Quel che sarà sarà....i retroscena veri o presunti di stampa e tv sul pontificato di Benedetto XVI

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ratzi.lella
00lunedì 3 ottobre 2005 11:00
ciao a tutti
non preoccupatevi per l'articolo [SM=g27828]
questa mattina i giornali riportano la notizia dello spionaggio cui il papa è stato sottoposto. l'articolo piu' dettagliato è sulla "repubblica" ma non si puo' vedere su internet.
ho trovato pero' questo articolo abbastanza completo:

LO “CHARME” DI RATZINGER AVVERSARIO DEL COMUNISMO


Franco Quintano
«Uno dei più strenui avversari del comunismo»: così la Stasi, i servizi segreti della vecchia Germania comunista (Ddr), considerava negli anni della Guerra Fredda e della cortina di ferro Joseph Ratzinger – allora professore di teologia, poi cardinale e oggi papa Benedetto XVI. Il domenicale tedesco Bild am Sonntag, con l'autorizzazione del pontefice, pubblica adesso stralci dei dossier raccolti dalla Stasi a carico di papa Ratzinger. Ma in una delle tante note redatte sul papa tedesco dalla famigerata polizia politica di Berlino est, Ratzinger viene anche definito come uno che «dispone di uno charme accattivante», «nonostante all'inizio si mostri in qualche modo timido con il suo interlocutore». La prima annotazione a carico di Ratzinger risale al 26 aprile 1974. Un agente della Stasi (Staatssicherheit, sicurezza dello stato) con il nome in codice «Birke», scriveva sull'uomo sorvegliato, identificato con l'iniziale R.: «R. si è intrattenuto in aprile nella Ddr, tenendo al seminario di Erfurt conferenze davanti a studenti di teologia e accademici sui problemi della teologia moderna». Lo scorso febbraio – quindi prima dell'elezione di Ratzinger a nuovo pontefice avvenuta il 19 aprile – la Bild am Sonntag aveva chiesto di poter prendere visione degli atti della Stasi relativi alla Chiesa, e in particolare alla persona di Joseph Ratzinger. I responsabili dell'Ente che in Germania si occupa della cura degli archivi dei vecchi servizi segreti della Ddr hanno fatto delle ricerche e hanno trovato in aprile e nelle settimane successive «vari documenti». I dirigenti dell'Ente per gli archivi della Stasi – afferma il giornale tedesco – «hanno scritto al Vaticano mettendo tutto il materiale a disposizione del papa eletto il 19 aprile». «Con la sua autorizzazione scritta (del pontefice), copie dei documenti sono stati fatti pervenire venerdì scorso alla Bild am Sonntag», precisa il domenicale, che all'argomento dedica la sua prima pagina con il titola in grande: «Dossier Stasi Ratzinger», con una foto di papa Benedetto XVI accanto a uno dei documenti della Stasi relativi all'allora professore di teologia Joseph Ratzinger. «Noi abbiamo informato il papa della richiesta di alcuni giornalisti di visionare la documentazione sulla sua persona. Con una lettera personale egli ha comunicato di non avere alcuna obiezione al riguardo», ha detto alla Bild am Sonntag Marianne Birthler, responsabile dell'Ente sugli archivi della Stasi. Dal 1974 Joseph Ratzinger venne tenuto sotto stretto controllo dei servizi comunisti, sorveglianza che si andò intensificando dopo che il 25 novembre 1981 papa Giovanni Paolo secondo nominò l'allora arcivescovo di Monaco di Baviera alla carica di Prefetto per la congregazione della fede. La polizia politica di Berlino est si rese conto del peso crescente che andava acquistando Ratzinger. «Ratzinger è attualmente in Vaticano, dopo il papa e il segretario di stato (Agostino) Casaroli, il politico più influente e il maggiore ideologo», si legge in una delle note di allora. La Stasi rilevò peraltro gli stretti contatti instauratisi tra Ratzinger e il futuro papa polacco Giovanni Paolo secondo. «Dalla metà degli anni settanta Ratzinger fu legato da una stretta amicizia con l'allora cardinale (Karol) Wojtyla, per la cui elezioni a papa egli si era impegnato tanto».

(lunedì 3 ottobre 2005)

(tratto dalla "gazzetta del sud")
Ratzigirl
00martedì 4 ottobre 2005 02:20
Altre informazioni sul servizio di spionaggio


Il quartier generale della Stasi

Josef Ratzinger nel mirino dei servizi segreti della vecchia Germania comunista dal 1974

La “Stasi” lo indicava come “uno dei più acerrimi oppositori del comunismo”

BERLINO, lunedì, 3 ottobre 2005 (ZENIT.org).- Joseph Ratzinger è stato “uno dei più acerrimi oppositori del comunismo” in Vaticano. E’ questo quanto emerge dai resoconti e annotazioni biografiche sul futuro Benedetto XVI stilate, a partire dal 1974, dalla “Stasi” (abbreviazione di Staatssicherheit, sicurezza nazionale), i servizi segreti della Repubblica Democratica Tedesca (DDR, acronimo in tedesco).

A rivelarlo è un articolo apparso questa domenica sul quotidiano tedesco "Bild am Sonntag" che riferisce su quanto emerso dalle carte contenute nell’“Ufficio dei delegati federali per i documenti dei Servizi di Sicurezza Nazionale della DDR”, nelle quali Ratzinger viene descritto, dopo il Papa e l’allora Segretario di Stato Agostino Casaroli, come uno “dei politici con maggiore influenza e l’ideologo di punta”.

A febbraio alcuni giornalisti del quotidiano “Bild am Sonntag” avevano chiesto alla Direzione degli Archivi della Stasi di fare una ricerca sull’allora Cardinale Ratzinger, i cui risultati sono stati poi inviati ad agosto in Vaticano. Venerdì scorso, infine, il Papa ha fatto pervenire una autorizzazione scritta per la loro pubblicazione alla Direttrice dell’Archivio, Marianne Birthler.

“Bild am Sonntag” ha quindi pubblicato alcuni stralci di questi documenti, la cui paternità va fatta risalire ad “almeno otto spie” incaricate di riferire sul conto di Ratzinger. Solo di due di loro però stata scoperta la vera identità. La prima nota stilata da un agente che utilizza il nome in codice “Birke” (Betulla), risale al 24 aprile 1974: “R. [Ratzinger, ndr] è stato nella DDR e ha tenuto nel seminario di Erfurt una serie di lezioni sulla teologia moderna a studenti di teologia e accademici”.

In un’altra delle tante note redatte sul Papa tedesco dalla famigerata polizia politica di Berlino est, Ratzinger viene anche definito come una persona che ''dispone di molto charme'', ''nonostante all'inizio si mostri in qualche modo timido con il suo interlocutore''.

In alcuni appunti risalenti, invece, all’inizio degli anni Ottanta si legge: “Dalla metà degli anni ’70 R. ha intrattenuto una stretta amicizia con l’allora Cardinal Wojtyla, per la cui elezione a Papa si è molto speso. Il Papa l’ha poi incaricato di organizzare l’appoggio della Chiesa della Germania federale allo sviluppo controrivoluzionario in Polonia”. Il riferimento allude chiaramente a Solidarnosc, il primo Sindacato indipendente polacco, e alla sua lotta contro la dittatura comunista.

In sostanza, a partire dalla metà del 1974 e fino al 1987, Joseph Ratzinger venne tenuto sotto stretto controllo dei servizi segreti comunisti, sorveglianza che si andò intensificando dopo che il 25 novembre 1981 Papa Giovanni Paolo II nominò l'allora Arcivescovo di Monaco di Baviera alla carica di Prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede.

Testimonianza di ciò si trova – riferisce ancora il "Bild am Sonntag" – in una nota nella quale si constatava con preoccupazione che il compito di “influenzare una linea sempre più anticomunista della Chiesa cattolica, in modo particolare nell’America Latina”, spettava all’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Sul presunto passato nazista di Joseph Ratzinger la Stasi indagò nel 1981, arrivando alla conclusione che “non esistono documenti su R. per il periodo antecedente l’8.5.1945”, data della fine della Seconda Guerra Mondiale conclusasi in Europa con la capitolazione della Germania nazista.

[Leggere bene e con attenzione in particolare l'ultimo pezzo cari sobillatori di Papa Ratzi!!!]
Ratzigirl
00martedì 4 ottobre 2005 14:58
Al via il primo sinodo dopo il conclave. Il papa sotto esame
L’élite della gerarchia cattolica mondiale è tornata a riunirsi a Roma, a metà anno dall’elezione di Benedetto XVI. E valuta le sue prime mosse, a cominciare dal suo far pulizia dentro la Chiesa




ROMA, 3 ottobre


Dall’inizio di ottobre e per tre settimane 250 cardinali e vescovi di tutto il mondo, l’élite della gerarchia cattolica, sono riuniti in sinodo a Roma. Tratteranno di ciò che Benedetto XVI ha messo al centro del suo avvio di pontificato: l’eucaristia.

Tema astratto? Tutt’altro. Joseph Ratzinger l’ha martellato per mesi: è nel sacramento della messa che la Chiesa prende vita, è lì che si modella, è lì che si offre al mondo. Ha additato l’esempio di papa Gregorio Magno: grande celebrante di liturgie, grande costruttore di civiltà.

Per Benedetto XVI tutto si tiene. Nell’omelia della messa del 2 ottobre nella basilica di San Pietro ha spiegato che l’opposto dell’eucaristia è la devastazione della “vigna del Signore”: estromettere Dio dalla vita pubblica in nome di una tolleranza che in realtà è “ipocrisia”, ingiustizia, “arbitrio del potere e degli interessi”.

E i cristiani non sono immuni da colpe, ha ammonito. Soprattutto i cristiani d’Europa e d’Occidente: “Il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell’Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: ‘Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto’ (2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: ‘Aiutaci a convertirci! Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!’”.

Il sinodo sarà per il nuovo papa un doppio test. Sul tema dell’eucaristia mostrerà quanti pro e contro ha raccolto. Ma vi sono anche numerosi altri temi sui quali egli sarà sotto osservazione ravvicinata.

Su alcuni Benedetto XVI ha già fatto capire il tragitto che intende percorrere, sia dentro la Chiesa che fuori: con le altre Chiese cristiane, gli ebrei, i musulmani, gli atei.


* * *

Dentro la Chiesa c’è l’incognita sulle nomine del nuovo segretario di stato e di altri maggiorenti di curia.

Ma un ricambio importante c’è già stato e ha colto tutti di sorpresa: come suo successore alla testa della congregazione per la dottrina della fede il papa ha chiamato un americano, William J. Levada, che faceva parte, negli Stati Uniti, della squadra incaricata di porre rimedio allo scandalo dei preti pedofili.

E dalla sua nomina sono già discesi a cascata provvedimenti mirati a ripulire la Chiesa da quella “sporcizia” lamentata da Ratzinger nella memorabile Via Crucis dello scorso venerdì santo.

Il primo decreto firmato dal nuovo prefetto Levada, in data 27 maggio, ha colpito un religioso italiano, Gino Burresi, 73 anni, fondatore dei Servi del Cuore Immacolato di Maria.

Le denunce a suo carico partivano dagli anni Ottanta ed erano anche di violazione del segreto confessionale e di abusi sessuali a danno di suoi giovani discepoli. Inquisito più volte ma protetto da influenti capi di curia, Burresi era sempre uscito indenne. E assolto sarebbe uscito anche da una nuova indagine, affidata nel 2004 dalla congregazione per la dottrina della fede all’arcivescovo emerito di Siena, Gaetano Bonicelli, se la congregazione, all’insaputa dello stesso Bonicelli, non avesse invece proceduto a un’ulteriore propria indagine parallela, quella che appunto è sfociata nella condanna. Ora Burresi non può più dir messa, né confessare, né predicare in pubblico. Bonicelli continua a proclamarlo incolpevole e ha protestato vivacemente in Vaticano. Ma la condanna, approvata “in forma specifica” da Benedetto XVI, è inappellabile.

Un’altra indagine per accuse simili a quelle del caso Burresi, ma molto più deflagrante, riguarda il fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel Degollado.

La Legione fa quadrato a difesa di padre Maciel, lo difendono il cardinale Angelo Sodano e altri responsabili di curia, ma contro di lui la congregazione per la dottrina della fede ha accumulato negli ultimi mesi nuove convergenti denunce ed entro il prossimo inverno deciderà in base ad esse se aprire o no il processo formale. L’età avanzata di padre Maciel, 85 anni, e il fatto che egli non detenga più alcuna carica fanno prevedere che la sentenza, se vi sarà, sarà la meno possibile traumatica per l’ordine da lui fondato.

Intanto, dalla metà di settembre è in corso nei 229 seminari degli Stati Uniti una “visita apostolica” guidata dal segretario della congregazione vaticana per l’educazione cattolica, l’arcivescovo Michael Miller. La stessa congregazione ha preparato un documento che chiede ai seminari di non ammettere giovani con pronunciata tendenza omosessuale.

Alla formazione dei futuri preti Benedetto XVI ha già fatto capire di tenere moltissimo. Ha dedicato ad essi un incontro ad hoc, durante la sua visita alla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia. “Decisivo è il ruolo dei formatori”, ha detto. A cominciare dagli Stati Uniti, si prevedono epurazioni tra i rettori e i professori di molti seminari, per ragioni sia disciplinari che dottrinali.

Nella visione di Ratzinger, infatti, solo una Chiesa più “purificata” può meglio rivolgersi a chi è fuori di essa. E nulla nascondere della sua originalità.


* * *

Lo ha mostrato nel suo viaggio a Colonia, nel cuore dell’Europa protestante. Agli eredi di Lutero e Calvino Benedetto XVI ha offerto di sé l’immagine di un pontefice in pellegrinaggio alle reliquie dei Magi e in adorazione davanti all’ostia sacra: quanto di più cattolico e di più lontano ci sia da una nuda fede senza papa, né santi, né simboli, né “presenza reale” di Cristo nell’eucaristia, quale è il protestantesimo moderno.

Ai rappresentanti delle comunità protestanti ha detto di non credere in un ecumenismo fatto di negoziati su come democratizzare le Chiese. Per il papa, la prima questione da mettere in agenda tra i cristiani è come testimoniare la Parola di Dio al mondo. E la seconda è come rispondere all’unisono alle “grandi questioni etiche poste dal nostro tempo” senza cedere alle culture relativiste imperanti.

Un modello di ecumenismo tra protestanti e cattolici che Ratzinger ha detto di apprezzare è quello “interiorizzato e spiritualizzato” dei monaci di Taizé. Non un solo cenno egli ha fatto, a Colonia, ai meeting di Assisi e alle loro spettacolari repliche organizzate annualmente dalla Comunità di Sant’Egidio.

Per ragioni di prossimità teologica, più che al protestantesimo Benedetto XVI guarda alle Chiese d’Oriente, all’incontro con il patriarca di Costantinopoli desiderato da entrambi già per il prossimo 30 novembre, festa di sant’Andrea, ma posticipato per le resistenze del governo di Ankara.

E poi guarda con fiducia anche a quel capitolo di ecumenismo minore che è il riassorbimento dello scisma con i seguaci tradizionalisti dell’arcivescovo Marcel Lefebvre. Il 29 agosto ha ricevuto l’attuale loro superiore, Bernard Fellay.

Mentre sul versante opposto, sulla frontiera del cattolicesimo “liberal”, ha incontrato il 24 settembre il teologo Hans Küng. L’incontro è stato per entrambi “amichevole” e si è concentrato sul “dialogo della ragione delle scienze naturali con la ragione della fede cristiana”: tema caro sia al papa che all’ultimo Küng.

Un altra meta simbolo che Benedetto XVI ha indicato tra le sue “priorità” è la Terra Santa. Sull’ebraismo, le posizioni di Ratzinger sono da tempo tra le più aperte che si conoscano, in campo cattolico. E le ha ribadite visitando il 19 agosto la sinagoga di Colonia.

Per il papa, l’alleanza stabilita da Dio con Israele continua a valere anche dopo l’avvento di Gesù. Al patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, convinto invece che Israele sia stato ripudiato da Dio e sostituito con la Chiesa, Benedetto XVI ha affiancato l’8 settembre un coadiutore più vicino ai propri indirizzi, destinato a succedergli, Fouad Tawl, giordano di nascita, già arcivescovo di Tunisi.

Il 15 settembre ha ricevuto a Castel Gandolfo i due rabbini capo di Israele, Shlomo Moshe Ama, sefardita, e Yona Metzger, askenazita, che gli hanno rinnovato l’invito a visitare Gerusalemme.

E a metà novembre salirà da lui in visita in Vaticano, per la prima volta, un presidente dello stato d’Israele, Moshe Kastsav.

Anche con gli esponenti musulmani incontrati a Colonia il 20 agosto papa Ratzinger ha agito a carte scoperte. Non si è recato in moschea, come gli avevano chiesto; li ha ricevuti in arcivescovado con un grande crocifisso alle proprie spalle. Li ha sollecitati a farsi educatori di pace, proprio mentre tanti cattivi maestri predicano in moschee e madrasse d’Europa e del mondo.

Sette giorni dopo, il 27 agosto, ha ricevuto a Castel Gandolfo la scrittrice Oriana Fallaci, così incendiaria nel difendere la cristianità, lei atea professa, dall’attacco musulmano.

Ma questa udienza non è stata una mossa a sorpresa, da parte di un papa come Benedetto XVI. Con i laici a tutto tondo egli ha sempre cercato l’incontro, dal filosofo francofortese Jürgen Habermas fino, appunto, all’autrice famosa di “Lettera a un bambino mai nato” e “La rabbia e l’orgoglio”. In ripetute occasioni, anche da papa, Ratzinger ha chiesto ai non credenti di vivere “quasi Deus daretur”, come se Dio ci fosse. Un primo motivo è che nel mondo d’oggi “i valori morali reggono solo se Dio esiste”. E un altro motivo è che “questo sarebbe per loro un un primo passo per avvicinarsi alla fede”.



Conversando con i preti di Aosta Benedetto XVI ha confidato: “Vedo in tanti contatti che, grazie a Dio, cresce il dialogo con parte dei laici. Io penso alla parabola di Gesù sul piccolo grano di senape che poi diventa un albero così grande che anche gli uccelli del cielo vi trovano posto. Questi uccelli possono essere le persone che non si convertono ancora, ma almeno si posano sull’albero della Chiesa”.
ratzi.lella
00giovedì 6 ottobre 2005 08:18
sosia papale?
SAN PIETRO IN CARIANO. La gente lo ferma per strada stupita dalla somiglianza
El Mericàn: contadino, operaio, invalido Il saggio della Valpolicella sosia del Papa


San Pietro in Cariano. Lui non parla, non vorrebbe neanche farsi fotografare, prova a negare l’evidenza. Ma, vedendolo, la gente si gira, i bimbi interrogano i genitori: «È lui?» —Non può essere — risponde il papà al bambino — però, però...
Però Aldo Fraccaroli, «El Mericàn», 79 anni, è il sosia del Papa. Fraccaroli vive a San Floriano, località Matonàra in via Monti Lessini 6 l. Ha un anno di più del Papa (Benedetto XVI è nato il 16 aprile 1927 a Markt am Inn nella diocesi di Passau in Germania). Fraccaroli vive con la moglie Francesca e il figlio Dario in una bella villetta a schiera. E lì dal 1987.
«Vago a messa la festa e digo qualche orassiòn», dichiara, e questo è tutto quello che lo accomuna al Papa. Nato a Lazise da una famiglia di braccianti, ultimo di cinque fratelli, studi fino alla quinta, trasferito poi a Pastrengo andava a scuola a piedi su al forte austriaco e «a oto ani», continua, «ero za fora nei prè co’ le ’ache».
Il soprannome Mericàn, americano, è di tutta la sua famiglia. Li chiamano così perché i Fraccaroli andarono a imbarcarsi a Genova «per le Americhe»; solo che scoppiò la prima guerra mondiale, si chiusero porti e frontiere e loro tornarono con le pive nel sacco. La malizia dei compaesani coniò il soprannome.
La famiglia di Aldo si trasferirà a San Pietro in Cariano a fare i mezzadri nella contrada Cariano dal Gioanìn Fasolìn. Lì, nella villa Saibante erano accanto ai Frapporti, altri contadini integerrimi, mezzadri dei Fracaroli. Spiega El Mericàn: «Bestie tante in stala: bò, ’ache, vedèi, un mul, un musso, el porsèl» e 20 campi veronesi da condurre.
A diciotto anni Aldo Mericàn va alla visita di leva ed è il 1944. Richiameranno alla guerra fino alla classe 1925; c’è il fascismo di Salò e, per non finire in Germania, gli toccherà lavorare sui Camporenghi, l’altipiano dell’anfiteatro morenico di Rivoli, in destra Adige, dopo la chiusa di Ceraino, sotto i tedeschi con la Todt, a far buche col piccone per i depositi di bombe. «Mi ricordo gli aerei alleati che ci passavano radenti sopra la testa». Resta in corte a Cariàn fino al 1957; su a Molina di Fumane, in bici da San Pietro, a morose nella corte dei Brentei dalla Francesca Ceradini che sposò nel 1954; gli darà due figli, Dario e Pasquina, ora hanno quattro nipotini, l’anno scorso hanno celebrato le nozze d’oro. Vennero poi ad abitare in via Chiesa. Aldo fa il bracciante da Isidoro Toffalori, ex deportato in Germania, e vi resta tre anni. Poi salto di genere: manovale e muratore a Verona, impresa Recchia. Ogni sera Francesca gli preparava la raminèta, una gamella di alluminio con «pastasuta, cunèl, cavrèto, du paneti (uno a le dièse), verdura còta e na bossèta da mèso litro de vin». Aldo ha 37 anni quando trova lavoro a Sant’Ambrogio «nei marmi»; vi resterà per 16 anni, quando ai suoi 53 nel 1979 fa una gita festiva sul Baldo con il cognato Bartolo ed è investito, schiacciato sul muro. Perde tutti i denti, frattura delle ossa facciali, milza e pancreas frantumati; 105 giorni di ospedale a Verona. Da allora è invalido; aiuta gli amici nei campi con passione e competenza, sempre con il suo motorino e la sua «cacioleta», il basco nero di feltro. Più che un Papa, un parroco di campagna.
Divertimenti? «Il sabato e la domenica pomeriggio gioco alle carte al bar di San Floriano, a tresette, d’inverno a quintiglio e chi perde paga ciò che si è bevuto». Viaggi? «A Milano, una volta, di notte, per consegnare il vino di Toffalori». E a Venezia? «Una volta, in gita».
Aldo Mericàn non legge, guarda la tivù e scrolla la testa. Ha il terrore che questo articolo gli dia una notorietà che non desidera; di somigliare al Papa, non gliene importa molto. Sorride, sornione. Gli mancano i campi, gli animali, i raccolti, la salute; soffre di non poter lavorare più di tanto. Ci guarda con occhi ridenti, sereno. Una saggezza antica. Un buon cristiano, Santità.
Bartolo Fracaroli

(da "l'arena di Verona")
Ratzigirl
00venerdì 7 ottobre 2005 15:25
ohhhh
Ma esiste una foto di quest'uomo? Ma soprattutto: facciamoli incontrare!!!! Chissà come si divertono insieme!!![SM=g27822] [SM=g27822]
ratzi.lella
00venerdì 7 ottobre 2005 16:48
magari!
ciao ratzi,non ho trovato nessuna foto nell'articolo.io proporrei di scrivere a verissimo o alla vita in diretta che si occupano di curiosita', che ne dici?
Ratzigirl
00venerdì 7 ottobre 2005 20:50
Benissimo!!!!
Ottima idea lella!!! Ci pensi tu? Se hai qualche problema posso farlo anche io....sono un po' curiosa per la verità di vedere questa somiglianza!!![SM=g27821] [SM=g27821] [SM=g27828] [SM=g27828]
RATZGIRL
00sabato 8 ottobre 2005 00:14
Mmmm
Io però ho qualche dubbio:secondo me Papa Ratzinger è UNICO e inimitabile![SM=g27829] [SM=x40791]
Sihaya.b16247
00sabato 8 ottobre 2005 00:51
Re: Mmmm

Scritto da: RATZGIRL 08/10/2005 0.14
Io però ho qualche dubbio:secondo me Papa Ratzinger è UNICO e inimitabile![SM=g27829] [SM=x40791]



Concordo!!! [SM=g27828]
Ratzigirl
00sabato 8 ottobre 2005 01:07
Leggete attentamente!!!
Sinodo, stop alla pubblicazione degli interventi liberi

Sono riuniti in Vaticano i 256 padri sinodali - provenienti da 118 Paesi - convocati dal 2 al 23 ottobre per confrontarsi attorno al tema dell’eucaristia nella vita e nella missione della Chiesa. È il numero più alto di partecipanti mai registrato ad una assise sinodale. Nel 2001, per esempio, i partecipanti furono soltanto 247. Accanto ai padri sinodali, in modo “silenzioso e abnegato” - sono parole del segretario generale del Sinodo, monsignor Nikola Eterovic - coadiuvano i lavori i membri della Segreteria Generale, “una équipe piccola ma dinamica e disponibile”, un gruppo di lavoro che in sostanza sostiene dal punto di vista organizzativo tutta l’assise.
I lavori a cui i padri sinodali sono stati chiamati cominciano tutte le mattine alle 9.00. I padri si riuniscono nell’Aula del Sinodo fino alle 12.00. Poi ancora nel pomeriggio dalle 16.30 alle 18.00. In queste ore, a turno, i padri sinodali possono intervenire sul tema del Sinodo con interventi precedentemente scritti che non devono durare più di sei minuti. I padri sinodali vengono chiamati ad alzarsi e a formulare in piedi e a voce chiara il proprio discorso. Parlano nelle rispettive lingue d’origine e, spesso, è questo modo l’unico modo che i padri hanno per farsi conoscere dagli altri “colleghi”.
Dalle 18.00 alle 19.00, invece, ed è questa una novità introdotta da papa Benedetto XVI, i padri conciliari partecipano ad un’ora di discussione libera. Anche qui si deve chiedere la parola ma, sostanzialmente, ognuno può intervenire e formulare il proprio pensiero liberamente. Unica condizione richiesta, è che si parli uno per volta. A questa ora di discussione libera, fino ad oggi, è sempre stato presente Benedetto XVI. Seduto, ha ascoltato in silenzio gli interventi liberi dei padri conciliari. Soltanto il secondo giorno non si è fermato. Doveva, infatti, “andare a tagliarsi i capelli dal parrucchiere”.
La Sala Stampa della Santa Sede ha notato che, nei primi giorni di Sinodo, gli interventi liberi dei padri conciliari hanno avuto troppa eco nei media. I padri conciliari, e in particolar modo monsignor William Levada, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, non ha gradito il fatto che un suo intervento a braccio - quello riportante le sue opinioni in merito alla possibilità che i cattolici diano il proprio voto a partiti che sostengono pubblicamente l’aborto - sia stato interamente riportato dai media. Per questo, la Santa Sede ha deciso di comunicare ai giornalisti soltanto i temi che si affrontano negli interventi liberi, e non più nello specifico le parole degli interventi. Fino a ieri, infatti, i portavoce della Sala Stampa vaticana, divisi per gruppi linguistici, riportavano ai giornalisti anche i contenuti specifici degli interventi liberi. Lo stop in questo senso, è stato giustificato con la necessità di permettere una maggiore libertà di parola a quei padri che intervengono liberamente. I Padri Sinodali si riuniscono in un’Aula del Sinodo che, per l’occasione, è stata del tutto rimessa a nuovo. È stato migliorato l’impianto luce e soprattutto l’Aula è stata dotata di un impianto di aria condizionata e di un sistema audio completamente nuovo.

[Mi sorge una domanda...molto frivola....non potrebbero darci il nome del barbiere di Papa Ratzi che così se li taglia male come purtroppo è successo andiamo a spennarlo???]
ratzi.lella
00sabato 8 ottobre 2005 12:20
Re: Benissimo!!!!

Scritto da: Ratzigirl 07/10/2005 20.50
Ottima idea lella!!! Ci pensi tu? Se hai qualche problema posso farlo anche io....sono un po' curiosa per la verità di vedere questa somiglianza!!![SM=g27821] [SM=g27821] [SM=g27828] [SM=g27828]



ma certo!cerco le mail e scrivo.
papa ratzi è certamente inimitabile ma io sono curiosa [SM=g27822] [SM=g27832]
Ratzigirl
00sabato 8 ottobre 2005 13:52
Ratzinger e il testo segreto



Dopo oltre dieci anni di preparazione sarà pubblicato ai primi di novembre il documento vaticano che pone severissimi limiti all’ammissione al sacerdozio dei gay. Benedetto XVI lo ha firmato quando era ancora nella residenza estiva di Castel Gandolfo, ma per renderlo noto ha chiesto di attendere qualche settimana. Intanto il testo è stato affidato a uno psicologo di fama mondiale affinché ne prepari un commento dal punto di vista scientifico, che apparirà sull’Osservatore romano.
Il documento ha la forma della «istruzione» ed è stato predisposto dalla Congregazione per l’educazione cattolica: il dicastero vaticano dal quale dipendono gli oltre 6.500 seminari del mondo. Il testo affronta il problema dell’orientamento sessuale dei seminaristi e si avvale, fra l’altro, delle ricerche svolte in questo campo da un gruppo di studiosi che fa capo alla facoltà di psicologia della Pontificia università Gregoriana. La Conferenza episcopale italiana recepirà queste linee guida in una nota sulla «formazione al ministero sacerdotale», attesa per metà novembre. Intanto nei seminari del nostro Paese già si sperimentano, da alcuni anni, forme di «accompagnamento psicologico» per i candidati al sacerdozio.
Il documento vaticano ha messo in forte allarme i 229 seminari degli Stati Uniti, dove è in corso un’ispezione ordinata dal Vaticano e condotta dall’ordinario militare Edwin O’Brien. «Dobbiamo impedire che il sacerdozio negli Usa sia condizionato dai gay» avrebbe confidato ai suoi più stretti collaboratori l’ex presidente dei vescovi americani, Wilton Daniel Gregory. E dall’Università del Minnesota arriva l’avvertimento di padre Donald Cozzens: c’è il rischio che «il sacerdozio venga sempre più percepito come una professione principalmente gay».
La Chiesa Usa dunque stringe i freni dopo gli scandali sui preti pedofili che hanno travolto l’ex arcivescovo di Boston, Bernard Francis Law, e costretto alle dimissioni diversi vescovi, come Anthony Joseph O’Connell di Palm Beach, che confessò di aver abusato di un seminarista. Ma la conferenza degli istituti religiosi statunitensi si prepara a dare battaglia all’«istruzione» vaticana sui preti gay, insieme con i movimenti per i diritti civili che hanno già bollato la nuova iniziativa di Benedetto XVI come «politicamente scorretta».


[il testo di Papa Ratzi e comunque l'idea di esclusione degli omosessuali dal sacerdozio, non è una sua idea...conosco vari sagrestani che essendo persone con tendenze omosessuali non sono stati ordinati già quanrant'anni fa...perciò non è solo una decisione di Ratzinger, ma una situazione già stabile in certe zone....]
Paparatzifan
00sabato 8 ottobre 2005 21:02
Re: Leggete attentamente!!!

Scritto da: Ratzigirl 08/10/2005 1.07
Sinodo, stop alla pubblicazione degli interventi liberi

Soltanto il secondo giorno non si è fermato. Doveva, infatti, “andare a tagliarsi i capelli dal parrucchiere”.

[Mi sorge una domanda...molto frivola....non potrebbero darci il nome del barbiere di Papa Ratzi che così se li taglia male come purtroppo è successo andiamo a spennarlo???]


Ma, non era che doveva andare dal dentista? Ma non aveva già fatto il suo lavoro il macellaio qualche giorno prima? [SM=g27820]
Ratzigirl
00sabato 8 ottobre 2005 21:04
mah!
....forse doveva fare entrambi...e visto che era a microfoni aperti ha preferito dire soltanto il dentista per non farci preoccupare sul taglio del morbido ciuffo....
Paparatzifan
00sabato 8 ottobre 2005 21:12
Re: Ratzinger e il testo segreto

Scritto da: Ratzigirl 08/10/2005 13.52

[il testo di Papa Ratzi e comunque l'idea di esclusione degli omosessuali dal sacerdozio, non è una sua idea...conosco vari sagrestani che essendo persone con tendenze omosessuali non sono stati ordinati già quanrant'anni fa...perciò non è solo una decisione di Ratzinger, ma una situazione già stabile in certe zone....]


Sì, hai ragione, Ratzigirl. Questa è una disposizione vecchia. Succede che in apparenza era stata dimenticata. Adesso la si mette ben in evidenza!!! Confesso che, in Argentina, ho conosciuto un prete gay che parlava con un mio amico prete e non mi è piaciuto affatto. Era troppo evidente... il suo modo di parlare, le maniere, era... beh, era troppo evidente la sua condizione!!!
Io non ho niente contro i gay però i preti così... [SM=x40795] [SM=x40795] [SM=x40795]
Paparatzifan
00sabato 8 ottobre 2005 21:13
Re: mah!

Scritto da: Ratzigirl 08/10/2005 21.04
....forse doveva fare entrambi...e visto che era a microfoni aperti ha preferito dire soltanto il dentista per non farci preoccupare sul taglio del morbido ciuffo....


Ma come!!!! Doveva tagliarsi ancora di più i capelli?????
[SM=g27813] [SM=g27813] [SM=g27813] [SM=g27813] [SM=g27813] [SM=g27813] [SM=g27813] [SM=g27813]
Ratzigirl
00mercoledì 12 ottobre 2005 23:49
Benedetto XVI benedice la prima pietra del seminario “Redemptoris Mater” di Sydney

mercoledì, 12 ottobre 2005


Benedetto XVI ha benedetto al termine dell’udienza generale di questo mercoledì la prima pietra del futuro edificio del seminario diocesano internazionale “Redemptoris Mater” di Sydney.

Alla cerimonia erano presenti l’Arcivescovo della città australiana, il Cardinale George Pell, e il rettore, il sacerdote Erich Skruznyd.

Il centro di formazione accoglie in questo momento 20 candidati al sacerdozio, secondo quanto ha reso noto la “Radio Vaticana”.

Nel mondo ci sono circa 50 seminari “Redemptoris Mater” in cui vengono formati circa 1.500 seminaristi. Dopo il loro passaggio in questi centri di formazione si sono ordinati già più di 1.000 sacerdoti.

I seminari “Redemptoris Mater” nascono dall’esperienza di vita cristiana del Cammino Neocatecumenale, i cui statuti sono stati approvati dalla Santa Sede il 29 giugno 2003.

Il Cammino Neocatecumenale – ideato da Kiko Argüello, uditore nell’attuale Sinodo dei Vescovi sull’Eucaristia –, in base ai suoi statuti, è “al servizio dei Vescovi e dei parroci come itinerario di riscoperta del Battesimo e di educazione permanente nella fede”.

In questo momento il Cammino Neocatecumenale è presente in più di 900 diocesi del mondo, con circa 17.000 comunità in 6.000 parrocchie.

Ratzigirl
00giovedì 13 ottobre 2005 14:03
Preti vestiti "casual". Il Sinodo dice basta.
Basta con i preti vestiti in modo “casual”. È quanto uscito ieri al Sinodo dei vescovi in corso in Vaticano. Anche la liturgia necessita di «buone maniere» e, soprattutto quando si celebra l’eucaristia, è indispensabile vestirsi in modo adeguato a quanto si va a celebrare.
Anche il luogo in cui viene celebrata l’eucaristia deve essere esteticamente bello. E così, ecco le osservazioni relative al confessionale - deve essere posizionato all’interno della chiesa e deve essere munito di grata fissa - e al santissimo sacramento - deve essere sempre collocato sull’altare maggiore -.
L’altro ieri, invece, era stata la volta degli interventi - piuttosto polemici - dei vescovi protestanti invitati al Sinodo dal Papa. Secondo loro, l’Istrumentum Laboris - il testo sul quale stanno elaborando i loro discorsi i padri sinodali - arriva a conclusioni deludenti soprattutto a riguardo dell’intercomunione e cioè della possibilità che, per motivi ecumenici, cattolici e protestanti celebrino assieme l’eucaristia. Per la Chiesa, coloro che non professano la fede cattolica e che non credono in tutto alle verità della fede, non possono ricevere la comunione a meno che non vi siano circostanze particolari che giustifichino un tale gesto. In generale, infatti, - lo ha ribadito anche il cardinale Angelo Scola nella sua relazione introduttiva ai lavori sinodali - l’intercomunione non è praticabile.
Eppure, i protestanti invitati dal Papa al Sinodo, sembrano non starci tant’è che l’altro ieri il vescovo anglicano di Chichester, John Hind, ha ricordato ai padri sinodali che in occasione dei funerali di Giovanni Paolo II, il fondatore della comunità ecumenica di Taizé, frère Roger, fu il primo a ricevere la comunione dall’allora cardinale Ratzinger. «Come va interpretata - ha chiesto il vescovo Hindc - l’assunzione pubblica della comunione da parte del protestante Frère Roger Schutz? L’eucaristia - ha aggiunto - non è in prima istanza un rito o un cerimoniale ma un beneficio della nuova vita in Cristo. Se dobbiamo essere veri cristiani, ci devono essere dei criteri di riconoscimento reciproco». Anche monsignor Lonning, vescovo emerito della Chiesa luterana di Norvegia, ha detto che già da molti anni i fedeli cattolici e protestanti praticano l’intercomunione, e cioè celebrano insieme l’eucaristia. I paragrafi dell’Instrumentu Laboris che trattano la questione eucaristica dal punto di vista ecumenico - ha detto Lonning -, «mi rattristano molto». La questione, comunque, resta sul tavolo dei lavori del Sinodo ma è probabile che già oggi, quando verrà presentato alla stampa il resoconto del Sinodo a una settimana e mezzo dalla sua conclusione, qualche delucidazione in proposito potrà arrivare. Di tutt’altro tenore, invece, l’intervento di ieri di monsignor Joseph Zen Ze Kiun, vescovo di Hong Kong. In Cina, secondo lui, ormai la Chiesa è «una, santa, cattolica, apostolica e romana» e non si può più parlare di due Chiese (una legata al Roma, l’altra a Pechino), tanto che se il governo cinese dovesse prenderne atto, vedrà anche «la convenienza di venire a una normalizzazione» dei rapporti con la Santa Sede. «La Chiesa in Cina - ha detto - apparentemente divisa in due, una ufficiale riconosciuta dal governo e una clandestina che rifiuta di essere indipendente da Roma, è in realtà una sola, perché tutti vogliono stare uniti al Papa”.
Ratzigirl
00venerdì 14 ottobre 2005 02:03
Nuova statua


Una nuova statua per la facciata laterale di San Pietro: in marmo di Carrara, raffigura la santa ecuadoriana Maria Ana de Jesus de Paredes y Flores. Il monumento sarà inaugurato mercoledì 19 ottobre da Papa Benedetto XVI…
Ratzigirl
00domenica 16 ottobre 2005 12:31
PAPA SARA' IN BRASILE NELLA PRIMAVERA DEL 2007


Sarà il Brasile il primo paese visitato da Benedetto XVI oltreoceano. Il Papa, infatti, parteciperà nel 2007 alla V Conferenza generale dell'Episcopato
latinoamericano (Celam). In un comunicato, la Conferenza Episcopale del Brasile (Cnbb) ha reso noto che la visita avrà luogo tra la fine di aprile ed i primi giorni di maggio del 2007 nel Santuario di Nuestra Senora de Aparecida, la patrona del Brasile, situato a 167 chilometri da San Paolo.
Giovanni Paolo II aveva visitato il Brasile quattro volte nel 1980, '82, '91 e '97 e aveva partecipato alle assembleee del Celam nel 1979 a Puebla e nel 1992 a Santo Domingo.

TERESA BENEDETTA
00domenica 16 ottobre 2005 18:17
PIU GRANDI FOLLE PER BENEDETTO
Avete gia visto una notizia nel Corriere della Sera che, secondo l'agenzia notiziaria tedesca dpa, ha riportato che
Papa Ratzi ha attirato piu di una millioni di gente alle sue udienze generali e all'Angelus da maggio a settembre? (Io ho trattato di cercare l'articolo originale online ma non riesco).

Nemmeno.. pare che questo numero e doppio di quello che sono venuti nel maggio a settembre 2004 per Giovanni Paolo II.
L'articolo aggiunta: "Papa Ratzinger si e attirato piu di folle che Giovanni Paolo II, finora perlomeno."

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Noi, non siamo meravigliate, vero?



TERESA BENEDETTA
00domenica 16 ottobre 2005 19:39
UDIENZE RECORD
Dal servizio tedesco della Radio Vaticana (forse anche nel servizio italiano) - le cifre precise sulle gente venute a vedere il Papa, secondo Corriere della Sera (non contando occasioni come l'incontro con i bambini ieri sera):

Entre maggio-settembre 2005, sono venuti
410,000 agli udienze generali; e
600,000 all'Angelus domenicale.
Entre maggio-settembre 2004, sono venuti
194,000 agli udienze generali; e
262,000 all'Angelus domenicale.

So che i paragoni non sono sempre giusti, ma mi piacerebbe sapere le cifre per i primi 5 mesi di GPII....Il fatto e che tutto hanno detto in aprile che questo Papa non ha e non avra mai il carisma del suo predecessore, non tenendo in conto che ogni Papa ha il suo proprio carisma. Benedetto lo ha mostrato il suo in modo chiarissimo, sia in Vaticano sia in Colonia, ma ancora si va dicendo che lui non sarebbe "popolare"???

[Modificato da TERESA BENEDETTA 16/10/2005 19.51]

Paparatzifan
00domenica 16 ottobre 2005 23:40
Re: PIU GRANDI FOLLE PER BENEDETTO

Scritto da: TERESA BENEDETTA 16/10/2005 18.17
Avete gia visto una notizia nel Corriere della Sera che, secondo l'agenzia notiziaria tedesca dpa, ha riportato che
Papa Ratzi ha attirato piu di una millioni di gente alle sue udienze generali e all'Angelus da maggio a settembre? (Io ho trattato di cercare l'articolo originale online ma non riesco).

Nemmeno.. pare che questo numero e doppio di quello che sono venuti nel maggio a settembre 2004 per Giovanni Paolo II.
L'articolo aggiunta: "Papa Ratzinger si e attirato piu di folle che Giovanni Paolo II, finora perlomeno."

------------------------------------------------------------
Noi, non siamo meravigliate, vero?



Sono stata diverse volte agli Angelus ed udienze generali di GPII (la prima volta nel 1982 e l'ultima nel 2002 - inclusa una Messa durante il giubileo del 2000) e non mi ricordo che ci sia stata tanta gente...
Paparatzifan
00domenica 16 ottobre 2005 23:44
Re: Preti vestiti "casual". Il Sinodo dice basta.

Scritto da: Ratzigirl 13/10/2005 14.03
Basta con i preti vestiti in modo “casual”. Eppure, i protestanti invitati dal Papa al Sinodo, sembrano non starci tant’è che l’altro ieri il vescovo anglicano di Chichester, John Hind, ha ricordato ai padri sinodali che in occasione dei funerali di Giovanni Paolo II, il fondatore della comunità ecumenica di Taizé, frère Roger, fu il primo a ricevere la comunione dall’allora cardinale Ratzinger. «Come va interpretata - ha chiesto il vescovo Hindc - l’assunzione pubblica della comunione da parte del protestante Frère Roger Schutz? L’eucaristia - ha aggiunto - non è in prima istanza un rito o un cerimoniale ma un beneficio della nuova vita in Cristo. Se dobbiamo essere veri cristiani, ci devono essere dei criteri di riconoscimento reciproco».


Anch'io sono rimasta stupita di vedere le immagini di frère Roger che riceveva la comunione da Ratzi. Si dice che Roger si sentiva cattolico interiormente. Ma dico, non bisogna battezzarsi e fare una professione di fede includendo il percorso catechetico come abbiamo fatto tutti i cattolici?
Caro Papa, mi puoi rispondere?
TERESA BENEDETTA
00lunedì 17 ottobre 2005 00:16
INTERVISTA SULLA TV POLONIA
E gia disponibile l'audio originale dell'intervista dalla Radio Vaticana qui-
http://www.oecumene.radiovaticana.org/it1/benedetto_XVI_itv2.asp
con la trascrizione anche.

@Nessuna@
00lunedì 17 ottobre 2005 08:32
"I diritti fondamentali vengono da Dio"

"I diritti fondamentali vengono da Dio"
Di Paolo Luigi Rodari (del 16/10/2005 @ 15:11:24, in Il Tempo, linkato 2 volte)
C’è bisogno di una «laicità positiva» che riconosca il diritto di ciascuno di vivere la propria fede religiosa «con autentica libertà anche in ambito pubblico». È questo uno dei passaggi chiave del messaggio che Benedetto XVI ha voluto inviare ieri al convegno su “Libertà e laicità” organizzato a Norcia dalla Fondazione Magna Carta - di cui il presidente del Senato Marcello Pera è presidente d’onore - in collaborazione con la Fondazione per la Sussidiarietà. Ancora una volta, il Papa - ed è questo un forte esempio anche per il clero e il laicato cattolico - richiama alla necessità che la fede trovi il suo spazio di espressione nella società civile, una fede “pubblica” e non vissuta privatamente, una fede riconosciuta all’interno di uno stato “sanamente” laico.
È un tema, quello della “sana laicità dello Stato”, particolarmente caro al Papa. Lo si evince, innanzitutto, dal fatto che il messaggio di ieri è stato firmato direttamente da Ratzinger e non, come solitamente accade, dal segretario di stato, il cardinale Angelo Sodano. Lo si evince dalla chiarezza dei contenuti, decisivi per il futuro dell’espressione della fede all’interno della società.
Una “sana laicità” è, per il Papa, quella che sa riconoscere che i diritti fondamentali dell’uomo «non vengono creati dal legislatore» ma, iscritti nella natura della persona, «sono rinviabili ultimamente al Creatore». Uno stato «sanamente laico» - ha scritto ieri il Papa - deve riconoscere nella sua legislazione quel «senso religioso in cui si esprime l’apertura dell’essere umano alla trascendenza». E ancora: «Per un rinnovamento culturale e spirituale dell’Italia e del continente europeo occorrerà lavorare affinché la laicità non venga interpretata come ostilità alla religione, ma al contrario come impegno a garantire a tutti, singoli e gruppi, nel rispetto delle esigenze del bene comune, la possibilità di vivere e manifestare le proprie convinzioni religiose».
Non aveva parole solo per Norcia, ieri, Benedetto XVI. Ma anche per la Fao e, in particolare, per il suo direttore generale, Jacques Diouf. Parole allarmate, a denunciare «la fame e la malnutrizione» come «i più gravi scandali che affliggono ancora la vita della famiglia umana». Scandali che rendono l’azione della Fao «ancora più urgente». Scandali di fronte ai quali ogni uomo, e anche la Chiesa cattolica tutta, deve dire la propria «con azioni rivolte ad uno sviluppo armonioso».
Parole, quelle del Papa, arrivate con 24 ore di anticipo rispetto alla celebrazione della Giornata mondiale dell’alimentazione organizzata dalla stessa Fao e in programma oggi a Roma. Da tutto il mondo, tante le personalità presenti. Dal presidente del Brasile, Luiz Ignacio Lula da Silva, al presidente del Venezuela Hugo Rafaele Chavez. Dal presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, al presidente della Repubblica del Paraguay Nicador Duarte Frutos.
Il tema della Giornata mondiale dell’alimentazione scelto per il 2005, «Agricoltura e dialogo fra culture - si legge in una nota della Fao - vuole essere un riconoscimento al contributo offerto dalle diverse culture all’agricoltura mondiale e ribadire che il dialogo sincero tra culture è il presupposto per progredire nella lotta contro la fame e il degrado ambientale».
Ratzigirl
00lunedì 17 ottobre 2005 14:14
Il Benedetto Pensiero: : la mia missione è nelle carte di Wojtyla
La prima intervista tv di Benedetto XVI a una rete polacca: «Non emanerò troppi nuovi documenti: devo far assimilare quelli del mio predecessore»



«Io considero proprio una mia missione essenziale e personale di non emanare tanti nuovi documenti, ma di fare in modo che i documenti emanati da Giovanni Paolo II siano assimilati perché sono un tesoro ricchissimo, sono l'autentica interpretazione del Vaticano II». In questa battuta dell'intervista che Benedetto XVI ha rilasciato alla televisione polacca, è racchiusa un'importante affermazione programmatica sul nuovo pontificato del Papa tedesco. Joseph Ratzinger è intenzionato a non promulgare tanti documenti, non vuole aggiungere ulteriore carta a quella che è già stata massicciamente prodotta negli ultimi decenni, non soltanto da Papa Wojtyla ma anche e soprattutto dalla curia romana. Una decisione perfettamente in linea con il pensiero più volte manifestato dal cardinale Prefetto della dottrina della fede, che si aggiunge alle altre già assunte in questi primi sei mesi di pontificato.
Benedetto XVI non è l'uomo delle riforme eclatanti o delle grandi decisioni spettacolari. È piuttosto un Papa che intende introdurre un nuovo stile, fatto di maggiore sobrietà e di minore attenzione rivolta alla sua persona, e che vuole introdurlo con piccoli ma significativi passi. Il primo, passato quasi sotto silenzio, ha cambiato una prassi invalsa già da trentun anni: il Papa ha stabilito di riservare per sé soltanto le canonizzazioni, non volendo più celebrare anche le beatificazioni, come si faceva dai tempi di Paolo VI e come soprattutto si è fatto durante il pontificato di Giovanni Paolo II. Sono così diminuite sensibilmente le cerimonie pubbliche presiedute dal pontefice.

Un altro significativo segnale il Papa l'ha dato in occasione dei grandi incontri pubblici: Ratzinger preferisce non essere presente ai momenti di festa o di spettacolo, limitandosi a presiedere i momenti liturgici e di catechesi. Un esempio significativo è stato ciò che è avvenuto sabato scorso in piazza San Pietro, con i centomila bambini della prima comunione. La festa con i cantanti e le coreografie si è svolta prima che il Papa giungesse sul sagrato. Inoltre, sia alla Giornata mondiale della gioventù, sia all'incontro con i bambini di due giorni fa, Benedetto XVI ha fermamente voluto che il culmine della manifestazione fosse un momento di adorazione eucaristica, fatto inedito per kermesse di questo tipo.
Oggi arriva la notizia, attraverso le sue stesse parole, che il settantottenne Papa tedesco, che ha collaborato così tante volte alla stesura dei più importanti documenti dottrinali del pontificato wojtyliano, non vuole esagerare con la produzione di testi. Intende, insomma, richiamare a una maggiore sobrietà anche in questo, proprio per permettere che il «tesoro ricchissimo» dei documenti di Giovanni Paolo II possa essere assimilato da tutta la Chiesa.
Da queste indicazioni di rotta, precise e univoche, possiamo dedurre che il nuovo Papa, che pure intende attuare una riforma della curia romana rendendola più snella e meno burocratica, procederà con la politica dei piccoli passi. Allo stesso modo, non è affatto detto che Ratzinger convochi prima di Natale un concistoro per la creazione di nuovi cardinali, come invece prevedono diverse fonti vaticane:
«Ce ne sono già tanti», avrebbe detto qualche settimana fa. Conscio di essere il successore di un pontefice straordinario, al quale si sente molto legato, Benedetto XVI ha affermato poche ore dopo l'elezione che «nell'intraprendere il suo ministero il nuovo Papa sa che il suo compito è di far risplendere davanti agli uomini e alle donne di oggi la luce di Cristo: non la propria luce, ma quella di Cristo».

TERESA BENEDETTA
00lunedì 17 ottobre 2005 18:58
L'INTERVISTA CON IL PAPA - INTEGRALE
Intervista di Benedetto XVI alla televisione pubblica polacca

In ricordo di Giovanni Paolo II, 27 anni dopo la sua elezione a Papa

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 16 ottobre 2005 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l’intervista concessa da Benedetto XVI alla televisione pubblica polacca in vista della “Giornata Papale” celebrata questa domenica in Polonia, a 27 anni di distanza dall’elezione al Soglio pontificio del Cardinale Karol Wojtyla.

L’intervista mandata in onda questa domenica sera, è stata realizzata da padre Andrzej Majewski, SJ, responsabile dei programmi cattolici della Televisione pubblica polacca TVP.



* * *


Il 16 ottobre del 1978, il cardinale Karol Wojityla diventò Papa e da quel giorno Giovanni Paolo II, per oltre 26 anni, da Successore di San Pietro, come è Lei adesso, ha guidato la Chiesa assieme ai vescovi e ai cardinali. Tra i cardinali vi era anche la Vostra Santità, persona singolarmente apprezzata e stimata dal suo predecessore; persona di cui il Pontefice Giovanni Paolo II ebbe a scrivere nel libro “Alzatevi, andiamo” - e qui cito – “Ringrazio Iddio per la presenza e l’aiuto del cardinale Ratzinger. E’ un amico provato”, ha scritto Giovanni Paolo II.

D. –Padre Santo come è iniziata questa amicizia e quando Vostra Santità ha conosciuto il cardinale Karol Wojityla?

R. – Personalmente lo ho conosciuto soltanto nei due pre-conclave e conclave del ’78. Avevo naturalmente sentito parlare del cardinale Wojityla, inizialmente soprattutto nel contesto della corrispondenza fra vescovi polacchi e tedeschi nel ’65. I cardinali tedeschi mi hanno raccontato come era grandissimo il merito e il contributo dell’arcivescovo di Cracovia e che era proprio l’anima di questa corrispondenza realmente storica. Da amici universitari avevo anche sentito della sua filosofia e della grandezza della sua figura di pensatore. Ma come ho detto l’incontro personale la prima volta si è realizzato per il conclave del ’78.

Dall’inizio ho sentito una grande simpatia e, grazie a Dio, immeritatamente, il cardinale di quel tempo mi ha donato fin dall’inizio la sua amicizia. Sono grato per questa fiducia che mi ha donato, senza i miei meriti. Soprattutto vedendolo pregare, ho visto e non solo capito, ho visto che era un uomo di Dio. Questa era l’impressione fondamentale: un uomo che vive con Dio, anzi in Dio. Mi ha poi impressionato la cordialità, senza pregiudizi, con la quale si è incontrato con me.

In questi incontri del pre-conclave dei cardinali, ha preso diverse volte la parola e qui ho avuto anche la possibilità di sentire la statura del pensatore. Senza grandi parole, era così nata un’amicizia che veniva proprio dal cuore e, subito dopo la sua elezione, il Papa mi ha chiamato diverse volte a Roma per colloqui e alla fine mi ha nominato Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

D. – Dunque non è stata una sorpresa questa nomina e questa convocazione a Roma?

R. – Per me era un po’ difficile, perché dall’inizio del mio episcopato a Monaco, con la solenne consacrazione a vescovo nella cattedrale di Monaco, vi era per me un obbligo, quasi un matrimonio con questa diocesi ed avevano anche sottolineato che dopo decenni ero il primo vescovo originario della diocesi. Mi sentivo quindi molto obbligato e legato a questa diocesi. C’erano poi dei problemi difficili che non erano ancora risolti e non volevo lasciare la diocesi con dei problemi non risolti. Di tutto questo ho discusso con il Santo Padre, con grande apertura e con questa fiducia che aveva il Santo Padre, che era molto paterno con me. Mi ha dato quindi tempo di riflettere, egli stesso voleva riflettere. Alla fine mi ha convinto, perché questa era la volontà di Dio. Potevo così accettare questa chiamata e questa responsabilità grande, non facile, che di per sé superava le mie capacità. Ma nella fiducia alla paterna benevolenza del Papa e con la guida dello Spirito Santo, potevo dire di sì.

D. – Questa esperienza durò per più di 20 anni…

R. - Sì, sono arrivato nel febbraio dell’82 ed è durata fino alla morte del Papa nel 2005.

D. – Quali sono, secondo Lei, Santo Padre, i punti più significativi del Pontificato di Giovanni Paolo II?

R. – Possiamo avere, direi, due punti di vista: uno ad extra - al mondo -, ed uno ad intra - alla Chiesa -. Riguardo al mondo, mi sembra che il Santo Padre, con i suoi discorsi, la sua persona, la sua presenza, la sua capacità di convincere, ha creato una nuova sensibilità per i valori morali, per l’importanza della religione nel mondo. Questo ha fatto sì che si creasse una nuova apertura, una nuova sensibilità per i problemi della religione, per la necessità della dimensione religiosa nell’uomo e soprattutto è cresciuta – in modo inimmaginabile – l’importanza del Vescovo di Roma.

Tutti i cristiani hanno riconosciuto – nonostante le differenze e nonostante il loro non riconoscimento del Successore di Pietro – che è lui il portavoce della cristianità. Nessun altro al mondo, a livello mondiale può parlare così nel nome della cristianità e dar voce e forza nell’attualità del mondo alla realtà cristiana. Ma anche per la non cristianità e per le altre religioni, era lui il portavoce dei grandi valori dell’umanità. E’ anche da menzionare che è riuscito a creare un clima di dialogo fra le grandi religioni e un senso di comune responsabilità che tutti abbiamo per il mondo, ma anche che le violenze e le religioni sono incompatibili e che insieme dobbiamo cercare la strada per la pace, in una responsabilità comune per l’umanità.

Spostiamo l’attenzione ora verso la situazione della Chiesa. Io direi che, anzitutto, ha saputo entusiasmare la gioventù per Cristo. Questa è una cosa nuova, se pensiamo alla gioventù del ’68 e degli anni Settanta. Che la gioventù si sia entusiasmata per Cristo e per la Chiesa ed anche per valori difficili, poteva ottenerlo soltanto una personalità con quel carisma; soltanto Lui poteva in tal modo riuscire a mobilitare la gioventù del mondo per la causa di Dio e per l’amore di Cristo. Nella Chiesa ha creato – penso – un nuovo amore per l’Eucaristia. Siamo ancora nell’Anno dell’Eucaristia, voluto da lui, con tanto amore; ha creato un nuovo senso per la grandezza della Misericordia Divina; e ha anche approfondito molto l’amore per la Madonna e ci ha così guidato ad una interiorizzazione della fede e, allo stesso tempo, ad una maggiore efficienza. Naturalmente bisogna menzionare – come sappiamo tutti - anche quanto sia stato essenziale il suo contributo per i grandi cambiamenti nel mondo nell’89, per il crollo del cosiddetto socialismo reale.

D. – Nel corso dei suoi incontri personali e dei colloqui con Giovanni Paolo II, che cosa faceva maggior impressione a Vostra Santità? Potrebbe raccontarci i suoi ultimi incontri, forse di quest’anno, con Giovanni Paolo II?

R. – Sì. Gli ultimi due incontri li ho avuti, un primo, al Policlinico “Gemelli”, intorno al 5-6 febbraio; e, un secondo, il giorno prima della sua morte, nella sua stanza. Nel primo incontro il Papa soffriva visibilmente, ma era pienamente lucido e molto presente. Io era andato semplicemente per un incontro di lavoro, perché avevo bisogno di alcune sue decisioni. Il Santo Padre – benché soffrendo – seguiva con grande attenzione quanto dicevo. Mi comunicò in poche parole le sue decisioni, mi diede la sua benedizione, mi salutò in tedesco, accordandomi tutta la sua fiducia e la sua amicizia. Per me è stato molto commovente vedere, da una parte, come la sua sofferenza fosse in unione col Signore sofferente, come portasse la sua sofferenza con il Signore e per il Signore; e, dall’altra, vedere come risplendesse di una serenità interiore e di una lucidità completa.

Il secondo incontro è stato il giorno prima della morte: era ovviamente più sofferente, visibilmente, circondato da medici ed amici. Era ancora molto lucido, mi ha dato la sua benedizione. Non poteva più parlare molto. Per me questa sua pazienza nel soffrire è stato un grande insegnamento, soprattutto riuscire a vedere e a sentire come fosse nella mani di Dio e come si abbandonasse alla volontà di Dio. Nonostante i dolori visibili, era sereno, perché era nelle mani dell’Amore Divino.

D. – Lei, Santo Padre, spesso nei suoi discorsi evoca la figura di Giovanni Paolo II, e di Giovanni Paolo II dice che era un Papa grande, un predecessore compianto e venerato. Ricordiamo sempre le parole di Vostra Santità espresse alla Messa del 20 aprile scorso, parole dedicate proprio a Giovanni Paolo II. E’ stato Lei, Santo Padre, a dire – e qui cito – “sembra che egli mi tenga forte per mano, vedo i suoi occhi ridenti e sento le sue parole, che in quel momento rivolge a me in particolare: ‘non aver paura!’”. Santo Padre, una domanda alla fine molto personale: Lei continua ad avvertire la presenza di Giovanni Paolo II, e se è così, in che modo?

R. – Certo. Comincio a rispondere alla prima parte della sua domanda. Avevo inizialmente, parlando dell’eredità del Papa, dimenticato di parlare dei tanti documenti che ci ha lasciato – 14 Encicliche, tante Lettere Pastorali e tanti altri – e tutto questo rappresenta un patrimonio ricchissimo che non è ancora sufficientemente assimilato nella Chiesa. Io considero proprio una mia missione essenziale e personale di non emanare tanti nuovi documenti, ma di fare in modo che questi documenti siano assimilati, perché sono un tesoro ricchissimo, sono l’autentica interpretazione del Vaticano II.

Sappiamo che il Papa era l’uomo del Concilio, che aveva assimilato interiormente lo spirito e la lettera del Concilio e con questi testi ci fa capire veramente cosa voleva e cosa non voleva il Concilio. Ci aiuta ad essere veramente Chiesa del nostro tempo e del tempo futuro. Adesso vengo alla seconda parte della sua domanda. Il Papa mi è sempre vicino attraverso i suoi testi: io lo sento e lo vedo parlare, e posso stare in dialogo continuo col Santo Padre, perché con queste parole parla sempre con me, conosco anche l’origine di molti testi, ricordo i dialoghi che abbiamo avuto su uno o sull’altro testo. Posso continuare il dialogo con il Santo Padre. Naturalmente questa vicinanza attraverso le parole è una vicinanza non solo con i testi, ma con la persona, dietro i testi sento il Papa stesso.

Un uomo che va dal Signore, non si allontana: sempre più sento che un uomo che va dal Signore si avvicina ancora di più e sento che dal Signore è vicino a me in quanto io sono vicino al Signore, sono vicino al Papa e lui ora mi aiuta ad essere vicino al Signore e cerco di entrare nella sua atmosfera di preghiera, di amore del Signore, di amore della Madonna e mi affido alla sue preghiere. C’è così un dialogo permanente ed anche un essere vicini, in un nuovo modo, ma in modo molto profondo.

D. – Padre Santo, la aspettiamo ora in Polonia. Tanti domandano quando il Papa verrà in Polonia?

R. – Sì, l’intenzione di venire in Polonia, se Dio vuole, se i tempi me lo permetteranno, c’è. Ho parlato con mons. Dziwisz riguardo alla data e mi dicono che giugno sarebbe il periodo più adeguato. Tutto è ancora naturalmente da organizzare con tutte le istanze competenti. In questo senso è una parola provvisoria, ma sembra che forse il prossimo giugno, se il Signore lo concede, potrei venire in Polonia.

Santo Padre, a nome di tutti i telespettatori, la ringrazio di cuore per questa intervista. Grazie, Padre Santo.

Grazie a Lei.

[Fonte: pagina web della “Radio Vaticana”, www.radiovaticana.com/ ]

Ratzigirl
00lunedì 17 ottobre 2005 19:42
PAPA: DOMENICA BENEDETTO XVI CONSEGNA PREMIO DIRITTI UMANI ISPIRATO WOJTYLA
(da notizie ansa di venerdì scorso)

Si ispira al messaggio di pace e di difesa dei diritti umani lanciato da Giovanni Paolo II il premio ''Oswiecimian Human Rights'', dedicato alla memoria del Papa polacco, che Benedetto XVI consegnera' domenica prossima, 16 ottobre, giorno in cui tra l'altro ricorre l'anniversario dell'elezione di Wojtyla al soglio papale. Subito dopo la recita dell'Angelus, in una cerimonia in forma privata, il riconoscimento verra' conferito dal Pontefice al vescovo ausiliare di Praga, Vaclav Maly, piu' volte arrestato durante il regime comunista in Cecoslovacchia, e a Stefan Wilkanowicz di Cracovia, direttore della fondazione cattolica 'Znak', molto amico di Giovanni Paolo II. Il premio e' stato istituito nel 2003, dietro consenso del Vaticano, su impulso del cardinale Franciszek Macharski, successore di Wojtyla come arcivescovo di Cracovia - carica mantenuta fino all'agosto scorso -, e dell'ambasciatrice polacca presso la Santa Sede, l'ex primo ministro Hanna Suchocka. L'obiettivo era preservare e rendere popolare il messaggio che Giovanni Paolo II aveva consegnato al mondo il 7 giugno 1979, ad Oswiecim, rendendo omaggio alle vittime del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, durante il suo primo viaggio in Polonia. Il riconoscimento viene assegnato a chi si e' fatto portavoce di questo messaggio con la propria testimonianza di vita e di azione. La ''Oswiecimian Academy'', che ha promosso l'iniziativa, sottolinea che il premio ''ha carattere onorario'' ed ''intende presentare al mondo contemporaneo la filosofia di Giovanni Paolo II sui diritti umani e renderla concreta''
Ratzigirl
00martedì 18 ottobre 2005 01:38
LUTTO:Muore a 90 anni il Cardinale Giuseppe Caprio


Ex Prefetto per gli Affari Economici della Santa Sede, venne espulso dalla Cina

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 17 ottobre 2005 (ZENIT.org).- Appena appresa la notizia della morte del Cardinale Giuseppe Caprio, Benedetto XVI ha inviato un messaggio in cui esprime il riconoscimento per il prezioso servizio prestato alla Chiesa da parte del Presidente emerito della Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede.

In un telegramma inviato alla sorella del Cardinale, Maria Caprio, il Pontefice confessa la sua “ammirazione” per questo “solerte collaboratore di ben cinque Papi miei predecessori che gli affidarono delicati e importanti uffici”.

Le esequie del porporato, spentosi questo sabato e che presto avrebbe compiuto 91 anni, saranno presiedute da Benedetto XVI martedì 18 ottobre, alle ore 11:00, presso l’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana.

Il Cardinale Caprio è nato il 15 novembre del 1914, a Lapio, nell’arcidiocesi di Benevento.
Ordinato sacerdote il 17 dicembre 1938, ha compiuto i propri studi nella Pontificia Accademia Ecclesiastica prima di trascorre un periodo di servizio presso la Segreteria di Stato.

Nel 1947, fu inviato presso l'Internunziatura Apostolica di Cina, dove rimase fino al settembre 1951 quando fu espulso dai comunisti, dopo aver sofferto tre mesi di domicilio coatto.

Papa Paolo VI gli affidò il delicato incarico di Sostituto della Segreteria di Stato, il 14 giugno del 1977. Mentre, Giovanni Paolo II lo pose a capo dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, il 30 aprile del 1979, creandolo Cardinale il 30 giugno di questo stesso anno.

Dal 1981 al 1990 è stato Presidente della Prefettura per gli Affari Economici della Santa Sede, e dal 1988 fino al 1995, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Con la morte del Cardinale Caprio, il Collegio Cardinalizio risulta ora composto da 180 Cardinali, dei quali 112 sono elettori e 68 non elettori.

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