Nuova Discussione
Rispondi
 
Stampa | Notifica email    
Autore

Aggiornamenti sul lavoro del Papa

Ultimo Aggiornamento: 15/04/2019 00:14
05/11/2010 01:15
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.520
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
Il Papa: san Carlo Borromeo, un riformatore ancora attuale
A 400 anni dalla canonizzazione dell'unico Vescovo santo dell'epoca moderna



ROMA, giovedì, 4 novembre 2010 (ZENIT.org).- San Carlo Borromeo (1538 -1584) ha dato un esempio splendido “di che cosa significhi operare per la riforma della Chiesa”. E’ quanto scrive Benedetto XVI nel Messaggio indirizzato all’Arcivescovo di Milano, il Cardinale Dionigi Tettamanzi, nel IV centenario della canonizzazione di questo che fu un Vescovo molto amato nel capoluogo lombardo.

Il testo del messaggio papal è stato letto dal porporato durante il pontificale presieduto nella serata di giovedì nel Duomo ambrosiano, e a cui sono state invitate tutte le 31 parrocchie sparse nelle sette zone pastorali e le tante chiese sussidiarie intitolate a san Carlo Borromeo.

Le celebrazioni per il IV anniversario della canonizzazione del Borromeo si sono aperte il 1° novembre con l'esposizione nel Duomo di Milano, presso l'altare di San Giovanni, Bono dell'urna che custodisce il corpo di santo e che sarà visitabile dai fedeli fino al 31 luglio.

L’opera è un autentico capolavoro di arte orafa della prima metà del XVII sec. disegnata nei mesi immediatamente successivi la canonizzazione del Borromeo da uno dei più grandi artisti dell’epoca, Giovanni Battista Crespi detto il Cerano.

Nella lettera il Pontefice ricorda che san Carlo dimostrò che purificazione e riforma cominciano dall'impegno personale e infatti egli “visse in maniera eroica le virtù evangeliche della povertà, dell’umiltà e della castità, in un continuo cammino di purificazione ascetica e di perfezione cristiana”.

Nato dalla nobile famiglia dei Borromei, che poteva vantare uno zio Papa, Pio IV, il quale fu all'origine delle sue fortune, tanto che venne creato Cardinale a soli 21 anni, Carlo Borromeo ebbe una vera e propria “conversione” in seguito all'improvvisa morte del fratello maggiore avvenuta nel 1562.

Rinunciò, infatti, alla vita mondana che avrebbe potuto condurre come erede delle ricchezze della famiglia e il 17 luglio 1563 si fece ordinare prete mentre il 7 dicembre, per la festa di sant’Ambrogio, ricevette l’ordinazione episcopale.

San Carlo, ha detto il Papa, comprese che “la conversione della sua vita poteva vincere ogni abitudine avversa”.

Inoltre, ha aggiunto, “in tempi oscurati da numerose prove per la Comunità cristiana, con divisioni e confusioni dottrinali, con l’annebbiamento della fede e dei costumi e con il cattivo esempio di vari sacri ministri Carlo Borromeo non si limitò a deplorare o a condannare, né semplicemente ad auspicare l’altrui cambiamento, ma iniziò a riformare la propria vita che, abbandonate le ricchezze e le comodità, divenne ricolma di preghiera, di penitenza e di amorevole dedizione al suo popolo”.

San Carlo utilizzò le ricchezze di famiglia in favore dei poveri e fece edificare ospedali e ospizi. E durante la peste del 1576 a Milano soccorse personalmente i malati, tanto che Alessandro Manzoni volle immortalarne la figura come santo della carità.

Soprattutto si impegnò nella formazione umana, spirituale e culturale del clero - che prima del Concilio di Trento non veniva preparato in maniera adeguata - con l'istituzione di una rete di seminari e la fondazione della congregazione degli oblati, cioè di sacerdoti diocesani cui venivano affidate mansioni particolarmente delicate e che si legavano direttamente all’Arcivescovo.

San Carlo nutrì poi sempre particolare devozione per il Crocifisso e negli ultimi anni di vita, attraverso un’ascesi personale molto rigorosa, intensificò la contemplazione della passione del Signore e della valore rendentivo della Croce. A questo proposito Benedetto XVI ha sottolineato che “non c’è missione nella Chiesa che non sgorghi dal rimanere nell’amore del Signore Gesù, reso presente nel Sacrificio eucaristico”.

Infine, evidenziando come “anche ai nostri giorni non mancano alla Comunità ecclesiale prove e sofferenze, ed essa si mostra bisognosa di purificazione e di riforma”, il Pontefice ha auspicato che l'esempio di San Carlo possa spronare “a partire sempre da un serio impegno di conversione personale e comunitaria, a trasformare i cuori, credendo con ferma certezza nella potenza della preghiera e della penitenza”.












Il Papa: l’agenda politica di alcuni gruppi nuoce al bene comune
Urgente la formazione di laici cattolici impegnati in “un ordine sociale giusto”



ROMA, giovedì, 4 novembre 2010 (ZENIT.org).- Uno dei pericoli della globalizzazione è il predominio di “gruppi economici e finanziari” che “dettano - ed intendono continuare a farlo - l'agenda della politica, a danno del bene comune universale”. La ha scritto Benedetto XVI nel messaggio letto questo giovedì mattina in apertura della plenaria del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, riunita fino a venerdì a Roma.

A presiedere l'incontro sul tema “Caritas in veritate: sfide e prospettive per il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace”, il Presidente del Dicastero, il Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson.

Nel messaggio il Papa ha denunciato la tendenza degli Stati a stabilire rapporti basati sulla “ricerca di un equilibrio di potere” piuttosto che sulla solidarietà, ed ha per questo incoraggiato la formazione, alla luce della dottrina sociale della Chiesa, di un laicato capace di promuovere “una retta configurazione della vita sociale, nel rispetto della legittima autonomia delle realtà terrene”.

Allo stesso modo, ha aggiunto, “è urgente avere pastori che, con il loro ministero e carisma, sappiano contribuire all'animazione e all'irradiazione, nella società e nelle istituzioni, di una vita buona secondo il Vangelo”, perché l’annuncio di Gesù Cristo costituisce “il primo e principale fattore di sviluppo”.

“Solo con la carità, sostenuta dalla speranza e illuminata dalla luce della fede e della ragione – ha affermato il Pontefice - è possibile conseguire obiettivi di liberazione integrale dell'uomo e di giustizia universale”.













Benedetto XVI: “La vita in Cristo comporta una ‘scelta di campo’”
Nella Messa per i Cardinali e i Vescovi defunti i nel corso dell’anno



ROMA, giovedì, 4 novembre 2010 (ZENIT.org).- “La vita in Cristo comporta una ‘scelta di campo’, una radicale rinuncia a tutto ciò che – come zavorra – tiene l’uomo legato alla terra, corrompendo la sua anima”. E' quanto ha detto questo giovedì Benedetto XVI durante la Messa nella Basilica di San Pietro in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi morti nel corso dell’anno.

Tra il 30 dicembre 2009 e il 4 maggio 2010 sono infatti morti sei Cardinali - Peter Seiichi Shirayanagi, Cahal Brendan Daly, Armand Gaétan Razafindratandra, Thomáš Špidlík, Paul Augustin Mayer, Luigi Poggi –; mentre centoventidue sono gli Arcivescovi e i Vescovi deceduti tra il 31 ottobre 2009 e il 20 ottobre 2010.

Traendo spunto dalla Lettera ai Colossesi di san Paolo in cui l'apostolo delle genti invita i credenti “a cercare le cose di lassù” rispetto alle “cose della terra”, il Papa ha spiegato che “la ricerca delle ‘cose di lassù’ non vuol dire che il cristiano debba trascurare i propri obblighi e compiti terreni, soltanto non deve smarrirsi in essi, come se avessero un valore definitivo”.

“Il richiamo alle realtà del Cielo è un invito a riconoscere la relatività di ciò che è destinato a passare, a fronte di quei valori che non conoscono l'usura del tempo”, ha evidenziato.

Riflettendo poi sulla visione cristiana della morte e della Risurrezione di Cristo, il Pontefice ha quindi notato che l’espressione “vita eterna” indica “il dono divino concesso all’umanità” attraverso il Mistero pasquale e “la comunione con Dio in questo mondo e la sua pienezza in quello futuro”.

Dio ha infatti voluto varcare “la soglia della nostra ultima solitudine”, la morte, per calarsi “nell’abisso del nostro estremo abbandono”.

Questo, ha aggiunto, “cancella completamente l’idea di un Dio lontano ed estraneo al cammino dell’uomo, e svela, piuttosto, il suo vero volto: Egli ci ha donato il suo Figlio per amore, per essere il Dio vicino, per farci sentire la sua presenza, per venirci incontro e portarci nel suo amore, in modo che tutta la vita sia animata da questo amore divino”.

“Dio – ha affermato – non spadroneggia, ma ama senza misura. Non manifesta la sua onnipotenza nel castigo, ma nella misericordia e nel perdono”.

Capire tutto questo, ha concluso il Pontefice, “significa entrare nel mistero della salvezza: Gesù è venuto per salvare e non per condannare; con il Sacrificio della Croce egli rivela il volto di amore di Dio”.
















Un nuovo umanesimo, per guardare alla vita come bellezza e amore
Messaggio della CEI per la Giornata della Vita

di Antonio Gaspari



ROMA, giovedì, 4 novembre 2010 (ZENIT.org).- Per rinnovare e alimentare la speranza “occorre diffondere un nuovo umanesimo”, per “guardare alla vita come al dono più alto che Dio ha fatto all’umanità”.

E' quanto si legge nel Messaggio per la 33a Giornata nazionale per la vita (6 febbraio 2011), scritto a Roma il 7 ottobre, Memoria della Beata Vergine del Rosario, e diffuso oggi 4 novembre, dal Consiglio Episcopale Permanente della conferenza Episcopale Italiana (CEI).

Con il titolo “Educare alla pienezza della vita” la CEI propone e auspica una “cultura della vita che la accolga e la custodisca dal concepimento al suo termine naturale e che la favorisca sempre, anche quando è debole e bisognosa di aiuto”.

Di fronte a episodi di efferata violenza che raccontano di “creature a cui è impedito di nascere, esistenze brutalmente spezzate, anziani abbandonati, vittime di incidenti sulla strada e sul lavoro” il Messaggio propone una “svolta culturale, propiziata dai numerosi e confortanti segnali di speranza, germi di un’autentica civiltà dell’amore, presenti nella Chiesa e nella società italiana”.

Dopo aver ringraziato i tanti uomini e donne di buona volontà, giovani, laici, sacerdoti, persone consacrate, i nonni e le nonne, le famiglie, le parrocchie, gli istituti religiosi, i consultori d’ispirazione cristiana e tutte le associazioni che sono fortemente impegnati a difendere e promuovere la vita, il Messaggio dei Vescovi sottolinea che “è proprio la bellezza e la forza dell’amore a dare pienezza di senso alla vita e a tradursi in spirito di sacrificio, dedizione generosa e accompagnamento assiduo”.

Il Messaggio esprime poi riconoscenza alle “tante famiglie che accudiscono nelle loro case i familiari anziani e agli sposi che, talvolta anche in ristrettezze economiche, accolgono con slancio nuove creature”. E guarda com ammirazione a quei nonni che, “con abnegazione, si affiancano alle nuove generazioni educandole alla sapienza e aiutandole a discernere, alla luce della loro esperienza, ciò che conta davvero”.

Un ringraziamento particolare ai sacerdoti che “si spendono per le comunità loro affidate, esprimendo la paternità di Dio verso i piccoli e i poveri; sono gli insegnanti che, con passione e competenza, introducono al mistero della vita, facendo della scuola un’esperienza generativa e un luogo di vera educazione”.

In conclusione il Messaggio dei Vescovi afferma che “ogni ambiente umano, animato da un’adeguata azione educativa, può divenire fecondo e far rifiorire la vita”. Per questo motivo, “il nostro stile di vita, contraddistinto dall’impegno per il dono di sé, diventa così un inno di lode e ci rende seminatori di speranza in questi tempi difficili ed entusiasmanti”.



05/11/2010 15:34
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.521
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI PRESIEDUTE DAL SANTO PADRE BENEDETTO XVI (NOVEMBRE-DICEMBRE 2010 / GENNAIO 2011)




NOVEMBRE 2010

20 sabato
Basilica Vaticana, ore 10.30
CAPPELLA PAPALE
Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di nuovi Cardinali

21 domenica
XXXIV Domenica "per annum"
Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo
Basilica Vaticana, ore 9.30
CAPPELLA PAPALE
Santa Messa e consegna dell’anello cardinalizio

27 sabato
I Domenica di Avvento
Basilica Vaticana, ore 18
CAPPELLA PAPALE
Primi Vespri


DICEMBRE 2010

8 mercoledì
Solennità dell’Immacolata Concezione della B.V. Maria
Piazza di Spagna, ore 16
Atto di venerazione all’Immacolata

12 domenica
III Domenica di Avvento
Visita pastorale alla Parrocchia romana "San Massimiliano Kolbe"
a Via Prenestina (Torre Angela), ore 9
Santa Messa

16 giovedì
Basilica Vaticana, ore 18
Vespri con gli Universitari degli Atenei Romani

24 venerdì
Solennità del Natale del Signore
Basilica Vaticana, ore 22
CAPPELLA PAPALE
Santa Messa della Notte

25 sabato
Solennità del Natale del Signore
Loggia centrale della Basilica Vaticana, ore 12
Benedizione "Urbi et Orbi"

31 venerdì
Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio
Basilica Vaticana, ore 18
Primi Vespri e Te Deum in ringraziamento per l’anno trascorso


GENNAIO 2011

1° sabato
XLIV Giornata mondiale della pace
Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio
Basilica Vaticana, ore 10
CAPPELLA PAPALE
Santa Messa

6 giovedì
Solennità dell’Epifania del Signore
Basilica Vaticana, ore 10
CAPPELLA PAPALE
Santa Messa

9 domenica
Domenica dopo l’Epifania
Festa del Battesimo del Signore
Cappella Sistina, ore 10
Santa Messa e Battesimo di alcuni bambini

25 martedì
Festa della Conversione di San Paolo Apostolo
Basilica di San Paolo fuori le Mura, ore 17.30
Celebrazione dei Vespri









LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL II), in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Moacyr José Vitti, C.S.S., Arcivescovo di Curitiba

con gli Ausiliari:

S.E. Mons. João Carlos Seneme, C.S.S., Vescovo tit. di Albule,

S.E. Mons. Rafael Biernaski, Vescovo tit. di Ruspe;

S.E. Mons. Antônio Wagner da Silva, S.C.I., Vescovo di Guarapuava

con il Vescovo emerito:

S.E. Mons. Giovanni Zerbini, S.D.B.;

S.E. Mons João Alves dos Santos, O.F.M. Cap.,Vescovo di Paranaguá;

S.E. Mons. Sérgio Arthur Braschi, Vescovo di Ponta Grossa;

S.E. Mons. Ladislau Biernaski, C.M., Vescovo di São José dos Pinhais;

S.E. Mons. João Bosco Barbosa de Sousa, O.F.M., Vescovo di União da Vitória;

S.E. Mons. Orlando Brandes, Arcivescovo di Londrina;

S.E. Mons. Celso Antônio Marchiori, Vescovo di Apucarana;

S.E. Mons. Getúlio Teixeira Guimarães, S.V.D., Vescovo di Cornélio Procópio.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL II), in Visita "ad Limina Apostolorum".











VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEGLI ECC.MI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE (REGIONE SUL II)


Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI incontra i Vescovi della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL II), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge loro:


DISCORSO DEL SANTO PADRE


Venerados Irmãos no Episcopado,

«O Deus da esperança vos encha de toda a alegria e paz em vossa vida de fé, para que abundeis na esperança pelo poder do Espírito Santo» (Rm 15, 13) a fim de guiar o vosso povo à plenitude da salvação em Cristo. De coração saúdo a todos e cada um de vós, amados Pastores do Regional Sul 2 em Visita ad limina Apostolorum, e agradeço as palavras que me dirigiu o vosso Presidente, Dom Moacyr, fazendo-se intérprete dos sentimentos de comunhão que vos unem ao Sucessor de Pedro. Por isso vos estou grato. Esta casa é também a vossa: sede bem-vindos! Nela podeis experimentar a universalidade da Igreja de Cristo que se estende até aos extremos confins da terra.

Por sua vez, cada uma das vossas Igrejas particulares, queridos Bispos, é o generoso ponto de chegada de uma missão universal, o aflorar «aqui e agora» da Igreja universal. Neste caso, a justa relação entre «universal» e «particular» verifica-se não quando o universal retrocede diante do particular, mas quando o particular se abre ao universal e se deixa atrair e valorizar por ele. Na idéia divina, a Igreja é uma só: o Corpo de Cristo, a Esposa do Cordeiro, a Jerusalém do Alto, esta Cidade definitiva que seria o objetivo mais profundo da criação querida como o lugar onde se realiza a vontade de Deus e a terra se torna céu. Recordo-vos estes princípios, não porque os ignoreis, mas porque nos ajudam a bem situar as pessoas consagradas na Igreja. Com efeito, nesta, a unidade e a pluralidade não só não se opõem mas enriquecem-se reciprocamente na medida em que procuram a edificação do único Corpo de Cristo, a Igreja, por meio do «amor que une a todos na perfeição» (Cl 3, 14).

Porção eleita do Povo de Deus, os consagrados e consagradas lembram hoje «uma planta com muitos ramos, que assenta as suas raízes no Evangelho e produz abundantes frutos em cada estação da Igreja» (Exort. ap. Vita consecrata, 5). Sendo a caridade o primeiro fruto do Espírito (cf. Gl 5, 22) e o maior de todos os carismas (cf. 1 Cor 12, 31), a comunidade religiosa enriquece a Igreja de que é parte viva, antes de tudo com o seu amor: ama a sua Igreja particular, enriquece-a com seus carismas e abre-a a uma dimensão mais universal. As delicadas relações entre as exigências pastorais da Igreja particular e a especificidade carismática da comunidade religiosa foram tratadas pelo documento Mutuae relationes, do qual está longe tanto a idéia de isolamento e de independência da comunidade religiosa em relação à Igreja particular, como a da sua prática absorção no âmbito da Igreja particular. «Como a comunidade religiosa não pode agir independentemente ou como alternativa ou, menos ainda, contra as diretrizes e a pastoral da Igreja particular, assim a Igreja particular não pode dispor a seu bel-prazer, segundo as suas necessidades, da comunidade religiosa ou de alguns dos seus membros» (Doc. Vida fraterna em comunidade, 60).

Perante a diminuição dos membros em muitos Institutos e o seu envelhecimento, evidente em algumas partes do mundo, muitos se interrogam se a vida consagrada seja ainda hoje uma proposta capaz de atrair os jovens e as jovens. Bem sabemos, queridos Bispos, que as várias Famílias religiosas desde a vida monástica até às congregações religiosas e sociedades de vida apostólica, desde os institutos seculares até às novas formas de consagração tiveram a sua origem na história, mas a vida consagrada como tal teve origem com o próprio Senhor que escolheu para Si esta forma de vida virgem, pobre e obediente. Por isso a vida consagrada nunca poderá faltar nem morrer na Igreja: foi querida pelo próprio Jesus como parcela irremovível da sua Igreja. Daqui o apelo ao compromisso geral na pastoral vocacional: se a vida consagrada é um bem de toda a Igreja, algo que interessa a todos, também a pastoral que visa promover as vocações à vida consagrada deve ser um empenho sentido por todos: Bispos, sacerdotes, consagrados e leigos.

Entretanto, como afirma o decreto conciliar Perfectae caritatis, «a conveniente renovação dos Institutos depende sobretudo da formação dos membros» (n. 18). Trata-se de uma afirmação fundamental para toda a forma de vida consagrada. A capacidade formativa de um Instituto, quer na sua fase inicial quer nas fases sucessivas, está no centro de todo o processo de renovação. «De fato, se a vida consagrada é, em si mesma, uma progressiva assimilação dos sentimentos de Cristo, resulta evidente que um tal caminho terá de durar a vida inteira para permear toda a pessoa (...) e torná-la semelhante ao Filho que Se entrega ao Pai pela humanidade. Assim entendida, a formação já não é apenas um tempo pedagógico de preparação para os votos, mas representa um modo teológico de pensar a própria vida consagrada, que em si mesma é uma formação jamais terminada, uma participação na ação do Pai que, através do Espírito plasma no coração os sentimentos do Filho» (Instr. Partir de Cristo, 15).

Pelo modo que considerardes mais oportuno, venerados Irmãos, fazei chegar às vossas comunidades de consagrados e consagradas, independentemente do serviço claustral ou apostólico que estão desempenhando, a viva gratidão do Papa que de todas e todos se recorda nas suas orações, lembrando em especial os idosos e doentes, quantos atravessam momentos de crise e de solidão, quem sofre e se sente confuso e também os jovens e as jovens que hoje batem à porta das suas Casas e pedem para se entregar a Jesus Cristo na radicalidade do Evangelho. Agora, invocando o celeste patrocínio de Maria, modelo perfeito de consagração a Cristo, confirmo-vos mais uma vez a minha estima fraterna e concedo-vos, extensiva a todos os fiéis confiados aos vossos cuidados pastorais, uma propiciadora Bênção Apostólica.

06/11/2010 00:32
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.525
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
Discorso del Papa ai Vescovi brasiliani della Regione Sul II


CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 5 novembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo del discorso che Papa Benedetto XVI ha pronunciato questo venerdì mattina ricevendo in udienza i Vescovi della Regione Sul II della Conferenza Episcopale del Brasile in occasione della loro Visita “ad Limina Apostolorum”.

* * *

Venerati Fratelli nell'Episcopato,

«Il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo» (Rm 15, 13), al fine di guidare il vostro popolo alla pienezza della salvezza in Cristo. Saluto di cuore tutti e ognuno di voi, amati pastori del regionale Sul 2 in visita ad limina Apostolorum, e ringrazio per le parole che mi ha rivolto il vostro presidente, monsignor Moacyr, che si è fatto interprete dei sentimenti di comunione che vi uniscono al Successore di Pietro. Per tutto ciò vi sono grato. Questa casa è anche la vostra: siate i benvenuti! In essa potete sperimentare l'universalità della Chiesa di Cristo che si estende fino agli estremi confini della terra.

A sua volta, ognuna delle vostre Chiese particolari, cari vescovi, è il generoso punto di arrivo di una missione universale, l'affiorare «qui e ora» della Chiesa universale. In questo caso, la giusta relazione fra «universale» e «particolare» si verifica non quando l'universale retrocede di fronte al particolare, ma quando il particolare si apre all'universale e si lascia attrarre e valorizzare da esso. Nell'idea divina, la Chiesa è una sola: il Corpo di Cristo, la Sposa dell'Agnello, la Gerusalemme celeste, quella Città definitiva che sarebbe l'obiettivo più profondo della creazione, voluta come un luogo dove si realizza la volontà di Dio e la terra diventa cielo. Vi ricordo questi principi, non perché i li ignorate, ma perché ci aiutano a situare bene le persone consacrate nella Chiesa. In effetti, in essa l'unità e la pluralità non solo non si oppongono ma si arricchiscono anche reciprocamente, nella misura in cui ricercano l'edificazione dell'unico Corpo di Cristo, la Chiesa, per mezzo dell'amore «che le unisce in modo perfetto» (Col 3, 14).

Porzione eletta del Popolo di Dio, i consacrati e le consacrate ricordano oggi «una pianta dai molti rami, che affonda le sue radici nel Vangelo e produce frutti copiosi in ogni stagione della Chiesa» (Esortazione apostolica Vita consecrata, n. 5). Essendo la carità il primo frutto dello Spirito (cfr. Gal 5, 22) e il più grande di tutti i carismi (cfr. 1 Cor 12, 31), la comunità religiosa arricchisce la Chiesa, della quale è parte viva, prima di tutto con il suo amore: ama la sua Chiesa particolare, l'arricchisce con i suoi carismi e l'apre a una dimensione più universale. Le delicate relazioni fra le esigenze pastorali della Chiesa particolare e la specificità carismatica della comunità religiosa sono state trattate dal documento Mutuae relationes, al quale è estranea sia l'idea di isolamento e d'indipendenza della comunità religiosa in rapporto alla Chiesa particolare, sia l'idea del suo pratico assorbimento nell'ambito della Chiesa particolare. «Come la comunità religiosa non può agire indipendentemente o in alternativa o meno ancora contro le direttive e la pastorale della Chiesa particolare, così la Chiesa particolare non può disporre a suo piacimento, secondo le sue necessità, della comunità religiosa o di alcuni suoi membri» (Documento La vita fraterna in comunità, n. 60).

Dinanzi alla diminuzione dei membri in molti istituti e al loro invecchiamento, evidente in alcune parti del mondo, molti si chiedono se la vita consacrata sia ancora oggi una proposta capace di attrarre i giovani e le giovani. Sappiamo bene, cari vescovi, che le varie famiglie religiose, dalla vita monastica alle congregazioni religiose e alle società di vita apostolica, dagli istituti secolari alle nuove forme di consacrazione, hanno avuto la propria origine nella storia, ma la vita consacrata come tale ha avuto origine con il Signore stesso che scelse per sé questa forma di vita verginale, povera e obbediente. Per questo la vita consacrata non potrà mai mancare né morire nella Chiesa: fu voluta da Gesù stesso come porzione irremovibile della sua Chiesa. Da qui l'appello all'impegno generale nella pastorale vocazionale: se la vita consacrata è un bene di tutta la Chiesa, qualcosa che interessa tutti, anche la pastorale che mira a promuovere le vocazioni alla vita consacrata deve essere un impegno sentito da tutti: vescovi, sacerdoti, consacrati e laici.

Pertanto, come afferma il decreto conciliare Perfectae caritatis, «l'aggiornamento degli istituti dipende in massima parte dalla formazione dei loro membri» (n. 18). Si tratta di un'affermazione fondamentale per ogni forma di vita consacrata. La capacità formativa di un istituto, sia nella sua fase iniziale sia nelle fasi successive, è al centro di tutto il processo di rinnovamento. «Se, infatti, la vita consacrata è in se stessa una “progressiva assimilazione dei sentimenti di Cristo”, sembra evidente che tale cammino non potrà che durare tutta l'esistenza, per coinvolgere tutta la persona (...) e renderla simile al Figlio che si dona al Padre per l'umanità. Così concepita la formazione non è più solo tempo pedagogico di preparazione ai voti, ma rappresenta un modo teologico di pensare la vita consacrata stessa, che è in sé formazione mai terminata “partecipazione all'azione del Padre che, mediante lo Spirito, plasma nel cuore i sentimenti del Figlio”» (Istruzione Ripartire da Cristo, n. 15).

Nel modo che ritenete più opportuno, venerati fratelli, fate giungere alle vostre comunità di consacrati e di consacrate, indipendentemente dal servizio claustrale o apostolico che stanno svolgendo, la viva gratitudine del Papa che di tutte e di tutti si ricorda nelle sue preghiere, e soprattutto degli anziani e dei malati, di quanti attraversano momenti di crisi e di solitudine, di chi soffre e si sente confuso e anche dei giovani e delle giovani che oggi bussano alla porta delle loro Case e chiedono di potersi dedicare a Gesù Cristo nella radicalità del Vangelo. Ora, invocando la celeste protezione di Maria, modello perfetto di consacrazione a Cristo, vi confermo ancora una volta la mia stima fraterna e vi imparto una propiziatoria Benedizione Apostolica, che estendo a tutti i fedeli affidati alla vostra sollecitudine pastorale.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L'Osservatore Romano”]



















Il Papa: “la vita consacrata non potrà mai mancare né morire”
E' una “porzione irremovibile” della Chiesa di Cristo, dice ai Vescovi brasiliani



CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 5 novembre 2010 (ZENIT.org).- Il ruolo fondamentale della vita consacrata è stato il fulcro del discorso che Papa Benedetto XVI ha rivolto questo venerdì mattina ai Vescovi della Regione Sul II della Conferenza Episcopale del Brasile, ricevuti in occasione della loro visita “ad Limina Apostolorum”.

“Dinanzi alla diminuzione dei membri in molti istituti e al loro invecchiamento, evidente in alcune parti del mondo, molti si chiedono se la vita consacrata sia ancora oggi una proposta capace di attrarre i giovani”, ha ammesso il Pontefice rivolgendosi ai presuli.

“La vita consacrata come tale”, ha osservato, “ha avuto origine con il Signore stesso che scelse per sé questa forma di vita verginale, povera e obbediente”.

“Per questo la vita consacrata non potrà mai mancare né morire nella Chiesa: fu voluta da Gesù stesso come porzione irremovibile della sua Chiesa”.

Da ciò, ha sottolineato, deriva “l'appello all'impegno generale nella pastorale vocazionale”.

“Se la vita consacrata è un bene di tutta la Chiesa, qualcosa che interessa tutti, anche la pastorale che mira a promuovere le vocazioni alla vita consacrata deve essere un impegno sentito da tutti: Vescovi, sacerdoti, consacrati e laici”.

L'importanza della formazione

In questo contesto, il Papa ha richiamato il decreto conciliare Perfectae caritatis, nel quale si legge che “l'aggiornamento degli istituti dipende in massima parte dalla formazione dei loro membri”.

Per il Pontefice si tratta di “un'affermazione fondamentale per ogni forma di vita consacrata”, perché “la capacità formativa di un istituto, sia nella sua fase iniziale sia nelle fasi successive, è al centro di tutto il processo di rinnovamento”.

Come afferma l'Istruzione Ripartire da Cristo, infatti, se la vita consacrata “è in se stessa una progressiva assimilazione dei sentimenti di Cristo, sembra evidente che tale cammino non potrà che durare tutta l'esistenza, per coinvolgere tutta la persona, cuore, mente e forze, e renderla simile al Figlio che si dona al Padre per l'umanità”.

“Così concepita, la formazione non è più solo tempo pedagogico di preparazione ai voti, ma rappresenta un modo teologico di pensare la vita consacrata stessa, che è in sé formazione mai terminata partecipazione all'azione del Padre che, mediante lo Spirito, plasma nel cuore (...) i sentimenti del Figlio”.

Universale e particolare

Benedetto XVI ha quindi ricordato ai Vescovi che ciascuna Chiesa particolare è “il generoso punto di arrivo di una missione universale, l'affiorare 'qui e ora' della Chiesa universale”.

La “giusta relazione fra universale e particolare”, ha affermato, “si verifica non quando l'universale retrocede di fronte al particolare, ma quando il particolare si apre all'universale e si lascia attrarre e valorizzare da esso”.

Nella Chiesa, ha rilevato, “l'unità e la pluralità non solo non si oppongono ma si arricchiscono anche reciprocamente, nella misura in cui ricercano l'edificazione dell'unico Corpo di Cristo, la Chiesa, per mezzo dell'amore che le unisce in modo perfetto”.

In questo senso, la comunità religiosa, “porzione eletta del Popolo di Dio”, “arricchisce la Chiesa, della quale è parte viva, prima di tutto con il suo amore: ama la sua Chiesa particolare, l'arricchisce con i suoi carismi e l'apre a una dimensione più universale”.

Nel suo saluto al Papa a nome dei Vescovi della Regione Sul II, l'Arcivescovo Moacyr José Vitti ha ricordato che la priorità pastorale individuata dai presuli della zona interessata è il “rinnovamento parrocchiale”, “per promuovere la dignità della persona, il rinnovamento della comunità e la costruzione di una società giusta e solidale”.

“Nel processo del rinnovamento parrocchiale – ha spiegato come riporta “L'Osservatore Romano” –, siamo chiamati a creare una rete di comunità in tutto il Paraná, che siano casa e scuola di comunione, annunciatrici della buona novella e promotrici di giustizia e di solidarietà”.

L'azione ecclesiale, ha aggiunto, “non può prescindere dal contesto storico in cui i suoi membri vivono”, ed è proprio dinanzi alle trasformazioni sociali e culturali che è oggi più urgente il “bisogno di un rinnovamento ecclesiale”.

L'Arcivescovo ha quindi ricordato le sfide della Regione Sul II, come l'evangelizzazione, l'accoglienza, il lavoro, l'educazione, la salute, il risanamento, i trasporti, sfide rese ancor più impegnative “dall'aumento dell'esclusione, della violenza, delle droghe con le loro conseguenze” e soprattutto dall'azione delle sette, che “cercano di dare una risposta psicologica alle persone, risolvendo i loro problemi di ordine morale, economico, fisico e spirituale in modo immediato”.

Di fronte a questa situazione, “dobbiamo rinnovare le strutture ecclesiali e cercare nuove forme di evangelizzazione, andando al di là di una mera pastorale di conservazione”, ha segnalato.

“Il discepolato e la missione sono come due lati di una stessa moneta. È questo il compito principale dell'evangelizzazione, che include l'opzione per i poveri, la promozione umana integrale e l'autentica liberazione cristiana”.

06/11/2010 16:24
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.526
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
RINUNCE E NOMINE

NOMINA DELL’AUSILIARE DEL VICARIATO APOSTOLICO DI EL BENI (BOLIVIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Ausiliare per il Vicariato Apostolico di El Beni (Bolivia) il Rev.do Padre Roberto Bordi, O.F.M., attualmente Parroco a Magdalena, nel Vicariato Apostolico di El Beni, assegnandogli la sede titolare vescovile di Mutugenna.

Rev.do Padre Roberto Bordi, O.F.M.

Il Rev.do Padre Roberto Bordi, O.F.M., è nato a Roma il 2 gennaio 1946. Ha emesso la Professione temporanea il 16 luglio 1963 e quella solenne il 1° novembre 1969 nella Parrocchia di San Francesco ad Acilia. Ha studiato Teologia all’Università Urbaniana (1967-1971).
È stato ordinato diacono il 29 novembre 1970 a Roma e sacerdote il 4 luglio 1971.Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1971-1975: Vicario parrocchiale ed Economo a Yacuiba, Argentina; 1975-1984: Parroco e Consigliere custodiale a Embarcación, Argentina, e dal 1982 anche Superiore del Convento di Embarcación; 1984-1989: Superiore-Parroco ad Aguaray e a San Miguel di Tuyunti, Argentina; 1989-1999: Ministero pastorale nella nuova Vice-Provincia argentina di San Francesco Solano; 1999-2004: Ministero pastorale a Camiri, in Bolivia; 2004-2006: Vicario Delegato del Vicariato Apostolico di Camiri; dal 2006: Parroco a Magdalena, nel Vicariato Apostolico di El Beni.

07/11/2010 00:38
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.529
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
La preoccupazione del Papa per il rogo all'ospedale “Bambino Gesù”


ROMA, sabato, 6 novembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha espresso la propria “partecipazione al drammatico evento” che ha colpito venerdì l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, dove un rogo ha causato l’intossicazione di 44 persone, fra il personale sanitario e i familiari dei piccoli pazienti.

E quanto ha riferito il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, che nella serata di venerdì ha fatto visita all’ospedale, ha fatto sapere la Radio Vaticana.

Un ''errore umano'' potrebbe essere la possibile causa dell'incendio che si è sviluppato nel primo pomeriggio presso un ufficio attiguo al reparto di rianimazione, dove erano ricoverati dieci bambini,

Il porporato ha voluto rendere omaggio “alla preparazione e alla dedizione del personale dell'Ospedale e dei vigili del fuoco, che – ha detto – con eroismo e a rischio della propria salute e perfino della propria vita, hanno permesso che tutti i piccoli degenti fossero messi tempestivamente in salvo e non subissero danni”.

Stando ai primi rilievi il rogo ha interessato il Padiglione Pio XII, al terzo piano della struttura, invaso da fiamme, acqua e fumo, ma già in serata venivano concluse con successo le prime fasi delle operazioni per riportare alla completa normalità l'attività dell’area.

I 118 pazienti presenti al momento dell'incendio nel Padiglione sono stati immediatamente riallocati all'interno delle altre unità operative, e successivamente, per 6 di essi - in funzione di opportunità logistiche - è stato disposto il trasferimento in altre strutture del territorio.

Dopo le prime cure prestate presso il Pronto Soccorso dell'Ospedale, anche 28 dipendenti, 5 addetti alle pulizie e 7 genitori sono stati trasferiti in altre strutture sanitarie della città per essere sottoposti a controlli, e al momento solo quattro - 3 dipendenti dell'Ospedale e un familiare di un bambino ricoverato - rimangono in osservazione e le loro condizioni non destano alcuna preoccupazione.

Intanto, a poco più di 12 ore dall’incendio, il Pronto Soccorso è stato riaperto e, fatta eccezione per l'Unità Operativa di Rianimazione, per la quale si è provveduto ad attivare, presso la sede del Gianicolo dell'Ospedale, un'alternativa area di degenza per i pazienti ivi ricoverati, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha ripreso la piena operatività.








Il Papa: la vita consacrata, dono di Dio alla Chiesa
In un messaggio ai religiosi della Conferenza italiana superiori maggiori



ROMA, sabato, 6 novembre 2010 (ZENIT.org).- La vita consacrata è un prezioso dono di Dio alla Chiesa. E' quanto ha affermato Benedetto XVI nel messaggio per il 50° anniversario dell’istituzione dell’Assemblea generale della Conferenza italiana superiori maggiori (Cism), che si è riunita a Segrate, in provincia di Milano, dal 2 al 6 novembre.

All'incontro dal titolo "Vita religiosa in Italia: un progetto per il futuro" hanno preso parte 150 rappresentanti provenienti da tutta Italia di questo organismo ecclesiale che riunisce 25.500 religiosi di cui 3.500 in zone di missione fuori dall' Italia.

Nel Messaggio, a firma del Segretario di Stato vaticano, il Cardinale Tarcisio Bertone, si legge: “Il periodo dal 1960 a oggi vi ha visto compiere insieme importanti tappe di riflessione e di azione, per un autentico rinnovamento e aggiornamento, promuovendo un attento studio dei problemi comuni e un più dinamico coordinamento delle attività tra i vari istituti”.

“Durante la feconda stagione conciliare – continua il Papa –, avete ricevuto in abbondanza slancio e vigore, che vi hanno aiutato a progredire e maturare nell’impegno di portare agli uomini del nostro tempo, con la ricchezza e molteplicità dei carismi, Cristo Gesù Signore e Salvatore”.

Il Pontefice ha poi indicato due linee fondamentali che devono continuare ad orientare l’opera della Cism: innanzitutto, “quella che insiste sul valore della vita consacrata quale preziosissimo dono di Dio alla Chiesa, affinché in essa risplenda a tutti la bellezza della sequela radicale di Gesù Cristo e del suo Vangelo”; in secondo luogo “l’esigenza di valorizzare e, se necessario, riscoprire i carismi fondazionali, per attingere da essi la genuina linfa vitale”.

“Entrambe queste indicazioni basilari – ha aggiunto – rivestono un particolare significato nel contesto italiano, a motivo della straordinaria rilevanza che la vita consacrata ha avuto in Italia, segnando in profondità la storia e le tradizioni, ma anche lo spirito e il carattere stesso di questo Paese”.

“La sapiente ricerca di fedeltà alle intuizioni e ai dettami dei Fondatori vi consenta di essere sempre attenti a cogliere e assecondare la multiforme iniziativa dello Spirito Santo, che opera incessantemente nella Chiesa”, ha quindi concluso.

09/11/2010 00:59
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.536
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
Benedetto XVI: “ogni vero riformatore è un obbediente della fede”
Messaggio alla 62a Assemblea Generale della CEI ad Assisi



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 8 novembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il messaggio di Benedetto XVI al Card. Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), letto questo lunedì dal Nunzio Apostolico in Italia, mons. Giuseppe Bertello, in occasione dell'apertura ad Assisi della 62a Assemblea generale della CEI.

* * *

Con questo messaggio, che vi invio in occasione della 62a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, intendo farmi spiritualmente pellegrino ad Assisi, per rendermi presente e raggiungere personalmente Lei e ciascuno dei Vescovi convenuti, Pastori premurosi delle amate Chiese particolari che sono in Italia. La vostra sollecitudine e il vostro impegno si manifestano nel governo responsabile delle diocesi nella vicinanza paterna ai sacerdoti e alle comunità parrocchiali. Di ciò è segno eloquente l’attenzione al tema dell’educazione, che avete assunto come priorità del decennio che si apre. Gli Orientamenti pastorali recentemente pubblicati sono espressione di una Chiesa che, alla scuola di Gesù Cristo, vuole prendersi a cuore la vita intera di ogni uomo e, a tale fine, cerca “nelle esperienze quotidiane l’alfabeto per comporre le parole con le quali ripresentare al mondo l’amore infinito di Dio” (Educare alla vita buona del Vangelo, 3).

1. In questi giorni siete riuniti ad Assisi, la città nella quale “nacque al mondo un sole” (Dante, Paradiso, Canto XI), proclamato dal Venerabile Pio XII Patrono d’Italia: san Francesco, che conserva intatte la sua freschezza e la sua attualità – i Santi non tramontano mai! – dovute al suo essersi conformato totalmente a Cristo, di cui fu icona viva. Come il nostro, anche il tempo in cui visse san Francesco era segnato da profonde trasformazioni culturali, favorite dalla nascita delle università, dallo sviluppo dei comuni e dal diffondersi di nuove esperienze religiose. Proprio in quella stagione, grazie all’opera di Papa Innocenzo III – lo stesso dal quale il Poverello di Assisi ottenne il primo riconoscimento canonico – la Chiesa avviò una profonda riforma liturgica. Ne è espressione eminente il Concilio Lateranense IV (1215), che annovera tra i suoi frutti il “Breviario”. Questo libro di preghiera accoglieva in se la ricchezza della riflessione teologica e del vissuto orante del millennio precedente. Adottandolo, san Francesco e i suoi frati fecero propria la preghiera liturgica del Sommo Pontefice: in questo modo il Santo ascoltava e meditava assiduamente la Parola di Dio, fino a farla sua e a trasporla poi nelle preghiere di cui è autore, come in generale in tutti i suoi scritti.

Lo stesso Concilio Lateranense IV, considerando con particolare attenzione il Sacramento dell’altare, inserì nella professione di fede il termine “transustanziazione”, per affermare la presenza reale di Cristo nel sacrificio eucaristico: “Il suo corpo e il suo sangue sono contenuti veramente nel Sacramento dell’altare, sotto le specie del pane e del vino, poiché il pane è transustanziato nel corpo e il vino nel sangue per divino potere” (DS, 802). Dall’assistere alla santa Messa e dal ricevere con devozione la santa Comunione sgorga la vita evangelica di san Francesco e la sua vocazione a ripercorrere il cammino di Cristo Crocifisso: “Il Signore – leggiamo nel Testamento del 1226 – mi dette tanta fede nelle chiese, che così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, poiché con la tua santa croce hai redento il mondo” (Fonti Francescane, n. 111). In questa esperienza trova origine anche la grande deferenza che portava ai sacerdoti e la consegna ai frati di rispettarli sempre e comunque, “perché dell’altissimo Figlio di Dio nient’altro io vedo corporalmente in questo mondo, se non il Santissimo Corpo e il Sangue suo che essi solo consacrano ed essi soli amministrano agli altri” (Fonti Francescane, n. 113). Davanti a tale dono, cari Fratelli, quale responsabilità di vita ne consegue per ognuno di noi! “Badate alla vostra dignità, frati sacerdoti – raccomandava ancora Francesco – e siate santi perché egli è santo” (Lettera al Capitolo Generale e a tutti i frati, in Fonti Francescane, n. 220)! Sì, la santità dell’Eucaristia esige che si celebri e si adori questo Mistero consapevoli della sua grandezza, importanza ed efficacia per la vita cristiana, ma esige anche purezza, coerenza e santità di vita da ciascuno di noi, per essere testimoni viventi dell’unico Sacrificio di amore di Cristo.

ll Santo di Assisi non smetteva di contemplare come “Il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, in poca apparenza di pane” (ibid., n. 221), e con veemenza chiedeva ai suoi frati: “Vi prego, più che se lo facessi per me stesso, che quando conviene e lo vedrete necessario, supplichiate umilmente i sacerdoti perchè venerino sopra ogni cosa il Santissimo Corpo e il Sangue del Signore nostro Gesù Cristo e i santi nomi e le parole di Lui scritte che consacrano il corpo” (Lettera a tutti i custodi, in Fonti Francescane, n. 241).

2. L’autentico credente, in ogni tempo, sperimenta nella liturgia la presenza, il primato e l’opera di Dio. Essa è “veritatis splendor” (Sacramentum caritatis, 35), avvenimento nuziale, pregustazione della città nuova e definitiva e partecipazione ad essa; è legame di creazione e di redenzione, cielo aperto sulla terra degli uomini, passaggio dal mondo a Dio; è Pasqua, nella Croce e nella Risurrezione di Gesù Cristo; è l’anima della vita cristiana, chiamata alla sequela, riconciliazione che muove a carità fraterna. Cari Fratelli nell’Episcopato, il vostro convenire pone al centro dei lavori assembleari l’esame della traduzione italiana della terza edizione tipica del Messale Romano. La corrispondenza della preghiera della Chiesa (lex orandi) con la regola della fede (lex credendi) plasma il pensiero e i sentimenti della comunità cristiana, dando forma alla Chiesa, corpo di Cristo e tempio dello Spirito. Ogni parola umana non può prescindere dal tempo, anche quando, come nel caso della liturgia, costituisce una finestra che si apre oltre il tempo. Dare voce a una realtà perennemente valida esige pertanto il sapiente equilibrio di continuità e novità, di tradizione e attualizzazione. Il Messale stesso si pone all’interno di questo processo. Ogni vero riformatore, infatti, è un obbediente della fede: non si muove in maniera arbitraria, né si arroga alcuna discrezionalità sul rito; non è il padrone, ma il custode del tesoro istituito dal Signore e a noi affidato. La Chiesa intera è presente in ogni liturgia: aderire alla sua forma è condizione di autenticità di ciò che si celebra.

3. Questa ragione vi spinge, nelle mutate condizioni del tempo, a rendere ancor più trasparente e praticabile quella stessa fede che risale all’epoca della Chiesa nascente. E’un compito tanto più urgente in una cultura che - come voi stessi rilevate - conosce “l’eclissi del senso di Dio e l’offuscarsi della dimensione dell’interiorità, l’incerta formazione dell’identità personale in un contesto plurale e frammentato, le difficoltà di dialogo tra le generazioni, la separazione tra intelligenza e affettività” (Educare alla vita buona del Vangelo, 9). Questi elementi sono il segno di una crisi di fiducia nella vita e influiscono in maniera rilevante sul processo educativo, nel quale i riferimenti affidabili si fanno labili. L’uomo contemporaneo ha investito molte energie nello sviluppo della scienza e della tecnica, conseguendo in questi campi traguardi indubbiamente significativi e apprezzabili. Tale progresso, tuttavia, è avvenuto spesso a scapito dei fondamenti del cristianesimo, nei quali si radica la storia feconda del Continente europeo: la sfera morale è stata confinata nell’ambito soggettivo e Dio, quando non viene negato, è comunque escluso dalla coscienza pubblica. Eppure, la persona cresce nella misura in cui fa esperienza del bene e impara a distinguerlo dal male, al di là del calcolo che considera unicamente le conseguenze di una singola azione o che usa come criterio di valutazione la possibilità di compierla.

Per invertire la rotta, non è sufficiente un generico richiamo ai valori, né una proposta educativa che si accontenti di interventi puramente funzionali e frammentari. C’è bisogno, invece, di un rapporto personale di fedeltà tra soggetti attivi, protagonisti della relazione, capaci di prendere posizione e di mettere in gioco la propria libertà (cfr ibid., 26). Per questa ragione, è quanto mai opportuna la vostra scelta di chiamare a raccolta intorno alla responsabilità educativa tutti coloro che hanno a cuore la città degli uomini e il bene delle nuove generazioni. Tale indispensabile alleanza non può che partire da una nuova prossimità alla famiglia, che ne riconosca e sostenga il primato educativo: è al suo interno che si plasma il volto di un popolo. Come Chiesa che vive in Italia, attenta a interpretare ciò che avviene in profondità nel mondo di oggi e, quindi, a cogliere le domande e i desideri dell’uomo, voi rinnovate l’impegno a operare con disponibilità all’ascolto e al dialogo, mettendo a disposizione di tutti la buona notizia dell’amore paterno di Dio. Vi anima la certezza che "Gesù Cristo è la via, che conduce ciascuno alla piena realizzazione di sé secondo il disegno di Dio. E’ la verità, che rivela l’uomo a se stesso e ne guida il cammino di crescita nella libertà. E’ la vita, perché in lui ogni uomo trova il senso ultimo del suo esistere e del suo operare: la piena comunione di amore con Dio ne1l’eternità” (ibid., n. 19).

4. In questo cammino, vi esorto a valorizzare la liturgia quale fonte perenne di educazione alla vita buona del Vangelo. Essa introduce al1’incontro con Gesù Cristo, che con parole e opere costantemente edifica la Chiesa, formandola alle profondità dell’asco1to, della fraternità e della missione. I riti parlano in forza della loro intrinseca ragionevolezza e comunicabilità ed educano a una partecipazione consapevole, attiva e fruttuosa (cfr Sacrosanctum Concilium, n. 11). Cari Fratelli, alziamo il capo e lasciamoci guardare negli occhi da Cristo, unico Maestro, Redentore da cui promana ogni nostra responsabilità nei confronti delle comunità che ci sono affidate e di ogni uomo. Maria Santissima, con cuore di Madre, vegli sul nostro cammino e ci accompagni con la sua intercessione. Nel rinnovare la mia affettuosa vicinanza e il mio fraterno incoraggiamento, imparto di cuore a Lei, Venerato Fratello, ai Vescovi, ai collaboratori e a tutti i presenti la mia Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, 4 novembre 2010

Benedetto XVI

09/11/2010 15:19
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.538
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA


Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Em.mo Card. Angelo Bagnasco, in occasione dei lavori della 62a Assemblea Generale della CEI (Assisi, 8-11 novembre 2010):


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Al Venerato Fratello

il Cardinale Angelo Bagnasco

Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

Con questo messaggio, che vi invio in occasione della 62a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, intendo farmi spiritualmente pellegrino ad Assisi, per rendermi presente e raggiungere personalmente Lei e ciascuno dei Vescovi convenuti, Pastori premurosi delle amate Chiese particolari che sono in Italia. La vostra sollecitudine e il vostro impegno si manifestano nel governo responsabile delle diocesi e nella vicinanza paterna ai sacerdoti e alle comunità parrocchiali. Di ciò è segno eloquente l’attenzione al tema dell’educazione, che avete assunto come priorità del decennio che si apre. Gli Orientamenti pastorali recentemente pubblicati sono espressione di una Chiesa che, alla scuola di Gesù Cristo, vuole prendersi a cuore la vita intera di ogni uomo e, a tale fine, cerca "nelle esperienze quotidiane l’alfabeto per comporre le parole con le quali ripresentare al mondo l’amore infinito di Dio" (Educare alla vita buona del Vangelo, 3).

1. In questi giorni siete riuniti ad Assisi, la città nella quale "nacque al mondo un sole" (Dante, Paradiso, Canto XI), proclamato dal Venerabile Pio XII Patrono d’Italia: san Francesco, che conserva intatte la sua freschezza e la sua attualità – i Santi non tramontano mai! – dovute al suo essersi conformato totalmente a Cristo, di cui fu icona viva.

Come il nostro, anche il tempo in cui visse san Francesco era segnato da profonde trasformazioni culturali, favorite dalla nascita delle università, dallo sviluppo dei comuni e dal diffondersi di nuove esperienze religiose.

Proprio in quella stagione, grazie all’opera di Papa Innocenzo III – lo stesso dal quale il Poverello di Assisi ottenne il primo riconoscimento canonico – la Chiesa avviò una profonda riforma liturgica. Ne è espressione eminente il Concilio Lateranense IV (1215), che annovera tra i suoi frutti il "Breviario". Questo libro di preghiera accoglieva in sé la ricchezza della riflessione teologica e del vissuto orante del millennio precedente. Adottandolo, san Francesco e i suoi frati fecero propria la preghiera liturgica del Sommo Pontefice: in questo modo il Santo ascoltava e meditava assiduamente la Parola di Dio, fino a farla sua e a trasporla poi nelle preghiere di cui è autore, come in generale in tutti i suoi scritti.

Lo stesso Concilio Lateranense IV, considerando con particolare attenzione il Sacramento dell’altare, inserì nella professione di fede il termine "transustanziazione", per affermare la presenza reale di Cristo nel sacrificio eucaristico: "Il suo corpo e il suo sangue sono contenuti veramente nel Sacramento dell’altare, sotto le specie del pane e del vino, poiché il pane è transustanziato nel corpo e il vino nel sangue per divino potere" (DS, 802).

Dall’assistere alla santa Messa e dal ricevere con devozione la santa Comunione sgorga la vita evangelica di san Francesco e la sua vocazione a ripercorrere il cammino di Cristo Crocifisso: "Il Signore – leggiamo nel Testamento del 1226 – mi dette tanta fede nelle chiese, che così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, Signore Gesù, in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benediciamo, poiché con la tua santa croce hai redento il mondo" (Fonti Francescane, n. 111).

In questa esperienza trova origine anche la grande deferenza che portava ai sacerdoti e la consegna ai frati di rispettarli sempre e comunque, "perché dell’altissimo Figlio di Dio nient’altro io vedo corporalmente in questo mondo, se non il Santissimo Corpo e il Sangue suo che essi soli consacrano ed essi soli amministrano agli altri" (Fonti Francescane, n. 113).

Davanti a tale dono, cari Fratelli, quale responsabilità di vita ne consegue per ognuno di noi! "Badate alla vostra dignità, frati sacerdoti - raccomandava ancora Francesco – e siate santi perché egli è santo" (Lettera al Capitolo Generale e a tutti i frati, in Fonti Francescane, n. 220)! Sì, la santità dell’Eucaristia esige che si celebri e si adori questo Mistero consapevoli della sua grandezza, importanza ed efficacia per la vita cristiana, ma esige anche purezza, coerenza e santità di vita da ciascuno di noi, per essere testimoni viventi dell’unico Sacrificio di amore di Cristo.

Il Santo di Assisi non smetteva di contemplare come "il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umilî da nascondersi, per la nostra salvezza, in poca apparenza di pane" (ibid., n. 221), e con veemenza chiedeva ai suoi frati: "Vi prego, più che se lo facessi per me stesso, che quando conviene e lo vedrete necessario, supplichiate umilmente i sacerdoti perché venerino sopra ogni cosa il Santissimo Corpo e il Sangue del Signore nostro Gesù Cristo e i santi nomi e le parole di Lui scritte che consacrano il corpo" (Lettera a tutti i custodi, in Fonti Francescane, n. 241).

2. L’autentico credente, in ogni tempo, sperimenta nella liturgia la presenza, il primato e l’opera di Dio. Essa è "veritatis splendor" (Sacramentum caritatis, 35), avvenimento nuziale, pregustazione della città nuova e definitiva e partecipazione ad essa; è legame di creazione e di redenzione, cielo aperto sulla terra degli uomini, passaggio dal mondo a Dio; è Pasqua, nella Croce e nella Risurrezione di Gesù Cristo; è l’anima della vita cristiana, chiamata alla sequela, riconciliazione che muove a carità fraterna.

Cari Fratelli nell’Episcopato, il vostro convenire pone al centro dei lavori assembleari l’esame della traduzione italiana della terza edizione tipica del Messale Romano. La corrispondenza della preghiera della Chiesa (lex orandi) con la regola della fede (lex credendi) plasma il pensiero e i sentimenti della comunità cristiana, dando forma alla Chiesa, corpo di Cristo e tempio dello Spirito. Ogni parola umana non può prescindere dal tempo, anche quando, come nel caso della liturgia, costituisce una finestra che si apre oltre il tempo. Dare voce a una realtà perennemente valida esige pertanto il sapiente equilibrio di continuità e novità, di tradizione e attualizzazione.

Il Messale stesso si pone all’interno di questo processo. Ogni vero riformatore, infatti, è un obbediente della fede: non si muove in maniera arbitraria, né si arroga alcuna discrezionalità sul rito; non è il padrone, ma il custode del tesoro istituito dal Signore e a noi affidato. La Chiesa intera è presente in ogni liturgia: aderire alla sua forma è condizione di autenticità di ciò che si celebra.

3. Questa ragione vi spinge, nelle mutate condizioni del tempo, a rendere ancor più trasparente e praticabile quella stessa fede che risale all’epoca della Chiesa nascente. È un compito tanto più urgente in una cultura che – come voi stessi rilevate – conosce "l’eclissi del senso di Dio e l’offuscarsi della dimensione dell’interiorità, l’incerta formazione dell’identità personale in un contesto plurale e frammentato, le difficoltà di dialogo tra le generazioni, la separazione tra intelligenza e affettività" (Educare alla vita buona del Vangelo, 9). Questi elementi sono il segno di una crisi di fiducia nella vita e influiscono in maniera rilevante sul processo educativo, nel quale i riferimenti affidabili si fanno labili.

L’uomo contemporaneo ha investito molte energie nello sviluppo della scienza e della tecnica, conseguendo in questi campi traguardi indubbiamente significativi e apprezzabili. Tale progresso, tuttavia, è avvenuto spesso a scapito dei fondamenti del cristianesimo, nei quali si radica la storia feconda del Continente europeo: la sfera morale è stata confinata nell’ambito soggettivo e Dio, quando non viene negato, è comunque escluso dalla coscienza pubblica. Eppure, la persona cresce nella misura in cui fa esperienza del bene e impara a distinguerlo dal male, al di là del calcolo che considera unicamente le conseguenze di una singola azione o che usa come criterio di valutazione la possibilità di compierla.

Per invertire la rotta, non è sufficiente un generico richiamo ai valori, né una proposta educativa che si accontenti di interventi puramente funzionali e frammentari. C’è bisogno, invece, di un rapporto personale di fedeltà tra soggetti attivi, protagonisti della relazione, capaci di prendere posizione e di mettere in gioco la propria libertà (cfr ibid., 26).

Per questa ragione, è quanto mai opportuna la vostra scelta di chiamare a raccolta intorno alla responsabilità educativa tutti coloro che hanno a cuore la città degli uomini e il bene delle nuove generazioni. Tale indispensabile alleanza non può che partire da una nuova prossimità alla famiglia, che ne riconosca e sostenga il primato educativo: è al suo interno che si plasma il volto di un popolo.

Come Chiesa che vive in Italia, attenta a interpretare ciò che avviene in profondità nel mondo di oggi e, quindi, a cogliere le domande e i desideri dell’uomo, voi rinnovate l’impegno a operare con disponibilità all’ascolto e al dialogo, mettendo a disposizione di tutti la buona notizia dell’amore paterno di Dio. Vi anima la certezza che "Gesù Cristo è la via, che conduce ciascuno alla piena realizzazione di sé secondo il disegno di Dio. È la verità, che rivela l’uomo a se stesso e ne guida il cammino di crescita nella libertà. È la vita, perché in lui ogni uomo trova il senso ultimo del suo esistere e del suo operare: la piena comunione di amore con Dio nell’eternità" (ibid., n. 19).

4. In questo cammino, vi esorto a valorizzare la liturgia quale fonte perenne di educazione alla vita buona del Vangelo. Essa introduce all’incontro con Gesù Cristo, che con parole e opere costantemente edifica la Chiesa, formandola alle profondità dell’ascolto, della fraternità e della missione. I riti parlano in forza della loro intrinseca ragionevolezza e comunicabilità ed educano a una partecipazione consapevole, attiva e fruttuosa (cfr Sacrosanctum Concilium, n. 11).

Cari Fratelli, alziamo il capo e lasciamoci guardare negli occhi da Cristo, unico Maestro, Redentore da cui promana ogni nostra responsabilità nei confronti delle comunità che ci sono affidate e di ogni uomo. Maria Santissima, con cuore di Madre, vegli sul nostro cammino e ci accompagni con la sua intercessione.

Nel rinnovare la mia affettuosa vicinanza e il mio fraterno incoraggiamento, imparto di cuore a Lei, Venerato Fratello, ai Vescovi, ai collaboratori e a tutti i presenti la mia Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, 4 novembre 2010



BENEDICTUS PP. XVI

10/11/2010 00:20
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.539
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
Il Papa esorta i Vescovi italiani a vivere della liturgia
E ad affrontare l'“emergenza educativa” dalla famiglia



CITTA' DEL VATICANO, martedì, 9 novembre 2010 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI ricorda ai Vescovi italiani l'importanza della liturgia per la vita cristiana nel messaggio inviato in occasione dell'Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale, in svolgimento questa settimana ad Assisi.

Approfittando del fatto che in questa riunione plenaria si rivedrà la traduzione in italiano del Messale Romano, il Papa dedica gran parte della sua lettera, indirizzata al Presidente della CEI, il Cardinale Angelo Bagnasco, a parlare della centralità della liturgia nella vita cristiana.

“L’autentico credente, in ogni tempo, sperimenta nella liturgia la presenza, il primato e l’opera di Dio”, ha affermato il Papa.

La liturgia “è veritatis splendor, avvenimento nuziale, pregustazione della città nuova e definitiva e partecipazione ad essa; è legame di creazione e di redenzione, cielo aperto sulla terra degli uomini, passaggio dal mondo a Dio; è Pasqua, nella Croce e nella Risurrezione di Gesù Cristo; è l’anima della vita cristiana, chiamata alla sequela, riconciliazione che muove a carità fraterna”.

Riferendosi a questa terza edizione del Messale Romano, il Papa ricorda che “ogni vero riformatore” “è un obbediente della fede: non si muove in maniera arbitraria, né si arroga alcuna discrezionalità sul rito; non è il padrone, ma il custode del tesoro istituito dal Signore e a noi affidato”.

“Dare voce a una realtà perennemente valida esige pertanto il sapiente equilibrio di continuità e novità, di tradizione e attualizzazione”, segnala.

“La Chiesa intera è presente in ogni liturgia: aderire alla sua forma è condizione di autenticità di ciò che si celebra”.

La “corrispondenza della preghiera della Chiesa (lex orandi) con la regola della fede (lex credendi) plasma il pensiero e i sentimenti della comunità cristiana, dando forma alla Chiesa, corpo di Cristo e tempio dello Spirito”, aggiunge il Papa.

Questa terza edizione del Messale Romano, presentata ufficialmente a Papa Giovanni Paolo II nel 2002, ha impegnato per dieci anni la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, allora presieduta dal Cardinale Francis Arinze.

Tra le novità, il Messale ampliava le possibilità per un Vescovo di permettere la comunione sotto le due specie.

Eucaristia

Nel suo messaggio il Papa, ricordando San Francesco d'Assisi, Patrono d'Italia, spiega che la vita di questo santo ha coinciso con la riforma liturgica di Papa Innocenzo III e del Concilio Lateranense IV.

Questa riforma ha presupposto, tra le altre cose, l'introduzione del “Breviario” e l'inserimento del termine “transustanziazione” nella professione di fede.
San Francesco, dichiara il Papa, era un grande devoto dell'Eucaristia. “Dall’assistere alla santa Messa e dal ricevere con devozione la santa Comunione sgorga la vita evangelica di San Francesco e la sua vocazione a ripercorrere il cammino di Cristo Crocifisso”.

Il Santo aveva un'enorme stima per i sacerdoti, ed esortava i suoi frati a ricordere loro l'importanza di condurre una vita santa e coerente.

“Il Santo di Assisi non smetteva di contemplare come il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umilî da nascondersi, per la nostra salvezza, in poca apparenza di pane”, spiega il Papa.

“Davanti a tale dono, cari Fratelli, quale responsabilità di vita ne consegue per ognuno di noi!”, aggiunge.

Educazione e famiglia

Dall'altro lato, il Pontefice si riferisce al piano pastorale dei Vescovi italiani, contenuto nella lettera “Educare alla vita buona del Vangelo”, dedicata a come affrontare l'“emergenza educativa”.

La crisi che attraversa l'uomo contemporaneo, segnala Benedetto XVI, è in realtà “una crisi di fiducia nella vita” e influisce “in maniera rilevante sul processo educativo, nel quale i riferimenti affidabili si fanno labili”.

Indicatori di questa crisi sono, afferma, “l’eclissi del senso di Dio e l’offuscarsi della dimensione dell’interiorità, l’incerta formazione dell’identità personale in un contesto plurale e frammentato, le difficoltà di dialogo tra le generazioni, la separazione tra intelligenza e affettività”.

L'uomo contemporaneo “ha investito molte energie nello sviluppo della scienza e della tecnica”, ma questo progresso “è avvenuto spesso a scapito dei fondamenti del cristianesimo, nei quali si radica la storia feconda del Continente europeo”.

“La sfera morale è stata confinata nell’ambito soggettivo e Dio, quando non viene negato, è comunque escluso dalla coscienza pubblica”.

Di fronte a ciò, sostiene, “non è sufficiente un generico richiamo ai valori, né una proposta educativa che si accontenti di interventi puramente funzionali e frammentari. C’è bisogno, invece, di un rapporto personale di fedeltà tra soggetti attivi, protagonisti della relazione, capaci di prendere posizione e di mettere in gioco la propria libertà”.

Questa nuova visione deve necessariamente “partire da una nuova prossimità alla famiglia, che ne riconosca e sostenga il primato educativo: è al suo interno che si plasma il volto di un popolo”.

Il Papa esorta quindi i presuli a “a cogliere le domande e i desideri dell’uomo”, rinnovando “l’impegno a operare con disponibilità all’ascolto e al dialogo, mettendo a disposizione di tutti la buona notizia dell’amore paterno di Dio”.

“In questo cammino, vi esorto a valorizzare la liturgia quale fonte perenne di educazione alla vita buona del Vangelo”, conclude. “Essa introduce all’incontro con Gesù Cristo, che con parole e opere costantemente edifica la Chiesa, formandola alle profondità dell’ascolto, della fraternità e della missione”.



10/11/2010 15:31
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.545
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
RINUNCE E NOMINE




NOMINA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI MWANZA (TANZANIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Arcivescovo Metropolita di Mwanza (Tanzania) S.E. Mons. Jude Thaddaeus Ruwa’ichi, O.F.M. Cap., finora Vescovo di Dodoma e Presidente della Conferenza Episcopale di Tanzania.



NOMINA DI AUSILIARE DI PORTO ALEGRE (BRASILE)

Il Papa ha nominato Ausiliare dell’arcidiocesi di Porto Alegre (Brasile) il Rev.do P. Jaime Spengler, O.F.M., finora Guardiano della Fraternità "Bom Jesus da Aldeia" a Campo Largo, nell’arcidiocesi di Curitiba, assegnandogli la sede titolare vescovile di Patara.

Rev.do P. Jaime Spengler, O.F.M.

Il Rev.do P. Jaime Spengler, O.F.M., è nato il 6 settembre 1960, a Blumenau, nello Stato di Santa Catarina, nell’omonima diocesi. Ha fatto il postulantato francescano a Guaratinguetá (1981) e il noviziato a Rodeio (1982); ha emesso la professione perpetua nel 1985 ed è stato ordinato sacerdote il 17 novembre 1990.

Ha compiuto gli studi di Filosofia presso l’Istituto Filosofico "São Boaventura" a Campo Largo e quelli di Teologia prima presso l’Istituto Teologico Francescano a Petrópolis (1986-1987) e poi presso l’Istituto Teologico di Jerusalém (1987-1990), nel quale ha ottenuto la licenza in Sacra Scrittura. Successivamente ha ottenuto a Roma, presso il Pontificio Ateneo "Antonianum", la Laurea in Filosofia (1995-1998).

Ha svolto i seguenti incarichi: Professore nel Noviziato Francescano a Rodeio, Maestro dei Postulanti (1990); Professore nel Postulantato e Vicario parrocchiale a Guaratinguetá (1991-1994); Professore e Vice-Rettore dell’Istituto di Filosofia "São Boaventura" a Campo Largo (2000-2003); Assistente Religioso della Federação Brasileira das Irmãs Concepcionistas (2001-2002); Superiore locale e Vicario Parrocchiale della Parrocchia "Senhor Bom Jesus", nell’arcidiocesi di Curitiba (2004-2006), Professore di Filosofia alla Facoltà "São Boaventura" a Curitiba (2000-2003); Vice-presidente dell’Associazione Francescana di Ensino Senhor Bom Jesus a Campo Largo, dove dal 2007 è anche Guardiano del Convento locale.




NOMINA DI MEMBRO DEL PONTIFICIO COMITATO DI SCIENZE STORICHE

Il Santo Padre ha nominato Membro del Pontificio Comitato di Scienze Storiche l’Ill.mo Prof. Claude Prudhomme, Docente di Storia Contemporanea all’Università Louis Lumière - Lyon 2 di Lyon (Francia).























L’UDIENZA GENERALE



L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta in due momenti distinti: alle ore 10.30, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i partecipanti ai Pellegrinaggi provenienti da Carpineto Romano e dalla Repubblica Ceca e i singoli fedeli che non hanno trovato posto nell’Aula delle Udienze; successivamente, nell’Aula Paolo VI, ha tenuto la catechesi e ha salutato i diversi gruppi di pellegrini giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.

Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sul suo recente Viaggio Apostolico a Santiago de Compostela e a Barcelona.

Dopo aver riassunto la Sua catechesi nelle diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.

L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


SALUTO AI PELLEGRINI NELLA BASILICA VATICANA

Cari fratelli e sorelle!

Sono lieto di accogliervi e di rivolgere a ciascuno di voi il mio cordiale benvenuto. In particolare, saluto voi, fedeli di Carpineto Romano, qui convenuti con il vostro Pastore Mons. Lorenzo Loppa, per ricambiare la visita, breve ma intensa, che ho avuto la gioia di compiere nella vostra terra, nello scorso mese di settembre, in occasione del bicentenario della nascita di Papa Leone XIII. Cari amici, desidero rinnovare a tutti il mio vivo ringraziamento per la calorosa accoglienza che mi avete riservato in quella circostanza. Penso alla disponibilità delle Autorità civili, segnatamente del Sindaco e del Consiglio comunale, come pure al solerte impegno del vostro Vescovo, del Parroco e dei loro collaboratori, specialmente nella preparazione della Celebrazione eucaristica, così ben curata e partecipata. Il ricordo di quell’evento, carico di significato ecclesiale e spirituale, ravvivi in ciascuno il desiderio di approfondire sempre di più la vita di fede, nel solco degli insegnamenti del vostro illustre concittadino Papa Leone XIII, la cui coraggiosa azione pastorale suscitò un provvido rinnovamento dell’impegno dei cattolici nella società.

Cari amici, non stancatevi di affidarvi a Cristo e di annunciarlo con la vostra vita, in famiglia e in ogni ambiente. È questo che gli uomini anche oggi attendono dalla Chiesa. Con tali sentimenti, di cuore imparto a tutti la mia Benedizione, che volentieri estendo alle vostre famiglie e a tutte le persone care.

Srdečně zdravím vás, poutníky z České republiky, kteří jste se zde sešli v tak hojném počtu, abyste oplatili mou návštěvu, kterou jsem s radostí vykonal ve vaší zemi v minulém roce. Milí přátelé, vítám vás! Uchovávám si milou a vděčnou vzpomínku na svou příjemnou cestu do vaší krásné země. Myslím zvlášť na vlídnou ochotu vážených představitelů veřejného života, na vřelé přijetí, kterého se mi dostalo od ctihodných bratří v biskupském úřadu, od kněží, zasvěcených osob i od všech věřících, kteří chtěli s nadšením vyjádřit svou víru kolem Petrova nástupce. Vnímal jsem rovněž pozornost, kterou mi věnovali i ti, kdo, byť vzdáleni od církve, hledají přesto skutečné duchovní lidské hodnoty, jichž chce být katolické společenství radostným svědkem. Prosím Pána, aby milosti oné cesty přinesly plody, a přeji křesťanskému lidu České republiky, aby opět s novým elánem a odvahou vydával všude svědectví Evangeliu. Ze srdce vám všem uděluji zvláštní Apoštolské požehnání, které rozšiřuji vašim rodinám a celé vaší vlasti.

[Saluto cordialmente voi pellegrini provenienti dalla Repubblica Ceca, qui convenuti così numerosi per ricambiare la visita che ho avuto la gioia di compiere nel vostro Paese lo scorso anno. Cari amici, siate i benvenuti! Conservo un caro e grato ricordo di quel mio piacevole viaggio nella vostra bella terra. Penso in particolare alla deferente cortesia delle distinte Autorità; alla calorosa accoglienza che ho ricevuto dai venerati Fratelli nell’Episcopato, dai sacerdoti, dalle persone consacrate e da tutti i fedeli, che hanno voluto esprimere con entusiasmo la loro fede, attorno al successore di Pietro. Mi ha colpito anche l’attenta considerazione che mi hanno riservato anche quanti, pur essendo lontani dalla Chiesa, sono tuttavia in ricerca di valori umani spirituali autentici, di cui la stessa comunità cattolica vuole essere gioiosa testimone. Prego il Signore di far fruttificare le grazie di quel viaggio, e auguro che il popolo cristiano della Repubblica Ceca, prosegua, con rinnovato slancio, a rendere dappertutto una coraggiosa testimonianza evangelica. A tutti voi imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica, estensibile alle vostre famiglie e all’intera vostra Patria.]



CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle!

Oggi vorrei ricordare con voi il Viaggio Apostolico a Santiago di Compostela e Barcellona, che ho avuto la gioia di compiere sabato e domenica scorsi. Mi sono recato là per confermare nella fede i miei fratelli (cfr Lc 22,32); l’ho fatto come testimone di Cristo Risorto, come seminatore della speranza che non delude e non inganna, perché ha la sua origine nell’infinito amore di Dio per tutti gli uomini.

La prima tappa è stata Santiago. Fin dalla cerimonia di benvenuto, ho potuto sperimentare l’affetto che le genti di Spagna nutrono verso il Successore di Pietro. Sono stato accolto veramente con grande entusiasmo e calore. In quest’Anno Santo Compostelano, ho voluto farmi pellegrino insieme con quanti, numerosissimi, si sono recati a quel celebre Santuario. Ho potuto visitare la "Casa dell’Apostolo Giacomo il Maggiore", il quale continua a ripetere, a chi vi giunge bisognoso di grazia, che, in Cristo, Dio è venuto nel mondo per riconciliarlo a sé, non imputando agli uomini le loro colpe.

Nell’imponente Cattedrale di Compostela, dando, con emozione, il tradizionale abbraccio al Santo, pensavo a come questo gesto di accoglienza e amicizia sia anche un modo di esprimere l’adesione alla sua parola e la partecipazione alla sua missione. Un segno forte della volontà di conformarsi al messaggio apostolico, il quale, da un lato, ci impegna ad essere fedeli custodi della Buona Novella che gli Apostoli hanno trasmesso, senza cedere alla tentazione di alterarla, sminuirla o piegarla ad altri interessi, e, dall’altro, trasforma ciascuno di noi in annunciatori instancabili della fede in Cristo, con la parola e la testimonianza della vita in tutti i campi della società.

Vedendo il numero di pellegrini presenti alla Santa Messa solenne che ho avuto la grande gioia di presiedere a Santiago, meditavo su che ciò che spinge tanta gente a lasciare le occupazioni quotidiane e intraprendere il cammino penitenziale verso Compostela, un cammino a volte lungo e faticoso: è il desiderio di giungere alla luce di Cristo, cui anelano nel profondo del loro cuore, anche se spesso non lo sanno esprimere bene a parole. Nei momenti di smarrimento, di ricerca, di difficoltà, come pure nell’aspirazione a rafforzare la fede e a vivere in modo più coerente, i pellegrini a Compostela intraprendono un profondo itinerario di conversione a Cristo, che ha assunto in sé la debolezza, il peccato dell’umanità, le miserie del mondo, portandole dove il male non ha più potere, dove la luce del bene illumina ogni cosa. Si tratta di un popolo di silenziosi camminatori, provenienti da ogni parte del mondo, che riscoprono l’antica tradizione medioevale e cristiana del pellegrinaggio, attraversando borghi e città permeate di cattolicesimo.

In quella solenne Eucaristia, vissuta dai tantissimi fedeli presenti con intensa partecipazione e devozione, ho chiesto con fervore che quanti si recano in pellegrinaggio a Santiago possano ricevere il dono di diventare veri testimoni di Cristo, che hanno riscoperto ai crocevia delle suggestive strade verso Compostela. Ho pregato anche perché i pellegrini, seguendo le orme di numerosi Santi che nel corso dei secoli hanno compiuto il "Cammino di Santiago", continuino a mantenerne vivo il genuino significato religioso, spirituale e penitenziale, senza cedere alla banalità, alla distrazione, alle mode. Quel cammino, intreccio di vie che solcano vaste terre formando una rete attraverso la Penisola Iberica e l’Europa, è stato e continua ad essere luogo di incontro di uomini e donne delle più diverse provenienze, uniti dalla ricerca della fede e della verità su se stessi, e suscita esperienze profonde di condivisione, di fraternità e di solidarietà.

E’ proprio la fede in Cristo che dà senso a Compostela, un luogo spiritualmente straordinario, che continua ad essere punto di riferimento per l’Europa di oggi nelle sue nuove configurazioni e prospettive. Conservare e rafforzare l’apertura al trascendente, così come un dialogo fecondo tra fede e ragione, tra politica e religione, tra economia ed etica, permetterà di costruire un’Europa che, fedele alle sue imprescindibili radici cristiane, possa rispondere pienamente alla propria vocazione e missione nel mondo. Perciò, certo delle immense possibilità del Continente europeo e fiducioso in un suo futuro di speranza, ho invitato l’Europa ad aprirsi sempre più a Dio, favorendo così le prospettive di un autentico incontro, rispettoso e solidale, con le popolazioni e le civiltà degli altri Continenti.

Domenica, poi, ho avuto la gioia veramente grande di presiedere, a Barcellona, la Dedicazione della chiesa della Sacra Famiglia, che ho dichiarato Basilica Minore. Nel contemplare la grandiosità e la bellezza di quell’edificio, che invita ad elevare lo sguardo e l’animo verso l’Alto, verso Dio, ricordavo le grandi costruzioni religiose, come le cattedrali del Medioevo, che hanno segnato profondamente la storia e la fisionomia delle principali Città dell’Europa. Quella splendida opera - ricchissima di simbologia religiosa, preziosa nell’intreccio delle forme, affascinante nel gioco delle luci e dei colori - quasi un’immensa scultura in pietra, frutto della fede profonda, della sensibilità spirituale e del talento artistico di Antoni Gaudí, rinvia al vero santuario, il luogo del culto reale, il Cielo, dove Cristo è entrato per comparire al cospetto di Dio in nostro favore (cfr Eb 9,24). Il geniale architetto, in quel magnifico tempio, ha saputo rappresentare mirabilmente il mistero della Chiesa, alla quale i fedeli sono incorporati con il Battesimo come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale (cfr 1Pt 2,5).

La chiesa della Sacra Famiglia fu concepita e progettata da Gaudí come una grande catechesi su Gesù Cristo, come un cantico di lode al Creatore. In quell’edificio così imponente, egli ha posto la propria genialità al servizio del bello. Infatti, la straordinaria capacità espressiva e simbolica delle forme e dei motivi artistici, come pure le innovative tecniche architettoniche e scultoree, evocano la Fonte suprema di ogni bellezza. Il famoso architetto considerò questo lavoro come una missione nella quale era coinvolta tutta la sua persona. Dal momento in cui accettò l’incarico della costruzione di quella chiesa, la sua vita fu segnata da un cambiamento profondo. Intraprese così un’intensa pratica di preghiera, digiuno e povertà, avvertendo la necessità di prepararsi spiritualmente per riuscire ad esprimere nella realtà materiale il mistero insondabile di Dio. Si può dire che, mentre Gaudí lavorava alla costruzione del tempio, Dio costruiva in lui l’edificio spirituale (cfr Ef 2,22), rafforzandolo nella fede e avvicinandolo sempre più all’intimità di Cristo. Ispirandosi continuamente alla natura, opera del Creatore, e dedicandosi con passione a conoscere la Sacra Scrittura e la liturgia, egli seppe realizzare nel cuore della Città un edificio degno di Dio e, perciò stesso, degno dell’uomo.

A Barcellona, ho visitato anche l’Opera del "Nen Déu", un’iniziativa ultracentenaria, molto legata a quella Arcidiocesi, dove vengono curati, con professionalità e amore, bambini e giovani diversamente abili. Le loro vite sono preziose agli occhi di Dio e ci invitano costantemente ad uscire dal nostro egoismo. In quella casa, sono stato partecipe della gioia e della carità profonda e incondizionata delle Suore Francescane dei Sacri Cuori, del generoso lavoro di medici, di educatori e di tanti altri professionisti e volontari, che operano con encomiabile dedizione in quell’Istituzione. Ho anche benedetto la prima pietra di una nuova Residenza che sarà parte di questa Opera, dove tutto parla di carità, di rispetto della persona e della sua dignità, di gioia profonda, perché l’essere umano vale per quello che è, e non solo per quello che fa.

Mentre ero a Barcellona, ho pregato intensamente per le famiglie, cellule vitali e speranza della società e della Chiesa. Ho ricordato anche coloro che soffrono, in particolare in questi momenti di serie difficoltà economiche. Ho tenuto presente, allo stesso tempo, i giovani - che mi hanno accompagnato in tutta la visita a Santiago e Barcellona con il loro entusiasmo e la loro gioia - perché scoprano la bellezza, il valore e l’impegno del Matrimonio, in cui un uomo e una donna formano una famiglia, che con generosità accoglie la vita e la accompagna dal suo concepimento fino al suo termine naturale. Tutto quello che si fa per sostenere il matrimonio e la famiglia, per aiutare le persone più bisognose, tutto ciò che accresce la grandezza dell’uomo e la sua inviolabile dignità, contribuisce al perfezionamento della società. Nessuno sforzo è vano in questo senso.

Cari amici, rendo grazie a Dio per le giornate intense che ho trascorso a Santiago di Compostela e a Barcellona. Rinnovo il mio ringraziamento al Re e alla Regina di Spagna, ai Principi delle Asturie e a tutte le Autorità. Rivolgo ancora una volta il mio pensiero riconoscente e affettuoso ai cari Fratelli Arcivescovi di quelle due Chiese particolari e ai loro collaboratori, come pure a quanti si sono generosamente prodigati affinché la mia visita in quelle due meravigliose Città fosse fruttuosa. Sono stati giorni indimenticabili, che rimarranno impressi nel mio cuore! In particolare, le due Celebrazioni eucaristiche, accuratamente preparate e intensamente vissute da tutti i fedeli, anche attraverso i canti, tratti sia dalla grande tradizione musicale della Chiesa, sia dalla genialità di autori moderni, sono stati momenti di vera gioia interiore. Dio ricompensi tutti, come solo Lui sa fare; la Santissima Madre di Dio e l’Apostolo san Giacomo continuino ad accompagnare con la loro protezione il loro cammino. L’anno prossimo, a Dio piacendo, mi recherò di nuovo in Spagna, a Madrid, per la Giornata Mondiale della Gioventù. Affido fin d’ora alla vostra preghiera questa provvida iniziativa, affinché sia occasione di crescita nella fede per tanti giovani.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE



○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Je reviens rempli de joie, après le voyage que je viens d’effectuer en Espagne. Ces deux jours furent inoubliables, par l’enthousiasme, et l’affection qui m’ont accueilli en tant que Successeur de Pierre. Dans l’imposante cathédrale de Compostelle, j’ai embrassé saint Jacques. Ce geste traditionnel est le signe fort du désir de se conformer à son message apostolique en étant fidèle à annoncer l’Evangile sans céder à la tentation de le modifier, de le banaliser ou de le faire servir à d’autres intérêts. Tant de pèlerins, de tous les continents, en silencieux marcheurs sur ce chemin accomplissent ainsi un profond itinéraire de conversion au Christ. Unis dans la quête de la vérité sur eux-mêmes, qu’ils continuent à maintenir vivant l’authentique sens religieux, spirituel et pénitentiel de ce lieu, point de référence de l’Europe d’aujourd’hui ! C’est une splendide et gigantesque catéchèse sur Jésus Christ que le génie de Gaudi a réalisée en construisant la Sagrada Familia. Louange au Créateur, source de toute beauté, cette basilique que j’ai dédicacée, rappelle que le Baptême nous incorpore comme pierre vivante dans le Mystère de l’Eglise. J’ai prié intensément à Barcelone, pour la famille, cellule vitale et espérance de la société : aucun effort n’est vain quand on défend et soutient le mariage, dans lequel un homme et une femme fonde une famille, et que l’on manifeste l’inviolable dignité de toute personne.

Je salue les pèlerins francophones, particulièrement ceux de la paroisse de Dannemarie-Haut-Rhin, et de la paroisse Saint Roch de Fréjus avec leur Evêque, Mgr Rey, ainsi que les élèves de l’Institut Saint Dominique de Rome et de Pau. Chers amis, puissiez-vous être porteurs de la joie et de la vérité du Christ autour de vous ! A tous, je souhaite un bon pèlerinage !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

This past weekend I made an Apostolic Journey to Santiago de Compostela and Barcelona, two great cities of Spain and Europe. I came as a pilgrim among pilgrims in this Holy Year of Compostela, to venerate the Apostle Saint James the Greater. The traditional practice of embracing the image of the Saint symbolizes our embrace of the Gospel which he preached and the mission which we receive in Baptism to bear daily witness to Christ and to strengthen society by our fidelity to the wisdom and truth of the Gospel. On Sunday, in Barcelona, I dedicated the Church of the Sagrada Familia, the masterpiece of the great architect Antoni Gaudí. In this magnificent edifice Gaudí wished to celebrate the eternal source of all beauty, made flesh in Jesus Christ, who calls all humanity to become, in the Church, a temple in which God dwells. Let us pray for all families, that they may fulfil their unique role in society, and for all the people of Spain and Europe, that they may always find in their Christian roots the inspiration to pursue, along the pathways of our time, the historic mission of the Continent in today’s world.

I offer a warm welcome to all the English-speaking visitors present at today’s Audience, especially those from England, Denmark, Sweden, Japan and the United States of America. Upon you and your families I invoke Almighty God’s blessings of joy and peace.


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Heute möchte ich eine kurze Rückschau auf meine Apostolische Reise nach Spanien halten. Der begeisterte Empfang und die herzliche Aufnahme, die ich überall erfahren durfte, haben mich sehr gefreut, und allen Beteiligten möchte ich herzlich dafür danken.

Zwei Anlässe haben mich bewogen, nach Santiago de Compostela und nach Barcelona zu kommen. Zum einen war es mir gerade mitten im Heiligen Jahr von Compostela ein Anliegen, diesen Ort reicher religiöser Tradition zu besuchen. Am Grab des heiligen Jakobus des Älteren wollte ich mich mit allen Pilgern vereinen und als Nachfolger des Apostels Petrus meine Brüder im Glauben stärken (vgl. Lk 22,32). Ich habe darum gebetet, daß wir alle zu wahren Zeugen Christi werden. Der uralte Wallfahrtsort empfängt uns mit einer Offenheit für die Transzendenz, für Gott und zeigt uns, wie fruchtbar der Dialog zwischen Glaube und Vernunft, zwischen Politik und Religion für ein erneuertes Europa sein kann, das sich seiner christlichen Wurzeln bewußt wird. Der zweite Anlaß meines Besuches war die Weihe der Kirche der »Sagrada Familia« in Barcelona, ein wahres Meisterwerk christlicher Kunst und Frömmigkeit. Mit feinsinniger Spiritualität und künstlerischem Talent schuf Antonio Gaudí ein Werk, das uns einlädt, den Blick der Seele nach oben zu erheben, zu Gott, dem Allerhöchsten. Er spricht von drei Büchern, aus denen er schöpft und die darin sprechen: dem Buch der Schöpfung, dem Buch der Schrift und dem Buch der Liturgie, die zusammenklingen und die Sinfonie der Wirklichkeit darstellen, die Gott uns schenkt. Dabei habe ich daran erinnert, daß Gott uns selbst durch die Taufe als lebendige Steine zu einem lebendigen geistigen Haus bauen will, in dem er selber Wohnung nehmen kann, so daß die Menschheit selbst zum lebendigen Tempel wird.

Mit Freude grüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher, heute besonders den Bund der Historischen Schützenbruderschaft. Nach Kräften wollen wir uns bemühen, die Wohnung Gottes in unseren Herzen zu ehren und seiner Liebe in uns Raum zu geben. Dazu helfe uns allen der Heilige Geist. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Aufenthalt hier in Rom.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Quisiera hoy recordar con vosotros el Viaje Apostólico a Santiago de Compostela y Barcelona, que realicé el fin de semana pasado. Me dirigí allí para confirmar en la fe a mis hermanos. En este Año Santo, quise visitar la Casa del Apóstol Santiago, como peregrino entre los peregrinos, para confiarle los trabajos y anhelos de todos los hijos de la Iglesia en España y Europa. Al día siguiente viajé a Barcelona, donde tuve la alegría de dedicar el templo de la Sagrada Familia, al que quise, además, declarar Basílica menor. Esa obra del genial arquitecto Antoni Gaudí es una alabanza a Dios hecha en piedra. Por la tarde, visité la Obra benéfico-social del Nen Déu, iniciativa eclesial donde se pone de manifiesto que la caridad es el distintivo de la condición cristiana.

Saludo a los peregrinos de lengua española, invitándolos a dar gracias a Dios por el Viaje Apostólico a Santiago de Compostela y Barcelona. Conservo un inolvidable recuerdo de la amabilidad con la que me acogieron en Compostela Sus Altezas Reales los Príncipes de Asturias y con la que Sus Majestades los Reyes de España me despidieron en Barcelona. Deseo también agradecer vivamente a las Autoridades y a las Fuerzas de Seguridad todo el trabajo llevado a cabo con eficacia para que mi estancia en esos lugares se desarrollara felizmente. Reitero mi afectuoso agradecimiento a los Arzobispos de esas dos Iglesias particulares, así como a quienes numerosos me han acompañado con suma cordialidad en los actos celebrados en esas dos emblemáticas ciudades. Pido al Señor que bendiga copiosamente a los Pastores y fieles de esas nobles tierras, para que aviven su fe y la transmitan con valentía, siendo cristianos como ciudadanos y ciudadanos como cristianos. Volveré a España para la celebración de la Jornada Mundial de la Juventud. De nuevo, muchas gracias a todos los españoles.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Gostaria de recordar, hoje convosco, alguns momentos marcantes da Viagem Apostólica à Espanha que realizei no passado fim de semana. A primeira etapa foi Santiago de Compostela, onde, fazendo-me peregrino com os peregrinos, quis visitar o célebre santuário dedicado ao Apóstolo São Tiago Maior. Durante a solene Eucaristia, pedi para todos quantos fazem o Caminho de Santiago que possam receber o dom de se transformar em verdadeiras testemunhas de Cristo, mantendo assim o genuíno significado religioso, espiritual e penitencial dessa secular peregrinação. Depois, em Barcelona, tive a grande alegria de presidir à dedicação da igreja da Sagrada Família. Trata-se de uma construção imponente, de beleza singular, fruto da sensibilidade espiritual e do talento artístico de Antoni Gaudí que ajuda a elevar o olhar e o ânimo para o transcendente. Encerrei a viagem com a visita à Obra "Nen Deu", que cuida de crianças e jovens com necessidades especiais. Lá tudo fala de caridade, de respeito à pessoa e à sua dignidade, porque o ser humano vale por aquilo que é, e não só por aquilo que faz.

Queridos peregrinos de língua portuguesa, particularmente os fiéis vindos do Rio de Janeiro: sede bem vindos! Que essa peregrinação a Roma vos ajude a crescer na esperança, que nasce do amor infinito de Deus pelos homens, e assim possais dar um eloqüente testemunho cristão na sociedade. Ide em paz! Obrigado!



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE



○ Saluto in lingua polacca

Serdecznie pozdrawiam wszystkich Polaków. Bardzo wam dziękuję za duchowe wsparcie podczas mojej pielgrzymki do Santiago de Compostela i do Barcelony. Wezwałem Europę, by otworzyła się na Boga, wychodząc na spotkanie z Nim bez lęku. Niech to pragnienie spełni się dzięki naszej modlitwie i ewangelicznemu świadectwu wiary. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto cordialmente tutti i polacchi. Vi ringrazio molto per avermi sostenuto spiritualmente, in occasione del mio viaggio a Santiago di Compostela e a Barcellona. Ho esortato l’Europa ad aprirsi a Dio, andando incontro a Lui senza timore. Si realizzi questo auspicio grazie alla preghiera di tutti noi e alla comune testimonianza evangelica della fede.]


○ Saluto in lingua ungherese

Most a magyar zarándokokat köszöntöm, akik Budapestről és Tornáról érkeztek. Kedves Testvéreim, az Egyház holnap megemlékezik Tours-i Szent Márton püspökről, aki Pannónia földjén született. Az ő közbenjárását kérve szívesen adom apostoli áldásomat.

Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Ora rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua ungherese, specialmente ai membri dei gruppi venuti da Budapest e Turna nad Bodvou. Domani la Chiesa ricorda la figura del Vescovo San Martino di Tours, nato nella terra di Pannonia. Chiedendo la sua intercessione vi imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua slovacca

Zo srdca vítam slovenských pútnikov, osobitne z Bratislavy. Bratia a sestry, včera sme slávili Výročie posviacky rímskej Lateránskej baziliky. Nech návšteva katedrály biskupa Ríma posilní vašu lásku k nástupcovi svätého Petra. Rád žehnám vás i vašich drahých. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Do un cordiale benvenuto ai pellegrini slovacchi, particolarmente a quelli provenienti da Bratislava. Fratelli e sorelle, ieri abbiamo celebrato la Dedicazione della Basilica romana Lateranense. La visita alla Cattedrale del Vescovo di Roma rafforzi il vostro amore per il successore di San Pietro. Volentieri benedico voi ed i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua italiana

Il mio cordiale benvenuto va ora ai pellegrini di lingua italiana. Saluto in particolare il gruppo di fedeli dell’Arcidiocesi di Udine, con l’Arcivescovo Mons. Andrea Bruno Mazzocato e i partecipanti al convegno nazionale del "Fogolar Furlan". Cari amici, vi incoraggio a tenere vivo quello spirito di religiosità, di pace, di giustizia, di concordia, che è sempre stato alla base della storia della terra friulana. Saluto le Figlie di Maria Ausiliatrice e le Suore di Sant’Anna, convenute a Roma da diversi Paesi per i loro rispettivi incontri formativi, ed auguro loro di porre sempre al servizio dell’evangelizzazione ogni personale competenza e attitudine.

Il mio pensiero si rivolge ora ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Nella liturgia di ieri abbiamo celebrato la festa della Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano, "caput et mater omnium ecclesiarum". Insieme con essa ricordiamo anche le chiese in cui si raccolgono le vostre comunità e quelle che attendono ancora di essere costruite a Roma e nel mondo. Cari giovani, malati e sposi cristiani, vi esorto a collaborare con tutto il popolo di Dio e con tutti gli uomini di buona volontà a realizzare la Casa del Signore. Siate sempre "pietre vive" dell’edificio spirituale che è la Chiesa, camminando insieme nel servizio al Vangelo, nell’offerta della preghiera e nella condivisione della carità.



UDIENZA AL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO DI MONTENEGRO

Al termine dell’Udienza Generale, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, S.E. Ranko Krivokapić, Presidente del Parlamento di Montenegro, e Seguito.

11/11/2010 00:50
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.548
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
Messaggio di Benedetto XVI in vista del G20 di Seoul
Il Papa auspica una visione condivisa della dignità umana



CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 10 novembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il messaggio inviato da Benedetto XVI al presidente della Repubblica di Corea, Lee Myung-bak, alla vigilia del G20 che si aprirà giovedì 11 novembre, a Seoul.

* * *

A Sua Eccellenza Sig. Lee Myung-bak, Presidente della Repubblica di Corea

Signor Presidente,

L'imminente riunione, a Seoul, dei Capi di Stato e di Governo delle ventidue più grandi economie mondiali, insieme con il Segretario Generale dell'Onu, con la Presidenza dell'Ue e di alcune Organizzazioni regionali, come pure con i responsabili di varie Agenzie specializzate, non ha soltanto una portata globale, ma è anche un segno eloquente della rilevanza e della responsabilità acquisite dall'Asia nello scenario internazionale all'inizio del secolo XXI. La Presidenza coreana del Vertice è un riconoscimento del significativo livello di sviluppo economico raggiunto dal Suo Paese, che è il primo, fra quelli non appartenenti al g8, ad ospitare il g20 e a guidare le sue decisioni nel mondo dopo la crisi. Si tratta di tracciare la soluzione di questioni assai complesse, dalle quali dipende il futuro delle prossime generazioni e che, pertanto, necessitano della collaborazione di tutta la comunità internazionale, nel riconoscimento, comune e concorde fra tutti i Popoli, del valore primario e centrale della dignità umana, obiettivo finale delle scelte stesse.

La Chiesa cattolica, secondo il suo specifico, si sente coinvolta e condivide le preoccupazioni dei leaders che parteciperanno al Vertice di Seoul. Incoraggio pertanto ad affrontare i molteplici e gravi problemi che vi aspettano — e che, in un certo senso, oggi stanno davanti a ogni persona umana — coerentemente con le ragioni più profonde della crisi economico-finanziaria, tenendo adeguatamente in considerazione le conseguenze delle misure che sono state adottate per compensare la crisi medesima ed alla ricerca di soluzioni durature, sostenibili e giuste. Nel fare ciò auspico che ci sia viva consapevolezza che gli strumenti adottati, in quanto tali, funzioneranno solo se, in ultima analisi, saranno destinati alla realizzazione di un medesimo fine: il progresso autentico ed integrale dell'uomo.

Il mondo vi guarda ed attende l'adozione di strumenti adeguati per uscire dalla crisi, con accordi comuni che non privilegino alcuni Paesi a scapito di altri. La storia vi ricorda inoltre che, per quanto sia difficile conciliare le diverse identità socio-culturali, economiche e politiche oggi coesistenti, detti strumenti, per essere efficaci, dovranno essere applicati in modo sinergico e, soprattutto, rispettoso della natura dell'uomo. Per il futuro stesso dell'umanità è decisivo dimostrare al mondo ed alla storia che oggi, anche grazie a questa crisi, l'uomo è maturato al punto da riconoscere che le civiltà e le culture, al pari dei sistemi economici, sociali e politici, possono e devono convergere in una visione condivisa della dignità umana e rispettosa delle leggi e delle esigenze poste in essa da Dio creatore. Il g20 risponderà alle attese in esso riposte e consegnerà al futuro un vero successo se, a partire dai problemi diversi e talvolta contrastanti che affliggono i Popoli della terra, saprà delineare i tratti del bene comune universale e dimostrerà la volontà di cooperare per raggiungerlo.

Con questi sentimenti imploro la benedizione di Dio su tutti i partecipanti al Vertice di Seoul e colgo l'occasione per rinnovarLe, Signor Presidente, i sentimenti della mia stima e del mio deferente e cordiale ossequio.

Dal Vaticano, 8 novembre 2010

Benedetto XVI
















Benedetto XVI: l'Europa si apra sempre più a Dio
All'Udienza generale parla del viaggio a Santiago de Compostela e Barcellona



ROMA, mercoledì, 10 novembre 2010 (ZENIT.org).- Pellegrino sulle orme di Santiago, nell'Anno Santo Compostelano, Benedetto XVI ha rinnovato in Spagna il suo appello all'Europa ad aprirsi maggiormente a Dio. E' quanto ha detto il Papa stesso questo mercoledì durante l'Udienza generale, in cui ha ripercorso le tappe salienti del suo recente viaggio apostolico a Santiago de Compostela e Barcellona.

Parlando di fronte alle circa 8 mila persone presenti nell'Aula Paolo VI, il Papa ha ricordato di essersi recato in Spagna “per confermare nella fede i miei fratelli […] come testimone di Cristo Risorto, come seminatore della speranza che non delude e non inganna, perché ha la sua origine nell'infinito amore di Dio per tutti gli uomini”.

Il Santuario della Galizia è stato meta della prima tappa del Papa “pellegrino insieme con quanti numerosissimi” si sono recati nei secoli a Compostela.

“Dando, con emozione, il tradizionale abbraccio al Santo”, ha detto il Papa, “pensavo a come questo gesto di accoglienza e amicizia sia anche un modo di esprimere l’adesione alla sua parola e la partecipazione alla sua missione. Un segno forte della volontà di conformarsi al messaggio apostolico”.

Il Pontefice ha poi ricordato di aver pregato durante la cerimonia affinché il “Cammino di Santiago” continui a mantenere “vivo il genuino significato religioso, spirituale e penitenziale, senza cedere alla banalità, alla distrazione e alle mode” e continui pure “ad essere punto di riferimento per l’Europa di oggi”, continente invitato “ad aprirsi sempre di più a Dio”.

“Conservare e rafforzare l’apertura al trascendente, così come un dialogo fecondo tra fede e ragione, tra politica e religione, tra economia ed etica, permetterà di costruire un’Europa che, fedele alle sue imprescindibili radici cristiane, possa rispondere pienamente alla propria vocazione e missione nel mondo”.

Benedetto XVI è quindi tornato con la memoria alla solenne Messa di dedicazione della Basilica minore della Sagrada Familia di Barcellona, che ha definito “un’immensa scultura in pietra, frutto della fede profonda, della sensibilità spirituale e del talento artistico di Antoni Gaudí” che “rinvia al vero santuario, il luogo del culto reale, il Cielo, dove Cristo è entrato per comparire al cospetto di Dio in nostro favore”.

La vita stessa del grande architetto catalano, ha sottolineato il Papa, fu esemplare dal punto di vista cristiano, al punto – ha affermato – che “si può dire che, mentre Gaudì lavorava alla costruzione del tempio, Dio costruiva in lui l’edificio spirituale, rafforzandolo nella fede e avvicinandolo sempre più all’intimità con Cristo”.

“Intraprese così un’intensa pratica di preghiera, digiuno e povertà, avvertendo la necessità di prepararsi spiritualmente per riuscire ad esprimere nella realtà materiale il mistero insondabile di Dio”.

Infine, il Pontefice ha ricordato la visita all’Istituto del “Nen Déu” , che si occupa dell’assistenza di bambini diversamente abili: “in quella casa, sono stato partecipe della gioia e della carità profonda e incondizionata delle Suore Francescane dei Sacri Cuori, del generoso lavoro di medici, di educatori e di tanti altri professionisti e volontari, che operano con encomiabile dedizione in quell’Istituzione”.

Quindi, ha invocato preghiere per l'incontro con i giovani di tutto il mondo in programma nella capitale spagnola: “L’anno prossimo, a Dio piacendo, mi recherò di nuovo in Spagna, a Madrid, per la Giornata Mondiale della Gioventù. Affido fin d’ora alla vostra preghiera questa provvida iniziativa, affinché sia occasione di crescita nella fede per tanti giovani”.

Nel salutare quindi i fedeli di lingua spagnola il Papa ha detto: “Chiedo al Signore che benedica copiosamente i Pastori e i fedeli di queste nobili terre, affinché ravvivino la loro fede e la trasmettano con coraggio, essendo cristiani come cittadini e cittadini come cristiani”.

Al termine dell’Udienza generale, Benedetto XVI ha poi ricevuto, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, Ranko Krivokapić, Presidente del Parlamento di Montenegro, accompagnato da un seguito.







Il Papa ai fedeli della Repubblica Ceca: testimoniate il Vangelo

ROMA, mercoledì, 10 novembre 2010 (ZENIT.org).- Questo mercoledì Benedetto XVI ha invitato i cristiani della Repubblica Ceca a farsi coraggiosi testimoni del Vangelo, nell'incontrare nella Basilica di San Pietro 1.500 pellegrini provenienti dalla nazione slava.

Nella Basilica Vaticana, dove si è svolta la prima parte dell'Udienza generale di quest'oggi, il Papa ha ricevuto una delegazione di fedeli giunti a Roma per rendere grazie al Santo Padre in seguito alla sua visita nella Repubblica Ceca, dal 26 al 28 settembre 2009, per festeggiare San Venceslao, patrono di Boemia, e ricordare il 20° anniversario della caduta del regime comunista.


All'incontro con il Papa erano presenti tutti i Vescovi della Repubblica Ceca insieme al Cardinale Giovanni Coppa, che è stato Nunzio apostolico a Praga dal 1990 al 2001. Presente anche una delegazione del Governo guidata dal Vice premier e Ministro degli affari esteri, Karel Schwarzenberg, e dalla consorte del Presidente della Repubblica, Livia Klausová.

“Cari amici, siate i benvenuti! Conservo un caro e grato ricordo di quel mio piacevole viaggio nella vostra bella terra – ha detto il Santo Padre –. Penso in particolare alla deferente cortesia delle distinte Autorità; alla calorosa accoglienza che ho ricevuto dai venerati Fratelli nell’Episcopato, dai sacerdoti, dalle persone consacrate e da tutti i fedeli, che hanno voluto esprimere con entusiasmo la loro fede, attorno al successore di Pietro”.

“Mi ha colpito anche – ha poi continuato – l’attenta considerazione che mi hanno riservato anche quanti, pur essendo lontani dalla Chiesa, sono tuttavia in ricerca di valori umani spirituali autentici, di cui la stessa comunità cattolica vuole essere gioiosa testimone”.

“Prego il Signore di far fruttificare le grazie di quel viaggio, e auguro che il popolo cristiano della Repubblica Ceca, prosegua, con rinnovato slancio, a rendere dappertutto una coraggiosa testimonianza evangelica”, ha quindi concluso.

In alcune dichiarazioni a “L'Osservatore Romano”, il Cardinale Miloslav Vlk, Arcivescovo emerito di Praga, in riferimenti ai viaggi di Benedetto XVI ha detto che “il Papa apre nuovi e inattesi canali di comunicazione e rende i credenti più consapevoli della loro missione”.

“Presenza e parole di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca - ha continuato il porporato - hanno reso psicologicamente più forte la nostra Chiesa, che è una minoranza, dandoci l'opportunità e il coraggio di sederci al tavolo del dialogo con la società secolarizzata”.

“È al Papa che dobbiamo la maggiore attenzione che oggi la politica e la cultura ci riservano – ha sottolineato –. Il suo viaggio di un anno fa ha aperto nuove strade che i cattolici devono percorrere senza mai dimenticare le lezioni della storia”.

Il mese scorso, inoltre, il Presidente della Conferenza Episcopale Ceca e Arcivescovo di Praga, monsignor Dominik Duka, ha confermato che la Chiesa intende invitare il Papa alle celebrazioni che si svolgeranno nel 2013 - anche in Slovacchia - in occasione dell'anniversario dell'arrivo dei santi Cirillo e Metodio nella Grande Moravia 1.150 anni fa.










Il Papa auspica un rinnovato impegno dei cattolici nella società
Durante l'incontro nella Basilica Vaticana con i fedeli di Carpineto Romano



ROMA, mercoledì, 10 novembre 2010 (ZENIT.org).- Un “rinnovamento dell'impegno dei cattolici nella società”: è quanto ha auspicato questo mercoledì Benedetto XVI incontrando nella Basilica di San Pietro circa un migliaio di fedeli di Carpineto Romano, accompagnati dal Vescovo di Anagni-Alatri, mons. Lorenzo Loppa.

Prima di recarsi nell'Aula Paolo VI dove ha avuto inizio l'Udienza generale vera e propria dedicata al suo recente viaggio apostolico in Spagna, il Papa li ha ringraziati per aver voluto ricambiare la visita, che lo ha portato il 5 settembre scorso nella terra natale di Papa Leone XIII, in occasione del bicentenario della sua nascita.

“Cari amici – ha detto il Pontefice –, desidero rinnovare a tutti il mio vivo ringraziamento per la calorosa accoglienza che mi avete riservato in quella circostanza. Penso alla disponibilità delle Autorità civili, segnatamente del Sindaco e del Consiglio comunale, come pure al solerte impegno del vostro Vescovo, del Parroco e dei loro collaboratori, specialmente nella preparazione della Celebrazione eucaristica, così ben curata e partecipata”.

“Il ricordo di quell'evento – ha continuato -, carico di significato ecclesiale e spirituale, ravvivi in ciascuno il desiderio di approfondire sempre di più la vita di fede, nel solco degli insegnamenti del vostro illustre concittadino Papa Leone XIII, la cui coraggiosa azione pastorale suscitò un provvido rinnovamento dell'impegno dei cattolici nella società”.

A Papa Leone XIII, infatti, si deve non soltanto la prima grande Enciclica sociale cristiana, la Rerum Novarum, che ha segnato tanto profondamente il magistero dei Papi successivi, ma anche un'importante apertura al mondo scientifico e una difficile opera di mediazione diplomatica nei conflitti tra Paesi.

“Cari amici – ha quindi concluso Benedetto XVI –, non stancatevi di affidarvi a Cristo e di annunciarlo con la vostra vita, in famiglia e in ogni ambiente. È questo che gli uomini anche oggi attendono dalla Chiesa. Con tali sentimenti, di cuore imparto a tutti la mia Benedizione, che volentieri estendo alle vostre famiglie e a tutte le persone care”.
















Il Papa chiede al G20 misure giuste per uscire dalla crisi
Con accordi comuni che non privilegino alcuni Paesi a costo di altri



CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 10 novembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha auspicato che il G20 sia consapevole del fatto che l'efficacia degli strumenti adottati contro la crisi dipende dal fatto che siano destinati all'autentico progresso umano.

Lo ha fatto in un messaggio che ha inviato al Presidente della Repubblica di Corea, Lee Myung-bak, alla vigilia del vertice che si inaugurerà questo giovedì, 11 novembre, a Seul.

Nel testo, diffuso da “L'Osservatore Romano”, il Pontefice constata che il mondo si attende dal G20 “l'adozione di strumenti adeguati per uscire dalla crisi, con accordi comuni che non privilegino alcuni Paesi a scapito di altri”.

“Auspico che ci sia viva consapevolezza che gli strumenti adottati, in quanto tali, funzioneranno solo se, in ultima analisi, saranno destinati alla realizzazione di un medesimo fine: il progresso autentico ed integrale dell'uomo”, segnala in questo senso.

Per essere efficaci, aggiunge, tali strumenti “dovranno essere applicati in modo sinergico e, soprattutto, rispettoso della natura dell'uomo”.

Il Papa esorta quindi i partecipanti al vertice ad affrontare i problemi “coerentemente con le ragioni più profonde della crisi economico-finanziaria, tenendo adeguatamente in considerazione le conseguenze delle misure che sono state adottate per compensare la crisi medesima ed alla ricerca di soluzioni durature, sostenibili e giuste”.

Per Benedetto XVI, “è decisivo dimostrare al mondo ed alla storia che oggi, anche grazie a questa crisi, l'uomo è maturato al punto da riconoscere che le civiltà e le culture, al pari dei sistemi economici, sociali e politici, possono e devono convergere in una visione condivisa della dignità umana e rispettosa delle leggi e delle esigenze poste in essa da Dio creatore”.

Il Papa inizia il suo messaggio sottolineando la celebrazione del G20 a Seul come “un segno eloquente della rilevanza e della responsabilità acquisite dall'Asia nello scenario internazionale all'inizio del secolo XXI”.

Rivolgendosi al Presidente della Corea del Sud, definisce la presidenza coreana del vertice “un riconoscimento del significativo livello di sviluppo economico raggiunto dal Suo Paese, che è il primo, fra quelli non appartenenti al G8, ad ospitare il G20 e a guidare le sue decisioni nel mondo dopo la crisi”.

Benedetto XVI ricorda quindi che i leader riuniti in questo vertice devono “tracciare la soluzione di questioni assai complesse, dalle quali dipende il futuro delle prossime generazioni”.

Questo compito, osserva, richiede la “collaborazione di tutta la comunità internazionale, nel riconoscimento, comune e concorde fra tutti i Popoli, del valore primario e centrale della dignità umana, obiettivo finale delle scelte stesse”.

Il Pontefice conclude quindi il suo messaggio affermando che “il G20 risponderà alle attese in esso riposte e consegnerà al futuro un vero successo se, a partire dai problemi diversi e talvolta contrastanti che affliggono i Popoli della terra, saprà delineare i tratti del bene comune universale e dimostrerà la volontà di cooperare per raggiungerlo”.










Lettera del Papa al Presidente iraniano Ahmadinejad
Consegnata dal Cardinal Tauran, non ne è stato rivelato il contenuto



CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 10 novembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha inviato una lettera a Mahmoud Ahmadinejad in risposta a un messaggio che il Presidente dell'Iran gli aveva inviato, secondo quanto hanno confermato questo mercoledì fonti della Santa Sede.

La risposta del Papa è stata consegnata al Capo di Stato iraniano dal Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che si trova in Iran per partecipare al settimo colloquio di questo organismo vaticano con il Centro per il Dialogo Interreligioso dell'Islamic Culture and Relations Organisation, sul tema “Religione e società: prospettive cristiane e musulmane”.

La notizia è stata confermata da padre Ciro Benedettini, vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede, che non ha fornito dettagli sul contenuto della missiva pontificia.

Il Cardinal Tauran è stato ricevuto dal Presidente Ahmadinejad questo martedì in un incontro in cui è stata sottolineata la necessità di promuovere la collaborazione tra cristiani e musulmani al servizio della pace nel mondo.

11/11/2010 15:22
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.550
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL II), in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Volodemer Koubetch, O.S.B.M., Vescovo di São João Batista em Curitiba degli Ucraini;
S.E. Mons. Antônio Braz Benevente, Vescovo di Jacarezinho;
S.E. Mons. Anuar Battisti, Arcivescovo di Maringá;
S.E. Mons. Francisco Javier Del Valle Paredes, Vescovo di Campo Mourão;
Rev.do Ilson Luiz Da Graça, Amministratore Diocesano di Paranavaí;
S.E. Mons. Sérgio Aparecido Colombo, Vescovo di Bragança Paulista;
Mons. José Dantas De Sousa, Amministratore Diocesano di Umuarama;
S.E. Mons. Vicente Costa, Vescovo di Jundiaí;
S.E. Mons. Mauro Aparecido dos Santos, Arcivescovo di Cascavel;
S.E. Mons. Laurindo Guizzardi, C.S., Vescovo emerito di Foz do Iguaçu;
S.E. Mons. José Antônio Peruzzo, Vescovo di Palmas-Francisco Beltrão;
S.E. Mons. Francisco Carlos Bach, Vescovo di Toledo;
S.E. Mons. Giovanni Zerbini, S.D.B., Vescovo emerito di Guarapuava.

Il Santo Padre ha ricevuto oggi:
S.E. Mons. Gerhard Ludwig Müller, Vescovo di Regensburg (Germania).

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:
Partecipanti alla Plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali.




RINUNCE E NOMINE


NOMINA DEL VESCOVO DI NASHIK (INDIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Nashik (India) S.E. Mons. Lourdes Daniel, finora Vescovo di Amravati ed Amministratore Apostolico di Nashik.










UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DEL PONTIFICIO COMITATO PER I CONGRESSI EUCARISTICI INTERNAZIONALI

Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!

Sono lieto di accogliervi a conclusione dei lavori dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali. Saluto cordialmente ciascuno di voi, in particolare il Presidente, l’Arcivescovo Mons. Piero Marini, che ringrazio per le cortesi espressioni con cui ha introdotto il nostro incontro. Saluto i Delegati Nazionali delle Conferenze Episcopali e, in modo speciale, la Delegazione Irlandese, guidata da Mons. Diarmuid Martin, Arcivescovo di Dublino, città nella quale avrà luogo il prossimo Congresso Eucaristico Internazionale, nel giugno 2012. La vostra Assemblea ha dedicato grande attenzione a tale evento, che si inserisce anche nel programma di rinnovamento della Chiesa in Irlanda. Il tema, "L’Eucaristia, comunione con Cristo e tra noi", ricorda la centralità del Mistero eucaristico per la crescita della vita di fede e per ogni autentico cammino di rinnovamento ecclesiale. La Chiesa, mentre è pellegrinante in terra, è sacramento di unità degli uomini con Dio e tra di loro (cfr Conc. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 1). Per questo fine, essa ha ricevuto la Parola e i Sacramenti, soprattutto l’Eucaristia, della quale "continuamente vive e cresce" (ibid., 26) e nella quale in pari tempo esprime se stessa.

Il dono di Cristo e del suo Spirito, che riceviamo nell’Eucaristia, compie con sovrabbondante pienezza gli aneliti di unità fraterna che albergano nel cuore umano, e insieme li innalza ben al di sopra della semplice esperienza conviviale umana. Mediante la comunione al Corpo di Cristo la Chiesa diventa sempre più se stessa: mistero di unità "verticale" e "orizzontale" per l’intero genere umano. Ai germi di disgregazione, che l’esperienza quotidiana mostra tanto radicati nell’umanità a causa del peccato, si contrappone la forza generatrice di unità del Corpo di Cristo. L’Eucaristia, formando continuamente la Chiesa, crea anche comunione tra gli uomini.

Carissimi, alcune felici circostanze rendono maggiormente significativi i lavori da voi svolti in questi giorni e gli eventi futuri. La presente Assemblea cade - come ha già detto Mons. Marini - nel 50° anniversario del Congresso Eucaristico di Monaco di Baviera, che segnò una svolta nella comprensione di questi eventi ecclesiali elaborando l’idea di "statio orbis", che sarà ripresa più tardi dal Rituale romano De sacra Communione et de cultu Mysterii eucharistici extra Missam. A quell’Assise, come ha ricordato ancora Mons. Marini, ebbi la gioia di partecipare personalmente, e anche di vedere crescere tale concetto, da giovane professore di teologia. Inoltre, il Congresso di Dublino del 2012 avrà un carattere giubilare, infatti sarà il 50°, e si terrà altresì a 50 anni dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, a cui il tema fa esplicito riferimento richiamando il capitolo 7 della Costituzione dogmatica Lumen gentium.

I Congressi Eucaristici Internazionali hanno ormai una lunga storia nella Chiesa. Mediante la forma caratteristica della "statio orbis", essi mettono in risalto la dimensione universale della celebrazione: infatti, si tratta sempre di una festa di fede attorno a Cristo Eucaristico, il Cristo del sacrificio supremo per l’umanità, alla quale partecipano fedeli non solo di una Chiesa particolare o di una nazione, ma, per quanto possibile, di varie parti dell’Orbe. E’ la Chiesa che si raccoglie attorno al suo Signore e suo Dio. A tale riguardo, importante è il ruolo dei Delegati nazionali. Essi sono chiamati a sensibilizzare le rispettive Chiese all’avvenimento del Congresso, soprattutto nel periodo della sua preparazione, affinché da esso rifluiscano frutti di vita e di comunione.

Compito dei Congressi Eucaristici, soprattutto nel contesto attuale, è anche quello di dare un peculiare contributo alla nuova evangelizzazione, promuovendo l’evangelizzazione mistagogica (cfr Esort. ap. postsinod. Sacramentum caritatis, 64), che si compie alla scuola della Chiesa in preghiera, a partire dalla liturgia e attraverso la liturgia. Ma ogni Congresso porta in sé anche un afflato evangelizzatore in senso più strettamente missionario, tanto che il binomio Eucaristia-missione è entrato a far parte delle linee guida proposte dalla Santa Sede. La Mensa eucaristica, mensa del sacrificio e della comunione, viene così a rappresentare il centro diffusore del fermento del Vangelo, forza propulsiva per la costruzione della società umana e pegno del Regno che viene. La missione della Chiesa è in continuità con quella di Cristo: "Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi" (Gv 20,21). E l’Eucaristia è il principale tramite di questa continuità missionaria tra Dio Padre, il Figlio incarnato, e la Chiesa che cammina nella storia, guidata dallo Spirito Santo.

Infine, un’indicazione liturgico-pastorale. Poiché la celebrazione eucaristica è il centro e il culmine di tutte le varie manifestazioni e forme di pietà, è importante che ogni Congresso eucaristico sappia coinvolgere ed integrare, secondo lo spirito della riforma conciliare, tutte le espressioni del culto eucaristico "extra missam" che affondano le loro radici nella devozione popolare, come pure le associazioni di fedeli che a vario titolo dall’Eucaristia traggono ispirazione. Tutte le devozioni eucaristiche, raccomandate ed incoraggiate anche dall’Enciclica Ecclesia de Eucharistia (nn. 10; 47-52) e dall’Esortazione post-sinodale Sacramentum caritatis, vanno armonizzate secondo una ecclesiologia eucaristica orientata verso la comunione. Anche in questo senso i Congressi eucaristici sono un aiuto al rinnovamento permanente della vita eucaristica della Chiesa.

Cari fratelli e sorelle, l’apostolato eucaristico a cui dedicate i vostri sforzi è assai prezioso. Perseverate in esso con impegno e passione, animando e diffondendo la devozione eucaristica in tutte le sue espressioni. Nell’Eucaristia è racchiuso il tesoro della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, che sulla Croce si è immolato per la salvezza dell’umanità. Accompagno il vostro apprezzato servizio con l’assicurazione della mia preghiera, per intercessione di Maria Santissima, e con la Benedizione Apostolica, che di cuore imparto a voi, ai vostri cari e ai vostri collaboratori.












LETTERA DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ISLAMICA DELL’IRAN

Pubblichiamo di seguito la Lettera che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, S.E. Mahmoud Ahmadinejad. La Lettera è stata consegnata al Presidente iraniano dall’Em.mo Card. Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso, nel corso di un incontro avvenuto il 9 novembre a Teheran.


LETTERA DEL SANTO PADRE

To His Excellency Mahmoud Ahmadinejad
President of the Islamic Republic of Iran

Mr President,

I am writing to acknowledge the courteous words of greeting and the reflections that Your Excellency kindly sent me by the good offices of His Excellency Mr Hojjat ol Eslam Haj Sayyed Mohammad Reza Mir Tajjadini, Vice President of the Islamic Republic of Iran.

It is my profound conviction that respect for the transcendent dimension of the human person is an indispensable condition for the construction of a just social order and a stable peace. Indeed, one’s relationship with God is the ultimate foundation for the inalienable dignity and sacred character of every human life.

When the promotion of the dignity of the human person is the primary inspiration of political and social activity that is committed to search for the common good, solid and enduring foundations are created for building peace and harmony between peoples.

Peace is, above all, a gift from God, which is sought in prayer, but it is also the result of the efforts of people of good will. In this perspective, believers of every religion have a special responsibility and can play a decisive role, cooperating in common initiatives. Interreligious and intercultural dialogue is a fundamental path to peace.

Strongly convinced of this, the recent Special Assembly for the Middle East of the Synod of Bishops, which took place in the Vatican from 10 to 24 October 2010, was a significant moment of reflection and sharing on the situation in the Middle East and on the great challenges placed before the Catholic communities present there. In some countries these communities face difficult circumstances, discrimination and even violence and they lack the freedom to live and publicly profess their faith. I am certain that the work of the Synod will bear good fruit for the Church and for the whole of society.

The Catholics present in Iran and those around the world make efforts to collaborate with their fellow citizens to contribute loyally and honestly to the common good of the respective societies in which they live, becoming builders of peace and reconciliation.

In this spirit, I express the hope that the cordial relations already happily existing between the Holy See and Iran will continue to progress, as well as those of the local Church with the civil authorities. I am also convinced that the launch of a bilateral Commission would be especially helpful in addressing questions of common concern, including that of the juridical status of the Catholic Church in the country.

With these sentiments, I avail myself of the occasion to renew to you, Mr President, the assurance of my highest consideration.

From the Vatican, 3 November 2010

BENEDICTUS PP. XVI





Lettera di Benedetto XVI al Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad


CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 11 novembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo della lettera che Papa Benedetto XVI ha inviato al Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Mahmoud Ahmadinejad. La lettera è stata consegnata al Presidente iraniano dal Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, durante un incontro avvenuto il 9 novembre a Teheran.

* * *

A Sua Eccellenza Mahmoud Ahmadinejad

Presidente della Repubblica Islamica dell'Iran

Signor Presidente,

Le scrivo per ringraziarla per le cortesi parole di saluto e per le riflessioni che Sua Eccellenza mi ha gentilmente inviato attraverso i buoni uffici di Sua Eccellenza il Signor Hojjat ol Eslam Haj Sayyed Mohammad Reza Mir Tajjadini, vicepresidente della Repubblica Islamica dell'Iran.

E' mia profonda convinzione che il rispetto della dimensione trascendente della persona umana sia una condizione indispensabile per la costruzione di un giusto ordine sociale e di una pace stabile. La relazione con Dio è infatti il fondamento ultimo della dignità inalienabile e del carattere sacro di ogni vita umana.

Quando la promozione della dignità della persona umana è l'ispirazione fondamentale dell'attività politica e sociale impegnata nella ricerca del bene comune, si creano basi solide e durature per la costruzione della pace e dell'armonia tra i popoli.

La pace è soprattutto un dono di Dio, ricercato nella preghiera, ma è anche il risultato degli sforzi di persone di buona volontà. In questa prospettiva, i credenti di ogni religione hanno una speciale responsabilità e possono giocare un ruolo decisivo, cooperando in iniziative comuni. Il dialogo interreligioso e interculturale è una via fondamentale per la pace.

Fortemente convinta di questo, la recente Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che ha avuto luogo in Vaticano dal 10 al 24 ottobre, è stata un momento significativo di riflessione e di condivisione sulla situazione in Medio Oriente e sulle grandi sfide a cui devono far fronte le comunità cattoliche ivi presenti. In alcuni Paesi queste comunità affrontano situazioni difficili, discriminazione e perfino violenza, e non hanno la libertà di vivere e professare pubblicamente la loro fede. Sono certo che l'opera del Sinodo porterà buoni frutti per la Chiesa e per tutta la società.

I cattolici presenti in Iran e quelli di tutto il mondo si sforzano di collaborare con i loro concittadini per contribuire in modo onesto e leale al bene comune delle società in cui vivono, facendosi costruttori di pace e di riconciliazione.

In questo spirito, esprimo la speranza che le cordiali relazioni già felicemente esistenti tra la Santa Sede e l'Iran continuino a progredire, così come quelle della Chiesa locale con le autorità civili. Sono anche convinto che l'avvio di una Commissione bilaterale sarebbe particolarmente utile per affrontare questioni di interesse comune, inclusa quella dello status giuridico della Chiesa cattolica nel Paese.

Con questi sentimenti, colgo l'occasione di rinnovarle, Signor Presidente, l'assicurazione della mia più alta considerazione.

Dal Vaticano, 3 novembre 2010

BENEDICTUS PP. XVI



[Traduzione dall'originale in inglese a cura di ZENIT]








LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’ARCHIVISTA E BIBLIOTECARIO DI SANTA ROMANA CHIESA, IN OCCASIONE DELLA RIAPERTURA DELLA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA

Pubblichiamo di seguito la Lettera che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato all’Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, Em.mo Card. Raffaele Farina, S.D.B., in occasione della riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana:


LETTERA DEL SANTO PADRE

Al Venerato Fratello
Cardinale RAFFAELE FARINA, S.D.B.
Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa

La riapertura della Biblioteca Vaticana, dopo tre anni di chiusura per importanti lavori, viene celebrata con una mostra intitolata «Conoscere la Biblioteca Vaticana: una storia aperta al futuro» e con un convegno sul tema «La Biblioteca Apostolica Vaticana come luogo di ricerca e come istituzione al servizio degli studiosi». Seguo con particolare interesse queste iniziative, non solo per confermare la mia personale vicinanza di uomo di studio alla benemerita Istituzione, ma anche per continuare la secolare e costante cura che i miei Predecessori hanno riservato ad essa. Una delle due epigrafi apposte da Papa Sisto V accanto all’ingresso del Salone Sistino ricorda che essa fu incominciata (inchoata) da quei Papi che ascoltarono la voce dell’apostolo Pietro. In questa idea di continuità di una storia bimillenaria vi è una verità profonda: la Chiesa di Roma sin dai suoi inizi è legata ai libri; dapprima saranno stati quelli delle Sacre Scritture, poi quelli teologici e relativi alla disciplina e al governo della Chiesa. Infatti, se la Biblioteca Vaticana nasce nel XV secolo, nel cuore dell’Umanesimo, di cui è una splendida manifestazione, essa è l’espressione, la realizzazione istituzionale «moderna» di una realtà ben più antica, che ha sempre accompagnato il cammino della Chiesa. Tale consapevolezza storica mi induce a sottolineare come la Biblioteca Apostolica, al pari del vicino Archivio Segreto, faccia parte integrante degli strumenti necessari allo svolgimento del Ministero petrino e come essa sia radicata nelle esigenze del governo della Chiesa. Lungi dall’essere semplicemente il frutto della diuturna accumulazione di una bibliofilia raffinata e di un collezionismo dalle molte possibilità, la Biblioteca Vaticana è un mezzo prezioso al quale il Vescovo di Roma non può e non intende rinunciare, per avere, nella considerazione dei problemi, quello sguardo capace di cogliere, in una prospettiva di lunga durata, le radici remote delle situazioni e le loro evoluzioni nel tempo.

Luogo eminente della memoria storica della Chiesa universale, nel quale sono custoditi venerabili testimonianze della tradizione manoscritta della Bibbia, la Biblioteca Vaticana ha però un altro motivo per essere oggetto delle cure e delle preoccupazioni dei Papi. Essa conserva, fin dalle sue origini, l’inconfondibile apertura, veramente «cattolica», universale, a tutto ciò che di bello, di buono, di nobile, di degno (cfr Fil 4,8) l’umanità ha prodotto nel corso dei secoli; di qui la larghezza con la quale nel tempo ha raccolto i frutti più elevati del pensiero e della cultura umana, dall’antichità al medioevo, dall’epoca moderna al XX secolo. Nulla di quanto è veramente umano è estraneo alla Chiesa, che per questo ha sempre cercato, raccolto, conservato, con una continuità che ha pochi paragoni, gli esiti migliori degli sforzi degli uomini di elevarsi al di sopra della pura materialità verso la ricerca, consapevole o inconsapevole, della Verità. Non a caso, nel programma iconografico del Salone Sistino, la successione ordinata delle rappresentazioni dei Concili ecumenici e delle grandi biblioteche dell’antichità sulle pareti destra e sinistra, le immagini degli inventori degli alfabeti nei pilastri centrali convergono tutte verso la figura di Gesù Cristo, «celestis doctrinae auctor», alfa e omega, vero Libro della vita (cfr Fil 4,3; Ap 3,5; 13,8; 17,8; 20,15; 21,27) al quale tende e anela tutto l’umano travaglio. La Biblioteca Vaticana non è dunque una biblioteca teologica o prevalentemente di carattere religioso; fedele alle sue origini umanistiche, essa è per vocazione aperta all’umano; e così serve la cultura, intendendo con essa – come ebbe a dire il mio venerato predecessore il Servo di Dio Paolo VI il 20 giugno 1975, in occasione del quinto centenario di codesta Istituzione – «maturazione umana (...) crescita dall’interno (...) acquisizione squisitamente spirituale; cultura è elevazione delle facoltà più nobili che Dio Creatore ha dato all’uomo, per farlo uomo, per farlo più uomo, per farlo simile a sé! Cultura e mente, dunque; cultura e anima; cultura e Dio. Anche con codesta "sua" istituzione, la Chiesa ci ripropone questi essenziali e vitali binomi, che toccano l’uomo nella sua dimensione più vera, e lo inclinano, quasi per un’inversione della legge di gravità, verso l’alto, e lo sollecitano (…) all’autosuperamento secondo la mirabile traiettoria agostiniana del quaerere super se (cfr S. Augustini, Confessiones, X, 6, 9: PL 32, 783). Anche col funzionamento di codesta "sua" istituzione, la Chiesa si ripromette oggi – come cinque secoli fa – di servire tutti gli uomini, inscrivendo un tale suo ministero nel quadro più vasto di quel ministero che a lei è tanto essenziale da farla essere Chiesa: Chiesa come comunità che evangelizza e che salva» (Insegnamenti, XIII [1975], p. 655).

Tale apertura all’umano non è rivolta solo al passato ma guarda anche al presente. Nella Biblioteca Vaticana tutti i ricercatori della verità sono sempre stati accolti con attenzione e riguardo, senza alcuna discriminazione confessionale o ideologica; ad essi è richiesta solo la buona fede di una ricerca seria, disinteressata e qualificata. In questa ricerca la Chiesa e i miei Predecessori hanno sempre voluto riconoscere e valorizzare un movente, spesso inconsapevole, religioso, perché ogni parziale verità partecipa della Somma Verità di Dio e ogni indagine approfondita, rigorosa, per accertarla è un sentiero per raggiungerla. L’amore delle lettere, la ricerca storica e filologica, si intrecciano così al desiderio di Dio, come ebbi modo di ricordare il 12 settembre 2008 a Parigi, incontrando il mondo della cultura al Collège des Bernardins e rievocando la grande esperienza del monachesimo occidentale. L’obiettivo dei monaci era e rimane quello di «quaerere Deum, cercare Dio. (…) La ricerca di Dio richiede per intrinseca esigenza una cultura della parola. (...) Il desiderio di Dio, le désir de Dieu, include l’amour des lettres, l’amore per la parola, il penetrare in tutte le sue dimensioni. Poiché nella Parola biblica Dio è in cammino verso di noi e noi verso di Lui, bisogna imparare a penetrare nel segreto della lingua, a comprenderla nella sua struttura e nel suo modo di esprimersi. Così, proprio a causa della ricerca di Dio, diventano importanti le scienze profane che ci indicano le vie verso la lingua. Poiché la ricerca di Dio esigeva la cultura della parola, fa parte del monastero la biblioteca che indica le vie verso la parola. Per lo stesso motivo ne fa parte anche la scuola, nella quale le vie vengono aperte concretamente. (…) Il monastero serve alla eruditio, alla formazione e all’erudizione dell’uomo – una formazione con l’obiettivo ultimo che l’uomo impari a servire Dio» (Insegnamenti, IV, 2 [2008], p. 272).

La Biblioteca Vaticana è dunque il luogo in cui le più alte parole umane vengono raccolte e conservate, specchio e riflesso della Parola, del Verbo che illumina ogni uomo (Gv 1,9). Mi piace concludere richiamando le parole che il Servo di Dio Paolo VI pronunciò nella sua prima visita alla Biblioteca Vaticana, l’8 giugno 1964, quando ricordò le «virtù ascetiche» che l’attività nella Biblioteca Vaticana impegna ed esige, immersa nella pluralità delle lingue, delle scritture e delle parole, ma guardando sempre alla Parola, attraverso il provvisorio cercando continuamente il definitivo. Di questa austera e al tempo stesso gioiosa ascesi della ricerca, nel servizio agli studi propri e altrui, la Biblioteca Vaticana nel corso della sua storia ha offerto innumerevoli esempi, da Guglielmo Sirleto a Franz Ehrle, da Giovanni Mercati a Eugène Tisserant. Possa essa continuare a camminare lungo la strada tracciata da queste luminose figure!

Con i migliori auspici, e con sentita riconoscenza, imparto a Lei, Venerato Fratello, al Prefetto della Biblioteca Vaticana, Mons. Cesare Pasini, a tutti i collaboratori e ricercatori la mia Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, 9 novembre 2010

BENEDICTUS PP. XVI



















MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI COREA IN OCCASIONE DEL G20

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Presidente della Repubblica di Corea, S.E. il Sig. Lee Myung-bak, in occasione dei lavori del G20, in programma da oggi a Seoul:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

To His Excellency

Mr. Lee Myung-bak

President of the Republic of Korea

Mr. President,

The meeting about to take place in Seoul of Heads of States and Government of the world's twenty-two leading economies together with the Secretary-General of the United Nations Organization, the Presidency of the European Union and some regional Organizations, as well as the leaders of various specialized Agencies, is not only of global importance but also clearly expresses the significance and responsibility which Asia has acquired on the international scene at the beginning of the 21

st century. The Korean Presidency of the Summit is a recognition of the significant level of economic development attained by your country, which is the first among those not belonging to the G8 to host the G20 and guide its decision in the world alter the crisis. The Summit seeks solutions to quite complex questions, on which the future of upcoming generations depends and which therefore require the cooperation of the entire international community, based on the acknowledgement – which is shared and agreed by all peoples – of the primary and central value of human dignity, the final objective of the choices themselves.

The Catholic Church, in accordance with her specific nature, regards herself as involved and shares the concerns of the leaders who will take part in the Seoul Summit. I therefore encourage you to tackle the numerous serious problems facing you – and which, in a sense, face every human person today – bearing in mind the deeper reasons for the economic and financial crisis and giving due consideration to the consequences of the measures adopted to overcome the crisis itself, and to seek lasting, sustainable and just solutions. In doing so, it is my hope that there will be a keen awareness that the solutions adopted, as such, will work only if, in the final analysis, they are aimed at reaching the same goal: the authentic and integral development of man.

The world's attention focuses on you and it expects that appropriate solutions will be adopted to overcome the crisis, with common agreements which will not favor some countries at the expense of others. History, furthermore, reminds us that, no matter how difficult it is to reconcile the different socio-cultural, economic and political identities coexisting today, these solutions, to be effective, must be applied through combined action which, above all, respects the nature of man. It is decisive for the very future of humanity to show the world and history that today, thanks also to this crisis, man has matured to the point of being able to recognize that civilizations and cultures, like economic, social and political systems, can and must converge in a shared vision of human dignity, which respects the laws and requirements placed in it by God the Creator. The G20 will respond to the expectations placed in it and grant real success to future generations, if taking into consideration the various and sometimes contrasting problems afflicting the peoples of the earth, it is able to set out the characteristics of the universal common good and demonstrate its willingness to cooperate in order to attain it.

With these sentiments I invoke God's blessings on all taking part in the Seoul Summit and I avail myself of the occasion to renew to Your Excellency the assurance of my highest consideration.

From the Vatican, 8 November 2010

BENEDICTUS PP. XVI










Il Papa auspica l'istituzione di una Commissione bilaterale Santa Sede-Iran
Nella Lettera inviata al Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 11 novembre 2010 (ZENIT.org).- Nella Lettera che ha inviato al Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Mahmoud Ahmadinejad, Papa Benedetto XVI auspica l'istituzione di una Commissione bilaterale Santa Sede-Iran.

Lo si legge nel testo del messaggio, diffuso questo giovedì dalla Sala Stampa della Santa Sede e consegnato al Presidente iraniano dal Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, durante un incontro avvenuto il 9 novembre nella capitale iraniana Teheran.

“I cattolici presenti in Iran e quelli di tutto il mondo si sforzano di collaborare con i loro concittadini per contribuire in modo onesto e leale al bene comune delle società in cui vivono, facendosi costruttori di pace e di riconciliazione”, ricorda il Pontefice nel testo.

“Sono anche convinto che l'avvio di una Commissione bilaterale sarebbe particolarmente utile per affrontare questioni di interesse comune, inclusa quella dello status giuridico della Chiesa cattolica nel Paese”, dichiara.

In questo spirito, esprime “la speranza che le cordiali relazioni già felicemente esistenti tra la Santa Sede e l'Iran continuino a progredire, così come quelle della Chiesa locale con le autorità civili”.

Nella Lettera al Presidente iraniano, Benedetto XVI si dice profondamente convinto del fatto che “il rispetto della dimensione trascendente della persona umana sia una condizione indispensabile per la costruzione di un giusto ordine sociale e di una pace stabile”.

“La relazione con Dio è infatti il fondamento ultimo della dignità inalienabile e del carattere sacro di ogni vita umana”, osserva.

“Quando la promozione della dignità della persona umana è l'ispirazione fondamentale dell'attività politica e sociale impegnata nella ricerca del bene comune, si creano basi solide e durature per la costruzione della pace e dell'armonia tra i popoli”.

La pace, ricorda il Vescovo di Roma, “è soprattutto un dono di Dio”, “ma è anche il risultato degli sforzi di persone di buona volontà”.

In questa prospettiva, sottolinea, “i credenti di ogni religione hanno una speciale responsabilità e possono giocare un ruolo decisivo, cooperando in iniziative comuni”.

Il dialogo interreligioso e interculturale è infatti “una via fondamentale per la pace”.

In tale contesto, il Papa ha ricordato l'Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, celebrata in Vaticano dal 10 al 24 ottobre, che ha definito “un momento significativo di riflessione e di condivisione sulla situazione in Medio Oriente e sulle grandi sfide a cui devono far fronte le comunità cattoliche ivi presenti”.

In alcuni Paesi, ha infatti segnalato, “queste comunità affrontano situazioni difficili, discriminazione e perfino violenza, e non hanno la libertà di vivere e professare pubblicamente la loro fede”.

All'assemblea sinodale è intervenuto, come invitato speciale, l'Ayatollah Seyed Mostafa Mohaghegh Ahmadabadi, docente della Facoltà di Diritto dell'Università “Shahid Beheshti” di Teheran e membro dell'Accademia Iraniana delle Scienze.

Nel suo intervento, l'Ayatollah ha affermato che “sembra che il mondo ideale sia uno Stato in cui i credenti di ogni religione, liberamente e senza preoccupazioni, timori o obblighi, possano vivere secondo i principi fondamentali e le usanze dei propri costumi e tradizioni”, osservando che “tale diritto universalmente riconosciuto dovrebbe essere messo effettivamente in pratica dagli Stati e dalle comunità”.

“È bene per l’essenza di ogni religione e dei suoi fedeli che i discepoli di ciascuna fede possano esercitare i propri diritti senza vergogna e paura e vivere in conformità al proprio retaggio storico e alla propria cultura”, ha osservato.

“La stabilità del mondo dipende dalla stabilità dell’esistenza di gruppi e società piccoli e grandi. Questa stabilità può essere raggiunta soltanto quando tutti possono vivere senza timore e senza minacce da parte degli altri. È questo l’elemento più importante per raggiungere la stabilità e la pace etica e sociale”.

Dal canto suo, l'Arcivescovo Thomas Meram di Urmia dei Caldei ha affermato durante il Sinodo che, “malgrado le continue emigrazioni e il numero ristretto di cattolici”, le vocazioni in Iran sono in aumento e la Chiesa “ha adesso nuove foglie e porta frutti”.

“Ogni giorno – ha sottolineato – i cristiani si sentono dire, dagli altoparlanti, dalla televisione, dai giornali e dalle riviste, che sono infedeli e per questo vengono trattati come cittadini di serie B, ma essi restano saldi senza cambiare la propria fede, e divengono più coraggiosi e perfino più orgogliosi di essa”.

Nel suo discorso all'ambasciatore dell'Iran, Ali Akbar Naseri, in occasione della presentazione delle sue lettere credenziali nell'ottobre 2009, Benedetto XVI aveva sottolineato che l'Iran “è una grande Nazione che possiede eminenti tradizioni spirituali e il suo popolo ha una sensibilità religiosa profonda”, il che “può essere un motivo di speranza per un'apertura crescente e una collaborazione fiduciosa con la comunità internazionale”.

Anche in quell'occasione aveva ricordato la volontà della Santa Sede di “consolidare le sue relazioni con la Repubblica Islamica dell'Iran, e favorire la comprensione reciproca e la collaborazione in vista del bene comune”.

Allo stesso modo, aveva segnalato che “la fede nel Dio unico deve avvicinare tutti i credenti e spingerli a lavorare insieme per la difesa e la promozione dei valori umani fondamentali”, tra i quali spiccano “la libertà religiosa e la libertà di coscienza”, “poiché sono alla base delle altre libertà”.

Il Pontefice aveva infine espresso la propria fiducia nel fatto che le autorità iraniane sapessero “rafforzare e garantire ai cristiani la libertà di professare la loro fede” e “assicurare alla comunità cattolica le condizioni essenziali per la sua esistenza, in particolare la possibilità di avere personale religioso sufficiente e di spostarsi facilmente nel Paese al fine di garantire il servizio religioso ai fedeli”.

12/11/2010 00:50
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.551
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
Benedetto XVI: “La ricerca di Dio richiede una cultura della parola”
Nella lettera per la riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana



ROMA, giovedì, 11 novembre 2010 (ZENIT.org).- “La ricerca di Dio richiede per intrinseca esigenza una cultura della parola”. E' quanto ha scritto Benedetto XVI in una lettera inviata al Cardinale Raffaele Farina, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, dopo la recente riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana.

La Biblioteca, che sarà visitata dal Pontefice il prossimo 18 dicembre, era stata chiusa il 14 luglio 2007 per permettere i lavori di ristrutturazione e restauro in un’ala dell’edificio cinquecentesco che la ospita.

Nella lettera il Papa ha ricordato che “la Chiesa di Roma sin dai suoi inizi è legata ai libri” - quelli delle Sacre Scritture, prima, e poi quelli teologici e relativi al governo e alla disciplina - in una “continuità” che parte da Pietro e arriva fino alla Chiesa del XXI sec.

Per questo, ha aggiunto, la Biblioteca Apostolica, al pari del vicino Archivio Segreto, fa parte integrante degli “strumenti necessari allo svolgimento del Ministero petrino”, e “un mezzo prezioso al quale il Vescovo di Roma non può e non intende rinunciare, per avere, nella considerazione dei problemi, quello sguardo capace di cogliere, in una prospettiva di lunga durata, le radici remote delle situazioni e le loro evoluzioni nel tempo”.

Inoltre, ha sottolineato il Pontefice, la Biblioteca Apostolica “conserva, fin dalle sue origini, l’inconfondibile apertura, veramente ‘cattolica’, universale, a tutto ciò che di bello, di buono, di nobile, di degno (cfr Fil 4,8) l’umanità ha prodotto nel corso dei secoli”, non solo quindi a ciò che riguarda la teologia o la religione”.

“Tale apertura all’umano – precisa Benedetto XVI – non è rivolta solo al passato ma guarda anche al presente” e per questo, nella Biblioteca Vaticana “tutti i ricercatori della verità sono sempre stati accolti con attenzione e riguardo, senza alcuna discriminazione confessionale o ideologica; ad essi è richiesta solo la buona fede di una ricerca seria, disinteressata e qualificata”.

La Biblioteca Vaticana, ha concluso il Santo Padre, come “luogo in cui le più alte parole umane vengono raccolte e conservate” è quindi “specchio e riflesso della Parola” di Dio.

L’idea della Biblioteca Vaticana è nata nel 1450 grazie a Papa Niccolò V, che iniziò mettendo a disposizione la propria raccolta personale costituita da alcune centinaia di manoscritti, che sarebbe stata il primo nucleo della futura biblioteca.

La fondazione attuale ha avuto luogo sotto Papa Sisto IV della Rovere, che nominò come primo “gubernator et custos”, Bartolomeo Platina, nel 1475. Questo Papa fece anche costruire la Cappella Sistina e accrebbe la collezione fino a 3.500 volumi, trasformandola così nella più grande biblioteca in Italia dell’epoca.

A due anni dall'inizio dei restauri, la Biblioteca vaticana ha sviluppato vari servizi nonostante la chiusura, come il catalogo on line su Internet e la riproduzione fotografica dei manoscritti.

La Biblioteca Apostolica Vaticana è una delle più antiche del mondo. E' conosciuta soprattutto per le sue collezioni di manoscritti di ogni epoca. Conserva oltre 1.600.000 libri antichi e moderni, 8.300 incunaboli e più di 150.000 manoscritti e documenti d'archivio, nonché 100.000 documenti stampati e frammenti.

La Biblioteca Vaticana possiede alcuni dei manoscritti più rari al mondo, inclusi quelli di Cicerone e Virgilio, così come frammenti del Vangelo risalenti al II secolo. Vanta anche preziosi tesori come il "Codex vaticanus", un manoscritto della Bibbia completa in greco scritto 1.700 anni fa, e gli atti originali del processo di Galileo, un manoscritto autografo di San Tommaso d'Aquino e le lettere originali di Martin Lutero.

La Biblioteca ha anche un’immensa collezione numismatica, con 300.000 monete e medaglie.

Di recente è stato presentato il primo volume della Storia della Biblioteca Vaticana, su Le origini della Biblioteca Vaticana tra Umanesimo e Rinascimento (1447-1534), a cura di Antonio Manfredi e con la collaborazione di molti studiosi interni ed esterni alla Biblioteca.









I Congressi Eucaristici, un contributo alla nuova evangelizzazione
Udienza del Papa ai membri del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici



ROMA, giovedì, 11 novembre 2010 (ZENIT.org).- I Congressi Eucaristici internazionali sono chiamati a offrire un contributo essenziale alla nuova evangelizzazione puntando sull'Eucaristia come “centro diffusore del fermento del Vangelo” e “forza propulsiva per la costruzione della società umana”. E' quanto ha detto Benedetto XVI nel ricevere questo giovedì mattina i partecipanti alla plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici, presieduto dall’Arcivescovo Piero Marini.

Infatti, ha spiegato il Pontefice, “mediante la comunione al Corpo di Cristo la Chiesa diventa sempre più se stessa: mistero di unità ‘verticale’ e ‘orizzontale’ per l’intero genere umano. Ai germi di disgregazione, che l’esperienza quotidiana mostra tanto radicati nell’umanità a causa del peccato, si contrappone la forza generatrice di unità del Corpo di Cristo. L’Eucaristia, formando continuamente la Chiesa, crea anche comunione tra gli uomini”.

Ecco perché, ha spiegato, “compito dei Congressi Eucaristici, soprattutto nel contesto attuale, è anche quello di dare un peculiare contributo alla nuova evangelizzazione, promuovendo l’evangelizzazione mistagogica (cfr Esort. ap. postsinod. Sacramentum caritatis, 64), che si compie alla scuola della Chiesa in preghiera, a partire dalla liturgia e attraverso la liturgia. Ma ogni Congresso porta in sé anche un afflato evangelizzatore in senso più strettamente missionario, tanto che il binomio Eucaristia-missione è entrato a far parte delle linee guida proposte dalla Santa Sede”.

E' importante, tuttavia, ha continuato il Santo Padre, “che ogni Congresso Eucaristico sappia coinvolgere ed integrare, secondo lo spirito della riforma conciliare, tutte le espressioni del culto eucaristico ‘extra missam’ che affondano le loro radici nella devozione popolare, come pure le associazioni di fedeli che a vario titolo dall’Eucaristia traggono ispirazione”.

All'inizio dell'udienza l'Arcivescovo Marini ha salutato il Papa a nome dei membri del Pontificio Comitato, dei delegati nazionali designati dalle singole Conferenze episcopali e della delegazione del Comitato locale irlandese guidata dall'Arcivescovo di Dublino, sede del prossimo appuntamento mondiale, dal 10 al 17 giugno 2012.

Il congresso di Dublino, il cinquantesimo, è la continuazione di una lunga serie che, iniziata nel 1881 a Lille in Francia, ha percorso tutto il mondo. In proposito l'Arcivescovo Marini ha spiegato come i Congressi Eucaristici siano “diventati espressione del 'magistero itinerante' della Chiesa raccogliendo intorno all'Eucaristia folle straordinarie di fedeli per rinvigorire la loro fede nella Presenza del Signore e nutrirli con il 'Pane di vita'”.






Esortazione apostolica postsinodale di Benedetto XVI “Verbum Domini”


CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 11 novembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l’Esortazione apostolica postsinodale di Benedetto XVI Verbum Domini, che raccoglie le riflessioni e le proposte emerse dalla XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi svoltasi in Vaticano dal 5 al 26 ottobre del 2008 sul tema: La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa.


www.zenit.org/article-24510?l=italian

12/11/2010 15:19
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.555
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.









RINUNCE E NOMINE



NOMINA DELL’ARCIVESCOVO DI SEMARANG (INDONESIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Arcivescovo di Semarang (Indonesia) S.E. Mons. Johannes Maria Trilaksyanta Pujasumarta, finora Vescovo di Bandung.

13/11/2010 15:18
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.559
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione CENTRO OESTE), in Visita "ad Limina Apostolorum":

S.E. Mons. Washington Cruz, C.P., Arcivescovo di Goiânia

con il Vescovo Ausiliare:

S.E. Mons. Waldemar Passini Dalbello, Vescovo tit. di Membressa;

S.E. Mons. João Wilk, O.F.M. Conv., Vescovo di Anápolis;

S.E. Mons. Eugène Lambert Adrian Rixen, Vescovo di Goiás;

S.E. Mons Guilherme Antônio Werlang, M.S.F., Vescovo di Ipameri;

S.E. Mons José Luiz Majella Delgado, C.SS.R., Vescovo di Jataí

con il Vescovo emerito:

S.E. Mons. Aloísio Hilário de Pinho;

S.E. Mons. Adair José Guimarães, Vescovo di Rubiataba-Mozarlândia;

S.E. Mons. Osvino José Both, Arcivescovo Ordinario Militare;

S.E. Mons. Carmelo Scampa, Vescovo di São Luis de Montes Belos.

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

il Signor Francisco Argüello, Fondatore del Cammino Neocatecumenale, e Seguito;

Partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura.

Il Santo Padre riceve questo pomeriggio in Udienza:

Em.mo Card. Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi;

Em.mo Card. Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.














RINUNCE E NOMINE





RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI BOBO-DIOULASSO (BURKINA FASO) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Bobo-Dioulasso (Burkina Faso), presentata da S.E. Mons. Anselme Titianma Sanon, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Bobo-Dioulasso (Burkina Faso) S.E. Mons. Paul Yembuado Ouédraogo, finora Vescovo di Fada N’Gourma.



RINUNCIA DEL VESCOVO DI FACATATIVÁ (COLOMBIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Facatativá (Colombia), presentata da S.E. Mons. Luis Gabriel Romero Franco, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di Facatativá (Colombia) S.E. Mons. Luis Antonio Nova Rocha, finora Vescovo titolare di Equizeto ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Barranquilla (Colombia).

S.E. Mons. Luis Antonio Nova Rocha

S.E. Mons. Luis Antonio Nova Rocha è nato a Subachoque, diocesi di Facatativá, il 30 luglio 1943. Ha seguito gli studi liceali nel Collegio-Seminario dell'arcidiocesi di Tunja; ha frequentato i corsi di filosofia nel Seminario Maggiore di Tunja e in quello dell'arcidiocesi di Medellín e quelli teologici nel Collegio Aloisiano e nella Pontificia Università Javeriana di Bogotá. Ha ottenuto la Licenza in Teologia Morale presso l'Accademia Alfonsiana di Roma.

Ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale da Papa Paolo VI il 22 agosto 1968, durante il 39° Congresso Eucaristico internazionale, per il clero della diocesi di Facatativá.

È stato vice-parroco a Nocaima, Parroco a La Vega ed a Madrid, Vicario Episcopale per l'Amministrazione, Economo diocesano e Professore e Rettore del Seminario Maggiore di Facatativá.

Il 15 febbraio 2002 è stato nominato Vescovo titolare di Equizeto ed Ausiliare di Barranquilla. Ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 9 marzo successivo.



NOMINA DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI BARRANQUILLA (COLOMBIA)

Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Metropolita di Barranquilla (Colombia) S.E. Mons. Jairo Jaramillo Monsalve, finora Vescovo di Santa Rosa de Osos (Colombia).

S.E. Mons. Jairo Jaramillo Monsalve

S.E. Mons. Jairo Jaramillo Monsalve è nato a Rionegro (Antioquia) il 2 dicembre 1940. Ha compiuto gli studi ecclesiastici di filosofia nel Seminario Maggiore di Medellín e quelli di teologia nella Pontificia Università Javeriana di Bogotá.

È stato ordinato sacerdote il 26 luglio 1966 per il clero della diocesi di Sonsón – Rionegro. È stato Vicario Parrocchiale, Parroco, Assistente e Coordinatore diocesano per la Pastorale giovanile ed operaia e Vicario Generale della diocesi.

Il 16 luglio 1988 è stato nominato Vescovo di Riohacha ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 9 settembre dello stesso anno.

Il 10 giugno 1995 è stato nominato Vescovo di Santa Rosa de Osos.



NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN NEPAL

Il Papa ha nominato Nunzio Apostolico in Nepal S.E. Mons. Salvatore Pennacchio, Arcivescovo titolare di Montemarano, Nunzio Apostolico in India.



NOMINA DI MEMBRO DELLA CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

Il Santo Padre ha nominato Membro della Congregazione delle Cause dei Santi l’Em.mo Card. Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.












UDIENZA AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA


Alle ore 12.15 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura sul tema: "Cultura della comunicazione e nuovi linguaggi".

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,

Venerati Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,

Cari fratelli e sorelle!

Sono lieto di incontrarvi al termine dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, nel corso della quale avete approfondito il tema: "Cultura della comunicazione e nuovi linguaggi". Ringrazio il Presidente, Mons. Gianfranco Ravasi, per le belle parole, e saluto tutti i partecipanti, grato per il contributo offerto allo studio di tale tematica, assai rilevante per la missione della Chiesa. Parlare di comunicazione e di linguaggio significa, infatti, non solo toccare uno dei nodi cruciali del nostro mondo e delle sue culture, ma, per noi credenti, significa avvicinarsi al mistero stesso di Dio che, nella sua bontà e sapienza, ha voluto rivelarsi e manifestare la sua volontà agli uomini (Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 2). In Cristo, infatti, Dio si è rivelato a noi come Logos, che si comunica e ci interpella, allacciando la relazione che fonda la nostra identità e dignità di persone umane, amate come figli dall’unico Padre (cfr Es. ap. postsinodale Verbum Domini, 6.22.23). Comunicazione e linguaggio sono anche dimensioni essenziali della cultura umana, costituita da informazioni e nozioni, da credenze e stili di vita, ma anche da regole, senza le quali difficilmente le persone potrebbero progredire nell’umanità e nella socialità. Ho apprezzato l’originale scelta di inaugurare la Plenaria nella Sala della Protomoteca al Campidoglio, cuore civile e istituzionale di Roma, con una tavola-rotonda sul tema: "Nella Città in ascolto dei linguaggi dell’anima". In tale modo, il Dicastero ha inteso esprimere uno dei suoi compiti essenziali: mettersi in ascolto degli uomini e delle donne del nostro tempo, per promuovere nuove occasioni di annuncio del Vangelo. Ascoltando, dunque, le voci del mondo globalizzato, ci accorgiamo che è in atto una profonda trasformazione culturale, con nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione, che favoriscono anche nuovi e problematici modelli antropologici.

In questo contesto, i Pastori e i fedeli avvertono con preoccupazione alcune difficoltà nella comunicazione del messaggio evangelico e nella trasmissione della fede, all’interno della stessa comunità ecclesiale. Come ho scritto nell’Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini: "tanti cristiani hanno bisogno che sia loro riannunciata in modo persuasivo la Parola di Dio, così da poter sperimentare concretamente la forza del Vangelo" (n. 96). I problemi sembrano talora aumentare quando la Chiesa si rivolge agli uomini e alle donne lontani o indifferenti ad una esperienza di fede, ai quali il messaggio evangelico giunge in maniera poco efficace e coinvolgente. In un mondo che fa della comunicazione la strategia vincente, la Chiesa, depositaria della missione di comunicare a tutte le genti il Vangelo di salvezza, non rimane indifferente ed estranea; cerca, al contrario, di avvalersi con rinnovato impegno creativo, ma anche con senso critico e attento discernimento, dei nuovi linguaggi e delle nuove modalità comunicative.

L’incapacità del linguaggio di comunicare il senso profondo e la bellezza dell’esperienza di fede può contribuire all’indifferenza di tanti, soprattutto giovani; può diventare motivo di allontanamento, come affermava già la Costituzione Gaudium et spes, rilevando che una presentazione inadeguata del messaggio nasconde più che manifestare il genuino volto di Dio e della religione (cfr n. 19). La Chiesa vuole dialogare con tutti, nella ricerca della verità; ma perché il dialogo e la comunicazione siano efficaci e fecondi è necessario sintonizzarsi su una medesima frequenza, in ambiti di incontro amichevole e sincero, in quell’ideale "Cortile dei Gentili" che ho proposto parlando alla Curia Romana un anno fa e che il Dicastero sta realizzando in diversi luoghi emblematici della cultura europea. Oggi non pochi giovani, storditi dalle infinite possibilità offerte dalle reti informatiche o da altre tecnologie, stabiliscono forme di comunicazione che non contribuiscono alla crescita in umanità, ma rischiano anzi di aumentare il senso di solitudine e di spaesamento. Dinanzi a tali fenomeni, ho parlato più volte di emergenza educativa, una sfida a cui si può e si deve rispondere con intelligenza creativa, impegnandosi a promuovere una comunicazione umanizzante, che stimoli il senso critico e la capacità di valutazione e di discernimento.

Anche nell’odierna cultura tecnologica, è il paradigma permanente dell’inculturazione del Vangelo a fare da guida, purificando, sanando ed elevando gli elementi migliori dei nuovi linguaggi e delle nuove forme di comunicazione. Per questo compito, difficile e affascinante, la Chiesa può attingere allo straordinario patrimonio di simboli, immagini, riti e gesti della sua tradizione. In particolare il ricco e denso simbolismo della liturgia deve splendere in tutta la sua forza come elemento comunicativo, fino a toccare profondamente la coscienza umana, il cuore e l’intelletto. La tradizione cristiana, poi, ha sempre strettamente collegato alla liturgia il linguaggio dell’arte, la cui bellezza ha una sua particolare forza comunicativa. Lo abbiamo sperimentato anche domenica scorsa, a Barcellona, nella Basilica della Sagrada Familia, opera di Antoni Gaudí, che ha coniugato genialmente il senso del sacro e della liturgia con forme artistiche tanto moderne quanto in sintonia con le migliori tradizioni architettoniche. Tuttavia, più incisiva ancora dell’arte e dell’immagine nella comunicazione del messaggio evangelico è la bellezza della vita cristiana. Alla fine, solo l’amore è degno di fede e risulta credibile. La vita dei santi, dei martiri, mostra una singolare bellezza che affascina e attira, perché una vita cristiana vissuta in pienezza parla senza parole. Abbiamo bisogno di uomini e donne che parlino con la loro vita, che sappiano comunicare il Vangelo, con chiarezza e coraggio, con la trasparenza delle azioni, con la passione gioiosa della carità.

Dopo essere stato pellegrino a Santiago de Compostela ed aver ammirato in migliaia di persone, soprattutto giovani, la forza coinvolgente della testimonianza, la gioia di mettersi in cammino verso la verità e la bellezza, auspico che tanti nostri contemporanei possano dire, riascoltando la voce del Signore, come i discepoli di Emmaus: "Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via?" (Lc 24,32). Cari amici, vi ringrazio per quanto quotidianamente fate con competenza e dedizione e, mentre vi affido alla materna protezione di Maria Santissima, di cuore imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

14/11/2010 15:10
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.561
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Nella seconda Lettura della Liturgia odierna, l’apostolo Paolo sottolinea l’importanza del lavoro per la vita dell’uomo. Tale aspetto è anche richiamato dalla "Giornata del Ringraziamento", che si celebra tradizionalmente in Italia in questa seconda domenica di novembre come azione di grazie a Dio al termine della stagione dei raccolti. Anche se in altre aree geografiche i tempi delle coltivazioni sono naturalmente diversi, vorrei oggi prendere lo spunto dalle parole di san Paolo per qualche riflessione, in particolare sul lavoro agricolo.

La crisi economica in atto, di cui si è trattato anche in questi giorni nella riunione del cosiddetto G20, va presa in tutta la sua serietà: essa ha numerose cause e manda un forte richiamo ad una revisione profonda del modello di sviluppo economico globale (cfr Enc. Caritas in veritate, 21). E’ un sintomo acuto che si è aggiunto ad altri ben più gravi e già ben conosciuti, quali il perdurare dello squilibrio tra ricchezza e povertà, lo scandalo della fame, l’emergenza ecologica e, ormai anch’esso generale, il problema della disoccupazione. In questo quadro, appare decisivo un rilancio strategico dell’agricoltura. Infatti, il processo di industrializzazione talvolta ha messo in ombra il settore agricolo, che, pur traendo a sua volta beneficio dalle conoscenze e dalle tecniche moderne, ha comunque perso di importanza, con notevoli conseguenze anche sul piano culturale. Mi pare il momento per un richiamo a rivalutare l’agricoltura non in senso nostalgico, ma come risorsa indispensabile per il futuro.

Nell’attuale situazione economica, la tentazione per le economie più dinamiche è quella di rincorrere alleanze vantaggiose che, tuttavia, possono risultare gravose per altri Stati più poveri, prolungando situazioni di povertà estrema di masse di uomini e donne e prosciugando le risorse naturali della Terra, affidata da Dio Creatore all’uomo – come dice la Genesi – affinché la coltivi e la custodisca (cfr 2,15). Inoltre, malgrado la crisi, consta ancora che in Paesi di antica industrializzazione si incentivino stili di vita improntati ad un consumo insostenibile, che risultano anche dannosi per l’ambiente e per i poveri. Occorre puntare, allora, in modo veramente concertato, su un nuovo equilibro tra agricoltura, industria e servizi, perché lo sviluppo sia sostenibile, a nessuno manchino il pane e il lavoro, e l’aria, l’acqua e le altre risorse primarie siano preservate come beni universali (cfr Enc. Caritas in veritate, 27). E’ fondamentale per questo coltivare e diffondere una chiara consapevolezza etica, all’altezza delle sfide più complesse del tempo presente; educarsi tutti ad un consumo più saggio e responsabile; promuovere la responsabilità personale insieme con la dimensione sociale delle attività rurali, fondate su valori perenni, quali l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione della fatica nel lavoro. Non pochi giovani hanno già scelto questa strada; anche diversi laureati tornano a dedicarsi all’impresa agricola, sentendo di rispondere così non solo ad un bisogno personale e familiare, ma anche ad un segno dei tempi, ad una sensibilità concreta per il bene comune.

Preghiamo la Vergine Maria, perché queste riflessioni possano servire da stimolo alla comunità internazionale, mentre eleviamo a Dio il nostro ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo.



DOPO L’ANGELUS DOPO L’ANGELUS

In questo momento, desidero rinnovare la mia vicinanza alle care popolazioni di Haiti, che, a causa del terribile terremoto del gennaio scorso, soffrono ora per una grave epidemia di colera. Incoraggio tutti coloro che si stanno prodigando per questa nuova emergenza e, mentre assicuro il mio particolare ricordo nella preghiera, faccio appello alla Comunità internazionale, affinché aiuti generosamente quelle popolazioni.

Sabato 27 novembre prossimo, nella Basilica di San Pietro, presiederò i Primi Vespri della Prima Domenica di Avvento e una veglia di preghiera per la vita nascente. L’iniziativa è in comune con le Chiese particolari di tutto il mondo e ne ho raccomandato lo svolgimento anche in parrocchie, comunità religiose, associazioni e movimenti. Il tempo di preparazione al Santo Natale è un momento propizio per invocare la protezione divina su ogni essere umano chiamato all’esistenza, anche come ringraziamento a Dio per il dono della vita ricevuto dai nostri genitori.

Je salue avec joie les pèlerins francophones ! Au cours de mon récent pèlerinage à Saint-Jacques-de-Compostelle, j’ai rappelé qu’un témoignage clair et courageux de l’Évangile doit être offert à nos contemporains. Pour répondre à tant d’interrogations posées par ceux qui cherchent la vérité, les chrétiens désirent partager leur bien le plus précieux : la Bonne Nouvelle du Christ qui sauve. L’espérance apportée par le Fils de Dieu peut soulager les personnes affligées par des détresses et des angoisses. A l’exemple de la Vierge Marie, puissions-nous rester toujours fermes dans notre foi ! Bon dimanche à tous !

I offer a warm welcome to the English-speaking visitors gathered for this Angelus prayer, particularly the parish groups from California in the United States. Today’s Gospel reminds us that our lives and all history will be judged in the light of God’s truth. In these final days of the Church’s liturgical year, let us pray for the grace to remain always faithful to the Lord, as we look forward to Christ’s coming in glory and the fulfilment of his promises. Upon you and your families I invoke God’s gifts of wisdom, strength and peace!

Mit Freude grüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher hier auf dem Petersplatz. In den Lesungen der Liturgie in diesen letzten Wochen des Kirchenjahrs hören wir von Bedrängnissen, die auf die Menschheit zukommen. Doch hierin liegt für uns auch eine Chance. „Dann werdet ihr Zeugnis ablegen können", sagt Jesus im heutigen Evangelium zu den Jüngern. Lassen wir uns von der göttlichen Weisheit leiten, damit wir die Zeichen der Zeit erkennen und dementsprechend Gutes wirken. Euch und euren Familien wünsche ich einen gesegneten Sonntag.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana, en particular a los grupos de las Parroquia de las Santas Juliana y Semproniana, de Barcelona; y de Santa María de las Virtudes, de Villa Martín, de Cádiz. En el evangelio proclamado este domingo, hay una invitación a la perseverancia cristiana. Os invito hermanos a acoger con un corazón bien dispuesto el misterio salvador de Cristo, Señor de la historia, que nos une íntimamente a su obra redentora, y nos impulsa a un trabajo generoso y constante en favor de todos los hombres. Feliz domingo.

Od srca pozdravljam hrvatske hodočasnike, osobito iz Novigrada! Molite za vaše obitelji i čuvajte vjeru okupljajući se oko oltara Gospodnjega. Hvaljen Isus i Marija!

[Di cuore saluto i pellegrini Croati, in modo particolare quelli provenienti da Novigrad. Pregate per le vostre famiglie e custodite la fede radunandovi attorno all’altare del Signore. Siano lodati Gesù e Maria!]

Serdecznie pozdrawiam wszystkich Polaków. Wiem, że z inicjatywy Stowarzyszenia Pomoc Kościołowi w Potrzebie, Kościół w Polsce modli się dzisiaj za wszystkich braci i siostry, którzy znoszą cierpienia z powodu wierności Ewangelii. Wy, którzy w przeszłości cierpieliście za wierność Chrystusowi i Kościołowi jesteście szczególnie wrażliwi wobec tych, którzy dzisiaj są poddawani podobnej próbie. Módlmy się do Boga o wolność głoszenia w świecie ewangelicznego orędzia.

[Saluto cordialmente tutti i Polacchi. So che per iniziativa dell’Associazione "Aiuto alla Chiesa che Soffre", la Chiesa in Polonia prega oggi per tutti i fratelli e le sorelle che soffrono a causa del Vangelo. Voi che in passato avete sofferto per essere fedeli a Cristo e alla Chiesa, avete una particolare sensibilità verso coloro che anche oggi sono nella prova. Innalziamo a Dio la nostra preghiera per la libertà di annunciare nel mondo il messaggio evangelico.]

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare le numerose Confraternite, che hanno appena partecipato alla Santa Messa presieduta per loro dal Cardinale Bertone. Cari amici, vi ringrazio ed auguro ogni bene per il vostro impegno spirituale e sociale. Saluto la Scuola "Virginia Centurione Bracelli", di Roma, che festeggia 40 anni di attività educativa; l’Associazione Italiana Maestri Cattolici, a cui rivolgo uno speciale incoraggiamento; i Gruppi di Preghiera di Padre Pio da Rimini, i fedeli di Canavaccio di Urbino, Pizzo Calabro, Foggia, San Ferdinando di Puglia e Palermo, e anche quelli venuti da Toronto – Canada. Saluto anche gli iracheni qui presenti e invoco il dono della pace per il loro Paese. A tutti auguro una buona domenica.

15/11/2010 00:34
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.563
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
Il Papa: rilanciare l'agricoltura per rispondere alla crisi globale
Occorre educare ad “un consumo più saggio e responsabile”



ROMA, domenica, 14 novembre 2010 (ZENIT.org).- Per rispondere alla crisi economica globale occorre un rilancio strategico dell’agricoltura. Lo ha detto Benedetto XVI questa domenica in occasione dell'Angelus in piazza San Pietro.

Lo scenario attuale, ha detto infatti il Papa, va preso in tutta la sua serietà, perché esso è “un sintomo acuto che si è aggiunto ad altri ben più gravi e già ben conosciuti, quali il perdurare dello squilibrio tra ricchezza e povertà, lo scandalo della fame, l’emergenza ecologica e, ormai anch’esso generale, il problema della disoccupazione”.

Occorre quindi, ha continuato il Pontefice, “rivalutare l’agricoltura non in senso nostalgico, ma come risorsa indispensabile per il futuro”.

“Infatti – ha aggiunto –, il processo di industrializzazione talvolta ha messo in ombra il settore agricolo, che, pur traendo a sua volta beneficio dalle conoscenze e dalle tecniche moderne, ha comunque perso di importanza, con notevoli conseguenze anche sul piano culturale”.

Inoltre, “la tentazione per le economie più dinamiche è quella di rincorrere alleanze vantaggiose che, tuttavia, possono risultare gravose per altri Stati più poveri, prolungando situazioni di povertà estrema di masse di uomini e donne e prosciugando le risorse naturali della Terra”.

A questo va aggiunto anche che nei Paesi di antica industrializzazione vengono spesso incentivati “stili di vita improntati ad un consumo insostenibile, che risultano anche dannosi per l’ambiente e per i poveri”.

“Occorre puntare, allora, in modo veramente concertato, su un nuovo equilibro tra agricoltura, industria e servizi, perché lo sviluppo sia sostenibile, a nessuno manchino il pane e il lavoro, e l’aria, l’acqua e le altre risorse primarie siano preservate come beni universali”.

Fondamentale, perciò, “coltivare e diffondere una chiara consapevolezza etica, all’altezza delle sfide più complesse del tempo presente; educarsi tutti ad un consumo più saggio e responsabile; promuovere la responsabilità personale insieme con la dimensione sociale delle attività rurali, fondate su valori perenni, quali l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione della fatica nel lavoro”.







Nuovo appello del Pontefice in favore di Haiti
Al termine dell'Angelus domenicale in piazza San Pietro



ROMA, domenica, 14 novembre 2010 (ZENIT.org).- Questa domenica, al termine della preghiera dell'Angelus in piazza San Pietro, Benedetto XVI è tornato a lanciare un nuovo appello in favore di Haiti.

Il Pontefice ha voluto innanzitutto “rinnovare la sua vicinanza alle care popolazioni di Haiti” che, a causa del terremoto del 12 gennaio scorso che ha ucciso almeno 250.000, soffrono ora per una grave epidemia di colera.

Secondo quanto riportato da “L'Osservatore Romano” nell'edizione del 14 novembre, citando la portavoce a Ginevra dell'Ufficio dell'Onu per il coordinamento degli interventi umanitari, Elisabeth Byrs, in assenza di efficaci misure di contrasto l’epidemia di colera, ad Haiti, potrebbe contagiare duecentomila persone tra gli oltre un milione e mezzo di sfollati ammassati nelle tendopoli nella capitale Port-au-Prince.

Finora, sempre stando agli ultimi dati diffusi dall'ONU, il bilancio è di 796 morti - 13 dei quali nella capitale Port-au-Prince – mentre i malati ricoverati sono 12.303.

A complicare la situazione anche il recente passaggio dell'uragano Tomas che ha causato alcuni morti e molti allagamenti in diverse città nella parte occidentale di Haiti, tanto che la Protezione Civile ha dovuto evacuare parte degli haitiani che vivono nei campi nella capitale Port-au-Prince.

“Incoraggio tutti coloro che si stanno prodigando per questa nuova emergenza e, mentre assicuro il mio particolare ricordo nella preghiera, faccio appello alla Comunità internazionale, affinché aiuti generosamente quelle popolazioni”, ha aggiunto il Santo Padre.









Il Papa: servono nuovi linguaggi per comunicare la fede
Nell'udienza ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura



ROMA, domenica, 14 novembre 2010 (ZENIT.org).- La Chiesa deve cercare linguaggi nuovi e creativi per comunicare all’uomo di oggi la bellezza della fede e della vita cristiana. È quanto ha detto questo sabato Benedetto XVI nel ricevere in udienza in Vaticano i partecipanti all'assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura.

All'inizio dell'udienza il Presidente del Dicastero vaticano, l'Arcivescovo Gianfranco Ravasi - che sabato prossimo sarà creato Cardinale - ha spiegato che durante la plenaria sono stati percorsi i vari itinerari della comunicazione: “dal linguaggio artistico e musicale a quello giovanile, dal rito alla rete informatica e televisiva, dai linguaggi e dalle 'icone' virtuali ai segni materiali, dai simboli liturgici fino alla testimonianza personale ed esistenziale”.

La comunicazione, ha osservato il Santo Padre, è “uno dei nodi cruciali del nostro mondo” per questo compito fondamentale del dicastero vaticano per la cultura è “mettersi in ascolto degli uomini e delle donne del nostro tempo, per promuovere nuove occasioni di annuncio del Vangelo”.

Di fronte al clima di “profonda trasformazione culturale” caratterizzato da nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione”, ha osservato, “i Pastori e i fedeli avvertono con preoccupazione alcune difficoltà nella comunicazione del messaggio evangelico e nella trasmissione della fede, all’interno della stessa comunità ecclesiale”.

Inoltre, ha continuato, “i problemi sembrano talora aumentare quando la Chiesa si rivolge agli uomini e alle donne lontani o indifferenti ad una esperienza di fede, ai quali il messaggio evangelico giunge in maniera poco efficace e coinvolgente”.

Ecco quindi che “in un mondo che fa della comunicazione la strategia vincente, la Chiesa – afferma il Papa - non rimane indifferente” ma cerca “di avvalersi con rinnovato impegno creativo” e “con senso critico e attento discernimento” delle nuove modalità comunicative.

Infatti, “l’incapacità del linguaggio di comunicare il senso profondo e la bellezza dell’esperienza di fede può contribuire all’indifferenza di tanti, soprattutto giovani” e “può diventare motivo di allontanamento”.

“La Chiesa vuole dialogare con tutti, nella ricerca della verità – ha ribadito il Papa - ma perché il dialogo e la comunicazione siano efficaci e fecondi è necessario sintonizzarsi su una medesima frequenza”.

Per fare ciò la Chiesa può attingere allo “straordinario patrimonio” di simboli e immagini della sua tradizione: “In particolare il ricco e denso simbolismo della liturgia deve splendere in tutta la sua forza come elemento comunicativo, fino a toccare profondamente la coscienza umana, il cuore e l’intelletto. La tradizione cristiana, poi, ha sempre strettamente collegato alla liturgia il linguaggio dell’arte, la cui bellezza ha una sua particolare forza comunicativa”.

“Tuttavia – ha precisato - più incisiva ancora dell’arte e dell’immagine nella comunicazione del messaggio evangelico è la bellezza della vita cristiana”. Infatti, “alla fine, solo l’amore è degno di fede e risulta credibile. La vita dei santi, dei martiri, mostra una singolare bellezza che affascina e attira, perché una vita cristiana vissuta in pienezza parla senza parole”.

Per questo, ha concluso, “abbiamo bisogno di uomini e donne che parlino con la loro vita, che sappiano comunicare il Vangelo, con chiarezza e coraggio, con la trasparenza delle azioni, con la passione gioiosa della carità”.


















Il Papa invita tutta la Chiesa a pregare per la vita nascente
Sabato 27 novembre, veglia nella Basilica di San Pietro



ROMA, domenica, 14 novembre 2010 (ZENIT.org).- Sabato prossimo, 27 novembre, Benedetto XVI presiederà nella Basilica di San Pietro i primi Vespri di Avvento e una veglia di preghiera per la vita nascente.

Lo ha annunciato il Papa stesso questa domenica, al termine della preghiera dell'Angelus, nei saluti nelle diverse lingue ai pellegirni riuniti in piazza San Pietro.

“L'iniziativa - ha spiegato il Pontefice - è in comune con le Chiese particolari di tutto il mondo e ne ho raccomandato lo svolgimento anche in parrocchie, comunità religiose, associazioni e movimenti”.

“Il tempo di preparazione al Santo Natale – ha sottolineato poi – è un momento propizio per invocare la protezione divina su ogni essere umano chiamato all’esistenza, anche come ringraziamento a Dio per il dono della vita ricevuto dai nostri genitori”.

15/11/2010 15:39
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.566
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti;

Gruppo degli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione CENTRO OESTE), in Visita "ad Limina Apostolorum".

Il Papa riceve questa mattina in Udienza:

Rappresentanza dei Maestri di Sci Italiani.








UDIENZA A UNA RAPPRESENTANZA DEI MAESTRI DI SCI ITALIANI


Alle ore 12 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza una Rappresentanza dei Maestri di Sci italiani e rivolge loro il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signor Ministro,

gentili Signore e Signori,

sono lieto di porgere a voi tutti il mio cordiale saluto. Un deferente pensiero rivolgo all’onorevole Franco Frattini, Ministro degli Affari Esteri dello Stato Italiano, che ha voluto partecipare a questa Udienza, essendo lui stesso parte del folto gruppo degli istruttori di sci. Lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome di tutti e, con l’occasione, gli esprimo la mia viva gratitudine per essersi adoperato affinché numerosi cattolici, feriti di recente a Baghdad, fossero accolti prontamente in Italia. La vostra presenza mi suggerisce due brevi riflessioni, sul valore rispettivamente dello sport e dell’ambiente naturale.

L’attività sportiva rientra tra i mezzi che concorrono allo sviluppo armonico della persona ed al suo perfezionamento morale (cfr Conc Vat. II, Dich. Gravissimum educationis, 4). Anche il vostro impegno come "Maestri di sci" contribuisce a stimolare alcune capacità, ad esempio la costanza nel perseguire gli obiettivi, il rispetto delle regole, la tenacia nell’affrontare e superare le difficoltà. Praticato con passione e senso etico, lo sport, oltre che esercitare ad un sano agonismo, diventa scuola per apprendere e approfondire valori umani e cristiani. Esso, infatti, insegna ad armonizzare dimensioni importanti della persona umana favorendo il suo sviluppo integrale. Mediante l’attività sportiva, la persona comprende meglio che il suo corpo non può essere considerato un oggetto, ma che, attraverso la corporeità, esprime se stessa ed entra in relazione con gli altri. In tal modo, l’equilibrio tra la dimensione fisica e quella spirituale porta a non idolatrare il corpo, ma a rispettarlo, a non farne uno strumento da potenziare a tutti i costi, utilizzando magari anche mezzi non leciti.

L’altro aspetto a cui vorrei accennare è suggerito dal fatto che lo sci si pratica immersi nell’ambiente montano, un ambiente che, in modo speciale, ci fa sentire piccoli, ci restituisce la giusta dimensione del nostro essere creature, ci rende capaci di interrogarci sul senso del creato, di guardare in alto, di aprirci al Creatore. Penso a quante volte salendo su una montagna per poi scendervi sciando, oppure praticando lo sci da fondo, vi si sono aperti panorami che, in modo spontaneo, elevano lo spirito e invitano ad alzare lo sguardo non solo esteriore, ma anche del cuore. Contemplando la creazione l’uomo riconosce la grandezza di Dio, sorgente ultima del proprio essere e dell’universo. Non va dimenticato che il rapporto con il creato costituisce un elemento importante per lo sviluppo dell’identità umana e neppure il peccato dell’uomo ha eliminato il suo compito di essere custode del mondo. Anche l’attività sportiva può essere concepita e vissuta come parte di questa responsabilità. I progressi nell’ambito scientifico e tecnologico danno all’uomo la possibilità di intervenire e manipolare la natura, ma il rischio, sempre in agguato, è quello di volersi sostituire al Creatore e di ridurre il creato quasi a un prodotto da usare e consumare. Qual è invece l’atteggiamento giusto da assumere? Sicuramente è quello di un profondo sentimento di gratitudine e riconoscenza, ma anche di responsabilità nel conservare e coltivare l’opera di Dio (cfr Gen 2,15). L’attività sportiva aiuta a perseguire tali obiettivi incidendo sullo stesso stile di vita, che viene orientato all’insegna dell’equilibrio, dell’autodisciplina e del rispetto. In particolare per voi, poi, il contatto con la natura è motivo per coltivare un profondo amore verso la creazione di Dio.

Alla luce di queste riflessioni, il vostro ruolo appare rilevante sia per una sana formazione sportiva, sia per un’educazione al rispetto dell’ambiente. Si tratta perciò di un compito da attuare in modo non isolato, ma d’intesa con le famiglie, specialmente quando i vostri allievi sono minori, e in collaborazione con la scuola e le altre realtà educative. Importante è anche la vostra testimonianza di fedeli laici che, pur nel contesto dell’attività sportiva, sanno dare la giusta centralità ai momenti fondamentali per la vita di fede, specialmente alla santificazione della domenica come giorno del Signore

Cari amici, vi ringrazio per la vostra cordiale visita e, mentre vi auguro ogni bene per l’attività professionale e sportiva, vi assicuro la mia preghiera e di cuore benedico voi tutti, i vostri familiari e i vostri allievi.












VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM" DEI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE (REGIONE CENTRO OESTE)


Alle ore 11.30 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI incontra gli Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione CENTRO OESTE), ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum", e rivolge loro il discorso che pubblichiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Queridos Irmãos Bispos,

Estou feliz por vos dar as boas-vindas na ocasião da vossa visita ad Limina. Viestes à cidade onde Pedro, por último, cumpriu a sua missão de evangelização e deu testemunho de Cristo até à efusão do seu próprio sangue; viestes ver e saudar o Sucessor de Pedro. Deste modo fortaleceis os fundamentos apostólicos da Igreja no vosso país e expressais visivelmente a vossa comunhão com todos os demais membros do Colégio episcopal e com o próprio Pontífice romano (cf. Pastores gregis, 8). Deste teor são as amáveis palavras que o Senhor Arcebispo de Brasília, Dom João Braz, me dirigiu em vosso nome e que agradeço, enquanto vos asseguro do meu cordial afeto e das minhas orações por vós e por todas as pessoas confiadas aos vossos cuidados pastorais.

Com a visita do Regional Centro Oeste, se encerra este ciclo de encontros dos Prelados brasileiros com o Papa que se iniciou há mais de um ano. Por uma feliz coincidência, na data do discurso que dirigi ao primeiro grupo de Bispos era a vossa Festa Nacional da Independência, enquanto o último discurso que hoje pronuncio tem lugar justamente no dia em que se recorda a proclamação da República no Brasil. Aproveito o fato para sublinhar uma vez mais a importância da ação evangelizadora da Igreja na construção da identidade brasileira. Como bem sabeis, a atual sociedade secularizada exige dos cristãos um renovado testemunho de vida para que o anúncio do Evangelho seja acolhido como aquilo que é: a Boa Notícia da ação salvífica de Deus que vem ao encontro do homem.

Neste sentido, há quase 60 anos, a Conferência Nacional dos Bispos do Brasil é um ponto de referência da sociedade brasileira, propondo-se sempre mais e acima de tudo como um lugar onde se vive a caridade. Com efeito, o primeiro testemunho que se espera dos anunciadores da Palavra de Deus é o da caridade recíproca: «Nisto conhecerão todos que sois os meus discípulos: se vos amardes uns aos outros» (Jo 13, 32). A vossa, como aliás as demais Conferências Episcopais, nasceu como concreta aplicação do afeto colegial dos Bispos em comunhão hierárquica com o Sucessor de Pedro, para ser um instrumento de comunhão afetiva e efetiva entre todos os membros, e de eficaz colaboração com o Pastor de cada Igreja particular na tríplice função de ensinar, santificar e governar as ovelhas do próprio rebanho.

Ora, a Conferência Episcopal apresenta-se como uma das formas, encontradas sob a guia do Espírito Santo, que consente exercitar conjunta e harmoniosamente algumas funções pastorais para o bem dos fiéis e de todos os cidadãos dum determinado território (cf. Código de Direito Canônico, cân. 447). De fato, uma cooperação sempre mais estreita e concorde com os seus irmãos no ministério ajuda os Bispos a cumprir melhor o seu mandato (cf. Christus Dominus, 37), sem abdicar da responsabilidade primeira de apascentar como pastor próprio, ordinário e imediato sua Igreja particular (cf. Motu próprio Apostolos suos, 10), fazendo-a ouvir a voz de Jesus Cristo, que "é o mesmo, ontem, hoje e sempre" (Hb 13, 8).

Assim sendo, a Conferência Episcopal promove a união de esforços e de intenções dos Bispos, tornando-se um instrumento para que possam compartilhar as suas fatigas; deve, porém, evitar de colocar-se como uma realidade paralela ou substitutiva do ministério de cada um dos Bispos, ou seja, não mudando a sua relação com a respectiva Igreja particular e com o Colégio Episcopal, nem constituindo um intermediário entre o Bispo e a Sé de Pedro.

Entretanto, no fiel exercício da função doutrinal que vos corresponde, quando vos reunis nas vossas Assembléias, queridos Bispos, deveis sobretudo estudar os meios mais eficazes para fazer chegar oportunamente o magistério universal ao povo que vos foi confiado. Essa função doutrinal será desempenhada nos termos indicados por meu venerado predecessor, o Papa João Paulo II, no Motu Próprio "Apostolos suos", também ao abordar as novas questões emergentes, para depois poder orientar a consciência dos homens para encontrarem a reta solução para os novos problemas suscitados pelas transformações sociais e culturais.

De modo especial, alguns temas recomendam hoje uma ação conjunta dos Bispos: a promoção e a tutela da fé e da moral, a tradução dos livros litúrgicos, a promoção e formação das vocações de especial consagração, elaboração de subsídios para a catequese, o compromisso ecumênico, as relações com as autoridades civis, a defesa da vida humana, desde a concepção até a morte natural, a santidade da família e do matrimônio entre homem e mulher, o direito dos pais a educar seus filhos, a liberdade religiosa, os outros direitos humanos, a paz e a justiça social.

Ao mesmo tempo, é necessário lembrar que os assessores e as estruturas da Conferência Episcopal existem para o serviço aos Bispos, não para substituí-los. Trata-se, em definitiva, de buscar que a Conferência Episcopal, com seus organismos, funcione sempre mais como órgão propulsor da solicitude pastoral dos Bispos, cuja preocupação primária deve ser a salvação das almas, que é, aliás, a missão fundamental da Igreja.

Queridos irmãos, no final do nosso encontro, gostaria de vos convidar a olhar para o futuro com os olhos de Cristo, depondo n’Ele a vossa esperança, pois «a esperança não decepciona, porque o amor de Deus foi derramado em nossos corações pelo Espírito Santo que nos foi dado» (Rm 5,5). Reiterando o meu profundo afeto pelo povo brasileiro, confio o Brasil à intercessão materna da Virgem Maria, Nossa Senhora Aparecida, modelo de todos os discípulos: Ela vos conduza pelos caminhos de seu Filho. E, lembrando cada um dos Prelados brasileiros que, durante estes últimos catorze meses, passaram por aqui em visita ad Limina e também aqueles que não puderam vir por problemas de saúde, de todo o coração concedo-vos, assim como aos sacerdotes, aos religiosos, às religiosas, aos catequistas e a todos os vossos diocesanos, a Bênção Apostólica.

16/11/2010 00:21
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.567
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
Discorso del Papa ai Vescovi brasiliani della regione Centro Oeste

CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 15 novembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso che Papa Benedetto XVI ha pronunciato questo lunedì mattina ricevendo i Vescovi della Regione Centro Oeste della Conferenza Episcopale del Brasile in occasione della loro visita “ad limina Apostolorum”.

* * *

Cari Fratelli Vescovi,

Sono lieto di darvi il benvenuto in occasione della vostra visita ad limina. Siete venuti nella città dove Pietro compì infine la sua missione di evangelizzazione e rese testimonianza di Cristo fino all'effusione del proprio sangue; siete venuti qui per vedere e salutare il Successore di Pietro. In tal modo rafforzate i fondamenti apostolici della Chiesa nel vostro Paese ed esprimete visibilmente la vostra comunione con tutti gli altri membri del collegio episcopale e con lo stesso Pontefice romano (cfr. Pastores gregis, n. 8). Di questo tenore sono state le cordiali parole che il signor arcivescovo di Brasilia, monsignor João Braz, mi ha rivolto a nome vostro e per le quali lo ringrazio, mentre vi assicuro del mio cordiale affetto e delle mie preghiere per voi e per tutte le persone affidate alle vostre cure pastorali.

Con la visita del regionale Centro Oeste si chiude il ciclo d'incontri dei prelati brasiliani con il Papa iniziato più di un anno fa. Per una felice coincidenza, la data del discorso che ho rivolto al primo gruppo di vescovi era quella della vostra festa nazionale dell'indipendenza, mentre l'ultimo discorso che oggi pronuncio ha luogo proprio nel giorno in cui si ricorda la proclamazione della repubblica in Brasile. Ne approfitto per sottolineare ancora una volta l'importanza dell'azione evangelizzatrice della Chiesa nella costruzione dell'identità brasiliana. Come ben sapete, l'attuale società secolarizzata esige dai cristiani una rinnovata testimonianza di vita affinché l'annuncio del Vangelo venga accolto per quello che è: la buona novella dell'azione salvifica di Dio che va incontro all'uomo.

In tal senso, da quasi sessant'anni, la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile è un punto di riferimento per la società brasiliana, proponendosi sempre più e prima di tutto come un luogo dove si vive la carità. In effetti, la prima testimonianza che ci si aspetta da quanti annunciano la Parola di Dio è quella della carità reciproca: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 35). La vostra, come d'altronde le altre Conferenze episcopali, è nata come concreta applicazione dell'affetto collegiale dei vescovi in comunione gerarchica con il Successore di Pietro, per essere uno strumento di comunione affettiva ed effettiva fra tutti i membri, e di efficace collaborazione con il Pastore di ogni Chiesa particolare nella triplice funzione di insegnare, santificare e governare le pecore del proprio gregge.

Dunque la Conferenza episcopale si presenta come una delle forme, sotto la guida dello Spirito Santo, che consentono di esercitare in modo congiunto e armonioso alcune funzioni pastorali per il bene dei fedeli e di tutti i cittadini di un determinato territorio (cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 447). Di fatto, una cooperazione sempre più stretta e concorde con i propri fratelli nel ministero aiuta i vescovi a compiere meglio il loro mandato (cfr. Christus Dominus, n. 37), senza abdicare alla responsabilità principale di pascere come pastore proprio, ordinario e immediato la sua Chiesa particolare, (cfr. Motu proprio Apostolos suos, n. 10), facendo udire la voce di Gesù Cristo che «è lo stesso ieri e oggi e per sempre» (Eb 13, 8).

La Conferenza episcopale promuove quindi l'unione di sforzi e di intenzioni dei vescovi, divenendo uno strumento che permette loro di condividere gli oneri; deve però evitare di collocarsi come una realtà parallela o sostitutiva del ministero di ognuno dei vescovi, vale a dire che non deve mutare il suo rapporto con la rispettiva Chiesa particolare e con il collegio episcopale né costituire un intermediario fra il vescovo e la Sede di Pietro.

Allo stesso tempo, nel fedele esercizio della funzione dottrinale che vi corrisponde, quando vi riunite nelle vostre assemblee, cari vescovi, dovete soprattutto studiare i mezzi più efficaci per far giungere in modo adeguato il magistero universale al popolo che vi è stato affidato. Questa funzione dottrinale sarà svolta nei termini indicati dal mio venerato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, nel Motu Proprio Apostolos suos, anche nell'affrontare le nuove questioni emergenti, per poi poter orientare la coscienza degli uomini al fine di trovare la retta soluzione per i nuovi problemi suscitati dai cambiamenti sociali e culturali.

Alcuni temi in particolare richiedono oggi un'azione congiunta da parte dei vescovi: la promozione e la tutela della fede e della morale, la traduzione dei libri liturgici, la promozione e la formazione delle vocazioni di speciale consacrazione, l'elaborazione di sussidi per la catechesi, l'impegno ecumenico, i rapporti con le autorità civili, la difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la santità della famiglia e del matrimonio fra un uomo e una donna, il diritto dei genitori di educare i propri figli, la libertà religiosa, gli altri diritti umani, la pace e la giustizia sociale.

Allo stesso tempo, è necessario ricordare che i consulenti e le strutture della Conferenza episcopale esistono per il servizio ai vescovi e non per sostituirli. Si tratta, in definitiva, di far sì che la Conferenza episcopale, con i suoi organismi, funzioni sempre più come organo propulsore della sollecitudine pastorale dei vescovi, la cui preoccupazione principale deve essere la salvezza delle anime, che è, d'altra parte, la missione fondamentale della Chiesa.

Cari fratelli, al temine del nostro incontro, vorrei invitarvi a guardare al futuro con gli occhi di Cristo, riponendo in Lui la vostra speranza, poiché «la speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5, 5). Ribadendo il mio profondo affetto per il popolo brasiliano, affido il Brasile all'intercessione materna della Vergine Maria, Nossa Senhora Aparecida, modello di tutti i discepoli: Ella vi conduca lungo i cammini di suo Figlio. E, ricordando tutti i prelati brasiliani che, in questi ultimi quattordici mesi, sono venuti qui in visita ad limina e anche quelli che non sono potuti venire per problemi di salute, imparto di tutto cuore a voi, come pure ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e a tutti i vostri diocesani, la benedizione apostolica.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L'Osservatore Romano”]
















Il Papa nomina monsignor Salvatore Pennacchio Nunzio in Nepal
Il Card. Cañizares nominato membro della Congregazione per le Cause dei Santi



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 15 novembre 2010 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI ha nominato questo sabato Nunzio Apostolico in Nepal monsignor Salvatore Pennacchio, Nunzio in India e Arcivescovo titolare di Montemarano.

Monsignor Pennacchio è nato il 7 settembre 1952 a Marano (Napoli) ed è stato ordinato sacerdote il 18 settembre 1976.

Ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 6 gennaio 1999, venendo nominato Arcivescovo titolare di Montemarano e Nunzio Apostolico in Ruanda.

E' stato Nunzio Apostolico in Thailandia, Singapore e Cambogia, e delegato apostolico in Myanmar, Laos, Malaysia e Brunei Daressalam.

L'8 maggio scorso è stato nominato Nunzio Apostolico in India.

La Sala Stampa vaticana ha reso noto che questo sabato il Papa ha anche nominato il Cardinale spagnolo Antonio Cañizares nuovo membro della Congregazione per le Cause dei Santi.

Il porporato è attualmente Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Fa anche parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, della Pontificia Commissione per l'America Latina e del Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali.

Il Cardinale Cañizares è nato a Utiel (Valencia) il 15 ottobre 1945 ed è stato ordinato sacerdote nel 1970.

Dal 1985 e il 1992 è stato direttore del segretariato della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede della Conferenza Episcopale Spagnola. E' stato nominato Vescovo di Avila nel 1992; nel 1997 ha preso possesso della Diocesi di Granada.

Il 24 ottobre 2002 è stato nominato Arcivescovo di Toledo. E' stato creato Cardinale da Papa Benedetto XVI nel primo concistoro del suo pontificato, il 24 marzo 2006.

Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato membro della Congregazione per la Dottrina della Fede il 10 novembre 1995. Il 6 maggio 2006 Papa Benedetto XVI gli ha assegnato la stessa Congregazione, già come Cardinale, e il 18 aprile 2006 lo ha nominato membro della Pontificia Commissione Ecclesia Dei.

Nell'ottobre 2009 è stato nominato membro della Pontificia Commissione per l'America Latina e nel marzo 2010 membro del Comitato per i Congressi Eucaristici.

La Congregazione per le Cause dei Santi, il cui prefetto è attualmente monsignor Angelo Amato, ha come compito principale quello di indagare, attraverso documenti, favori e miracoli, sulla santità dei candidati alla beatificazione e alla canonizzazione.






La Conferenza Episcopale coadiuva il Vescovo, ma non lo sostituisce
Il Papa riceve l'ultimo gruppo di Vescovi brasiliani in visita “ad limina”



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 15 novembre 2010 (ZENIT.org).- La Conferenza Episcopale è un utile strumento per aiutare ogni Vescovo, ma non deve mai sostituirlo o fungere da tramite tra il presule e il Vescovo di Roma.

Benedetto XVI lo ha affermato questo lunedì mattina ricevendo in udienza i Vescovi della Regione Centro Oeste della Conferenza Nazionale del Brasile, l'ultimo gruppo di presuli del Paese ad aver effettuato la visita “ad limina Apostolorum”.

La Conferenza Episcopale, ha spiegato, “è nata come concreta applicazione dell'affetto collegiale dei Vescovi in comunione gerarchica con il Successore di Pietro, per essere uno strumento di comunione affettiva ed effettiva fra tutti i membri, e di efficace collaborazione con il Pastore di ogni Chiesa particolare nella triplice funzione di insegnare, santificare e governare le pecore del proprio gregge”.

Allo stesso modo, “si presenta come una delle forme, sotto la guida dello Spirito Santo, che consentono di esercitare in modo congiunto e armonioso alcune funzioni pastorali per il bene dei fedeli e di tutti i cittadini di un determinato territorio”.

Anche se ha l'obiettivo di promuovere “l'unione di sforzi e di intenzioni dei Vescovi, divenendo uno strumento che permette loro di condividere gli oneri”, la Conferenza Episcopale deve sempre “evitare di collocarsi come una realtà parallela o sostitutiva del ministero di ognuno dei Vescovi, vale a dire che non deve mutare il suo rapporto con la rispettiva Chiesa particolare e con il collegio episcopale né costituire un intermediario fra il Vescovo e la Sede di Pietro”.

“Allo stesso tempo, è necessario ricordare che i consulenti e le strutture della Conferenza episcopale esistono per il servizio ai Vescovi e non per sostituirli”.

“Si tratta, in definitiva, di far sì che la Conferenza Episcopale, con i suoi organismi, funzioni sempre più come organo propulsore della sollecitudine pastorale dei Vescovi, la cui preoccupazione principale deve essere la salvezza delle anime, che è, d'altra parte, la missione fondamentale della Chiesa”.

Funzione dottrinale

“Nel fedele esercizio della funzione dottrinale” che spetta loro, ha proseguito il Papa, i Vescovi devono soprattutto “studiare i mezzi più efficaci per far giungere in modo adeguato il magistero universale al popolo” che è stato loro affidato.

Questa funzione, ha indicato, deve essere svolta nei termini indicati da Papa Giovanni Paolo II nel Motu Proprio “Apostolos Suos”, che aiuta ad affrontare adeguatamente anche “le nuove questioni emergenti, per poi poter orientare la coscienza degli uomini al fine di trovare la retta soluzione per i nuovi problemi suscitati dai cambiamenti sociali e culturali”.

Secondo il Papa, alcuni temi “richiedono oggi un'azione congiunta da parte dei Vescovi” in modo particolare: “la promozione e la tutela della fede e della morale, la traduzione dei libri liturgici, la promozione e la formazione delle vocazioni di speciale consacrazione, l'elaborazione di sussidi per la catechesi, l'impegno ecumenico, i rapporti con le autorità civili”.

“Una cooperazione sempre più stretta e concorde” è inoltre fondamentale quando si tratta di affrontare “la difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la santità della famiglia e del matrimonio fra un uomo e una donna, il diritto dei genitori di educare i propri figli, la libertà religiosa, gli altri diritti umani, la pace e la giustizia sociale”, ha aggiunto.

Testimonianza

Ricordando che questo lunedì il Brasile festeggiava la proclamazione della Repubblica, il Pontefice ha poi detto di voler approfittare dell'udienza ai presuli per “sottolineare ancora una volta l'importanza dell'azione evangelizzatrice della Chiesa nella costruzione dell'identità brasiliana”.

“L'attuale società secolarizzata esige dai cristiani una rinnovata testimonianza di vita affinché l'annuncio del Vangelo venga accolto per quello che è: la buona novella dell'azione salvifica di Dio che va incontro all'uomo”, ha osservato.

In questo senso, ha ricordato che “da quasi sessant'anni, la Conferenza nazionale dei Vescovi del Brasile è un punto di riferimento per la società brasiliana, proponendosi sempre più e prima di tutto come un luogo dove si vive la carità”.

Benedetto XVI ha quindi concluso il suo discorso ai Vescovi brasiliani invitandoli “a guardare al futuro con gli occhi di Cristo, riponendo in Lui la vostra speranza”.

Nel suo saluto al Papa a nome dei presuli presenti, l'Arcivescovo di Brasilia, monsignor João Braz de Aviz, ha affermato che nei cinque anni dall'elezione di Benedetto XVI “nel pascere il gregge universale di Cristo abbiamo sperimentato l'amore della Santissima Trinità nei gesti e nelle parole con le quali lei ha guidato con fermezza la santa Chiesa”.

I 21 presuli ricevuti questo lunedì, ha spiegato, provengono “dal cuore geografico del Brasile” e rappresentano 17 Chiese particolari, riunite in tre province: Goiâna, Brasilia e Palmas.

“Rendiamo grazie a Dio-Amore e siamo grati a lei, Santità, per la consolazione e la sicurezza provate nel nostro ministero episcopale, la cui origine è colui che il Signore ha posto a capo del suo popolo per confermarlo nella fede, il Papa”, ha aggiunto l'Arcivescovo come riporta “L'Osservatore Romano”.

“Come parte del Collegio episcopale realizziamo questa visita con l'impegno di crescere nella comunione personale e delle Chiese a noi affidate, con lei, Santità, e con la Chiesa in tutto il mondo”, ha concluso.







Il Papa: lo sport può essere scuola di “valori umani e cristiani”
Ringrazia Frattini per l'accoglienza dell'Italia ai cattolici feriti a Baghdad



ROMA, lunedì, 15 novembre 2010 (ZENIT.org).- Lo sport può diventare una scuola di “valori umani e cristiani”. Lo ha detto questo lunedì Benedetto XVI ricevendo in udienza in Vaticano una rappresentanza dei Maestri di sci italiani, accompagnata dal Ministro degli Esteri Franco Frattini.

“Oggi sono qui in qualità di ambasciatore dei maestri di sci - ha spiegato nel suo indirizzo di saluto il Ministro Frattini – rappresentando la categoria degli educatori sportivi che insegna i valori umani e spirituali utili per affrontare i temi della vita, ancor prima della tecnica per discendere da un pendio”.

“Sono quei valori - ha aggiunto - che sono impegnato a difendere, questa volta da Ministro degli Esteri, nei Paesi del mondo in cui i cristiani sono vittime di discriminazioni, di persecuzioni per la loro fede”.

“Santità – ha continuato –, il sostegno suo e della Chiesa alla formazione sportiva ci fa ritornare con gioia a solcare le piste di sci e ad accostarci con fede al nostro imprescindibile compagno di disciplina: la natura, il cui incanto ci aiuta a meglio cogliere la dimensione divina del creato”.

Nel suo discorso il Papa ha espresso “viva gratitudine” per l’intervento del Governo italiano nel dare ospitalità a 26 cattolici iracheni feriti durante l’attentato del 31 ottobre scorso nella Cattedrale siro-cattolica di Baghdad.

Il Pontefice ha quindi spiegato che “praticato con passione e senso etico, lo sport, oltre che esercitare ad un sano agonismo, diventa scuola per apprendere e approfondire valori umani e cristiani”.

“Mediante l’attività sportiva – ha proseguito - la persona comprende meglio che il suo corpo non può essere considerato un oggetto, ma che, attraverso la corporeità, esprime se stessa ed entra in relazione con gli altri”.

“In tal modo – ha sottolineato ancora –, l’equilibrio tra la dimensione fisica e quella spirituale porta a non idolatrare il corpo, ma a rispettarlo, a non farne uno strumento da potenziare a tutti i costi, utilizzando magari anche mezzi non leciti”.

In particolare, lo sci ci permette “di interrogarci sul senso del creato, di guardare in alto, di aprirci al Creatore” e ci ricorda la responsabilità dell'uomo “nel conservare e coltivare l’opera di Dio” con “gratitudine e riconoscenza”.

Perché se da una parte “i progressi nell’ambito scientifico e tecnologico danno all’uomo la possibilità di intervenire e manipolare la natura”, dall'altra c'è sempre il rischio “di volersi sostituire al Creatore e di ridurre il creato quasi a un prodotto da usare e consumare”.

Da qui, rivolgendosi ai maestri di sci, il Papa ha ricordato il loro ruolo volto a “una sana formazione sportiva” e a “un’educazione al rispetto dell’ambiente”, “da attuare in modo non isolato, ma d’intesa con le famiglie, specialmente quando i vostri allievi sono minori, e in collaborazione con la scuola e le altre realtà educative”.

“Importante è anche la vostra testimonianza di fedeli laici che, pur nel contesto dell’attività sportiva, sanno dare la giusta centralità ai momenti fondamentali per la vita di fede, specialmente alla santificazione della domenica come giorno del Signore”, ha quindi concluso.

16/11/2010 15:21
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.573
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
RINUNCE E NOMINE

NOMINA DEL VESCOVO DI MAHAGI-NIOKA (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Mahagi-Nioka (Repubblica Democratica del Congo) il Rev.do Sosthène Ayikuli Udjuwa, attualmente Amministratore diocesano di Mahagi-Nioka.

Rev.do Sosthène Ayikuli Udjuwa

Il Rev.do Sosthène Ayikuli Udjuwa è nato il 7 luglio 1963 a Faradje (diocesi di Isiro-Niangara). Dopo gli studi primari, ha svolto quelli secondari a Tadu e presso il Seminario Minore di Rungu (1978-1984). Ha successivamente studiato la Filosofia a Kisangani (1985-1988) e la Teologia a Bunia (1988-1993).

È stato ordinato sacerdote il 15 luglio 1993.

Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha svolto i seguenti incarichi: 1993-1997: Professore al Seminario Minore Jean XXIII di Vida (Mahagi-Nioka); 1997-1999: Studi di Diritto Canonico alle Facoltà Cattoliche di Kinshasa; 1999-2001: Professore al Teologato Saint Cyprien di Bunia; 2001-2002: Vicario parrocchiale ad Ariwara; 2002-2009: Studi a Roma per il Dottorato "in utroque iure" alla Pontificia Università Lateranense; Vicario parrocchiale nella diocesi suburbicaria di Palestrina.

Dal 2009 è Amministratore diocesano di Mahagi-Nioka.








AVVISO DELL’UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE



CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO PER LA CREAZIONE DI NUOVI CARDINALI

Sabato 20 novembre 2010, alle ore 10.30, nella Basilica di San Pietro, il Santo Padre Benedetto XVI terrà Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di ventiquattro nuovi Cardinali.

* * *

Le visite di cortesia ai nuovi Cardinali si svolgeranno sabato 20 novembre, dalle ore 16.30 alle ore 18.30, nei luoghi sotto indicati.

* * *

Domenica 21 novembre, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, alle ore 9.30, nella Basilica di San Pietro, avrà luogo la solenne Cappella Papale, durante la quale il Santo Padre presiederà la concelebrazione della Santa Messa con i nuovi Cardinali ai quali consegnerà l’Anello cardinalizio.



VISITE DI CORTESIA AI NUOVI CARDINALI

Sabato 20 novembre, dalle ore 16.30 alle ore 18.30, si svolgeranno le visite di cortesia ai nuovi Eminentissimi Cardinali, nei luoghi sotto indicati:

AULA PAOLO VI

Atrio
1. Card. José Manuel Estepa Llaurens


2. Card. Kazimierz Nycz


3. Card. Raúl Eduardo Vela Chiriboga


4. Card. Laurent Monsengwo Pasinya


5. Card. Antonios Naguib


6. Card. Raymundo Damasceno Assis




Aula
1. Card. Paolo Romeo


2. Card. Domenico Bartolucci


3. Card. Elio Sgreccia


4. Card. Donald William Wuerl


5. Card. Reinhard Marx


6. Card. Medardo Joseph Mazombwe


7. Card. Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don




PALAZZO DELLA CANONICA - FABBRICA DI SAN PIETRO


1. Card. Walter Brandmüller




PALAZZO APOSTOLICO

Sala Regia
1. Card. Gianfranco Ravasi


2. Card. Angelo Amato, S.D.B.




Aula delle Benedizioni
1. Card. Robert Sarah


2. Card. Francesco Monterisi


3. Card. Fortunato Baldelli


4. Card. Kurt Koch


5. Card. Velasio De Paolis, C.S.


6. Card. Paolo Sardi




Sala Ducale
1. Card. Mauro Piacenza


2. Card. Raymond Leo Burke


Per accedere all’Aula Paolo VI e alla Fabbrica di San Pietro si prega di utilizzare l’ingresso del Petriano; per la Prima Loggia del Palazzo Apostolico, il Portone di Bronzo.

A partire dalle ore 16 saranno a disposizione: per le autovetture dei Signori Cardinali, il Cortile San Damaso e il parcheggio sotterraneo presso la Stazione; per i familiari e gli invitati, i due emicicli di Piazza San Pietro.

Durante le visite tutti sono pregati di seguire gli itinerari indicati.

17/11/2010 00:18
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Post: 12.577
Registrato il: 22/08/2006
Utente Gold
Il Papa ha ricevuto gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale
Si è parlato delle iniziative per la nuova evangelizzazione dell'Europa



CITTA' DEL VATICANO, martedì, 16 novembre 2010 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI ha ricevuto sabato mattina in udienza privata gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale, gli spagnoli Kiko Argüello e Carmen Hernández e il sacerdote italiano Mario Pezzi.

Secondo quanto ha confermato a ZENIT Álvaro de Juana, portavoce del Cammino Neocatecumenale in Spagna, uno dei temi trattati è stato quello della nuova evangelizzazione in Europa, un argomento al quale questa realtà ecclesiale ha sempre dato grande importanza.

“Il Pontefice si è mostrato in ogni momento molto contento per l'opera del Cammino Neocatecumenale”, ha affermato de Juana.

Gli iniziatori del Cammino hanno spiegato al Papa l'opera che i neocatecumenali svolgono da alcuni anni in città di Olanda, Germania e Francia – dove la presenza della Chiesa è a volte scarsa – mediante la missio ad gentes.

La missio ad gentes è una forma di evangelizzazione che consiste nella implantatio ecclesiae, cioè nell'invio di missionari volontari (in genere due o tre famiglie con i loro figli e accompagnate da un sacerdote) in luoghi decristianizzati, dove la Chiesa è già scomparsa o è sul punto di scomparire.

L'Esortazione Apostolica Verbum Domini, pubblicata di recente, allude alla necessità della missio ad gentes nel paragrafo 95, in cui i Padri sinodali ribadivano l'importanza che la Chiesa non si limiti “ad una pastorale di 'mantenimento'”.

In questo senso, Kiko Argüello, che stato proprio uditore al Sinodo sulla Parola di Dio, ha spiegato come la pratica del Cammino si rifletta al punto 73 di questa Esortazione, quando si afferma che “è bene che nell’attività pastorale si favorisca anche la diffusione di piccole comunità, formate da famiglie o radicate nelle parrocchie o legate ai diversi movimenti ecclesiali e nuove comunità”.

Un altro dei temi trattati dal Papa e dagli iniziatori del Cammino Neocatecumenale è stata la prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid 2011.

Secondo quanto ha spiegato Argüello a Benedetto XVI, più di 200.000 giovani di questa realtà ecclesiale provenienti da tutto il mondo percorreranno itinerari di tutta Europa evangelizzando e realizzando missioni per 10 giorni.

Dopo aver partecipato agli atti della GMG di Madrid, assisteranno a un incontro con gli iniziatori del Cammino in cui ci si attende che migliaia di giovani esprimano la propria volontà di consacrarsi a Cristo.

“Questi giovani sono frutto della comunità cristiana e, in concreto, di piccole comunità radicate nella parrocchia e che salvano la famiglia”, ha sottolineato Argüello.

I rappresentanti neocatecumenali hanno infine comunicato l'avvio, su richiesta dei Vescovi locali, di tre nuovi seminari diocesani missionari Redemptoris Mater, a San Paolo (Brasile), Bruxelles (Belgio) e Trieste.

Con queste tre nuove fondazioni, i seminari Redemptoris Mater nel mondo diventano 78.

Queste realtà, dipendenti da ogni Vescovo locale e aperte su sua richiesta, hanno la vocazione specifica di formare sacerdoti per la missione in qualsiasi parte del mondo, in base alla spiritualità propria del Cammino Neocatecumenale.

Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag cloud   [vedi tutti]

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:48. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com