Re:
barnabino, 07/06/2014 00:37:
Caro Yod,
come vedi i vocabolari e le enciclopedia sanno cosa significa la parola calligrafia!
Appunto, esattamente come vocabolari ed enciclopedie sanno che cosa significa il nome Geova. Quello che non si capisce è perché, secondo te, sarebbe errato usare una parola italiana non solo assolutamente corretta e anche con il significato
attribuitogli dai dizionari. Capisci bene che è una pretesa come minimo ridicolo, soprattutto se la lingua non propone nessun'altra alternativa che si sia imposta in quella lingua.
Shalom
Geova
Estratto da Pugio Fidei di Raimondo Martí Pugio Fidei del 1270 dC.
Il nome di Dio nella chiesa Cattolica di St. Martinskirche, Olten, Svizzera, 1521.
Il primo tentativo di ricostruzione sembra risalire al domenicano spagnolo Raimondo Martí (m. c.a 1285), che nella sua Pugio Fidei del 1270 lo rende "Jehova". Si tratta della traslitterazione in caratteri latini della forma vocalizzata maggiormente ricorrente nel testo masoretico (v. sopra). Lo studioso non ha fatto altro che consultare la bibbia ebraica e trascrivere la forma mista che vi trovava scritto, tralasciando l'effettiva pronuncia (qerè) in adonài e non considerando le altri fonti storiche relative alla corretta pronuncia. Questo errore diverrà comune tra studiosi e biblisti occidentali e la lettura "Jehovah"/"Geova" sarà predominante per secoli. Si notano nelle singole rese diverse varianti, foneticamente ininfluenti: J/I/G (la J latina ha variamente assunto nelle lingue moderne un suono "i" o "gi"); V/W; H finale presente o assente (la he finale in ebraico è muta).
U
na banale argomentazione che si può opporre a coloro che affermano che il nome di Dio è Geova "perché nella bibbia ebraica è scritto così" è che, sulla base dello stesso principio, occorre affermare che il nome è Geovi, seguendo l'altra forma vocalica presente nel Testo Masoretico (v. sopra). Non sempre però questo riscontro, facilmente verificabile avendo un minimo di conoscenza della lingua ebraica, sortisce qualche effetto nell'interlocutore se ha alle spalle una lunga storia di indottrinamento.
Yahwèh
Bisognerà attendere il XIX secolo per trovare un'analisi filologicamente critica volta a ricostruire la corretta pronuncia. Nel 1840 lo studioso tedesco Wilhelm Gesenius (1786-1842), tenendo conto delle fonti storiche e rifiutando la tradizionale interpretazione "Jehova", sostiene che la pronuncia corretta fosse יַהְוֶה (Yahwèh).[26] Per il rigore metodologico e per la fondatezza su basi storiche, l'ipotesi di Gesenius è oggi quella largamente predominante tra gli studiosi, cristiani ed ebrei. In particolare la Jewish Encyclopedia, che in ossequio all'ineffabilità non riporta la forma ricostruita con le vocali di Gesenius, afferma comunque che la lezione "iabe" dei samaritani riportata da diverse fonti "rende indubbiamente la pronuncia attuale" (v. sopra).