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Segnalazione libri e riviste

Ultimo Aggiornamento: 01/05/2006 17:26
06/04/2005 21:21
 
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Vite e vino dal Neolitico alla Grecia arcaica
Patrick E. McGOVERN

L'archeologo e l'uva

Vite e vino dal Neolitico alla Grecia arcaica
La storia della civiltà coincide, sotto molti aspetti, con la storia
del vino. Nell'Archeologo e l'uva di questa storia affascinante
Patrick McGovern ricostruisce le prime fasi, dal Neolitico fino alla
Grecia arcaica, servendosi dei più recenti strumenti
dell'investigazione archeologica, dalla biologia molecolare
all'analisi del DNA, dalle testimonianze scritte a quelle figurative
di popolazioni lontane e dimenticate. In un viaggio a ritroso nel
tempo, fin oltre 7.000 anni fa, seguiamo i primi tentativi di
acclimatare la vite eurasiatica e di imparare a produrre e
conservare il vino. Di successo in successo, assistiamo alla sua
diffusione presso altre culture (dall'Egitto all'Iran, da Israele
alla Grecia). Rimedio curativo, lubrificante sociale, sostanza
stupefacente, bene prezioso e merce di scambio, il vino acquisisce
ben presto un ruolo centrale nei culti religiosi, nella farmacopea,
nell'economia e nella vita sociale di molte civiltà antiche. Come
simbolo evocativo del sangue, viene utilizzato nelle cerimonie
religiose ed è al centro dell'eucaristia. Con il vino i re celebrano
le loro vittorie e di vino riforniscono le loro tombe, onde
assicurarsene la presenza nell'Aldilà. Quando oggi sorseggiamo un
bicchiere di vino, ricapitoliamo questa storia, che ci ha
consentito, partendo da una singola specie di uva, di ricavare una
gamma pressochè infinita di gusti e di bouquets. L'archeologo e
l'uva è un libro che non mancherà di affascinare sia gli amanti del
vino sia gli appassionati di archeologia.

1^ Ristampa 2005 pp. 336
Euro 24.50 Carocci Editore



da: [OcchiodiPolifemo]
nhmem
zilath mexl rasnal
06/04/2005 21:54
 
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Costantino
Da leggere su "Luoghi dell'Infinito" di aprile 2005 n. 84:

Costantino e il mondo nuovo, articoli:
L'imperatore delle rivoluzioni (Angela Donati)
E la Croce vinse il dio Sole (Marta Sordi): questo in particolare.

Su questo n. anche una pagina di Cardini sul simbolismo del melograno.
sandro consolato
08/04/2005 22:34
 
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Schmitt, strano profeta dello spazio
Nel 1942 la guerra mondiale era in pieno svolgimento, con la Germania nazista che pretendeva di imporre il «Nuovo Ordine». Isolato in una Berlino spettrale, il giurista Carl Schmitt si mette a scrivere - come un racconto per sua figlia Anima Louise, poco più che decenne - uno dei suoi saggi più lucidi e penetranti. Si intitola Terra e mare (lo si può leggere nella bella traduzione italiana di Giovanni Gurisatti, edita da Adelphi, pagine 149, 9) e propone - in forma sintetica, quasi folgorante - «una riflessione sulla storia del mondo», partendo dal contrasto, evidente eppure troppo poco studiato, fra i popoli «autoctoni», cioè «nati sulla terra», e i popoli «autotalassici», quelli «foggiati esclusivamente dal mare». Schmitt, classe 1888, allora aveva perso molto dell’autorità e del prestigio, che si era conquistato anche grazie alle «compiacenze» riservate a Hitler e alla sua politica (tant’è vero che, a guerra conclusa, finirà due volte in carcere - anche a Norimberga - lasciandoci un amaro diario di prigionia, pubblicato con un insolito titolo latino Ex Captivitate Salus , Adelphi, pagine 142, 9). Ma la capacità di «osservare in grande» Schmitt non l’aveva perduta; anzi, scrivendo Terra e mare , riesce a spingersi al di là dell’Europa, allora considerata l’ombelico del mondo, con intuizioni che ancora oggi mantengono una sorprendente attualità.
Certo, soprattutto noi europei continentali siamo animali «terrestri», mentre gli inglesi, popolo insulare, hanno avuto un destino diverso: quello di conquistare il mare e di «allargarsi», fino a diventare un «impero» di ampiezza sempre più grande rispetto a qualunque altro Stato europeo, forzatamente limitato entro più esigui perimetri. Eppure, se almeno fino ai primi del Novecento terra e mare sono stati i due elementi, dove si è svolto per secoli il tormentato cammino umano (durante il quale gli Stati non hanno rinunciato a combattersi, proprio per il domino del mondo), c’è una straordinaria «novità», di cui occorre tener conto, che Schmitt qualifica come «il nuovo stadio della rivoluzione spaziale planetaria». Infatti, con lo sviluppo scientifico e tecnologico ai due elementi naturali «tradizionali» - la terra e il mare - se n’è aggiunto un terzo - l’aria - che comporta «addirittura una nuova sfera elementare dell’esistenza umana».
Quando così ne scriveva, nessuno poteva ancora immaginare che cosa sarebbe successo di lì a pochi decenni, allorché saremmo riusciti persino a portare il primo uomo sulla luna. Eppure Schmitt - scomparso vent’anni fa, il 7 aprile 1985 - con la sua visione dura, realistica e pessimistica della politica (alla Hobbes, per intenderci), aveva avvertito non solo che il mondo stava cambiando, ma che mutava addirittura il tradizionale «ruolo dello Stato nella compagine internazionale», come sottolinea Ilse Staff, autorevole studiosa tedesca, che a Schmitt ha appena dedicato un bel profilo nel volume La politica e gli Stati , a cura di Raffaella Gherardi (Carocci, pagine 334, 21,50).
Secondo il lucido intuito prospettico schmittiano, la conquista di questa «nuova, terza dimensione» ha finito per mettere in crisi l’intero sistema dei rapporti internazionali, fondato da secoli sulla sovranità degli Stati nazionali e sul cosiddetto diritto pubblico europeo (lo Jus publicum europaeum , come preferiva chiamarlo). «Molti vi vedranno soltanto morte e distruzione. Altri crederanno di essere giunti alla fine del mondo» osserva nell’ultima pagina. Ma aggiunge: «In realtà ci troviamo soltanto di fronte alla fine del rapporto fra terra e mare».
Poi, di lì a poco, nel saggio Il nomos della terra , apparso nel 1950 (Adelphi, pagine 460, 42) Schmitt spiegherà che ormai è «al tramonto l’ordinamento eurocentrico» e che noi stiamo «trasformando il pianeta», addirittura con «l’immagine spaziale» di nuove forme di guerre, che nessun organismo internazionale sa prevenire né risolvere. E in effetti, l’Onu è tuttora lì a dimostrarlo.

Arturo Colombo

(da "Corriere della Sera" 8/4/05
nhmem
zilath mexl rasnal
09/04/2005 16:39
 
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Michelstaedter: dentro il male di vivere c’è la via alla salute
«Sfugge la vita», taccuini e appunti del filosofo goriziano autore di «La persuasione e la rettorica», fra i capolavori della filosofia primonovecentesca: la leggerezza, la grazia, (o fatuità o artificio effimero), contrapposte alla indefinita protensione al tempo futuro

9/4/2005

Marco Vozza

HO trascorso la Pasqua leggendo il libro di Carlo Michelstaedter Sfugge la vita, confidando nella resurrezione di un barlume almeno di vita persuasa, quella inappropriabile e forse inconfigurabile in nome della quale il filosofo goriziano ha sacrificato a 23 anni la sua esistenza, sottraendosi alla corrente che ci spinge tutti a desiderare qualcosa per affermare ostinatamente la nostra volontà di vivere. Non paia iperbolico o blasfemo questo afflato di religiosità laica: quando un frammento di persuasione riesce a incunearsi nella struttura compatta della rettorica (governata da quel sapere astratto in cui Dio potrebbe morire di noia), è come se il trascendente (l'istanza etica o l'Altro da sé) si aprisse un varco nel cuore dell'immanenza, portandone alla luce il senso nascosto o negato. Questo bagliore è l'istante kairologico, l'illuminazione profana, forse l'eccellenza del destino, che non sappiamo o non possiamo cristallizzare in una condizione permanente. Come già sapevano i tragici greci e poi Nietzsche, soltanto l'esperienza del dolore dischiude la possibilità di tale catarsi, poiché la «sorda voce dell'oscuro dolore» è parola eloquente nel modo dell'imperativo e segna il limite della supponenza umana. Soltanto la sofferta permanenza entro il male di vivere apre la via della salute, della gioia e della pace, promuove il «coraggio dell'impossibile», per usare un'espressione cara ad Angela Michelis, simpatetica quanto competente curatrice di questo prezioso volume. L'individuo che ha fatto esperienza del dolore tesaurizzando la grande ragione che si annida nel corpo, respingendo il richiamo di ogni forma di datità esistenziale e di adattamento sociale (quello che genera la «comunella dei malvagi»), può finalmente assaporare la gioia di un presente più pieno: «solo, nel deserto egli vive una vertiginosa vastità e profondità di vita; ogni suo attimo è un secolo della vita degli altri, finché egli faccia di se stesso fiamma e giunga a consistere nell'ultimo presente». Auto da fè, persuasione luminosa, degna di un mistico della modernità. La persuasione e la rettorica nasce come tesi di laurea, giudicata dallo stesso autore inopportuna e sconveniente, poi diventata uno dei capolavori della filosofia primonovecentesca, apprezzato anche per le rilevanti novità stilistiche. In questi taccuini d'appunti (trascritti e corredati di note da Rinaldo Allais) scopriamo uno stupefacente zibaldone di pensieri, alcuni analiticamente argomentati, altri espressi in forma rapsodica o aforistica, come schegge che scalfiscono la corazza delle nostre abitudini mentali; essi sono l'emblema di un pensiero non accademico, talvolta poetante (memore di Antistene e Schopenhauer, Empedocle e Leopardi): «vana cosa è la filosofia se esce dalla vita», compiaciuta erudizione. Quella che Michelstaedter chiama «vita persuasa» attesta la sovranità di chi ha piegato l'apparente necessità della consecutio temporum, la consueta schiavitù del presente in rapporto al futuro. Michelstaedter identifica in Aristotele, nella sua enciclopedia di schemi astratti, l'origine della degenerazione cui è incorso il sapere filosofico dopo l'inizio presocratico e il pensiero del giovane Platone, il quale credeva ancora che «ogni uomo debba ritrovare in sé quest'anima nuda che soffre per le sovrapposizioni delle passioni e dell'amore di ciò che è contingente». Nel dominio della rettorica, la vita è simile a un peso che pende da un gancio e soffre di non poter scendere ulteriormente, di non poter saziare la sua fame di gravità; in esso perdura l'anelito a una condizione futura che ripropone incessantemente la mancanza da cui è generata: «la sua vita è questa mancanza della sua vita». La leggerezza sembra l'unica metafora adeguata a rappresentare la modalità di esistenza della vita persuasa: leggerezza, grazia, non fatuità o artificio effimero. La rettorica è invece la soggezione alla contingenza del voler essere, la pesantezza del vivere in funzione del continuare a vivere, della indefinita protensione al tempo futuro, del non poter consistere nella pienezza del tempo presente. L'uomo vive per lo più nel mondo della discordia, nell'indigenza del valore e nell'inquietudine del desiderio, in una vana aspettativa di realizzazione di sé, di un piacere a venire, nella sterile proiezione di un io illusorio verso il «prossimo istante». Per l'uomo persuaso la vita appare come un dono generosamente elargito da un dio pudìco, un beneficio che invoca ulteriore oblazione e non petulante richiesta di essere amato, secondo la mirabile indicazione della prediletta Nadia: «T'avrei amato se tu fossi stato tale da amare senza chieder d'essere amato». L'esperienza d'amore appare così come l'experimentum crucis della vita persuasa: «bisogna amare finché si vive», senza mai desiderare l'appropriazione dell'altro, trasformando la necessità del bisogno nella gratuità del dono. L'etica insita nel gesto oblativo, liberato dall'economia ristretta della reciprocità, potrebbe così formularsi: «tutto dare e niente chiedere: questo è il dovere»; in questa attività etica è infine riposta anche un'istanza di libertà e una speranza di giustizia, a cui la vita persuasa tende asintoticamente, per effetto della traboccante esuberanza della sua iperbolica consistenza.

Recensione a Carlo Michelstaedter, Sfugge la vita. Taccuini e appunti, Aragno, pp. 294, € 14 in "ttL, tuttoLibritempolibero" p. 3, supplemento de "La Stampa" del 9/04/2005
nhmem
zilath mexl rasnal
10/04/2005 20:17
 
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The Revisionist

Salviamo “The Revisionist. Journal for Critical Historical Inquiry”.
Appello ai lettori e a coloro che credono nella libertà d’espressione


Un esperimento di due anni
di Germar Rudolf dall’ultimo numero (vol. 2 n. 4, 2004) della rivista trimestrale in lingua inglese “The Revisionist. Journal for Critical Historical Inquiry”

Pubblicare un periodico revisionista con ambizioni accademiche non è esattamente quello che può essere definito un’impresa a fine di lucro. Non solo non ci sono molte persone che apprezzano punti di vista storici dissidenti rispetto ad argomenti della storia recente politicamente rilevanti, ma anche semplicemente perché la letteratura scientifica non è fatta per essere accolta da un mercato di massa. Essa è riservata ad un pubblico interessato ad argomenti particolari e che abbia un livello culturale ben superiore a quello medio. La tiratura di questa rivista – circa 500 copie per numero – non è solo il risultato di ciò ma anche del fatto che sembra assai difficile espandere il bacino dei lettori fuori da quello già attualmente esistente. C’è uno strano silenzio su quest’argomento. Molte persone ed istituzioni che dovrebbero essere interessate al revisionismo e alla diffusione di una rivista revisionista attualmente fanno esattamente l’opposto: tendono ad oscurarne la presenza dal mondo. Temono forse un concorrente? O semplicemente non pensano e non gli interessa? In altre parole: The Revisionist non solo non rende denaro, ma è ad oggi in stato di perdita finanziaria. Il tempo necessario per metterlo insieme non può mai essere ripagato dal costo degli abbonamenti. Perché si crea questa situazione? Questo tipo di motivi sono esattamente quelli che indussero Mark Weber, direttore dell’Istitute for Historical Review e editore del sospeso Journal of Historical Review, all’inizio del gennaio 2005 a non riprendere le pubblicazioni del Journal. Dopo essere sceso sotto la soglia dei 200 abbonati sarebbe stato probabilmente in difficoltà a trovare cento lettori. Io iniziai a pubblicare The Revisionist nel 2003 perché a quel tempo Mark Weber mostrava chiaramente attraverso la sua inattività che il Journal of Historical Review avrebbe cessato di esistere. Allora egli dichiarava che si trattava solo di una “sospensione temporanea, ma io intuivo giustamente quello che stava accadendo. Può il revisionismo storico esistere senza un periodico autorevole dove i lavori degli studiosi più importanti possono essere pubblicati o almeno annunciati e dove le teorie dei loro oppositori possono essere analizzate e confutate? Forse può, ma sicuramente vivrebbe nelle catacombe della società senza nessuna voce udibile e presa seriamente in considerazione. Questa non è una mera questione di status o reputazione ma anche soprattutto una questione di sopravvivenza. Come tutti i gruppi sociali, il revisionismo può sopravvivere e prosperare solo se dimostriamo in pubblico di avere una giusta causa da sostenere. La nostra sopravvivenza ha bisogno della nostra capacità di attrarre almeno un numero di sottoscrittori, sostenitori, volontari, studiosi e scrittori in grado di rimpiazzare quelli più anziani che se ne vanno. Per un periodico è essenziale mostrare vitalità, è indispensabile dimostrare competenze accademiche, è centrale proporre gli studi più recenti delle nostre ricerche e informare sulla censura verso gli storici dissidenti nel mondo. Qualcuno deve farlo. Io ebbi paura nel vedere il momento nel 2002, quando capii che nessun altro l’avrebbe fatto, così avrei dovuto farlo io. Sapevo che avrei dovuto spendere innumerevoli settimane e una buona somma di denaro per produrre qualcosa che era abbastanza sopra le mie possibilità: non solo non ero di madre lingua inglese, ma gestivo anche una piccola impresa editoriale personale che avrebbe dovuto pubblicare due periodici nello stesso tempo ( il corrispettivo de The Revisionist appare in tedesco dal 1997!) e un’importante serie di libri dedicati ad argomenti inesplorati in inglese e tedesco. Qualcuno avrebbe potuto fare ciò da solo? Solo io e nessun altro? L’unico modo per realizzare l’impresa era quello di chiedere aiuto. Non esisterebbe The Revisionist senza numerosi volontari che fanno il loro lavoro in modo completamente gratuito: traduzioni, lavoro editoriale, correzione di bozze…Questa rivista esiste solo perché è in parte prodotta dai suoi lettori. E’ il progetto di una comunità. Ho bisogno di enfatizzare quest’aspetto perché voglio trasmettervi con chiarezza questo messaggio: The Revisionist non è un’impresa di servizio come la maggior parte delle riviste: pagatemi dei soldi per un mese e vi intratterrò o vi insegnerò qualcosa. Il risultato di questo meccanismo è un atteggiamento da spettatore, da osservatore che il cliente ha verso questo tipo di “normali” periodici. Non è così per The Revisionist che esiste perché io sacrifico molte delle mie scarse risorse e perché molti dei collaboratori hanno deciso di seguire il mio esempio. Perciò quando ricevo lettere di qualcuno che suggerisce che The Revisionist dovrebbe dedicarsi a questo o quello, o che il revisionismo dovrebbe approfondire questo o questo altro argomento la mia risposta è semplice: se vuoi vedere certi argomenti approfonditi o certi soggetti analizzati, fallo! The Revisionist è una rivista che NOI TUTTI creiamo insieme. Molti se non tutti tra noi sono o sono stati qualche volta ricercatori amatoriali, storici per passione, impaginatori. Noi miglioriamo perché nessuno fa il lavoro al nostro posto e così ce lo dobbiamo fare da soli. E questo è anche il solo modo in cui il revisionismo può camminare con i suoi piedi: facendolo da soli! Io faccio quello che posso ed è quello che noi tutti dovremmo fare. Immaginate che io scompaia domani e insieme con me sparisca tutto quello che ho creato. The Revisionist finirebbe. La serie di libri scientifici Holocaust Handbooks cesserebbe di esistere. Il maggior sito revisionista del mondo sarebbe cancellato. La stessa sorte toccherebbe alle attività fatte in lingua tedesca. Nei fatti è proprio quello che le autorità statunitensi stanno pianificando. Quando entrai negli Stati Uniti nel 2000 feci domanda d’asilo perché il governo tedesco voleva mettermi in carcere per molti anni. La ragione di questo loro tentativo di soffocarmi era la mia ricerca accademica e una pubblicazione dello stesso tipo di quella che ora stai tenendo nelle tue mani e come quelle che sono pubblicizzate nella copertina di questo numero della rivista. Nel novembre del 2004 la Commissione di Appello dei servizi per l’immigrazione degli Stati Uniti decideva che la mia richiesta era “frivola”: ciò è falso. La cosa strana è che non avevano nessuna prova per sostenere la loro asserzione e questa è probabilmente il motivo per cui questa accusa appare solo nel verdetto scritto: non volevano darmi una possibilità di difesa. Volevano deportarmi in manette in una prigione tedesca. ( Per ulteriori informazioni sul mio caso giudiziario vedere il sito www.germarrudolf.com ). Ho inoltrato un appello presso una Corte Federale USA per chiedere l’annullamento di questa decisione. Se la giustizia prevarrà essi lo faranno perché non dare ad un accusato la possibilità di difendersi è una violazione gravissima del diritto ad un processo equo. Se la giustizia prevarrà non ci dovrebbe essere bisogno di un ulteriore richiesta d’asilo negli USA. C’è quindi la possibilità che la loro manovra fallisca. Il mio avvocato sostiene che probabilmente fallirà, ma io ho visto”le acque scorrere verso l’alto sulla collina e i cavalli vomitare” come si dice paradossalmente in Germania. Così devo essere pronto al peggio. E dopo? Nel novembre dello scorso anno ho deciso di organizzare le mie attività in modo che tutto quanto ho fatto per il revisionismo NON cessasse con la mia fine. La mia impresa ha bisogno di avere altri abili collaboratori che portino avanti ciò che è stato fatto. Il mio sito web deve essere tenuto da gente su cui possa fare affidamento. E la rivista che hai nelle mani adesso deve essere prodotta da persone che sappiano il fatto loro, da gente disposta a sacrificare parte del suo tempo e del suo denaro per dare una possibilità ad una visione alternativa della storia. Quando ho iniziato a riorganizzare le mie attività alla fine dello scorso anno ho cambiato anche l’ordine delle cose che dovevano essere fatte prioritariamente. La produzione di questo numero di The Revisionist non è stata tra i primi punti della lista. Le cose principali erano la mia sopravvivenza autonoma e la salvezza del materiale revisionista realizzato. Dopo è stata la volta della pubblicazione urgente di libri revisionisti che contenevano risultati di nuove ricerche ed altro importante materiale. Questi libri appariranno nella prima metà di quest’anno in tedesco ed inglese. Ora tutte queste cose sono state fatte o sono in stato d’avanzata realizzazione posso dedicare un po’ del mio tempo a questo mio prestigioso obiettivo, la perfetta perdita di tempo: la produzione intellettuale di questa bandiera del revisionismo. Spero che voi comprenderete ed accetterete la mia spiegazione per il ritardo di questo numero. Ma spero anche che voi tutti comprenderete la “chiamata alle armi” per coinvolgervi in questa battaglia che possiamo vincere solo se non ci consideriamo semplici e pigri spettatori in poltrona. Sono trascorsi due anni da quando ho iniziato The Revisionist. Sapevo che sarebbe stato difficile continuare questo progetto senza un massiccio aiuto di tutta la comunità revisionista e di ciascuno dei miei fedeli sostenitori. Dopo due anni posso esprimervi la mia gratitudine anche per conto di coloro che mi hanno aiutato in svariati modi dal lavoro volontario al sostegno finanziario. Adesso abbiamo raggiunto un altro limite che richiede una maggiore cooperazione tra noi. Noi dobbiamo rendere il revisionismo impermeabile agli attacchi degli eterni nemici della libertà d’espressione. Noi dobbiamo renderlo capace di sopravvivere in buone condizioni anche nel caso di una mia caduta. Ma noi dobbiamo anche essere in grado di sopravvivere attivamente nel caso io riesca ad ottenere un permesso di residenza permanente negli USA, perché nel futuro io dovrò dividere i miei doveri di revisionista da quelli nuovi in arrivo di padre. Considerando la mia situazione legale e finanziaria insicura io non posso chiedere a mia moglie di lasciare la sua carriera per diventare una casalinga. Da questo momento questo sarà il mio nuovo obiettivo. Ciò significa che partendo dalla fine dell’estate di quest’anno io avrò soltanto una frazione di tempo da dedicare al revisionismo se confrontata a quella che ho potuto impiegare negli ultimi otto anni. Fortunatamente ho già incontrato una persona disponibile ad aiutarmi al massimo delle sue possibilità. Ma una sola persona non è sufficiente. Un amico una volta mi ha detto che stavo svolgendo il lavoro di quattro persone. Forse esagerava, ma è vero che ho dedicato quasi tutto il mio tempo libero del passato al revisionismo, e che ho raggiunto un’incredibile efficienza per far lavorare computer e software fino ai loro limiti. Io ho perciò sviluppato anche un’alta professionalità in quella che è correntemente definita “editoria casalinga”che la gente fa di solito solo per hobby. Così dalla fine di febbraio 2005 quando io dovrò occuparmi del mio bambino una sola persona non sarà sufficiente per svolgere il lavoro. Se pensi di poter dare un contributo reale di tempo o di denaro regolarmente e in modo affidabile a questa causa, non solo io, ma l’intera comunità revisionista ti sarà veramente grata. Pensaci e contattaci all’indirizzo della rivista.

The Revisionist. Journal for Critical Historical Inquiry
Caste Hill Publishers
P. O. Box 118
Hastings, TN34 3ZG, UK
www.vho.org
E-mail: chp@vho.org
Fax 0044 8701 387263


11/04/2005 21:56
 
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Sabato in libreria ho visto questo, l'ho sfogliato e prontamente riposto nella teca. Ci troviamo di fronte all'ennesimo libro ottenuto con una ricerchina su internet, con il difetto che stavolta di paganesimo se ne trova veramente poco, dato che i riferimenti sono piuttosto alle streghe moderne (?), la wicca e a fenomeno legati al mondo della musica.

Altro libro sul (neo)paganesimo da sconsigliare vivamente.


11/04/2005 22:47
 
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Mi è arrivata la segnalazione di questa uscita:


ARTURO REGHINI
Per la restituzione della Massoneria Pitagorica Italiana
Scritti scelti e ordinati da Moreno Neri
introduzione di Vinicio Serino
TOIS SEBASTIKOIS 2, Raffaelli Editore, Rimini, equinozio di primavera 2005, pp. 248, € 20



Scrittore, traduttore, filologo e matematico, alto dignitario della massoneria italiana, il fiorentino Arturo Reghini (1878-1946) fu una delle figure più importanti della scena esoterica nazionale. Teorico del’imperialismo pagano, amico di Giovanni Amendola, Giovanni Papini e René Guénon (sua la prima traduzione de Il Re del Mondo), collaboratore di varie riviste come Leonardo, Lacerba, La Voce, capo-redattore di Rassegna Massonica, fondatore e direttore delle riviste Atanòr (1924) e Ignis (1925), di Ur (1927-28), diretta formalmente, dopo le leggi sulle società segrete, da Julius Evola, a lui è legato il tentativo di restaurare la tradizione spirituale massonica di matrice pitagorica e il revival degli studi esoterici in Italia. I suoi libri ed articoli coprono una gamma di argomenti che spazia dal simbolismo massonico alla teosofia, dalla matematica pitagorica ai templari, dal neoplatonismo a Dante, da Cornelio Agrippa a Cagliostro. Il più noto esponente del neo-pitagorismo nel XX secolo, quando la libera muratoria venne messa al bando dal regime fascista, pagò il prezzo delle sue prese di posizione in favore della libertà di coscienza e della serena tolleranza “romana e pagana”, trascorrendo gli anni successivi fino alla sua morte a Budrio (Bologna) in isolamento e abbandono di qualunque attività pubblica, dedicandosi allo studio dei numeri pitagorici.

Frutto di uno spoglio attento, competente ed amorevole, questa opera riunisce articoli e saggi che Reghini scrisse per diverse riviste italiane specializzate, spesso introvabili e inediti da diversi anni. La selezione serve essenzialmente a ritrovare il senso generale dell’opera di Reghini. E questo “senso” è esattamente, come ebbe a scrivere Giovanni Papini, che di Reghini fu amico e di cui, a dispetto degli anni e delle vicende della storia e della vita, serbava un ricordo straordinario, “il primato dello spirituale”.

È proprio la ricerca di tale primato che ha indotto alla realizzazione di questa ambiziosa raccolta che, appunto, si pone come obiettivo la restituzione della Massoneria pitagorica italiana. Non solo ai massoni, che certamente potranno trarne seducenti ispirazioni per la loro attività di perfezionamento interiore, se non altro per il fascino che queste pagine sanno suscitare negli animi sensibili. Ma più, generalmente, agli uomini di buona volontà, alla disperata ricerca di dare un senso alle proprie esistenze al giorno d’oggi sempre più prigioniere di un edonismo vuoto e di un altrettanto vuoto moralismo con qualche, sempre più raro, in verità, richiamo ad improbabili escatologie.

Oltre alla introduzione di Vinicio Serino che ripercorre magistralmente il percorso esoterico di Arturo Reghini, l’opera contiene i seguenti saggi e articoli: Imperialismo pagano (1914); La tragedia del Tempio (1914); Il senso della realtà (1920); L’allegoria esoterica in Dante (1921); Sull’origine del simbolismo muratorio (1923); Le basi spirituali della massoneria (1923); L’intolleranza cattolica e lo stato (1923); L’universalità romana e quella cattolica (1924); Il fascio littorio (1934); Considerazioni sul rituale dell’apprendista libero muratore (1947). Segue un appendice con scritti dedicati a Reghini da Giovanni Papini (La biblioteca teosofica, 1948), da Elémire Zolla (Arturo Reghini, 1992) e Geminello Alvi (Reghini, il massone pitagorico che amava la guerra, 2003).



http://www.raffaellieditore.com/


11/04/2005 23:27
 
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Marija Gimbutas
Le dee viventi
medusa edizioni, 2005, collana Hermes
330 p., ill., br. (cur. Robbins Dexter M.)


L'ultimo libro scritto da Marija Gimbutas, pubblicato postumo, riassume decenni di ricerca condotta nei più importanti siti del neolitico e del paleolitico superiore europei: il risultato è un'impressionante serie di ritrovamenti che conducono alla ricostruzione di un'ideologia coerente e complessa, incentrata sulla divinità femminile, la "grande dea" della morte e della rigenerazione. Nutrice e sterminatrice, la dea fa convergere su di sé i miti e i riti degli abitanti dell'Europa che precedettero le grandi invasioni indoeuropee (stimate in due ondate, tra il 4000 e il 3000 a.C.).


11/04/2005 23:31
 
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Sabato ho acquistato questo, sembra fatto bene, magari vi saprò dire successivamente:


André Lemaire
La nascita del monoteismo
Paideia, Brescia 2005, Collana Studi biblici n. 145, pp.188 , € 15,70


Opera di uno storico, questo volume esamina il monoteismo israelitico nella sua evoluzione storica, in rapporto alle civiltà con cui entrò in rapporto l'Israele antico.
Apparsa in un contesto politeista, nel deserto del Sinai, la religione di Jhwh riconosceva l'esistenza di altri dei per altri popoli.
Con la catastrofe dell'esilio, il dio di Israele, uno fra i tanti dei, rischiava di essere considerato un dio vinto. Fu allora che Jhwh venne riconosciuto come dio unico e universale che non ammetteva altri dei, e fu allora che la religione d'Israele
divenne una religione effettivamente monoteista.


13/04/2005 17:24
 
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Guida alla Dea Madre in Italia
Guida alla Dea Madre in Italia
Itinerari tra culti e tradizioni popolari
Andrea Romanazzi - Prefazione curata da Syusy Blady

IL LIBRO

La penisola italiana ha accolto nei millenni numerosi riti,
tradizioni e culti incentrati sulla Divinità Femminile, dei quali
restano ampie e talora vistose tracce. Ed è proprio viaggiando alla
loro ricerca, fra terra, acqua, aria e fuoco, che l'autore ha
scoperto una serie di emozionanti itinerari in cui rivivere gli
arcaici sapori della Grande Madre. La prefazione è di Syusy Blady,
conduttrice e regista di "Turisti / Misteri per caso". All'interno,
250 pagine, illustrazioni in b/n e 16 mappe con percorsi suggeriti
per visitare i luoghi della Dea in Italia.

LA TEMATICA
Il culto della Mater Magna affonda le sue radici nella terra della
rimembranza ove le ombre di un lontano passato evocano ricordi, mai
cancellati di prosperità e gioia, di un tempo in cui l'uomo,
stranito dai molteplici poteri e aspetti della natura, la fece madre
e nutrice, iniziando a vivere nella sua immanenza come prodigo
figlio che con timore venera e rende grazie alla sua Dea. Sono
queste le caratteristiche della Grande Generatrice, la mater il cui
ventre è, nell'immaginario primitivo, la grotta e i cui liquidi
vitali, le sacre fonti che sgorgano dalle viscere della terra,
assicurano la vita. Il libro, in un mistico percorso tra le
tradizioni ed il folklore italiano, ci porterà alla scoperta dei
molteplici aspetti della Dea, dagli antri paleolitici alle "pocce
lattaie" nelle cui profondità incontreremo Ma e Cerere, Brigida e
Ciane, Meftis e Dana, fino ad arrivare alle numerose Vergini dal
volto scuro, ricordo di culti primitivi nei quali fertilità e
procreazione avevano assoluta dominanza. L'attenzione si sposta così
anche all'aspetto materno del mistero della procreazione, diventano
così importantissimi i rituali di fertilità ed accoppiamento
attraverso i quali il dio e la dea e, nel mondo terreno, l'uomo e la
donna assicurano la vita eterna, la continuità della creazione
diventando essi stessi, nella loro unione, immagine di quella Unica
divinità generatrice. Questi rituali però non possono avvenire
ovunque, ogni religione ha i suoi santuari, i propri luoghi sacri
l'Etemenanki biblica ove Cielo e Terra si congiungono per parlare
una sola lingua. Ecco così svelati i sacri "linga" del territorio
italiano, i luoghi del coitus che generano la vita, il betile che
ingravida la terra in modo che possa garantire un buon raccolto e
microcosmicamente la donna, rendendola fertile e prospera. Sarà così
che, per capire le evoluzioni della dea del raccolto da Kore e
Persefone alla Vergine Maria e Sant'Anna, ci immergeremo nel mondo
del foklore ove il contadino diventa così il simbolo e l'attore di
un non-mutamento, una ideologia che, nonostante l'adesione al
cristianesimo, non dimentica il mistico mondo apotropaico e pagano
al quale appartiene e dal quale proviene. Sotto il velo dei dogmi e
del catechismo cristiano, travestiti da spettri, credenze
e "stupide" superstizioni, ri-troveremo gli elementi di una
religione naturale, le invisibili orme di una divinità che continua
ad intimorire gli uomini quando, affascinati, nelle notti buie,
alzano gli occhi al cielo per scorgere la forza e la potenza della
natura. Proprio nel cielo il primitivo vedrà volare la donna-uccello
portatrice di morte e di sventure, dalle Erinni alle arpie, dalle
valkirie alle streghe e fattucchiere medievali che, però ben lungi
dal rappresentare il male e la morte, sono solo uno dei molteplici
aspetti della divinità primigenia. La morte è dunque il rinnovamento
attraverso il quale potrà giungere la vita e la resurrezione, la
speranza che può donare solo l'immagine della Luna alta nel cielo,
l'androgino primordiale, il sacro "apeiron" al quale giungeremo
nell'estasi della sua visione. Questo lavoro diventa così una vera e
propria cerca delle tracce della dea nel territorio italiano, un
sentiero reale, ricco di luoghi da visitare tra gli odorosi e oscuri
boschi ove la dea, mai scomparsa, si è ritirata, con il suo
compagno, il Dio, schernendo il tempo e "l'uman destino", e
lasciando, come monito, i suoi templi. E' in questo scenario che,
affioran, o negli antichi ricordi popolari italiani, mai scalfiti,
le radici di tradizioni e antiche reminiscenze che, come suoni e
canti di Muse ispiratrici, svelano, tra le nebbie dell'umana
inquisizione e dell'oscuro oblio, i ricordi di un passato celato nel
fantastico scrigno del folklore popolare e delle fiabe, regno
incontrastato della Dea ove, ancora oggi, tra le parole di scrittori
e poeti, sorride alle nuove generazioni: essa è qui nascosta e vivrà
per sempre aspettando ansiosamente colui o colei che la ascolterà e
la farà rivivere. Il Libro consta di 250 pagine, con illustrazioni e
carte tematiche, una vera e propria guida per una visita dei luoghi
della Dea in Italia.

L'AUTORE
Andrea Romanazzi, (1974) Ingegnere civile, da oltre 15 anni
s'interessa a discipline antropologiche e archeomitologiche,
occupandosi, anche attraverso ricerche sul campo, di manifestazioni
religiose, magico-popolari e folkloriche, con speciale attenzione
alle tracce dell'antico culto della Dea Madre e alle sue molteplici
evoluzioni tra storia, mito, religione e tradizioni. Autore e attivo
conferenziere, collabora a diversi periodici, in particolare le
riviste Hera e Graal.


INFORMAZIONI SUL LIBRO

Editore: Venexia
Pagine: 250
Info: andrji00@libero.it
Disponibile da Maggio '05
tratto dal sito Dal Tramonto all'Alba


da: morgan_matrika@yahoogroups.com
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zilath mexl rasnal
16/04/2005 16:31
 
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SUONO ORIGINARIO
E' in libreria:
-------------------------

Daniele Trucco

SUONO ORIGINARIO:
Musica, Magia e Alchimia nel Rinascimento.
pp160, euro 14,50
ed. L'Arciere.
Viale Sarrea 7
12025 Dronero (CN)
tel. 0171 905566
e-mail info@arciere.com
www.arciere.com

L'alchimia e la musica, due mondi apparentemente distanti, ma legati da
sempre da una sotterranea unione: il suono.
Elemento di fodamentale importanza in tutte le culture, il suono è il
punto
di partenza non solo per un'indagine sull'atto creativo divino, bensì
anche
su una grande parte delle operazioni cosiddette magiche. Ben comprese e
già
codificate dal pensiero greco sono ad esempio le relazioni fra vocali,
suono
e invocazione divina, relazioni che stanno alla base del conceto di
unione
fra l'elemento pneumatico interno al logos e il suo valore creativo. La
forza intrinseca mossa dall'emissione della parola diventa dunque la
chiave
di lettura per l'interpretazione sia della formula magica, sia dei
differenti stadi delle operazioni alchemiche. Grazie alla pubblicazioni
di
personaggi quali l'umanista fiorentino Marsilio Ficino, il filosofo
Cornelio
Agrippa o il gesuita Athanasius Kircher si renderanno noti questi
concetti a
un numero maggiore di fruitori, aprendo così il campo del pensiero
ermetico
a più vasti orizzonti di contaminazione che includeranno le arti visive
e,
naturalmente, la musica.
(dalla quarta di copertina)

Daniele Trucco si è laureato in Lettere presso l'Università di Torino,
è
diplomato in pianoforte presso il Conservatorio G. Verdi di Torino e
sta
ultimando gli studi di composizione presso il Conservatorio F. Ghedini
di
Cuneo.

(segnalato da "Airesisnews" )
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zilath mexl rasnal
16/04/2005 17:48
 
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Libri dei Sogni egiziani
Edda Bresciani
La porta dei sogni
Interpreti e sognatori nell'Egitto antico


Prima edizione: 2005
Saggi
EINAUDI
pp. XIV-190
€ 19,5
ISBN 8806177931

«In realtà l'interpretazione dei sogni è del tutto analoga alla decifrazione di un'antica scrittura pittografica come i geroglifici egizi».

Sigmund Freud


Nell'Egitto antico si sognava di notte e di giorno. I sogni nascevano dormendo nella propria casa o dentro i templi. C'erano molti templi dove sognare, erano aperti a tutti, a sognatori di ogni livello sociale. Durante l'incubazione il dio appariva e parlava direttamente per dare consigli, pronostici e prescrizioni mediche (in particolare cure contro la sterilità). A sognare erano uomini e donne, privati e sacerdoti, i seguaci di Seth e quelli di Horo, sognatori "politici" e faraoni. Si sognavano animali sacri e belve feroci, frutti e piante, strani accoppiamenti, parti bizzarri e ancor piú singolari allattamenti. I sogni facevano insomma parte del mondo egiziano, e cosí la loro interpretazione.
In verità, nella civiltà egiziana piú antica, durante il sonno che rende gli uomini cosí vulnerabili, il sogno era stato l'habitat pericoloso, il luogo di incontri paurosi con spiriti, fantasmi e morti scontenti da placare con preghiere e offerte, e da respingere con formule magiche e talismani. Piú tardi, il sogno ha invece assunto la funzione di una porta aperta sul futuro, un presagio di ciò che accadrà. Ed è nel Nuovo Regno che si incontrano le prime liste e i racconti di sogni. L'interesse per i sogni e per il loro significato continua e si arricchisce poi nell'Egitto piú tardo, ellenistico e romano.
Edda Bresciani legge e commenta per noi i testi magici di protezione del sonno e i Libri dei Sogni egiziani (qui in una nuova traduzione), veri manuali e repertori, dove i sogni sono elencati col loro significato di auspicio buono o cattivo per tutte le occasioni della vita. Il lettore scopre allora che timori, speranze, visioni e ossessioni degli antichi abitanti della terra del Nilo non erano dissimili da quelli dell'uomo di oggi, e che lo schema di interpretazione antico si avvicina molto a quello delle Chiavi dei sogni moderne.

«Era dopo la cena ed era venuta la notte; mi presi un'ora di tranquillità, sdraiato sul mio letto. Ero stanco e la mia mente cominciò a seguire il sonno».

«Salute, o tu buon sogno, che è visto di notte e di giorno. Porta via tutti i mali e le cose cattive che ha creato Seth, figlio di Nut».









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zilath mexl rasnal
26/04/2005 00:05
 
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Scritti etnonazionalisti

Federico Prati - Silvano Lorenzoni
"Scritti etnonazionalisti - Per un' Europa delle Piccole Patrie"
Effepi Edizioni, 2005, Genova, Euro 6,50

In questo saggio è analizzato compiutamente il pensiero etnonazionalista völkisch e come esso rappresenti davvero l'unica soluzione ai mali che da tempo
affliggono l'Europa ovvero l'immigrazione allogena, il mondialismo massonico, la globalizzazione omologante, il materialismo comunista, il liberismo capitalista.
Dal testo si evince chiaramente che solo l'etnonazionalismo völkisch sarà in grado di ridare e ripristinare quella grandezza che da sempre ha caratterizzato
l'Europa, grandezza che la Terra degli Arii pare abbia tuttavia smarrito a causa di questi ultimi 50 anni di sudditanza all'arroganza degli invasori angloamericani
Richiedere a: Effepi Edizioni www.angelfire.com/rnb/effepi/catalogo.htm
per e-mail a: effepiedizioni@hotmail.com
per telefono: 010-642 3334 - 338-9195220

In copertina il quadro di Wolfgang Willrich "Familie - Die Krone des Lebens" 1938, dal sito http://www.thule-italia.com/arte/Willrich/willrich.html dedicato all'artista.
26/04/2005 19:35
 
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il segreto dell'imperatore Caligola
Folle e incompreso. Basterebbero questi due aggettivi per definire compiutamente il carattere di una delle più emblematiche figure della gens Giulio-Claudia, Caio Cesare Caligola. Per gli storiografi romani fu una misteriosa malattia a sconvolgergli la mente sospingendolo a compiere imprese stravaganti e a entrare in conflitto con senatori e pretoriani. Le sue manie egocentriche, assolutistiche e tiranniche, lo avrebbero destinato a una morte violenta dopo appena quattro anni di regno.
La travolgente epopea del terzo imperator di Roma è raccontata nel nuovo e ingegnoso romanzo dell'archeologa e scrittrice genovese Maria Grazia Siliato, Caligula . L'autrice intreccia sapientemente la materia storiografica e archeologica soffermandosi soprattutto sull'enigma delle famose navi che Caligola (nel busto, sopra) aveva fatto costruire sulle acque del lago vulcanico di Nemi. Ed erano scafi dalle proporzioni faraoniche su cui poggiavano pesanti edifici in marmo, adorni di colonne e di statue dorate.
Quelle imbarcazioni non solcarono mai le onde del mare, ma dopo
l'assassinio del monarca, furono fatte affondare insieme ai loro
inestimabili tesori. Sarebbero riemerse dalle fangose acque del lago laziale soltanto nel 1930 per essere poi definitivamente distrutte nell'ultimo conflitto mondiale.
Esse custodivano uno sconvolgente segreto, ma quale? Per scoprirlo è necessario leggere le avvincenti pagine di Caligula , un racconto che ha il gran pregio di rivalutare la vita e le gesta di un personaggio meritevole di essere studiato e compreso, il giovane e sfortunato Caligola.

Fonte: ilmessaggero.caltanet.it
del 10 marzo 2005
(segnalato da "il Dattilo del monte Ida" in OcchiodiPolifemo@yahoogroups.com)




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zilath mexl rasnal
26/04/2005 21:59
 
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'OMAGGIO AGLI ITALIANI' DI IDA MAGLI
Il libro presentato oggi dall'Ansa e'
'OMAGGIO AGLI ITALIANI. UNA STORIA PER TRADIMENTI'
di IDA MAGLI
(RIZZOLI; PP.165, EURO 8.20)


Un'invettiva e una ricostruzione storica: questo il progetto e la forza del nuovo libro di Ida Magli, breve e acceso come un pamphlet. Con un'idea di fondo: mai nessun popolo come quello italiano è stato tradito dai suoi governanti in maniera così determinata, ossessiva, cinica, perversa. Dice esplicitamente l'autrice, nota da anni come antropologa (in cattedra all'Universita' di Roma) e saggista (spesso sulle pagine di La Repubblica): ''Questa è la grandezza degli Italiani, aver continuato a pensare sempre, a creare sempre, perché soltanto l'intelligenza sa di essere libera, quali che siano le coercizioni esteriori. Sa che la grandezza dell'Uomo è nel pensiero, e sa che c'è sempre almeno un altro uomo che lo afferra e lo trasmette''.

L'intelligenza (qualche volta la furbizia), la fantasia (spesso la genialita') innata e affinata nelle diverse circostanze storiche hanno consentito agli Italiani di primeggiare nelle arti e nella scienza. Il loro pensiero è stato un fondamento e un faro nello sviluppo della civiltà occidentale. Eppure papi, re, imperatori, dittatori, banchieri, politici, per coltivare il proprio Potere, hanno calpestato gli Italiani, hanno sfruttato la loro natura, le loro città, le loro doti, favorendo in essi un perenne sentimento di vergogna, un'immagine deteriore di vigliaccheria e di preordinata sconfitta. Tutto questo e' avvenuto sempre, ma in alcune epoche con maggiore intensita'.

Sul banco degli accusati la Magli mette soprattutto la Chiesa e la sua gestione del potere temporale, le sue responsabilita' nel sollecitare di volta in volta l'intervento delle potenze straniere per difendere la sua supremazia politica oltre che religiosa. Per colpa della Chiesa l'Italia ha sofferto invasioni, rapine, divisioni del suo territorio. Ma non solo questo, perche' vi sono i danni ''morali'' nella visione punitiva della sessualita' e nella condanna della impurita' della donna.



© Copyright ANSA Tutti i diritti riservati 22/04/2005 13:02
http://www.ansa.it/main/notizie/rubriche/unlibroalgiorno/20050422130233394559.html
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zilath mexl rasnal
27/04/2005 23:23
 
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è uscita l'edizione integrale del CORPUS HERMETICUM
Ermete Trismegisto
Corpus hermeticum. Con testo greco, latino e copto
a cura di Ramelli I.
800 p., € 32,00
Il pensiero occidentale
Bompiani

Il Corpus hermeticum è una raccolta di scritti filosofico-religiosi
di epoca tardo-ellenistica attribuiti ad Ermete Trismegisto, il
Mercurio romano identificato anche con l'egiziano Thot, il Dio che
dona agli uomini la scrittura. Le caratteristiche di fondo di questi
scritti si riassumono in una dottrina esoterica che pretende di
essere una "divina rivelazione", donata agli uomini da Ermete non
mediante dimostrazioni razionali e deduzioni logiche, bensì tramite
una sorta di "iniziazione" misterica. Qui viene presentata
l'edizione critica di Nock e di Festugière, arricchita da alcuni
trattati copti trovati nella "biblioteca" gnostica ed ermetica di
Nag-Hammadi. Il volume è curato da Ilaria Ramelli.

(segnalato da OcchiodiPolifemo@yahoogroups.com)








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zilath mexl rasnal
29/04/2005 15:15
 
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Adele Campanelli e Amalia Faustoferri
I LUOGHI DEGLI DEI
Sacro e natura nell'Abruzzo italico
168 pag., oltre 360 illustrazioni a colori e b/n, € 24,79


Era nella mia lista spese da diversi mesi ormai, mi sono così deciso a prenderlo direttamente dall'editore onde abbreviare i tempi. Mi è arrivato con soli due giorni d'attesa, senza pagare le spese di spedizione e con un 15% di sconto sul totale.
Il volume è di grande formato, ben fatto e con molte sezioni a colori. Anche i contenuti mi sembrano buoni.
Ne consiglio spassionatamente l'acquisto.


=======================================================
CONTENUTI:

4 - Presentazioni
7 - La testa in bronzo di personaggio virile da S. Giovanni Lipioni - Maria José strazzulla

13 - Note di archeologia del territorio - Amalia Faustoferri
16 - Le colonne di Castelguidone e i capitelli ellenistici dell'Abruzzo meridionale - Davide Aquilano
18 - L'alta valle del Trigno - Gianfranco De Benedittis, Angela Di Niro
20 - L'Abruzzo meridionale in età sannitica - Vincenzo D'Ercole, Vincenza Orfanelli, Paola Riccitelli
24 - Schede
29 - Per un quadro dell'Ellenismo nell'Abruzzo meridionale - Maria José strazzulla
32 - Le aree sacre di Chieti nel 11 sec. a.C. Il santuario del pozzo: i Tempietti di Chieti - Adele Campanelli
35 - Schede
38 - Il santuario dell'Acropoli: Il deposito votivo della Civitella - Adele Campanelli
40 - Frontone fittile Tempio A - Adele Campanelli
Frontone fittile Tempio B - Maria Rita Sanzi Di Mino
44 - Schede
54 - Il santuario di Vacri - Gioacchino Francesco La Torre
55 - Schede
57 - Testimonianze di un santuario nel territorio di Lanciano - Andrea Rosario Staffa
58 - La grotta del colle di Rapino - Vincenzo D'Ercole, Vincenza Orfanelli, Paola Riccitelli
59 - Schede
62 - Legge del popolo marrucino per l'istituzione della prostituzione sacra nel santuario di Giove padre nell'arce Tarincra (Rapino) - Adriano La Regina
64 - luvanum Il santuario italico - Sandra Lapenna
67 - Sottostrutture della città di luvanum - Emanuela Fabbricotti
68 - Il tempio italico di Quadri Sandra Lapenna
70 - Il santuario italico di Villalfonsina: le terrecotte architettoniche - Amalia Faustoferri
71 - Schede
75 - Il santuario di Atessa - Emanuela Fabbricotti
76 - Schede
77 - L'area sacra di Fonte S. Nicola (S. Buono-Carpineto Sinello) - Amalia Faustoferri
78 - Schede
79 - Testimonianze di un santuario dalla località Punta Penna di Vasto - Andrea Rosario Staffa
80 - Schede
81 - Il santuario italico di Schiavi d'Abruzzo - Sandra Lapenna
83 - Schede
89 - Dalla devozione popolare alla "follia terapeutica": le terrecotte votive - Cinzia Morelli
94 - Schede
99 - L'area sacra di Fonte S. Nicola: i votivi - Amalia Faustoferri

100 - Schede
117 - Stipe votiva di Schiavi - Sandra Lapenna - Schede
126 - La fauna della stipe del santuario di Schiavi d'Abruzzo e le testimonianze di pratiche cultuali connesse ai suini nell'antichità - Jacopo De Grossi Mazzorin
128 - Stipe votiva di Vacri - Sandra Lapenna - Schede
132 - Gli Dei degli Italici - Adele Campanelli
136 - Schede
142 - La rappresentazione di Ercole nella produzione votiva in bronzo di area sabellica - Raffaella Papi
144 - Schede
148 - Continuità o frattura nella definizione delle classi all'indomani del bellum sociale? L'esempio dell'area abruzzese-molisana fra Marrucini, Carricini, Frentani e Sanniti Pentri - Marco Buonocore
153 - Schede
155 - Nicate, pater montium, maior mons, montem magella, maiella montes, majella, maiella: la montagna sacra - Silvano Agostini
156 - Gli alberi degli Dei - Aurelio Manzi
159 - Gli allestimenti Il progetto di allestimento della mostra al Museo Archeologico Nazionale - Maria Teresa Piccioli
Il progetto espositivo della Mostra nella sede dell'istituendo Museo della Città: un allestimento come laboratorio di idee "possibili" - Ada Cardellicchio, Stefano Trocchi
Mentre si fa il Museo... - Claudio Finarelli
161 - Abbreviazioni bibliografiche



http://www.carsaedizioni.it/


29/04/2005 22:42
 
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Re:

Scritto da: Il Ghibellino 29/04/2005 15.15




Adele Campanelli e Amalia Faustoferri
I LUOGHI DEGLI DEI
Sacro e natura nell'Abruzzo italico
168 pag., oltre 360 illustrazioni a colori e b/n, € 24,79


Era nella mia lista spese da diversi mesi ormai, mi sono così deciso a prenderlo direttamente dall'editore onde abbreviare i tempi. Mi è arrivato con soli due giorni d'attesa, senza pagare le spese di spedizione e con un 15% di sconto sul totale.
Il volume è di grande formato, ben fatto e con molte sezioni a colori. Anche i contenuti mi sembrano buoni.
Ne consiglio spassionatamente l'acquisto.




Caro Ghibellino, mi fa piacere sapere che questo titolo è ancora in catalogo. Se non ricordo male fu pubblicato in occasione di una mostra alcuni anni addietro. Anche io lo consiglio.
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zilath mexl rasnal
29/04/2005 22:48
 
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Ho acquistato questa mattina il nuovo numero di Archeologia Viva, rivista a cui per varie ragioni sono particolarmente affezionato, il 111 (anno XXIV), e ho avuto la bella sorpresa di trovarvi contenuti, a parte la solita messe di notizie ed articoli interessanti di cui dirò di seguito, anche un articolo dedicato al lavoro svolto da Andrea Carandini sul Palatino, dal titolo "Ab Urbe Condita, ragioni di un mito", e un'intervista sempre a Carandini.
A parte questi che da soli varrebbero l'acquisto della rivista, da segnalare anche i seguenti articoli:

- Re-sacerdoti sabini: leggenda? no, storia (articolo breve);
- Apollo di Veio, di nuovo splendido (articolo breve);
- L'archeologia obbedì al nazismo? (articolo breve);
- Liguri, tra Alpi e Mediterraneo;
- Irlanda, una storia particolare;
- Sa Sedda 'e sos carros', architetti dell'acqua sacra (importanti novità sul complesso nuragico della valle di Lanaitho, in relazione al culto delle acque in ambito sardo);


Saluti.


[Modificato da Il Ghibellino 29/04/2005 22.49]

29/04/2005 22:51
 
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Re: Re:

Scritto da: nhmem 29/04/2005 22.42
Caro Ghibellino, mi fa piacere sapere che questo titolo è ancora in catalogo. Se non ricordo male fu pubblicato in occasione di una mostra alcuni anni addietro. Anche io lo consiglio.


Infatti.
Si tratta di una mostra del 1997, che però io non sono riuscito a vedere.

Saluti.


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