;
9) Verona punti 20;
10) Sampdoria punti 17;
11) Udinese(*) e Benevento punti 15;
13) Cagliari e Bologna punti 14;
15) Parma punti 12;
16) Fiorentina e Spezia punti 11;
18) Torino e Genoa punti 7;
20) Crotone punti 6.

(gazzetta.it)

(-1) Penalità al Napoli e vittoria a tavolino (3-0) alla Juventus per il match Juventus - Napoli non disputato dai partenopei,
salvo altre decisioni dopo il rigetto in appello del ricorso del Napoli.
(*) Atalanta e Udinese una partita in meno.
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22/12/2020 18:44
 
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Quattro punti in arrivo per il Napoli ragazzi!!!

Il ricorso contro la sconfitta a tavolino è stato accolto e Juve-Napoli va giocata, ne consegue che ci restituiscono il punto che ci era stato tolto per penalità e che abbiamo la possibilità di conquistare 3 punti sul campo battendo la vecchia signora! [SM=x611903]





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