Quel che sarà sarà....i retroscena veri o presunti di stampa e tv sul pontificato di Benedetto XVI

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Ratzigirl
00martedì 12 dicembre 2006 01:20
Piccoli dettagli, grande confusione. Il nuovo corso della comunicazione della Santa Sede


Copyright e operazioni commerciali, nuove regole di lavoro per i giornalisti, ma anche operazioni estremamente lente nella diffusione dei testi e delle traduzioni ed errori più o meno grossolani. Ne abbiamo scovato uno.


Copyright e operazioni commerciali, nuove regole di lavoro per i giornalisti, ma anche operazioni estremamente lente nella diffusione dei testi e delle traduzioni ed errori più o meno grossolani. È questo in sintesi il nuovo corso della comunicazione della Santa Sede, vissuto all’insegna di un rapporto con i media non sempre lineare. Ad ogni occasione, infatti, viene ribadita l’importanza dei mezzi di comunicazione, ma negli ultimi tempi molte cose sono cambiate. Questioni di metodo e di sostanza, a cominciare dalla pubblicazione dei discorsi del papa.

Secondo una prassi ormai consolidata, i giornalisti accreditati presso la Santa Sede erano soliti ricevere i testi in anticipo, in modo da pianificare con calma il proprio lavoro. Il cosiddetto “embargo” sanciva l’obbligo di non trasmettere il contenuto dei discorsi prima che fossero letti dal papa. E ulteriore compito del giornalista era quello di confrontare l’anticipazione con il testo effettivamente pronunciato. Una regola importante, in vigore da più di 20 anni, che rispondeva ad una precisa interpretazione: “Il testo distribuito con embargo è da considerarsi letto nella sua interezza anche nel caso venisse omessa una parte quando viene pronunciato, se non diversamente indicato dalla Sala Stampa della Santa Sede. È compito del giornalista verificare eventuali aggiunte nel momento in cui il discorso viene pronunciato”.



Da qualche giorno, tuttavia, sono state introdotte delle novità. L’embargo continua a valere (anche se in diverse occasioni – a cominciare da alcune udienze generali del mercoledì - i testi non sono stati distribuiti), ma con un’interpretazione diversa, perché l’espressione “confronta con testo pronunciato” va intesa nel senso “che ha valore solo il testo effettivamente pronunciato dal Santo Padre”. Ciò significa che un giornalista non potrà più contare sull’attendibilità dei testi che ha ricevuto in precedenza, ma sarà costretto per paradosso a seguire parola per parola ogni intervento del pontefice. Un compito impossibile, specie nei viaggi all’estero, dove oltre alla frenesia del lavoro, si aggiunge il problema delle diverse lingue usate. Spazio ai traduttori personali, dunque, anche perché contare sulle versioni ufficiali multilingue è rischioso.

Motivo? Le traduzioni dei testi del papa vengono pubblicate con ritardi inauditi. Ha fatto notare a più riprese il vaticanista de L’Espresso, Sandro Magister: “Le traduzioni francese e portoghese della lezione papale di Ratisbona del 12 settembre, cioè il testo più famoso e discusso di questo pontificato, sono comparse sul sito on line del Vaticano 35 giorni dopo. Quella spagnola 43. Quella araba, approntata dalla segreteria di stato a metà settembre e subito distribuita nelle cancellerie dei paesi musulmani, è tuttora inaccessibile al grande pubblico. Aspetta ancora di fare quei pochi passi che la separano dal desk del sito on line”.

È quanto è successo anche per i discorsi del viaggio in Turchia, di cui mancano ancora le versioni in spagnolo e turco, pur essendo state distribuite ai giornalisti durante la visita. Nessuna traccia anche del testo arabo, un’assurdità se si pensa al valore delle parole del pontefice nell’ottica di un dialogo con il mondo islamico.

Ma da cosa sono determinate queste disfunzioni? È difficile avere una visione di insieme, ma sicuramente pesa il controllo puntuale che viene fatto su ogni testo ufficiale, a partire dalle versioni in italiano. Non è un caso, per esempio, che molti discorsi di routine vengano pubblicati sul bollettino della Sala Stampa della Santa Sede non prima delle 13,30, con un’ora e trenta di ritardo rispetto all’orario consueto delle 12. I testi vengono così affinati e rivisti: un’accuratezza che tuttavia non riesce ad evitare errori, spesso sorprendenti.

Un esempio su tutti, scovato da Korazym.org, è quello del libro “Insegnamenti di Benedetto XVI”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Con l’introduzione del copyright sui discorsi del papa, il volume è l'unico a raccogliere tutto il magistero del primo anno di pontificato. 1400 pagine di testi, discorsi, omelie, encicliche e messaggi (tutti disponibili sul sito ufficiale della Santa Sede) per un’operazione commerciale da 75 euro a tomo, con tanto di precisazione dell’editore: il libro “diventa il testo ufficiale di riferimento per teologi e studiosi”.

[Bello il librone, l' ho potuto ammirare quest'oggi in libreria...ma è "bello" anche il prezzo....75.00 euro!!! [SM=g27819] [SM=g27819] [SM=g27819] [SM=g27819] ]
Ratzigirl
00martedì 12 dicembre 2006 01:22
Cambio di titoli...

Le quattro Basiliche patriarcali di Roma si chiameranno Basiliche “papali”

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 11 dicembre 2006 (ZENIT.org).- Le quattro Basiliche patriarcali di Roma si chiameranno d’adesso in poi Basiliche “papali”, ha annunciato lunedì il Cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, Arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura.

In occasione di una conferenza stampa tenutasi questo lunedì per annunciare il ritrovamento del presunto Sarcofago di San Paolo apostolo, il porporato ha dichiarato che “molti interpretavano che il titolo di Patriarcale volesse alludere al fatto che il Papa esercitasse, mediante queste, un suo titolo di Patriarca d’Occidente, in contrasto al Patriarca d’Oriente, cosa che non è per niente vera”.

Benedetto XVI ha invece deciso di rinunciare, in parte per ragioni ecumeniche, al titolo di “Patriarca d’Occidente”, che fra le altre cose appariva nell’Annuario Pontificio della Santa Sede.

“Le quattro Basiliche erano state date nei tempi passati, dai Papi, come base in Roma per i Patriarchi orientali cattolici, non come titolo ufficiale”, ha spiegato il Cardinale, già Nunzio Apostolico in Italia e Delegato apostolico a Gerusalemme.

Quindi, il Papa ha deciso che d’ora in poi le quattro Basiliche maggiori si chiamino ‘Basiliche papali’”, ha poi concluso.
ratzi.lella
00martedì 12 dicembre 2006 21:38
il boicottaggio continua...
purtroppo il boicottaggio di cui e' vittima il papa all'interno della santa sede e' sotto gli occhi di tutti.
urge un "colpo di spugna" da parte delle persone competenti (leggi bertone) affinche' episodi come quelli denunciati non si verifichino in futuro.
per quanto riguarda i giornalisti, LA PACCHIA E' FINITA!!! non si deve mai dare per scontato un discorso sotto embargo perche', in piu' occasioni, papa benedetto ha dimostrato di sapere e di volere andare oltre il testo scritto (magari preparato da altri).
quante volte e' andato a braccio ignorando i fogli? cito due esempi: il discorso ai vescovi svizzeri e l'omelia tenuta in occasione della festa del battesimo di Gesu' [SM=g27811]
euge65
00martedì 12 dicembre 2006 21:49
Re: il boicottaggio continua...

Scritto da: ratzi.lella 12/12/2006 21.38
purtroppo il boicottaggio di cui e' vittima il papa all'interno della santa sede e' sotto gli occhi di tutti.
urge un "colpo di spugna" da parte delle persone competenti (leggi bertone) affinche' episodi come quelli denunciati non si verifichino in futuro.
per quanto riguarda i giornalisti, LA PACCHIA E' FINITA!!! non si deve mai dare per scontato un discorso sotto embargo perche', in piu' occasioni, papa benedetto ha dimostrato di sapere e di volere andare oltre il testo scritto (magari preparato da altri).
quante volte e' andato a braccio ignorando i fogli? cito due esempi: il discorso ai vescovi svizzeri e l'omelia tenuta in occasione della festa del battesimo di Gesu' [SM=g27811]



GIUSTISSIMO CARA LELLA ......... QUASI QUASI NON SERVIREBBE NEANCHE UNA SALA STAMPA TANTO POI ALLA FINE E RATZI CHE TROVA LE SOLUZIONI A TUTTE LE SCEMPIATE CHE REGOLARMENTE COMBINANO IN VATICANO ALLE SUE SPALLE!!!!!!!!!!!
URGE PULIZIA AL PIU' PRESTO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ratzi.lella
00mercoledì 13 dicembre 2006 14:35
era ora che...
QUALCUNO SI SVEGLIASSE!!!!!!!

POLITICA E RELIGIONE
Volantini anti-Papa, protesta vaticana
Passo della Nunziatura con Palazzo Chigi: attendevamo le scuse
La Santa Sede richiama l´Italia sulle norme del Concordato relative alla sicurezza del Papa
di CLAUDIO TITO

ROMA - Nel Consiglio dei ministri di ieri, Romano Prodi ha cercato immediatamente di stroncare le polemiche sui Pacs. Sul provvedimento che il governo si è impegnato a presentare entro gennaio. Voleva bloccare sul nascere uno scontro che può divaricare l´Unione. Ma soprattutto la sua preoccupazione è il Vaticano. Eh già, perché se i vescovi italiani attraverso il loro giornale, l´Avvenire, e l´agenzia di stampa Sir hanno fatto sapere come la pensavano sull´argomento, nello stesso tempo è intervenuto un nuovo elemento di crisi. Non con la Cei, ma con il Vaticano.
Perché il lancio dei volantini dalla sede del "manifesto" sul corteo papale di venerdì scorso rischia di compromettere i rapporti diplomatici tra i due Stati. Venerdì scorso, infatti, dalla redazione del quotidiano di via Tomacelli sono stati riversati sulle macchine di Benedetto XVI dei fogli dal titolo «Lasciaci in Pacs». Un episodio che non solo ha irritato la diplomazia della Santa Sede, ma ha provocato una vera e propria protesta.
Da Oltretevere sono partiti una serie di messaggi più o meno ufficiali all´indirizzo del governo. Una protesta che è passata attraverso i canali superufficiali della Nunziatura e che è arrivata direttamente a palazzo Chigi. Anche per questo, ieri, il premier ha fatto di tutto per sterilizzare in tempi brevi il dibattito tra i suoi ministri sulle coppie di fatto. In modo da evitare che si aprisse un altro fronte pericoloso. E persino lo stop imposto da Francesco Rutelli («vedremo se faremo un disegno di legge o solo un documento») questa volta non è affatto dispiaciuto al Professore.
L´irritazione della Santa Sede, del resto, non è legata esclusivamente al lancio dei volantini dalla redazione del "manifesto". Ma in primo luogo a quanto è accaduto successivamente. La Segreteria di Stato ha fatto sapere, infatti, che si aspettava perlomeno delle scuse ufficiali da parte del governo. In particolare attendeva un telefonata chiarificatrice da parte del presidente del consiglio. Che invece non c´è stata.
Il corsivo polemico pubblicato nei giorni scorsi dall´Osservatore Romano, quindi, non era una presa di posizione isolata. Ma, evidentemente, è stato dettato dai piani alti del Vaticano. Così, nei contatti intrattenuti in questi giorni - all´interno dei quali ci sarebbero stati anche dei passi molto formali - gli "ambasciatori" della Santa Sede hanno richiamato l´attenzione sulle norme previste dal Concordato. In particolare quelle relative alla sicurezza del Papa e della gerarchia ecclesiastica.
Una tutela, appunto, che lo Stato italiano deve garantire in ogni momento. Le preoccupazioni della Nunziatura, poi, riguardavano la scarsa importanza data dalle autorità italiane all´incidente di sabato scorso. Che, invece - sarebbe questo il senso della protesta della Santa Sede - si è sviluppato secondo modalità che avrebbero potuto provocare un danno ben più grave.
Di conseguenza, anche a Palazzo Chigi hanno messo in moto la diplomazia. Quella ufficiale e quella informale. Il Professore non vuole assolutamente acuire la polemica con la Santa Sede. Anche perché, fin dalla campagna elettorale di aprile, non ha mai nascosto che la composizione dell´Unione avrebbe creato delle difficoltà di dialogo. «E´ noto - ripete ad esempio da tempo - Pierluigi Castagnetti, l´ultimo segretario del Ppi e "big" della Margherita - che l´alleanza con i radicali e con la sinistra estrema ci avrebbe danneggiato nei rapporti con Oltretevere. E anche nella raccolta dei voti di una parte dei cattolici». Così, quando ieri la questione Pacs si è affacciata nella sala del Consiglio dei ministri, non è stata una sorpresa per nessuno dei presenti l´immediato intervento del Professore per rinviare la discussione. Con la determinazione di arrivare a una soluzione «saggia».

(da "la repubblica" del 13 dicembre 2006)

altro che guardie svizzere, caro prodi!!!
apprezzo l'iniziativa della santa sede e, in mancanza di scuse formali, appoggerei anche il richiamo del nunzio apostolico in italia per chiarimenti...

[Modificato da ratzi.lella 13/12/2006 14.36]

stupor-mundi
00mercoledì 13 dicembre 2006 16:08
Re: era ora che...

Scritto da: ratzi.lella 13/12/2006 14.35
QUALCUNO SI SVEGLIASSE!!!!!!!

POLITICA E RELIGIONE
Volantini anti-Papa, protesta vaticana
Passo della Nunziatura con Palazzo Chigi: attendevamo le scuse
La Santa Sede richiama l´Italia sulle norme del Concordato relative alla sicurezza del Papa
di CLAUDIO TITO

ROMA - Nel Consiglio dei ministri di ieri, Romano Prodi ha cercato immediatamente di stroncare le polemiche sui Pacs. Sul provvedimento che il governo si è impegnato a presentare entro gennaio. Voleva bloccare sul nascere uno scontro che può divaricare l´Unione. Ma soprattutto la sua preoccupazione è il Vaticano. Eh già, perché se i vescovi italiani attraverso il loro giornale, l´Avvenire, e l´agenzia di stampa Sir hanno fatto sapere come la pensavano sull´argomento, nello stesso tempo è intervenuto un nuovo elemento di crisi. Non con la Cei, ma con il Vaticano.
Perché il lancio dei volantini dalla sede del "manifesto" sul corteo papale di venerdì scorso rischia di compromettere i rapporti diplomatici tra i due Stati. Venerdì scorso, infatti, dalla redazione del quotidiano di via Tomacelli sono stati riversati sulle macchine di Benedetto XVI dei fogli dal titolo «Lasciaci in Pacs». Un episodio che non solo ha irritato la diplomazia della Santa Sede, ma ha provocato una vera e propria protesta.
Da Oltretevere sono partiti una serie di messaggi più o meno ufficiali all´indirizzo del governo. Una protesta che è passata attraverso i canali superufficiali della Nunziatura e che è arrivata direttamente a palazzo Chigi. Anche per questo, ieri, il premier ha fatto di tutto per sterilizzare in tempi brevi il dibattito tra i suoi ministri sulle coppie di fatto. In modo da evitare che si aprisse un altro fronte pericoloso. E persino lo stop imposto da Francesco Rutelli («vedremo se faremo un disegno di legge o solo un documento») questa volta non è affatto dispiaciuto al Professore.
L´irritazione della Santa Sede, del resto, non è legata esclusivamente al lancio dei volantini dalla redazione del "manifesto". Ma in primo luogo a quanto è accaduto successivamente. La Segreteria di Stato ha fatto sapere, infatti, che si aspettava perlomeno delle scuse ufficiali da parte del governo. In particolare attendeva un telefonata chiarificatrice da parte del presidente del consiglio. Che invece non c´è stata.
Il corsivo polemico pubblicato nei giorni scorsi dall´Osservatore Romano, quindi, non era una presa di posizione isolata. Ma, evidentemente, è stato dettato dai piani alti del Vaticano. Così, nei contatti intrattenuti in questi giorni - all´interno dei quali ci sarebbero stati anche dei passi molto formali - gli "ambasciatori" della Santa Sede hanno richiamato l´attenzione sulle norme previste dal Concordato. In particolare quelle relative alla sicurezza del Papa e della gerarchia ecclesiastica.
Una tutela, appunto, che lo Stato italiano deve garantire in ogni momento. Le preoccupazioni della Nunziatura, poi, riguardavano la scarsa importanza data dalle autorità italiane all´incidente di sabato scorso. Che, invece - sarebbe questo il senso della protesta della Santa Sede - si è sviluppato secondo modalità che avrebbero potuto provocare un danno ben più grave.
Di conseguenza, anche a Palazzo Chigi hanno messo in moto la diplomazia. Quella ufficiale e quella informale. Il Professore non vuole assolutamente acuire la polemica con la Santa Sede. Anche perché, fin dalla campagna elettorale di aprile, non ha mai nascosto che la composizione dell´Unione avrebbe creato delle difficoltà di dialogo. «E´ noto - ripete ad esempio da tempo - Pierluigi Castagnetti, l´ultimo segretario del Ppi e "big" della Margherita - che l´alleanza con i radicali e con la sinistra estrema ci avrebbe danneggiato nei rapporti con Oltretevere. E anche nella raccolta dei voti di una parte dei cattolici». Così, quando ieri la questione Pacs si è affacciata nella sala del Consiglio dei ministri, non è stata una sorpresa per nessuno dei presenti l´immediato intervento del Professore per rinviare la discussione. Con la determinazione di arrivare a una soluzione «saggia».

(da "la repubblica" del 13 dicembre 2006)

altro che guardie svizzere, caro prodi!!!
apprezzo l'iniziativa della santa sede e, in mancanza di scuse formali, appoggerei anche il richiamo del nunzio apostolico in italia per chiarimenti...

[Modificato da ratzi.lella 13/12/2006 14.36]




TI STRAQUOTO!!!! MA DOVE CAVOLO SIAMO !!!! SE FOSSE ACCADUTO UN FATTO DEL GENERE AD UN QUALSIASI ALTRO CAPO DI STATO STRANIERO, APRITI CIELO!!! MAGARI A QUALCHE ISLAMICO, ALLORA CHISSA' LE FATWE CHE CI AVREBBERO TIRATO ADDOSSO. INVECE SE UNO SCONCIO DEL GENERE HA AD OGGETTO IL PAPA, MA CHISSENEFREGA, VERO, CARO MORTADELLA PRODI!!! E POI NON VENITEMI A DIRE CHE QUESTO GOVERNO NON E' OSTAGGIO DI DILIBERTO E COMPAGNI!!!!
ratzi.lella
00mercoledì 13 dicembre 2006 20:27
l'arroganza non ha limiti...
infatti nessuno ha ancora presentato le scuse per l'accaduto [SM=g27812]
strano: tutti pronti a pretendere le scuse (mai concesse peraltro) del papa per il discorso di ratisbona, ma quando tocca a "noi" fare il mea culpa, ci dileguiamo come conigli [SM=g27812]

intanto una buona notizia:


Ratzinger «liberalizza» la messa preconciliare
di Andrea Tornielli

Il cardinale Medina conferma: «Il documento papale è ormai pronto per la pubblicazione»

Si avvicina la pubblicazione del documento papale che renderà più facile l’uso dell’antico messale di San Pio V, il rito in latino rimasto in vigore fino alla riforma post-conciliare. Lo ha confermato ieri il cardinale cileno Jorge Arturo Medina Estevez, membro della commissione «Ecclesia Dei» (nata per favorire il rientro nella piena comunione con Roma dei seguaci di Lefebvre) che si è riunita ieri: «La pubblicazione del Motu Proprio che liberalizzerà la celebrazione secondo l’antico messale è prossima». Il porporato ha aggiunto: «Noi abbiamo studiato il documento con calma, abbiamo discusso assieme per più di quattro ore ed effettuato alcune correzioni al testo».
Da quanto si apprende, la riunione di ieri è stata positiva. È noto che sulla liberalizzazione della vecchia messa e sul rientro dei lefebvriani, le posizioni nella Chiesa sono diverse. Di recente i vescovi francesi avevano sollevato perplessità sul documento papale - che è comunque pronto e in attesa soltanto della data di pubblicazione - così come perplessità aveva suscitato la creazione dell’istituto «Pastor Bonus» per cinque preti e alcuni seminaristi ex lefebvriani a Bordeaux. Benedetto XVI, che vuole procedere con calma e senza strappi, ha nominato membro dell’«Ecclesia Dei» proprio il cardinale Paul Ricard, arcivescovo di Bordeaux e presidente della Conferenza episcopale francese.
All’ordine del giorno della riunione c’era anche la discussione della cornice giuridica nella quale inquadrare i lefebvriani dopo il rientro nella piena comunione con la Santa Sede. Una comunione che si era interrotta con l’ordinazione da parte del vescovo tradizionalista Marcel Lefebvre di quattro nuovi vescovi senza il mandato pontificio, avvenuta nel 1988.
Le questioni dibattute, dunque, sono due. La prima riguarda la liberalizzazione del messale di San Pio V, che rappresenterebbe in effetti la piena attuazione della volontà di Giovanni Paolo II, il quale, concedendo l’indulto che permetteva l’uso della vecchia messa, voleva venire incontro alle istanze dei tradizionalisti. Nonostante l’invito rivolto da Wojtyla ai vescovi perché fossero «generosi» nel concederla ai fedeli che la richiedevano, questi si sono spesso scontrati con dei «no» e delle porte chiuse. Per questo Benedetto XVI intende estendere l’indulto del predecessore, di fatto togliendo ai vescovi potere discrezionale in materia: il messale di San Pio V non è mai stato abolito, e anche se il rito romano ordinario è quello nato dalla riforma liturgica post-conciliare, quello antico - usato per secoli dalla Chiesa - può esistere come «rito straordinario». I vescovi, insomma, non potranno più negare l’antica messa, ma soltanto regolare, insieme ai parroci, l’eventuale sua celebrazione armonizzandola con le necessità della comunità. Le correzioni apportate dovrebbero aver abbassato da 50 a 30 il numero minimo di fedeli che chiedono la celebrazione secondo il vecchio rito. Per quanto riguarda invece il rientro dei lefebvriani, una volta che il rito di San Pio V sarà liberalizzato, l’accordo dovrebbe essere più facile.

(da "il giornale" del 13 dicembre 2006)

sia chiaro: se la messa tridentina sara' liberalizzata sara' merito esclusivo di papa ratzinger e del suo coraggio unito ad una grandissima indole democratica che lo porta ad ascoltare tutti ma a decidere per il bene della chiesa...

[Modificato da ratzi.lella 13/12/2006 20.30]

Paparatzifan
00mercoledì 13 dicembre 2006 21:46
Re: l'arroganza non ha limiti...

Scritto da: ratzi.lella 13/12/2006 20.27

Ratzinger «liberalizza» la messa preconciliare
di Andrea Tornielli

Il cardinale Medina conferma: «Il documento papale è ormai pronto per la pubblicazione»

Nonostante l’invito rivolto da Wojtyla ai vescovi perché fossero «generosi» nel concederla ai fedeli che la richiedevano, questi si sono spesso scontrati con dei «no» e delle porte chiuse.
sia chiaro: se la messa tridentina sara' liberalizzata sara' merito esclusivo di papa ratzinger e del suo coraggio unito ad una grandissima indole democratica che lo porta ad ascoltare tutti ma a decidere per il bene della chiesa...

[Modificato da ratzi.lella 13/12/2006 20.30]



Non vedo l'ora di leggere il documento e di ringraziarti, Papa!!!
Sono contentissima, e ve lo dice una che 17 anni fa non precisamente ha trovato la porta in faccia ma ha saputo che il vescovo aussiliare che doveva ascoltare la nostra richiesta (mia e di una conoscente della parrocchia) per avere una Messa tridentina era scappato via da un altra porta!!! Bahhhh!!! E lo dico per lei, Mons. Villalba, ex-vescovo aussiliare di Buenos Aires, vediamo se adesso che è a capo dell'archidiocesi di Tucuman, se la sente di accettare le eventuali simili richieste!
[SM=g27826]
Paparatzifan
00mercoledì 13 dicembre 2006 21:49
Re: era ora che...

Scritto da: ratzi.lella 13/12/2006 14.35
QUALCUNO SI SVEGLIASSE!!!!!!!

POLITICA E RELIGIONE
Volantini anti-Papa, protesta vaticana
Passo della Nunziatura con Palazzo Chigi: attendevamo le scuse
La Santa Sede richiama l´Italia sulle norme del Concordato relative alla sicurezza del Papa
di CLAUDIO TITO



UNA VERA VERGOGNA!!!! [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826]
Prodi, continui a collezionare fischi!!!!
[SM=x40796] [SM=x40796] [SM=x40796] [SM=x40796] [SM=x40796]

[Modificato da Paparatzifan 13/12/2006 21.49]

euge65
00mercoledì 13 dicembre 2006 22:59
Re: Re: l'arroganza non ha limiti...

Scritto da: Paparatzifan 13/12/2006 21.46

Non vedo l'ora di leggere il documento e di ringraziarti, Papa!!!
Sono contentissima, e ve lo dice una che 17 anni fa non precisamente ha trovato la porta in faccia ma ha saputo che il vescovo aussiliare che doveva ascoltare la nostra richiesta (mia e di una conoscente della parrocchia) per avere una Messa tridentina era scappato via da un altra porta!!! Bahhhh!!! E lo dico per lei, Mons. Villalba, ex-vescovo aussiliare di Buenos Aires, vediamo se adesso che è a capo dell'archidiocesi di Tucuman, se la sente di accettare le eventuali simili richieste!
[SM=g27826]



ANCH'IO NON VEDO L'ORA CHE ESCA IL DOCUMENTO!!!!!!! UNA DECISIONE DI QUELLE GRANDI COME E' GRANDE BENEDETTO!!!!!!!

[SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]
ratzi.lella
00giovedì 14 dicembre 2006 16:02
una bella presa di posizione...
da parte del patriarcato di mosca (magari un po' tardiva pero'...)

RUSSIA - VATICANO
Patriarcato di Mosca: "politicizzate" le reazioni islamiche alle parole del papa
In un suo articolo sulla stampa russa, l'osservatore del Patriarcato di Mosca presso il Consiglio d'Europa difende il papa e invita i musulmani ad un "dialogo sincero", se vogliono essere ascoltati e capiti dall'occidente.

Mosca (AsiaNews) ? La Chiesa ortodossa russa invita i musulmani a "reazioni più equilibrate su dichiarazioni e lezioni riguardanti l'Islam" e difende Benedetto XVI, le cui parole non sono state correttamente interpretate.

In un articolo a sua firma sul quotidiano russo Vedemosti, l'igumeno Filaret Bulekov, osservatore del Patriarcato di Mosca presso il Consiglio d'Europa a Strasburgo, definisce "inadeguate le forti reazioni di alcuni ambienti della comunità musulmana al discorso che il papa ha rivolto ad un pubblico di studiosi nel quadro del dibattito teologico contemporaneo".

Nell'articolo, pubblicato il 26 settembre, Bulekov ritiene "politicizzata" la reazione islamica alla lezione di Regensburg. A suo avviso non si è trattato tanto del disaccordo di rappresentanti di una religione rispetto ad un teologo che esprime la sua posizione su un'altra fede, quanto di un'interpretazione "politicizzata" di una dichiarazione religiosa.

L'igumeno sostiene che "il carattere non religioso di queste proteste, ostili al dialogo, si è rivelato nella rozzezza e persino aggressività con cui sono state condotte, come pure nel fatto che i dimostranti scesi in piazza davanti alle telecamere dei media non conoscevano il testo completo del discorso del papa, ma si basavano su informazioni incomplete e distorte a riguardo, fornite da fonti incompetenti o volutamente provocatorie".

Bulekov fa notare, inoltre, che non tutte le dichiarazioni dei leader musulmani rivolte alle proprie comunità di fedeli circa il Cristianesimo possono essere considerate tolleranti o "inoffensive" per i cristiani. Nonostante ciò, sottolinea, "finora da parte cristiana non sono si è mai assistito a forme di protesta così violente come quelle suscitate tra i musulmani da un frammento della lezione di Benedetto XVI, per di più avulso dal suo contesto".

Per questo l'igumeno lancia un appello al mondo musulmano: se volete che l'Europa e la cristianità tutta vi capisca e vi ascolti dobbiamo "incontriamoci a metà strada nel cammino verso un dialogo sincero".


(da asianews)
euge65
00giovedì 14 dicembre 2006 20:45
MA .........


MA CHI L'AVREBBE MAI DETTO !!!!!!!!!!! E CI VOLEVA TANTO A DIRLO CHE AVETE TUTTI CAPITO LUCCIOLE PER LANTERNA???????????

MAGLIO TARDI................ [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]
Ratzigirl
00giovedì 14 dicembre 2006 23:34
Brasile, prende forma il viaggio del papa del 2007



Entra nel vivo la preparazione della V Conferenza generale dell’Episcopato latino-americano e dei Caraibi, il grande evento ecclesiale in rappresentanza del 43% dei cattolici del mondo, che si celebra dal 13 al 31 maggio 2007 ad Aparecida.



Comincia a prendere forma il viaggio del papa in Brasile. Martedì 12 dicembre, la Sala Stampa della Santa Sede ha ufficializzato la convocazione della quinta Conferenza generale dell’Episcopato latino-americano e dei Caraibi, che avrà luogo nel Santuario Nazionale di Nostra Signora Aparecida in Brasile dal 13 al 31 maggio 2007 e che avrà come tema Discepoli e missionari di Gesù Cristo perché in Lui i popoli abbiano vita. Io sono la via, la verità e la vita (Gv 14,6).

Il papa ha nominato i presidenti del grande evento ecclesiale latino-americano nelle persone del card. Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina; del card. Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo di Santiago de Chile e presidente del Celam - Consiglio episcopale latino-americano; del card. Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di São Salvador da Bahia e presidente della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile. Benedetto XVI ha inoltre nominato segretario generale della medesima Quinta Conferenza generale mons. Andrés Stanovnik, O.F.M. Cap., vecovo di Reconquista e segretario del Celam; e segretario aggiunto mons. Odilo Scherer, vescovo ausiliare di São Paulo e segretario della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile.

Entra così nel vivo la preparazione al grande evento ecclesiale, che sarà aperto dallo stesso Benedetto XVI. Non a caso, l'organizzatore dei viaggi papali, dott. Alberto Gasbarri, è in questi giorni in Brasile per il sopralluogo logistico.

La visita di Benedetto XVI in Brasile nel maggio 2007

Ancora incerte le tappe del viaggio del pontefice nel maggio 2007 in America Latina, anche se sicuramente sarà al Santuario di Nostra Signora Aparecida, a 170 chilometri a Nord da São Paulo, considerata la capitale religiosa e mariana del Brasile, per aprire i lavori della Conferenza generale dell’Episcopato latino-americano e dei Caraibi.

Con tutta probabilità, il viaggio del pontefice durerà del 9 al 13 maggio. Per forza di cose, nel programma dovrebbe rientrare anche una tappa nella grande città di São Paulo (possibile anche la capitale Brasilia) dove Benedetto XVI dovrebbe atterrare, visto che la città di Aparedica, che ha circa 35.000 abitanti, non ha ancora un aeroporto internazionale. Qui, il Santo Padre dovrebbe incontrare il presidente brasiliano, Luiz Ignacio Lula.

In una intervista il vescovo di Campo Limpo ha parlato di una probabile sosta a São Paulo. La speranza di poterlo accogliere anche nella grande città - che conta quasi 25 milioni di abitanti - è forte, ha detto a Korazym.org mons. Emilio Pignoli, da 17 anni primo vescovo della nuova diocesi, creata nella periferia sud della città brasiliana. "Speriamo che possa venire - ha spiegato mons. Pignoli -. L’arcivescovo di São Paulo lo ha già invitato ufficialmente. E tutti i vescovi, come conferenza episcopale brasiliana, abbiamo già firmato e inviato una lettera al Santo Padre in cui chiediamo che venga celebrata in occasione della sua visita in Brasile nel maggio prossimo la canonizzazione del beato Frei Galváo, un francescano brasiliano (uno dei primi) che diede la vita per i poveri. Per questo viene chiamato il papà dei poveri e qua da noi è molto venerato. Una visita del papa a São Paulo significherebbe molto per rafforzare la fede di questa gente. Avremmo anche già scelto il luogo della celebrazione: a Campo di Marte, la stessa spianata dove Giovanni Paolo II beatificò il padre gesuita Anchieta. Ora manca solo la conferma del pontefice".

Quali sono le attese e le speranze per questa visita? "C’è una forte e grande attesa per il viaggio di Benedetto XVI - ha confermato mons. Emilio Pignoli a Korazym.org -. Si tratta della prima visita del nuovo pontefice in Brasile e il popolo è molto legato alla figura del successore di Pietro. Sono sicuro che la popolazione brasiliana riserverà al pontefice una accoglienza speciale".

Inoltre, secondo fonti ecclesiali brasiliani, parlando della definizione degli ultimi dettagli della visita di papa Benedetto XVI, potrebbe esserci anche un grande incontro con i giovani nella città di São Paulo. Anche se la Santa Sede non ha confermato questi rapporti, secondo le fonti locali, il pontefice potrebbe iniziare la sua visita in Brasile con un’incontro di massa con i giovani il 10 maggio 2007 nell’aeroporto internazionale Campo de Marte a nord della città.

L’11 maggio il papa potrebbe avere un incontro con i membri della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, prima di partire per il Santuario Mariano di Aparecida.
ratzi.lella
00venerdì 15 dicembre 2006 08:46
sull'incontro storico di ieri...
Con l´arcivescovo Christodoulos firmata un´intesa in 12 punti. "Lavoreremo insieme per far riscoprire le radici cristiane dell´Europa"
Il Papa: contro l´Aids fedeltà e astinenza
E in Vaticano storico incontro con il primate della chiesa ortodossa greca


CITTA DEL VATICANO - Il caloroso abbraccio tra Benedetto XVI e l´arcivescovo-maggiore Christodoulos di Grecia ha marcato ieri una nuova tappa di avvicinamento tra Chiesa cattolica e mondo ortodosso.
L´arcivescovo Christodoulos è l´esponente di una Chiesa che tradizionalmente è molto critica nei confronti del Vaticano e che in anni recenti aveva espresso forti contrarietà al «proselitismo» cattolico nelle guerre ortodosse, anche attraverso l´attività delle Chiese greco-cattoliche: le cosiddette Chiese uniati.
In questo senso è stato un abbraccio storico. I due hanno firmato un´intesa in 12 punti (che fa seguito al documento siglato a Costantinopoli dal Papa e dal patriarca ecumenico Bartolomeo I) orientato ad una stretta collaborazione «per fare riscoprire ai nostri contemporanei le radici cristiane del Continente europeo».
Le due Chiese agiranno insieme per fronteggiare i fenomeni di nichilismo, secolarismo e relativismo, che rischiano di marginalizzare progressivamente la religione nelle società europee.
Nella stessa giornata il Papa ha riaffermato dinanzi al nuovo ambasciatore del Lesotho che per contrastare la piaga dell´Aids, che affligge milioni di persone in Africa, «la via migliore» è la fedeltà tra gli sposi e la castità.
La Chiesa, ha insistito il pontefice, è impegnata ad aiutare, ma è di vitale importanza «comunicare il messaggio della fedeltà matrimoniale e dell´astinenza fuori dal matrimonio per evitare l´infezione».
Nell´incontro con Christodoulos papa Ratzinger ha lanciato la proposta di «azioni pastorali comuni» a più livelli, coinvolgendo tutte le comunità cristiane in ogni paese europeo. Soprattutto per combattere leggi che minano la dignità della persona come l´eutanasia o mettono in pericolo istituzioni fondamentali come il matrimonio. Benedetto XVI e Christodoulos si sono trovati concordi nell´affermare che la nuova Europa in costruzione «non può essere solo una realtà esclusivamente economica». Cattolici e Ortodossi intendono agire congiuntamente in campo spirituale e culturale per la salvaguardia della libertà religiosa e dei diritti umani.
Nel pomeriggio l´arcivescovo-maggiore ha visitato la basilica di San Paolo, dove gli sono stati donati due anelli della catena attribuita alla prigionia dell´apostolo: preziosa reliquia per la Chiesa di Atene. A Christodoulos papa Ratzinger ha ribadito la volontà della Chiesa cattolica di «intraprendere tutto ciò che sarà possibile per il nostro riavvicinamento, in vista del raggiungimento della piena comunione fra Cattolici e Ortodossi».
Appare chiaro che l´iniziativa del Vaticano nei confronti degli Ortodossi si va facendo sempre più intensa. Il cardinale Segretario di Stato Bertone si è recato due giorni fa ad inaugurare al Museo del Corso di Roma una mostra speciale sulla «Rinascita spirituale russa», patrocinata direttamente dal patriarcato di Mosca. All´inaugurazione Bertone ha inviato pubblici auguri ad Alessio II nel segno della «rinascita dell´Europa». Il Segretario di Stato ha quindi confidato ai reporter che la Santa Sede auspica che l´incontro tra il Papa e Alessio II «avvenga in tempi ragionevolmente brevi, i più brevi possibili».

(da "la repubblica" del 15 dicembre 2006)

la tv greca ha dato ampio risalto (con dirette televisive) all'incontro storico fra il papa e l'arcivescovo di atene...l'italia, ancora una volta, e' rimasta al palo [SM=g27812]



L'intesa siglata tra il Papa e l'arcivescovo ortodosso greco
Cattolici e ortodossi in difesa delle radici cristiane dell'Europa
Ratzinger agli ambasciatori: contro l'Aids l'antitodo è la castità

ROMA Se non è proprio un asse è qualcosa che ci va molto vicino. La marcia di avvicinamento tra la Chiesa di Roma e quella ortodossa di Atene, più che in campo teologico, sembra svilupparsi soprattutto in campo culturale e politico. Le sfide imposte dal nichilismo, dal secolarismo e dal relativismo che portano a marginalizzare progressivamente la religione nella società fanno correre ai ripari le Chiese "sorelle" decise più che mai a difendere le radici cristiane del vecchio continente e a rafforzare il proprio ruolo nella costruenda Europa.
L'intesa siglata ieri mattina tra Benedetto XVI e l'arcivescovo ortodosso di Atene, Christodoulos, per la prima volta in visita in Vaticano dopo un lungo periodo di gelo e di ostilità, è riassunto in 12 punti. È la seconda Dichiarazione Comune con un rappresentante dell'ortodossia nell'arco di due settimane dopo quella firmata ad Istanbul col Patriarca Ecumenico, Bartolomeo I. «Noi speriamo in una feconda collaborazione per fare riscoprire ai nostri contemporanei le radici cristiane del Continente europeo che hanno forgiato le nazioni e contribuiti allo sviluppo di legami armoniosi» hanno sottoscritto ieri Papa Ratzinger e Christodoulos al punto nove del testo.
L'udienza è stata particolarmente fraterna. Iniziata con un abbraccio caloroso e una lunga stretta di mano sulla soglia della biblioteca, è finita con lo scambio di doni simbolici: una icona da parte greca e un mosaico raffigurante la Vergine, da parte del pontefice. «È una grande gioia essere qui» ha detto Christodoulos. «È un segno» ha replicato il Papa.
Nel suo discorso Papa Ratzinger si è mostrato assai concreto proponendo alla Chiesa di Grecia di intraprendere «azioni pastorali comuni» al fine di sviluppare la collaborazione dei cristiani in ogni Paese europeo. Obiettivo: affrontare assieme le sfide che preoccupano entrambi: l'avanzata di leggi contro la vita, il matrimonio, lo sfruttamento indiscriminato dell'ambiente, le ingiustizie sociali.
«I differenti paesi d'Europa lavorano alla creazione di una nuova Europa che però non può essere solo una realtà esclusivamente economica». Cattolici e ortodossi – ha fatto notare il pontefice all'ospite – sono chiamati a offrire il proprio contributo culturale e soprattutto spirituale». I campi che richiedono impegno comune non sono pochi. «Noi siamo inquieti nel vedere che la scienza pratica sperimentazioni sugli esseri umani, che non rispetta la dignità né l'integrità della persona in tutte le tappe della sua esistenza».
Christodoulos resterà a Roma fino a oggi pomeriggio.
AIDS. Per fermare la piaga dell'Aids che affligge milioni di persone nel mondo, soprattutto in Africa, «la via migliore è la fedeltà matrimoniale» e la castità. Lo ha affermato il Papa ricevendo ieri in Vaticano il nuovo ambasciatore del Lesotho, Makase Nyaphisi, nel corso della cerimonia per lo scambio delle Lettere Credenziali. «La piaga dell'Aids che ha portato enormi sofferenze» anche in Leshoto esorta la Chiesa ad impegnarsi «per portare aiuto a coloro che sono colpiti da questo crudele virus» ha affermato Benedetto XVI aggiungendo che «è di vitale importanza comunicare il messaggio della fedeltà matrimoniale e dell'astinenza fuori dal matrimonio per evitare l'infezione». Inoltre, ha aggiunto, «i valori che promanano da un autentica comprensione del matrimonio e della famiglia costituiscono il solo sicuro fondamento per una società stabile». Il Papa ha parlato della diffusione del virus dell'Hiv anche con il nuovo ambasciatore ugandese presso la Santa Sede, la principessa Elizabeth Bagaya.

(da "la gazzetta del sud" di venerdì 15 dicembre 2006)

[Modificato da ratzi.lella 15/12/2006 8.55]

$anna67$
00venerdì 15 dicembre 2006 12:09
Il Papa e l'Aids
Non sono completamente d'accordo con Ratzinger riguardo l'astineza... mi sta bene predicare la fedeltà all'interno di una coppia sposata perchè vi è tutta una serie di principi morale ecc.... ma chi non è coniugato e vuole fare sesso è libero di farlo e proteggersi e proteggere il partner, per me la sessualità è una componente fondamentale nella vita e anche fossi sola non riuscirei a farne meno e non mi sembra di peccare se sento la necessità di avere una vita sessuale anche senza sposarmi... mi sembra che Ratzinger voglia visionare un dossier sull'uso del profilattico ( ho capito solo all'interno di una coppia quando uno dei due è sieroposito o malato) pero' quello che ha affermato ieri mi sembra già andare controcorrente a questa decisione... speriamo in bene anche perchè penso che non sia giusto vietare la sessualità ad una coppia sposata che si vuol bene e ha contratto la malattia spesso per trasfusioni ecc... penso che bisogna avere una certa apertura verso questo insistente e gravoso problema dell'Aids intanto le persone lo fanno e continueranno farlo col no o si della Chiesa.Grazie [SM=g27811] [SM=g27811]
Paparatzifan
00venerdì 15 dicembre 2006 21:46
Io, invece...
... sono d'accordo!!!! [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]
Il sesso SOLO dentro il matrimonio e l'astinenza per le persone non coniugate!!! Ricordiamoci il sesto comandamento: "Non commettere adulterio", atti impuri, ecc. Il nostro corpo è tempio dello Spirito Santo e non possiamo fare quello che vogliamo!!!
BRAVO, RATZI!!!!!!!
[SM=x40799] [SM=x40799] [SM=x40799] [SM=x40799] [SM=x40799]
emma3
00sabato 16 dicembre 2006 01:36
Il problema della trasmissione dell'aids non riguarda solo i rapporti extramatrimoniali.
Nel caso in cui uno dei coniugi si è infettato per vari motivi non necessariamente legati all'adulterio (esistono anche infezioni da trasfusioni) dovrebbe essere un suo dovere proteggere il coniuge. La castità non può rappresentare una soluzione nell'ambito del matrimonio e la Chiesa, almeno in questo caso deve fare delle distinzioni e qualche concessione
ratzi.lella
00sabato 16 dicembre 2006 13:18
penso...
che se ci sara' uno spiraglio teologico e pastorale per aiutare i coniugi di cui uno e' sieropositivo, papa ratzinger fara' un'apertura in questo senso...
speriamo, pero', che la decisione, qualunque sia, venga presa in fretta visto che lo stillicidio di indiscrezioni e' dannoso per tutti.
ratzi.lella
00domenica 17 dicembre 2006 06:36
sulla liberalizzazione della messa tridentina...
Appello a sostegno del papa che riporta la libertà e l’antica liturgia cattolica

Su "Il Foglio" di Giuliano Ferrara Antonio Socci ha pubblicato il 16 dicembre 2006 un articolo-manifesto che contiene un appello a sostegno di papa Benedetto XVI che riporta la libertà e l’antica liturgia cattolica. Il testo integrale ...


Antonio Socci ha pubblicato il 16 dicembre 2006 su Il Foglio di Giuliano Ferrara un articolo contenente un appello a sostegno di papa Benedetto XVI che riporta la libertà e l’antica liturgia cattolica, seguito da un sintetico manifesto.

Il testo dell’appello insieme ad Antonio Socci è stato sottoscritto da un gruppo di grandi intellettuali: René Girard, Vittorio Strada, Franco Zeffirelli e Guido Ceronetti. Chi volesse esprimere un analogo appoggio alla decisione del papa (avversato dal mondo catto-progressista) può farlo sapere anche a Il Foglio che ha gentilmente ospitato l’Appello di Socci e co-sottoscrittori, inviando una E-mail.

Riportiamo qui di seguito il testo integrale dell’articolo con l’appello e il sintetico manifesto.

Appello a sostegno del papa che riporta la libertà e l’antica liturgia cattolica
di Antonio Socci
su Il Foglio, 16 dicembre 2006

Vorrei lanciare un appello a tutto il mondo della cultura. A sostegno di una storica decisione di Benedetto XVI che salva ed esalta un grandioso patrimonio spirituale e culturale, ma che scatenerà contro di lui il mondo dell’oscurantismo e dell’intolleranza. Il clamoroso annuncio l’ha dato ieri il cardinale Jorge Arturo Medina Estevez, membro della Commissione Ecclesia Dei che si è riunita per discutere della liberalizzazione della messa in latino. Il prelato ha detto: "La pubblicazione del Motu Proprio da parte del Papa che liberalizzerà la celebrazione della messa in latino secondo il messale di San Pio V è prossima".

Si tratta di un evento straordinariamente importante per la Chiesa e anche per la cultura e la storia della nostra civiltà. Storicamente furono proprio gli intellettuali laici a percepire di più e meglio il disastro, lo scempio anche culturale, rappresentato dalla "proibizione" della liturgia di san Pio V e la sparizione del latino come lingua sacra della Chiesa Cattolica. Quando 40 anni fa – contravvenendo ai documenti del Concilio – fu imposta la proibizione dell’antica liturgia della Chiesa (quella peraltro con cui si era celebrato anche durante il Concilio) vi fu una grande e meritoria protesta degli intellettuali più rappresentativi che consideravano questa decisione come un taglio alle radici della nostra civiltà cristiana (la liturgia è stata da sempre centro e sorgente dell’arte più sublime).

Due appelli furono pubblicati in difesa della Messa di s. Pio V, nel 1966 e nel 1971. Ecco alcuni dei nomi che li sottoscrissero: Jeorge Luis Borges, Giorgio De Chirico, Elena Croce, W. H. Auden, i registi Bresson e Dreyer, Augusto Del Noce, Julien Green, Jacques Maritain (che pure era l’intellettuale prediletto di Paolo VI, colui a cui il Papa consegnò, alla fine del Concilio, il documento agli intellettuali), Eugenio Montale, Cristina Campo, Francois Mauriac, Salvatore Quasimodo, Evelyn Waugh, Maria Zambrano, Elémire Zolla, Gabriel Marcel, Salvador De Madariaga, Gianfranco Contini, Giacomo Devoto, Giovanni Macchia, Massimo Pallottino, Ettore Paratore, Giorgio Bassani, Mario Luzi, Guido Piovene, Andrés Segovia, Harold Acton, Agatha Christie, Graham Greene e molti altri fino al famoso direttore del "Times", William Rees-Mogg.

Si tratta perlopiù di intellettuali laici perché il valore culturale e spirituale dell’antica liturgia latina è un patrimonio di tutti, come lo è la Cappella Sistina, come lo è il Gregoriano, come lo sono le grandi cattedrali, la scultura gotica, la Basilica di San Pietro. Tanto più oggi che tutta la nostra civiltà europea rischia drammaticamente di recidere e rinnegare le proprie radici.

Curiosamente proprio i "cattolici progressisti", che facevano del dialogo col mondo e con la cultura moderna la loro bandiera, non ne tennero alcun conto e s’impuntarono per 40 anni per mantenere questa incredibile proibizione. Un arbitrio senza precedenti. Nell’aprile 2005, alla vigilia dell’elezioni di Benedetto XVI, sulla Repubblica, fu uno scrittore laico, Guido Ceronetti che scrisse una lettera aperta al nuovo papa nella quale chiedeva "che sia tolto il sinistro bavaglio soffocatore della voce latina della messa".

Questa aspettativa del mondo della cultura (e dei credenti) non poteva trovare interlocutore migliore di Ratzinger, che prima di essere papa è stato (ed è) uno dei più grandi intellettuali del nostro tempo, un uomo veramente illuminato, un autentico paladino della libertà del pensiero (fu lui a scrivere lo storico discorso con cui il cardinale Frings, al Concilio, demolì l’antica Inquisizione). Già da cardinale Ratzinger dichiarò apertamente che la proibizione della Messa di S. Pio V era senza precedenti: "Nel corso della sua storia la Chiesa non ha mai abolito o proibito forme ortodosse di liturgia, perché ciò sarebbe estraneo allo spirito stesso della Chiesa".

In un suo volume raccontò con drammaticità come assistette alla "pubblicazione del messale di Paolo VI, con il divieto quasi completo del messale precedente". Ratzinger ricordava: "Rimasi sbigottito per il divieto del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia. Si diede l’impressione che questo fosse del tutto normale", ma, scriveva Ratzinger "la promulgazione del divieto del messale che si era sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentali dell’antica Chiesa, ha comportato una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano essere solo tragiche… si fece a pezzi l’edificio antico e se ne costruì un altro".

Gli effetti furono disastrosi. Si aprì la strada ad abusi incredibili nella liturgia. Ratzinger scrisse: "Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita ‘etsi Deus non daretur’: come se in essa non importasse più se Dio c’è e se ci parla e ci ascolta. Ma se nella liturgia non appare più la comunione della fede, l’unità universale della Chiesa e della sua storia, il mistero di Cristo vivente, dov’è che la Chiesa appare ancora nella sua sostanza spirituale?".

Per volere della Provvidenza è proprio Ratzinger, oggi papa Benedetto XVI, che si prepara a cancellare l’ingiusta proibizione dell’antica liturgia, a riportare libertà e a restituire alla Chiesa e alla civiltà umana questo immenso tesoro. Joseph Ratzinger si conferma l’uomo più illuminato del nostro tempo. L’opposizione illiberale e intollerante che probabilmente si scatenerà contro di lui dentro la Chiesa (già preannunciata dai vescovi frencesi) merita una risposta dal mondo della cultura che già 40 anni fa fece sentire la sua voce. Per questo chiedo agli intellettuali laici e a chiunque lo voglia di esprimere pubblicamente il proprio plauso alla illuminata decisione di Benedetto XVI di restituire alla vita della Chiesa e all’umanità un grande patrimonio spirituale e culturale.

Ecco il sintetico manifesto che propongo di sottoscrivere:

Esprimiamo il nostro plauso per la decisione di Benedetto XVI di cancellare la proibizione dell’antica messa in latino secondo il messale di San Pio V, grande patrimonio della nostra cultura da salvare e riscoprire.

da www.korazym.org/default.asp



Socci e 60 francesi chiedono la libertà di pregare in latino
di ANTONIO SOCCI

C'è aria di svolta nella Chiesa. A propiziare un grande ritorno alla libertà e alla pienezza della tradizione cattolica è una inedita azione del popolo cristiano e del mondo intellettuale a sostegno di Benedetto XVI che sta mettendo con le spalle al muro il ceto ecclesiastico "progressista" e intollerante.
Ieri sono usciti contemporaneamente due appelli, con gli stessi contenuti, sul giornale italiano Il Foglio e sul quotidiano francese Le Figaro. Due appelli di intellettuali laici e cattolici in difesa del Papa sul quale si stanno per scaricare le ire di certi vescovi, soprattutto quelli francesi. Il nodo della contesa sembra ai non addetti ai lavori - periferico, invece è centrale: la liturgia. Nella vita della Chiesa vale il principio "lex orandi, lex credendi" (significa che la teologia della Chiesa, l'ortodossia della fede, si trova nella liturgia). Non a caso è specialmente lì che più si sono accaniti gli "innovatori" per demolire la Chiesa dall'interno. Come hanno potuto farlo? Grazie alla riforma liturgica del 1970 che ebbe due conseguenze devastanti. La prima, imposta dalla burocrazia clericale contro gli stessi dettami del Concilio Vaticano II, fu la proibizione della Messa tridentina, quella che da secoli era la messa ufficiale della Chiesa (anche al Concilio veniva celebrata quella messa lì). La seconda involontaria: si dette il via nella liturgia a una serie di abusi, di invenzioni e perfino follie eterodosse che hanno avuto effetti terribili allontanando dalla Chiesa tanti che si sono messi a cercare il sacro e il bello altrove. Liturgie proibite.
Ratzinger, da cardinale, più di ogni altro si è reso conto del colossale errore e del panorama di rovine. Scrisse a proposito della proibizione della liturgia tridentina: «Nel corso della sua storia la Chiesa non ha mai abolito o proibito forme ortodosse di liturgia, perché ciò sarebbe estraneo allo spirito stesso della Chiesa... Rimasi sbigottito (nel 1970, ndr) per il divieto del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia. Si diede l'impressione che questo fosse del tutto normale», ma, spiegava Ratzinger «la promulgazione del divieto del messale che si era sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentali dell'antica Chiesa, ha comportato una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano essere solo tragiche». E a proposito delle conseguenze osservò: «Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita 'etsi Deus non daretur': come se in essa non importasse più se Dio c'è e se ci parla e ci ascolta. Ma se nella liturgia non appare più la comunione della fede, l'unità universale della Chiesa e della sua storia, il mistero di Cristo vivente, dov'è che la Chiesa appare ancora nella sua sostanza spirituale?». Oltretutto con quella proibizione si misero di fatto al bando tanti fedeli che pregavano con l'antica liturgia. Questa fu la surreale conseguenza: la Chiesa post-conciliare tollerò ogni forma di abuso liturgico e si aprì a ogni tipo di commistione ecumenica, con qualsiasi religione, ma non tollerò quegli stessi cattolici che intendevano continuare a pregare con il rito ufficiale e millenario della Chiesa. Induisti, musulmani, atei, animisti e buddisti erano ben accetti, ma i cattolici fedeli alla tradizione no, messi al bando. Giovanni Paolo II cercò nel 1984 di restituire la libertà di celebrare col rito tridentino, ma dovette sottoporre i fedeli che lo chiedevano al permesso dei vescovi che però - per intolleranza o per paura - in gran parte hanno continuato a rifiutarsi. Molti fanno come monsignor Nosiglia, vescovo di Vicenza, che cestina ogni richiesta firmata da centinaia di fedeli. A Siena - per dire - monsignor Buoncristiani che non proferisce parola sulla moschea di Colle val d'Elsa, ha rifiutato la Cattedrale al cardinale Paskai per celebrare col rito tridentino in memoria dei martiri della rivolta d'Ungheria (Cattedrale di Siena ormai trasformata in museo con biglietto di ingresso a pagamento, contro le indicazioni della Santa Sede). Per ridare piena cittadinanza a tanti fedeli, il Papa ora sta per firmare un "Motu proprio" che liberalizza la celebrazione della Messa in latino secondo il messale di S. Pio V. È una decisione in linea con la tradizione perché la Chiesa ha sempre riconosciuto al suo interno una libera sinfonia di diversi riti antichi pienamente ortodossi (da quello "ambrosiano" della diocesi di Milano, a quelli delle Chiese orientali unite a Roma). Solo con la riforma del 1970 si era imposto il diktat progressista che contravveniva sia al Concilio che alla consuetudine della Chiesa. Adesso che il Papa si prepara a riportare libertà c'è però la sollevazione dei vescovi francesi (avanguardia degli altri). In Francia le chiese sono vuote, alla messa domenicale va ormai un misero 5 per cento della popolazione, ma i vescovi d'oltralpe invece di preoccuparsi di questo si mobilitano per impedire a migliaia di ardenti cattolici di celebrare la Messa tridentina e per impedire al Papa di dare loro libertà. Eppure nel loro Paese è in corso una rinascita cattolica proprio attorno ai tradizionalisti: nonostante la difficoltà di trovare messe tridentine, già 80 mila persone le frequentano ogni domenica. Una vocazione sacerdotale su quattro viene dal mondo tradizionalista. È stato calcolato che in Francia dal popolo che frequenta la messa di S. Pio V esce una vocazione ogni 2 mila fedeli, mentre da chi frequenta la nuova liturgia una vocazione ogni 20 mila fedeli. All'atteggiamento intollerante e autodemolitorio dei vescovi francesi ha risposto ieri un documento uscito sul Figaro e firmato da 60 intellettuali (inizia con due accademici di Francia come il filo sofo René Girard e Michel Déon). Costoro vogliono «testimoniare pubblicamente la nostra fedeltà e il nostro affetto al Santo Padre, Benedetto XVI». Citano la costituzione conciliare "Sacrosantum Concilium" che riconosce il diritto e la dignità della liturgia latina, esaltano «la diversità di riti dentro la Chiesa» e accolgono «con gioia la liberalizzazione del rito che fu quello ufficiale della Chiesa, quello dei nostri padri e avi e che ha nutrito la vita spirituale di tanti santi». Inoltre, proprio nello spirito del concilio approvano la riconciliazione fra tutti i cristiani, anche tradizionalisti e concludono: «siamo feriti dall'idea che un cattolico possa essere inquieto perché si celebra la messa che fu quella che celebrarono padre Pio e san Massimiliano Kolbe. Quella che ha nutrito la pietà di Santa Teresina di Lisieux e del beneamato papa Giovanni XXIII». Sottoscrittori

Un siluro sui vescovi disobbedienti e intolleranti. Come quello che abbiamo lanciato dall'Italia e che, insieme a me, hanno sottoscritto (di nuovo) René Girard, Franco Zeffirelli, Guido Ceronetti e Vittorio Strada. Memori di due precedenti appelli del 1966 e del 1971, dove, in difesa della Messa di s. Pio V, come grande patrimonio spirituale e culturale, scesero in campo personaggi come Borges, De Chirico, Elena Croce, W. H. Auden, Bresson, Dreyer, Del Noce, Julien Green, Maritain, Montale, Cristina Campo, Mauriac, Quasimodo, Evelyn Waugh, Maria Zambrano, Elémire Zolla, Gabriel Marcel, Salvador De Madariaga, Contini, Devoto, Macchia, Pallottino, Paratore, Bassani, Luzi, Piovene, Andrés Segovia, Harold Acton, Agatha Christie, Graham Greene e il famoso direttore del "Times", William Rees-Mogg. Il popolo e il mondo della cultura stanno col Papa e con la libertà. I vescovi ribelli lo capiranno? www.antoniosocci.it

LA SCHEDA

MESSA TRIDENTINA La messa secondo il rito di papa Pio V è stata celebrata fino al '69, prima che entrasse in vigore la Riforma liturgica. L'uso della messa tridentina era stato abrogato dopo il Concilio Vaticano II in cui si decise l'introduzione della lingua volgare per favorire la comprensione da parte dei fedeli I documenti conciliari avevano stabilito la conservazione dell'uso del latino nella liturgia e la lingua volgare avrebbe dovuto essere usata solo in alcune parti della messa. Nessun documento del concilio ha stabilito che il sacerdote dovesse celebrare rivolto verso il popolo e il cambiamento della posizione dell'altare. La Riforma liturgica andò oltre le intenzioni e le prescrizioni dei padri conciliari creando una liturgia simile a quella dei protestanti

L'APPELLO

Per agevolare la celebrazione della messa in latino è prevista una pubblicazione di Papa Benedetto XVI, un Motu proprio che consentirà ai sacerdoti di celebrare la messa in latino. Ieri sul Foglio e sul quotidiano francese Le Figaro è stato pubblicato l'appello di 60 intellettuali per reintrodurre la messa in latino.

(da "libero" del 17 dicembre 2006)

[Modificato da ratzi.lella 17/12/2006 13.28]

Paparatzifan
00domenica 17 dicembre 2006 21:05
Ho appena...
... mandato l'e-mail a "Il Foglio"!

W BENEDETTO XVI, il grandissimooooo!!!!!


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stupor-mundi
00domenica 17 dicembre 2006 21:22
Re: Ho appena...

Scritto da: Paparatzifan 17/12/2006 21.05
... mandato l'e-mail a "Il Foglio"!

W BENEDETTO XVI, il grandissimooooo!!!!!


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NON SO SE L'AVEVATE NOTATO [SM=g27828] , MA IERI NELLA SESSIONE "LO SAPETE CHE" HO POSTATO L'ORIGINALE IN LATINO DI QUESTO APPELLO
VI INVITO A SOTTOSCRIVERLO E A FARLO SOTTOSCRIVERE...APPOGGIAMO ANCHE IN QUESTO MODO BENEDETTO XVI [SM=g27811]
ratzi.lella
00domenica 17 dicembre 2006 21:43
ho letto stupor
w il latino [SM=g27811] [SM=g27811]
ratzi.lella
00lunedì 18 dicembre 2006 04:45
da "panorama"
Grandi manovre in Vaticano
Il sostituto per gli Affari generali, monsignor Sandri, avrà la porpora di cardinale. E sul nome (e la nazionalità) del successore ci sono molte ipotesi.


Leonardo Sandri, sostituto per gli Affari generali della Santa sede.

Incassato l'indiscutibile successo del difficile viaggio in Turchia, Benedetto XVI in questi giorni è concentrato sulla preparazione dell'annuale discorso alla Curia romana. L'appuntamento è per il 22 dicembre nella Sala Clementina. Saranno presenti tutti i cardinali e gli ecclesiastici di Curia.
Non si tratterà di un semplice scambio di auguri natalizi: il Papa approfitterà dell'occasione per fare un bilancio dell'attività pastorale della Chiesa negli ultimi 12 mesi di pontificato. Ma, più che per le parole di Benedetto XVI, la Curia romana è in fibrillazione per le prossime nomine.

Il Pontefice sarebbe infatti in procinto di modificare una nuova casella dell'organigramma della segreteria di Stato. Si tratta del sostituto per gli Affari generali, Leonardo Sandri, argentino, 63 anni compiuti il mese scorso. Per Sandri si parla di due destinazioni, entrambe cardinalizie: la Prefettura degli affari economici della Santa sede, al posto del cardinale Sergio Sebastiani, oppure la Congregazione per le Chiese orientali, in sostituzione del cardinale Ignace Moussa Daoud.
E di giorno in giorno si fa sempre più nutrita la lista dei candidati a ricoprire il posto che Sandri potrebbe lasciare vacante. Qualora dovesse prevalere l'idea di scegliere un ecclesiastico non italiano, considerando che il nuovo segretario di Stato Tarcisio Bertone è già del nostro Paese, un candidato molto accreditato potrebbe essere lo spagnolo Pedro López Quintana, 53 anni, attuale nunzio in India e Nepal.

Ma resta più probabile che la scelta cada su un italiano. A questo proposito c'è chi parla dell'attuale nunzio a Mosca, Antonio Mennini, 59 anni. Un diplomatico di provata esperienza ma anche un testimone che potrebbe raccontare molto sul sequestro di Aldo Moro, poiché all'epoca dei fatti era viceparroco della Chiesa di Santa Lucia, frequentata dallo statista.


Benedetto XVI con il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone

La famiglia Moro chiese perciò a Mennini di fare da intermediario con i brigatisti. Tra gli altri nomi proposti c'è Agostino Marchetto, 66 anni, attuale segretario del Pontificio consiglio per i migranti, in grande sintonia con il Papa sull'interpretazione del Concilio Vaticano II e su come oggi vada attualizzato. Si sono messi in luce anche Fortunato Baldelli, nunzio a Parigi, e Fernando Filoni, già nunzio in Iraq e ora rappresentante della Santa sede nelle Filippine.

Più legati alla vecchia guardia del cardinale Angelo Sodano, ma comunque in lizza per la carica di sostituto, l'osservatore permanente presso le Nazioni Unite, Celestino Migliore, e il delegato per le rappresentanze pontificie, Carlo Maria Viganò.
Ciascuno di questi nomi potrebbe anche essere preso in considerazione per ricoprire la carica di nunzio in Italia, al posto di Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo in pectore. Se invece la scelta del nuovo sostituto cadrà su un ecclesiastico che non proviene dalla carriera diplomatica, si parla da tempo di Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense e cappellano di Montecitorio. Ma per lui è più probabile una promozione in qualche altro posto di responsabilità.

La nomina del nuovo sostituto è un tassello fondamentale per quell'urgente messa a punto della macchina organizzativa della Curia vaticana a cui tiene molto Bertone.
Nel frattempo il braccio destro di Benedetto XVI risiede ancora nella Torre di San Giovanni, lontano dal Palazzo apostolico, poiché non è stato completato il trasloco del suo predecessore, Sodano, dalla Torre dei Borgia, sede della segreteria di Stato.

("da panorama" n.51)

noto che ci ha messo meno tempo papa benedetto a traslocare dalla sua abitazione per trasferirsi in vaticano di un semplice cardinale mandato in pensione nel "lontano" settembre [SM=g27812]

[Modificato da ratzi.lella 18/12/2006 4.50]

Ratzigirl
00lunedì 18 dicembre 2006 19:04
Lettera al Papa del ministro generale dei Francescani
Quando ha saputo della visita papale, il ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori (Francescani), fr. José Rodríguez Carballo, ofm, ha indirizzato una lettera di ringraziamento a Benedetto XVI.



L’avvenimento “interessa non solo le nostre Fraternità che vivono e lavorano nella diocesi di Assisi, ma anche la nostra Fraternità Universale”, ha scritto al Santo Padre Fr. Rodríguez Carballo.

“Assisi è la città di Francesco”; “ad Assisi siamo nati, e da Assisi il Padre Serafico ci ha inviato ‘a due a due’ per il mondo, per annunciare la pace e la penitenza”, ha espresso.

“Il suo ‘pellegrinaggio’ ad Assisi, inoltre, avviene mentre il nostro Ordine si trova in cammino verso l’VIII centenario della sua fondazione (1209-2009), e il nostro itinerario ha avuto come punto di partenza il dialogo di Francesco con il Crocifisso di San Damiano, dialogo che Sua Santità in varie occasioni ha proposto come chiave di lettura per comprendere l’avventura umana ed evangelica del ‘Poverello’”, prosegue la lettera al Papa.

“Mi permetta di esprimerle la gioia e la gratitudine, mia e di tutto l’Ordine dei Frati Minori, per questo nuovo dono, che si trasforma in punto di riferimento per la nostra vocazione e missione nella Chiesa e nel mondo di oggi”, conclude.

Poco più di un anno fa, Benedetto XVI ha introdotto delle novità ad Assisi: un legato pontificio – come segno del vincolo della Sede Apostolica con Assisi – e la giurisdizione del Vescovo locale sui due Tempi Maggiori francescani: le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli.

La prima – che custodisce i resti di San Francesco – è affidata all’Ordine dei Frati Minori Francescani Conventuali; la seconda – che contiene la chiesa della Porziuncola – all’Ordine Francescano dei Frati Minori.

Gli uni e gli altri, “con la loro sollecita opera e la loro testimonianza hanno tenuto vivo lo spirito ed il carisma di San Francesco, diffondendo nel mondo intero il suo messaggio evangelico di pace, di fraternità e di bene”, ha scritto allora il Papa.
Paparatzifan
00lunedì 18 dicembre 2006 23:02
Re: da "panorama"

Scritto da: ratzi.lella 18/12/2006 4.45
Nel frattempo il braccio destro di Benedetto XVI risiede ancora nella Torre di San Giovanni, lontano dal Palazzo apostolico, poiché non è stato completato il trasloco del suo predecessore, Sodano, dalla Torre dei Borgia, sede della segreteria di Stato.

("da panorama" n.51)

noto che ci ha messo meno tempo papa benedetto a traslocare dalla sua abitazione per trasferirsi in vaticano di un semplice cardinale mandato in pensione nel "lontano" settembre [SM=g27812]

[Modificato da ratzi.lella 18/12/2006 4.50]



Ma quanti beni ha Sodano che non è ancora riuscito a traslocare? [SM=g27833]
euge65
00lunedì 18 dicembre 2006 23:08
Re: Re: da "panorama"

Scritto da: Paparatzifan 18/12/2006 23.02

Ma quanti beni ha Sodano che non è ancora riuscito a traslocare? [SM=g27833]




IL VERO SODANO STA VENENDO FUORI MI ASTENGO DAL COMMENTARE

[SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826]
Sihaya.b16247
00martedì 19 dicembre 2006 21:40
Re:

Scritto da: emma3 16/12/2006 1.36
Il problema della trasmissione dell'aids non riguarda solo i rapporti extramatrimoniali.
Nel caso in cui uno dei coniugi si è infettato per vari motivi non necessariamente legati all'adulterio (esistono anche infezioni da trasfusioni) dovrebbe essere un suo dovere proteggere il coniuge. La castità non può rappresentare una soluzione nell'ambito del matrimonio e la Chiesa, almeno in questo caso deve fare delle distinzioni e qualche concessione



Non vorrei sbagliarmi ma credo che esista già una "concessione" in tal senso. Bisognerebbe documentarsi, io non ne sono sicura.
ratzi.lella
00mercoledì 20 dicembre 2006 09:16
sulla nomina di romeo...
IL PERSONAGGIO
Inviato del Vaticano in Africa e in America, rivolge il primo messaggio ai "più deboli"
Quell´ambasciatore di frontiera che parla a "poveri e immigrati"
di ANTONELLA ROMANO

Siciliano di Acireale, in Sicilia finora non ha mai operato. Pochi lo conoscono personalmente, e questo rende difficile, perfino ai sacerdoti che con lui dovranno lavorare, attribuirgli un´etichetta. Tesi di laurea su don Sturzo, niente libri scritti, il suo biglietto da visita è una carriera da diplomatico ai più alti livelli, ambasciatore del Papa nei Paesi di mezzo mondo.
Ma quasi nessuno oggi è in grado di valutare le scelte politiche da lui operate durante le numerose missioni condotte come nunzio apostolico della Santa Sede. Missioni complesse, come quella svolta ad Haiti durante i colpi di Stato e la caduta del regime di Duvalier. «È un uomo semplice e abituato ad affrontare le difficoltà - dicono di lui - Un uomo aperto, senza macchie, con grandi capacità di dialogo, che viene a Palermo con entusiasmo e spirito di servizio». Rivelatore delle sue intenzioni è il messaggio che ha spedito ieri al cardinale De Giorgi. Il suo annuncio di voler mettere al centro «le famiglie, i giovani, i più deboli e i poveri, i senza lavoro e gli immigrati» all´unanimità viene considerato «un ottimo inizio».
Dopo aver girato il mondo, adesso l´approdo a Palermo, per un incarico che è chiamato a ricoprire al culmine della carriera, per sette anni prima della fine del suo mandato. Un tempo breve, nel quale il neo-arcivescovo, per lasciare il segno, dovrà condensare l´esperienza internazionale nella nuova scommessa siciliana in favore di «malati, poveri, carcerati, orfani, famiglie in difficoltà e tutti coloro che sperimentano qualsiasi genere di sofferenza», ai quali ha rivolto «un particolare saluto» nel suo primo messaggio.
Quinto di nove figli, scuole dai gesuiti, Romeo, nato il 20 febbraio del 1938, fa il suo ingresso nel seminario arcivescovile di Acireale dopo la licenza liceale. Si laurea in Diritto canonico alla Pontificia università lateranense. Il 18 marzo del 1961 diventa sacerdote. Gli bastano pochi anni per emergere: nel 1967 entra nel servizio della Santa Sede. Sarà il rappresentante del Papa nelle Filippine e poi in Belgio, Venezuela, Ruanda e Burundi. Viene quindi incaricato di seguire la vita della comunità cattolica in Paesi dell´America Latina. Sono gli anni in cui si prepara la terza conferenza generale dell´episcopato di quel continente, che inaugura Giovanni Paolo II nella basilica di Nostra Signora di Guadalupe, il 29 gennaio 1979. Per lui sono altre stelle al merito. Nell´83 Giovanni Paolo II lo nomina arcivescovo di Vulturia, nell´84 diventa nunzio apostolico ad Haiti. Poi sarà la volta della Colombia e del Canada. Fino a quando, il 17 aprile 2001, Papa Wojtyla lo chiama a Roma come nunzio apostolico in Italia.
Dopo la parentesi del pugliese De Giorgi, con la nomina di Romeo tutte le diocesi dell´Isola sono ora guidate da prelati siciliani. Una scelta ben precisa da parte del Vaticano, secondo ambienti ecclesiali. «C´è un ritorno alla sicilianità - dice padre Paolo Fiasconaro, della Conferenza episcopale siciliana - di cui monsignor Romeo è la massima espressione: solare, gioviale, diretto, parla e agisce senza mezzi termini. Per questo mi ricorda un po´ il cardinale Pappalardo». Un giudizio che trova eco nelle parole di monsignor Carmelo Cuttitta, segretario della Cesi: «Ama la gente comune e la semplicità. Non poche volte ha rischiato anche la pelle pur di difendere i deboli».
Alle autorità dell´Isola monsignor Romeo assicura che sarà «un interlocutore operoso e attento in vista del bene comune». E promette di impegnarsi a «servire un popolo, quello di Palermo, ricco di tanti talenti e attitudini, protagonista di una lunga e straordinaria storia di umanità, di cultura e di arte, anche se travagliato da gravi e complesse problematiche». Probabilmente il primo accenno alla mafia.



È nato ad Acireale il nuovo arcivescovo: sessantottenne, si insedierà il 10 febbraio. L´annuncio a Baida
Un siciliano dopo De Giorgi
Il Papa nomina Romeo: resterà in carica solo sette anni

IL NUOVO arcivescovo di Palermo è monsignor Paolo Romeo, 68 anni, di Acireale. Papa Benedetto XVI lo ha nominato ieri, dopo che da alcuni giorni circolavano indiscrezioni sempre più insistenti sull´imminente cambio al vertice della Chiesa siciliana. Era l´unico candidato, il solo nome che circolava. Salvatore De Giorgi rimarrà in carica per altri due mesi: il 5 febbraio celebrerà una messa di saluto in Cattedrale, mentre il passaggio del testimone è previsto per il 10 febbraio. Già sabato prossimo, però, Romeo sarà a Palermo per l´insediamento di monsignor Salvatore Di Cristina alla guida dell´arcidiocesi di Monreale.
La nomina ufficiale è arrivata a mezzogiorno, durante l´appuntamento mensile con l´arcivescovo De Giorgi nella casa diocesana di Baida. «È un magnifico regalo di Natale», ha commentato l´uscente. Un lungo applauso ha salutato l´annuncio, mentre a Palermo le campane della cattedrale suonavano a festa. Poi monsignor Di Cristina ha letto il messaggio inviato dal nuovo arcivescovo, con il saluto alla comunità diocesana e le prime dichiarazioni di intenti.
Finisce, dunque, l´era De Giorgi, che si dimise nel settembre del 2005 dopo aver compiuto i 75 anni di età. Il turnover era nell´aria da mesi, la morte di Salvatore Pappalardo ha accelerato la nomina. De Giorgi, che lascia il posto dopo dieci anni, ha reagito con animo sereno elogiando il successore: «È un uomo di Chiesa eccellente, saggio, e che soprattutto porterà con sé tutta la ricchezza interiore che ha maturato nel corso dei suoi viaggi e delle missioni per il mondo». Il cardinale ha quindi ringraziato il Papa per i sedici mesi in più di mandato che gli ha concesso, e annuncia che nel frattempo rimarrà amministratore apostolico della diocesi. «Resto vescovo a tutti gli effetti, fin quando non si insedierà il nuovo arcivescovo. Durante la messa continuate a fare il mio nome», ha detto rivolgendosi ai parroci presenti. Con il cambio della guardia scadono anche tutte le cariche al vertice del clero: rimane in vigore il Consiglio dei consultori. E l´unico a essere riconfermato è stato il vicario generale, don Antonio Vitello.
Tra i primi a inviare messaggi di auguri al nuovo arcivescovo è il capo dello Stato, Giorgio Napolitano: «Fervidi auspici per la sua nuova missione». Ma contemporaneamente tutto il mondo politico siciliano scende in campo per rivolgere auguri di buon lavoro a monsignor Romeo. «Una scelta di altissimo profilo, che dimostra la grandissima attenzione e il grande affetto che Papa Benedetto nutre per la Sicilia e per la città di Palermo», dice il presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, che invita il nuovo presule a proseguire nell´opera intrapresa dai due predecessori, Pappalardo e De Giorgi.
De Giorgi ha tracciato un bilancio di questi dieci anni: «Ho concentrato la mia missione pastorale sulle emergenze di Palermo, sui temi della povertà, della disoccupazione, della mafia, vero cancro sociale da contrastare con ogni mezzo. Lascio a monsignor Romeo - ha aggiunto - una Chiesa viva, aperta al futuro, con ottimi sacerdoti. In questi dieci anni ho ordinato sessanta sacerdoti, grazie all´intercessione di padre Puglisi. In altre diocesi c´è stato il crollo delle vocazioni, da noi una ripresa».
A chi gli chiedeva se l´impegno della Chiesa contro la mafia in questi anni si fosse affievolito, ha risposto: «È stato sempre alto, però con le strategie della Chiesa cattolica. Bisogna avere la voce forte del cardinale Pappalardo, ma ho tutti i motivi per dire che la lotta alla mafia è anche un invito alla conversione». Un solo rammarico: «Avrei voluto andarmene dopo la conclusione del processo di beatificazione di padre Pino Puglisi, ma va bene così».


(da "la repubblica" del 20 dicembre 2006)
Ratzigirl
00sabato 23 dicembre 2006 12:29
Bufera sul vescovo di Varsavia: spia comunista

di Andrea Tornielli


Era stato nominato ufficialmente quale successore del cardinale Jozef Glemp alla guida della diocesi di Varsavia il 6 dicembre scorso, dopo un iter piuttosto lungo: la sua designazione, già decisa, era stata «congelata» per alcune settimane, e infine resa ufficialmente nota. Ora su monsignore Stanislaw Wielgus, classe 1939, fino a pochi giorni fa vescovo di Plock, in procinto di assumere la guida della diocesi di Varsavia, si è abbattuta una bufera. Il settimanale di destra Gazeta Polska ha accusato il nuovo arcivescovo – una delle personalità più eminenti della cultura polacca, già rettore dell’università cattolica di Lublino – di aver collaborato per vent’anni con la polizia politica comunista e di aver svolto per il governo del regime un «lodevole servizio». Pur avendo annunciato che esistono le prove di questo rapporto tra Wielgus e i servizi segreti polacchi, la rivista non le ha poi fornite, e questo è strano in un Paese dove, grazie al lavoro dell’Istituto per la memoria nazionale, escono centinaia di dossier. Wielgus, dal canto suo, non ha negato di essere stato contattato, ma ha dichiarato di non aver mai accettato le proposte della polizia politica e dunque di non avere mai fatto la spia per conto del governo.
Due giorni fa, la sala stampa vaticana ha reso noto uno scarno ma eloquente comunicato, facendo notare che la Santa sede «nel decidere la nomina del nuovo arcivescovo metropolita di Varsavia, ha preso in considerazione tutte le circostanze della sua vita, tra cui anche quelle riguardanti il suo passato. Ciò significa che il Santo padre nutre verso mons. Stanislaw Wielgus piena fiducia e, con piena consapevolezza, gli ha affidato la missione di pastore dell’arcidiocesi di Varsavia». Parole che spiegano come le accuse fossero note al Vaticano: il fatto che la nomina sia avvenuta comunque sta a significare che si è appurato la loro inconsistenza. Anche la presidenza della Conferenza episcopale polacca ha emesso una dichiarazione, nella quale si parla di «pubblica lesione del diritto alla buona fama di una concreta persona» e si definisce quanto accaduto come un «chiaro esempio di “lustrazione” selvaggia». «Lustrazione» è il termine tecnico per il procedimento di riconoscimento delle responsabilità di collaborazione con gli organi di sicurezza del regime comunista. «Tale situazione – continua la conferenza episcopale polacca – è specialmente offensiva nel caso di un ecclesiastico: infatti il semplice verificarsi di una conversazione di un sacerdote con gli esponenti dei servizi di sicurezza comunisti non può in se stesso attestare una collaborazione immorale».
Negli anni scorsi, i dossier emersi dalle ricerche dell’Istituto per la memoria nazionale avevano sollevato pesanti accuse nei confronti del padre domenicano Konrad Heymo, organizzatore dei pellegrinaggi polacchi a Roma e conoscente di Giovanni Paolo II. Il numero di preti che risultano assoldati come informatori, negli anni del regime comunista, è altissimo. Il 25 maggio scorso, proprio a Varsavia, incontrando il clero della città, Benedetto XVI aveva fatto riferimento a questo problema dicendo: «Conviene tuttavia guardarsi dalla pretesa di impancarsi con arroganza a giudici delle generazioni precedenti, vissute in altri tempi e in altre circostanze. Occorre umile sincerità per non negare i peccati del passato, e tuttavia non indulgere a facili accuse in assenza di prove reali o ignorando le differenti precomprensioni di allora».
Dagli archivi della polizia segreta, nel 2001, erano uscite molte carte che mostravano con quale attenzione i servizi polacchi seguissero i passi di Karol Wojtyla, fin da quando era parroco. Da arcivescovo, il futuro Papa era tenuto sott’occhio da sacerdoti-spie. «Questo si è sempre saputo – ha dichiarato Stanislaw Dziwisz, segretario di Giovanni Paolo II – c’erano anche molte microspie. Per questo quando si doveva parlare di argomenti riservati, il cardinale invitava sempre i suoi interlocutori a fare una passeggiata all’esterno».
ratzi.lella
00sabato 23 dicembre 2006 13:52
vescovo di varsavia...
mi fido ciecamente del giudizio di papa ratzinger.
anche lui e' stato vittima di spionaggio negli anni in cui era professore, arcivescovo e poi cardinale. il pedinamento continuo cesso' solo con la caduta del muro di berlino e con il "pensionamento" della stasi (la polizia segreta della germania est).
non penso proprio che il papa avrebbe scelto questo vescovo se non avesse piena fiducia in lui...
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