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Aggiornamenti sul lavoro del Papa

Ultimo Aggiornamento: 15/04/2019 00:14
08/02/2011 15:28
 
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RINUNCE E NOMINE




RINUNCIA DEL VESCOVO DI NEBBI (UGANDA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Nebbi (Uganda), presentata da S.E. Mons. Martin Luluga, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Nebbi (Uganda), il Rev.do Mons. Sanctus Lino Wanok, Vicario Generale della medesima Diocesi.

Rev.do Mons. Sanctus Lino Wanok
Il Rev.do Mons. Sanctus Lino Wanok è nato il 7 aprile 1957, nel villaggio Atyak-Yamo, parrocchia di Warr, allora diocesi di Arua. Ha studiato la Filosofia nel Seminario Maggiore Nazionale di Alokolum, Gulu, e la Teologia presso il Seminario Maggiore Nazionale di Mary’s Ggaba. Ha ottenuto il Dottorato in Teologia Biblica presso l’Università Urbaniana a Roma.
È stato ordinato sacerdote il 27 settembre 1986 ed incardinato nella diocesi di Arua. Al momento della creazione della nuova di diocesi di Nebbi, è passato a quest’ultima.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: 1986-1987: Vicario Parrocchiale di Nyapea; 1988-1991: Professore al Katigondo National Major Seminary, Masaka; 1991-1995: Studi per la Licenza e il Dottorato in Teologia Biblica presso l’Università Urbaniana, a Roma; 1996-2005: Docente al Seminario Maggiore Nazionale di Ggaba e Vice-Rettore del medesimo Seminario.
Dal 2006 è Parroco di Paidha e Vicario Generale di Nebbi.



RINUNCIA DELL’AUSILIARE DI BOLOGNA (ITALIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare dell’arcidiocesi di Bologna (Italia), presentata da S.E. Mons. Ernesto Vecchi, in conformità ai cann. 411 e 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.

09/02/2011 15:21
 
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto ieri pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. Reinhard Marx, Arcivescovo di München und Freising (Germania).







RINUNCE E NOMINE



EREZIONE DELLA PROVINCIA ECCLESIASTICA DI LILONGWE (MALAWI) E NOMINA DEL PRIMO ARCIVESCOVO METROPOLITA

Il Santo Padre Benedetto XVI ha eretto la Provincia Ecclesiastica di Lilongwe (Malawi), elevando a Chiesa Metropolitana la omonima sede vescovile, assegnandole come Chiese suffraganee le diocesi di Dedza, Mzuzu e Karonga.

Il Papa ha nominato primo Arcivescovo Metropolita di Lilongwe S.E. Mons. Rémi Joseph Gustave Sainte-Marie, M.Afr., finora Vescovo della medesima Diocesi.


NOMINA DEL PROMOTORE DELLA FEDE DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

Il Santo Padre ha nominato Promotore della Fede della Congregazione delle Cause dei Santi il Rev.do P. Luigi Borriello, O.C.D., finora Consultore del medesimo Dicastero.



















L’UDIENZA GENERALE



L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI, dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa ha incentrato la sua meditazione sulla figura di San Pietro Canisio, Dottore della Chiesa (1521-1597).
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

Oggi vorrei parlarvi di san Pietro Kanis, Canisio nella forma latinizzata del suo cognome, una figura molto importante nel Cinquecento cattolico. Era nato l’8 maggio 1521 a Nimega, in Olanda. Suo padre era borgomastro della città. Mentre era studente all’Università di Colonia, frequentò i monaci Certosini di santa Barbara, un centro propulsivo di vita cattolica, e altri pii uomini che coltivavano la spiritualità della cosiddetta devotio moderna. Entrò nella Compagnia di Gesù l’8 maggio 1543 a Magonza (Renania – Palatinato), dopo aver seguito un corso di esercizi spirituali sotto la guida del beato Pierre Favre, Petrus Faber, uno dei primi compagni di sant’Ignazio di Loyola. Ordinato sacerdote nel giugno 1546 a Colonia, già l’anno seguente, come teologo del Vescovo di Augusta, il cardinale Otto Truchsess von Waldburg, fu presente al Concilio di Trento, dove collaborò con due confratelli, Diego Laínez e Alfonso Salmerón.

Nel 1548, sant’Ignazio gli fece completare a Roma la formazione spirituale e lo inviò poi nel Collegio di Messina a esercitarsi in umili servizi domestici. Conseguito a Bologna il dottorato in teologia il 4 ottobre 1549, fu destinato da sant'Ignazio all'apostolato in Germania. Il 2 settembre di quell'anno, il '49, visitò Papa Paolo III in Castel Gandolfo e poi si recò nella Basilica di San Pietro per pregare. Qui implorò l'aiuto dei grandi Santi Apostoli Pietro e Paolo, che dessero efficacia permanente alla Benedizione Apostolica per il suo grande destino, per la sua nuova missione. Nel suo diario annotò alcune parole di questa preghiera. Dice: "Là io ho sentito che una grande consolazione e la presenza della grazia mi erano concesse per mezzo di tali intercessori [Pietro e Paolo]. Essi confermavano la mia missione in Germania e sembravano trasmettermi, come ad apostolo della Germania, l’appoggio della loro benevolenza. Tu conosci, Signore, in quanti modi e quante volte in quello stesso giorno mi hai affidato la Germania per la quale in seguito avrei continuato ad essere sollecito, per la quale avrei desiderato vivere e morire".

Dobbiamo tenere presente che ci troviamo nel tempo della Riforma luterana, nel momento in cui la fede cattolica nei Paesi di lingua germanica, davanti al fascino della Riforma, sembrava spegnersi. Era un compito quasi impossibile quello di Canisio, incaricato di rivitalizzare, di rinnovare la fede cattolica nei Paesi germanici. Era possibile solo in forza della preghiera. Era possibile solo dal centro, cioè da una profonda amicizia personale con Gesù Cristo; amicizia con Cristo nel suo Corpo, la Chiesa, che va nutrita nell'Eucaristia, Sua presenza reale.

Seguendo la missione ricevuta da Ignazio e da Papa Paolo III, Canisio partì per la Germania e partì innanzitutto per il Ducato di Baviera, che per parecchi anni fu il luogo del suo ministero. Come decano, rettore e vicecancelliere dell’Università di Ingolstadt, curò la vita accademica dell’Istituto e la riforma religiosa e morale del popolo. A Vienna, dove per breve tempo fu amministratore della Diocesi, svolse il ministero pastorale negli ospedali e nelle carceri, sia nella città sia nelle campagne, e preparò la pubblicazione del suo Catechismo. Nel 1556 fondò il Collegio di Praga e, fino al 1569, fu il primo superiore della provincia gesuita della Germania superiore.

In questo ufficio, stabilì nei Paesi germanici una fitta rete di comunità del suo Ordine, specialmente di Collegi, che furono punti di partenza per la riforma cattolica, per il rinnovamento della fede cattolica. In quel tempo partecipò anche al colloquio di Worms con i dirigenti protestanti, tra i quali Filippo Melantone (1557); svolse la funzione di Nunzio pontificio in Polonia (1558); partecipò alle due Diete di Augusta (1559 e 1565); accompagnò il Cardinale Stanislao Hozjusz, legato del Papa Pio IV presso l’Imperatore Ferdinando (1560); intervenne alla Sessione finale del Concilio di Trento dove parlò sulla questione della Comunione sotto le due specie e dell’Indice dei libri proibiti (1562).

Nel 1580 si ritirò a Friburgo in Svizzera, tutto dedito alla predicazione e alla composizione delle sue opere, e là morì il 21 dicembre 1597. Beatificato dal beato Pio IX nel 1864, fu proclamato nel 1897 secondo Apostolo della Germania dal Papa Leone XIII, e dal Papa Pio XI canonizzato e proclamato Dottore della Chiesa nel 1925.

San Pietro Canisio trascorse buona parte della sua vita a contatto con le persone socialmente più importanti del suo tempo ed esercitò un influsso speciale con i suoi scritti. Fu editore delle opere complete di san Cirillo d’Alessandria e di san Leone Magno, delle Lettere di san Girolamo e delle Orazioni di san Nicola della Fluë. Pubblicò libri di devozione in varie lingue, le biografie di alcuni Santi svizzeri e molti testi di omiletica. Ma i suoi scritti più diffusi furono i tre Catechismi composti tra il 1555 e il 1558. Il primo Catechismo era destinato agli studenti in grado di comprendere nozioni elementari di teologia; il secondo ai ragazzi del popolo per una prima istruzione religiosa; il terzo ai ragazzi con una formazione scolastica a livello di scuole medie e superiori. La dottrina cattolica era esposta con domande e risposte, brevemente, in termini biblici, con molta chiarezza e senza accenni polemici. Solo nel tempo della sua vita sono state ben 200 le edizioni di questo Catechismo! E centinaia di edizioni si sono succedute fino al Novecento. Così in Germania, ancora nella generazione di mio padre, la gente chiamava il Catechismo semplicemente il Canisio: è realmente il catechista per secoli, ha formato la fede di persone per secoli.

È, questa, una caratteristica di san Pietro Canisio: saper comporre armoniosamente la fedeltà ai principi dogmatici con il rispetto dovuto ad ogni persona. San Canisio ha distinto l'apostasia consapevole, colpevole, dalla fede, dalla perdita della fede incolpevole, nelle circostanze. E ha dichiarato, nei confronti di Roma, che la maggior parte dei tedeschi passata al Protestantesimo era senza colpa. In un momento storico di forti contrasti confessionali, evitava - questa è una cosa straordinaria - l’asprezza e la retorica dell’ira - cosa rara come ho detto a quei tempi nelle discussioni tra cristiani, - e mirava soltanto alla presentazione delle radici spirituali e alla rivitalizzazione della fede nella Chiesa. A ciò servì la conoscenza vasta e penetrante che ebbe della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa: la stessa conoscenza che sorresse la sua personale relazione con Dio e l’austera spiritualità che gli derivava dalla devotio moderna e dalla mistica renana.

È caratteristica per la spiritualità di san Canisio una profonda amicizia personale con Gesù. Scrive, per esempio, il 4 settembre 1549 nel suo diario, parlando con il Signore: "Tu, alla fine, come se mi aprissi il cuore del Sacratissimo Corpo, che mi sembrava di vedere davanti a me, mi hai comandato di bere a quella sorgente, invitandomi per così dire ad attingere le acque della mia salvezza dalle tue fonti, o mio Salvatore". E poi vede che il Salvatore gli dà un vestito con tre parti che si chiamano pace, amore e perseveranza. E con questo vestito composto da pace, amore e perseveranza, il Canisio ha svolto la sua opera di rinnovamento del cattolicesimo. Questa sua amicizia con Gesù - che è il centro della sua personalità - nutrita dall'amore della Bibbia, dall'amore del Sacramento, dall'amore dei Padri, questa amicizia era chiaramente unita con la consapevolezza di essere nella Chiesa un continuatore della missione degli Apostoli. E questo ci ricorda che ogni autentico evangelizzatore è sempre uno strumento unito, e perciò stesso fecondo, con Gesù e con la sua Chiesa.

All’amicizia con Gesù san Pietro Canisio si era formato nell’ambiente spirituale della Certosa di Colonia, nella quale era stato a stretto contatto con due mistici certosini: Johann Lansperger, latinizzato in Lanspergius, e Nicolas van Hesche, latinizzato in Eschius. Successivamente approfondì l’esperienza di quell’amicizia, familiaritas stupenda nimis, con la contemplazione dei misteri della vita di Gesù, che occupano larga parte negli Esercizi spirituali di sant’Ignazio. La sua intensa devozione al Cuore del Signore, che culminò nella consacrazione al ministero apostolico nella Basilica Vaticana, trova qui il suo fondamento.

Nella spiritualità cristocentrica di san Pietro Canisio si radica un profondo convincimento: non si dà anima sollecita della propria perfezione che non pratichi ogni giorno la preghiera, l’orazione mentale, mezzo ordinario che permette al discepolo di Gesù di vivere l’intimità con il Maestro divino. Perciò, negli scritti destinati all’educazione spirituale del popolo, il nostro Santo insiste sull’importanza della Liturgia con i suoi commenti ai Vangeli, alle feste, al rito della santa Messa e degli altri Sacramenti, ma, nello stesso tempo, ha cura di mostrare ai fedeli la necessità e la bellezza che la preghiera personale quotidiana affianchi e permei la partecipazione al culto pubblico della Chiesa.

Si tratta di un’esortazione e di un metodo che conservano intatto il loro valore, specialmente dopo che sono stati riproposti autorevolmente dal Concilio Vaticano II nella Costituzione Sacrosanctum Concilium: la vita cristiana non cresce se non è alimentata dalla partecipazione alla Liturgia, in modo particolare alla santa Messa domenicale, e dalla preghiera personale quotidiana, dal contatto personale con Dio. In mezzo alle mille attività e ai molteplici stimoli che ci circondano, è necessario trovare ogni giorno dei momenti di raccoglimento davanti al Signore per ascoltarlo e parlare con Lui.

Allo stesso tempo, è sempre attuale e di permanente valore l’esempio che san Pietro Canisio ci ha lasciato, non solo nelle sue opere, ma soprattutto con la sua vita. Egli insegna con chiarezza che il ministero apostolico è incisivo e produce frutti di salvezza nei cuori solo se il predicatore è testimone personale di Gesù e sa essere strumento a sua disposizione, a Lui strettamente unito dalla fede nel suo Vangelo e nella sua Chiesa, da una vita moralmente coerente e da un’orazione incessante come l’amore. E questo vale per ogni cristiano che voglia vivere con impegno e fedeltà la sua adesione a Cristo. Grazie.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs,

né en Hollande et mort en Suisse, saint Pierre Canisius a vécu au 16e siècle. Il fut proclamé le second apôtre de l’Allemagne et Docteur de l’Église. Étudiant à Cologne, il est en contact avec des chartreux et des hommes pieux de la spiritualité dite devotio moderna, et il se forme à l’amitié avec Jésus par la contemplation des mystères de sa vie. Ordonné prêtre chez les jésuites, il participe au Concile de Trente. Après un séjour en Italie pour compléter sa formation intellectuelle et spirituelle, il occupe de hautes fonctions universitaires à Ingolstadt, et pastorales à Vienne. Premier Provincial jésuite, Pierre Canisius crée, en Allemagne, des communautés et des collèges qui seront les points de départ de la réforme catholique. Ses trois Catéchismes exposent la doctrine catholique à la lumière de la Bible avec grande simplicité et clarté dans le respect de toute personne. Ils portent donc les traces d’une première formulation du droit à la liberté religieuse. Vivant une spiritualité christocentrique, Pierre Canisius insiste sur l’importance de la liturgie et la nécessité de la prière personnelle quotidienne qui sont reproposées avec autorité par le Concile Vatican II. Chers frères et sœurs, l’exemple de Pierre Canisius a une valeur actuelle et permanente. Pour lui, le ministère apostolique est fécond seulement si le prédicateur est un témoin et un instrument de Jésus, s’il lui reste étroitement uni par la foi dans son Évangile et dans son Église, et s’il conduit une vie moralement cohérente.

Je salue les francophones présents à cette audience, spécialement les étudiants des différents collèges et lycées de Paris et d’Aix-en Provence. Je vous invite à venir à Madrid pour les Journées Mondiales de la Jeunesse en août prochain. A bientôt donc ! N’oubliez pas de garder un contact quotidien avec Dieu. Avec ma Bénédiction apostolique.


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Today’s catechesis is on the life of Saint Peter Canisius. He was born in the Low Countries, and as a young man became one of the early followers of Saint Ignatius of Loyola. Three years after his priestly ordination in Cologne, he laboured intensively for the religious and moral reform of the people as well as for the improvement of academic life in the University of Ingolstadt. He founded the College of Prague, and was named the first Superior of the Jesuit province in Southern Germany. From there he oversaw the Society’s communities and colleges which quickly became major centres of Catholic reform. During this period, in the tumult of the Reformation, he took part in many civic and theological disputes. He published devotional literature as well as catechisms popular for their Biblically-inspired responses. Even in his later years in Fribourg, Switzerland, he remained extremely active, dedicating himself to writing and preaching. Pope Leo XIII proclaimed Peter Canisius the ‘Second Apostle of Germany’, and he was canonized and named a Doctor of the Church by Pope Pius XI. His significant contribution to catechesis is second only to the example for us of his disciplined Christ-centred spirituality, finding in the liturgy, daily prayer and devotion to the heart of Jesus the strength and inspiration to carry out well his innumerable tasks.

I extend a warm welcome to all the English-speaking pilgrims and visitors, especially those from Japan and Malaysia, students from Loyola University and the University of Saint Thomas, as well as students from the Highlands Institute and the Irish Institute in Rome. Upon all of you, I invoke God’s blessings of joy and peace!


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Heute möchte ich über den heiligen Petrus Canisius sprechen, der auch zweiter Apostel Deutschlands genannt wird. Er wurde am 8. Mai 1521 in Nimwegen, in den heutigen Niederlanden, geboren. Während seines Studiums an der Kölner Universität stand er mit mehreren tief gläubigen Menschen der sogenannten devotio moderna in engem Kontakt. Nach geistlichen Exerzitien unter der Führung des seligen Peter Faber, einem der ersten Gefährten des heiligen Ignatius von Loyola, trat er in den Jesuitenorden ein. Im Alter von 25 Jahren wurde er zum Priester geweiht und nahm bereits ein Jahr später als Theologe des Augsburger Bischofs am Konzil von Trient teil. In Bologna wurde er zum Doktor der Theologie promoviert und kehrte mit dem Segen Papst Pauls III. nach Deutschland zurück. Als er noch in Rom an den Gräbern der Apostel betete, hat er in einer Vision das geöffnete Herz Jesu gesehen, und der Herr versprach ihm für seine Aufgabe ein geistliches Gewand, das aus drei Teilen gewoben war: aus innerem Frieden, Liebe und Ausdauer. Mit diesen drei Kräften hat er versucht, die Kirche in Deutschland zu erneuern. Petrus Canisius ging zunächst als Professor nach Ingolstadt – die Vorgängeruniversität der Universität München – und wirkte dann im Zuge der katholischen Erneuerung als Lehrer und Prediger in Dillingen, Innsbruck, Wien, Prag und Fribourg in der Schweiz, wo er jeweils Jesuitenkollegien gründete. Große Beachtung verdient sein schriftstellerisches Werk. Er hat drei Ausgaben des Katechismus geschaffen – für Kinder, Schüler und Studenten – und in klarer und ganz unpolemischer, von der Schrift und den Vätern her inspirierter Weise Fragen und Antworten formuliert, in denen das Ganze des Glaubens zum Vorschein kommt, und er hat damit Generationen im Glauben geprägt. Noch zu seinen Lebzeiten sind 200 Auflagen seines Katechismus erschienen, bis zum 19. Jahrhundert wurden weitere Hunderte von Auflagen gedruckt. So ist er wirklich der Erneuerer der Katechese und damit des Glaubensbewußtseins in der Kirche in Deutschland geworden. Im Alter von 76 Jahren starb er in Fribourg nach einem überaus erfüllten Leben. Papst Pius XI. hat ihn dann 1925 zum Kirchenlehrer erklärt.

Mit Freude grüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher. Wie der heilige Petrus Canisius wollen wir stets die Wahrheit suchen und für sie eintreten, um so unsere innere Freundschaft mit Christus zu vertiefen und zu verlebendigen. Dies ist ja das Herzstück und die Mitte seines Lebens gewesen: die Freundschaft mit Christus, dessen offenes Herz er gesehen hat, von dem er sich aufgefordert fühlte, aus den Wassern des Lebens zu trinken, die von Ihm kamen. Dies ist die Mitte, von der wir Christen leben, und dies ist die Mitte, von der her die Kirche immer wieder erneuert werden kann. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Aufenthalt in Rom.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

San Pedro Canisio nace en mil quinientos veintiuno, en Holanda. Entra en la Compañía de Jesús y es ordenado sacerdote en Colonia, en mil quinientos cuarenta y seis. Con una notable reputación como teólogo, interviene en el Concilio de Trento. Se ocupa también incansablemente de la adecuada formación teológica de los sacerdotes, así como de la reforma religiosa y moral del pueblo por medio de una serie de iniciativas pastorales, entre las que se incluyen la asistencia en los hospitales y en las cárceles. Editor notable de obras completas de los Padres de la Iglesia, publica libros de devoción en diversas lenguas, biografías de santos y textos de homilética. Escribe tres Catecismos, que alcanzaron gran difusión, y en los que condensa los conocimientos fundamentales de la doctrina católica en preguntas y respuestas. Una característica de Canisio es saber presentar armónicamente la fidelidad a los principios dogmáticos con el respeto que se debe a cada persona. En un momento de fuertes contrastes confesionales, evita las asperezas y la retórica de la ira, centrándose en la presentación de las raíces espirituales y en la revitalización de todo el cuerpo de la Iglesia. Pedro Canisio muere en mil quinientos noventa y siete. El Papa Pío Once lo canonizó y lo proclamó Doctor de la Iglesia, en mil novecientos veinticinco.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, México y otros países latinoamericanos. Invito a todos a vivir con empeño y fidelidad la adhesión a Cristo, a ejemplo de San Pedro Canisio. Encomendaos a su intercesión, pidiendo a Dios que vuestro apostolado produzca frutos de salvación, siendo testigos de Jesús e instrumentos suyos, con una vida moralmente coherente y una oración incesante. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

São Pedro Canísio, sacerdote jesuíta e doutor da Igreja, nasceu em Nimega, na Holanda, no ano 1521. Interveio em acontecimentos decisivos do seu tempo, como o Concílio de Trento, e exerceu uma influência especial com os seus escritos. A sua obra mais difundida é o Catecismo, onde aparece a doutrina exposta sob a forma de breves perguntas e respostas, elaboradas em termos bíblicos e sem tons polémicos. E dele preparou três versões: uma para pessoas com elementares noções de teologia; outra para crianças sem escolaridade; e a terceira para estudantes liceais ou universitários. Nisto se revela uma das características de Pedro Canísio: sabia harmonizar a fidelidade aos princípios dogmáticos com o respeito devido a cada pessoa.

Amados peregrinos de língua portuguesa, para todos a minha saudação amiga e encorajadora! Antes de vós, veio peregrino a Roma Pedro Canísio para invocar a intercessão dos Apóstolos São Pedro e São Paulo sobre a missão que lhe fora confiada na Alemanha, o seu campo de apostolado mais longo. No seu diário, descreve como aqui sentiu a graça divina que fazia dele um continuador da missão dos Apóstolos. Como ele, todos nós, cristãos, somos enviados a evangelizar, mas para isso precisamos de permanecer unidos com Jesus e com a Igreja. Sobre vós e a vossa família, desça a minha Bênção.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

○ Saluto in lingua polacca

Serdecznie witam pielgrzymów polskich. W piątek przypada wspomnienie Matki Bożej z Lourdes i Światowy Dzień Chorego. W modlitwie polecajmy Niepokalanej Matce chorych i tych, którzy z miłością pochylają się nad nimi w szpitalach, w domach opieki i w rodzinach. Zobaczmy w twarzach osób chorych oblicze cierpiącego Chrystusa. Niech umacniają nas słowa świętego Piotra: „Krwią Jego ran zostaliście uzdrowieni" (1 P 2, 24). Wszystkim chorym, wam tu obecnym i waszym bliskim z serca błogosławię.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Venerdì ricorre la memoria della Madonna di Lourdes e la Giornata Mondiale del Malato. Nella preghiera affidiamo alla Madre Immacolata i malati e quanti con amore si pongono al loro servizio negli ospedali, nelle case di cura e nelle famiglie. Vediamo nei volti dei malati il volto di Cristo sofferente. Ci rafforzino le parole di San Pietro: "Dalle sue piaghe siete stati guariti" (1Pt 2, 24). Benedico di cuore tutti i malati, voi qui presenti e i vostri cari.]


○ Saluto in lingua slovacca

Srdečne vítam pútnikov zo Slovenska, osobitne zo Žiliny, Horných Vesteníc a Dolných Vesteníc. Bratia a sestry, prajem vám, aby svetlo evanjelia osvecovalo všetky kroky vášho života a ochotne udeľujem Apoštolské požehnanie každému z vás a vašim rodinám vo vlasti. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente da Žilina, Horné Vestenice e Dolné Vestenice. Fratelli e sorelle, mentre vi auguro che la luce del Vangelo illumini tutti i passi della vostra vita, volentieri imparto la Benedizione Apostolica a ciascuno di voi ed alle vostre famiglie in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua italiana

Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana. In particolare i Vescovi venuti per l’incontro promosso dal Movimento dei Focolari. Cari Fratelli nell’Episcopato, sono lieto di questa opportunità che vi è offerta per confrontare esperienze ecclesiali di diverse zone del mondo, ed auguro che queste giornate di preghiera e di riflessione possano portare frutti abbondanti per le vostre comunità. Saluto voi, membri dell’Associazione Nuovi Orizzonti e, mentre vi incoraggio a proseguire nell'attuazione di un coraggioso apostolato in favore dei fratelli in difficoltà, vi esorto a testimoniare il Vangelo della carità, diffondendo la luce, la pace e la gioia di Cristo risorto. Saluto i Pueri Cantores di Cerreto Sannita e i rappresentanti dell’Oratorio di Buccinasco. Cari amici, auguro che la sosta presso le tombe degli Apostoli rinsaldi la vostra adesione a Cristo e faccia crescere la carità nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità.

Il mio pensiero va infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Abbiamo celebrato ieri la memoria liturgica di san Girolamo Emiliani, fondatore dei Somaschi, e di santa Giuseppina Bakhita, figlia dell’Africa diventata figlia della Chiesa. Il coraggio di questi testimoni fedeli di Cristo aiuti voi, cari giovani, ad aprire il cuore all’eroismo della santità nell’esistenza di ogni giorno. Sostenga voi, cari malati, nel perseverare con pazienza ad offrire la vostra preghiera e la vostra sofferenza per tutta la Chiesa. E dia a voi, cari sposi novelli, il coraggio di rendere le vostre famiglie comunità di amore, improntate ai valori cristiani.

10/02/2011 00:48
 
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Il Papa: il cristiano prega ed ha una vita moralmente coerente
Nell'Udienza generale dedicata al gesuita olandese san Pietro Canisio



ROMA, mercoledì, 9 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Il cristiano deve nutrirsi di preghiera e vivere con fedeltà la propria adesione a Cristo attravero una condotta moralmente coerente. E' quanto ha ricordato questo mercoledì Benedetto XVI durante l'Udienza generale nell’Aula Paolo VI dedicata a san Pietro Canisio, gesuita e teologo olandese del Cinquecento.

Proseguendo il ciclo di catechesi sui dottori della Chiesa, il Pontefice si è soffermato in particolare sull'operato e l'eredità spirituale di questo “autentico evangelizzatore” il cui tratto specifico è stata soprattutto “una profonda amicizia personale con Gesù”.

In particolare, il gesuita fu chiamato a un impegno “quasi impossibile” e cioè ravvivare la fede cattolica nei Paesi di lingua germanica, che “davanti al fascino della Riforma, sembrava spegnersi”.

Fu così che san Canisio si impegnò nella vita accademica, scrisse tre “Catechismi” destinati in particolare ai giovani, svolse il ministero pastorale negli ospedali e nelle carceri e “stabilì nei Paesi germanici una fitta rete di comunità del suo Ordine, specialmente di Collegi, che furono punti di partenza per la riforma cattolica, per il rinnovamento della fede cattolica”.

“Perciò – ha continuato il Papa – , negli scritti destinati all’educazione spirituale del popolo, il nostro Santo insiste sull’importanza della Liturgia con i suoi commenti ai Vangeli, alle feste, al rito della santa Messa e degli altri Sacramenti, ma, nello stesso tempo, ha cura di mostrare ai fedeli la necessità e la bellezza che la preghiera personale quotidiana affianchi e permei la partecipazione al culto pubblico della Chiesa”.

Al giorno d'oggi san Canisio “ci insegna con chiarezza che il ministero apostolico è incisivo e produce frutti di salvezza nei cuori solo se il predicatore è testimone di Gesù e sa essere strumento a sua disposizione, a Lui strettamente unito dalla fede nel suo Vangelo e nella sua Chiesa, da una vita moralmente coerente e da un’orazione incessante come l’amore. E questo vale per ogni cristiano che voglia vivere con impegno e fedeltà la sua adesione a Cristo”.

Al termine della catechesi, salutando i pellegrini polacchi, Benedetto XVI ha quindi ricordato che venerdì prossimo ricorre la memoria della Madonna di Lourdes e la Giornata Mondiale del Malato. “Nella preghiera – ha detto il Papa – affidiamo alla Madre Immacolata i malati e quanti con amore si pongono al loro servizio negli ospedali, nelle case di cura e nelle famiglie. Vediamo nei volti dei malati il volto di Cristo sofferente”.

Infine rivolgendo, come di consueto, un saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli ha ricordato che nella giornata di ieri è stata celebrata la memoria liturgica di san Girolamo Emiliani, fondatore dei Somaschi, e di santa Giuseppina Bakhita, “figlia dell’Africa diventata figlia della Chiesa”.

“Il coraggio di questi testimoni fedeli di Cristo – ha detto il Papa – aiuti voi, cari giovani, ad aprire il cuore all’eroismo della santità nell’esistenza di ogni giorno”.

“Sostenga voi, cari malati, nel perseverare con pazienza ad offrire la vostra preghiera e la vostra sofferenza per tutta la Chiesa”.

“E dia a voi, cari sposi novelli, il coraggio di rendere le vostre famiglie comunità di amore, improntate ai valori cristiani”, ha concluso infine.



10/02/2011 15:33
 
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:
Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, in Visita "ad Limina Apostolorum":
S.E. Mons. Jose S. Palma, Arcivescovo di Cebu, Amministratore Apostolico di Palo;
S.E. Mons. Emmanuel S. Trance, Vescovo di Catarman;
S.E. Mons. Jose Corazon T. Tala-oc, Vescovo di Romblon;
Rev.do Ulysses A. Dalida, Amministratore Diocesano di Kalibo.

Il Papa riceve oggi in Udienza:
Em.mo Card. Jorge Mario Bergoglio, S.I., Arcivescovo di Buenos Aires (Argentina), Presidente della Conferenza Episcopale Argentina
con i Vice Presidenti:
S.E. Mons. Luis Héctor Villalba, Arcivescovo di Tucumán;
S.E. Mons. José María Arancedo, Arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz;
e con il Segretario Generale:
S.E. Mons. Enrique Eguía Seguí, Vescovo tit. di Cissi, Ausiliare di Buenos Aires.

Il Santo Padre ha ricevuto oggi in Udienza:
Em.mo Card. John Patrick Foley, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.










RINUNCE E NOMINE




RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO MAGGIORE DI KYIV-HALYČ (UCRAINA)

Il Santo Padre ha accettato, a norma del can. 126 § 2 del CCEO, la rinuncia di S.B. Em.ma il Signor Cardinale Lubomyr Husar all’ufficio di Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč (Ucraina).

L’Amministratore della Chiesa Arcivescovile Maggiore sarà S.E. Mons. Ihor Vozniak, C.SS.R., Arcivescovo di Lviv degli Ucraini, al quale spetterà la convocazione del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco Cattolica Ucraina per l’elezione dell’Arcivescovo Maggiore.



NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN SLOVENIA

Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Slovenia, con incarico di Delegato Apostolico in Kosovo, S.E. Mons. Juliusz Janusz, Arcivescovo tit. di Caorle, finora Nunzio Apostolico in Ungheria.

Nota della Sala Stampa circa l’incarico di Delegato Apostolico in Kosovo:
Al riguardo, si precisa che la nomina di un Delegato Apostolico rientra tra le funzioni di organizzazione della struttura della Chiesa cattolica e, pertanto, assume carattere prettamente intraecclesiale, restando del tutto distinta da considerazioni riguardanti situazioni giuridiche e territoriali o da ogni altra questione inerente all'attività diplomatica della Santa Sede. La missione di un Delegato Apostolico non è di natura diplomatica, ma risponde all’esigenza di sovvenire in modo adeguato alle esigenze pastorali dei fedeli cattolici.

Note from the Press Office in relation to the appointment of the new Apostolic Nuncio to Slovenia, with the responsibility of Apostolic Delegate in Kosovo:
In this regard, it should be pointed out that the appointment of an Apostolic Delegate falls within the organizational functions of the structure of the Catholic Church and hence has a purely intra-ecclesial character, being completely distinct from considerations regarding juridical and territorial situations or any other question inherent to the diplomatic activity of the Holy See. The mission of an Apostolic Delegate is not of a diplomatic nature but responds to the requirement to meet in an adequate way the pastoral needs of the Catholic faithful.























MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA XLVIII GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI



Il 15 maggio 2011, IV Domenica di Pasqua, si celebra la 48ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni sul tema "Proporre le vocazioni nella Chiesa locale".
Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI invia per l’occasione ai Vescovi, ai sacerdoti ed ai fedeli di tutto il mondo:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE


Cari fratelli e sorelle!

La XLVIII Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che sarà celebrata il 15 maggio 2011, quarta Domenica di Pasqua, ci invita a riflettere sul tema: "Proporre le vocazioni nella Chiesa locale". Settant’anni fa, il Venerabile Pio XII istituì la Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali. In seguito, opere simili sono state fondate dai Vescovi in molte diocesi, animate da sacerdoti e da laici, in risposta all'invito del Buon Pastore, il quale, "vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore", e disse: "La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. Pregate, dunque, il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe!" (Mt 9,36-38).

L’arte di promuovere e di curare le vocazioni trova un luminoso punto di riferimento nelle pagine del Vangelo in cui Gesù chiama i suoi discepoli a seguirlo e li educa con amore e premura. Oggetto particolare della nostra attenzione è il modo in cui Gesù ha chiamato i suoi più stretti collaboratori ad annunciare il Regno di Dio (cfr Lc 10,9). Innanzitutto, appare chiaro che il primo atto è stata la preghiera per loro: prima di chiamarli, Gesù passò la notte da solo, in orazione ed in ascolto della volontà del Padre (cfr Lc 6,12), in un’ascesa interiore al di sopra delle cose di tutti i giorni. La vocazione dei discepoli nasce proprio nel colloquio intimo di Gesù con il Padre. Le vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata sono primariamente frutto di un costante contatto con il Dio vivente e di un'insistente preghiera che si eleva al "Padrone della messe" sia nelle comunità parrocchiali, sia nelle famiglie cristiane, sia nei cenacoli vocazionali.

Il Signore, all’inizio della sua vita pubblica, ha chiamato alcuni pescatori, intenti a lavorare sulle rive del lago di Galilea: "Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini" (Mt 4,19). Ha mostrato loro la sua missione messianica con numerosi "segni" che indicavano il suo amore per gli uomini e il dono della misericordia del Padre; li ha educati con la parola e con la vita affinché fossero pronti ad essere continuatori della sua opera di salvezza; infine, "sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre" (Gv 13,1), ha affidato loro il memoriale della sua morte e risurrezione, e prima di essere elevato al Cielo li ha inviati in tutto il mondo con il comando: "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli" (Mt 28,19).

È una proposta, impegnativa ed esaltante, quella che Gesù fa a coloro a cui dice "Seguimi!": li invita ad entrare nella sua amicizia, ad ascoltare da vicino la sua Parola e a vivere con Lui; insegna loro la dedizione totale a Dio e alla diffusione del suo Regno secondo la legge del Vangelo: "Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv 12,24); li invita ad uscire dalla loro volontà chiusa, dalla loro idea di autorealizzazione, per immergersi in un’altra volontà, quella di Dio e lasciarsi guidare da essa; fa vivere loro una fraternità, che nasce da questa disponibilità totale a Dio (cfr Mt 12,49-50), e che diventa il tratto distintivo della comunità di Gesù: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35).

Anche oggi, la sequela di Cristo è impegnativa; vuol dire imparare a tenere lo sguardo su Gesù, a conoscerlo intimamente, ad ascoltarlo nella Parola e a incontrarlo nei Sacramenti; vuol dire imparare a conformare la propria volontà alla Sua. Si tratta di una vera e propria scuola di formazione per quanti si preparano al ministero sacerdotale ed alla vita consacrata, sotto la guida delle competenti autorità ecclesiali. Il Signore non manca di chiamare, in tutte le stagioni della vita, a condividere la sua missione e a servire la Chiesa nel ministero ordinato e nella vita consacrata, e la Chiesa "è chiamata a custodire questo dono, a stimarlo e ad amarlo: essa è responsabile della nascita e della maturazione delle vocazioni sacerdotali" (Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Pastores dabo vobis, 41). Specialmente in questo nostro tempo in cui la voce del Signore sembra soffocata da "altre voci" e la proposta di seguirlo donando la propria vita può apparire troppo difficile, ogni comunità cristiana, ogni fedele, dovrebbe assumere con consapevolezza l’impegno di promuovere le vocazioni. È importante incoraggiare e sostenere coloro che mostrano chiari segni della chiamata alla vita sacerdotale e alla consacrazione religiosa, perché sentano il calore dell’intera comunità nel dire il loro "sì" a Dio e alla Chiesa. Io stesso li incoraggio come ho fatto con coloro che si sono decisi ad entrare in Seminario e ai quali ho scritto: "Avete fatto bene a farlo. Perché gli uomini avranno sempre bisogno di Dio, anche nell’epoca del dominio tecnico del mondo e della globalizzazione: del Dio che ci si è mostrato in Gesù Cristo e che ci raduna nella Chiesa universale, per imparare con Lui e per mezzo di Lui la vera vita e per tenere presenti e rendere efficaci i criteri della vera umanità" (Lettera ai Seminaristi, 18 ottobre 2010).

Occorre che ogni Chiesa locale si renda sempre più sensibile e attenta alla pastorale vocazionale, educando ai vari livelli, familiare, parrocchiale, associativo, soprattutto i ragazzi, le ragazze e i giovani - come Gesù fece con i discepoli – a maturare una genuina e affettuosa amicizia con il Signore, coltivata nella preghiera personale e liturgica; ad imparare l’ascolto attento e fruttuoso della Parola di Dio, mediante una crescente familiarità con le Sacre Scritture; a comprendere che entrare nella volontà di Dio non annienta e non distrugge la persona, ma permette di scoprire e seguire la verità più profonda su se stessi; a vivere la gratuità e la fraternità nei rapporti con gli altri, perché è solo aprendosi all’amore di Dio che si trova la vera gioia e la piena realizzazione delle proprie aspirazioni. "Proporre le vocazioni nella Chiesa locale", significa avere il coraggio di indicare, attraverso una pastorale vocazionale attenta e adeguata, questa via impegnativa della sequela di Cristo, che, in quanto ricca di senso, è capace di coinvolgere tutta la vita.

Mi rivolgo particolarmente a voi, cari Confratelli nell’Episcopato. Per dare continuità e diffusione alla vostra missione di salvezza in Cristo, è importante "incrementare il più che sia possibile le vocazioni sacerdotali e religiose, e in modo particolare quelle missionarie" (Decr. Christus Dominus, 15). Il Signore ha bisogno della vostra collaborazione perché le sue chiamate possano raggiungere i cuori di chi ha scelto. Abbiate cura nella scelta degli operatori per il Centro Diocesano Vocazioni, strumento prezioso di promozione e organizzazione della pastorale vocazionale e della preghiera che la sostiene e ne garantisce l’efficacia. Vorrei anche ricordarvi, cari Confratelli Vescovi, la sollecitudine della Chiesa universale per un’equa distribuzione dei sacerdoti nel mondo. La vostra disponibilità verso diocesi con scarsità di vocazioni, diventa una benedizione di Dio per le vostre comunità ed è per i fedeli la testimonianza di un servizio sacerdotale che si apre generosamente alle necessità dell’intera Chiesa.

Il Concilio Vaticano II ha ricordato esplicitamente che "il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana" (Decr. Optatam totius, 2). Desidero indirizzare quindi un fraterno e speciale saluto ed incoraggiamento a quanti collaborano in vario modo nelle parrocchie con i sacerdoti. In particolare, mi rivolgo a coloro che possono offrire il proprio contributo alla pastorale delle vocazioni: i sacerdoti, le famiglie, i catechisti, gli animatori. Ai sacerdoti raccomando di essere capaci di dare una testimonianza di comunione con il Vescovo e con gli altri confratelli, per garantire l’humus vitale ai nuovi germogli di vocazioni sacerdotali. Le famiglie siano "animate da spirito di fede, di carità e di pietà" (ibid.), capaci di aiutare i figli e le figlie ad accogliere con generosità la chiamata al sacerdozio ed alla vita consacrata. I catechisti e gli animatori delle associazioni cattoliche e dei movimenti ecclesiali, convinti della loro missione educativa, cerchino "di coltivare gli adolescenti a loro affidati in maniera di essere in grado di scoprire la vocazione divina e di seguirla di buon grado" (ibid.).

Cari fratelli e sorelle, il vostro impegno nella promozione e nella cura delle vocazioni acquista pienezza di senso e di efficacia pastorale quando si realizza nell’unità della Chiesa ed è indirizzato al servizio della comunione. È per questo che ogni momento della vita della comunità ecclesiale - la catechesi, gli incontri di formazione, la preghiera liturgica, i pellegrinaggi ai santuari - è una preziosa opportunità per suscitare nel Popolo di Dio, in particolare nei più piccoli e nei giovani, il senso di appartenenza alla Chiesa e la responsabilità della risposta alla chiamata al sacerdozio ed alla vita consacrata, compiuta con libera e consapevole scelta.

La capacità di coltivare le vocazioni è segno caratteristico della vitalità di una Chiesa locale. Invochiamo con fiducia ed insistenza l’aiuto della Vergine Maria, perché, con l’esempio della sua accoglienza del piano divino della salvezza e con la sua efficace intercessione, si possa diffondere all’interno di ogni comunità la disponibilità a dire "sì" al Signore, che chiama sempre nuovi operai per la sua messe. Con questo auspicio, imparto di cuore a tutti la mia Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, 15 novembre 2010

BENEDICTUS PP. XVI

11/02/2011 00:39
 
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Il Papa: famiglia e parrocchia promuovano le vocazioni
Pubblicato il Messaggio per la Giornata Mondiale per le Vocazioni



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 10 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Le famiglie e le parrocchie devono esortare i giovani che sentono una chiamata vocazionale, proprio in questo momento in cui questa sembra più difficile, afferma Papa Benedetto XVI.

La Santa Sede ha reso noto il Messaggio del Pontefice per la Giornata Mondiale per le Vocazioni, che si celebrerà il 15 maggio, quarta Domenica di Pasqua, sul tema “Proporre le vocazioni nella Chiesa locale”.

Nel testo, il Papa insiste sulla responsabilità delle famiglie, delle parrocchie e delle associazioni nella promozione delle vocazioni.

“Specialmente in questo nostro tempo in cui la voce del Signore sembra soffocata da 'altre voci' e la proposta di seguirlo donando la propria vita può apparire troppo difficile, ogni comunità cristiana, ogni fedele, dovrebbe assumere con consapevolezza l’impegno di promuovere le vocazioni”, afferma.

Benedetto XVI sottolinea quindi l'importanza di “incoraggiare e sostenere coloro che mostrano chiari segni della chiamata alla vita sacerdotale e alla consacrazione religiosa, perché sentano il calore dell’intera comunità nel dire il loro 'sì' a Dio e alla Chiesa”.

Per questo, chiede “che ogni Chiesa locale si renda sempre più sensibile e attenta alla pastorale vocazionale, educando ai vari livelli, familiare, parrocchiale, associativo”.

E' necessario aiutare i bambini e i giovani “a maturare una genuina e affettuosa amicizia con il Signore, coltivata nella preghiera personale e liturgica; ad imparare l’ascolto attento e fruttuoso della Parola di Dio, mediante una crescente familiarità con le Sacre Scritture”.

Allo stesso modo, devono comprendere “che entrare nella volontà di Dio non annienta e non distrugge la persona, ma permette di scoprire e seguire la verità più profonda su se stessi”, ed essere aiutati “a vivere la gratuità e la fraternità nei rapporti con gli altri, perché è solo aprendosi all’amore di Dio che si trova la vera gioia e la piena realizzazione delle proprie aspirazioni”.

In particolare, il Papa si rivolge a chi è direttamente coinvolto nel discernimento vocazionale dei giovani: sacerdoti, famiglie, catechisti e animatori.

“Ai sacerdoti raccomando di essere capaci di dare una testimonianza di comunione con il Vescovo e con gli altri confratelli, per garantire l’humus vitale ai nuovi germogli di vocazioni sacerdotali”.

Alle famiglie chiede invece che siano “animate da spirito di fede, di carità e di pietà, capaci di aiutare i figli e le figlie ad accogliere con generosità la chiamata al sacerdozio ed alla vita consacrata”.

“I catechisti e gli animatori delle associazioni cattoliche e dei movimenti ecclesiali, convinti della loro missione educativa, cerchino di coltivare gli adolescenti a loro affidati in maniera di essere in grado di scoprire la vocazione divina e di seguirla di buon grado”, prosegue.

Il Papa si rivolge poi ai Vescovi, ricordando loro l'importanza di “incrementare il più che sia possibile le vocazioni sacerdotali e religiose, e in modo particolare quelle missionarie”.

“Il Signore ha bisogno della vostra collaborazione perché le sue chiamate possano raggiungere i cuori di chi ha scelto”, dice ai presuli, raccomandando loro di avere “cura nella scelta degli operatori per il Centro Diocesano Vocazioni”.

Ricorda poi “la sollecitudine della Chiesa universale per un’equa distribuzione dei sacerdoti nel mondo”. “La vostra disponibilità verso Diocesi con scarsità di vocazioni, diventa una benedizione di Dio per le vostre comunità ed è per i fedeli la testimonianza di un servizio sacerdotale che si apre generosamente alle necessità dell’intera Chiesa”.

“Proporre le vocazioni nella Chiesa locale significa avere il coraggio di indicare, attraverso una pastorale vocazionale attenta e adeguata, questa via impegnativa della sequela di Cristo, che, in quanto ricca di senso, è capace di coinvolgere tutta la vita”, dichiara Benedetto XVI.

La capacità di coltivare le vocazioni “è segno caratteristico della vitalità di una Chiesa locale”, conclude, invitando le comunità locali a far sì che “si possa diffondere all’interno di ogni comunità la disponibilità a dire 'sì' al Signore, che chiama sempre nuovi operai per la sua messe”.

11/02/2011 15:24
 
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RINUNCE E NOMINE



RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI CUTTACK-BHUBANESWAR (INDIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar (India), presentata da S.E. Mons. Raphael Cheenath, S.V.D., in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar (India), S.E. Mons. John Barwa, S.V.D., finora Vescovo di Rourkela.


EREZIONE DELLA DIOCESI DI IMPFONDO (REPUBBLICA DEL CONGO) E NOMINA DEL PRIMO VESCOVO

Il Santo Padre ha elevato la Prefettura Apostolica di Likouala (Repubblica del Congo) al rango di Diocesi, con il nome di Impfondo e con la medesima configurazione territoriale.

Inoltre, il Papa ha nominato primo Vescovo di Impfondo (Repubblica del Congo), il Rev. P. Jean Gardin, C.S.Sp., attuale Prefetto Apostolico di Likouala.

Rev.do P. Jean Gardin, C.S.Sp.
Rev.do P. Jean Gardin, C.S.Sp., è nato il 28 ottobre 1941 a Saint-Poïs, in Francia, Diocesi di Coutances. Dopo gli studi primari e secondari, egli è entrato nella Congregazione dello Spirito Santo, emettendo la professione perpetua nel 1969, e diventando sacerdote il 29 giugno di quello stesso anno.
Dopo l’Ordinazione ha svolto le seguenti mansioni: 1969-1970: ha conseguito il Baccellierato in Teologia presso l’Institut Catholique di Parigi; 1970-1995: Missionario per il Congo-Brazzaville. Ha lavorato presso le Missioni cattoliche di Ewo e di Mossaka, "missioni lungo il fiume", nella Diocesi di Owando; poi, nella regione missionaria del Likouala, appartenente in quel tempo alla Diocesi di Ouesso; 1995-2000: rientrato in Francia è diventato Superiore della Comunità dei PP. Spiritani della Regione ovest di Rennes, nonché Responsabile del Centro missionario di Poullart-des-Places; dal 2000: è Primo Prefetto della nuova Prefettura Apostolica di Likouala.

Dati statistici
La Prefettura Apostolica di Likouala è sorta il 30 ottobre del 2000, a seguito della divisione della Diocesi di Ouesso, ed è affidata alla Congregazione dello Spirito Santo (PP. Spiritani).
La Prefettura Apostolica ha una superficie di 66.044 kmq., ed una popolazione di 167.000 abitanti. Nel vasto territorio, posto a nord-est della nazione Congolese, sono presenti poco più di 45.000 Cattolici (ca. 27%). Nel territorio vi sono 8 parrocchie, dirette da 8 sacerdoti (1 diocesano e 7 Fidei Donum), 5 missionari Spiritani, 8 Fratelli coadiutori. Le Religiose sono 16 e 5 i Seminaristi maggiori. La chiesa principale della Prefettura è dedicata alla "Blessed Virgin Mary".
Ora, la Prefettura Apostolica di Likouala viene elevato a rango di diocesi con il nome nuovo di Impfondo (nom. lat. Impfonden/sis).


NOMINA DEL VESCOVO DI OWANDO (REPUBBLICA DEL CONGO)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Owando (Repubblica del Congo) il Rev.do Victor Abagna Mossa, del clero di Owando, attualmente impegnato nella pastorale dei Congolesi a Namur, in Belgio.

Rev.do Victor Abagna Mossa
Il Rev.do Victor Abagna Mossa è nato il 18 giugno 1946 a Makoua, poco lontano da Owando, nel nord della Repubblica del Congo. Dopo aver frequentato il Seminario Minore San Pio X di Makoua per gli studi primari e secondari, è passato al Seminario Maggiore di Brazzaville dove ha seguito i corsi di Filosofia e di Teologia. Completato il curriculum studiorum, è stato ordinato sacerdote ad Owando il 29 dicembre 1974.
Dopo l'Ordinazione ha svolto le seguenti mansioni: 1975-1977:Vicario parrocchiale di Gamboma e conseguimento della laurea in Lettere. Inoltre, ha insegnato Francese al Liceo Salvator Allende di Makoua; 1977-1979: Professore del Seminario Minore San Pio X di Makoua; 1979-1986: Direttore del medesimo Seminario Minore San Pio X di Makoua; 1986-1992:Vicario Generale della Diocesi di Owando; 1992-1997: nominato Parroco della parrocchia di S. Giovanni Maria Vianney di Ewo; 1997-1999: nominato Parroco della parrocchia di Boundji; dal 1999: inviato a Namur (Belgio), dove è cappellano dell'Ospedale ed Amministratore della parrocchia Sacré-Coeur et St Charles, a Vedrin Les Comognes.

12/02/2011 15:26
 
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

Em.mo Card. Ricardo J. Vidal, Arcivescovo emerito di Cebu (Filippine), in Visita "ad Limina Apostolorum",
con S.E. Mons. Antonio R. Rañola, Vescovo tit. di Claterna, già Ausiliare di Cebu.

S.E. Mons. Antonio Mennini, Arcivescovo tit. di Ferento, Nunzio Apostolico in Gran Bretagna.

Partecipanti all'Assemblea Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo.












RINUNCE E NOMINE





RINUNCIA E SUCCESSIONE DELL'ARCIVESCOVO DI MONROVIA (LIBERIA)

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'Arcidiocesi di Monrovia (Liberia), presentata da S.E. Mons. Michael Kpakala Francis, in conformità al canone 401 § l del Codice di Diritto Canonico.

Gli succede S.E. Mons. Lewis Zeigler, Coadiutore della medesima Arcidiocesi.




RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI POITIERS (FRANCIA)

Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Poitiers (Francia), presentata da S.E. Mons. Albert Rouet, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.













UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA FRATERNITÀ SACERDOTALE DEI MISSIONARI DI SAN CARLO BORROMEO

Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti all’Assemblea Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, in occasione del 25° anniversario della fondazione della comunità.
Riportiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari Fratelli e amici,

è con vera gioia che vivo questo incontro con voi, sacerdoti e seminaristi della Fraternità san Carlo, qui convenuti in occasione del venticinquesimo anniversario della sua nascita. Saluto e ringrazio il fondatore e superiore generale, Mons. Massimo Camisasca, il suo consiglio, e tutti voi, parenti ed amici, che fate corona alla comunità. In particolare, saluto l'Arcivescovo della Madre di Dio di Mosca, Mons. Paolo Pezzi, e Don Julián Carrón, Presidente dalla Fraternità di Comunione e Liberazione, che esprimono simbolicamente i frutti e la radice dell'opera della Fraternità san Carlo. Questo momento riporta alla mia memoria la lunga amicizia con Mons. Luigi Giussani e testimonia la fecondità del suo carisma.

In questa occasione, vorrei rispondere a due domande che il nostro incontro mi suggerisce: qual è il posto del sacerdozio ordinato nella vita della Chiesa? Qual è il posto della vita comune nell’esperienza sacerdotale?

La vostra nascita dal movimento di Comunione e Liberazione e il vostro riferimento vitale all'esperienza ecclesiale che esso rappresenta, pongono davanti ai nostri occhi una verità che si è andata riaffermando con particolare chiarezza dall'Ottocento in poi e che ha trovato una significativa espressione nella teologia del Concilio Vaticano II. Mi riferisco al fatto che il sacerdozio cristiano non è fine a se stesso. Esso è stato voluto da Gesù in funzione della nascita e della vita della Chiesa. Ogni sacerdote, perciò, può dire ai fedeli, parafrasando sant'Agostino: Vobiscum christianus, pro vobis sacerdos. La gloria e la gioia del sacerdozio è di servire Cristo e il suo Corpo mistico. Esso rappresenta una vocazione bellissima e singolare all'interno della Chiesa, che rende presente Cristo, perché partecipa dell’unico ed eterno Sacerdozio di Cristo. La presenza di vocazioni sacerdotali è un segno sicuro della verità e della vitalità di una comunità cristiana. Dio infatti chiama sempre, anche al sacerdozio; non vi è crescita vera e feconda nella Chiesa senza un'autentica presenza sacerdotale che la sorregga e la alimenti. Sono grato perciò a tutti coloro che dedicano le loro energie alla formazione dei sacerdoti e alla riforma della vita sacerdotale. Come tutta la Chiesa, infatti, anche il sacerdozio ha bisogno rinnovarsi continuamente, ritrovando nella vita di Gesù le forme più essenziali del proprio essere.

Le diverse possibili strade di questo rinnovamento non possono dimenticare alcuni elementi irrinunciabili. Innanzitutto un'educazione profonda alla meditazione e alla preghiera, vissute come dialogo con il Signore risorto presente nella sua Chiesa. In secondo luogo, uno studio della teologia che permetta di incontrare le verità cristiane nella forma di una sintesi legata alla vita della persona e della comunità: solo uno sguardo sapienziale può infatti valorizzare la forza che la fede possiede di illuminare la vita e il mondo, conducendo continuamente a Cristo, Creatore e Salvatore.

La Fraternità san Carlo ha sottolineato, durante il corso breve ma intenso della sua storia, il valore della vita comune. Anch'io ne ho parlato più volte nei miei interventi prima e dopo la mia chiamata al soglio di Pietro. «È importante che i sacerdoti non vivano isolati da qualche parte, ma stiano insieme in piccole comunità, si sostengano a vicenda e facciano così esperienza dello stare insieme nel loro servizio a Cristo e nella rinuncia per il regno dei Cieli e ne prendano anche sempre più coscienza» (Luce del mondo, Città del Vaticano 2010, 208). Sono sotto i nostri occhi le urgenze di questo momento. Penso per esempio alla carenza di sacerdoti. La vita comune non è innanzitutto una strategia per rispondere a queste necessità. Essa non è neppure, di per sé, solo una forma di aiuto di fronte alla solitudine e alla debolezza dell'uomo. Tutto questo ci può essere, certamente, ma soltanto se la vita fraterna viene concepita e vissuta come strada per immergersi nella realtà della comunione. La vita comune è infatti espressione del dono di Cristo che è la Chiesa, ed è prefigurata nella comunità apostolica, che ha dato luogo ai presbiteri. Nessun sacerdote infatti amministra qualcosa che gli è proprio, ma partecipa con gli altri fratelli a un dono sacramentale che viene direttamente da Gesù.

La vita comune perciò esprime un aiuto che Cristo dà alla nostra esistenza, chiamandoci, attraverso la presenza dei fratelli, ad una configurazione sempre più profonda alla sua persona. Vivere con altri significa accettare la necessità della propria continua conversione e soprattutto scoprire la bellezza di tale cammino, la gioia dell'umiltà, della penitenza, ma anche della conversazione, del perdono vicendevole, del mutuo sostegno. Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum (Sal 133,1).

Nessuno può assumere la forza rigenerante della vita comune senza la preghiera, senza guardare all’esperienza e all'insegnamento dei santi, in particolar modo dei Padri della Chiesa, senza una vita sacramentale vissuta con fedeltà. Se non si entra nel dialogo eterno che il Figlio intrattiene col Padre nello Spirito Santo nessuna autentica vita comune è possibile. Occorre stare con Gesù per poter stare con gli altri. È questo il cuore della missione. Nella compagnia di Cristo e dei fratelli ciascun sacerdote può trovare le energie necessarie per prendersi cura degli uomini, per farsi carico dei bisogni spirituali e materiali che incontra, per insegnare con parole sempre nuove, dettate dall'amore, le verità eterne della fede di cui hanno sete anche i nostri contemporanei.

Cari fratelli e amici, continuate ad andare in tutto il mondo per portare a tutti la comunione che nasce dal cuore di Cristo! L'esperienza degli Apostoli con Gesù sia sempre il faro che illumini la vostra vita sacerdotale! Incoraggiandovi a continuare sulla strada tracciata in questi anni, volentieri imparto la mia benedizione a tutti i sacerdoti e i seminaristi della Fraternità san Carlo, alle Missionarie di san Carlo, ai loro familiari e amici.

13/02/2011 15:27
 
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LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Nella Liturgia di questa domenica prosegue la lettura del cosiddetto "Discorso della montagna" di Gesù, che occupa i capitoli 5, 6 e 7 del Vangelo di Matteo. Dopo le "Beatitudini", che sono il suo programma di vita, Gesù proclama la nuova Legge, la sua Torah, come la chiamano i nostri fratelli ebrei. In effetti, il Messia, alla sua venuta, avrebbe dovuto portare anche la rivelazione definitiva della Legge, ed è proprio ciò che Gesù dichiara: "Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti: non sono venuto ad abolire, ma a dare il pieno compimento". E, rivolto ai suoi discepoli, aggiunge: "Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 5,17.20). Ma in che cosa consiste questa "pienezza" della Legge di Cristo, e questa "superiore" giustizia che Egli esige?

Gesù lo spiega mediante una serie di antitesi tra i comandamenti antichi e il suo modo di riproporli. Ogni volta inizia: "Avete inteso che fu detto agli antichi…", e poi afferma: "Ma io vi dico…". Ad esempio: "Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio". Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio" (Mt 5,21-22). E così per sei volte. Questo modo di parlare suscitava grande impressione nella gente, che rimaneva spaventata, perché quell’"io vi dico" equivaleva a rivendicare per sé la stessa autorità di Dio, fonte della Legge. La novità di Gesù consiste, essenzialmente, nel fatto che Lui stesso "riempie" i comandamenti con l’amore di Dio, con la forza dello Spirito Santo che abita in Lui. E noi, attraverso la fede in Cristo, possiamo aprirci all’azione dello Spirito Santo, che ci rende capaci di vivere l’amore divino. Perciò ogni precetto diventa vero come esigenza d’amore, e tutti si ricongiungono in un unico comandamento: ama Dio con tutto il cuore e ama il prossimo come te stesso. "Pienezza della Legge è la carità", scrive san Paolo (Rm 13,10). Davanti a questa esigenza, ad esempio, il pietoso caso dei quattro bambini Rom, morti la scorsa settimana alla periferia di questa città, nella loro baracca bruciata, impone di domandarci se una società più solidale e fraterna, più coerente nell’amore, cioè più cristiana, non avrebbe potuto evitare tale tragico fatto. E questa domanda vale per tanti altri avvenimenti dolorosi, più o meno noti, che avvengono quotidianamente nelle nostre città e nei nostri paesi.

Cari amici, forse non è un caso che la prima grande predicazione di Gesù si chiami "Discorso della montagna"! Mosè salì sul monte Sinai per ricevere la Legge di Dio e portarla al Popolo eletto. Gesù è il Figlio stesso di Dio che è disceso dal Cielo per portarci al Cielo, all’altezza di Dio, sulla via dell’amore. Anzi, Lui stesso è questa via: non dobbiamo far altro che seguire Lui, per mettere in pratica la volontà di Dio ed entrare nel suo Regno, nella vita eterna. Una sola creatura è già arrivata alla cima della montagna: la Vergine Maria. Grazie all’unione con Gesù, la sua giustizia è stata perfetta: per questo la invochiamo Speculum iustitiae. Affidiamoci a lei, perché guidi anche i nostri passi nella fedeltà alla Legge di Cristo.



DOPO L’ANGELUS

Je salue cordialement les pèlerins francophones, en particulier les formateurs et les élèves du Collège Charles-Péguy de Paris ! Vendredi dernier, nous avons célébré la Journée mondiale du malade. Je vous invite à être des promoteurs d’une civilisation qui aime la vie, la respecte et la protège selon la volonté du Créateur. Puissiez-vous préserver non seulement la santé de vos corps mais aussi celle de vos âmes ! Avec ferveur, invoquons la Vierge Marie, Notre-Dame de Lourdes, pour les malades du monde entier et pour le personnel soignant qui les assiste ! Bon dimanche et bon pèlerinage à tous !

I extend warm greetings to the English-speaking pilgrims present at this Angelus prayer. "Immense is the wisdom of the Lord", we hear proclaimed in our liturgy today. As the Blessed Virgin Mary entrusted her entire life to that wisdom, may we too place our lives completely under the guidance of God’s law of love. Entrusting you to Mary’s motherly care, I invoke upon you and your families God’s blessings of peace and joy.

Einen frohen Gruß richte ich an alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. „Gib uns ein neues und reines Herz, das bereit ist dich aufzunehmen", so beten wir zu Gott im Tagesgebet des heutigen Sonntags. Wir wissen, daß vieles in uns ist, das immer wieder der Reinigung und der Erneuerung bedarf. Durch Gebet und Werke der Liebe können wir uns für die Gegenwart Christi öffnen. Er selbst wird dann in uns Neues schaffen und Erfüllung und Frieden schenken. Gottes Geist geleite euch auf allen Wegen.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, y en particular a los fieles de la parroquia San Antonio Abad, de Cartagena, y a los alumnos del Instituto Suárez de Figueroa, de Zafra. Como nos enseñan las lecturas de la Misa del día de hoy, la voluntad de Dios se nos manifiesta como un camino de sabiduría, para que sepamos discernir el bien y el mal con libertad. Asimismo, mediante el cumplimiento fiel de la voluntad amorosa de Dios, Cristo nos ha salvado. Pidamos, por intercesión de la Virgen María, que sepamos abrir nuestro corazón a la acción poderosa del Espíritu Santo, para conformar nuestra vida con el querer de Dios. Feliz domingo.

Zo srdca pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne zástupcov kresťanských laických hnutí a združení. Bratia a sestry, milí mladí, Cirkev v Európe oslávi zajtra sviatok svojich spolupatrónov, svätých bratov Cyrila a Metoda. Po ich stopách ste prišli do Ríma aj vy. Nech vás táto púť posilní vo viere, ktorú oni hlásali vašim predkom. S týmto želaním vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!
[Saluto di cuore i pellegrini slovacchi, particolarmente i delegati dei movimenti e delle associazioni di fedeli laici. Fratelli e sorelle, cari giovani, la Chiesa in Europa celebrerà domani la festa dei suoi Compatroni, i santi fratelli Cirillo e Metodio. Seguendo le loro orme anche voi siete venuti a Roma. Che questo pellegrinaggio vi rafforzi nella fede, che essi hanno annunziato ai vostri antenati. Con questo augurio vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. W sposób szczególny jednoczę się w modlitwie z wiernymi Archidiecezji Lubelskiej, osieroconej po nagłej śmierci Arcybiskupa Józefa Życińskiego. Odszedł do Pana, spełniając posługę dla Kościoła powszechnego w Stolicy Apostolskiej. Niech raduje się w chwale owocami swego życia i pasterskiego trudu. Wszystkim biskupom, kapłanom i wiernym w Polsce serdecznie błogosławię.
[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. In modo particolare mi unisco nella preghiera con i fedeli dell’Arcidiocesi di Lublino, orfana dopo l’improvvisa morte dell’Arcivescovo Józef Życiński. E’ tornato al Signore, compiendo il servizio alla Chiesa universale nella Santa Sede. Goda nella gloria dei frutti della sua vita e dell’opera pastorale. A tutti i Vescovi, sacerdoti e fedeli in Polonia imparto di cuore la mia benedizione.]

Infine, saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti da Foligno e quelli della parrocchia di San Giovanni Leonardi in Roma. A tutti auguro una buona domenica.

14/02/2011 00:57
 
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Benedetto XVI all'Assemblea generale dei Missionari di San Carlo
“Il sacerdozio cristiano non è fine a se stesso”



CITTA' DEL VATICANO, domenica, 13 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo sabato da Benedetto XVI nel ricevere in udienza i partecipanti all’Assemblea generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, in occasione del 25° anniversario della fondazione della comunità.


* * *

Cari Fratelli e amici,

è con vera gioia che vivo questo incontro con voi, sacerdoti e seminaristi della Fraternità san Carlo, qui convenuti in occasione del venticinquesimo anniversario della sua nascita. Saluto e ringrazio il fondatore e superiore generale, Mons. Massimo Camisasca, il suo consiglio, e tutti voi, parenti ed amici, che fate corona alla comunità. In particolare, saluto l'Arcivescovo della Madre di Dio di Mosca, Mons. Paolo Pezzi, e Don Julián Carrón, Presidente dalla Fraternità di Comunione e Liberazione, che esprimono simbolicamente i frutti e la radice dell'opera della Fraternità san Carlo. Questo momento riporta alla mia memoria la lunga amicizia con Mons. Luigi Giussani e testimonia la fecondità del suo carisma.

In questa occasione, vorrei rispondere a due domande che il nostro incontro mi suggerisce: qual è il posto del sacerdozio ordinato nella vita della Chiesa? Qual è il posto della vita comune nell’esperienza sacerdotale?

La vostra nascita dal movimento di Comunione e Liberazione e il vostro riferimento vitale all'esperienza ecclesiale che esso rappresenta, pongono davanti ai nostri occhi una verità che si è andata riaffermando con particolare chiarezza dall'Ottocento in poi e che ha trovato una significativa espressione nella teologia del Concilio Vaticano II. Mi riferisco al fatto che il sacerdozio cristiano non è fine a se stesso. Esso è stato voluto da Gesù in funzione della nascita e della vita della Chiesa. Ogni sacerdote, perciò, può dire ai fedeli, parafrasando sant'Agostino: Vobiscum christianus, pro vobis sacerdos. La gloria e la gioia del sacerdozio è di servire Cristo e il suo Corpo mistico. Esso rappresenta una vocazione bellissima e singolare all'interno della Chiesa, che rende presente Cristo, perché partecipa dell’unico ed eterno Sacerdozio di Cristo. La presenza di vocazioni sacerdotali è un segno sicuro della verità e della vitalità di una comunità cristiana. Dio infatti chiama sempre, anche al sacerdozio; non vi è crescita vera e feconda nella Chiesa senza un'autentica presenza sacerdotale che la sorregga e la alimenti. Sono grato perciò a tutti coloro che dedicano le loro energie alla formazione dei sacerdoti e alla riforma della vita sacerdotale. Come tutta la Chiesa, infatti, anche il sacerdozio ha bisogno rinnovarsi continuamente, ritrovando nella vita di Gesù le forme più essenziali del proprio essere.

Le diverse possibili strade di questo rinnovamento non possono dimenticare alcuni elementi irrinunciabili. Innanzitutto un'educazione profonda alla meditazione e alla preghiera, vissute come dialogo con il Signore risorto presente nella sua Chiesa. In secondo luogo, uno studio della teologia che permetta di incontrare le verità cristiane nella forma di una sintesi legata alla vita della persona e della comunità: solo uno sguardo sapienziale può infatti valorizzare la forza che la fede possiede di illuminare la vita e il mondo, conducendo continuamente a Cristo, Creatore e Salvatore.

La Fraternità san Carlo ha sottolineato, durante il corso breve ma intenso della sua storia, il valore della vita comune. Anch'io ne ho parlato più volte nei miei interventi prima e dopo la mia chiamata al soglio di Pietro. «È importante che i sacerdoti non vivano isolati da qualche parte, ma stiano insieme in piccole comunità, si sostengano a vicenda e facciano così esperienza dello stare insieme nel loro servizio a Cristo e nella rinuncia per il regno dei Cieli e ne prendano anche sempre più coscienza» (Luce del mondo, Città del Vaticano 2010, 208). Sono sotto i nostri occhi le urgenze di questo momento. Penso per esempio alla carenza di sacerdoti. La vita comune non è innanzitutto una strategia per rispondere a queste necessità. Essa non è neppure, di per sé, solo una forma di aiuto di fronte alla solitudine e alla debolezza dell'uomo. Tutto questo ci può essere, certamente, ma soltanto se la vita fraterna viene concepita e vissuta come strada per immergersi nella realtà della comunione. La vita comune è infatti espressione del dono di Cristo che è la Chiesa, ed è prefigurata nella comunità apostolica, che ha dato luogo ai presbiteri. Nessun sacerdote infatti amministra qualcosa che gli è proprio, ma partecipa con gli altri fratelli a un dono sacramentale che viene direttamente da Gesù.

La vita comune perciò esprime un aiuto che Cristo dà alla nostra esistenza, chiamandoci, attraverso la presenza dei fratelli, ad una configurazione sempre più profonda alla sua persona. Vivere con altri significa accettare la necessità della propria continua conversione e soprattutto scoprire la bellezza di tale cammino, la gioia dell'umiltà, della penitenza, ma anche della conversazione, del perdono vicendevole, del mutuo sostegno. Ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum (Sal 133,1).

Nessuno può assumere la forza rigenerante della vita comune senza la preghiera, senza guardare all’esperienza e all'insegnamento dei santi, in particolar modo dei Padri della Chiesa, senza una vita sacramentale vissuta con fedeltà. Se non si entra nel dialogo eterno che il Figlio intrattiene col Padre nello Spirito Santo nessuna autentica vita comune è possibile. Occorre stare con Gesù per poter stare con gli altri. È questo il cuore della missione. Nella compagnia di Cristo e dei fratelli ciascun sacerdote può trovare le energie necessarie per prendersi cura degli uomini, per farsi carico dei bisogni spirituali e materiali che incontra, per insegnare con parole sempre nuove, dettate dall'amore, le verità eterne della fede di cui hanno sete anche i nostri contemporanei.

Cari fratelli e amici, continuate ad andare in tutto il mondo per portare a tutti la comunione che nasce dal cuore di Cristo! L'esperienza degli Apostoli con Gesù sia sempre il faro che illumini la vostra vita sacerdotale! Incoraggiandovi a continuare sulla strada tracciata in questi anni, volentieri imparto la mia benedizione a tutti i sacerdoti e i seminaristi della Fraternità san Carlo, alle Missionarie di san Carlo, ai loro familiari e amici.

[© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana]




















Il Papa: nell’amicizia con Gesù, l'amore per il prossimo
Nell'udienza alla Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo



ROMA, domenica, 13 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Occorre nutrire una profonda amicizia per Gesù per poter servire gli altri. E' quanto ha detto questo sabato Benedetto XVI ai partecipanti all’Assemblea generale della Fraternità sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, nata venticinque anni fa dal movimento di Comunione e liberazione.

Una realtà che conta venticinque case in sedici Paesi del mondo, centoquattro preti e quaranta seminaristi impegnati prevalentemente nella missione parrocchiale e nell’insegnamento, a testimonianza, ha detto il Papa, della “fecondità” del carisma di don Luigi Giussani.

E proprio nella “sapienza cristiana” di don Giussani, nel “suo amore per Cristo e per l’uomo, indistruttibilmente congiunti” affondano le radici della Fraternità sacerdotale, ha detto il suo fondatore e Superiore generale, don Massimo Camisasca, in un breve indirizzo di saluto al Papa.

In particolare, ha spiegato, “l’esperienza della comunione, di cui don Giussani è stato per noi un maestro ci ha portato, fin dall’inizio, a scegliere la vita comune e perciò la casa come luogo di irraggiamento della fede”.

Don Massimo Camisasca ha poi indicato nel magistero del Papa “un punto di riferimento essenziale per la nostra vita e la nostra missione”, soprattutto nel “richiamo al valore affettivo della fede, la liturgia come esperienza che ci introduce alla forma definitiva della vita, la necessità di centrare la nostra esistenza ecclesiale su ciò che è essenziale, sulla fiducia in Dio che guida le nostre esistenze e non sulle logiche mondane che rischiano sempre di portare dentro di noi speranze ingannevoli e, infine, deludenti”.

Nel suo discorso, Benedetto XVI ha innanzitutto ribadito che “il sacerdozio cristiano non è fine a sa stesso”. Esso, ha infatti sottolineato, “è stato voluto da Gesù in funzione della nascita e della vita della Chiesa”.

“La gloria e la gioia del sacerdozio è di servire Cristo e il suo Corpo mistico – ha detto il Pontefice –. Esso rappresenta una vocazione bellissima e singolare all'interno della Chiesa, che rende presente Cristo, perché partecipa dell’unico ed eterno Sacerdozio di Cristo”.

Il Papa ha poi posto l’accento sull’importanza della preghiera da vivere come “dialogo con il Signore risorto” e sul “valore della vita comune”, non solo come risposta alle urgenze del momento quali la carenza di sacerdoti ma anche come “espressione del dono di Cristo che è la Chiesa”, “prefigurata nella comunità apostolica, che ha dato luogo ai presbiteri”.

“Nessun sacerdote infatti – ha spiegato – amministra qualcosa che gli è proprio, ma partecipa con gli altri fratelli a un dono sacramentale che viene direttamente da Gesù”.

Vivere con altri, ha osservato, “significa accettare la necessità della propria continua conversione e soprattutto scoprire la bellezza di tale cammino, la gioia dell'umiltà, della penitenza, ma anche della conversazione, del perdono vicendevole, del mutuo sostegno”.

Ma se “nessuna autentica vita comune è possibile senza la preghiera” è anche vero che “occorre stare con Gesù per poter stare con gli altri”.

“È questo il cuore della missione – ha quindi concluso –. Nella compagnia di Cristo e dei fratelli ciascun sacerdote può trovare le energie necessarie per prendersi cura degli uomini, per farsi carico dei bisogni spirituali e materiali che incontra, per insegnare con parole sempre nuove, dettate dall'amore, le verità eterne della fede di cui hanno sete anche i nostri contemporanei”.








Benedetto XVI: la nuova Legge di Cristo è l'amore
In occasione della preghiera dell'Angelus in piazza san Pietro



ROMA, domenica, 13 febbraio 2011 (ZENIT.org).- “La novità di Gesù consiste, essenzialmente, nel fatto che Lui stesso 'riempie' i comandamenti con l’amore di Dio, con la forza dello Spirito Santo che abita in Lui”. Lo ha detto questa domenica Benedetto XVI in occasione della preghiera dell'Angelus in piazza San Pietro.

Partendo dal Vangelo odierno, in cui Gesù afferma di non essere venuto tra gli uomini per abolire la Legge ma per dargli il pieno compimento, il Papa ha detto che “attraverso la fede in Cristo, possiamo aprirci all’azione dello Spirito Santo, che ci rende capaci di vivere l’amore divino”.

“Perciò – ha continuato – ogni precetto diventa vero come esigenza d’amore, e tutti si ricongiungono in un unico comandamento: ama Dio con tutto il cuore e ama il prossimo come te stesso”.

“Forse – ha poi aggiunto – non è un caso che la prima grande predicazione di Gesù si chiami 'Discorso della montagna'! Mosè salì sul monte Sinai per ricevere la Legge di Dio e portarla al Popolo eletto”.

“Gesù – ha concluso – è il Figlio stesso di Dio che è disceso dal Cielo per portarci al Cielo, all’altezza di Dio, sulla via dell’amore. Anzi, Lui stesso è questa via: non dobbiamo far altro che seguire Lui, per mettere in pratica la volontà di Dio ed entrare nel suo Regno, nella vita eterna”.

Al termine della preghiera dell'Angelus, nel salutare i pellegrini slovacchi, in particolare i delegati dei movimenti e delle associazioni di fedeli laici, Benedetto XVI ha ricordato che lunedì la Chiesa celebrerà la festa dei santi fratelli Cirillo e Metodio, gli “apostoli degli slavi”, che introdussero il cristianesimo in Europa centrale nel IX secolo.

“Seguendo le loro orme anche voi siete venuti a Roma – ha detto il Papa –. Che questo pellegrinaggio vi rafforzi nella fede, che essi hanno annunziato ai vostri antenati”.

Parlando poi in polacco, il Papa ha quindi voluto ricordare l’Arcivescovo metropolita di Lublino, mons. Jozef Życiński, morto improvvisamente il 10 febbraio, a Roma, all'età di 62 anni, a causa di un’emorragia cerebrale

Dicendosi unito nella preghiera con i fedeli dell’arcidiocesi di Lublino, il Papa ha detto: “E’ tornato al Signore, compiendo il servizio alla Chiesa universale nella Santa Sede. Goda nella gloria dei frutti della sua vita e dell’opera pastorale”.









Il Papa chiede un esame di coscienza dopo la morte dei bambini Rom
All'Angelus in piazza San Pietro, presenti le famiglie dei piccoli



ROMA, domenica, 13 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha chiesto questa domenica alla società di fare un esame di coscienza sulla solidarietà dopo la morte avvenuta il 6 febbraio scorso di quattro bambni Rom intrappolati in un rogo divampato in un insediamento abusivo a Roma.

Lo ha fatto durante la tradizionale preghiera mariana dell'Angelus in piazza San Pietro alla presenza di centinaia di Rom e Sinti, tra cui i genitori e la famiglia dei piccoli morti nell’incendio, radunati con la Comunità di Sant’Egidio per ascoltare le parole del Papa dietro allo striscione “Rom e Sinti salutano il Papa”.

Il Papa ha ricordato il comandamento centrale lasciato da Gesù, “ama Dio con tutto il cuore e ama il prossimo come te stesso”, ed ha aggiunto: “il pietoso caso dei quattro bambini Rom, morti la scorsa settimana alla periferia di questa città, nella loro baracca bruciata, impone di domandarci se una società più solidale e fraterna, più coerente nell’amore, cioè più cristiana, non avrebbe potuto evitare tale tragico fatto”.

“E questa domanda vale per tanti altri avvenimenti dolorosi, più o meno noti, che avvengono quotidianamente nelle nostre città e nei nostri paesi”, ha quindi sottolineato.

Mercoledì scorso moltissimi Rom si erano ritrovati nella Basilica di Santa Maria in Trastevere per la veglia in memoria di Sebastian, Patrizia, Fernando e Raul.

Al termine della cerimonia il Cardinale Agostino Vallini, Vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, aveva portato il saluto e la vicinanza del Papa. Questa domenica, con la loro partecipazione all'Angelus domenica, i Rom hanno voluto stringersi attorno al Papa in segno di ringraziamento.

"Il Papa che è vescovo di Roma, richiama con forza questa città ad essere una patria comune per romani, Rom, immigrati - ha commentato il presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo -. Una città in cui sia vinta ogni forma di razzismo e sia possibile vivere insieme in una società fondata sui valori dell'amore e della solidarietà. Garantire la scuola e la formazione ai bambini e ai giovani Rom e un alloggio dignitoso alle loro famiglie è un imperativo per tutti dinanzi ad una tale tragedia”.











15/02/2011 01:32
 
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, in Visita "ad Limina Apostolorum":
S.E. Mons. John F. Du, Vescovo di Dumaguete;
S.E. Mons. Precioso D. Cantillas, S.D.B., Vescovo di Maasin;
S.E. Mons. Leonardo Y. Medroso, Vescovo di Tagbilaran;
S.E. Mons. Angel N. Lagdameo, Vescovo di Jaro.

Il Papa riceve oggi in Udienza:
Em.mo Card. Antonio María Rouco Varela, Arcivescovo di Madrid (Spagna).





AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE


CONCISTORO PER IL VOTO SU ALCUNE CAUSE DI CANONIZZAZIONE


Lunedì 21 febbraio 2011, alle ore 12.00, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, avrà luogo, durante la celebrazione dell’Ora Sesta, il Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione dei Beati:

- Guido Maria Conforti, Arcivescovo Vescovo di Parma, fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio per le missioni estere (Missionari Saveriani);

- Luigi Guanella, presbitero, fondatore della Congregazione dei Servi della Carità e dell’Istituto Figlie di Santa Maria della Provvidenza;

- Bonifacia Rodríguez de Castro, vergine, fondatrice della Congregazione delle Serve di San Giuseppe.

15/02/2011 15:35
 
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RINUNCE E NOMINE

RINUNCIA DEL VESCOVO DI MONGU (ZAMBIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Mongu (Zambia), presentata da S.E. Mons. Paul Duffy, O.M.I., in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Mongu (Zambia), il Rev.do P. Evans Chinyama Chinyemba, O.M.I., Superiore della Delegazione O.M.I. dello Zambia.

Rev.do P. Evans Chinyama Chinyemba, O.M.I.
Il Rev. do P. Evans Chinyama Chinyemba, O.M.I., è nato il 9 agosto 1967 in Lukulu, che allora apparteneva alla diocesi di Livingstone e attualmente a quella di Mongu. Ha seguito le scuole primarie e secondarie in Lukulu, prima presso i Fratelli Cristiani e poi alle scuole statali. Nel 1991 è entrato nel Pre-Noviziato degli Oblati di Maria Immacolata (United States Province). Dopo il Noviziato svolto in Sud Africa, si è recato a Roma, dove ha conseguito il Baccellierato in Filosofia e in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana.
Ha emesso la professione perpetua come Oblato di Maria Immacolata il 6 gennaio 1999 ed è stato ordinato sacerdote in Lukulu il 19 agosto 2000, nel corso del Grande Giubileo.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti ministeri: 2000-2009: Direttore del Pre-noviziato degli Oblati di Maria Immacolata di Lusaka; 2005-2009: Vicario Superiore della Delegazione O.M.I. dello Zambia, Parroco di S. Leopoldo in Shang’ombo, nella diocesi di Mongu (da agosto a dicembre 2009).
Dal 2009 è Superiore della Delegazione O.M.I. dello Zambia.

16/02/2011 18:34
 
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RINUNCIA DEL VESCOVO DI CARATINGA (BRASILE) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Caratinga (Brasile), presentata da S.E. Mons. Hélio Gonçalves Heleno, in conformità al can. 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Santo Padre ha nominato Vescovo della diocesi di Caratinga (Brasile) S.E. Mons. Emanuel Messias de Oliveira, finora Vescovo di Guanhães.

S.E. Mons. Emanuel Messias de Oliveira
S.E. Mons. Emanuel Messias de Oliveira è nato il 22 aprile 1948 a Salinas, a nord dello Stato di Minas Gerais. Dopo gli studi di Filosofia compiuti nel Seminario Arcidiocesano di Mariana (1967-1968) e quelli di Teologia, compiuti presso la Pontificia Università Gregoriana (1969-1972), ha ottenuto la licenza in Esegesi Biblica e lingue orientali presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma (1972-1975).
Il 4 febbraio 1976 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale e si è incardinato nella diocesi di Governador Valadares.
Come sacerdote è stato per 16 anni Parroco della Parrocchia Nossa Senhora Aparecida na Ilha dos Araújos a Governador Valadares e per 20 anni Professore di Sacra Scrittura presso il Seminario Maggiore di Caratinga e altri diversi seminari del nordest dello Stato di Minas Gerais.
Il 14 gennaio 1998 è stato nominato Vescovo di Guanhães ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 19 aprile successivo.
Come Vescovo è stato incaricato della formazione biblico-catechetica della Conferenza Episcopale Regionale Leste 2; Amministratore Apostolico della diocesi di Governador Valadares e Direttore Spirituale regionale del Movimento Ecclesiale Fé e Luz.
È autore di diverse pubblicazioni sul tema della letteratura sinottica.



NOMINA DELL’AUSILIARE DI BELÉM DO PARÁ (BRASILE)

Il Papa ha nominato Ausiliare dell’arcidiocesi di Belém do Pará (Brasile) il Rev.do P. Teodoro Mendes Tavares, C.S.Sp., finora Vicario Generale della prelatura di Tefé, assegnandogli la sede titolare vescovile di Verbe.

Rev.do P. Teodoro Mendes Tavares, C.S.Sp.
Il Rev.do P. Teodoro Mendes Tavares, C.S.Sp., è nato il 7 gennaio 1964, a São Miguel Arcanjo – Ilha de Santiago (Capo Verde). Ha emesso i voti come Membro della Congregazione dei Padri Spiritani l’8 settembre 1986 ed è stato ordinato sacerdote l’11 luglio 1993.
Ha compiuto gli studi filosofici presso l’Istituto Superiore di Teologia, a Braga – Portogallo (1986-1987) e quelli teologici presso l’Università Cattolica Portoghese, a Lisbona (1988-1993). Ha conseguito poi la Licenza in Ecumenismo, presso il Trinity College, a Dublino, Irlanda (1994). Ha frequentato anche un corso di Lingua francese, all’Alliance Française.
Nel corso del ministero sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale e Parroco a Alvarães, Uarini e Carauari, nella Prelatura di Tefé, Amazonas (1995-1998); Vicario Generale della Prelatura di Tefé (dal 2000 in poi); Parroco della Parrocchia Bom Jesus, in Tefé; Responsabile del Centro Vocazionale di Tefé (dal 1999 ad oggi); Superiore Maggiore del Distretto Spiritano dell’Amazzonia (dal 2003 ad oggi); Delegato al XIX Capitolo Generale della Congregazione a Cascais, Portogallo (2004).



NOMINA DELL’AUSILIARE DELL’ORDINARIATO MILITARE PER IL BRASILE

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Ordinariato Militare per il Brasile il Rev.do Sac. José Francisco Falcão de Barros, del clero della diocesi di Palmeira dos Índios, finora Parroco di San Vincenzo de’ Paoli a Palmeira dos Índios e Cappellano della Polizia Militare dello Stato di Alagoas, assegnandogli la sede titolare vescovile di Auguro.

Rev.do Sac. José Francisco Falcão de Barros
Il Rev.do Sac. José Francisco Falcão de Barros è nato il 14 marzo 1965 a Paulo Jacinto. Ha frequentato la scuola media presso il Collegio diocesano a Garanhuns e il Corso di Filosofia e di Teologia presso la Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro. Ha conseguito la specializzazione in Agronomia presso l’ Università Federale di Alogoas; la Licenza e il Dottorato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università San Tommaso di Aquino in Roma.
È stato ordinato sacerdote il 18 novembre 1991 a Palmeira dos Índios.
Dal 1993 ad oggi ricopre l’ufficio di Parroco della parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli. Ha ricoperto gli incarichi di: Professore di Teologia al Seminario Nossa Senhora da Assunção, a Maceió; Cancelliere della Curia diocesana di Palmeira dos Índios; Vicario Giudiziale della diocesi.
Dal 2006 è Cappellano della Polizia Militare dello Stato di Alagoas, a Palmeira dos Índios.












L’UDIENZA GENERALE



L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI, dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa ha incentrato la sua meditazione sulla figura di San Giovanni della Croce, sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi e dottore della Chiesa (1542-1591).
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

due settimane fa ho presentato la figura della grande mistica spagnola Teresa di Gesù. Oggi vorrei parlare di un altro importante Santo di quelle terre, amico spirituale di santa Teresa, riformatore, insieme a lei, della famiglia religiosa carmelitana: san Giovanni della Croce, proclamato Dottore della Chiesa dal Papa Pio XI, nel 1926, e soprannominato nella tradizione Doctor mysticus, "Dottore mistico".

Giovanni della Croce nacque nel 1542 nel piccolo villaggio di Fontiveros, vicino ad Avila, nella Vecchia Castiglia, da Gonzalo de Yepes e Catalina Alvarez. La famiglia era poverissima, perché il padre, di nobile origine toledana, era stato cacciato di casa e diseredato per aver sposato Catalina, un'umile tessitrice di seta. Orfano di padre in tenera età, Giovanni, a nove anni, si trasferì, con la madre e il fratello Francisco, a Medina del Campo, vicino a Valladolid, centro commerciale e culturale. Qui frequentò il Colegio de los Doctrinos, svolgendo anche alcuni umili lavori per le suore della chiesa-convento della Maddalena. Successivamente, date le sue qualità umane e i suoi risultati negli studi, venne ammesso prima come infermiere nell'Ospedale della Concezione, poi nel Collegio dei Gesuiti, appena fondato a Medina del Campo: qui Giovanni entrò diciottenne e studiò per tre anni scienze umane, retorica e lingue classiche. Alla fine della formazione, egli aveva ben chiara la propria vocazione: la vita religiosa e, tra i tanti ordini presenti a Medina, si sentì chiamato al Carmelo.

Nell’estate del 1563 iniziò il noviziato presso i Carmelitani della città, assumendo il nome religioso di Mattia. L’anno seguente venne destinato alla prestigiosa Università di Salamanca, dove studiò per un triennio arti e filosofia. Nel 1567 fu ordinato sacerdote e ritornò a Medina del Campo per celebrare la sua Prima Messa circondato dall'affetto dei famigliari. Proprio qui avvenne il primo incontro tra Giovanni e Teresa di Gesù. L’incontro fu decisivo per entrambi: Teresa gli espose il suo piano di riforma del Carmelo anche nel ramo maschile dell'Ordine e propose a Giovanni di aderirvi "per maggior gloria di Dio"; il giovane sacerdote fu affascinato dalle idee di Teresa, tanto da diventare un grande sostenitore del progetto. I due lavorarono insieme alcuni mesi, condividendo ideali e proposte per inaugurare al più presto possibile la prima casa di Carmelitani Scalzi: l’apertura avvenne il 28 dicembre 1568 a Duruelo, luogo solitario della provincia di Avila. Con Giovanni formavano questa prima comunità maschile riformata altri tre compagni. Nel rinnovare la loro professione religiosa secondo la Regola primitiva, i quattro adottarono un nuovo nome: Giovanni si chiamò allora "della Croce", come sarà poi universalmente conosciuto. Alla fine del 1572, su richiesta di santa Teresa, divenne confessore e vicario del monastero dell’Incarnazione di Avila, dove la Santa era priora. Furono anni di stretta collaborazione e amicizia spirituale, che arricchì entrambi. ! quel periodo risalgono anche le più importanti opere teresiane e i primi scritti di Giovanni.

L’adesione alla riforma carmelitana non fu facile e costò a Giovanni anche gravi sofferenze. L’episodio più traumatico fu, nel 1577, il suo rapimento e la sua incarcerazione nel convento dei Carmelitani dell'Antica Osservanza di Toledo, a seguito di una ingiusta accusa. Il Santo rimase imprigionato per mesi, sottoposto a privazioni e costrizioni fisiche e morali. Qui compose, insieme ad altre poesie, il celebre Cantico spirituale. Finalmente, nella notte tra il 16 e il 17 agosto 1578, riuscì a fuggire in modo avventuroso, riparandosi nel monastero delle Carmelitane Scalze della città. Santa Teresa e i compagni riformati celebrarono con immensa gioia la sua liberazione e, dopo un breve tempo di recupero delle forze, Giovanni fu destinato in Andalusia, dove trascorse dieci anni in vari conventi, specialmente a Granada. Assunse incarichi sempre più importanti nell'Ordine, fino a diventare Vicario Provinciale, e completò la stesura dei suoi trattati spirituali. Tornò poi nella sua terra natale, come membro del governo generale della famiglia religiosa teresiana, che godeva ormai di piena autonomia giuridica. Abitò nel Carmelo di Segovia, svolgendo l'ufficio di superiore di quella comunità. Nel 1591 fu sollevato da ogni responsabilità e destinato alla nuova Provincia religiosa del Messico. Mentre si preparava per il lungo viaggio con altri dieci compagni, si ritirò in un convento solitario vicino a Jaén, dove si ammalò gravemente. Giovanni affrontò con esemplare serenità e pazienza enormi sofferenze. Morì nella notte tra il 13 e il 14 dicembre 1591, mentre i confratelli recitavano l'Ufficio mattutino. Si congedò da essi dicendo: "Oggi vado a cantare l'Ufficio in cielo". I suoi resti mortali furono traslati a Segovia. Venne beatificato da Clemente X nel 1675 e canonizzato da Benedetto XIII nel 1726.

Giovanni è considerato uno dei più importanti poeti lirici della letteratura spagnola. Le opere maggiori sono quattro: Ascesa al Monte Carmelo, Notte oscura, Cantico spirituale e Fiamma d'amor viva.

Nel Cantico spirituale, san Giovanni presenta il cammino di purificazione dell’anima, e cioè il progressivo possesso gioioso di Dio, finché l’anima perviene a sentire che ama Dio con lo stesso amore con cui è amata da Lui. La Fiamma d'amor viva prosegue in questa prospettiva, descrivendo più in dettaglio lo stato di unione trasformante con Dio. Il paragone utilizzato da Giovanni è sempre quello del fuoco: come il fuoco quanto più arde e consuma il legno, tanto più si fa incandescente fino a diventare fiamma, così lo Spirito Santo, che durante la notte oscura purifica e "pulisce" l'anima, col tempo la illumina e la scalda come se fosse una fiamma. La vita dell'anima è una continua festa dello Spirito Santo, che lascia intravedere la gloria dell'unione con Dio nell'eternità.

L’Ascesa al Monte Carmelo presenta l'itinerario spirituale dal punto di vista della purificazione progressiva dell'anima, necessaria per scalare la vetta della perfezione cristiana, simboleggiata dalla cima del Monte Carmelo. Tale purificazione è proposta come un cammino che l’uomo intraprende, collaborando con l'azione divina, per liberare l'anima da ogni attaccamento o affetto contrario alla volontà di Dio. La purificazione, che per giungere all'unione d’amore con Dio dev’essere totale, inizia da quella della vita dei sensi e prosegue con quella che si ottiene per mezzo delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità, che purificano l'intenzione, la memoria e la volontà. La Notte oscura descrive l'aspetto "passivo", ossia l'intervento di Dio in questo processo di "purificazione" dell'anima. Lo sforzo umano, infatti, è incapace da solo di arrivare fino alle radici profonde delle inclinazioni e delle abitudini cattive della persona: le può solo frenare, ma non sradicarle completamente. Per farlo, è necessaria l’azione speciale di Dio che purifica radicalmente lo spirito e lo dispone all'unione d'amore con Lui. San Giovanni definisce "passiva" tale purificazione, proprio perché, pur accettata dall'anima, è realizzata dall’azione misteriosa dello Spirito Santo che, come fiamma di fuoco, consuma ogni impurità. In questo stato, l’anima è sottoposta ad ogni genere di prove, come se si trovasse in una notte oscura.

Queste indicazioni sulle opere principali del Santo ci aiutano ad avvicinarci ai punti salienti della sua vasta e profonda dottrina mistica, il cui scopo è descrivere un cammino sicuro per giungere alla santità, lo stato di perfezione cui Dio chiama tutti noi. Secondo Giovanni della Croce, tutto quello che esiste, creato da Dio, è buono. Attraverso le creature, noi possiamo pervenire alla scoperta di Colui che in esse ha lasciato una traccia di sé. La fede, comunque, è l’unica fonte donata all'uomo per conoscere Dio così come Egli è in se stesso, come Dio Uno e Trino. Tutto quello che Dio voleva comunicare all'uomo, lo ha detto in Gesù Cristo, la sua Parola fatta carne. Gesù Cristo è l’unica e definitiva via al Padre (cfr Gv 14,6). Qualsiasi cosa creata è nulla in confronto a Dio e nulla vale al di fuori di Lui: di conseguenza, per giungere all'amore perfetto di Dio, ogni altro amore deve conformarsi in Cristo all’amore divino. Da qui deriva l'insistenza di san Giovanni della Croce sulla necessità della purificazione e dello svuotamento interiore per trasformarsi in Dio, che è la meta unica della perfezione. Questa "purificazione" non consiste nella semplice mancanza fisica delle cose o del loro uso; quello che rende l'anima pura e libera, invece, è eliminare ogni dipendenza disordinata dalle cose. Tutto va collocato in Dio come centro e fine della vita. Il lungo e faticoso processo di purificazione esige certo lo sforzo personale, ma il vero protagonista è Dio: tutto quello che l'uomo può fare è "disporsi", essere aperto all'azione divina e non porle ostacoli. Vivendo le virtù teologali, l’uomo si eleva e dà valore al proprio impegno. Il ritmo di crescita della fede, della speranza e della carità va di pari passo con l’opera di purificazione e con la progressiva unione con Dio fino a trasformarsi in Lui. Quando si giunge a questa meta, l'anima si immerge nella stessa vita trinitaria, così che san Giovanni afferma che essa giunge ad amare Dio con il medesimo amore con cui Egli la ama, perché la ama nello Spirito Santo. Ecco perché il Dottore Mistico sostiene che non esiste vera unione d’amore con Dio se non culmina nell’unione trinitaria. In questo stato supremo l'anima santa conosce tutto in Dio e non deve più passare attraverso le creature per arrivare a Lui. L’anima si sente ormai inondata dall'amore divino e si rallegra completamente in esso.

Cari fratelli e sorelle, alla fine rimane la questione: questo santo con la sua alta mistica, con questo arduo cammino verso la cima della perfezione ha da dire qualcosa anche a noi, al cristiano normale che vive nelle circostanze di questa vita di oggi, o è un esempio, un modello solo per poche anime elette che possono realmente intraprendere questa via della purificazione, dell'ascesa mistica? Per trovare la risposta dobbiamo innanzitutto tenere presente che la vita di san Giovanni della Croce non è stata un "volare sulle nuvole mistiche", ma è stata una vita molto dura, molto pratica e concreta, sia da riformatore dell'ordine, dove incontrò tante opposizioni, sia da superiore provinciale, sia nel carcere dei suoi confratelli, dove era esposto a insulti incredibili e a maltrattamenti fisici. E’ stata una vita dura, ma proprio nei mesi passati in carcere egli ha scritto una delle sue opere più belle. E così possiamo capire che il cammino con Cristo, l'andare con Cristo, "la Via", non è un peso aggiunto al già sufficientemente duro fardello della nostra vita, non è qualcosa che renderebbe ancora più pesante questo fardello, ma è una cosa del tutto diversa, è una luce, una forza, che ci aiuta a portare questo fardello. Se un uomo reca in sé un grande amore, questo amore gli dà quasi ali, e sopporta più facilmente tutte le molestie della vita, perché porta in sé questa grande luce; questa è la fede: essere amato da Dio e lasciarsi amare da Dio in Cristo Gesù. Questo lasciarsi amare è la luce che ci aiuta a portare il fardello di ogni giorno. E la santità non è un'opera nostra, molto difficile, ma è proprio questa "apertura": aprire e finestre della nostra anima perché la luce di Dio possa entrare, non dimenticare Dio perché proprio nell'apertura alla sua luce si trova forza, si trova la gioia dei redenti. Preghiamo il Signore perché ci aiuti a trovare questa santità, lasciarsi amare da Dio, che è la vocazione di noi tutti e la vera redenzione. Grazie.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs,

né en 1542, saint Jean de la Croix est ordonné prêtre dans l’Ordre carmélitain. Il adhère immédiatement au projet de réforme du Carmel entrepris par sainte Thérèse d’Avila, « pour la plus grande gloire de Dieu ». Surnommé le « Docteur mystique ou de la théologie spirituelle », il est l’un des plus importants poètes lyriques espagnols. Ses œuvres sont : La montée du Mont Carmel, La Nuit obscure, Le Cantique spirituel et La Vive Flamme d’amour. Elles proposent un chemin de purification de l’âme par l’action mystérieuse de l’Esprit Saint jusqu’à l’union d’amour avec Dieu. La purification commence par celle des sens et se poursuit avec celle de l’intention, de la mémoire et de la volonté, qui s’obtient par la foi, seule mesure de Dieu, l’espérance pure et la charité qui relève l’âme vers Dieu. C’est Dieu seul qui purifie ! L’homme doit collaborer en se libérant de ce qui est contraire à la volonté de Dieu, et en se disposant à son action avec générosité. Chers frères et sœurs, saint Jean de la Croix, chantre de l’Amour divin, nous exhorte à emprunter résolument le chemin de purification de notre cœur et de notre vie pour rencontrer la lumière du Christ par delà nos obscurités humaines. La sainteté n’est pas le privilège de quelques-uns, elle est la vocation à laquelle chaque chrétien est appelé !

Je salue cordialement les pèlerins francophones, en particulier les jeunes et les formateurs du séminaire de Bayonne, accompagnés de leur Évêque, Monseigneur Marc Aillet ! Recueillant le message de saint Jean de la Croix, je vous invite à approfondir votre vie chrétienne et à expérimenter les vertus théologales, source d’une vraie transformation de vos vies et d’une progressive union avec Dieu. Avec ma Bénédiction !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters in Christ,

In today’s catechesis, we discuss the sixteenth-century Spanish Carmelite mystic, Saint John of the Cross. John was born into a poor family. As a young man he entered the Carmelites and was ordained priest. Soon afterwards, he met Teresa of Avila in what was a decisive encounter for them both, as they discerned plans for reforming the Carmelite Order. He became confessor at Teresa’s monastery, and together they developed a rich articulation of the workings of the Lord upon the soul in the spiritual life. Despite persecution and misunderstanding from within his own Order, John produced some of the most illuminating and insightful treatises in all of Western spirituality. His four major writings are The Ascent of Mount Carmel, The Dark Night of the Soul, The Spiritual Canticle, and The Living Flame of Love. One of the themes much developed by John was that of the purification of the soul: by means of created things, we can discover traces of the living God in this world. Faith, however, is the unique means by which we can come to know God as he is in himself. The demanding process of purification, at times active and at others passive, requires our determined effort, but it is God who is the real centre; all man can do is dispose himself and humble himself before the loving work of God in the soul. In this sense, John is for us a model of humble dedication and of faithful perseverance on the road to spiritual maturity.

I extend a warm welcome to all the English-speaking pilgrims and visitors, especially those students from Saint Benedict’s School, Saint Aloysius College, Saint Patrick’s Grammar School, and students and parishioners from the United States. Upon you all, I invoke God’s blessings of joy and peace!


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Der heilige Johannes vom Kreuz ist neben Theresia von Ávila, über die ich vor zwei Wochen gesprochen habe, die zweite große Gestalt der Reform des Karmelordens. Johannes wurde 1542 in Fontiveros bei Ávila geboren. Nach einer schwierigen Jugend trat er mit 21 Jahren bei den Karmeliten in Medina del Campo ein und wurde zum Studium an die Universität von Salamanca geschickt. Kurz nach seiner Priesterweihe 1567 kam es zur entscheidenden Begegnung mit Theresia von Ávila. Fasziniert von den Ideen dieser Heiligen, widmete er von da an sein ganzes Leben der Erneuerung des Karmels. Er nahm den Beinamen »vom Kreuz« an und gründete in Duruelo das erste Reformkloster für den männlichen Zweig des Ordens. Sein Einsatz brachte ihm heftigen Widerstand ein, er mußte sogar eine monatelange schwere Kerkerhaft im Karmel von Toledo erdulden, aus der er sich schließlich durch eine abenteuerliche Flucht befreien konnte. Johannes starb 1591 in Úbeda, wurde 1726 heiliggesprochen und 1926 von Papst Pius XI. zum Kirchenlehrer erhoben. Durch seine poetischen Schriften gilt Johannes vom Kreuz als ein Klassiker der spanischen Literatur und Mystik. In seinen vier Hauptwerken – Aufstieg auf den Berg Karmel, Die Dunkle Nacht, Der Geistliche Gesang und Die lebendige Flamme der Liebe – beschreibt er den geistlichen Weg des Menschen hin zur mystischen Vereinigung mit dem dreifaltigen Gott. Die Seele vollzieht durch die drei göttlichen Tugenden Glauben, Hoffnung und Liebe einen Prozeß der Reinigung. Aber es ist nicht eigentlich der Mensch, der sich heilig macht: Der Mensch muß offen sein, darf sich Gott nicht entgegensetzen, doch das Eigentliche der Heiligkeit kommt davon, daß Gottes Licht in uns hereinleuchtet, uns umwandelt und uns frei macht. Insofern ist es nicht ein Weg großer asketischer Anstrengungen, sondern ein Weg, der Gott Raum läßt und damit uns sagt, was eigentlich Heiligkeit ist. Heiligkeit ist das Offensein: sich von Gott lieben lassen, sich ihm aussetzen und so sich von ihm umformen und reinigen lassen. Es ist nicht Last des Herumwerkelns, sondern Freude des Beschenktseins von Gottes Liebe, der uns hilft, das andere, das Mühsame unseres Lebens zu ertragen und recht zu bewältigen.

Sehr herzlich heiße ich alle Brüder und Schwestern deutscher Sprache willkommen, besonders die Pilger aus der Diözese Eisenstadt in Begleitung von Bischof Ägidius Zsifkovics. Der heilige Johannes vom Kreuz lädt uns ein, unser ganzes Dasein mit allen Freuden und Mühsalen im Licht des Herrn zu sehen und mit ihm den Aufstieg zum wahren Leben in Gott zu wagen. Lassen wir uns also von der Liebe Christi formen, damit Er in uns und durch uns wirkt. Die Heiligkeit ist kein Privileg weniger, sondern Berufung und Geschenk eines jeden Christen. Gottes Gnade führe euch auf allen euren Wegen.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

San Juan de la Cruz, nacido en una familia pobre, ingresó como carmelita en Medina del Campo, siendo ordenado sacerdote al terminar sus estudios en la Universidad de Salamanca. Colaboró estrechamente con santa Teresa de Jesús en la reforma del Carmelo, lo que le supuso muchos sufrimientos, llegando incluso a ser encarcelado. Mientras se preparaba para ir a México, enfermó gravemente y murió, dando un ejemplo de serenidad y paciencia en medio de sus dolores. En sus libros, como "Subida del Monte Carmelo", "Noche Oscura", "Cántico Espiritual" o "Llama de amor viva", de gran profundidad mística, nos propone un itinerario espiritual para alcanzar la santidad. Para llegar a la unión de amor con Dios hay que purificarse de todo afecto desordenado. Pero este proceso, aunque exige la colaboración del hombre, es obra de Dios, ya que el ser humano por sus propias fuerzas es incapaz de realizarlo. En cambio, mediante la fe, esperanza y caridad, se dispone a la acción de Dios, amándolo con el mismo amor con que Él lo ama.

Saludo cordialmente a los fieles de lengua española. En particular, a las Esclavas del Sagrado Corazón de Jesús, así como a los peregrinos de España, México y otros países latinoamericanos. Siguiendo las enseñanzas de san Juan de la Cruz, os exhorto a que recorráis el camino hacia la santidad, a la que el Señor os ha llamado con el bautismo, abriendo vuestro corazón al amor de Dios y dejándoos transformar y purificar por su gracia. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Há duas semanas apresentei a figura da grande mística espanhola Teresa de Jesus; hoje gostaria de falar de São João da Cruz, reformador junto com ela da Ordem Carmelita. Nasceu em uma família pobre, tendo ficado órfão de pai ainda jovem. Devido às suas qualidades humanas e resultados no estudo, foi admitido no Colégio dos Jesuítas em Medina do Campo. Terminada a sua formação, decidiu fazer-se Carmelita. Após ter sido ordenado sacerdote, conheceu Santa Teresa, a qual lhe expôs o plano reformador para a sua ordem religiosa, que daria origem aos Carmelitas Descalços. Contudo, a sua adesão à reforma, devido a injustiças e incompreensões, causou-lhe muito sofrimento. Por fim, depois de fazer parte do governo geral da família teresiana, morreu em 1591, dizendo aos seus confrades que recitavam o Ofício Matutino: "Hoje vou cantar o Ofício no céu". Suas principais obras, nas quais apresenta a sua profunda doutrina mística, são: Subida ao Monte Carmelo; Noite Escura; Cântico Espiritual e Chama viva de Amor.

Amados peregrinos de língua portuguesa: a todos saúdo cordialmente e recordo, com São João da Cruz, que a santidade não é privilégio de poucos, mas vocação a qual todo cristão é chamado. Por isso, exorto-vos a entrardes de modo sempre mais decidido no caminho de purificação do coração e da vida, para irdes ao encontro de Cristo. Somente nele jaz a verdadeira felicidade. Ide em paz!



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE



○ Saluto in lingua polacca

Z serdecznym pozdrowieniem zwracam się do Polaków. Św. Jan od Krzyża uczy, że nasze życie jest drogą ku spotkaniu z Chrystusem. Wszystkie nasze radości i troski, całe nasze istnienie powinniśmy widzieć w Jego świetle, otwierając serce na działanie Jego łaski, abyśmy byli coraz bardziej z Nim zjednoczeni. Świętość nie jest przywilejem nielicznych, ale powołaniem każdego chrześcijanina. Na tej drodze niech Bóg wam błogosławi.

[Con un cordiale saluto mi rivolgo ai polacchi. San Giovanni della Croce insegna che tutta la nostra vita è un cammino verso l’incontro con Cristo. Dobbiamo vedere nella sua luce tutte le nostre gioie e preoccupazioni, tutta la nostra esistenza, aprendo i cuori all’azione della sua grazia, affinché siamo sempre più uniti a Lui. La santità non è privilegio di pochi, ma è la vocazione di ogni cristiano. In questo cammino Dio vi benedica.]


○ Saluto in lingua ceca

Srdečně vítám skupinu kněží a mladých ministrantů z Prahy a okolí, kteří na své pouti do Říma prosí Pána o nová kněžská povolání. Rád žehnám vám i vašim drahým! Chvála Kristu!

[Un cordiale benvenuto al gruppo di Sacerdoti e di giovani ministranti, di Praga e dintorni, che sono venuti in pellegrinaggio a Roma a pregare il Signore per le nuove vocazioni sacerdotali! Volentieri benedico voi e i vostri cari! Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al Capitolo generale dei Chierici Mariani dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, augurando di continuare con generosità il servizio a Cristo e alla Chiesa, seguendo fedelmente la via tracciata dal venerato Fondatore. Saluto con affetto le Missionarie della Carità e le ringrazio per la gioiosa testimonianza cristiana che rendono nei diversi Continenti, sulle orme della loro indimenticabile Fondatrice la beata Teresa di Calcutta. Saluto i coordinatori regionali dell’Apostolato del mare, in occasione del convegno promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e li incoraggio a individuare adeguate risposte pastorali ai problemi dei marittimi e delle loro famiglie. Saluto i rappresentanti della Banca di Viterbo Credito Cooperativo ed auspico che il centenario di fondazione dell’Istituto susciti sempre maggiore impegno a servizio degli autentici bisogni sociali.

Il mio pensiero va, infine, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Voi, cari giovani, fate spazio nel vostro cuore a Gesù e diffondete la sua gioia e la sua pace. Voi, cari malati, offrite al Signore i vostri momenti di prova perché si aprano le porte dei cuori all'annuncio del Vangelo. E voi, cari sposi novelli, siate sempre testimoni dell'amore di Cristo, che vi ha chiamati a realizzare un comune progetto di vita.

17/02/2011 01:09
 
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Benedetto XVI: la santità è “lasciarsi amare da Dio”
Durante l’Udienza generale dedicata a San Giovanni della Croce



ROMA, mercoledì, 16 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Il cammino di purificazione verso la santità prevede sì l'impegno personale ma non può prescindere dall'affidamento all'amore di Dio. E' questo, secondo Benedetto XVI, l'insegnamento che ci ha lasciato san Giovanni della Croce, che insieme a santa Teresa d’Avila fu il grande riformatore della famiglia religiosa carmelitana.

Durante l’Udienza generale dedicata questo mercoledì al grande mistico del XVI secolo, il Papa ha sottolineato che “se un uomo reca in sé un grande amore, questo amore gli dà quasi ali, e sopporta più facilmente tutte le molestie della vita, perché porta in sé questa grande luce; questa è la fede: essere amato da Dio e lasciarsi amare da Dio in Cristo Gesù”.

Nella sua catechesi il Papa ha ripercorso la vita di San Giovanni della Croce, segnata da un cammino di purificazione progressiva dell’anima per scalare la vetta della perfezione cristiana.

“Tale purificazione – ha detto il Pontefice – è proposta come un cammino che l’uomo intraprende, collaborando con l'azione divina, per liberare l'anima da ogni attaccamento o affetto contrario alla volontà di Dio”.

“La purificazione, che per giungere all'unione d’amore con Dio dev’essere totale, inizia da quella della vita dei sensi e prosegue con quella che si ottiene per mezzo delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità, che purificano l'intenzione, la memoria e la volontà”.

Tuttavia, come spiegato da san Giovanni della Croce nella “Notte oscura”, “lo sforzo umano, […] – ha sottolineato il Papa – è incapace da solo di arrivare fino alle radici profonde delle inclinazioni e delle abitudini cattive della persona: le può solo frenare, ma non sradicarle completamente”.


“Il lungo e faticoso processo di purificazione esige lo sforzo personale, ma il vero protagonista è Dio – ha continuato – : tutto quello che l'uomo può fare è 'disporsi', essere aperto all'azione divina e non porle ostacoli”.

E' lì che “l’anima si immerge nella stessa vita trinitaria” così da amare Dio “con il medesimo amore con cui Egli la ama, perché la ama nello Spirito Santo”.

“Preghiamo il Signore – ha detto quindi il Papa – perché ci aiuti a trovare questa santità di lasciarsi amare da Dio, che è la vocazione di noi tutti e la vera redenzione”.

Al momento dei saluti finali, il Papa ha rivolto un pensiero affettuoso alle Missionarie della Carità presenti in Aula Paolo VI, ringraziandole per la “gioiosa testimonianza cristiana che rendono nei diversi continenti, sulle orme della loro indimenticabile fondatrice” Madre Teresa di Calcutta.

Quindi, ha rivolto un saluto ai coordinatori regionali dell’Apostolato del mare, in occasione del convegno promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, incoraggiandoli ad “individuare adeguate risposte pastorali ai problemi dei marittimi e delle loro famiglie”.

17/02/2011 15:57
 
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza:

S.E. il Signor Dmitrij Anatolievic Medvedev, Presidente della Federazione Russa, con la Consorte, e Seguito.

Em.mo Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.











COMUNICATO DELLA SALA STAMPA: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE RUSSA



Oggi, 17 febbraio 2011, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza Sua Eccellenza il Sig. Dmitrij Medvedev, Presidente della Federazione Russa. Successivamente, insieme al Ministro degli Affari Esteri Sua Eccellenza Sig. Sergey Lavrov, il Presidente ha incontrato Sua Eminenza il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, accompagnato da Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Nel corso dei cordiali colloqui ci si è compiaciuti per i buoni rapporti bilaterali e si è sottolineata la volontà di rafforzarli, anche in seguito all’allacciamento dei pieni Rapporti diplomatici. Si è riconosciuta l’ampia collaborazione tra la Santa Sede e la Federazione Russa sia nella promozione degli specifici valori umani e cristiani, sia in ambito culturale e sociale. Successivamente si è rilevato il contributo positivo che il dialogo interreligioso può offrire alla società. Infine, ci si è soffermati sulla situazione internazionale, con particolare riferimento al Medio Oriente.









Santa Sede e Russia vogliono rafforzare le loro relazioni
Il Papa riceve in udienza il Presidente russo Medvedev



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 17 febbraio 2011 (ZENIT.org).- La Santa Sede e la Federazione Russa desiderano rafforzare i loro rapporti.

Lo rivela il comunicato diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede questo giovedì, al termine dell'udienza che Papa Benedetto XVI ha concesso al Presidente della Federazione Russa Dmitri Medvedev.

Il Capo di Stato russo ha poi incontrato, insieme al Ministro degli Affari Esteri russo Sergey Lavrov, il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, accompagnato da monsignor Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

La nota vaticana rivela che nel corso dei colloqui tra il Pontefice e il Presidente Medvedev “ci si è compiaciuti per i buoni rapporti bilaterali e si è sottolineata la volontà di rafforzarli, anche in seguito all’allacciamento dei pieni Rapporti diplomatici”.

Lo stabilimento di relazioni diplomatiche piene tra i due Stati è stato annunciato il 3 dicembre 2009, dopo che il Papa aveva ricevuto in udienza Medvedev.

Il Vaticano e l'ex Unione Sovietica avevano stabilito relazioni diplomatiche nel 1990 con uffici di rappresentanza, anche se i rispettivi rappresentanti avevano sempre avuto il rango di ambasciatori.

Nell'estate 2010 il processo è culminato con lo scambio di ambasciatori. Il 26 giugno ha infatti presentato le sue lettere credenziali il primo ambasciatore russo presso la Santa Sede, Mikolaj Sadlichov, mentre il 15 luglio ha presentato le lettere credenziali al Ministro degli Esteri Lavrov monsignor Antonio Mennini, che da rappresentante del Papa presso la Federazione Russa è diventato ufficialmente Nunzio, cioè ambasciatore (cfr. ZENIT, 28 luglio 2010).

Nei colloqui di questo giovedì tra il Papa e Medvedev, aggiunge la nota della Sala Stampa vaticana, è stata anche riconosciuta “l’ampia collaborazione tra la Santa Sede e la Federazione Russa sia nella promozione degli specifici valori umani e cristiani, sia in ambito culturale e sociale”.

Allo stesso modo, “si è rilevato il contributo positivo che il dialogo interreligioso può offrire alla società”.

Il Papa e Medvedev non hanno infine mancato di soffermarsi “sulla situazione internazionale, con particolare riferimento al Medio Oriente”.

La Federazione Russa ha una popolazione di quasi 140 milioni di abitanti. I cattolici sono meno di un milione e mezzo.

18/02/2011 15:50
 
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, in Visita "ad Limina Apostolorum":
S.E. Mons. Patricio A. Buzon, S.D.B., Vescovo di Kabankalan;
S.E. Mons. Jose F. Advincula, Vescovo di San Carlos;
S.E. Mons. Jose Romeo O. Lazo, Vescovo di San Jose de Antique;
S.E. Mons. Gilbert A. Garcera, Vescovo di Daet;
S.E. Mons. Joel Z. Baylon, Vescovo di Legazpi;
S.E. Mons. Jose R. Rojas, Vescovo di Libmanan.

Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, in Visita "ad Limina Apostolorum".

Il Papa riceve questo pomeriggio in Udienza:
Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.










RINUNCE E NOMINE





NOMINA DEL VESCOVO DI YOLA (NIGERIA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo della diocesi di Yola (Nigeria) il Rev.do Stephen Dami Mamza, del clero di Maiduguri, attualmente in Irlanda per un corso di studi sullo sviluppo umano.

Rev.do Stephen Dami Mamza
Il Rev.do Stephen Dami Mamza è nato il 30 novembre 1969 a Bazza, Adamawa State, nella diocesi di Maiduguri. Dopo le scuole primarie svolte alla Ldaba Primary School in Bazza (1976-1982) e le scuole secondarie al Seminario Minore St. Peter di Yola (1983-1988), ha proseguito gli studi di Filosofia al Seminario Maggiore di Makurdi (1988-1991) e quelli di Teologia al Seminario Maggiore St. Augustine, Jos (1991-1995).
È stato ordinato sacerdote il 13 aprile 1996, per la diocesi di Maiduguri.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1996-1997: Vicario parrocchiale a Maiduguri; 1997-2003: Direttore diocesano delle Vocazioni; 1997-1999: Parroco delle parrocchie di Michika e Yaffa; 1999-2005: Parroco a St. Andrew Parish, Mubi; 2005-2009: Parroco delle parrocchie di St. Timothy e St. Rita in Maiduguri e Coordinatore diocesano della Commissione Giustizia, Pace e Sviluppo.
Dal 2009 si trova in Irlanda dove frequenta il Kimmage Development Study Centre, Holy Ghost College, a Dublino, per ottenere un Master’s Degree sullo sviluppo umano.
È stato anche Membro del Collegio dei Consultori e Direttore diocesano dei progetti.



NOMINA DI AUSILIARE DI PORTO (PORTOGALLO)

Il Papa ha nominato Ausiliare della diocesi di Porto (Portogallo) il Rev.do Can. Pio Gonçalo Alves de Sousa, finora Decano del Capitolo della Cattedrale di Braga, assegnandogli la sede titolare vescovile di Acque Flavie.

Rev.do Can. Pio Gonçalo Alves de Sousa
Il Rev.do Canonico Pio Gonçalo Alves de Sousa è nato il 20 aprile 1945 nella città di Lanheses, diocesi di Viana do Castelo.
Dopo aver frequentato il Seminario Conciliare di Braga ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 15 agosto 1968 ed è stato incardinato nel clero dell’arcidiocesi di Braga.
Nel corso del suo ministero sacerdotale ha svolto gli incarichi seguenti: Vicario Parrocchiale a Creixomil (1968); Vicario episcopale per l’Educazione della Fede (1985); Canonico della cattedrale (1987); Docente di Teologia presso la Facoltà Teologica dell’Università Cattolica di Braga (1987); Direttore dell’Ufficio per le attività culturali di Braga (1989-1997); Direttore della Facoltà Teologica di Braga (1992-1996); Vice Rettore dell’Università Cattolica del Portogallo (1994-2000); Decano del Capitolo della Cattedrale di Braga (dal 2003) e Presidente del Centro Regionale di Braga dell’Università Cattolica Portoghese (dal 2007).
















VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLE FILIPPINE (II GRUPPO)

Alle ore 11.45 di oggi, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai Vescovi presenti:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

My dear Brother Bishops,

I am pleased to receive you today on the occasion of your ad Limina visit, and I offer my sincere good wishes and prayers for yourselves and for all those entrusted to your pastoral care. Your presence at the tombs of the Apostles Peter and Paul strengthens the profound unity that already exists between the Church in the Philippines and the Holy See. As the deep links which Catholics enjoy with the Successor of Peter have always been a significant characteristic of faith in your country, I pray that this communion will continue to grow and flourish as you consider the present challenges of your apostolate.

While the Philippines continues to face many challenges in the area of economic development, we must recognize that these obstacles to a life of happiness and fulfilment are not the only stumbling blocks that must be addressed by the Church. Filipino culture is also confronted with the more subtle questions inherent to the secularism, materialism, and consumerism of our times. When self-sufficiency and freedom are severed from their dependence upon and completion in God, the human person creates for himself a false destiny and loses sight of the eternal joy for which he has been made. The path to rediscovering humanity’s true destiny can only be found in the re-establishment of the priority of God in the heart and mind of every person.

Above all, to keep God at the center of the life of the faithful, the preaching of you and your clergy must be personal in its focus so that each Catholic will grasp in his or her innermost depths the life-transforming fact that God exists, that he loves us, and that in Christ he answers the deepest questions of our lives. Your great task in evangelization is therefore to propose a personal relationship with Christ as key to complete fulfilment. In this context, the second Plenary Council of the Philippines continues to have beneficial effects, the result being that many dioceses have formed pastoral programs focused on conveying the good news of salvation. At the same time, it must be recognized that new initiatives in evangelization will only be fruitful if, by the grace of God, those proposing them are people who truly believe and live the message of the Gospel themselves.

This is surely one of the reasons why basic ecclesial communities have had such a positive impact throughout the country. When formed and guided by people whose motivating force is the love of Christ, these communities have proven themselves to be worthy tools of evangelization as they work in conjunction with local parishes. Similarly, the Church in the Philippines is fortunate to have a number of lay organizations which continue to draw people to the Lord. In order to confront the questions of our times, the laity need to hear the Gospel message in its fullness, to understand its implications for their personal lives and for society in general, and thus be constantly converted to the Lord. I therefore urge you to take special care in shepherding such groups, so that the primacy of God may remain in the forefront.

This primacy is of particular importance when it comes to the evangelization of youth. I am happy to note that, in your country, the faith plays a very important role in the lives of many young people, a fact that is due in large part to the patient work of the local Church to reach out to the youth at all levels. I encourage you to continue to remind young people that the glamour of this world will not satisfy their natural desire for happiness. Only true friendship with God will break the bonds of loneliness from which our fragile humanity suffers and will establish a true and lasting communion with others, a spiritual bond that will readily prompt within us the wish to serve the needs of those we love in Christ. Care must also be given to showing young people the importance of the sacraments as instruments of God's grace and assistance. This is particularly true of the sacrament of matrimony, which sanctifies married life from its very beginning, so that God's presence may sustain young couples in their struggles.

The pastoral care of young people which aims to establish the primacy of God in their hearts, tends inherently to result not only in vocations to Christian marriage but also in plentiful callings of all kinds. I am pleased to note the success of local initiatives in fostering numerous vocations to the priesthood and the religious life. However, the need for ever more dedicated servants of Christ both at home and abroad is still pressing. From your quinquennial reports, it appears that in many dioceses the number of priests and the corresponding number of parishes is not yet sufficient to meet the spiritual needs of the large and growing Catholic population. With you, I therefore pray that young Filipinos who feel called to the priesthood and the religious life will respond generously to the promptings of the Spirit. May the Church’s mission of evangelization be sustained by the wonderful gifts which the Lord offers to those whom he calls! In your turn, as Pastors you will wish to offer these young vocations a well-developed and carefully applied plan of integral formation so that their initial inclination towards a life of service to Christ and his faithful may come to full spiritual and human maturity.

Dear brothers in the episcopate, with these thoughts I assure you of my prayers and commend you to the intercession of Saint Lorenzo Ruiz. May his example of steadfast faithfulness to Christ be an encouragement to you in your apostolic labors. To you, to the clergy and religious, and to all the faithful entrusted to your care, I cordially impart my Apostolic Blessing as a pledge of grace and peace.






Il Papa ai Vescovi delle Filippine in visita ad limina apostolorum

CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 18 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito il testo del discorso che Papa Benedetto XVI ha pronunciato questo venerdì mattina ricevendo in udienza i Vescovi delle Filippine, a Roma in visita ad limina apostolorum.

* * *

Cari Fratelli Vescovi,

Sono lieto di ricevervi oggi, in occasione della vostra visita ad Limina, e vi offro i miei sinceri e buoni auspici e le mie preghiere per voi e per tutti coloro che sono affidati alla vostra sollecitudine pastorale. La vostra presenza presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo rafforza la profonda unità già esistente tra la Chiesa nelle Filippine e la Santa Sede. Poiché i profondi legami tra i cattolici e il Successore di Pietro sono sempre stati una caratteristica importante della fede nel vostro Paese, prego affinché questa comunione continui a crescere e a prosperare mentre affrontate le sfide presenti del vostro apostolato.

Mentre le Filippine continuano ad affrontare molte sfide nell’ambito dello sviluppo economico, dobbiamo riconoscere che questi ostacoli a una vita di gioia e di realizzazione non sono gli unici sassi d’inciampo che la Chiesa deve fronteggiare. La cultura filippina deve anche confrontarsi con le questioni più complesse relative al secolarismo, al materialismo e al consumismo dei nostri tempi. Quando l’autosufficienza e la libertà vengono separate dalla loro dipendenza da Dio e dal loro compimento in Lui, la persona umana crea per se stessa un falso destino e perde di vista la gioia eterna per la quale è stata creata. Il cammino verso la riscoperta del destino autentico dell’umanità può essere trovato solo ristabilendo la priorità di Dio nel cuore e nella mente di ogni persona.

Soprattutto, per mantenere Dio al centro della vita dei fedeli, la vostra predicazione e quella del vostro clero devono essere mirate, affinché ogni cattolico comprenda nel profondo il fatto, capace di trasformare la vita, che Dio esiste, che ci ama e che in Cristo risponde alle domande più profonde della nostra vita. Il vostro grande compito nell’evangelizzazione è quindi di proporre un rapporto personale con Cristo come chiave per la completa realizzazione. In questo contesto, il secondo Concilio Plenario delle Filippine continua ad avere effetti benefici, facendo sì che molte diocesi abbiano realizzato programmi pastorali incentrati sulla trasmissione della buona novella della salvezza. Allo stesso tempo, occorre riconoscere che le nuove iniziative nell’ambito dell’evangelizzazione saranno feconde solo se, per grazia di Dio, coloro che le propongono sono persone che credono veramente nel messaggio del Vangelo e lo vivono personalmente.

Questo è certamente uno dei motivi per cui le comunità ecclesiali di base hanno avuto un impatto tanto positivo in tutto il Paese. Laddove sono state costituite e guidate da persone motivate dalla forza dell’amore di Cristo, tali comunità si sono dimostrate degni strumenti di evangelizzazione operando insieme alle parrocchie locali. In modo analogo, la Chiesa nelle Filippine è fortunata ad avere numerose organizzazioni laiche che continuano ad attirare persone verso il Signore. Al fine di rispondere alle domande del nostro tempo, i laici devono ascoltare il messaggio del Vangelo nella sua pienezza, comprenderne le implicazioni per la loro vita personale e per la società in generale, e quindi essere costantemente convertiti al Signore. Vi esorto, pertanto, ad avere particolare cura nel guidare tali gruppi, affinché il primato di Dio possa rimanere in primo piano.

Questo primato è particolarmente importante quando si tratta di evangelizzare i giovani. Sono lieto di constatare che nel vostro Paese la fede svolge un ruolo molto importante nella vita di molti giovani, fatto dovuto in larga parte al paziente lavoro della Chiesa locale per avvicinarsi ai giovani a tutti i livelli. Vi incoraggio a continuare a ricordare ai giovani che le seduzioni di questo mondo non soddisferanno il loro desiderio naturale di felicità. Solo la vera amicizia con Dio spezzerà le catene della solitudine della quale soffre la nostra fragile umanità e creerà una comunione autentica e duratura con gli altri, un legame spirituale che prontamente susciterà in noi il desiderio di servire i bisogni di coloro che amiamo in Cristo. Occorre anche preoccuparsi di mostrare ai giovani l’importanza dei sacramenti come strumenti della grazia e dell’aiuto di Dio. Ciò vale in modo particolare per il sacramento del matrimonio, che santifica la vita coniugale sin dai suoi inizi, affinché la presenza di Dio possa sostenere le giovani coppie nelle loro difficoltà.

La cura pastorale dei giovani volta a stabilire il primato di Dio nel loro cuore tende, per sua natura, a produrre non solo vocazioni al matrimonio cristiano, ma anche numerose altre chiamate. Sono lieto di constatare il successo di iniziative locali atte a promuovere numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Tuttavia, il bisogno di servitori di Cristo sempre più impegnati sia in patria sia all’estero è ancora pressante. Dai vostri resoconti quinquennali emerge che in molte diocesi il numero di sacerdoti e il corrispondente numero di parrocchie non sono ancora sufficienti a rispondere ai bisogni spirituali della grande e crescente popolazione cattolica. Insieme a voi, dunque, prego affinché i giovani filippini che si sentono chiamati al sacerdozio e alla vita religiosa rispondano con generosità ai suggerimenti dello Spirito. Possa la missione evangelizzatrice della Chiesa essere sostenuta dai meravigliosi doni che il Signore offre a coloro che chiama! Da parte vostra, come Pastori desidererete offrire a queste giovani vocazioni un piano di formazione integrale ben sviluppato e attentamente applicato, di modo che la loro inclinazione iniziale verso una vita di servizio a Cristo e ai suoi fedeli possa giungere a una piena maturazione spirituale e umana.

Cari Fratelli nell’Episcopato, con queste riflessioni vi assicuro delle mie preghiere e vi affido all’intercessione di san Lorenzo Ruiz. Possa il suo esempio d’incrollabile fedeltà a Cristo essere per voi un incoraggiamento nel vostro impegno apostolico. A voi, al clero e ai religiosi e a tutti i fedeli affidati alle vostre cure imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica come pegno di grazia e pace.

[© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L'Osservatore Romano”]

19/02/2011 00:59
 
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Il Papa: senza un rapporto personale con Cristo non c'è realizzazione
Riceve i Vescovi filippini in visita ad limina apostolorum



CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 18 febbraio 2011 (ZENIT.org).- La chiave per l'autentica realizzazione dell'essere umano è un rapporto autentico e personale con Cristo, ha affermato Papa Benedetto XVI questo venerdì mattina.

Il Pontefice ha ricevuto i Vescovi delle Filippine in occasione della loro visita quinquennale ad limina apostolorum, sottolineando i “profondi legami” dei cattolici del Paese con il Successore di Pietro e pregando che questa comunione “continui a crescere e a prosperare”, aiutando i presuli ad affrontare le sfide che presenta il loro apostolato.

Tali sfide, ha indicato, non riguardano solo il settore dello sviluppo economico, perché la cultura filippina “deve anche confrontarsi con le questioni più complesse relative al secolarismo, al materialismo e al consumismo dei nostri tempi”.

“Quando l’autosufficienza e la libertà vengono separate dalla loro dipendenza da Dio e dal loro compimento in Lui”, ha dichiarato il Papa, “la persona umana crea per se stessa un falso destino e perde di vista la gioia eterna per la quale è stata creata”.

“Il cammino verso la riscoperta del destino autentico dell’umanità può essere trovato solo ristabilendo la priorità di Dio nel cuore e nella mente di ogni persona”.

“Il vostro grande compito nell’evangelizzazione è quindi di proporre un rapporto personale con Cristo come chiave per la completa realizzazione”, ha detto ai Vescovi filippini.

Testimonianza

In questo contesto, il Papa ha anche sottolineato che “le nuove iniziative nell’ambito dell’evangelizzazione saranno feconde solo se, per grazia di Dio, coloro che le propongono sono persone che credono veramente nel messaggio del Vangelo e lo vivono personalmente”.

“Questo è certamente uno dei motivi per cui le comunità ecclesiali di base hanno avuto un impatto tanto positivo in tutto il Paese”, ha osservato.

Allo stesso modo, la Chiesa nelle Filippine “è fortunata ad avere numerose organizzazioni laiche che continuano ad attirare persone verso il Signore”.

Per far fronte alle esigenze della nostra epoca, ha indicato il Pontefice, “i laici devono ascoltare il messaggio del Vangelo nella sua pienezza, comprenderne le implicazioni per la loro vita personale e per la società in generale, e quindi essere costantemente convertiti al Signore”.

Per questo motivo, ha esortato i Vescovi “avere particolare cura nel guidare tali gruppi, affinché il primato di Dio possa rimanere in primo piano”.

Giovani e vocazioni

Secondo Benedetto XVI, questo primato è “particolarmente importante” quando si parla dell'evangelizzazione dei giovani.

A questo proposito, si è detto lieto che nelle Filippine la fede ricopra “un ruolo molto importante nella vita di molti giovani”, grazie soprattutto “al paziente lavoro della Chiesa locale per avvicinarsi ai giovani a tutti i livelli”.

“Vi incoraggio a continuare a ricordare ai giovani che le seduzioni di questo mondo non soddisferanno il loro desiderio naturale di felicità”, ha detto il Papa ai presuli.

La cura nei confronti dei giovani, ha proseguito, deve implicare anche l'attenzione a mostrare loro “l’importanza dei sacramenti come strumenti della grazia e dell’aiuto di Dio”.

Ciò, ha constatato, è particolarmente vero per quanto riguarda il sacramento del matrimonio, “che santifica la vita coniugale sin dai suoi inizi, affinché la presenza di Dio possa sostenere le giovani coppie nelle loro difficoltà”.

“La cura pastorale dei giovani volta a stabilire il primato di Dio nel loro cuore tende, per sua natura, a produrre non solo vocazioni al matrimonio cristiano, ma anche numerose altre chiamate”, ha aggiunto, lodando “il successo di iniziative locali atte a promuovere numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa”.

Nonostante questi progressi, “il bisogno di servitori di Cristo sempre più impegnati” “è ancora pressante”. Dai resoconti quinquennali consegnati dai Vescovi emerge infatti che in molte Diocesi il numero di sacerdoti e il corrispondente numero di parrocchie “non sono ancora sufficienti a rispondere ai bisogni spirituali della grande e crescente popolazione cattolica”.

“Prego affinché i giovani filippini che si sentono chiamati al sacerdozio e alla vita religiosa rispondano con generosità ai suggerimenti dello Spirito”, ha confessato Benedetto XVI.

In questo compito, ha concluso, devono essere aiutati dai Vescovi, chiamati a “offrire a queste giovani vocazioni un piano di formazione integrale ben sviluppato e attentamente applicato, di modo che la loro inclinazione iniziale verso una vita di servizio a Cristo e ai suoi fedeli possa giungere a una piena maturazione spirituale e umana”.



19/02/2011 16:06
 
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LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, in Visita "ad Limina Apostolorum":
Monsignor Claro M. Caluya, Amministratore diocesano di Masbate;
S.E. Mons. Arturo M. Bastes, S.V.D., Vescovo di Sorsogon;
S.E. Mons. Manolo A. de los Santos, Vescovo di Virac;
S.E. Mons. Pedro D. Arigo, Vescovo tit. di Mactaris, Vicario Apostolico di Puerto Princesa;
S.E. Mons. Edgardo S. Juanich, Vescovo tit. di Ausuaga, Vicario Apostolico di Taytay;
S.E. Mons. Leopoldo S. Tumulak, Ordinario Militare.

Comunità del Pontificio Collegio Filippino in Roma, in occasione del 50° anniversario di istituzione.

Il Papa riceve questo pomeriggio in Udienza:
Em.mo Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.







RINUNCE E NOMINE

NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO NELLA FEDERAZIONE RUSSA

Il Papa ha nominato Nunzio Apostolico nella Federazione Russa S.E. Mons. Ivan Jurkovič, Arcivescovo titolare di Corbavia, finora Nunzio Apostolico in Ucraina.



NOMINA DEL VESCOVO AUSILIARE DI RÍO GALLEGOS (ARGENTINA)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare di Río Gallegos Mons. Miguel Ángel D’Annibale, finora Vicario Generale della diocesi di San Isidro, assegnandogli la sede titolare di Nasai.

Rev.do Mons. Miguel Ángel D’Annibale
Il Rev.do Mons. Miguel Ángel D’Annibale è nato a Buenos Aires il 27 marzo 1959. Entrato nel Seminario di San Isidro, è stato ordinato sacerdote il 6 dicembre 1985. Nel 1995 ha ottenuto la Licenza in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Cattolica di Buenos Aires.
Nominato nel 1986 Vicario parrocchiale di Nuestra Señora del Carmen in Benavides, nel 1989 ha assunto l’ufficio di Cancelliere e Segretario generale della diocesi di San Isidro.
Ha ricoperto poi i seguenti incarichi: Prefetto del Seminario diocesano (1990); Vicario parrocchiale della Cattedrale di San Isidro (1994); Notaio del Tribunale diocesano (1996).
Ha collaborato inoltre in varie cappelle nella zona del Delta (località di Tigre) ed è stato Amministratore parrocchiale in Santa Rita, in Nuestra Señora de Carupá, nel Niño Jesús de Praga ed in San Juan Bautista. Dal 1994 al 2001 è stato Assistente dell’Equipe diocesana di Comunicazione Sociale.
Attualmente era incaricato dell’Equipe diocesana di Liturgia (dal 1999); Vicario Generale di San Isidro (dal 2001) e membro della Commissione per la formazione permanente del clero.
Inoltre è Presidente della Società Argentina di Liturgia (S.A.L.), professore di Liturgia e Catechesi in Scuole e Centri di Formazione liturgica e presso l’ITEPAL (CELAM-Bogotá), dove collabora nella redazione di Manuali di Liturgia.








RINUNCE E NOMINE (CONTINUAZIONE)

NOMINA DEL VESCOVO DI EBEBIYIN (GUINEA EQUATORIALE)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo della diocesi di Ebebiyin (Guinea Equatoriale) il Rev.do Juan Nsue Edjang Mayé, finora Parroco delle Parrocchie di Nostra Signora del Carmen e di Maria Ausiliatrice nell’Isola di Bioko.

Rev.do Juan Nsue Edjang Mayé
Il Rev.do Juan Nsue Edjang Mayé è nato a Mikomeseng-Kie Ntem il 9 novembre 1957.
Ordinato sacerdote il 25 marzo 1995 e incardinato nell’arcidiocesi di Malabo, è stato Parroco della Cattedrale di Malabo, Economo della medesima arcidiocesi, Direttore spirituale e formatore nel Seminario interdiocesano La Purísima di Bata.
Ha completato gli studi di teologia in Spagna, conseguendo la Licenza in Storia della Chiesa nella Facoltà di Teologia di Toledo.
Attualmente è Parroco delle Parrocchie di Nuestra Señora del Carmen e María Auxiliadora nell’Isola di Bioko.
Oltre le lingue locali della Guinea Equatoriale, conosce lo spagnolo e il francese.














UDIENZA ALLA COMUNITÀ DEL PONTIFICIO COLLEGIO FILIPPINO IN ROMA

Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza la Comunità del Pontificio Collegio Filippino in Roma, in occasione del 50° anniversario di istituzione.
Pubblichiamo di seguito le parole che il Papa rivolge ai presenti:


PAROLE DEL SANTO PADRE

Your Eminence,
Dear Brother Bishops and Priests,

I am pleased to greet you, the students and faculty of the Pontifical Filipino College in this year marking the fiftieth anniversary of its establishment by my predecessor Blessed John XXIII. I join you in giving thanks to God for all your College has contributed to the life of your fellow Filipinos both at home and abroad over the course of the last five decades.

As a house of formation located here, by the tombs of the great Apostles Peter and Paul, the Filipino College has fulfilled the mission entrusted to it in a variety of ways. Its first and most important task remains to assist students in their formation in the sacred sciences. This the College has accomplished well, as hundreds of priests have returned home with advanced degrees obtained from the various Pontifical universities and institutions in the city, and have gone on to serve the Church throughout the world, some of them with great distinction. Let me encourage you, the present generation of students at the College, to grow in faith, to strive for excellence in your studies, and to grasp every opportunity afforded you to attain spiritual and theological maturity, so that you will be equipped, trained, and stout-hearted for whatever awaits you in the future.

As you know, a complete priestly formation includes not only the academic: over and above the intellectual component offered to them here, the students of the Filipino College are also formed spiritually through the Church of Rome’s living history and the shining example of her martyrs, whose sacrifice configures them perfectly to the person of Jesus Christ himself. I am confident that each of you will be inspired by their union with the mystery of Christ and embrace the Lord's call to holiness which demands from you as priests nothing less than the complete gift of your lives and labors to God. Doing so in the company of other young priests and seminarians gathered here from throughout the world, you will return home, like those before you, with a grateful and permanent sense of the Church of Rome’s history, of her roots in the paschal mystery of Christ, and of her wonderful universality.

While you are in Rome, pastoral necessity should not be overlooked and so it is right, even for priests in studies, to consider the needs of those around them, including the members of the Filipino community living in Rome and its environs. In doing so, let the use of your time always strike a healthy balance between local pastoral concerns and the academic requirements of your stay here, to the benefit of all.

Finally, do not forget the affection of the Pope for you and for your homeland. I urge you all to return to the Philippines with an unshakeable affection of your own for the Successor of Peter and with the desire to strengthen and maintain the communion which binds the Church in charity around him. In this way, having completed your studies, you will surely be a leaven of the Gospel in the life of your beloved nation.

Invoking the intercession of Our Lady of Peace and Good Voyage, and as a pledge of grace and peace in the Lord, I willingly impart to all of you my Apostolic Blessing.

20/02/2011 15:49
 
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LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

In questa settima domenica del Tempo Ordinario, le letture bibliche ci parlano della volontà di Dio di rendere partecipi gli uomini della sua vita: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo» - si legge nel Libro del Levitico (19,1). Con queste parole, e i precetti che ne conseguono, il Signore invitava il popolo che si era scelto ad essere fedele all’alleanza con Lui camminando sulle sue vie e fondava la legislazione sociale sul comandamento «amerai il tuo prossimo come te stesso» (Lv 19,18). Se ascoltiamo, poi, Gesù, nel quale Dio ha assunto un corpo mortale per farsi prossimo di ogni uomo e rivelare il suo amore infinito per noi, ritroviamo quella stessa chiamata, quello stesso audace obiettivo. Dice, infatti, il Signore: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). Ma chi potrebbe diventare perfetto? La nostra perfezione è vivere con umiltà come figli di Dio compiendo concretamente la sua volontà. San Cipriano scriveva che «alla paternità di Dio deve corrispondere un comportamento da figli di Dio, perché Dio sia glorificato e lodato dalla buona condotta dell’uomo» (De zelo et livore, 15: CCL 3a, 83).

In che modo possiamo imitare Gesù? Gesù stesso dice: «Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,44-45). Chi accoglie il Signore nella propria vita e lo ama con tutto il cuore è capace di un nuovo inizio. Riesce a compiere la volontà di Dio: realizzare una nuova forma di esistenza animata dall’amore e destinata all’eternità. L’apostolo Paolo aggiunge: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?» (1 Cor 3,16). Se siamo veramente consapevoli di questa realtà, e la nostra vita ne viene profondamente plasmata, allora la nostra testimonianza diventa chiara, eloquente ed efficace. Un autore medievale ha scritto: «Quando l’intero essere dell’uomo si è, per così dire, mescolato all’amore di Dio, allora lo splendore della sua anima si riflette anche nell’aspetto esteriore» (GIOVANNI CLIMACO, Scala Paradisi, XXX: PG 88, 1157 B), nella totalità della vita. «Grande cosa è l’amore – leggiamo nel libro dell’Imitazione di Cristo –, un bene che rende leggera ogni cosa pesante e sopporta tranquillamente ogni cosa difficile. L’amore aspira a salire in alto, senza essere trattenuto da alcunché di terreno. Nasce da Dio e soltanto in Dio può trovare riposo» (III, V, 3).

Cari amici, dopodomani, 22 febbraio, celebreremo la festa della Cattedra di San Pietro. A lui, primo degli Apostoli, Cristo ha affidato il compito di Maestro e di Pastore per la guida spirituale del Popolo di Dio, affinché esso possa innalzarsi fino al Cielo. Esorto, pertanto, tutti i Pastori ad «assimilare quel "nuovo stile di vita" che è stato inaugurato dal Signore Gesù ed è stato fatto proprio dagli Apostoli» (Lettera Indizione Anno Sacerdotale). Invochiamo la Vergine Maria, Madre di Dio e della Chiesa, affinché ci insegni ad amarci gli uni gli altri e ad accoglierci come fratelli, figli dello stesso Padre celeste.



DOPO L’ANGELUS

Je salue cordialement les pèlerins francophones et particulièrement les élèves de troisième du collège Charles-Péguy de Bobigny. Chers amis, les lectures de ce dimanche nous orientent vers la joie de la réconciliation. Le Seigneur nous invite à poser résolument des actes concrets de pardon : cet amour effectif du prochain est capable de changer l’ordre du monde en refusant sa fausse sagesse et les idoles qu’il nous propose. Que l’Esprit Saint qui habite en nous soit source de discernement, de force et de générosité pour témoigner de la vérité de l’Evangile dans notre vie quotidienne ! Je souhaite à tous un bon séjour !

I offer heartfelt greetings to all the English-speaking visitors present at today’s Angelus! In particular I greet the young singers from the Cardinal Vaughan Memorial School in London. The Cardinal’s motto, "Amare et Servire", is a beautiful expression of the Christian way of life. We are all called to love unconditionally, as today’s Gospel reminds us, and to place ourselves generously at the service of our neighbour. Upon everyone here today, and upon your families and loved ones at home, I invoke God’s abundant blessings.

Mit Freude heiße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher willkommen. Im heutigen Evangelium sagt der Herr seinen Jüngern: „Liebt eure Feinde und betet für die, die euch verfolgen" (Mt 5,44). So werden wir zu Söhnen des himmlischen Vaters und machen ihn für die Menschen sichtbar: durch unsere Großherzigkeit, die in ihrem Maß über das normalerweise Erfahrene hinausgeht, und durch jene reine Aufrichtigkeit, die den Blick für Gott öffnet. Der Herr will, daß wir der sich verschenkenden Liebe nichts in den Weg stellen. Er hat uns selbst ein Beispiel gegeben, weil er die Seinen mit einer äußersten Liebe geliebt hat, die grenzenlos war und bis zum äußersten ging und geht. In dieser Liebe möge er uns alle stärken, euch und eure Familien mit seiner Gnade erfüllen.

Saludo a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana, en particular a los fieles de la Parroquia de Santa Eulalia, de Murcia. La liturgia nos invita hoy a la plenitud de la vida cristiana y a la perfección de la caridad, mediante el perdón de los enemigos y la oración por los perseguidores, fuente de la reconciliación duradera. Un mensaje oportuno también para el pueblo colombiano, al que deseo hacer llegar mi cercanía y afecto con motivo de las diferentes iniciativas que se están llevan a cabo para conmemorar que, hace veinticinco años, mi venerado predecesor, el Papa Juan Pablo II, se puso en marcha "con la paz de Cristo, por los caminos de Colombia". Que Santa María la Virgen, Madre del Amor hermoso, acompañe los esfuerzos que en aquella querida Nación latinoamericana, y en otras partes del mundo, se realizan para promover la fraternidad y la concordia entre todas las personas sin excepción alguna. Feliz domingo.

Pozdrawiam serdecznie Polaków, uczestników modlitwy „Anioł Pański". W dzisiejszej Ewangelii Chrystus przypomina: „Miłujcie waszych nieprzyjaciół" (Mt 5, 44). W obliczu zła, prześladowań, niesprawiedliwości, strzeżmy się chęci odwetu, zemsty i nienawiści, módlmy się za prześladowców. Zło dobrem zwyciężajmy (por. Rz 12, 21). Wszystkie przeciwności zawierzmy Bogu, by zyskać wolność i duchowy pokój. Niech Bóg wam błogosławi.

[Saluto cordialmente i Polacchi partecipanti alla preghiera dell’Angelus. Nel Vangelo odierno il Cristo ci fa ricordare: "Amate i vostri nemici" (Mt 5,44). Quando si soffre per il male, la persecuzione, l’ingiustizia, evitiamo la rivincita, la vendetta e l’odio, e preghiamo per i persecutori. "Vinciamo il male col bene" (cfr. Rm 12,21). Affidiamo a Dio tutte queste avversità per raggiungere la libertà e la pace spirituale. Dio vi benedica.]

Rivolgo infine il mio cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli venuti da Poggiomarino, Modica, Cento di Ferrara e dalla parrocchia di Sant’Igino Papa in Roma, come pure alla Fondazione Petroniana di Bologna. Saluto volentieri le Figlie di San Camillo, nel centenario della nascita al Cielo della loro Fondatrice, la Beata Giuseppina Vannini. A tutti auguro una buona domenica.


21/02/2011 00:47
 
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Il Papa: i cristiani devono vivere come figli di Dio
All'Angelus domenicale spiega il significato della perfezione cristiana



ROMA, domenica, 20 febbraio 2011 (ZENIT.org).- La perfezione cristiana consiste nel “vivere con umiltà come figli di Dio compiendo concretamente la sua volontà”. Lo ha detto questo domenica Benedetto XVI in occasione della preghiera mariana dell'Angelus.

Parlando dalla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano ai fedeli radunatisi in piazza San Pietro, il Papa ha tratto spunto da un passaggio del Vangelo odierno: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48).

“Ma chi potrebbe diventare perfetto?”, si è domandato.

Richiamando San Cipriano il Papa ha quindi spiegato che “alla paternità di Dio deve corrispondere un comportamento da figli di Dio, perché Dio sia glorificato e lodato dalla buona condotta dell’uomo”.

“Chi accoglie il Signore nella propria vita e lo ama con tutto il cuore – ha aggiunto – è capace di un nuovo inizio. Riesce a compiere la volontà di Dio: realizzare una nuova forma di esistenza animata dall’amore e destinata all’eternità”.

Citando san Paolo il Papa ha quindi esortato i fedeli ad esserre coscienti di essere il “tempio di Dio”.

Ed ha poi aggiunto: “Grande cosa è l’amore – leggiamo nel libro dell’Imitazione di Cristo –, un bene che rende leggera ogni cosa pesante e sopporta tranquillamente ogni cosa difficile. L’amore aspira a salire in alto, senza essere trattenuto da alcunché di terreno. Nasce da Dio e soltanto in Dio può trovare riposo”.

Infine ha rivolto un pensiero ai pastori: “Cari amici, dopodomani, 22 febbraio, celebreremo la festa della Cattedra di San Pietro. A lui, primo degli Apostoli, Cristo ha affidato il compito di Maestro e di Pastore per la guida spirituale del Popolo di Dio, affinché esso possa innalzarsi fino al Cielo”.

“Esorto, pertanto, tutti i Pastori ad 'assimilare quel “nuovo stile di vita” che è stato inaugurato dal Signore Gesù ed è stato fatto proprio dagli Apostoli'”, ha concluso.

Nei saluti finali, prendendo spunto dal Vangelo odierno in cui Gesù dice: “Amate i vostri nemici”, Benedetto XVI ha detto ai fedeli polacchi: “Quando si soffre per il male, la persecuzione, l’ingiustizia, evitiamo la rivincita, la vendetta e l’odio, e preghiamo per i persecutori”. “Affidiamo a Dio tutte queste avversità per raggiungere la libertà e la pace spirituale”, ha aggiunto.

Parlando in francese il Papa ha invece sottolineato che l’amore di cui parla Dio verso il prossimo “è capace di cambiare l’ordine del mondo rifiutando le falsità e gli idoli che ci vengono proposti”.

In spagnolo ha quindi rivolto un pensiero al popolo colombiano e alle iniziative promosse per ricordare la visita 25 anni fa di Giovanni Paolo II in Colombia. In particolare, Benedetto XVI ha invitato il popolo della Colombia a cercare di costruire “fraternità e concordia tra le persone senza eccezioni”.

In italiano, il saluto è andato ai fedeli venuti da Poggiomarino, Modica, Cento di Ferrara e dalla parrocchia di Sant’Igino Papa in Roma, come pure alla Fondazione Petroniana di Bologna. E in particolare, alle Figlie di San Camillo, nel centenario della nascita al Cielo della loro Fondatrice, la Beata Giuseppina Vannini.

21/02/2011 15:34
 
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CONCISTORO PER IL VOTO SU ALCUNE CAUSE DI CANONIZZAZIONE



Questa mattina, alle ore 12, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, durante la celebrazione dell’Ora Sesta, il Santo Padre Benedetto XVI ha tenuto il Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione dei Beati:

Guido Maria Conforti (1865-1931), Arcivescovo Vescovo di Parma, fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio per le missioni estere (Missionari Saveriani);

Luigi Guanella (1842-1915), presbitero, fondatore della Congregazione dei Servi della Carità e dell’Istituto Figlie di Santa Maria della Provvidenza;

Bonifacia Rodríguez de Castro (1837-1905), vergine, fondatrice della Congregazione delle Serve di San Giuseppe.

Nel corso del Concistoro, il Papa ha decretato che i Beati: Guido Maria Conforti; Luigi Guanella e Bonifacia Rodríguez de Castro siano iscritti nell’Albo dei Santi domenica 23 ottobre 2011.



È seguita l’Optatio di alcuni Cardinali dall’Ordine dei Diaconi all’Ordine dei Presbiteri:

su richiesta del Card. Agostino Cacciavillan, la Diaconia dei Ss. Angeli Custodi a Città Giardino è stata elevata pro hac vice a Titolo Presbiterale ed assegnata al medesimo Cardinale;

su richiesta del Card. Sergio Sebastiani, la Diaconia di S. Eustachio è stata elevata pro hac vice a Titolo Presbiterale ed assegnata al medesimo Cardinale;

su richiesta del Card. Zenon Grocholewski, la Diaconia di S. Nicola in Carcere è stata elevata pro hac vice a Titolo Presbiterale ed assegnata al medesimo Cardinale;

su richiesta del Card. Jorge María Mejía, la Diaconia di S. Girolamo della Carità è stata elevata pro hac vice a Titolo Presbiterale ed assegnata al medesimo Cardinale;

su richiesta del Card. Walter Kasper, la Diaconia di Ognissanti in Via Appia Nuova è stata elevata pro hac vice a Titolo Presbiterale ed assegnata al medesimo Cardinale;

su richiesta del Card. Roberto Tucci, la Diaconia di S. Ignazio di Loyola a Campo Marzio è stata elevata pro hac vice a Titolo Presbiterale ed assegnata al medesimo Cardinale.

In seguito all’opzione del Card. Agostino Cacciavillan per l’Ordine Presbiterale, accede all’Officio di Protodiacono il Card. Jean-Louis Tauran, Diacono di S. Apollinare alle Terme Neroniane-Alessandrine, confermato dal Santo Padre in tale Officio.

In assenza del Card. Walter Kasper, la sua richiesta è stata presentata dal Segretario del Collegio Cardinalizio, S.E. Mons. Manuel Monteiro de Castro.

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