sulla liberalizzazione della messa tridentina...
Appello a sostegno del papa che riporta la libertà e l’antica liturgia cattolica
Su "Il Foglio" di Giuliano Ferrara Antonio Socci ha pubblicato il 16 dicembre 2006 un articolo-manifesto che contiene un appello a sostegno di papa Benedetto XVI che riporta la libertà e l’antica liturgia cattolica. Il testo integrale ...
Antonio Socci ha pubblicato il 16 dicembre 2006 su Il Foglio di Giuliano Ferrara un articolo contenente un appello a sostegno di papa Benedetto XVI che riporta la libertà e l’antica liturgia cattolica, seguito da un sintetico manifesto.
Il testo dell’appello insieme ad Antonio Socci è stato sottoscritto da un gruppo di grandi intellettuali: René Girard, Vittorio Strada, Franco Zeffirelli e Guido Ceronetti. Chi volesse esprimere un analogo appoggio alla decisione del papa (avversato dal mondo catto-progressista) può farlo sapere anche a Il Foglio che ha gentilmente ospitato l’Appello di Socci e co-sottoscrittori, inviando una E-mail.
Riportiamo qui di seguito il testo integrale dell’articolo con l’appello e il sintetico manifesto.
Appello a sostegno del papa che riporta la libertà e l’antica liturgia cattolica
di Antonio Socci
su Il Foglio, 16 dicembre 2006
Vorrei lanciare un appello a tutto il mondo della cultura. A sostegno di una storica decisione di Benedetto XVI che salva ed esalta un grandioso patrimonio spirituale e culturale, ma che scatenerà contro di lui il mondo dell’oscurantismo e dell’intolleranza. Il clamoroso annuncio l’ha dato ieri il cardinale Jorge Arturo Medina Estevez, membro della Commissione Ecclesia Dei che si è riunita per discutere della liberalizzazione della messa in latino. Il prelato ha detto: "La pubblicazione del Motu Proprio da parte del Papa che liberalizzerà la celebrazione della messa in latino secondo il messale di San Pio V è prossima".
Si tratta di un evento straordinariamente importante per la Chiesa e anche per la cultura e la storia della nostra civiltà. Storicamente furono proprio gli intellettuali laici a percepire di più e meglio il disastro, lo scempio anche culturale, rappresentato dalla "proibizione" della liturgia di san Pio V e la sparizione del latino come lingua sacra della Chiesa Cattolica. Quando 40 anni fa – contravvenendo ai documenti del Concilio – fu imposta la proibizione dell’antica liturgia della Chiesa (quella peraltro con cui si era celebrato anche durante il Concilio) vi fu una grande e meritoria protesta degli intellettuali più rappresentativi che consideravano questa decisione come un taglio alle radici della nostra civiltà cristiana (la liturgia è stata da sempre centro e sorgente dell’arte più sublime).
Due appelli furono pubblicati in difesa della Messa di s. Pio V, nel 1966 e nel 1971. Ecco alcuni dei nomi che li sottoscrissero: Jeorge Luis Borges, Giorgio De Chirico, Elena Croce, W. H. Auden, i registi Bresson e Dreyer, Augusto Del Noce, Julien Green, Jacques Maritain (che pure era l’intellettuale prediletto di Paolo VI, colui a cui il Papa consegnò, alla fine del Concilio, il documento agli intellettuali), Eugenio Montale, Cristina Campo, Francois Mauriac, Salvatore Quasimodo, Evelyn Waugh, Maria Zambrano, Elémire Zolla, Gabriel Marcel, Salvador De Madariaga, Gianfranco Contini, Giacomo Devoto, Giovanni Macchia, Massimo Pallottino, Ettore Paratore, Giorgio Bassani, Mario Luzi, Guido Piovene, Andrés Segovia, Harold Acton, Agatha Christie, Graham Greene e molti altri fino al famoso direttore del "Times", William Rees-Mogg.
Si tratta perlopiù di intellettuali laici perché il valore culturale e spirituale dell’antica liturgia latina è un patrimonio di tutti, come lo è la Cappella Sistina, come lo è il Gregoriano, come lo sono le grandi cattedrali, la scultura gotica, la Basilica di San Pietro. Tanto più oggi che tutta la nostra civiltà europea rischia drammaticamente di recidere e rinnegare le proprie radici.
Curiosamente proprio i "cattolici progressisti", che facevano del dialogo col mondo e con la cultura moderna la loro bandiera, non ne tennero alcun conto e s’impuntarono per 40 anni per mantenere questa incredibile proibizione. Un arbitrio senza precedenti. Nell’aprile 2005, alla vigilia dell’elezioni di Benedetto XVI, sulla Repubblica, fu uno scrittore laico, Guido Ceronetti che scrisse una lettera aperta al nuovo papa nella quale chiedeva "che sia tolto il sinistro bavaglio soffocatore della voce latina della messa".
Questa aspettativa del mondo della cultura (e dei credenti) non poteva trovare interlocutore migliore di Ratzinger, che prima di essere papa è stato (ed è) uno dei più grandi intellettuali del nostro tempo, un uomo veramente illuminato, un autentico paladino della libertà del pensiero (fu lui a scrivere lo storico discorso con cui il cardinale Frings, al Concilio, demolì l’antica Inquisizione). Già da cardinale Ratzinger dichiarò apertamente che la proibizione della Messa di S. Pio V era senza precedenti:
"Nel corso della sua storia la Chiesa non ha mai abolito o proibito forme ortodosse di liturgia, perché ciò sarebbe estraneo allo spirito stesso della Chiesa".
In un suo volume raccontò con drammaticità come assistette alla "pubblicazione del messale di Paolo VI, con il divieto quasi completo del messale precedente". Ratzinger ricordava:
"Rimasi sbigottito per il divieto del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia. Si diede l’impressione che questo fosse del tutto normale", ma, scriveva Ratzinger "la promulgazione del divieto del messale che si era sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentali dell’antica Chiesa, ha comportato una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano essere solo tragiche… si fece a pezzi l’edificio antico e se ne costruì un altro".
Gli effetti furono disastrosi. Si aprì la strada ad abusi incredibili nella liturgia. Ratzinger scrisse:
"Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita ‘etsi Deus non daretur’: come se in essa non importasse più se Dio c’è e se ci parla e ci ascolta. Ma se nella liturgia non appare più la comunione della fede, l’unità universale della Chiesa e della sua storia, il mistero di Cristo vivente, dov’è che la Chiesa appare ancora nella sua sostanza spirituale?".
Per volere della Provvidenza è proprio Ratzinger, oggi papa Benedetto XVI, che si prepara a cancellare l’ingiusta proibizione dell’antica liturgia, a riportare libertà e a restituire alla Chiesa e alla civiltà umana questo immenso tesoro.
Joseph Ratzinger si conferma l’uomo più illuminato del nostro tempo. L’opposizione illiberale e intollerante che probabilmente si scatenerà contro di lui dentro la Chiesa (già preannunciata dai vescovi frencesi) merita una risposta dal mondo della cultura che già 40 anni fa fece sentire la sua voce. Per questo chiedo agli intellettuali laici e a chiunque lo voglia di esprimere pubblicamente il proprio plauso alla illuminata decisione di Benedetto XVI di restituire alla vita della Chiesa e all’umanità un grande patrimonio spirituale e culturale.
Ecco il sintetico manifesto che propongo di sottoscrivere:
Esprimiamo il nostro plauso per la decisione di Benedetto XVI di cancellare la proibizione dell’antica messa in latino secondo il messale di San Pio V, grande patrimonio della nostra cultura da salvare e riscoprire.
da
www.korazym.org/default.asp
Socci e 60 francesi chiedono la libertà di pregare in latino
di ANTONIO SOCCI
C'è aria di svolta nella Chiesa. A propiziare un grande ritorno alla libertà e alla pienezza della tradizione cattolica è una inedita azione del popolo cristiano e del mondo intellettuale a sostegno di Benedetto XVI che sta mettendo con le spalle al muro il ceto ecclesiastico "progressista" e intollerante.
Ieri sono usciti contemporaneamente due appelli, con gli stessi contenuti, sul giornale italiano Il Foglio e sul quotidiano francese Le Figaro. Due appelli di intellettuali laici e cattolici in difesa del Papa sul quale si stanno per scaricare le ire di certi vescovi, soprattutto quelli francesi. Il nodo della contesa sembra ai non addetti ai lavori - periferico, invece è centrale: la liturgia.
Nella vita della Chiesa vale il principio "lex orandi, lex credendi" (significa che la teologia della Chiesa, l'ortodossia della fede, si trova nella liturgia). Non a caso è specialmente lì che più si sono accaniti gli "innovatori" per demolire la Chiesa dall'interno. Come hanno potuto farlo? Grazie alla riforma liturgica del 1970 che ebbe due conseguenze devastanti. La prima, imposta dalla burocrazia clericale contro gli stessi dettami del Concilio Vaticano II, fu la proibizione della Messa tridentina, quella che da secoli era la messa ufficiale della Chiesa (anche al Concilio veniva celebrata quella messa lì). La seconda involontaria: si dette il via nella liturgia a una serie di abusi, di invenzioni e perfino follie eterodosse che hanno avuto effetti terribili allontanando dalla Chiesa tanti che si sono messi a cercare il sacro e il bello altrove. Liturgie proibite.
Ratzinger, da cardinale, più di ogni altro si è reso conto del colossale errore e del panorama di rovine. Scrisse a proposito della proibizione della liturgia tridentina: «Nel corso della sua storia la Chiesa non ha mai abolito o proibito forme ortodosse di liturgia, perché ciò sarebbe estraneo allo spirito stesso della Chiesa... Rimasi sbigottito (nel 1970, ndr) per il divieto del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia. Si diede l'impressione che questo fosse del tutto normale», ma, spiegava Ratzinger «la promulgazione del divieto del messale che si era sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentali dell'antica Chiesa, ha comportato una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano essere solo tragiche». E a proposito delle conseguenze osservò: «Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita 'etsi Deus non daretur': come se in essa non importasse più se Dio c'è e se ci parla e ci ascolta. Ma se nella liturgia non appare più la comunione della fede, l'unità universale della Chiesa e della sua storia, il mistero di Cristo vivente, dov'è che la Chiesa appare ancora nella sua sostanza spirituale?». Oltretutto con quella proibizione si misero di fatto al bando tanti fedeli che pregavano con l'antica liturgia.
Questa fu la surreale conseguenza: la Chiesa post-conciliare tollerò ogni forma di abuso liturgico e si aprì a ogni tipo di commistione ecumenica, con qualsiasi religione, ma non tollerò quegli stessi cattolici che intendevano continuare a pregare con il rito ufficiale e millenario della Chiesa. Induisti, musulmani, atei, animisti e buddisti erano ben accetti, ma i cattolici fedeli alla tradizione no, messi al bando. Giovanni Paolo II cercò nel 1984 di restituire la libertà di celebrare col rito tridentino, ma dovette sottoporre i fedeli che lo chiedevano al permesso dei vescovi che però - per intolleranza o per paura - in gran parte hanno continuato a rifiutarsi. Molti fanno come monsignor Nosiglia, vescovo di Vicenza, che cestina ogni richiesta firmata da centinaia di fedeli. A Siena - per dire - monsignor Buoncristiani che non proferisce parola sulla moschea di Colle val d'Elsa, ha rifiutato la Cattedrale al cardinale Paskai per celebrare col rito tridentino in memoria dei martiri della rivolta d'Ungheria (Cattedrale di Siena ormai trasformata in museo con biglietto di ingresso a pagamento, contro le indicazioni della Santa Sede). Per ridare piena cittadinanza a tanti fedeli, il Papa ora sta per firmare un "Motu proprio" che liberalizza la celebrazione della Messa in latino secondo il messale di S. Pio V. È una decisione in linea con la tradizione perché la Chiesa ha sempre riconosciuto al suo interno una libera sinfonia di diversi riti antichi pienamente ortodossi (da quello "ambrosiano" della diocesi di Milano, a quelli delle Chiese orientali unite a Roma). Solo con la riforma del 1970 si era imposto il diktat progressista che contravveniva sia al Concilio che alla consuetudine della Chiesa. Adesso che il Papa si prepara a riportare libertà c'è però la sollevazione dei vescovi francesi (avanguardia degli altri). In Francia le chiese sono vuote, alla messa domenicale va ormai un misero 5 per cento della popolazione, ma i vescovi d'oltralpe invece di preoccuparsi di questo si mobilitano per impedire a migliaia di ardenti cattolici di celebrare la Messa tridentina e per impedire al Papa di dare loro libertà.
Eppure nel loro Paese è in corso una rinascita cattolica proprio attorno ai tradizionalisti: nonostante la difficoltà di trovare messe tridentine, già 80 mila persone le frequentano ogni domenica. Una vocazione sacerdotale su quattro viene dal mondo tradizionalista. È stato calcolato che in Francia dal popolo che frequenta la messa di S. Pio V esce una vocazione ogni 2 mila fedeli, mentre da chi frequenta la nuova liturgia una vocazione ogni 20 mila fedeli. All'atteggiamento intollerante e autodemolitorio dei vescovi francesi ha risposto ieri un documento uscito sul Figaro e firmato da 60 intellettuali (inizia con due accademici di Francia come il filo sofo René Girard e Michel Déon). Costoro vogliono «testimoniare pubblicamente la nostra fedeltà e il nostro affetto al Santo Padre, Benedetto XVI». Citano la costituzione conciliare "Sacrosantum Concilium" che riconosce il diritto e la dignità della liturgia latina, esaltano «la diversità di riti dentro la Chiesa» e accolgono «con gioia la liberalizzazione del rito che fu quello ufficiale della Chiesa, quello dei nostri padri e avi e che ha nutrito la vita spirituale di tanti santi». Inoltre, proprio nello spirito del concilio approvano la riconciliazione fra tutti i cristiani, anche tradizionalisti e concludono: «siamo feriti dall'idea che un cattolico possa essere inquieto perché si celebra la messa che fu quella che celebrarono padre Pio e san Massimiliano Kolbe. Quella che ha nutrito la pietà di Santa Teresina di Lisieux e del beneamato papa Giovanni XXIII». Sottoscrittori
Un siluro sui vescovi disobbedienti e intolleranti. Come quello che abbiamo lanciato dall'Italia e che, insieme a me, hanno sottoscritto (di nuovo) René Girard, Franco Zeffirelli, Guido Ceronetti e Vittorio Strada. Memori di due precedenti appelli del 1966 e del 1971, dove, in difesa della Messa di s. Pio V, come grande patrimonio spirituale e culturale, scesero in campo personaggi come Borges, De Chirico, Elena Croce, W. H. Auden, Bresson, Dreyer, Del Noce, Julien Green, Maritain, Montale, Cristina Campo, Mauriac, Quasimodo, Evelyn Waugh, Maria Zambrano, Elémire Zolla, Gabriel Marcel, Salvador De Madariaga, Contini, Devoto, Macchia, Pallottino, Paratore, Bassani, Luzi, Piovene, Andrés Segovia, Harold Acton, Agatha Christie, Graham Greene e il famoso direttore del "Times", William Rees-Mogg. Il popolo e il mondo della cultura stanno col Papa e con la libertà. I vescovi ribelli lo capiranno?
www.antoniosocci.it
LA SCHEDA
MESSA TRIDENTINA La messa secondo il rito di papa Pio V è stata celebrata fino al '69, prima che entrasse in vigore la Riforma liturgica. L'uso della messa tridentina era stato abrogato dopo il Concilio Vaticano II in cui si decise l'introduzione della lingua volgare per favorire la comprensione da parte dei fedeli I documenti conciliari avevano stabilito la conservazione dell'uso del latino nella liturgia e la lingua volgare avrebbe dovuto essere usata solo in alcune parti della messa. Nessun documento del concilio ha stabilito che il sacerdote dovesse celebrare rivolto verso il popolo e il cambiamento della posizione dell'altare. La Riforma liturgica andò oltre le intenzioni e le prescrizioni dei padri conciliari creando una liturgia simile a quella dei protestanti
L'APPELLO
Per agevolare la celebrazione della messa in latino è prevista una pubblicazione di Papa Benedetto XVI, un Motu proprio che consentirà ai sacerdoti di celebrare la messa in latino. Ieri sul Foglio e sul quotidiano francese Le Figaro è stato pubblicato l'appello di 60 intellettuali per reintrodurre la messa in latino.
(da "libero" del 17 dicembre 2006)
[Modificato da ratzi.lella 17/12/2006 13.28]