eh si',
cara euge, hummes ha sollevato un polverone che poteva benissimo essere evitato
do' ragione a socci: i cardinali dovrebbero astenersi anche da certe interviste oltre che dal matrimonio
intanto navarro:
LE IDEE
Ma non sarà il matrimonio ad aumentare le vocazioni
di JOAQUIN NAVARRO-VALLS
Hanno fatto molto discutere le dichiarazioni sul celibato del Prefetto della Congregazione per il Clero, il cardinale Claudio Hummes. Hanno fatto molto discutere anche se non c´è nulla di scandaloso, infatti, nel riconoscere che il tema del celibato non costituisca un dogma, ma una scelta istituzionale. E, tanto meno, c´è da scandalizzarsi dell´affermazione che «la Chiesa non è immobile, ma cambia quando deve cambiare».
Basta considerare, a tal riguardo, che il canonista francese Ivo di Chartres, nel Prologo della sua celebre opera canonica Panormia, sosteneva agli inizi del 1100 la medesima tesi, affermazione ripresa da Graziano nel Decretum, base di tutto il diritto canonico.
Non sono molte le leggi immutabili della Chiesa, anzi forse pochissime, e tra queste c´è la legge dell´amore e non quella del celibato.
Il fatto però non solo non vanifica, ma anzi rafforza l´importanza dell´istituzione.
Ecco perché Benedetto XVI il 16 novembre scorso ha ribadito ai capidicastero della Curia Romana la necessità di conservare la consuetudine del celibato per i Presbiteri, mentre contemporaneamente il vescovo Milingo incorreva automaticamente nella scomunica latae sententiae.
Come aveva già osservato da cardinale nel suo libro intervista Il sale della terra, il sacerdote deve dare testimonianza della propria opzione già in questa vita, rinunciando al matrimonio e alla discendenza naturale. Questa sottrazione non costituisce un fatto che squalifica il matrimonio, ma anzi una rinuncia «a ciò che per gli uomini non solo è l´aspetto più naturale, ma più importante». Il carattere religioso del sacerdozio, prosegue il Papa, porta a tralasciare «quanto normalmente rende matura e promettente un´esistenza umana».
Per un sacerdote, quindi, il celibato consiste in un impegno a vivere in un modo nuovo. Ricostruendo la storia della istituzione del celibato si deve andare molto indietro, senza poter tuttavia arrivare agli Apostoli. Essi, infatti, furono scelti per seguire il Maestro nello stato in cui erano già. Per trovare qualche affermazione in questo senso si deve attendere il IV secolo. Nel 306, il Concilio di Granada-Elvira raccomandava il celibato ai Sacerdoti, e la scelta fu confermata dal Sinodo di Roma del 386.
Il fatto che nei secoli successivi non si trovino conferme di questa esortazione non deve stupire, visti e considerati gli effetti prodotti dal successivo abbandono della consuetudine. Una delle ragioni più profonde della decadenza della Chiesa nei secoli centrali del medioevo era dovuta, come si sa, ai legami tra il Clero e i poteri laici, sotto la spinta delle potenti famiglie feudali.
Nomi come Tuscolo e Crescenzio forse non evocano molto alle orecchie contemporanee, ma sono i nomi di alcune influenti famiglie che a cavallo tra il X e l´XI secolo hanno potuto vantare alcuni Papi e che hanno prodotto molta corruzione all´interno dell´istituzione ecclesiastica.
È noto che la riforma gregoriana, prima, e i primi grandi concili medievali, poi, hanno riaffermato con forza il celibato, non tanto come una novità inedita, quanto piuttosto come una ripresa dell´autentica chiamata al sacerdozio cristiano. L´esempio del monaco Pier Damiani, di poco anteriore alla riforma gregoriana, amato e citato da Dante, sta lì a testimoniare quanto fosse percepito come importante il recupero di questo antico costume, per rendere pienamente compiuta non la identità cristiana, ma la determinazione al sacerdozio e la fine della corruzione morale del clero.
Dalla deposizione dei preti sposati di Gregorio VII del 1074 in poi non vi sono più stati dubbi nella Chiesa latina sul celibato. L´Oriente, invece, ha seguito un´altra strada, come è noto, ammettendo dal 692 in avanti il celibato per i Vescovi e la dispensa del celibato per i preti sposati prima dell´ordinazione.
Dopo le vicende legate alla separazione della Chiesa Anglicana e delle chiese riformate, portatrici di una diversa concezione del sacerdozio, la prassi sacerdotale si è accompagnata nella Chiesa Cattolica al celibato stabilito dal Concilio di Trento alla metà del XVI secolo.Bisogna ricordare che la scelta del sacerdozio, fino ai principi del Novecento, era contraddistinta dalla radicale giovinezza delle vocazioni, tanto che erano soprattutto i ragazzi a riempire i seminari.
Oggi, certamente, la situazione è diversa, sia per la maggiore eterogeneità delle origini culturali del clero e sia per la crescita dell´età delle vocazioni. Tutto ciò si deve riconoscere ha dei risvolti positivi, perché permette il crescere di una maggiore consapevolezza dell´identità cristiana che è la vera molla che spinge alcuni, finalmente, alla decisione per il sacerdozio.
Io credo che il punto sia proprio questo. La causa che muove realmente un uomo a scegliere il sacerdozio ha un primato radicale rispetto alla conseguente accettazione del celibato, perché il problema riguarda i motivi e la modalità con cui un uomo prende una scelta di questa entità, una scelta che riguarda tutta la sua vita.
Oggi forse vi è una situazione sociologica e storica, dominata dalla secolarizzazione, che allenta il legame tra la decisione che viene presa e la permanenza o la stabilità nel tempo di una assunzione definitiva di responsabilità. Ma questo non è un problema che riguarda il celibato o il matrimonio, ma l´uomo nella sua più profonda struttura esistenziale. Se mancano le immense motivazioni verso la definitività di una scelta, è chiaro che poco può cambiare nei risultati di una decisione libera, fosse anche quella matrimoniale o professionale.
È questa la ragione per cui anche laddove il sacerdozio è svincolato dal celibato, come nelle confessioni cristiane non cattoliche – la Comunione Anglicana, Luterana, ecc. – , noi non assistiamo ad una crescita delle vocazioni, per il semplice fatto che non è il celibato o il non celibato il problema in questione, ma la fiducia e l´apertura dell´uomo ad un dono, ad una grazia e ad una forza che egli da solo non può darsi, ma che deve ricevere gratuitamente e che, solo in questa prospettiva, gli permette di continuare poi per tutta la vita.
In tutto questo la promessa umana è certamente fondamentale. E come potrebbe non essere così?
Il fatto è che scegliere una linea permanente di vita perché si confida nell´aiuto e nella forza di un Altro non è la stessa cosa che scegliere da soli. Qualsiasi bambino si fida di crescere e di vivere quotidianamente, perché si fida di chi lo accompagna, perché si fida dei suoi genitori e di chi lo ama, altrimenti dovrebbe disperare, come spesso facciamo noi adulti quando ci sentiamo soli.
Forse allora bisognerebbe parlare della secolarizzazione e degli odierni atteggiamenti di vita fondati sull´instabilità e sulla contingenza delle decisioni, piuttosto che guardare agli effetti che da tali situazioni possono derivare.
L´uomo può prendere decisioni soltanto deboli e provvisorie se non si apre liberamente ad una stabilità che non può possedere e reclamare da solo. In questo senso, tutte le scelte umane che hanno un legame con la totalità della vita o non hanno alcun senso e quindi non sono possibili, oppure trovano un senso che non può valere al di fuori dell´orizzonte di un legame sconfinato.
(da "la repubblica" del 6 dicembre 2006)
indiscrezioni...
L'opinione La Chiesa è anche dei laici e c'è tanto lavoro per loro
di ANNA PRATI ZANI
Pare che il Papa Benedetto XVI abbia intenzione di porre mano alla riorganizzazione dei laici impegnati, a vario titolo, al servizio della chiesa.
Non conosco le reazioni degli addetti ai lavori, ma dal così detto popolo di Dio, quello la cui fede è semplice ma radicata nei principi del Vangelo, ho sentito diverse voci di approvazione. Con la penuria di vocazioni diventa impossibile poter far fronte a tutti i bisogni amministrativi, sociali e liturgici che una chiesa, in continua evoluzione, richiede, senza il volontariato laico. Il problema è serio e per non avere più danni che vantaggi, occorre una oculata selezione, altrimenti, fra cristianesimo e laicismo interessato, fra politicizzazione occulta e condizionamenti delle coscienze, il passo è veramente breve. Il danno che ne consegue non è certo dei laici in parola, ma di un folto popolo di fedeli che, sentendosi senza più un punto di riferimento sicuro, si allontanano sempre più dalla chiesa, anche se con la morte nell'anima.
Benedetto XVI vuole riportare in primo piano il Vangelo, senza se e senza ma. Non è un politico né un grande diplomatico. Piace a quel numeroso popolo di Dio che vuole riconoscersi in quelle radici cristiane, che risalgono a più di duemila anni fa, i cui principi sono ancora basilari per la salvezza di tutto l' universo. Senza, però, nulla togliere a tante altre religioni che si ispirano al bene dell'umanità: pace, tolleranza, rispetto, amore del prossimo, determinazione nell'eliminare quell'ingiustizia (che non ha giustificazione ) che è la fame nel mondo, in tutto il mondo.
Usando l'arma del Vangelo, il nostro Papa riuscirà ad avviare un dialogo con tutte, di reciproco rispetto e condivisione di intenti, perché Dio è uno solo, non importa con quale nome lo si invochi. Il Padre Nostro è una preghiera che vale per ogni credo religioso, non ha alcuna connotazioni politica, né tanto meno richiami a qualche fede in particolare.
Ma ritorniamo al volontariato, a quello vero, magari spicciolo, ma autentico. Il voler fare un censimento delle associazioni, dei gruppi o cooperative che si proclamano di volontariato, non sarebbe impresa facile .Nell'ultimo decennio è stato un proliferare di acronimi vari con l'aggiunta di un onlus, no profit, per significare la gratuità del servizio. Se però se ne approfondisce la conoscenza si scopre che di onlus non ce n'è poi tanto, soprattutto per quanto riguarda la dirigenza.
E allora? Detto questo, però, per dovere di verità, occorre anche dire che di volontariato puro ne esiste ancora ed è mantenuto vitale da un bel gruppo di persone, con una prevalenza femminile che, con il loro costante e non poco faticoso impegno, alleviano le sofferenze di parecchia povera gente, non solo, ma si dedicano anche a servizi ausiliari per i luoghi sacri rendendoli piacevolmente accoglienti per la comunità. La pulizia della chiesa, degli arredi e dei paramenti, con particolare cura alla preparazione dell'altare, tenendo conto delle festività che via via si susseguono e che quindi le funzioni liturgiche cambiano e richiedono, ogni volta, paramenti diversi per foggia e colore, non è impegno da poco.
Senza contare l'allestimento degli addobbi per matrimoni, cresime, comunioni, battesimi e purtroppo anche funerali. Un tempo queste mansioni erano espletate dai sagrestani, pagati poco, ma pagati, ora anche questi nelle tante parrocchie di montagna e di campagna sono letteralmente? estinti, creando un problema abbastanza serio. Per fortuna in diverse parrocchie si sono attivate volontarie (la donna non può non esserci dove il bisogno lo richiede ) ed il disagio è in gran parte risolto. In un mondo dove la riconoscenza è stata offuscata dalla aridità dei sentimenti, sarebbe doveroso ricordare l'opera veramente meritoria svolta, da queste persone, in tante piccole parrocchie sperdute di montagna, compresa Vezzolacca. Persone che per anni e anni hanno dedicato tutto il loro tempo libero, con il bello ed il cattivo tempo (non è solo un modo di dire) alla loro chiesa, in silenziosa, costante e totale gratuità.
Non essendovi più neppure un parroco se non per una Messa, mordi e fuggi, solo di domenica, sono diventate un punto di riferimento, per tutti i residenti ed in particolare per ammalati ed anziani a cui non hanno mai fatto mancare neppure il grande conforto dell'Eucarestia. Arriva il momento però che, per anzianità o, purtroppo, per malattia, devono lasciare, con dispiacere, il loro prezioso servizio.
Ed è qui che il dovere di gratitudine dovrebbe diventare tangibile con almeno un grazie ufficiale per tutto il non leggero e costante impegno cristiano, umano, civile, umile, e veramente onlus che hanno dedicato alle nostre sperdute parrocchie, con non piccolo beneficio per tutti i fedeli, soprattutto anziani, che ancora, con affettuosa pervicacia, le abitano. In attesa, sapendo di interpretare il desiderio di buona parte dei parrocchiani, anticipo un grazie, che parte dal cuore.
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[Modificato da ratzi.lella 06/12/2006 8.27]