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Aggiornamenti sul lavoro del Papa

Ultimo Aggiornamento: 15/04/2019 00:14
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CELEBRAZIONE DEI PRIMI VESPRI
DELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO
TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI


Basilica Vaticana
Venerdì, 31 dicembre 2010



Cari fratelli e sorelle!

Al termine di un anno, ci ritroviamo questa sera nella Basilica Vaticana per celebrare i Primi Vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio ed elevare un inno di ringraziamento al Signore per le innumerevoli grazie che ci ha donato, ma anche e soprattutto per la Grazia in persona, ossia per il Dono vivente e personale del Padre, che è il Figlio suo prediletto, il Signore nostro Gesù Cristo. Proprio questa gratitudine per i doni ricevuti da Dio nel tempo che ci è dato di vivere ci aiuta a scoprire un grande valore iscritto nel tempo: scandito nei suoi ritmi annuali, mensili, settimanali e quotidiani, esso è abitato dall’amore di Dio, dai suoi doni di grazia; è tempo di salvezza. Sì, il Dio eterno è entrato e rimane nel tempo dell’uomo. Vi è entrato e vi rimane con la persona di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, il Salvatore del mondo. È quanto ci ha ricordato l’apostolo Paolo nella breve lettura poc’anzi proclamata: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio…perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4-5).

Dunque, l’Eterno entra nel tempo e lo rinnova in radice, liberando l’uomo dal peccato e rendendolo figlio di Dio. Già ‘al principio’, ossia con la creazione del mondo e dell’uomo nel mondo, l’eternità di Dio ha fatto sbocciare il tempo, nel quale scorre la storia umana, di generazione in generazione. Ora, con la venuta di Cristo e con la sua redenzione, siamo ‘alla pienezza’ del tempo. Come rileva san Paolo, con Gesù il tempo si fa pieno, giunge al suo compimento, acquistando quel significato di salvezza e di grazia per il quale è stato voluto da Dio prima della creazione del mondo. Il Natale ci richiama a questa ‘pienezza’ del tempo, ossia alla salvezza rinnovatrice portata da Gesù a tutti gli uomini. Ce la richiama e, misteriosamente ma realmente, ce la dona sempre di nuovo. Il nostro tempo umano è sì carico di mali, di sofferenze, di drammi di ogni genere – da quelli provocati dalla cattiveria degli uomini a quelli derivanti dagli infausti eventi naturali –, ma racchiude ormai e in maniera definitiva e incancellabile la novità gioiosa e liberatrice di Cristo salvatore. Proprio nel Bambino di Betlemme possiamo contemplare in modo particolarmente luminoso ed eloquente l’incontro dell’eternità con il tempo, come ama esprimersi la liturgia della Chiesa. Il Natale ci fa ritrovare Dio nella carne umile e debole di un bambino. Non c’è qui forse un invito a ritrovare la presenza di Dio e del suo amore che dona la salvezza anche nelle brevi e faticose ore della nostra vita quotidiana? Non è forse un invito a scoprire che il nostro tempo umano – anche nei momenti difficili e pesanti – è incessantemente arricchito delle grazie del Signore, anzi della Grazia che è il Signore stesso?

Alla fine di quest’anno 2010, prima di consegnarne i giorni e le ore a Dio e al suo giudizio giusto e misericordioso, sento più vivo nel cuore il bisogno di elevare il nostro “grazie” a Lui e al suo amore per noi. In questo clima di riconoscenza, desidero rivolgere un particolare saluto al Cardinale Vicario, ai Vescovi Ausiliari, ai sacerdoti, alle persone consacrate, come pure ai tanti fedeli laici qui convenuti. Saluto il Signor Sindaco e le Autorità presenti. Un ricordo speciale va a quanti sono in difficoltà e trascorrono fra disagi e sofferenze questi giorni di festa. A tutti e a ciascuno assicuro il mio affettuoso pensiero, che accompagno con la preghiera.

Cari fratelli e sorelle, la nostra Chiesa di Roma è impegnata ad aiutare tutti i battezzati a vivere fedelmente la vocazione che hanno ricevuto e a testimoniare la bellezza della fede. Per poter essere autentici discepoli di Cristo, un aiuto essenziale ci viene dalla meditazione quotidiana della Parola di Dio che, come ho scritto nella recente Esortazione apostolica Verbum Domini, «sta alla base di ogni autentica spiritualità cristiana» (n. 86). Per questo desidero incoraggiare tutti a coltivare un intenso rapporto con essa, in particolare attraverso la lectio divina, per avere quella luce necessaria a discernere i segni di Dio nel tempo presente e a proclamare efficacemente il Vangelo. Anche a Roma, infatti, c’è sempre più bisogno di un rinnovato annuncio del Vangelo affinché i cuori degli abitanti della nostra città si aprano all’incontro con quel Bambino, che è nato per noi, con Cristo, Redentore dell’uomo. Poiché, come ricorda l’Apostolo Paolo, «la fede viene dell’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17), un utile aiuto in questa azione evangelizzatrice può venire – come già sperimentato durante la Missione Cittadina in preparazione al Grande Giubileo dell’anno 2000 – dai “Centri di ascolto del Vangelo”, che incoraggio a far rinascere o a rivitalizzare non solo nei condomini, ma anche negli ospedali, nei luoghi di lavoro e in quelli dove si formano le nuove generazioni e si elabora la cultura. Il Verbo di Dio, infatti, si è fatto carne per tutti e la sua verità è accessibile ad ogni uomo e ad ogni cultura. Ho appreso con favore dell’ulteriore impegno del Vicariato nell’organizzazione dei “Dialoghi in Cattedrale”, che avranno luogo nella Basilica di San Giovanni in Laterano: tali significativi appuntamenti esprimono il desiderio della Chiesa di incontrare tutti coloro che sono alla ricerca delle risposte ai grandi quesiti dell’esistenza umana.

Il luogo privilegiato dell’ascolto della Parola di Dio è la celebrazione dell’Eucaristia. Il Convegno diocesano del giugno scorso, al quale ho partecipato, ha voluto evidenziare la centralità della Santa Messa domenicale nella vita di ogni comunità cristiana e ha offerto delle indicazioni affinché la bellezza dei divini misteri possa maggiormente risplendere nell’atto celebrativo e nei frutti spirituali che da essi derivano. Incoraggio i parroci e i sacerdoti a dare attuazione a quanto indicato nel programma pastorale: la formazione di un gruppo liturgico che animi la celebrazione, e una catechesi che aiuti tutti a conoscere maggiormente il mistero eucaristico, da cui scaturisce la testimonianza della carità. Nutriti da Cristo, anche noi siamo attirati nello stesso atto di offerta totale, che spinse il Signore a donare la propria vita, rivelando in tal modo l’immenso amore del Padre. La testimonianza della carità possiede, dunque, un’essenziale dimensione teologale ed è profondamente unita all’annuncio della Parola. In questa celebrazione di ringraziamento a Dio per i doni ricevuti nel corso dell’anno, ricordo in particolare la visita che ho compiuto all’Ostello della Caritas alla Stazione Termini dove, attraverso il servizio e la generosa dedizione di numerosi volontari, tanti uomini e donne possono toccare con mano l’amore di Dio. Il momento presente genera ancora preoccupazione per la precarietà in cui versano tante famiglie e chiede all’intera comunità diocesana di essere vicina a coloro che vivono in condizioni di povertà e disagio. Dio, infinito amore, infiammi il cuore di ciascuno di noi con quella carità che lo spinse a donarci il suo Figlio unigenito.

Cari fratelli e sorelle, siamo invitati a guardare al futuro e a guardarlo con quella speranza che è la parola finale del Te Deum: “In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum! - Signore, Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno”. A donarci Cristo, nostra Speranza, è sempre lei, la Madre di Dio: Maria santissima. Come già ai pastori e ai magi, le sue braccia e ancor più il suo cuore continuano ad offrire al mondo Gesù, suo Figlio e nostro Salvatore. In Lui sta tutta la nostra speranza, perché da Lui sono venute per ogni uomo la salvezza e la pace. Amen!



© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana


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SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO E NELLA 44a GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

Alle ore 10 di questa mattina, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Celebrazione della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio nell’ottava di Natale in occasione della 44.ma Giornata Mondiale della Pace sul tema: Libertà religiosa, via per la pace.
Concelebrano con il Papa il Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, il Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, S.E. Mons. Fernando Filoni, Arcivescovo tit. di Volturno, Sostituto della Segreteria di Stato, S.E. Mons. Dominique Mamberti, Arcivescovo tit. di Sagona, Segretario per i Rapporti con gli Stati, S.E. Mons. Mario Toso, S.D.B., Vescovo tit. di Bisarcio, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
Sono presenti i Pueri Cantores che hanno celebrato in questi giorni a Roma il 36° Congresso internazionale della loro Federazione.
Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa pronuncia nel corso della Santa Messa:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Ancora avvolti dal clima spirituale del Natale, nel quale abbiamo contemplato il mistero della nascita di Cristo, oggi celebriamo con i medesimi sentimenti la Vergine Maria, che la Chiesa venera quale Madre di Dio, in quanto ha dato carne al Figlio dell’eterno Padre. Le letture bibliche di questa solennità pongono l’accento principalmente sul Figlio di Dio fatto uomo e sul "nome" del Signore. La prima lettura ci presenta la solenne benedizione che i sacerdoti pronunciavano sugli Israeliti nelle grandi feste religiose: essa è scandita appunto dal nome del Signore, ripetuto per tre volte, come ad esprimere la pienezza e la forza che da tale invocazione deriva. Questo testo di benedizione liturgica, infatti, evoca la ricchezza di grazia e di pace che Dio dona all’uomo, con una benevola disposizione nei suoi confronti, e che si manifesta con il "risplendere" del volto divino e il "rivolgerlo" verso di noi.

La Chiesa riascolta oggi queste parole, mentre chiede al Signore di benedire il nuovo anno appena iniziato, nella consapevolezza che, dinanzi ai tragici eventi che segnano la storia, dinanzi alle logiche di guerra che purtroppo non sono ancora del tutto superate, solo Dio può toccare l’animo umano nel profondo e assicurare speranza e pace all’umanità. E’ ormai consolidata tradizione, infatti, che il primo giorno dell’anno la Chiesa, sparsa in tutto il mondo, elevi una corale preghiera per invocare la pace. E’ bene iniziare un nuovo tratto di cammino ponendosi con decisione sulla via della pace. Oggi, vogliamo raccogliere il grido di tanti uomini, donne, bambini e anziani vittime della guerra, che è il volto più orrendo e violento della storia. Noi oggi preghiamo affinché la pace, che gli angeli hanno annunciato ai pastori la notte di Natale, possa giungere ovunque: "super terram pax in hominibus bonae voluntatis" (Lc 2,14). Per questo, specialmente con la nostra preghiera, vogliamo aiutare ogni uomo e ogni popolo, in particolare quanti hanno responsabilità di governo, a camminare in modo sempre più deciso sulla via della pace.

Nella seconda lettura, san Paolo riassume nell’adozione filiale l’opera di salvezza compiuta da Cristo, nella quale è come incastonata la figura di Maria. Grazie a lei il Figlio di Dio, "nato da donna" (Gal 4,4), ha potuto venire nel mondo come vero uomo, nella pienezza del tempo. Tale compimento, tale pienezza, riguarda il passato e le attese messianiche, che si realizzano, ma, al tempo stesso, si riferisce anche alla pienezza in senso assoluto: nel verbo fatto carne, Dio ha detto la sua Parola ultima e definitiva. Sulla soglia di un nuovo anno, risuona così l’invito a camminare con gioia verso la luce del "sole che sorge dall’alto" (Lc 1,78), poiché nella prospettiva cristiana, tutto il tempo è abitato da Dio, non c’è futuro che non sia in direzione di Cristo e non esiste pienezza al di fuori di quella di Cristo.

Il brano del Vangelo di oggi termina con l’imposizione del nome di Gesù, mentre Maria partecipa in silenzio, meditando nel cuore, al mistero di questo suo Figlio, che in modo del tutto singolare è dono di Dio. Ma la pericope evangelica che abbiamo ascoltato mette in particolare evidenza i pastori, che se ne tornarono "glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto" (Lc 2,20). L’angelo aveva annunciato loro che nella città di Davide, cioè Betlemme, era nato il Salvatore e che avrebbero trovato il segno: un bambino avvolto in fasce dentro una mangiatoia (cfr Lc 2,11-12). Partiti in fretta, essi avevano trovato Maria e Giuseppe e il Bambino. Notiamo come l’Evangelista parli della maternità di Maria a partire dal Figlio, da quel "bambino avvolto in fasce", perché è Lui – il Verbo di Dio (Gv 1,14) – il punto di riferimento, il centro dell’evento che si sta compiendo ed è Lui a far sì che la maternità di Maria sia qualificata come "divina".

Questa attenzione prevalente che le letture odierne dedicano al "Figlio", a Gesù, non riduce il ruolo della Madre, anzi, la colloca nella giusta prospettiva: Maria, infatti, è vera Madre di Dio proprio in virtù della sua totale relazione a Cristo. Pertanto, glorificando il Figlio si onora la Madre e onorando la Madre si glorifica il Figlio. Il titolo di "Madre di Dio", che oggi la liturgia pone in risalto, sottolinea la missione unica della Vergine Santa nella storia della salvezza: missione che sta alla base del culto e della devozione che il popolo cristiano le riserva. Maria infatti non ha ricevuto il dono di Dio solo per se stessa, ma per recarlo nel mondo: nella sua verginità feconda, Dio ha donato agli uomini i beni della salvezza eterna (cfr Colletta). E Maria offre continuamente la sua mediazione al Popolo di Dio peregrinante nella storia verso l’eternità, come un tempo la offrì ai pastori di Betlemme. Ella, che ha dato la vita terrena al Figlio di Dio, continua a donare agli uomini la vita divina, che è Gesù stesso e il suo Santo Spirito. Per questo viene considerata madre di ogni uomo che nasce alla Grazia e insieme è invocata come Madre della Chiesa.

È nel nome di Maria, madre di Dio e degli uomini, che dal 1° gennaio 1968 si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Pace. La pace è dono di Dio, come abbiamo ascoltato nella prima lettura: "Il Signore … ti conceda pace" (Nm 6,26). Essa è il dono messianico per eccellenza, il primo frutto della carità che Gesù ci ha donato, è la nostra riconciliazione e pacificazione con Dio. La pace è anche un valore umano da realizzare sul piano sociale e politico, ma affonda le sue radici nel mistero di Cristo (cfr Conc. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 77-90). In questa solenne celebrazione, in occasione della quarantaquattresima Giornata Mondiale della Pace, sono lieto di rivolgere il mio deferente saluto agli illustri Signori Ambasciatori presso la Santa Sede, con i migliori voti augurali per la loro missione. Un cordiale e fraterno saluto va, poi, al mio Segretario di Stato ed agli altri Responsabili dei Dicasteri della Curia Romana, con un particolare pensiero per il Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e i suoi collaboratori. Desidero manifestare loro viva riconoscenza per il quotidiano impegno a favore di una pacifica convivenza tra i popoli e della formazione sempre più solida di una coscienza di pace nella Chiesa e nel mondo. In questa prospettiva, la comunità ecclesiale è sempre più impegnata ad operare, secondo le indicazioni del Magistero, per offrire un sicuro patrimonio spirituale di valori e di principi nella continua ricerca della pace.

L’ho voluto ricordare nel mio Messaggio per l’odierna Giornata, dal titolo "Libertà religiosa, via per la pace": "Il mondo ha bisogno di Dio. Ha bisogno di valori etici e spirituali, universali e condivisi, e la religione può offrire un contributo prezioso nella loro ricerca, per la costruzione di un ordine sociale e internazionale giusto e pacifico" (n. 15). Ho sottolineato, pertanto, che "la libertà religiosa è elemento imprescindibile di uno Stato di diritto; non la si può negare senza intaccare nel contempo tutti i diritti e le libertà fondamentali, essendone sintesi e vertice" (n. 5).

L’umanità non può mostrarsi rassegnata alla forza negativa dell’egoismo e della violenza; non deve fare l’abitudine a conflitti che provocano vittime e mettono a rischio il futuro dei popoli. Di fronte alle minacciose tensioni del momento, di fronte specialmente alle discriminazioni, ai soprusi e alle intolleranze religiose, che oggi colpiscono in modo particolare i cristiani (cfr ibid., 1), ancora una volta rivolgo il pressante invito a non cedere allo sconforto e alla rassegnazione. Esorto tutti a pregare affinché giungano a buon fine gli sforzi intrapresi da più parti per promuovere e costruire la pace nel mondo. Per questo difficile compito non bastano le parole, occorre l’impegno concreto e costante dei responsabili delle Nazioni, ma è necessario soprattutto che ogni persona sia animata dall’autentico spirito di pace, da implorare sempre nuovamente nella preghiera e da vivere nelle relazioni quotidiane, in ogni ambiente.

In questa celebrazione eucaristica abbiamo davanti agli occhi, per la nostra venerazione, l’immagine della Madonna del Sacro Monte di Viggiano, così cara alle genti della Basilicata. La Vergine Maria ci dona il suo Figlio, ci mostra il volto del suo Figlio, Principe della Pace: sia lei ad aiutarci a rimanere nella luce di questo volto, che brilla su di noi (cfr Nm 6,25), per riscoprire tutta la tenerezza di Dio Padre; sia lei a sostenerci nell’invocare lo Spirito Santo, perché rinnovi la faccia della terra e trasformi i cuori, sciogliendo la loro durezza davanti alla bontà disarmante del Bambino, che è nato per noi. La Madre di Dio ci accompagni in questo nuovo anno; ottenga per noi e per il mondo intero il desiderato dono della pace. Amen.





LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Al termine della Celebrazione Eucaristica nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella ricorrenza della 44a Giornata Mondiale della Pace, il Santo Padre Benedetto XVI, prima di recitare l’Angelus, rivolge ai fedeli e ai pellegrini presenti in Piazza San Pietro le seguenti parole:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

In questo primo Angelus del 2011, rivolgo a tutti il mio augurio di pace e di bene affidandolo all’intercessione di Maria Santissima, che oggi celebriamo quale Madre di Dio. All’inizio di un nuovo anno, il Popolo cristiano si raduna spiritualmente dinanzi alla grotta di Betlemme, dove la Vergine Maria ha dato alla luce Gesù. Chiediamo alla Madre la benedizione, e lei ci benedice mostrandoci il Figlio: infatti, Lui in persona è la Benedizione. Donandoci Gesù, Dio ci ha donato tutto: il suo amore, la sua vita, la luce della verità, il perdono dei peccati; ci ha donato la pace. Sì, Gesù Cristo è la nostra pace (cfr Ef 2,14). Egli ha portato nel mondo il seme dell’amore e della pace, più forte del seme dell’odio e della violenza; più forte perché il Nome di Gesù è superiore ad ogni altro nome, contiene tutta la signoria di Dio, come aveva annunciato il profeta Michea: "E tu, Betlemme, … da te uscirà per me colui che dev’essere il dominatore … Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio … Egli stesso sarà la pace!" (5,1-4).

Per questo, dinanzi all’icona della Vergine Madre, la Chiesa in questo giorno invoca da Dio, per mezzo di Gesù Cristo, il dono della pace: è la Giornata Mondiale della Pace, occasione propizia per riflettere insieme sulle grandi sfide che la nostra epoca pone all’umanità. Una di queste, drammaticamente urgente ai nostri giorni, è quella della libertà religiosa; perciò, quest’anno ho voluto dedicare il mio Messaggio a questo tema: "Libertà religiosa, via per la pace". Assistiamo oggi a due tendenze opposte, due estremi entrambi negativi: da una parte il laicismo, che, in modo spesso subdolo, emargina la religione per confinarla nella sfera privata; dall’altra il fondamentalismo, che invece vorrebbe imporla a tutti con la forza. In realtà, "Dio chiama a sé l’umanità con un disegno di amore che, mentre coinvolge tutta la persona nella sua dimensione naturale e spirituale, richiede di corrispondervi in termini di libertà e di responsabilità, con tutto il cuore e con tutto il proprio essere, individuale e comunitario" (Messaggio, 8). Là dove si riconosce effettivamente la libertà religiosa, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice e, attraverso una sincera ricerca del vero e del bene, si consolida la coscienza morale e si rafforzano le stesse istituzioni e la convivenza civile (cfr ibid. 5). Per questo la libertà religiosa è via privilegiata per costruire la pace.

Cari amici, rivolgiamo di nuovo lo sguardo a Gesù, tra le braccia di Maria, sua Madre. Guardando Lui, che è il "Principe della pace" (Is 9,5), noi comprendiamo che la pace non si raggiunge con le armi, né con il potere economico, politico, culturale e mediatico. La pace è opera di coscienze che si aprono alla verità e all’amore. Ci aiuti Dio a progredire su questa strada nel nuovo anno che ci dona di vivere.



DOPO L’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle, nel Messaggio per l’odierna Giornata della Pace ho avuto modo di sottolineare come le grandi religioni possano costituire un importante fattore di unità e di pace per la famiglia umana, ed ho ricordato, a tale proposito, che in questo anno 2011 ricorrerà il 25° anniversario della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace che il Venerabile Giovanni Paolo II convocò ad Assisi nel 1986. Per questo, nel prossimo mese di ottobre, mi recherò pellegrino nella città di san Francesco, invitando ad unirsi a questo cammino i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle tradizioni religiose del mondo e, idealmente, tutti gli uomini di buona volontà, allo scopo di fare memoria di quel gesto storico voluto dal mio Predecessore e di rinnovare solennemente l’impegno dei credenti di ogni religione a vivere la propria fede religiosa come servizio per la causa della pace. Chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace, chi costruisce pace non può non avvicinarsi a Dio. Vi invito ad accompagnare sin d’ora con la vostra preghiera questa iniziativa.

In questo contesto desidero salutare e incoraggiare quanti, da ieri sera e durante la giornata di oggi, in tutta la Chiesa pregano per la pace e per la libertà religiosa. In Italia, la tradizionale marcia promossa da CEI, Pax Christi e Caritas ha avuto luogo ad Ancona, città che ospiterà nel settembre prossimo il Congresso Eucaristico Nazionale. Qui a Roma, e in altre città del mondo, la Comunità di Sant’Egidio ha riproposto l’iniziativa "Pace in tutte le terre": saluto di cuore quanti vi hanno preso parte. Saluto anche gli aderenti al Movimento dell’Amore Familiare, che stanotte hanno vegliato in Piazza San Pietro e nella diocesi de L’Aquila pregando per la pace nelle famiglie e tra le nazioni.

Je suis heureux de vous saluer, chers pèlerins francophones présents ce matin, ainsi que les personnes qui nous rejoignent par la radio et la télévision ! En ce premier jour de l’année, nous fêtons Sainte Marie, Mère de Dieu, et nous prions particulièrement pour la paix. Puisse la Vierge Marie, Mère du Prince de la Paix, aider chaque personne à renouveler son engagement pour construire un monde toujours plus fraternel où tous soient libres de professer leur religion ou leur foi. Bonne et heureuse Année à tous !

I extend a warm welcome to the English-speaking visitors here today. On the first day of the year the Church pays special honour to the Mother of God, recalling how in humble obedience to the Lord’s will she bore in her womb and gave birth to him who is the Light of the World. On this day, too, we pray especially for peace throughout the world, and I invite all of you to join in heartfelt prayer to Christ the Prince of Peace for an end to violence and conflict wherever they are found. Upon all of you, and upon your loved ones at home, I invoke God’s abundant blessings for the year that lies ahead. Happy New Year!

Einen frohen Neujahrsgruß richte ich an alle deutschsprachigen Pilger und Besucher. Gerne heiße ich heute die Sternsinger aus Mainz willkommen und grüße mit ihnen alle, die in den Pfarreien am Dreikönigssingen teilnehmen, um den Menschen das Ereignis der Geburt Christi zu künden. Es ist eine Botschaft der Freude und des Friedens für die ganze Welt. Gott will bei den Menschen sein. In seinem menschgewordenen Sohn wendet Gott uns sein Angesicht zu und schenkt uns Heil. So bitten wir ihn um seinen Segen und wollen dieses neue Jahr im Namen des Herrn beginnen. Gott geleite euch auf allen Wegen.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana en este primer día del año, octava de la Navidad. La Iglesia celebra hoy la solemnidad de Santa María, Madre de Dios, y también la Jornada Mundial de la Paz. Os invito a entrar en la escuela de la Virgen Santísima, fiel discípula del Señor, para aprender de Ella a acoger en la fe y en la oración la salvación que Dios quiere derramar sobre los que confían en su paz y amor misericordioso. Feliz Año Nuevo.

Saúdo os peregrinos de língua portuguesa nesta solenidade de Santa Maria, Mãe de Deus. Ela interceda junto ao seu Divino Filho, Príncipe da Paz, para que a humanidade se abra sempre mais ao Evangelho, único caminho para a verdadeira fraternidade.

Serdecznie pozdrawiam wszystkich Polaków. Wam obecnym tu w Rzymie, waszym rodakom w kraju i za granicą, życzę błogosławionego Nowego Roku. Niech spełnią się nadzieje i dobre plany, jakie w nim pokładamy. Proszę Maryję, Świętą Bożą Rodzicielkę, by uprosiła pokój dla świata, by otaczała was swoją opieką i wam przewodziła. Niech Bóg wam błogosławi.

[Saluto cordialmente tutti i Polacchi. A voi presenti qui a Roma, ai vostri connazionali nel vostro Paese e all’estero, auguro un Anno Nuovo colmo delle divine benedizioni. Che si realizzino le nostre speranze e nostri buoni propositi, che noi riponiamo in esso. Chiedo alla Santissima Madre di Dio di impetrare la pace per il mondo, sostenervi con il suo aiuto e di essere la vostra guida. Dio vi benedica.]

Saluto tutti i pellegrini di lingua italiana, in particolare i giovani dell’Opera Don Orione. Buon anno a tutti!






Benedetto XVI: la libertà religiosa, sfida “drammaticamente urgente”
Intervento per l'Angelus nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio



CITTA' DEL VATICANO, sabato, 1° gennaio 2011 (ZENIT.org).- Quella della libertà religiosa è una sfida prioritaria, ha affermato Benedetto XVI questo sabato recitando l'Angelus con i fedeli e i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro in Vaticano nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio.

Nel giorno in cui si celebrava la Giornata Mondiale della Pace, il Papa ha ricordato che questo evento rappresenta un'“occasione propizia per riflettere insieme sulle grandi sfide che la nostra epoca pone all’umanità”.

Tra queste, “drammaticamente urgente ai nostri giorni” è proprio la sfida rappresentata dalla libertà religiosa, fulcro del Messaggio che ha voluto dedicare quest'anno alla Giornata, sul tema “Libertà religiosa, via per la pace”.

Il Vescovo di Roma ha riconosciuto che oggi si assiste “a due tendenze opposte, due estremi entrambi negativi”: “da una parte il laicismo, che, in modo spesso subdolo, emargina la religione per confinarla nella sfera privata; dall’altra il fondamentalismo, che invece vorrebbe imporla a tutti con la forza”.

Dove invece “si riconosce effettivamente la libertà religiosa”, ha constatato, “la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice e, attraverso una sincera ricerca del vero e del bene, si consolida la coscienza morale e si rafforzano le stesse istituzioni e la convivenza civile”.

“Per questo la libertà religiosa è via privilegiata per costruire la pace”, ha indicato, sottolineando che quest'ultima “non si raggiunge con le armi, né con il potere economico, politico, culturale e mediatico”, ma “è opera di coscienze che si aprono alla verità e all’amore”.

“Gesù Cristo è la nostra pace – ha aggiunto –. Egli ha portato nel mondo il seme dell’amore e della pace, più forte del seme dell’odio e della violenza”.

Nei suoi saluti dopo la recita dell'Angelus, sottolineando “come le grandi religioni possano costituire un importante fattore di unità e di pace per la famiglia umana”, Benedetto XVI ha poi ricordato che nel 2011 ricorrerà il 25° anniversario della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace che Papa Giovanni Paolo II convocò ad Assisi nel 1986.

“Per questo, nel prossimo mese di ottobre, mi recherò pellegrino nella città di San Francesco, invitando ad unirsi a questo cammino i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle tradizioni religiose del mondo e, idealmente, tutti gli uomini di buona volontà”, ha confessato.

In questo modo, il Pontefice desidera “fare memoria di quel gesto storico” voluto dal suo predecessore e “rinnovare solennemente l’impegno dei credenti di ogni religione a vivere la propria fede religiosa come servizio per la causa della pace”.

“Chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace, chi costruisce pace non può non avvicinarsi a Dio”, ha concluso, invitando tutti i fedeli ad accompagnare fin d’ora con le loro preghiere questa iniziativa.

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LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Rinnovo a tutti i miei auguri per il nuovo anno e ringrazio quanti mi hanno inviato messaggi di spirituale vicinanza. La liturgia di questa domenica ripropone il Prologo del Vangelo di san Giovanni, proclamato solennemente nel giorno di Natale. Questo mirabile testo esprime, nella forma di un inno, il mistero dell’Incarnazione, predicato dai testimoni oculari, gli Apostoli, in particolare da Giovanni, la cui festa, non a caso, si celebra il 27 dicembre. Afferma san Cromazio di Aquileia che "Giovanni era il più giovane di tutti i discepoli del Signore; il più giovane per età, ma già anziano per la fede» (Sermo II,1 De Sancto Iohanne Evangelista, CCL 9a, 101). Quando leggiamo: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio" (Gv 1,1), l’Evangelista – paragonato tradizionalmente ad un’aquila – si eleva al di sopra della storia umana scrutando le profondità di Dio; ma ben presto, seguendo il suo Maestro, ritorna alla dimensione terrena dicendo: "E il Verbo si fece carne" (Gv 1,14). Il Verbo è "una realtà vivente: un Dio che … si comunica facendosi Egli stesso Uomo» (J. Ratzinger, Teologia della liturgia, LEV 2010, 618). Infatti, attesta Giovanni, "venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria" (Gv 1,14). "Egli si è abbassato ad assumere l’umiltà della nostra condizione – commenta san Leone Magno – senza che ne fosse diminuita la sua maestà" (Tractatus XXI, 2, CCL 138, 86-87). Leggiamo ancora nel Prologo: "Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia" (Gv 1,16). "Qual è la prima grazia che abbiamo ricevuto? – si chiede sant’Agostino – È la fede". La seconda grazia, subito aggiunge, è "la vita eterna" (Tractatus in Ioh. III, 8.9, CCL 36, 24.25).

Ora mi rivolgo in lingua spagnola alle migliaia di famiglie radunate a Madrid per una grande manifestazione.

Saludo con afecto a los numerosos Pastores y fieles reunidos en la Plaza de Colón, de Madrid, para celebrar con gozo el valor del matrimonio y la familia bajo el lema: "La familia cristiana, esperanza para Europa". Queridos hermanos, os invito a ser fuertes en el amor y a contemplar con humildad el Misterio de la Navidad, que continúa hablando al corazón y se convierte en escuela de vida familiar y fraterna. La mirada maternal de la Virgen María, la amorosa protección de San José y la dulce presencia del Niño Jesús son una imagen nítida de lo que ha de ser cada una de las familias cristianas, auténticos santuarios de fidelidad, respeto y comprensión, en los que también se transmite la fe, se fortalece la esperanza y se enardece la caridad. Aliento a todos a vivir con renovado entusiasmo la vocación cristiana en el seno del hogar, como genuinos servidores del amor que acoge, acompaña y defiende la vida. Haced de vuestras casas un verdadero semillero de virtudes y un espacio sereno y luminoso de confianza, en el que guiados por la gracia de Dios se pueda sabiamente discernir la llamada del Señor, que sigue invitando a su seguimiento. Con estos sentimientos, encomiendo fervientemente a la Sagrada Familia de Nazaret los propósitos y frutos de ese encuentro, para que sean cada vez más las familias en las que reine la alegría, la entrega mutua y la generosidad. Que Dios os bendiga siempre.

Alla Vergine Maria, che il Signore ha affidato come Madre al "discepolo che Egli amava", chiediamo la forza di comportarci come figli "generati da Dio" (cfr Gv 1,13), accogliendoci gli uni gli altri e manifestando così l’amore fraterno.



DOPO L’ANGELUS

Ieri mattina abbiamo appreso con dolore la notizia del grave attentato contro la comunità cristiana copta compiuto ad Alessandria d’Egitto. Questo vile gesto di morte, come quello di mettere bombe ora anche vicino alle case dei cristiani in Iraq per costringerli ad andarsene, offende Dio e l’umanità intera, che proprio ieri ha pregato per la pace e ha iniziato con speranza un nuovo anno. Davanti a questa strategia di violenze che ha di mira i cristiani, e ha conseguenze su tutta la popolazione, prego per le vittime e i familiari, e incoraggio le comunità ecclesiali a perseverare nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo. Penso anche ai numerosi operatori pastorali uccisi nel 2010 in varie parti del mondo: ad essi va ugualmente il nostro affettuoso ricordo davanti al Signore. Rimaniamo uniti in Cristo, nostra speranza e nostra pace!

La prière de l’Angélus me donne la joie de vous saluer, chers pèlerins francophones ! En ce temps de Noël, le Seigneur fait briller sur nous la splendeur de son amour qui dissipe toute ténèbre. Soyons dans la joie en union avec les pays qui célèbrent aujourd’hui l’Épiphanie du Seigneur. Par l’intercession de la Vierge Marie, laissons-nous guider vers son Fils Jésus, lumière née de la lumière ! Bon dimanche et bonne année à tous !

I am happy to greet all the English-speaking visitors present for this Angelus prayer. Today we continue to contemplate the divine mystery of Jesus Christ, born in Bethlehem of the Virgin Mary. He is the Word of God made flesh for our salvation, the Wisdom of God who has come to enlighten us. Let us always cherish this presence of Jesus who brings us grace and truth! I wish you all a pleasant Sunday and renew my good wishes for a Happy New Year!

Mit Freude grüße ich alle Brüder und Schwestern aus den Ländern deutscher Sprache. Gottes Wort steht am Anfang von allem, es ist Licht und Leben für die Welt, für uns Menschen. Dies rufen uns die Lesungen am heutigen zweiten Sonntag nach Weihnachten in Erinnerung. Das göttliche Wort hat in Jesus Christus menschliche Gestalt angenommen, es macht sich auf und sucht unsere Liebe. Maria hat ihm ihr mütterliches Herz, ihr ganzes Leben geschenkt. Auch wir sind eingeladen, Gottes Wort in uns lebendig werden zu lassen, damit es uns von innen her verwandle. Denn es gibt uns die Macht, Kinder Gottes, wirklich Menschen nach dem Abbild Gottes zu sein. Der Herr segne und behüte euch.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española presentes en esta oración mariana. La liturgia de este tiempo de Navidad nos conduce a contemplar con asombro a Jesucristo, el Hijo de Dios hecho hombre, el Emmanuel. Os invito en estos días santos a abrir vuestras almas a este misterio de infinito amor. Que a ello os ayude la Santísima Virgen María y san José, cuya protección invoco sobre todas las familias, particularmente sobre las que se encuentran en dificultad o están probadas por la incomprensión y la división. El Salvador, luz del mundo, conceda a todas la gracia para superar cualquier contrariedad, y de este modo puedan avanzar siempre por el camino del bien. Feliz domingo.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Dzisiejsza liturgia podpowiada nam, byśmy chwalili odwieczną mądrość Boga i dziękowali za błogosławieństwo, jakim nas obdarzył we wcielonym Słowie. „Ono było na początku u Boga. (...). W Nim było życie, a życie było światłością ludzi". Niech ta światłość opromienia każdy dzień nowego roku i całego naszego życia. Niech Bóg wam błogosławi.

[Un cordiale saluto rivolgo ai Polacchi. La liturgia odierna ci suggerisce di lodare l’eterna saggezza di Dio e di ringraziare per la benedizione che ci ha donato nel Verbo incarnato. "Egli era in principio presso Dio. (...) In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini". Questa luce risplenda su ogni giorno dell’anno nuovo e di tutta la nostra vita. Dio vi benedica.]

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i gruppi parrocchiali di Grandate e Palanzo, presso Como, e di Asola, e i numerosi amici e volontari della "Fraterna Domus" di Roma. Buona domenica – la prima del nuovo anno! – e tanti auguri di pace e di bene a tutti nel Signore.

03/01/2011 16:05
 
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NOMINA DI AUSILIARE DELL’ORDINARIATO MILITARE PER GLI STATI UNITI D’AMERICA

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Ordinariato Militare per gli Stati Uniti d’America il Rev.do Neal J. Buckon, del clero della diocesi di Cleveland, finora Cappellano Militare in Corea, assegnandogli la sede titolare vescovile di Vissalsa.

Rev.do Neal J. Buckon
Il Rev.do Neal J. Buckon è nato il 3 settembre 1953 a Columbus (Ohio) ed è cresciuto a Cleveland (Ohio).
Ha ottenuto il "B.S." in Biologia presso la "John Carroll University" a University Heights (Ohio).
Dal 1975 al 1982, ha prestato servizio nella Forza Armata U.S.A., in seguito ha ottenuto il "B.A." in Storia presso la "Cleveland State University". Ha seguito gli studi filosofici presso il "Borromeo College" a Wycliffe (Ohio) e quelli teologici presso il "St. Mary’s Seminary" a Cleveland.
È stato ordinato sacerdote il 25 maggio 1995 per la diocesi di Cleveland.
Dal 1995 al 1998 ha svolto l’ufficio di Vicario parrocchiale della "St. Margaret Mary", a South Euclid in Ohio.
Dal 1998 è al servizio dell’Ordinariato Militare U.S.A.
I suoi incarichi come sacerdote sono stati primariamente come Cappellano nella Forza Armata U.S.A.: Fort Stewart, GA (1998-2001); Arabia Saudita (2001-2002); Fort Stewart, GA (2002-2003); Baghdad, Iraq (2003-2004); Heidelberg, Germania (2004-2006); Fort Still, Oklahoma (2006-2008); dal 2008 ad oggi Seoul, Corea.
Conosce la lingua spagnola, tedesca, portoghese e coreana.


04/01/2011 15:21
 
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RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA


RINUNCIA DI AUSILIARE DI BOMBAY (INDIA)


RINUNCIA E SUCCESSIONE DEL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA

Il Santo Padre ha accolto la rinunzia presentata, per raggiunti limiti d'età, dall'Eminentissimo Signor Cardinale Franc Rodé all'incarico di Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico l'Eccellentissimo Monsignor João Braz de Aviz, finora Arcivescovo di Brasília.

S.E. Mons. João Braz de Aviz
S.E. Mons. João Braz de Aviz è nato a Mafra, Diocesi di Joinville, SC (Brasile), il 24 aprile 1947, dopo aver frequentato gli studi filosofici nel Seminario maggiore "Rainha dos Apóstolos" di Curitiba e nella Facoltà di Palmas, PR, ha completato gli studi teologici a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, conseguendovi la Licenza, e presso la Pontificia Università Lateranense, dove nel 1992 si è laureato in teologia dogmatica.
Ordinato Sacerdote il 26 novembre 1972 e incardinato nella Diocesi di Apucarana, ha svolto il proprio ministero come Parroco in diverse parrocchie, come Rettore dei Seminari Maggiori di Apucarana e di Londrina, e come Professore di teologia dogmatica presso l'Istituto teologico Paolo VI a Londrina. E' stato anche Membro del Consiglio presbiterale e del Collegio dei Consultori, nonché Coordinatore generale, della pastorale diocesana di Apucarana.
Il 6 aprile 1994 è stato eletto alla Sede titolare di Flenucleta, come Ausiliare dell'Arcidiocesi di Vitória, ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 31 maggio dello stesso anno. Trasferito come Vescovo di Ponta Grossa il 12 agosto 1998, promosso ad Arcivescovo di Maringá il 17 luglio 2002, è stato nominato Arcivescovo di Brasília il 28 gennaio 2004. Nel maggio scorso ha organizzato il XVI Congresso Eucaristico Nazionale, in coincidenza con il 50mo anniversario della città.



RINUNCIA DI AUSILIARE DI BOMBAY (INDIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all'ufficio di Ausiliare dell’Arcidiocesi di Bombay (India), presentata da S.E. Mons. Percival Joseph Fernandez, Vescovo titolare di Bulla, in conformità ai canoni 411 e 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.


05/01/2011 15:28
 
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RINUNCIA DELL’AUSILIARE DI WARSZAWA-PRAGA (POLONIA)

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare della diocesi di Warszawa-Praga (Polonia), presentata da S.E. Mons. Stanisław Kędziora, in conformità ai canoni 411 e 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.



NOMINA DEL VESCOVO DI CAPE PALMAS (LIBERIA) NOMINA DEL VESCOVO DI CAPE PALMAS (LIBERIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo della diocesi di Cape Palmas (Liberia) il Rev.do Mons. Andrew Jagaye Karnley, del clero di Monrovia, già Amministratore Apostolico sede vacante dell’Arcidiocesi di Monrovia.

Rev.do Mons. Andrew Jagaye Karnley
Il Rev.do Mons. Andrew Jagaye Karnley è nato il 29 aprile 1967 a Jawejeh, arcidiocesi di Monrovia. Dopo gli studi elementari nella scuola cattolica della sua parrocchia, ha compiuto gli studi secondari alla Our Lady of Fatima High School di Cape Palmas, ed è entrato nel Seminario Minore diocesano Pope John XXIII Minor Seminary (1982-1986). In seguito ha compiuto gli studi di Filosofia nel Seminario Maggiore di Gbarnga, e quelli di Teologia nel Seminario Maggiore di Cape Coast in Ghana. È stato ordinato sacerdote il 9 luglio 1995.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: 1995-1996: Vicario parrocchiale della Our Lady of Lourdes Parish; 1996-1998: Vice-Rettore e poi Rettore del Seminario Minore Queen of Apostles di Monrovia; 1998-2000: Parroco della Immacolate Conception Parish, in Monrovia; 2000-2005: Rettore del Seminario St. Charles Lwanga Pre-Major Seminary; 2005-2009: Amministratore Apostolico sede vacante dell’Arcidiocesi di Monrovia. Dal 2009 è a Roma, dove studia Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana.



NOMINA DEL VESCOVO DI PARANAVAÍ (BRASILE)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Paranavaí (Brasile) il Rev.do Mons. Geremias Steinmetz, del clero della diocesi di Palmas-Francisco Beltrão, finora Vicario Generale della medesima diocesi.

Rev.do Mons. Geremias Steinmetz
Il Rev.do Mons. Steinmetz è nato il 26 febbraio 1965 a Sulina, nella diocesi di Palmas-Francisco Beltrão, Stato di Paraná. Dopo gli studi superiori compiuti nel Seminario São João Maria Vianey a Palmas, ha studiato Filosofia nella Facoltà Filosofica di Palmas e Teologia presso l’ITESC – Instituto Teológico de Santa Catarina a Florianópolis. Ha ottenuto la Licenza in Sacra Liturgia presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo a Roma.
Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 9 febbraio 1991 ed è stato incardinato nella diocesi di Palmas-Francisco Beltrão, nella quale ha svolto gli incarichi seguenti: Vicario parrocchiale della Cattedrale Senhor Bom Jesus (1991-1993); Parroco della Parrocchia Nossa Senhora Aparecida (1993-1995) e della Parrocchia di Cristo Rei (1998-2001); Rettore del Seminario diocesano di Filosofia in Francisco Beltrão (2002-2006).
Dal 1999 è Docente all’Istituto di Teologia nell’arcidiocesi di Cascavel; dal 2006 è Vicario Generale, Membro del Collegio dei Consultori e del Consiglio Presbiterale e Coordinatore dell’Azione Evangelizzatrice diocesana.



NOMINA DI AUSILIARE DI BORDEAUX (FRANCIA) NOMINA DI AUSILIARE DI BORDEAUX (FRANCIA)

Il Papa ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Bordeaux (Francia) il Rev.do Mons. Laurent Dognin, del clero della diocesi di Nanterre, finora Vicario Generale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Macriana di Mauritania.

Rev.do Mons. Laurent Dognin
Mons. Laurent Dognin è nato il 3 gennaio 1953 a Parigi. Dopo gli studi secondari al Collegio cattolico "Stanislas", è entrato nel Seminario di Saint-Sulpice a Issy-les-Moulineaux, dove ha percorso tutta la sua formazione al sacerdozio.
È stato ordinato sacerdote il 15 giugno 1980 per la diocesi di Nanterre.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi ministeriali: vice-Parroco della parrocchia Saint-Justin a Levallois (1980-1986); vice-Parroco della parrocchia Sainte-Geneviève a Asnière, di cui è divenuto in seguito Parroco (1986-1997) e contemporaneamente, dal 1988 al 1990, Delegato regionale del FRAT di Lourdes ; Parroco delle parrocchie Saint-Pierre e Saint-Jacques a Neuilly e Decano (1997-2006) e, nello stesso tempo, dal 2003 al 2006 Vicario Episcopale per il settore Centre.
Dal 2006 è Vicario Generale, Responsabile per il servizio dei laici incaricati di missione, Responsabile per l’insegnamento cattolico e Responsabile per la vita religiosa. Dal 2002 al 2007 è stato anche Responsabile regionale della fraternità sacerdotale Jesus caritas per l’Ile-de-France e la Haute-Normandie; e dal 2006 per l’Europa.



NOMINA DELL’OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO LE ORGANIZZAZIONI E GLI ORGANISMI DELLE NAZIONI UNITE PER L’ALIMENTAZIONE E L’AGRICOLTURA (F.A.O., I.F.A.D. E P.A.M.)

Il Santo Padre ha nominato Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni e gli Organismi delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (F.A.O., I.F.A.D. e P.A.M.) S.E. Mons. Luigi Travaglino, Arcivescovo tit. di Lettere, Nunzio Apostolico.

S.E. Mons. Luigi Travaglino
S.E. Mons. Luigi Travaglino è nato a Brusciano (Napoli) il 6 settembre 1939. È stato ordinato sacerdote il 15 agosto 1962 e incardinato a Nola. È laureato in Diritto Canonico.
Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede nel 1970, ha prestato la propria opera presso le Rappresentanze Pontificie in Bolivia, Etiopia, Portogallo, Scandinavia, Zaire, El Salvador, Olanda, Grecia e, infine, presso la Segreteria di Stato.
È stato nominato Delegato Apostolico in Sierra Leone, il 4 aprile 1992.
È stato nominato Pro-Nunzio Apostolico in Guinea, il 23 aprile 1992.
È stato nominato Pro-Nunzio Apostolico in Gambia e in Liberia, il 7 novembre 1992.
È stato nominato Nunzio Apostolico in Nicaragua, il 2 maggio 1995.
È stato trasferito alla Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, il 30 ottobre 2001.
Conosce la lingua francese, spagnola, inglese e portoghese.



NOMINA DEL SOTTO-SEGRETARIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO "COR UNUM"

Il Papa ha nominato Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio "Cor Unum" il Rev.do Mons. Segundo Tejado Muñoz, della diocesi di Roma, Officiale del medesimo Dicastero.



NOMINA DI MEMBRI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

Il Santo Padre ha nominato Membri del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione gli Eminentissimi Signori Cardinali: Christoph Schönborn, Arcivescovo di Wien (Austria); Angelo Scola, Patriarca di Venezia (Italia); George Pell, Arcivescovo di Sydney (Australia); Josip Bozanić, Arcivescovo di Zagreb (Croazia); Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi; Francisco Robles Ortega, Arcivescovo di Monterrey (Messico); Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di São Paulo (Brasile); William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; Stanisław Ryłko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici; e gli Eccellentissimi Monsignori: Claudio Maria Celli, Arcivescovo tit. di Civitanova, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali; Nikola Eterović, Arcivescovo tit. di Cibale, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi; Pierre-Marie Carré, Arcivescovo Coadiutore di Montpellier (Francia); Timothy Michael Dolan, Arcivescovo di New York (Stati Uniti d'America); Robert Zollitsch, Arcivescovo di Freiburg im Breisgau (Germania); Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto (Italia); Bernard Longley, Arcivescovo di Birmingham (Gran Bretagna); André-Joseph Léonard, Arcivescovo di Mechelen-Brussel, Malines-Bruxelles (Belgio); Adolfo González Montes, Vescovo di Almería (Spagna); Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni-Narni-Amelia (Italia).



NOMINA DI MEMBRI E DI CONSULTORI DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER GLI OPERATORI SANITARI

Il Santo Padre ha nominato Membri Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari gli Em.mi Cardinali: George PELL, Arcivescovo di Sydney (Australia); Jean-Baptiste PHAM MINH MÂN, Arcivescovo di Thàn-Phô Hô Chí Minh (Viêt-Nam); Stanisław DZIWISZ, Arcivescovo di Kraków (Polonia); gli Ecc.mi Monsignori: Bernard Blasius MORAS, Arcivescovo di Bangalore (India); Patricio H. ALO, Vescovo di Mati (Filippine); Rafael PALMERO RAMOS, Vescovo di Orihuela-Alicante (Spagna); Stefan REGMUNT, Vescovo di Zielona Góra-Gorzów (Polonia); Luis Artemio FLORES CALZADA, Vescovo di Valle de Chalco (Messico); il Rev.do Padre Renato SALVATORE, M.I., Superiore Generale dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi; i Rev.di Fratelli: Donatus FORKAN, O.H., Priore Generale dell'Ordine Ospedaliero di S. Giovanni di Dio; Mario BONORA, P.S.D.P., Presidente dell'Ospedale "Sacro Cuore Don Calabria" di Negrar (Verona) e Presidente Nazionale dell'Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari - ARIS (Italia); le Rev.de Suore: Maria Maurizia Giovanna BIANCUCCI, R.S.V., Superiora Generale della Congregazione Benedettina delle Suore Riparatrici del S. Volto di N.S. Gesù Cristo; Maria Luisa COLOMBO, S.D.C., delle Suore della Carità di S. Giovanna Antida Thouret; gli Ill.mi Signori: Prof. Gian Carlo CESANA, Membro del Comitato Scientifico della Scuola di Direzione in Sanità della Regione Lombardia; Prof. Andrea RICCARDI, Fondatore della Comunità di Sant'Egidio (Italia); Dott. José María Simón CASTELLVÍ, Presidente della Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici - F.I.A.M.C. (Spagna); Dott. Piero URODA, Presidente della Federazione Internazionale Farmacisti Cattolici - F.I.P.C. (Italia); Gent.ma Signora Marylee J. MEEHAN, Presidente del Comitato Internazionale Cattolico delle Infermiere e Assistenti Medico-Sociali - C.I.C.I.A.M.S. (U.S.A.).

Il Papa ha nominato Consultori del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari gli Ecc.mi Monsignori: Domenico CALCAGNO, Arcivescovo-Vescovo emerito di Savona-Noli, Segretario dell'A.P.S.A. e Presidente del F.A.S. (Città del Vaticano); Piergiuseppe VACCHELLI, Arcivescovo tit. di Minturno, Segretario Aggiunto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie; Luis Francisco LADARIA FERRER, Arcivescovo tit. di Tibica, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede; Peter LIU CHENG-CHUNG, Arcivescovo-Vescovo di Kaohsiung (Taiwan); Jean LAFFITTE, Vescovo tit. di Entrevaux, Segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia; i Rev.di: Mons. Livio MELINA, Preside del Pontificio Istituto "Giovanni Paolo II" per Studi su Matrimonio e Famiglia (Italia); Mons. Andrea Pio CRISTIANI, Fondatore del Movimento "Shalom" (Italia); Mons. Krzysztof Józef NYKIEL, Officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede; Mons. Jacques SUAUDEAU, Officiale della Pontificia Accademia per la Vita; Pierre Jean WELSCH, Assistente Ecclesiastico della Federazione Internazionale dei Farmacisti Cattolici - F.I.P.C. (Belgio); il Rev.do P. Maurizio Pietro FAGGIONI, O.F.M., Assistente Ecclesiastico Internazionale della Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici - F.I.A.M.C. (Italia); gli Ill.mi Signori: Prof. Domenico ARDUINI, Direttore della Clinica di Ostetricia e Ginecologia dell'Università di Tor Vergata - Roma; Prof. Filippo Maria BOSCIA, Presidente della "Società Italiana per la Bioetica e i Comitati Etici" - S.I.B.C.E. (Italia); Prof. Vincenzo BUONOMO, Decano della Facoltà di Diritto Civile della Pontificia Università Lateranense; Prof. Christoph VON RITTER, Direttore della "RoMed Klinik Prien am Chiemsee" (Germania); Prof. John M. HAAS, Presidente del "National Catholic Bioethics Center" di Philadelphia (U.S.A.); Prof. Jean-Marie LE MÉNÉ, Presidente della "Fondation Jérôme Lejeune" di Parigi (Francia); Prof. Massimo PETRINI, Professore Ordinario e Vice-Preside dell'Istituto Internazionale in Teologia Pastorale Sanitaria "Camillianum" (Italia); Prof. Jacek RYSZ, Professore alla Facoltà di Medicina dell'Università di Łódz (Polonia); Dott. Roberto SEGA, Direttore del Reparto di Medicina Generale I al Presidio Ospedaliero di Vimercate (Italia); Prof. Antonio G. SPAGNOLO, Direttore dell'Istituto di Bioetica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore in Roma; Prof. Stanisław SZCZEPAN GÓŹDŹ, Direttore dell'ospedale di Oncologia di Kielce (Polonia); Dott. Mario R. ANGI, Responsabile del Servizio di Oftalmologia Preventiva dell'Università di Padova (Italia); Dott. Marco BREGNI, Direttore dell'Unità Operativa Oncologia Medica Ospedale S. Giuseppe in Milano; Dott. Daniel A. CABEZAS GOMEZ, Psichiatra presso l'Ospedale "Fatebenefratelli" all'Isola Tiberina in Roma; Dott. Augusto MOSCA, Dirigente Medico presso la Divisione di Urologia dell'Ospedale "CTO" in Roma; Dott. Fabio RODIA, Sostituto Direttore della II Divisione di Ortopedia all'Ospedale "CTO" in Roma; Gent.me Signore: Prof.ssa Kuo-Inn TSOU, Preside della Facoltà di Medicina dell'Università Cattolica Fu Jen, di Taipei (Taiwan); Dott.ssa Rosa MEROLA, Psicologa dell'Istituto Penitenziario Rebibbia in Roma.



NOMINA DI MEMBRO ORDINARIO DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE

Il Santo Padre ha nominato Membro Ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze l'Illustrissimo Professore Miguel A.L. Nicolelis, Professore di Neuroscienze presso la Duke University di Durham, NC (U.S.A.).

Prof. Miguel A.L. Nicolelis
Il Prof. Miguel A.L. Nicolelis è nato nel 1961 a São Paulo (Brasile) ed ha conseguito la laurea in medicina e il dottorato di ricerca in Neurofisiologia all'Università di São Paulo. È Professore di Neuroscienze, Neurobiologia, Ingegneria Biomedica e Psicologia all'Università di Duke (Durham, NC, U.S.A.), Codirettore del Centro di Neuroingegneria di Duke; Confondatore e Direttore scientifico dell'Istituto Internazionale Lily Safra per le Neuroscienze a Natal (Brasile).
È stato un pioniere nello sviluppo e nell'implementazione di un nuovo metodo neurofisiologico, conosciuto oggi come registrazioni croniche, multi-siti con multi-elettrodi, aprendo un nuovo campo nell'ambito della ricerca neurofisiologica. In particolare, questo nuovo ambito si concentra sulla misurazione dell'attività neuronale simultanea e delle interazioni di grandi popolazioni di neuroni su tutto il cervello. Benché sia conosciuto soprattutto per i suoi studi pionieristici sulle Interfacce Cervello Macchina e le Protesi Neurali con pazienti umani o primati non umani, egli ha anche sviluppato un approccio integrativo allo studio delle malattie neurologiche e psichiatriche, incluso il morbo di Parkinson, l'epilessia, la schizofrenia e i disturbi connessi con la deficienza di attenzione. Ha lavorato anche nel campo della plasticità sensoriale, del gusto, del sonno, delle ricompense e dell'apprendimento. I suoi lavori hanno influenzato la ricerca di base e quella applicata nell'ambito dell'informatica, della robotica e dell'ingegneria biomedica.
È membro delle Accademie Francese e Brasiliana di Scienze, autore di oltre 150 manoscritti e curatore di numerose pubblicazioni, fra libri e numeri di riviste speciali, ed ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali.

















L’UDIENZA GENERALE



L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato ancora sul tempo liturgico del Natale.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle!

Sono lieto di accogliervi in questa prima Udienza generale del nuovo anno e di tutto cuore porgo a voi e alle vostre famiglie fervidi auguri. Il Signore del tempo e della storia guidi i nostri passi sulla via del bene e conceda a ciascuno abbondanza di grazia e prosperità. Ancora circondati dalla luce del Santo Natale, che ci invita alla gioia per la venuta del Salvatore, siamo oggi alla vigilia dell’Epifania, in cui celebriamo la manifestazione del Signore a tutte le genti. La festa del Natale affascina oggi come una volta, più di altre grandi feste della Chiesa; affascina perché tutti in qualche modo intuiscono che la nascita di Gesù ha a che fare con le aspirazioni e le speranze più profonde dell’uomo. Il consumismo può distogliere da questa interiore nostalgia, ma se nel cuore c’è il desiderio di accogliere quel Bambino che porta la novità di Dio, che è venuto per donarci la vita in pienezza, le luci degli addobbi natalizi possono diventare piuttosto un riflesso della Luce che si è accesa con l’incarnazione di Dio.

Nelle celebrazioni liturgiche di questi giorni santi abbiamo vissuto in modo misterioso ma reale l’ingresso del Figlio di Dio nel mondo e siamo stati illuminati ancora una volta dalla luce del suo fulgore. Ogni celebrazione è presenza attuale del mistero di Cristo e in essa si prolunga la storia della salvezza. A proposito del Natale, il Papa san Leone Magno afferma: "Anche se la successione delle azioni corporee ora è passata, come è stato ordinato in anticipo nel disegno eterno…, tuttavia noi adoriamo continuamente lo stesso parto della Vergine che produce la nostra salvezza" (Sermone sul Natale del Signore 29,2), e precisa: "perché quel giorno non è passato in modo tale che sia anche passata la potenza dell’opera che allora fu rivelata" (Sermone sull’Epifania 36,1). Celebrare gli eventi dell’incarnazione del Figlio di Dio non è semplice ricordo di fatti del passato, ma è rendere presenti quei misteri portatori di salvezza. Nella Liturgia, nella celebrazione dei Sacramenti, quei misteri si rendono attuali e diventano efficaci per noi, oggi. Ancora san Leone Magno afferma: "Tutto ciò che il Figlio di Dio fece e insegnò per riconciliare il mondo, non lo conosciamo soltanto nel racconto di azioni compiute nel passato, ma siamo sotto l’effetto del dinamismo di tali azioni presenti" (Sermone 52,1).

Nella Costituzione sulla sacra liturgia, il Concilio Vaticano II sottolinea come l’opera della salvezza realizzata da Cristo continua nella Chiesa mediante la celebrazione dei santi misteri, grazie all’azione dello Spirito Santo. Già nell’Antico Testamento, nel cammino verso la pienezza della fede, abbiamo testimonianze di come la presenza e l’azione di Dio sia mediata attraverso i segni, ad esempio, quello del fuoco (cfr Es 3,2ss; 19,18). Ma a partire dall’Incarnazione avviene qualcosa di sconvolgente: il regime di contatto salvifico con Dio si trasforma radicalmente e la carne diventa lo strumento della salvezza: "Verbum caro factum est", "il Verbo si fece carne", scrive l’evangelista Giovanni e un autore cristiano del III secolo, Tertulliano, afferma: "Caro salutis est cardo", "la carne è il cardine della salvezza" (De carnis resurrectione, 8,3: PL 2,806).

Il Natale è già la primizia del "sacramentum-mysterium paschale", è cioè l’inizio del mistero centrale della salvezza che culmina nella passione, morte e risurrezione, perché Gesù comincia l’offerta di se stesso per amore fin dal primo istante della sua esistenza umana nel grembo della Vergine Maria. La notte di Natale è quindi profondamente legata alla grande veglia notturna della Pasqua, quando la redenzione si compie nel sacrificio glorioso del Signore morto e risorto. Lo stesso presepio, quale immagine dell’incarnazione del Verbo, alla luce del racconto evangelico, allude già alla Pasqua ed è interessante vedere come in alcune icone della Natività nella tradizione orientale, Gesù Bambino venga rappresentato avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia che ha la forma di un sepolcro; un’allusione al momento in cui Egli verrà deposto dalla croce, avvolto in un lenzuolo e messo in un sepolcro scavato nella roccia (cfr Lc 2,7; 23,53). Incarnazione e Pasqua non stanno una accanto all’altra, ma sono i due punti chiave inseparabili dell’unica fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio Incarnato e Redentore. Croce e Risurrezione presuppongono l’Incarnazione. Solo perché veramente il Figlio, e in Lui Dio stesso, "è disceso" e "si è fatto carne", morte e risurrezione di Gesù sono eventi che risultano a noi contemporanei e ci riguardano, ci strappano dalla morte e ci aprono ad un futuro in cui questa "carne", l’esistenza terrena e transitoria, entrerà nell’eternità di Dio. In questa prospettiva unitaria del Mistero di Cristo, la visita al presepio orienta alla visita all’Eucaristia, dove incontriamo presente in modo reale il Cristo crocifisso e risorto, il Cristo vivente.

La celebrazione liturgica del Natale, allora, non è solo ricordo, ma è soprattutto mistero; non è solo memoria, ma anche presenza. Per cogliere il senso di questi due aspetti inscindibili, occorre vivere intensamente tutto il Tempo natalizio come la Chiesa lo presenta. Se lo consideriamo in senso lato, esso si estende per quaranta giorni, dal 25 dicembre al 2 febbraio, dalla celebrazione della Notte di Natale, alla Maternità di Maria, all’Epifania, al Battesimo di Gesù, alle nozze di Cana, alla Presentazione al Tempio, proprio in analogia con il Tempo pasquale, che forma un’unità di cinquanta giorni, fino alla Pentecoste. La manifestazione di Dio nella carne è l’avvenimento che ha rivelato la Verità nella storia. Infatti, la data del 25 dicembre, collegata all’idea della manifestazione solare – Dio che appare come luce senza tramonto sull’orizzonte della storia –, ci ricorda che non si tratta solo di un’idea, quella che Dio è la pienezza della luce, ma di una realtà per noi uomini già realizzata e sempre attuale: oggi, come allora, Dio si rivela nella carne, cioè nel "corpo vivo" della Chiesa peregrinante nel tempo, e nei Sacramenti ci dona oggi la salvezza.

I simboli delle celebrazioni natalizie, richiamati dalle Letture e dalle preghiere, danno alla liturgia di questo Tempo un senso profondo di "epifania" di Dio nel suo Cristo-Verbo incarnato, cioè di "manifestazione" che possiede anche un significato escatologico, orienta cioè agli ultimi tempi. Già nell’Avvento le due venute, quella storica e quella alla fine della storia, erano direttamente collegate; ma è in particolare nell’Epifania e nel Battesimo di Gesù che la manifestazione messianica si celebra nella prospettiva delle attese escatologiche: la consacrazione messianica di Gesù, Verbo incarnato, mediante l’effusione dello Spirito Santo in forma visibile, porta a compimento il tempo delle promesse e inaugura i tempi ultimi.

Occorre riscattare questo Tempo natalizio da un rivestimento troppo moralistico e sentimentale. La celebrazione del Natale non ci propone solo degli esempi da imitare, quali l’umiltà e la povertà del Signore, la sua benevolenza e amore verso gli uomini; ma è piuttosto l’invito a lasciarci trasformare totalmente da Colui che è entrato nella nostra carne. San Leone Magno esclama: "il Figlio di Dio … si è congiunto a noi e ha congiunto noi a sé in modo tale che l’abbassamento di Dio fino alla condizione umana divenisse un innalzamento dell’uomo fino alle altezze di Dio" (Sermone sul Natale del Signore 27,2). La manifestazione di Dio è finalizzata alla nostra partecipazione alla vita divina, alla realizzazione in noi del mistero della sua incarnazione. Tale mistero è il compimento della vocazione dell’uomo. Ancora san Leone Magno spiega l’importanza concreta e sempre attuale per la vita cristiana del mistero del Natale: "le parole del Vangelo e dei Profeti … infiammano il nostro spirito e ci insegnano a comprendere la Natività del Signore, questo mistero del Verbo fatto carne, non tanto come un ricordo di un avvenimento passato, quanto come un fatto che si svolge sotto i nostri occhi… è come se ci venisse ancora proclamato nella solennità odierna: «Vi do l’annunzio di una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore che è il Cristo Signore»" (Sermone sul Natale del Signore 29,1). Ed aggiunge: "Riconosci, cristiano, la tua dignità, e, fatto partecipe della natura divina, bada di non ricadere, con una condotta indegna, da tale grandezza, nella primitiva bassezza" (Sermone 1 sul Natale del Signore, 3).

Cari amici, viviamo questo Tempo natalizio con intensità: dopo aver adorato il Figlio di Dio fatto uomo e deposto nella mangiatoia, siamo chiamati a passare all’altare del Sacrificio, dove Cristo, il Pane vivo disceso dal cielo, si offre a noi quale vero nutrimento per la vita eterna. E ciò che abbiamo veduto con i nostri occhi, alla mensa della Parola e del Pane di Vita, ciò che abbiamo contemplato, ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo fatto carne, annunciamolo con gioia al mondo e testimoniamolo generosamente con tutta la nostra vita. Rinnovo di cuore a tutti voi e ai vostri cari sentiti auguri per il Nuovo Anno e vi auguro una buona festività dell’Epifania.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Je vous accueille avec joie en ce début d’année et vous présente mes vœux fervents pour vous et vos familles. Encore tout environnés de la joie de Noël et fascinés par cette fête, nous sentons tous que la naissance de Jésus a un lien avec les aspirations les plus profondes de l’homme. La manifestation de Dieu dans la chair est l’événement qui a révélé la Vérité dans l’histoire. Au cours des célébrations liturgiques, nous avons vécu de façon mystérieuse mais réelle l’entrée du Fils de Dieu dans le monde. Chaque célébration est présence actuelle du mystère du Christ et en elle se prolonge l’histoire du salut : le mystère célébré devient efficace pour nous, aujourd’hui. Dans l’Ancien Testament, des signes manifestaient la présence et l’action de Dieu. A partir de l’Incarnation, le contact salvifique avec Dieu se transforme radicalement et de façon bouleversante : la chair elle-même devient « pivot » du salut. Le Verbe s’est fait chair ! Et la crèche annonce déjà Pâques car le Fils de Dieu incarné est le Rédempteur. Dans cette perspective unitaire du Mystère du Christ, la visite à la crèche oriente vers l’Eucharistie où nous rencontrons le Christ vivant, crucifié et ressuscité, présent sous un mode réel. Chers amis, puissions-nous découvrir qu’aujourd’hui comme alors, Dieu se révèle et nous donne le salut dans la chair, c'est-à-dire son « corps vivant » de l’Eglise pérégrinant dans le temps et dans les sacrements!

Je salue cordialement les pèlerins francophones, en particulier le groupe des étudiants de l’Institut des Hautes Etudes sur les Nations Unies de Marseille et le groupe des séminaristes de l’Archidiocèse de Paris accompagnés par le Cardinal André Vingt-Trois. A la suite des Mages vous êtes venus adorer l’Enfant. Que la lumière du Sauveur vous éclaire et vous renouvelle pour porter l’Evangile aux Nations. Bonne année à tous !


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In this first Audience of the New Year, on the eve of the Solemnity of the Epiphany of the Lord, I offer my prayerful best wishes to you and your families. The Church’s celebration of these days of Christmas is not only a remembrance of things past, but a joyful experience of Christ’s enduring presence in our lives and in our world. In Jesus, the Word Incarnate, our salvation is accomplished in the flesh. Jesus’ humbling of himself, beginning with his conception in the womb of the Virgin Mary, will find its fullest expression in the paschal mystery of his death and resurrection. Our appreciation of the deep bond uniting the Incarnation and the Redemption naturally draws us from the contemplation of the Child Jesus in the Crib to the adoration of his real presence in the sacrament of the Eucharist. The liturgical celebrations of this holy season, from Christmas through the Epiphany to the Baptism of the Lord, challenge us to be completely transformed by the Son of God who became man so that we might attain our ultimate human fulfilment by sharing in his glorious divine life.

I am pleased to greet the students and professors from the University of Helsinki. My warm greetings also go to the seminarians of the Pontifical College Josephinum. Upon all the English-speaking visitors present at today’s Audience I invoke God’s blessings of joy and peace today and throughout the coming year!


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Die ersten Tage des neuen Jahres sind noch ganz erfüllt vom Glanz des Weihnachtsfestes. In der Liturgie haben wir das Eintreten des Sohnes Gottes in die Welt geheimnisvoll und zugleich wirklich erfahren. Die Menschwerdung Gottes zu feiern ist nicht bloßes Erinnern an ein vergangenes Ereignis, sondern darin werden die Geheimnisse des Heils gegenwärtig. In der Liturgie, in der Feier der Sakramente sind sie heute für uns wirksam da. »Das Wort ist Fleisch geworden«, heißt es im Prolog des Johannesevangeliums. Mit der Menschwerdung des göttlichen Wortes geschieht etwas ganz Neues in der Beziehung zwischen Gott und Mensch. Gott wohnt unter den Menschen, ist selbst einer von uns. Die Menschheit des Sohnes Gottes, sein Fleisch ist Werkzeug des Heils. Tertullian, ein Kirchenschriftsteller des dritten Jahrhunderts, sagt: »Das Fleisch ist der Angelpunkt des Heils« (De carnis resurrectione 8,2). Mit Weihnachten bricht schon das Geheimnis unseres Heils an, das im Leiden, im Tod und in der Auferstehung Christi gipfelt. Die Krippe ist der Beginn und weist bereits auf das Kreuz hin. So sind Weihnachten und Ostern die zwei untrennbaren Punkte des Glaubens an Jesus Christus, den menschgewordenen Erlöser. In ihm ist Gott im Fleisch erschienen und hat seine Wahrheit in der Geschichte offenbart. Auch heute offenbart sich Gott im Fleisch, das heißt im lebendigen Leib der Kirche und in den Sakramenten als Zeichen unseres Heils. Er kommt zu uns und lädt uns ein, uns umwandeln zu lassen, damit wir an seinem göttlichen Leben teilnehmen. Hier liegt das Geheimnis von Weihnachten, das auch in uns Wirklichkeit werden will.

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Weihnachten offenbart uns die Liebe Gottes zu uns Menschen und zeigt uns zugleich unsere Würde als Kinder Gottes, als Familie Gottes. Nehmen wir also das Angebot seiner Liebe an, leben wir in Gemeinschaft mit ihm und so in einer tieferen Gemeinschaft auch untereinander. Der Herr schenke euch allen seinen Segen und ein gutes neues Jahr.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

En esta primera audiencia de un nuevo año, seguimos inmersos en la luz de la Navidad, una fiesta que sigue fascinando, porque en ella se intuye de alguna manera que el nacimiento de Jesús está relacionado con las aspiraciones y esperanzas más profundas del hombre. Las celebraciones litúrgicas de estos días nos han permitido vivir de un modo misterioso pero real la entrada del Hijo de Dios en el mundo, ya que éstas no son un simple recuerdo de algo pasado, sino que hacen presente esos misterios de gracia. La Navidad es ya la primicia del misterio pascual. La Cruz y la Resurrección presuponen la Encarnación, en la que la carne se convierte en instrumento de la salvación. En esta perspectiva unitaria del Misterio de Cristo, la visita al pesebre orienta hacia la Eucaristía, en donde encontramos realmente presente a Cristo crucificado y resucitado. La Navidad no nos propone sólo unos ejemplos para imitar, sino que nos invita a dejarnos transformar por Aquel que ha asumido nuestra carne. La manifestación de Dios tiene como finalidad nuestra participación en la vida divina, la realización en nosotros del misterio de su Encarnación.

Saludo cordialmente a los fieles de lengua española aquí presentes. En particular, a los peregrinos de España, México, y de otros países latinoamericanos. Os exhorto a vivir con intensidad el misterio del nacimiento del Hijo de Dios, a anunciarlo con alegría al mundo, y dar testimonio de su amor con vuestra vida. Asimismo, os renuevo de corazón mis mejores deseos para este Año Nuevo, así como una feliz fiesta de la Epifanía. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

O tempo do Natal nos causa um fascínio particular porque se relaciona com as aspirações e esperanças mais profundas do coração humano. Nas recentes celebrações litúrgicas, vivenciamos, de modo misterioso - mas real - a vinda do Filho de Deus no mundo. Com efeito, celebrar os eventos da encarnação do Filho de Deus não é fazer uma simples recordação de fatos do passado, mas é tornar presente os mistérios que trazem a nossa salvação. Neste sentido, o Natal é o começo do mistério central da salvação – a Páscoa - pois, ao encarnar-se, Jesus dá início ao oferecimento de si mesmo, que culmina com a sua paixão, morte e ressurreição. Assim sendo, a celebração do Natal não somente nos propõe exemplos a serem imitados, como a humildade e pobreza do nosso Salvador, mas, acima de tudo, é um convite para que nos deixemos transformar totalmente por aquele que assumiu a nossa carne.

Saúdo com profunda amizade os peregrinos de língua portuguesa presentes nesta Audiência, particularmente os fiéis vindos do Brasil. Neste início de ano, invoco sobre todos vós as luzes e bênçãos do Céu, para que possais anunciar e testemunhar alegremente, com palavras e obras, a vinda do Verbo que se fez carne. Ide em paz!



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE


○ Saluto in lingua polacca

Serdecznie witam Polaków przybyłych na pierwszą w Nowym Roku audiencję. Wpatrzeni w Jezusa złożonego w żłóbku, umiejmy dostrzec Jego obecność w Eucharystii. Przyjmujmy Go szczerym i otwartym sercem. Głośmy światu Jego Ewangelię, bądźmy Jego świadkami. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Do un cordiale saluto ai Polacchi giunti per questa prima Udienza Generale di quest’Anno Nuovo. Con lo sguardo fisso sul Bambino Gesù che giace nella mangiatoia sappiamo scorgere la Sua presenza nell’Eucaristia. AccogliamoLo con cuore aperto e sincero. Annunciamo al mondo il suo Vangelo, siamo i suoi testimoni. Sia lodato Gesù Cristo.]


○ Saluto in lingua croata

Radosno pozdravljam i blagoslivljam sve hrvatske hodočasnike! Gospodin, koji nas je obradovao svojim pohodom, neka vas danas, uoči Bogojavljenja, sačuva postojanima u vjeri i djelotvornima u ljubavi. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto con gioia tutti i pellegrini Croati. Il Signore che ci ha rallegrato con la sua venuta, vi custodisca oggi, alla vigilia dell’Epifania, saldi nella fede e nell’amore operoso. Siano lodati Gesù e Maria!]


○ Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli di Caravaggio, la delegazione delle Associazioni sportive di Trani, i rappresentanti dell’Associazione PUER, di Roma. Tutti esorto a rinsaldare con entusiasmo il generoso impegno di testimonianza evangelica.

Saluto infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. Domani, solennità dell’Epifania del Signore, ricorderemo il cammino dei Magi verso Cristo, guidati dalla luce della stella. Il loro esempio, cari giovani, alimenti in voi il desiderio di incontrare Gesù e di trasmettere a tutti la gioia del suo Vangelo; conduca voi, cari ammalati, ad offrire al Bambino di Betlemme i vostri dolori e le sofferenze, resi preziosi dalla fede; costituisca per voi, cari sposi novelli, costante stimolo a rendere le vostre famiglie "piccole chiese", accoglienti dei segni misteriosi di Dio e del dono della vita.

06/01/2011 00:50
 
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VISITA DEL SANTO PADRE AL POLICLINICO "AGOSTINO GEMELLI" DI ROMA IN OCCASIONE DELLA SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA


Questo pomeriggio il Santo Padre Benedetto XVI si reca in visita al Policlinico "Agostino Gemelli" di Roma, in occasione della Solennità dell’Epifania.
Al Suo arrivo, alle ore 17.15, è accolto dal Cardinale Vicario Agostino Vallini, dal Delegato per l’assistenza religiosa negli Ospedali di Roma, S.E. Mons. Armando Brambilla, dal Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Prof. Lorenzo Ornaghi, dal Direttore Amministrativo dell’Università, Prof. Marco Elefanti, dal Preside della Facoltà, Prof. Rocco Bellantone, dal Direttore della Sede di Roma, Dr. Giancarlo Furnari, dall’Assistente Ecclesiastico Generale, Mons. Sergio Lanza e dal Direttore del Policlinico, Prof. Cesare Catananti.
Quindi il Santo Padre sale in ascensore al 5° piano, al Reparto di Pediatria, dove è accolto dal Direttore, il Prof. Costantino Romagnoli. Dopo aver visitato i locali del Centro per la cura dei bambini con spina bifida, il Santo Padre saluta i piccoli pazienti ospitati nelle stanze del reparto, e passa infine al Reparto di Terapia intensiva per l’assistenza neonatale.
Il Papa raggiunge poi in ascensore il 7° piano, per una breve visita all’ambulatorio dell’Istituto Scientifico Internazionale "Paolo VI" per la ricerca, la diagnosi e la terapia della sterilità coniugale, dove è accolto dal Direttore, Prof. Riccardo Marana.
Subito dopo il Santo Padre Benedetto XVI scende nella hall del Policlinico per incontrare i bambini ospiti dei vari Reparti del centro pediatrico, con i genitori e il personale medico. Dopo il canto dei bambini e il saluto di una piccola degente, il Papa rivolge ai presenti alcune parole.
Alle ore 19, dopo aver salutato personalmente tutti i bambini offrendo a ciascuno di loro un dono natalizio, il Santo Padre lascia il Policlinico Gemelli per far rientro in Vaticano.
Pubblichiamo di seguito le parole che il Papa pronuncia nel corso della Visita:


PAROLE DEL SANTO PADRE

Signor Cardinale,
cari Sacerdoti,
Autorità Accademiche, Dirigenti, Personale medico e paramedico,
cari bambini, genitori, amici!

Perché sono venuto qui, in mezzo a voi, oggi, giorno in cui iniziamo a celebrare la Solennità dell’Epifania? Prima di tutto per dire grazie. Grazie a voi bambini che mi avete accolto: voglio dirvi che vi voglio bene e che vi sono vicino con la mia preghiera e il mio affetto, anche per darvi forza nell’affrontare la malattia. Vorrei ringraziare poi i vostri genitori, i parenti, i Dirigenti e tutto il personale del Policlinico, che con competenza e carità si prendono cura della sofferenza umana; in particolare vorrei ringraziare l’équipe di questo reparto di Pediatria e del Centro per la cura dei bambini con spina bifida. Benedico le persone, l’impegno e questi ambienti in cui si esercita in modo concreto l’amore verso i più piccoli e i più bisognosi.

Cari bambini e ragazzi, ho voluto venire a trovarvi anche per fare un po’ come i Magi, che celebriamo in questa Festa dell’Epifania: essi portarono a Gesù dei doni - oro, incenso e mirra - per manifestargli adorazione e affetto. Oggi vi ho portato anch’io qualche regalo, proprio perché sentiate, attraverso un piccolo segno, la simpatia, la vicinanza, l’affetto del Papa. Ma vorrei che tutti, adulti e bambini, in questo tempo di Natale, ricordassimo che il più grande regalo l’ha fatto Dio a ciascuno di noi.

Guardiamo nella grotta di Betlemme, nel presepe, chi vediamo? Chi incontriamo? C’è Maria, c’è Giuseppe, ma soprattutto c’è un bambino, piccolo, bisognoso di attenzione, di cure, di amore: quel bambino è Gesù, quel bambino è Dio stesso che ha voluto venire sulla terra per mostrarci quanto ci vuole bene, è Dio che si è fatto come voi bambino per dirvi che vi è sempre accanto e per dire a ciascuno di noi che ogni bambino porta il suo volto.

Ora, prima di concludere, non posso non estendere un cordiale saluto a tutto il personale e a tutti i degenti di questo grande Ospedale. Incoraggio le diverse iniziative di bene e di volontariato, come pure le istituzioni che qualificano l’impegno al servizio della vita, penso in particolare, in questa circostanza, all’Istituto Scientifico Internazionale "Paolo VI", finalizzato a promuovere la procreazione responsabile.

Grazie ancora a tutti! Il Papa vi vuole bene!

06/01/2011 15:29
 
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CAPPELLA PAPALE NELLA SOLENNITÀ DELLA EPIFANIA DEL SIGNORE

Alle ore 10 di oggi, Solennità dell’Epifania del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI celebra la Santa Messa nella Basilica Vaticana.
Riportiamo di seguito il testo dell’omelia che il Papa pronuncia dopo la proclamazione del Santo Vangelo e l’annunzio del giorno della Pasqua, che quest’anno si celebra il 24 aprile:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

nella solennità dell’Epifania la Chiesa continua a contemplare e a celebrare il mistero della nascita di Gesù salvatore. In particolare, la ricorrenza odierna sottolinea la destinazione e il significato universali di questa nascita. Facendosi uomo nel grembo di Maria, il Figlio di Dio è venuto non solo per il popolo d’Israele, rappresentato dai pastori di Betlemme, ma anche per l’intera umanità, rappresentata dai Magi. Ed è proprio sui Magi e sul loro cammino alla ricerca del Messia (cfr Mt 2,1-12) che la Chiesa ci invita oggi a meditare e a pregare. Nel Vangelo abbiamo ascoltato che essi, giunti a Gerusalemme dall’Oriente, domandano: "Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo" (v. 2). Che genere di persone erano, e che specie di stella era quella? Essi erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo, ma non per cercare di "leggere" negli astri il futuro, eventualmente per ricavarne un guadagno; erano piuttosto uomini "in ricerca" di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita. Erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la "firma" di Dio, una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare. Forse il modo per conoscere meglio questi Magi e cogliere il loro desiderio di lasciarsi guidare dai segni di Dio è soffermarci a considerare ciò che essi trovarono, nel loro cammino, nella grande città di Gerusalemme.

Anzitutto incontrarono il re Erode. Certamente egli era interessato al bambino di cui parlavano i Magi; non però allo scopo di adorarlo, come vuole far intendere mentendo, ma per sopprimerlo. Erode è un uomo di potere, che nell’altro riesce a vedere solo un rivale da combattere. In fondo, se riflettiamo bene, anche Dio gli sembra un rivale, anzi, un rivale particolarmente pericoloso, che vorrebbe privare gli uomini del loro spazio vitale, della loro autonomia, del loro potere; un rivale che indica la strada da percorrere nella vita e impedisce, così, di fare tutto ciò che si vuole. Erode ascolta dai suoi esperti delle Sacre Scritture le parole del profeta Michea (5,1), ma il suo unico pensiero è il trono. Allora Dio stesso deve essere offuscato e le persone devono ridursi ad essere semplici pedine da muovere nella grande scacchiera del potere. Erode è un personaggio che non ci è simpatico e che istintivamente giudichiamo in modo negativo per la sua brutalità. Ma dovremmo chiederci: forse c’è qualcosa di Erode anche in noi? Forse anche noi, a volte, vediamo Dio come una sorta di rivale? Forse anche noi siamo ciechi davanti ai suoi segni, sordi alle sue parole, perché pensiamo che ponga limiti alla nostra vita e non ci permetta di disporre dell’esistenza a nostro piacimento? Cari fratelli e sorelle, quando vediamo Dio in questo modo finiamo per sentirci insoddisfatti e scontenti, perché non ci lasciamo guidare da Colui che sta a fondamento di tutte le cose. Dobbiamo togliere dalla nostra mente e dal nostro cuore l’idea della rivalità, l’idea che dare spazio a Dio sia un limite per noi stessi; dobbiamo aprirci alla certezza che Dio è l’amore onnipotente che non toglie nulla, non minaccia, anzi, è l’Unico capace di offrirci la possibilità di vivere in pienezza, di provare la vera gioia.

I Magi poi incontrano gli studiosi, i teologi, gli esperti che sanno tutto sulle Sacre Scritture, che ne conoscono le possibili interpretazioni, che sono capaci di citarne a memoria ogni passo e che quindi sono un prezioso aiuto per chi vuole percorrere la via di Dio. Ma, afferma sant’Agostino, essi amano essere guide per gli altri, indicano la strada, ma non camminano, rimangono immobili. Per loro le Scritture diventano una specie di atlante da leggere con curiosità, un insieme di parole e di concetti da esaminare e su cui discutere dottamente. Ma nuovamente possiamo domandarci: non c’è anche in noi la tentazione di ritenere le Sacre Scritture, questo tesoro ricchissimo e vitale per la fede della Chiesa, più come un oggetto per lo studio e la discussione degli specialisti, che come il Libro che ci indica la via per giungere alla vita? Penso che, come ho indicato nell’Esortazione apostolica Verbum Domini, dovrebbe nascere sempre di nuovo in noi la disposizione profonda a vedere la parola della Bibbia, letta nella Tradizione viva della Chiesa (n. 18), come la verità che ci dice che cosa è l’uomo e come può realizzarsi pienamente, la verità che è la via da percorrere quotidianamente, insieme agli altri, se vogliamo costruire la nostra esistenza sulla roccia e non sulla sabbia.

E veniamo così alla stella. Che tipo di stella era quella che i Magi hanno visto e seguito? Lungo i secoli questa domanda è stata oggetto di discussione tra gli astronomi. Keplero, ad esempio, riteneva che si trattasse di una "nova" o una "supernova", cioè di una di quelle stelle che normalmente emanano una luce debole, ma che possono avere improvvisamente una violenta esplosione interna che produce una luce eccezionale. Certo, cose interessanti, ma che non ci guidano a ciò che è essenziale per capire quella stella. Dobbiamo riandare al fatto che quegli uomini cercavano le tracce di Dio; cercavano di leggere la sua "firma" nella creazione; sapevano che "i cieli narrano la gloria di Dio" (Sal 19,2); erano certi, cioè che Dio può essere intravisto nel creato. Ma, da uomini saggi, sapevano pure che non è con un telescopio qualsiasi, ma con gli occhi profondi della ragione alla ricerca del senso ultimo della realtà e con il desiderio di Dio mosso dalla fede, che è possibile incontrarlo, anzi si rende possibile che Dio si avvicini a noi. L’universo non è il risultato del caso, come alcuni vogliono farci credere. Contemplandolo, siamo invitati a leggervi qualcosa di profondo: la sapienza del Creatore, l’inesauribile fantasia di Dio, il suo infinito amore per noi. Non dovremmo lasciarci limitare la mente da teorie che arrivano sempre solo fino a un certo punto e che – se guardiamo bene – non sono affatto in concorrenza con la fede, ma non riescono a spiegare il senso ultimo della realtà. Nella bellezza del mondo, nel suo mistero, nella sua grandezza e nella sua razionalità non possiamo non leggere la razionalità eterna, e non possiamo fare a meno di farci guidare da essa fino all’unico Dio, creatore del cielo e della terra. Se avremo questo sguardo, vedremo che Colui che ha creato il mondo e Colui che è nato in una grotta a Betlemme e continua ad abitare in mezzo a noi nell’Eucaristia, sono lo stesso Dio vivente, che ci interpella, ci ama, vuole condurci alla vita eterna.

Erode, gli esperti delle Scritture, la stella. Ma seguiamo il cammino dei Magi che giungono a Gerusalemme. Sopra la grande città la stella sparisce, non si vede più. Che cosa significa? Anche in questo caso dobbiamo leggere il segno in profondità. Per quegli uomini era logico cercare il nuovo re nel palazzo reale, dove si trovavano i saggi consiglieri di corte. Ma, probabilmente con loro stupore, dovettero costatare che quel neonato non si trovava nei luoghi del potere e della cultura, anche se in quei luoghi venivano offerte loro preziose informazioni su di lui. Si resero conto, invece, che, a volte, il potere, anche quello della conoscenza, sbarra la strada all’incontro con quel Bambino. La stella li guidò allora a Betlemme, una piccola città; li guidò tra i poveri, tra gli umili, per trovare il Re del mondo. I criteri di Dio sono differenti da quelli degli uomini; Dio non si manifesta nella potenza di questo mondo, ma nell’umiltà del suo amore, quell’amore che chiede alla nostra libertà di essere accolto per trasformarci e renderci capaci di arrivare a Colui che è l’Amore. Ma anche per noi le cose non sono poi così diverse da come lo erano per i Magi. Se ci venisse chiesto il nostro parere su come Dio avrebbe dovuto salvare il mondo, forse risponderemmo che avrebbe dovuto manifestare tutto il suo potere per dare al mondo un sistema economico più giusto, in cui ognuno potesse avere tutto ciò che vuole. In realtà, questo sarebbe una sorta di violenza sull’uomo, perché lo priverebbe di elementi fondamentali che lo caratterizzano. Infatti, non sarebbero chiamati in causa né la nostra libertà, né il nostro amore. La potenza di Dio si manifesta in modo del tutto differente: a Betlemme, dove incontriamo l’apparente impotenza del suo amore. Ed è là che noi dobbiamo andare, ed è là che ritroviamo la stella di Dio.

Così ci appare ben chiaro anche un ultimo elemento importante della vicenda dei Magi: il linguaggio del creato ci permette di percorrere un buon tratto di strada verso Dio, ma non ci dona la luce definitiva. Alla fine, per i Magi è stato indispensabile ascoltare la voce delle Sacre Scritture: solo esse potevano indicare loro la via. E’ la Parola di Dio la vera stella, che, nell’incertezza dei discorsi umani, ci offre l’immenso splendore della verità divina. Cari fratelli e sorelle, lasciamoci guidare dalla stella, che è la Parola di Dio, seguiamola nella nostra vita, camminando con la Chiesa, dove la Parola ha piantato la sua tenda. La nostra strada sarà sempre illuminata da una luce che nessun altro segno può darci. E potremo anche noi diventare stelle per gli altri, riflesso di quella luce che Cristo ha fatto risplendere su di noi. Amen.












LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Al termine della Santa Messa celebrata nella Basilica Vaticana in occasione della Solennità dell’Epifania del Signore, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Celebriamo oggi l’Epifania, la manifestazione di Gesù a tutte le genti, rappresentate dai Magi, che giunsero a Betlemme dall’Oriente per rendere omaggio al Re dei Giudei, la cui nascita essi avevano conosciuto dall’apparire di una nuova stella nel cielo (cfr Mt 2,1-12). In effetti, prima dell’arrivo dei Magi, la conoscenza di questo avvenimento era andata poco al di là della cerchia familiare: oltre che a Maria e a Giuseppe, e probabilmente ad altri parenti, esso era noto ai pastori di Betlemme, i quali, udito il gioioso annuncio, erano accorsi a vedere il bambino mentre ancora giaceva nella mangiatoia. La venuta del Messia, l’atteso delle genti predetto dai Profeti, rimaneva così inizialmente nel nascondimento. Finché, appunto, giunsero a Gerusalemme quei misteriosi personaggi, i Magi, a domandare notizie del "re dei Giudei", nato da poco. Ovviamente, trattandosi di un re, si recarono al palazzo reale, dove risiedeva Erode. Ma questi non sapeva nulla di tale nascita e, molto preoccupato, convocò subito i sacerdoti e gli scribi, i quali, sulla base della celebre profezia di Michea (cfr 5,1), affermarono che il Messia doveva nascere a Betlemme. E infatti, ripartiti in quella direzione, i Magi videro di nuovo la stella, che li guidò fino al luogo dove si trovava Gesù. Entrati, si prostrarono e lo adorarono, offrendo doni simbolici: oro, incenso e mirra. Ecco l’epifania, la manifestazione: la venuta e l’adorazione dei Magi è il primo segno della singolare identità del figlio di Dio, che è anche figlio della Vergine Maria. Da allora cominciò a propagarsi la domanda che accompagnerà tutta la vita di Cristo, e che in vari modi attraversa i secoli: chi è questo Gesù?

Cari amici, questa è la domanda che la Chiesa vuole suscitare nel cuore di tutti gli uomini: chi è Gesù? Questa è l’ansia spirituale che spinge la missione della Chiesa: far conoscere Gesù, il suo Vangelo, perché ogni uomo possa scoprire sul suo volto umano il volto di Dio, e venire illuminato dal suo mistero d’amore. L’Epifania preannuncia l’apertura universale della Chiesa, la sua chiamata ad evangelizzare tutte le genti. Ma l’Epifania ci dice anche in che modo la Chiesa realizza questa missione: riflettendo la luce di Cristo e annunciando la sua Parola. I cristiani sono chiamati ad imitare il servizio che fece la stella per i Magi. Dobbiamo risplendere come figli della luce, per attirare tutti alla bellezza del Regno di Dio. E a quanti cercano la verità, dobbiamo offrire la Parola di Dio, che conduce a riconoscere in Gesù "il vero Dio e la vita eterna" (1 Gv 5,20).

Ancora una volta, sentiamo in noi una profonda riconoscenza per Maria, la Madre di Gesù. Ella è l’immagine perfetta della Chiesa che dona al mondo la luce di Cristo: è la Stella dell’evangelizzazione. "Respice Stellam", ci dice san Bernardo: guarda la Stella, tu che vai in cerca della verità e della pace; volgi lo sguardo a Maria, e Lei ti mostrerà Gesù, luce per ogni uomo e per tutti i popoli.



DOPO L’ANGELUS DOPO L’ANGELUS

Rivolgo di cuore il mio saluto e i più fervidi auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che domani celebreranno il Santo Natale. La bontà di Dio, apparsa in Gesù Cristo, Verbo incarnato, rafforzi in tutti la fede, la speranza e la carità, e dia conforto alle comunità che sono nella prova.

Ricordo poi che l’Epifania è la Giornata Missionaria dei Bambini, proposta dalla Pontificia Opera della Santa Infanzia. Tanti bambini e ragazzi, organizzati nelle parrocchie e nelle scuole, formano una rete spirituale e di solidarietà per aiutare i loro coetanei più in difficoltà. È molto bello e importante che i bambini crescano con una mentalità aperta al mondo, con sentimenti di amore e di fraternità, superando l’egocentrismo e il consumismo. Cari bambini e ragazzi, con la vostra preghiera e il vostro impegno voi collaborate alla missione della Chiesa. Vi ringrazio per questo e vi benedico!

Je suis heureux de vous saluer, chers pèlerins de langue française ! En la solennité de l’Épiphanie, nous contemplons le Verbe Incarné comme notre Sauveur et notre Roi. Rendons-lui grâce pour les signes de sa présence et les marques de sa grâce dans nos vies, et marchons allègrement vers la claire vision de sa splendeur éternelle. Que la Vierge Marie, sa Mère, nous y accompagne ! Bonne fête à tous !

I greet all the English-speaking visitors gathered for this Angelus prayer. On this, the Solemnity of the Epiphany, the Church rejoices in the revelation of Jesus Christ as the light of all peoples. May the light of Christ’s glory fill you and your families with joy, strengthen Christians everywhere in their witness to the Gospel, and lead all mankind to the fullness of truth and life which God alone can give. Upon all of you, and in a special way upon the children present, I invoke the Lord’s abundant blessings!

Ganz herzlich heiße ich am heutigen Fest der Erscheinung des Herrn die deutschsprachigen Pilger und Besucher willkommen. Das Evangelium berichtet uns von Sterndeutern aus dem Osten, die sich aufmachen, Jesus, den neugeborenen König, zu suchen, um ihn anzubeten. Obwohl sie dem Herrn großzügige Gaben überbringen, ziehen sie selbst als Reichbeschenkte und voll innerer Freude in ihre Heimat zurück. Christus allein kann die tiefste Sehnsucht unseres Herzens stillen. Machen wir uns auf, ihn immer wieder zu suchen, um so von seiner Gnade und Liebe erfüllt zu werden. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Festtag.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, y en particular a la Iglesia en Nicaragua que hoy conmemora el cincuenta aniversario de "Radio Católica". Les aliento a seguir difundiendo con fidelidad el mensaje del Evangelio. Celebramos hoy la Solemnidad de la Epifania. En la imagen de los Magos de Oriente, la Iglesia contempla a todos los pueblos de la tierra que reconocen a Jesús como Señor de las naciones. Siguiendo el ejemplo de la Virgen María, que acogió con fe a su Hijo, abrid vuestros corazones a la Palabra divina, para que guiados por su luz, salgáis al encuentro de quienes están necesitados de amor y misericordia. Feliz fiesta para todos!

Pozdrawiam serdecznie Polaków. Szczególne pozdrowienie kieruję do uczestników Orszaku Trzech Króli, który przechodzi ulicami Warszawy, Krakowa, Poznania i Gdańska. Idąc za Bożym światłem, wspólnie oddajecie hołd wcielonemu Słowu, które objawiło się narodom. Niech ten Orszak będzie znakiem jedności rodzin i społeczeństw w codziennym poszukiwaniu Chrystusa i w dawaniu współczesnemu światu świadectwa o Jego miłości. Niech Bóg wam błogosławi!

[Saluto cordialmente i Polacchi. Un particolare saluto rivolgo ai partecipanti del Corteo dei Re Magi, che percorre le strade di Varsavia, di Cracovia, di Poznan e di Gdansk. Seguendo la luce divina, insieme rendete omaggio al Verbo incarnato, il quale si è rivelato ai popoli. Sia questo Corteo segno dell’unità delle famiglie e delle società nella quotidiana ricerca di Cristo e nel dare la testimonianza del suo amore al mondo contemporaneo. Dio vi benedica!]

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i giovani dell’Oratorio San Vittore di Verbania e i partecipanti al corteo storico-folcloristico, che quest’anno è animato dalle famiglie di Città di Castello e dell’Alta Valle del Tevere. A tutti auguro una buona festa dell’Epifania.












Benedetto XVI: ogni bambino porta il volto di Gesù
Visita il Policlinico Gemelli di Roma per l'Epifania



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 6 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Ogni bambino porta il volto del Signore Gesù, ha affermato Papa Benedetto XVI questo mercoledì pomeriggio visitando il Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma.

In occasione della solennità dell'Epifania, il Pontefice si è recato nel nosocomio romano venendo accolto dal Cardinale Vicario Agostino Vallini, dal Delegato per l’assistenza religiosa negli Ospedali di Roma, monsignor Armando Brambilla, dal Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il professor Lorenzo Ornaghi, dal Direttore Amministrativo dell’Università, il professor Marco Elefanti, dal Preside della Facoltà, il professor Rocco Bellantone, dal Direttore della Sede di Roma, il dottor Giancarlo Furnari, dall’Assistente Ecclesiastico Generale, monsignor Sergio Lanza, e dal Direttore del Policlinico, il professor Cesare Catananti.

Il Santo Padre è salito fino al 5° piano, al Reparto di Pediatria, dove è stato accolto dal Direttore, il professor Costantino Romagnoli. Dopo aver visitato i locali del Centro per la cura dei bambini con spina bifida, ha salutato i piccoli pazienti ospitati nelle stanze della struttura, passando poi al Reparto di Terapia intensiva per l’assistenza neonatale.

E' quindi salito al 7° piano per una breve visita all’ambulatorio dell’Istituto Scientifico Internazionale “Paolo VI” per la ricerca, la diagnosi e la terapia della sterilità coniugale, venendo accolto dal Direttore, il professor Riccardo Marana.

Il Pontefice è poi sceso nella hall del Policlinico per incontrare i bambini ospiti dei vari reparti del centro pediatrico, con i genitori e il personale medico. Dopo il canto dei piccoli e il saluto di una bambina degente, ha rivolto ai presenti alcune parole, ringraziando innanzitutto i bambini per averlo accolto.

“Voglio dirvi che vi voglio bene e che vi sono vicino con la mia preghiera e il mio affetto, anche per darvi forza nell’affrontare la malattia”, ha detto loro, esprimendo la propria riconoscenza anche ai genitori, ai parenti, ai dirigenti e a tutto il personale del Policlinico, “che con competenza e carità si prendono cura della sofferenza umana”.

“Benedico le persone, l’impegno e questi ambienti in cui si esercita in modo concreto l’amore verso i più piccoli e i più bisognosi”, ha aggiunto.

“Ho voluto venire a trovarvi anche per fare un po’ come i Magi, che celebriamo in questa Festa dell’Epifania”, ha detto il Papa ai bambini.

“Essi portarono a Gesù dei doni - oro, incenso e mirra - per manifestargli adorazione e affetto. Oggi vi ho portato anch’io qualche regalo, proprio perché sentiate, attraverso un piccolo segno, la simpatia, la vicinanza, l’affetto del Papa”.

In questo tempo di Natale, ha sottolineato, il suo desiderio più grande è tuttavia che tutti ricordino “che il più grande regalo l’ha fatto Dio a ciascuno di noi”.

“Guardiamo nella grotta di Betlemme, nel presepe, chi vediamo? Chi incontriamo?”, ha chiesto.

“C’è Maria, c’è Giuseppe, ma soprattutto c’è un bambino, piccolo, bisognoso di attenzione, di cure, di amore: quel bambino è Gesù, quel bambino è Dio stesso che ha voluto venire sulla terra per mostrarci quanto ci vuole bene, è Dio che si è fatto come voi bambino per dirvi che vi è sempre accanto e per dire a ciascuno di noi che ogni bambino porta il suo volto”.

Il Pontefice ha quindi concluso il suo intervento incoraggiando “le diverse iniziative di bene e di volontariato, come pure le istituzioni che qualificano l’impegno al servizio della vita” del Policlinico Gemelli, in particolare l’Istituto Scientifico Internazionale “Paolo VI”, che ha definito “finalizzato a promuovere la procreazione responsabile”.








Il Papa condanna l'attentato di Alessandria, “vile gesto di morte”
Esorta le comunità ecclesiali “a perseverare nella fede”



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 6 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Nel suo intervento durante l'Angelus di domenica scorsa, 2 gennaio, Benedetto XVI si è riferito al gravissimo attentato contro i cristiani copti di Alessandria d'Egitto del 31 dicembre scorso.

Un'autobomba è esplosa davanti alla chiesa dei Santi alla fine della Messa di mezzanotte, provocando 21 morti e vari feriti.

Confessando di aver “appreso con dolore la notizia del grave attentato contro la comunità cristiana copta compiuto ad Alessandria d’Egitto”, il Papa lo ha definito un “vile gesto di morte”, “come quello di mettere bombe ora anche vicino alle case dei cristiani in Iraq per costringerli ad andarsene”.

Questo atto esecrabile “offende Dio e l’umanità intera”, ha dichiarato.

“Davanti a questa strategia di violenze che ha di mira i cristiani, e ha conseguenze su tutta la popolazione, prego per le vittime e i familiari, e incoraggio le comunità ecclesiali a perseverare nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo”, ha aggiunto.

Il Pontefice ha poi rivolto un pensiero anche “ai numerosi operatori pastorali uccisi nel 2010 in varie parti del mondo”, ai quali ha assicurato un “affettuoso ricordo davanti al Signore”.

Sostegno alla famiglia

Nel saluto che ha rivolto ai pellegrini di lingua spagnola dopo la recita della preghiera mariana dell'Angelus, Benedetto XVI si è poi rivolto alle migliaia di famiglie che erano radunate nella Plaza de Colón di Madrid (Spagna) per una grande manifestazione sul tema “La famiglia cristiana, speranza per l'Europa”.

“Vi invito a essere forti nell'amore e a contemplare con umiltà il Mistero del Natale, che continua a parlare al cuore e diventa scuola di vita familiare e fraterna”, ha detto.

“Lo sguardo materno della Vergine Maria, l'amorevole protezione di San Giuseppe e la dolce presenza del Bambino Gesù sono un'immagine nitida di ciò che deve essere ciascuna delle famiglie cristiane, autentici santuari di fedeltà, rispetto e comprensione, in cui inoltre si trasmette la fede, si rafforza la speranza e si stimola la carità”.

In questo contesto, il Pontefice ha invitato tutti “a vivere con rinnovato entusiasmo la vocazione cristiana all'interno della famiglia, come autentici servitori dell'amore che accoglie, accompagna e difende la vita”.

“Fate delle vostre case una vera sorgente di virtù e uno spazio sereno e luminoso di fiducia, in cui, guidati dalla grazia di Dio, si possa saggiamente discernere la chiamata del Signore, che continua a invitare alla sua sequela”, ha esortato.










Il Papa chiede preghiere a gennaio per il rispetto del creato
“Dono prezioso di Dio agli uomini”



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 6 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha chiesto ai cristiani di pregare nel mese di gennaio per il rispetto del creato, “dono prezioso di Dio agli uomini”.

E' la proposta che fa nelle intenzioni di preghiera per il primo mese del 2011, contenute nella lettera pontificia che ha affidato all'Apostolato della Preghiera, iniziativa seguita da circa 50 milioni di persone nei 5 continenti.

Il Vescovo di Roma presenta due intenzioni, una generale e l'altra missionaria.

L'intenzione generale dell'Apostolato della Preghiera del Papa per il mese di gennaio dice: “Perché le ricchezze del creato siano preservate, valorizzate e rese disponibili a tutti, come dono prezioso di Dio agli uomini”.

L'intenzione missionaria recita invece: “Perché i cristiani possano raggiungere la piena unità, testimoniando a tutto il genere umano la paternità universale di Dio”.

07/01/2011 00:51
 
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Auguri del Papa alle Chiese orientali che si preparano al Natale
Verrà celebrato il 7 gennaio in base al calendario giuliano



ROMA, giovedì, 6 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Questo giovedì, Benedetto XVI ha rivolto i propri auguri ai cristiani delle Chiese orientali, per la maggior parte ortodossi, che si accingono a celebrare il Natale il 7 gennaio.

“Rivolgo di cuore il mio saluto e i più fervidi auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che domani celebreranno il Santo Natale”, ha detto il Santo Padre.

“La bontà di Dio, apparsa in Gesù Cristo, Verbo incarnato, rafforzi in tutti la fede, la speranza e la carità, e dia conforto alle comunità che sono nella prova”, ha quindi concluso.

La Chiesa cattolica segue il calendario gregoriano (riformato da Gregorio XIII nel 1582), mentre la Chiesa ortodossa – ad eccezione delle comunità presenti in Finlandia – quello giuliano (stabilito da Giulio Cesare nel 46 a.C.).









Il Papa incoraggia i bambini a superare egocentrismo e consumismo
In occasione della Giornata Missionaria dei Bambini



ROMA, giovedì, 6 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Questo giovedì al termine della Messa celebrata nella Basilica di San Pietro per l'Epifania, Benedetto XVI ha ricordato l'odierna Giornata Missionaria dei Ragazzi che quest'anno ha per tema: “Entra! C’è posto per tutti”.

“Tanti bambini e ragazzi, organizzati nelle parrocchie e nelle scuole, formano una rete spirituale e di solidarietà per aiutare i loro coetanei più in difficoltà”, ha osservato il Papa.

“È molto bello e importante – ha aggiunto – che i bambini crescano con una mentalità aperta al mondo, con sentimenti di amore e di fraternità, superando l’egocentrismo e il consumismo”.

“Cari bambini e ragazzi, con la vostra preghiera e il vostro impegno voi collaborate alla missione della Chiesa. Vi ringrazio per questo e vi benedico!”, ha poi concluso.

Nella Giornata Missionaria dei Bambini, istituita da Papa Pio XII nel 1950, vengono organizzate migliaia di iniziative di solidarietà sostenute dalla Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria.

L’Infanzia Missionaria o Santa Infanzia è stata istituita dal Vescovo di Nancy, monsignor Charles de Forbin Janson, il 9 maggio 1843 a Parigi e dipende dalla Congregazione vaticana per l'Evangelizzazione dei Popoli. E' composta da milioni di “piccoli missionari” fino ai 14 anni distribuiti in parrocchie, scuole e movimenti dei cinque continenti.




















Il Papa: la Parola di Dio, “vera stella” che illumina la nostra vita
Omelia nella solennità dell'Epifania del Signore



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 6 gennaio 2011 (ZENIT.org).- La Parola di Dio è la vera stella che guida le nostre esistenze e alla quale dobbiamo affidarci, ha affermato Benedetto XVI questo giovedì, solennità dell'Epifania del Signore, nella Messa che ha presieduto nella Basilica vaticana.

Nell'omelia della celebrazione, il Pontefice ha ricordato l'esperienza dei Magi, che seguirono la stella fino ad arrivare al Bambino Gesù nell'umile grotta di Betlemme. “Erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo, ma non per cercare di 'leggere' negli astri il futuro, eventualmente per ricavarne un guadagno – ha osservato –; erano piuttosto uomini 'in ricerca' di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita”.

“Erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la 'firma' di Dio, una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare”.

Da uomini saggi, sapevano anche “che non è con un telescopio qualsiasi, ma con gli occhi profondi della ragione alla ricerca del senso ultimo della realtà e con il desiderio di Dio mosso dalla fede che è possibile incontrarlo, anzi si rende possibile che Dio si avvicini a noi”.

Il linguaggio del creato, infatti, “ci permette di percorrere un buon tratto di strada verso Dio, ma non ci dona la luce definitiva”. “Alla fine, per i Magi è stato indispensabile ascoltare la voce delle Sacre Scritture: solo esse potevano indicare loro la via”.

“E’ la Parola di Dio la vera stella, che, nell’incertezza dei discorsi umani, ci offre l’immenso splendore della verità divina”, ha dichiarato Benedetto XVI.

“Lasciamoci guidare dalla stella, che è la Parola di Dio, seguiamola nella nostra vita, camminando con la Chiesa, dove la Parola ha piantato la sua tenda – ha esortato –. La nostra strada sarà sempre illuminata da una luce che nessun altro segno può darci. E potremo anche noi diventare stelle per gli altri, riflesso di quella luce che Cristo ha fatto risplendere su di noi”.

Il Papa ha poi invitato a chiedersi se, come gli esperti che sanno tutto sulla Scrittura e “amano essere guide per gli altri, indicano la strada, ma non camminano, rimangono immobili”, “non c’è anche in noi la tentazione di ritenere le Sacre Scritture, questo tesoro ricchissimo e vitale per la fede della Chiesa, più come un oggetto per lo studio e la discussione degli specialisti, che come il Libro che ci indica la via per giungere alla vita”.

Per combattere questa eventualità, ha suggerito di far “nascere sempre di nuovo in noi la disposizione profonda a vedere la parola della Bibbia, letta nella Tradizione viva della Chiesa, come la verità che ci dice che cosa è l’uomo e come può realizzarsi pienamente, la verità che è la via da percorrere quotidianamente, insieme agli altri, se vogliamo costruire la nostra esistenza sulla roccia e non sulla sabbia”.

Dio: alleato, non rivale

Il Papa ha poi ricordato la figura del re Erode, “interessato al bambino di cui parlavano i Magi” ma non allo scopo di adorarlo, “come vuole far intendere mentendo, ma per sopprimerlo”.

“Dio gli sembra un rivale, anzi, un rivale particolarmente pericoloso, che vorrebbe privare gli uomini del loro spazio vitale, della loro autonomia, del loro potere; un rivale che indica la strada da percorrere nella vita e impedisce, così, di fare tutto ciò che si vuole”.

“Il suo unico pensiero è il trono”, e allora “Dio stesso deve essere offuscato e le persone devono ridursi ad essere semplici pedine da muovere nella grande scacchiera del potere”.

Il Papa ha quindi esortato tutti a chiedersi se “forse c’è qualcosa di Erode anche in noi”, se “anche noi, a volte, vediamo Dio come una sorta di rivale” e “siamo ciechi davanti ai suoi segni, sordi alle sue parole, perché pensiamo che ponga limiti alla nostra vita e non ci permetta di disporre dell’esistenza a nostro piacimento”.

Quando si vede Dio in questo modo, ha constatato, “finiamo per sentirci insoddisfatti e scontenti, perché non ci lasciamo guidare da Colui che sta a fondamento di tutte le cose”.

Per questo, “dobbiamo togliere dalla nostra mente e dal nostro cuore l’idea della rivalità, l’idea che dare spazio a Dio sia un limite per noi stessi”.

“Dobbiamo aprirci alla certezza che Dio è l’amore onnipotente che non toglie nulla, non minaccia, anzi, è l’Unico capace di offrirci la possibilità di vivere in pienezza, di provare la vera gioia”, ha commentato.

Chi è Gesù?

Nel suo intervento durante l'Angelus seguito alla Messa, il Pontefice ha poi ricordato che la venuta e l’adorazione dei Magi sono “il primo segno della singolare identità del figlio di Dio, che è anche figlio della Vergine Maria”.

“Da allora cominciò a propagarsi la domanda che accompagnerà tutta la vita di Cristo, e che in vari modi attraversa i secoli: chi è questo Gesù?”, ha aggiunto, sottolineando che “è la domanda che la Chiesa vuole suscitare nel cuore di tutti gli uomini”.

“Questa è l’ansia spirituale che spinge la missione della Chiesa: far conoscere Gesù, il suo Vangelo, perché ogni uomo possa scoprire sul suo volto umano il volto di Dio, e venire illuminato dal suo mistero d’amore”.

L’Epifania “preannuncia l’apertura universale della Chiesa, la sua chiamata ad evangelizzare tutte le genti”, e dice anche “in che modo la Chiesa realizza questa missione: riflettendo la luce di Cristo e annunciando la sua Parola”.

“I cristiani sono chiamati ad imitare il servizio che fece la stella per i Magi – ha ricordato il Papa –. Dobbiamo risplendere come figli della luce, per attirare tutti alla bellezza del Regno di Dio. E a quanti cercano la verità, dobbiamo offrire la Parola di Dio, che conduce a riconoscere in Gesù il vero Dio e la vita eterna”.

07/01/2011 15:20
 
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RINUNCIA DEL VESCOVO DI SAN MARCO ARGENTANO-SCALEA (ITALIA) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di San Marco Argentano-Scalea (Italia), presentata da S.E. Mons. Domenico Crusco, in conformità al can. 401 §1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Vescovo di San Marco Argentano-Scalea (Italia) il Rev.do Mons. Leonardo Bonanno, del clero dell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, Vicario Generale e Moderatore della Curia della medesima arcidiocesi, Giudice del Tribunale Ecclesiastico Regionale.

Rev.do Mons. Leonardo Bonanno
Il Rev.do Mons. Leonardo Bonanno è nato a San Giovanni in Fiore, provincia ed arcidiocesi di Cosenza, il 18 ottobre 1947. Ha frequentato la scuola media ed il ginnasio al Seminario Arcivescovile di Cosenza. Si è laureato in Filosofia all’Università Statale della Calabria (1977) e, sempre nella stessa Università Statale, ha ottenuto l’abilitazione in scienze Umane e Storia (1984). Ha conseguito il Dottorato in Diritto Canonico alla Pontificia Università Lateranense (1996).
È stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1971 per l’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti Uffici e Ministeri: Vice-Rettore del Seminario, aiuto nella Segreteria Arcivescovile e Cappellano del Ricovero "Umberto I" di Cosenza dal 1971 al 1973; Vicario Cooperatore nella Parrocchia del Sacro Cuore in Cosenza dal 1973 al 1974; Assistente diocesano della FUCI dal 1975 al 1978; Parroco Moderatore della Parrocchia di S. Barbara in Rovito dal 1974 al 1989; Vicario Economo della Parrocchia di San Nicola in Zumpano dal 1981 al 1982; Segretario del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori dal 1983 al 1988 (è stato rieletto anche nel 1990-1994 e 1999-2004). È stato Consigliere d’Amministrazione nell’Istituto "Papa Giovanni XXIII" dal 1984 al 1989; Difensore del Vincolo nel Tribunale Ecclesiastico Calabro dal 1985 al 1989; Vice Presidente dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero dal 1985 al 1992; Parroco in S. Aniello a Cosenza e Vicario Giudiziale dal 1989 al 2002; Vicario Episcopale per il Clero dal 2002 al 2004; Rettore del Seminario Teologico Redemptoris Custos dal 2002 al 2006; Pro-Vicario Generale e Moderatore della Curia Metropolitana dal 2005 al 2006.
Dal 1992 è Giudice del Tribunale Ecclesiastico Calabro; dal 1993 Assistente Spirituale dell’Opera Catechisti di Cristo Re; dal 1998 Consultore diocesano e membro del Consiglio Presbiterale; dal 1999 Presidente dell’Istituto di Cultura "Brutium"; dal 2001 Cappellano di Sua Santità; dal 2003 Canonico del Capitolo Cattedrale Metropolitano; dal 2006 Membro del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori, Vicario Generale e Moderatore della Curia Metropolitana; dal 2007 Amministratore della Parrocchia in Cellara e ad Aprigliano e dal 2008 Consulente Ecclesiastico UCID per la Sezione Cosentina.
È autore di alcune pubblicazioni concernenti il Movimento Cattolico in Calabria e il Diritto Canonico.



NOMINA DEL VESCOVO DI NETZAHUALCÓYOTL (MESSICO)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Netzahualcóyotl (Messico) S.E. Mons. Héctor Luis Morales Sánchez, finora Vescovo Prelato di Huautla.

S.E. Mons. Héctor Luis Morales Sánchez
S.E. Mons. Morales Sánchez è nato a Tamuín, nello Stato di San Luis Potosí, il 12 settembre 1954. Ha compiuto la scuola media e gli studi superiori nel Seminario di Ciudad Valles, mentre per la preparazione teologica è stato alunno del Seminario di San Luis Potosí.
È stato ordinato sacerdote il 17 gennaio 1979, incardinandosi nella diocesi di Ciudad Valles.
Ha svolto l’incarico di Rettore del Seminario di Ciudad Valles, Cancelliere della Curia, di Vicario per la Pastorale e per l’attuazione del Piano pastorale diocesano, di Parroco della parrocchia della Madonna del Carmine e di Vicario di Ciudad Valles.
Il 15 ottobre 2005 il Santo Padre Giovanni Paolo II lo ha nominato Vescovo Prelato di Huautla ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 17 gennaio 2006.
In seno alla Conferenza Episcopale Messicana è attualmente responsabile della Dimensione Pastorale per l’adolescenza e la gioventù.


08/01/2011 15:30
 
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LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza:

l’Em.mo Card. William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

l’Em.mo Card. Marc Ouellet, P.S.S., Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

l’Em.mo Card. Cláudio Hummes, Prefetto emerito della Congregazione per il Clero.













RINUNCE E NOMINE


NOMINA DI NUNZI APOSTOLICI

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Arcivescovo tit. di Sutri il Rev.do Mons. Antonio Guido Filipazzi, Consigliere di Nunziatura, affidandogli allo stesso tempo l'ufficio di Nunzio Apostolico.

Rev.do Mons. Antonio Guido Filipazzi

Il Rev.do Mons. Antonio Guido Filipazzi è nato a Melzo (Milano) l'8 ottobre 1963.
È stato ordinato sacerdote il 10 ottobre 1987, incardinandosi a Ventimiglia.
È Laureato in Diritto Canonico.
Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1992, ha prestato successivamente la propria opera nelle Rappresentanze Pontificie in Sri Lanka, Austria, Germania e presso la Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato.
Conosce le seguenti lingue: inglese, tedesco, francese e spagnolo.


Il Papa ha nominato Arcivescovo tit. di Telepte il Rev.do Mons. Edgar Peña Parra, Consigliere di Nunziatura, affidandogli allo stesso tempo l'ufficio di Nunzio Apostolico.

Rev.do Mons. Edgar Peña Parra
Il Rev.do Mons. Edgar Peña Parra è nato a Maracaibo (Venezuela) il 6 marzo 1960.
È stato ordinato sacerdote il 23 agosto 1985, incardinandosi a Maracaibo.
È Laureato in Diritto Canonico.
Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° aprile 1993, ha prestato successivamente la propria opera nelle Rappresentanze Pontificie in Kenya, Jugoslavia, presso l'Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, nelle Nunziature Apostoliche in Sud Africa, Honduras e Messico.
Conosce le seguenti lingue: italiano, inglese, francese e russo.

09/01/2011 15:28
 
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RINUNCE E NOMINE

NOMINA DEL VESCOVO DI DODOMA (TANZANIA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo della Diocesi di Dodoma (Tanzania) il Rev. do Gervas John Mwasikwabhila Nyaisonga, del clero di Mbeya, Professore Assistente presso la St. Augustine’s University of Tanzania (SAUT).

Rev. do Gervas John Mwasikwabhila Nyaisonga
Il Rev.do Gervas John Mwasikwabhila Nyaisonga è nato il 3 novembre 1966 nel Distretto di Bunda, regione di Musoma. Dal 1976 al 1982 ha compiuto gli studi nella Mwenge Primary School in Vwawa. L’anno successivo (1983) è entrato nel Seminario Minore St. Joseph’s di Kaengesa, Diocesi di Sumbawanga, per le prime classi della preparazione superiore, che, dopo il 1986, ha proseguito nella Sangu Secondary School di Mbeya. Nel 1989 è entrato nel Seminario Maggiore Filosofico di Kibosho, e nel 1991 ha continuato gli studi teologici nel St. Charles Lwanga Major Seminary di Dar-es-Salaam. Ordinato sacerdote l’11 luglio 1996, è stato incardinato nella Diocesi di Mbeya.
Dopo l’Ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1996-1998: Vicario parrocchiale a Itumba, Direttore Diocesano degli Scout e, allo stesso tempo, insegnante al Mbalizi Junior Seminary, ove ha svolto anche l’incarico di Direttore Spirituale; 1998-2001:Corsi universitari in Scienze dell’Educazione presso l’Università di Dar-es-Salaam (SAUT), dove ha conseguito il B.A. In questo periodo, è stato nominato Responsabile Regionale degli Scout della regione di Mbeya; 2001-2006: Insegnante alla Pandahill Secondary School e Direttore del medesimo Istituto; 2006-2009: Corsi di studio post-graduate presso la Facoltà di Arts and Social Sciences dell’Università di Dar-es-Salaam, ove ha conseguito il M.A.; Dal 2009: Assistant Lecturer presso la St. Augustine’s University of Tanzania (SAUT).









SANTA MESSA NELLA CAPPELLA SISTINA E AMMINISTRAZIONE DEL SACRAMENTO DEL BATTESIMO DEI BAMBINI

Alle ore 10 di oggi - Festa del Battesimo del Signore - il Santo Padre Benedetto XVI presiede nella Cappella Sistina la Santa Messa nel corso della quale amministra il Sacramento del Battesimo a 21 neonati. I battezzandi - 13 bambini e 8 bambine - sono tutti figli di dipendenti vaticani o della Santa Sede; il più grande ha quattro mesi e la più piccola quattro settimane di vita.
Nel corso del sacro rito, dopo la lettura del Vangelo, il Papa pronuncia la seguente omelia:


OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

sono lieto di darvi un cordiale benvenuto, in particolare a voi, genitori, padrini e madrine dei 21 neonati ai quali, tra poco, avrò la gioia di amministrare il Sacramento del Battesimo. Come è ormai tradizione, tale rito avviene anche quest’anno nella santa Eucaristia con cui celebriamo il Battesimo del Signore. Si tratta della Festa che, nella prima domenica dopo la solennità dell’Epifania, chiude il tempo natalizio con la manifestazione del Signore al Giordano.

Secondo il racconto dell’evangelista Matteo (3,13-17), Gesù venne dalla Galilea al fiume Giordano, per farsi battezzare da Giovanni; infatti, da tutta la Palestina accorrevano per ascoltare la predicazione di questo grande profeta, l’annuncio dell’avvento del Regno di Dio, e per ricevere il battesimo, cioè per sottoporsi a quel segno di penitenza che richiamava alla conversione dal peccato. Pur chiamandosi battesimo, esso non aveva il valore sacramentale del rito che celebriamo oggi; come ben sapete, è infatti con la sua morte e risurrezione che Gesù istituisce i Sacramenti e fa nascere la Chiesa. Quello amministrato da Giovanni, era un atto penitenziale, un gesto che invitava all’umiltà di fronte a Dio, invitava ad un nuovo inizio: immergendosi nell’acqua, il penitente riconosceva di avere peccato, implorava da Dio la purificazione dalle proprie colpe ed era inviato a cambiare i comportamenti sbagliati, quasi morendo nell’acqua e risorgendo a una nuova vita.

Per questo, quando il Battista vede Gesù che, in fila con i peccatori, viene a farsi battezzare, rimane sbalordito; riconoscendo in Lui il Messia, il Santo di Dio, Colui che è senza peccato, Giovanni manifesta il suo sconcerto: egli stesso, il battezzatore avrebbe voluto farsi battezzare da Gesù. Ma Gesù lo esorta a non opporre resistenza, ad accettare di compiere questo atto, per operare ciò che è conveniente ad «adempiere ogni giustizia». Con questa espressione, Gesù manifesta di essere venuto nel mondo per fare la volontà di Colui che lo ha mandato, per compiere tutto ciò che il Padre gli chiede; è per obbedire al Padre che Egli ha accettato di farsi uomo. Questo gesto rivela anzitutto chi è Gesù: è il Figlio di Dio, vero Dio come il Padre; è Colui che "si è abbassato" per farsi uno di noi, Colui che si è fatto uomo e ha accettato di umiliarsi fino alla morte di croce (cfr Fil 2,7). Il battesimo di Gesù, di cui oggi facciamo memoria, si colloca in questa logica dell’umiltà e della solidarietà: è il gesto di Colui che vuole farsi in tutto uno di noi e si mette realmente in fila con i peccatori; Lui, che è senza peccato, si lascia trattare come peccatore (cfr 2Cor 5,21), per portare sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità, anche della nostra colpa. È il "servo di Dio" di cui ci ha parlato il profeta Isaia nella prima lettura (cfr 42,1). La sua umiltà è dettata dal voler stabilire una comunione piena con l’umanità, dal desiderio di realizzare una vera solidarietà con l’uomo e con la sua condizione. Il gesto di Gesù anticipa la Croce, l’accettazione della morte per i peccati dell’uomo. Questo atto di abbassamento, con cui Gesù vuole uniformarsi totalmente al disegno d’amore del Padre e conformarsi con noi, manifesta la piena sintonia di volontà e di intenti che vi è tra le persone della Santissima Trinità. Per tale atto d’amore, lo Spirito di Dio si manifesta e viene come una colomba sopra di Lui, e in quel momento l’amore che unisce Gesù al Padre viene testimoniato a quanti assistono al battesimo da una voce dall’alto che tutti odono. Il Padre manifesta apertamente agli uomini, a noi, la comunione profonda che lo lega al Figlio: la voce che risuona dall’alto attesta che Gesù è obbediente in tutto al Padre e che questa obbedienza è espressione dell’amore che li unisce tra di loro. Perciò, il Padre ripone il suo compiacimento in Gesù, perché riconosce nell’agire del Figlio il desiderio di seguire in tutto alla sua volontà: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (Mt 3,17). E questa parola del Padre allude anche, in anticipo, alla vittoria della risurrezione e ci dice come dobbiamo vivere per stare nel compiacimento del Padre, comportandoci come Gesù.

Cari genitori, il Battesimo che voi oggi chiedete per i vostri bambini, li inserisce in questo scambio d’amore reciproco che vi è in Dio tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; per questo gesto che sto per compiere, si riversa su di loro l’amore di Dio, inondandoli dei suoi doni. Attraverso il lavacro dell’acqua, i vostri figli vengono inseriti nella vita stessa di Gesù, che è morto sulla croce per liberarci dal peccato e risorgendo ha vinto la morte. Perciò, immersi spiritualmente nella sua morte e resurrezione, essi vengono liberati dal peccato originale ed in loro ha inizio la vita della grazia, che è la vita stessa di Gesù Risorto. «Egli - afferma San Paolo - ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone» (Tt 2,14).

Cari amici, donandoci la fede, il Signore ci ha dato ciò che vi è di più prezioso nella vita, e cioè il motivo più vero e più bello per cui vivere: è per grazia che abbiamo creduto in Dio, che abbiamo conosciuto il suo amore, con cui vuole salvarci e liberarci dal male. La fede è il grande dono con il quale ci dà anche la vita eterna, la vera vita. Ora voi, cari genitori, padrini e madrine, chiedete alla Chiesa di accogliere nel suo seno questi bambini, di dare loro il Battesimo; e questa richiesta la fate in ragione del dono della fede che voi stessi avete, a vostra volta, ricevuto. Con il profeta Isaia, ogni cristiano può ripetere: "il Signore mi ha plasmato suo servo fin dal seno materno" (cfr 49,5); così, cari genitori, i vostri figli sono un dono prezioso del Signore, il quale ha riservato per sé il loro cuore, per poterlo ricolmare del suo amore. Attraverso il sacramento del Battesimo, oggi li consacra e li chiama a seguire Gesù, attraverso la realizzazione della loro vocazione personale secondo quel particolare disegno d’amore che il Padre ha in mente per ciascuno di essi; meta di questo pellegrinaggio terreno sarà la piena comunione con Lui nella felicità eterna.

Ricevendo il Battesimo, questi bambini ottengono in dono un sigillo spirituale indelebile, il "carattere", che segna interiormente per sempre la loro appartenenza al Signore e li rende membra vive del suo corpo mistico, che è la Chiesa. Mentre entrano a far parte del Popolo di Dio, per questi bambini, inizia oggi un cammino che dovrebbe essere un cammino di santità e di conformazione a Gesù, una realtà che è posta in loro come il seme di un albero splendido, che deve essere fatto crescere. Perciò, comprendendo la grandezza di questo dono, fin dai primi secoli si ha avuto la premura di dare il Battesimo ai bambini appena nati. Certamente, ci sarà poi bisogno di un’adesione libera e consapevole a questa vita di fede e d’amore, ed è per questo che è necessario che, dopo il Battesimo, essi vengano educati nella fede, istruiti secondo la sapienza della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa, così che cresca in loro questo germe della fede che oggi ricevono e possano raggiungere la piena maturità cristiana. La Chiesa, che li accoglie tra i suoi figli, deve farsi carico, assieme ai genitori e ai padrini, di accompagnarli in questo cammino di crescita. La collaborazione tra comunità cristiana e famiglia è quanto mai necessaria nell’attuale contesto sociale, in cui l’istituto familiare è minacciato da più parti e si trova a far fronte a non poche difficoltà nella sua missione di educare alla fede. Il venir meno di stabili riferimenti culturali e la rapida trasformazione a cui è continuamente sottoposta la società, rendono davvero arduo l’impegno educativo. Perciò, è necessario che le parrocchie si adoperino sempre più nel sostenere le famiglie, piccole Chiese domestiche, nel loro compito di trasmissione della fede.

Carissimi genitori, ringrazio con voi il Signore per il dono del Battesimo di questi vostri figlioli; nell’elevare la nostra preghiera per loro, invochiamo abbondante il dono dello Spirito Santo, che oggi li consacra ad immagine di Cristo sacerdote, re e profeta. Affidandoli alla materna intercessione di Maria Santissima, chiediamo per loro vita e salute, perché possano crescere e maturare nella fede, e portare, con la loro vita, frutti di santità e d’amore. Amen!













LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS



Conclusa la Santa Messa con l’amministrazione del Battesimo ad un gruppo di bambini nella Cappella Sistina, il Santo Padre a mezzogiorno si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Oggi la Chiesa celebra il Battesimo del Signore, festa che conclude il tempo liturgico del Natale. Questo mistero della vita di Cristo mostra visibilmente che la sua venuta nella carne è l’atto sublime di amore delle Tre Persone divine. Possiamo dire che da questo solenne avvenimento l’azione creatrice, redentrice e santificatrice della Santissima Trinità sarà sempre più manifesta nella missione pubblica di Gesù, nel suo insegnamento, nei miracoli, nella sua passione, morte e risurrezione. Leggiamo, infatti, nel Vangelo secondo san Matteo che «appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: "Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento"» (3,16-17). Lo Spirito Santo "dimora" sul Figlio e ne testimonia la divinità, mentre la voce del Padre, proveniente dai cieli, esprime la comunione d’amore. «La conclusione della scena del battesimo ci dice che Gesù ha ricevuto questa "unzione" autentica, che Egli è l’Unto [il Cristo] atteso» (Gesù di Nazaret, Milano 2007, 47-48), a conferma della profezia di Isaia: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio» (Is 42,1). È davvero il Messia, il Figlio dell’Altissimo che, uscendo dalle acque del Giordano, stabilisce la rigenerazione nello Spirito e apre, a quanti lo vogliono, la possibilità di divenire figli di Dio. Non a caso, infatti, ogni battezzato acquista il carattere di figlio a partire dal nome cristiano, segno inconfondibile che lo Spirito Santo fa nascere «di nuovo» l’uomo dal grembo della Chiesa. Il beato Antonio Rosmini afferma che «il battezzato subisce una segreta ma potentissima operazione, per la quale egli viene sollevato all’ordine soprannaturale, vien posto in comunicazione con Dio» (Del principio supremo della metodica…, Torino 1857, n. 331). Tutto questo si è nuovamente avverato questa mattina, durante la celebrazione eucaristica nella Cappella Sistina, dove ho conferito il sacramento del Battesimo a 21 neonati.

Cari amici, il Battesimo è l’inizio della vita spirituale, che trova la sua pienezza per mezzo della Chiesa. Nell’ora propizia del Sacramento, mentre la Comunità ecclesiale prega e affida a Dio un nuovo figlio, i genitori e i padrini s’impegnano ad accogliere il neo-battezzato sostenendolo nella formazione e nell’educazione cristiana. E’ questa una grande responsabilità, che deriva da un grande dono! Perciò, desidero incoraggiare tutti i fedeli a riscoprire la bellezza di essere battezzati e appartenere alla grande famiglia di Dio, e a dare gioiosa testimonianza della propria fede, affinché essa generi frutti di bene e di concordia.

Lo chiediamo per intercessione della Beata Vergine Maria, Aiuto dei cristiani, alla quale affidiamo i genitori che si stanno preparando al Battesimo dei loro bambini, come pure i catechisti. Tutta la comunità partecipi alla gioia della rinascita dall’acqua e dallo Spirito Santo!



DOPO L’ANGELUS

Nel contesto della preghiera mariana, desidero riservare un particolare ricordo alla popolazione di Haiti, ad un anno dal terribile terremoto, a cui purtroppo ha fatto seguito anche una grave epidemia di colera. Il Cardinale Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, si reca oggi nell’Isola caraibica, per esprimere la mia costante vicinanza e quella di tutta la Chiesa.

Saluto il gruppo di Parlamentari italiani, qui presenti, e li ringrazio per il loro impegno, condiviso con altri colleghi, in favore della libertà religiosa. Con loro saluto anche i fedeli copti qui presenti a cui rinnovo la mia vicinanza.

Je vous salue cordialement, chers pèlerins francophones ! Le Baptême du Seigneur que nous célébrons aujourd’hui clôt le cycle de Noël et nous introduit dans le temps ordinaire. Nous revivons notre propre naissance en Jésus-Christ qui fait de nous ses frères, et nous comble de l’amour de son Père. Ouvrons nos cœurs au souffle de l’Esprit Saint pour rester fidèles à notre vocation de fils de Dieu. Que la Vierge Marie intercède pour nous ! Bon dimanche à tous !

I am pleased to welcome all the visitors and pilgrims present for this Angelus prayer. Today the Church celebrates the Baptism of the Lord and contemplates once more the revelation of God who is close to humanity, who visits his people in the person of Jesus Christ, in order to set them free from the tyranny of sin and death. May we open the doors of our hearts to Christ and welcome him into the world of today. God’s abundant blessings be upon all of you!

Ein herzliches „Grüß Gott" sage ich den Pilgern und Besuchern aus den Ländern deutscher Sprache. Die Kirche feiert heute das Fest der Taufe Jesu. Am Jordan offenbart der Vater seinen geliebten Sohn, der Mensch geworden ist, um durch sein Leiden und Auferstehen die Welt zu erlösen. Durch das Sakrament der Taufe haben wir Teil an der Erlösung und werden zu Kindern Gottes. So gehören wir zu Christi geheimnisvollem Leib, der Kirche, und tragen seine Gnade und sein Leben in uns. Danken wir dem Herrn voll Freude für dieses Geschenk und bekennen wir Christus als den Bruder und Erlöser der Menschen. Gott segne euch alle!

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española. En este domingo, que sigue a la Fiesta de la Epifanía, celebramos el Bautismo del Señor, concluyendo así el tiempo litúrgico de la Navidad. El Padre manifiesta en el Jordán a Jesús, como su Hijo amado, ungido por el Espíritu, revelando también así el misterio del nuevo bautismo por el que llegamos a ser en verdad hijos suyos. Que la intercesión de la Santísima Virgen María os ayude a ser imagen de aquel que hemos conocido semejante a nosotros en la carne y renueve en todos la vocación a la santidad a la que se está llamado por el bautismo. Feliz domingo.

Pozdrawiam serdecznie wszystkich Polaków. Liturgia Niedzieli Chrztu Pańskiego wiedzie nas nad Jordan, gdzie Jezus, Syn Boży przyjmuje chrzest pokuty. W ten sposób okazuje swoją solidarność z ludźmi potrzebującymi nawrócenia. Przez sakrament Chrztu wyzwala nas z grzechów, czyni każdego nowym, Bożym człowiekiem. Prośmy Go o wierność przyrzeczeniom chrzcielnym i odważne wyznawanie wiary. Niech Bóg wam błogosławi.

[Saluto cordialmente tutti i Polacchi. La liturgia della Domenica del Battesimo del Signore ci conduce sulle rive del Giordano dove Gesù, Figlio di Dio, riceve il battesimo di penitenza. In questo modo manifesta la sua solidarietà con ogni uomo bisognoso di conversione. Gesù, attraverso il sacramento del Battesimo, ci rende liberi dai peccati, ci fa uomini nuovi, uomini di Dio. Chiediamogli di essere fedeli agli impegni assunti nel nostro Battesimo e di professare coraggiosamente la nostra fede. Dio vi benedica.]

Saluto i pellegrini di lingua italiana, in particolare il Coro della città di Ala, presso Trento, con una rappresentanza della comunità parrocchiale e civile. A tutti auguro una buona domenica.

10/01/2011 00:24
 
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Benedetto XVI: difficoltà per le famiglie nell’educare alla fede
In occasione della Festa del Battesimo del Signore battezza 21 neonati



ROMA, domenica, 9 gennaio 2011 (ZENIT.org).- La famiglia è minacciata da più parti e incontra molte difficoltà nell’educare alla fede. Lo ha detto Benedetto XVI nell’omelia della Messa, presieduta questa domenica nella Cappella Sistina, in occasione della Festa del Battesimo del Signore, durante la quale ha battezzato 21 neonati, figli di dipendenti vaticani, 13 bimbi e 8 bimbe.

Il Battesimo di Gesù al fiume Giordano da parte di Giovanni, celebrato dalla liturgia odierna a conclusione del periodo liturgico del Natale, si colloca in una “logica dell’umiltà e della solidarietà”, ha detto il Santo Padre.

E' infatti, ha aggiunto, “il gesto di Colui che vuole farsi in tutto uno di noi e si mette realmente in fila con i peccatori; Lui, che è senza peccato, si lascia trattare come peccatore, per portare sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità”.

“Il gesto di Gesù - ha continuato il Santo Padre - anticipa la Croce, l’accettazione della morte per i peccati dell’uomo”, rivelando “la piena sintonia di volontà e di intenti che vi è tra le persone della Santissima Trinità”.

“Cari genitori – ha poi detto –, il Battesimo che voi oggi chiedete per i vostri bambini, li inserisce in questo scambio d’amore reciproco che vi è in Dio tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; per questo gesto che sto per compiere, si riversa su di loro l’amore di Dio, inondandoli dei suoi doni”.

Più tardi, durante il rito del Battesimo, il Papa ha attinto dal fonte in bronzo dello scultore Toffetti l’acqua poi versata sulla testa dei piccoli con una conchiglia dorata, che rimanda al pellegrinaggio della vita terrena.

“Cari amici – ha sottolineato il Santo Padre –, donandoci la fede, il Signore ci ha dato ciò che vi è di più prezioso nella vita, e cioè il motivo più vero e più bello per cui vivere”.

“Ora voi, cari genitori, padrini e madrine, chiedete alla Chiesa di accogliere nel suo seno questi bambini, di dare loro il Battesimo; e questa richiesta la fate in ragione del dono della fede che voi stessi avete, a vostra volta, ricevuto”.

“I vostri figli – ha continuato – sono un dono prezioso del Signore, il quale ha riservato per sé il loro cuore, per poterlo ricolmare del suo amore”.

Questi bambini, ha proseguito il Papa, iniziano oggi “un cammino che dovrebbe essere di santità e di conformazione a Gesù, una realtà che è posta in loro come il seme di uno splendido albero, che deve essere fatto crescere”.

Per questo “la Chiesa, che li accoglie tra i suoi figli, deve farsi carico, assieme ai genitori e ai padrini, di accompagnarli in questo cammino di crescita”.

Una collaborazione quella tra comunità cristiana e famiglia, ha sottolineato il Papa, “quanto mai necessaria nell’attuale contesto sociale, in cui l’istituto familiare è minacciato da più parti e si trova a far fronte a non poche difficoltà nella sua missione di educare alla fede”.

Inoltre, “il venir meno di stabili riferimenti culturali e la rapida trasformazione a cui è continuamente sottoposta la società, rendono davvero arduo l’impegno educativo. Perciò, è necessario che le parrocchie si adoperino sempre più nel sostenere le famiglie, piccole Chiese domestiche, nel loro compito di trasmissione della fede”.

Al termine della Messa il Papa è quindi tornato a riflettere sul significato del Battesimo in occasione della preghiera mariana dell'Angelus in piazza San Pietro.

A questo proposito, ha ricordato che con il Battesimo “i genitori e i padrini s’impegnano ad accogliere il neo-battezzato sostenendolo nella formazione e nell’educazione cristiana”, che costituisce “una grande responsabilità, che deriva da un grande dono”.

Per questo, prima di concludere ha voluto “incoraggiare tutti i fedeli a riscoprire la bellezza di essere battezzati e appartenere alla grande famiglia di Dio, e a dare gioiosa testimonianza della propria fede, affinché essa generi frutti di bene e di concordia”.










Il Papa ringrazia i parlamentari italiani pro libertà religiosa


ROMA, domenica, 9 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Questa domenica, dopo l'Angelus in piazza san Pietro, Benedetto XVI ha salutato il gruppo di circa 200 parlamentari italiani di maggioranza e opposizione accompagnati dal Cappellano di Montecitorio, mons. Lorenzo Leuzzi, giunti per manifestare la loro solidarietà dopo l’attentato di Capodanno in cui hanno trovato la morte 23 cristiani copti di Alessandria d’Egitto.

Le delegazioni Pdl e Pd hanno infatti sottoscritto un appello per la libertà religiosa in cui hanno chiesto alle istituzioni nazionali e internazionali azioni concrete contro la crescente ondata di cristianofobia.

Presenti per l'occasione in piazza San Pietro anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.

“Saluto il gruppo di Parlamentari italiani, qui presenti, e li ringrazio per il loro impegno, condiviso con altri colleghi, in favore della libertà religiosa”, ha detto il Santo Padre.

“Con loro saluto anche i fedeli copti qui presenti a cui rinnovo la mia vicinanza”, ha poi aggiunto, rivolgendo un pensiero anche ai membri della Chiesa copto-ortodossa egiziana che questa domenica hanno manifestato a Roma contro il terrorismo, dopo il sanguinoso attentato del 31 dicembre davanti a una chiesa egiziana.

Già all’indomani della strage di cristiani copti ad Alessandria d’Egitto, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, aveva chiesto una discussione politica al prossimo Consiglio dei Ministri degli Esteri dell'Unione europea del 31 gennaio sul tema delle violenze e discriminazioni dei cristiani nel mondo.

Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, secondo quanto reso noto da un comunicato della Farnesina, ha inoltre invocato l’intervento dell’Unione europea affinché venga tutelata la libertà religiosa, affermando di volere inviare una lettera all'Alto Rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza dell'Ue, Catherine Ashton.













Il Papa esprime vicinanza alla popolazione di Haiti
Ad un anno dal sisma che causò oltre 220.000 persone



CITTA' DEL VATICANO, domenica, 9 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Ad un anno di distanza dal terribile terremoto ad Haiti che devastò il Paese causando oltre 220.000 persone, questa domenica, da piazza san Pietro, Benedetto XVI è tornato a rivolgere un pensiero speciale alla popolazione dell'isola caraibica.

“Nel contesto della preghiera mariana – ha detto il Papa al termine dell'Angelus –, desidero riservare un particolare ricordo alla popolazione di Haiti, ad un anno dal terribile terremoto, a cui purtroppo ha fatto seguito anche una grave epidemia di colera”.

“Il Cardinale Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, si reca oggi nell’Isola caraibica, per esprimere la mia costante vicinanza e quella di tutta la Chiesa”, ha poi aggiunto.

Oggi, ad Haiti, un milione di persone, tra cui 500 mila bambini, vivono ancora in 1.200 siti d'accoglienza temporanea in condizioni drammatiche. Inoltre, negli ultimi mesi un’epidemia di colera si è diffusa rapidamente in tutti e dieci i dipartimenti del Paese causando finora 3.500 vittime.

Intanto nel caos generato dal terremoto, a cui si è aggiunta la crisi politica seguita alle elezioni dello scorso novembre, è stato lanciato l'allarme sulle adozioni illegali di bambini haitiani.

Per commemorare le vittime del terribile terremoto il Segretario di Stato Vaticano, il Cardinale Tarcisio Bertone, presiederà una celebrazione eucaristica, mercoledì 12 gennaio, alle ore 16.30, nella Basilica Papale di S. Maria Maggiore, a cui sono stati invitati il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e gli altri Corpi diplomatici presenti a Roma.


Lo stesso giorno, il Cardinale Robert Sarah, che sarà ad Haiti dal 10 al 13 gennaio, presiederà la Santa Messa, concelebrata dal Nunzio apostolico, mons. Bernardito Auza, e da tutti i Vescovi dell’isola, tra le macerie della Cattedrale di Port au Prince.

Il Cardinal Sarah, che sarà accompagnato in questo viaggio dal Sottosegretario dello stesso Pontificio Consiglio, mons. Segundo Tejado Muñoz, incontrerà i Vescovi dell’isola e si recherà in visita dal Presidente della Repubblica.


Alla vigilia della sua partenza per Haiti, il porporato ha detto ai microfoni della Radio Vaticana: “In questa occasione cercherò di manifestare che non soltanto il Santo Padre è vicino al popolo haitiano ma tutta la Chiesa, tutto il popolo di Dio è vicino e prega per la popolazione di Haiti che soffre, con anche la promessa di aiutare concretamente a ricostruire il Paese”.

“E’ vero che abbiamo fatto molto – ha aggiunto – ma dobbiamo continuare perché c’è tanto da fare: ricostruire scuole, ospedali, case … Dunque non dobbiamo dimenticare questo popolo che soffre e dobbiamo intensificare la solidarietà e il sostegno per aiutare il popolo di Haiti a ricostruire il Paese”.

10/01/2011 15:33
 
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UDIENZA AL CORPO DIPLOMATICO ACCREDITATO PRESSO LA SANTA SEDE PER LA PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI PER IL NUOVO ANNO



Alle ore 11 di questa mattina, nella Sala Regia del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI riceve in Udienza i Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, per la presentazione degli auguri per il nuovo anno.
Dopo l’indirizzo augurale del Decano del Corpo Diplomatico, S.E. il Sig. Alejandro Emilio Valladares Lanza, Ambasciatore di Honduras presso la Santa Sede, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:


DISCORSO DEL SANTO PADRE


Eccellenze,
Signore e Signori,

Sono lieto di accogliervi per questo incontro che, ogni anno, vi riunisce intorno al Successore di Pietro, illustri Rappresentanti di così numerosi Paesi. Esso riveste un alto significato, poiché offre un’immagine e al tempo stesso un esempio del ruolo della Chiesa e della Santa Sede nella comunità internazionale. Rivolgo a ciascuno di voi saluti e voti cordiali, in particolare a quanti sono qui per la prima volta. Vi sono riconoscente per l’impegno e l’attenzione con i quali, nell’esercizio delle vostre delicate funzioni, seguite le mie attività, quelle della Curia Romana e, così, in un certo modo, la vita della Chiesa cattolica in ogni parte del mondo. Il vostro Decano, l’Ambasciatore Alejandro Valladares Lanza, si è fatto interprete dei vostri sentimenti, e lo ringrazio per gli auguri che mi ha espresso a nome di tutti. Sapendo quanto la vostra comunità è unita, sono certo che è presente oggi nel vostro pensiero l’Ambasciatrice del Regno dei Paesi Bassi, la Baronessa van Lynden-Leijten, ritornata qualche settimana fa alla casa del Padre. Mi associo nella preghiera ai vostri sentimenti di commozione.

Quando inizia un nuovo anno, nei nostri cuori e nel mondo intero risuona ancora l’eco del gioioso annuncio che è brillato venti secoli or sono nella notte di Betlemme, notte che simboleggia la condizione dell’umanità, nel suo bisogno di luce, d’amore e di pace. Agli uomini di allora come a quelli di oggi, le schiere celesti hanno recato la buona notizia dell’avvento del Salvatore: "Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse" (Is 9,1). Il Mistero del Figlio di Dio che diventa figlio d’uomo supera sicuramente ogni attesa umana. Nella sua gratuità assoluta, questo avvenimento di salvezza è la risposta autentica e completa al desiderio profondo del cuore. La verità, il bene, la felicità, la vita in pienezza, che ogni uomo ricerca consapevolmente o inconsapevolmente, gli sono donati da Dio. Aspirando a questi benefici, ogni persona è alla ricerca del suo Creatore, perché "solo Dio risponde alla sete che sta nel cuore di ogni uomo" (Esort. ap. postsinodale Verbum Domini, 23). L’umanità, in tutta la sua storia, attraverso le sue credenze e i suoi riti, manifesta un’incessante ricerca di Dio e "tali forme d’espressione sono così universali che l’uomo può essere definito un essere religioso" (Catechismo della Chiesa Cattolica, 28). La dimensione religiosa è una caratteristica innegabile e incoercibile dell’essere e dell’agire dell’uomo, la misura della realizzazione del suo destino e della costruzione della comunità a cui appartiene. Pertanto, quando l’individuo stesso o coloro che lo circondano trascurano o negano questo aspetto fondamentale, si creano squilibri e conflitti a tutti i livelli, tanto sul piano personale che su quello interpersonale.

E’ in questa verità primaria e fondamentale che si trova la ragione per cui ho indicato la libertà religiosa come la via fondamentale per la costruzione della pace, nel Messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace di quest’anno. La pace, infatti, si costruisce e si conserva solamente quando l’uomo può liberamente cercare e servire Dio nel suo cuore, nella sua vita e nelle sue relazioni con gli altri.

Signore e Signori Ambasciatori, la vostra presenza in questa circostanza solenne è un invito a compiere un giro di orizzonte su tutti i Paesi che voi rappresentate e sul mondo intero. In questo panorama, non vi sono forse numerose situazioni nelle quali, purtroppo, il diritto alla libertà religiosa è leso o negato? Questo diritto dell’uomo, che in realtà è il primo dei diritti, perché, storicamente, è stato affermato per primo, e, d’altra parte, ha come oggetto la dimensione costitutiva dell’uomo, cioè la sua relazione con il Creatore, non è forse troppo spesso messo in discussione o violato? Mi sembra che la società, i suoi responsabili e l’opinione pubblica si rendano oggi maggiormente conto, anche se non sempre in modo esatto, di tale grave ferita inferta contro la dignità e la libertà dell’homo religiosus, sulla quale ho tenuto, a più riprese, ad attirare l’attenzione di tutti.

L’ho fatto durante i miei viaggi apostolici dell’anno scorso, a Malta e in Portogallo, a Cipro, nel Regno Unito e in Spagna. Al di là delle caratteristiche di questi Paesi, conservo di tutti un ricordo pieno di gratitudine per l’accoglienza che mi hanno riservato. L’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, che si è svolta in Vaticano nel corso del mese di ottobre, è stata un momento di preghiera e di riflessione, durante il quale il pensiero si è rivolto con insistenza verso le comunità cristiane di quelle regioni del mondo, così provate a causa della loro adesione a Cristo e alla Chiesa.

Sì, guardando verso l’Oriente, gli attentati che hanno seminato morte, dolore e smarrimento tra i cristiani dell’Iraq, al punto da spingerli a lasciare la terra dove i loro padri hanno vissuto lungo i secoli, ci hanno profondamente addolorato. Rinnovo alle Autorità di quel Paese e ai capi religiosi musulmani il mio preoccupato appello ad operare affinché i loro concittadini cristiani possano vivere in sicurezza e continuare ad apportare il loro contributo alla società di cui sono membri a pieno titolo. Anche in Egitto, ad Alessandria, il terrorismo ha colpito brutalmente dei fedeli in preghiera in una chiesa. Questa successione di attacchi è un segno ulteriore dell’urgente necessità per i Governi della Regione di adottare, malgrado le difficoltà e le minacce, misure efficaci per la protezione delle minoranze religiose. Bisogna dirlo ancora una volta? In Medio Oriente, "i cristiani sono cittadini originali e autentici, leali alla loro patria e fedeli a tutti i loro doveri nazionali. E’ naturale che essi possano godere di tutti i diritti di cittadinanza, di libertà di coscienza e di culto, di libertà nel campo dell’insegnamento e dell’educazione e nell’uso dei mezzi di comunicazione" (Messaggio al Popolo di Dio dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, 10). A tale riguardo, apprezzo l’attenzione per i diritti dei più deboli e la lungimiranza politica di cui hanno dato prova alcuni Paesi d’Europa negli ultimi giorni, domandando una risposta concertata dell’Unione Europea affinché i cristiani siano difesi nel Medio Oriente. Vorrei ricordare infine che la libertà religiosa non è pienamente applicata là dove è garantita solamente la libertà di culto, per di più con delle limitazioni. Incoraggio, inoltre, ad accompagnare la piena tutela della libertà religiosa e degli altri diritti umani con programmi che, fin dalla scuola primaria e nel quadro dell’insegnamento religioso, educhino al rispetto di tutti i fratelli nell’umanità. Per quanto riguarda poi gli Stati della Penisola Arabica, dove vivono numerosi lavoratori immigrati cristiani, auspico che la Chiesa cattolica possa disporre di adeguate strutture pastorali.

Tra le norme che ledono il diritto delle persone alla libertà religiosa, una menzione particolare dev’essere fatta della legge contro la blasfemia in Pakistan: incoraggio di nuovo le Autorità di quel Paese a compiere gli sforzi necessari per abrogarla, tanto più che è evidente che essa serve da pretesto per provocare ingiustizie e violenze contro le minoranze religiose. Il tragico assassinio del Governatore del Punjab mostra quanto sia urgente procedere in tal senso: la venerazione nei riguardi di Dio promuove la fraternità e l’amore, non l’odio e la divisione. Altre situazioni preoccupanti, talvolta con atti di violenza, possono essere menzionate nel Sud e nel Sud-Est del continente asiatico, in Paesi che hanno peraltro una tradizione di rapporti sociali pacifici. Il peso particolare di una determinata religione in una nazione non dovrebbe mai implicare che i cittadini appartenenti ad un’altra confessione siano discriminati nella vita sociale o, peggio ancora, che sia tollerata la violenza contro di essi. A questo proposito, è importante che il dialogo inter-religioso favorisca un impegno comune a riconoscere e promuovere la libertà religiosa di ogni persona e di ogni comunità. Infine, come ho già ricordato, la violenza contro i cristiani non risparmia l’Africa. Gli attacchi contro luoghi di culto in Nigeria, proprio mentre si celebrava la Nascita di Cristo, ne sono un’altra triste testimonianza.

In diversi Paesi, d’altronde, la Costituzione riconosce una certa libertà religiosa, ma, di fatto, la vita delle comunità religiose è resa difficile e talvolta anche precaria (cfr Conc. Vat. II, Dich. Dignitatis humanae, 15), perché l’ordinamento giuridico o sociale si ispira a sistemi filosofici e politici che postulano uno stretto controllo, per non dire un monopolio, dello Stato sulla società. Bisogna che cessino tali ambiguità, in modo che i credenti non si trovino dibattuti tra la fedeltà a Dio e la lealtà alla loro patria. Domando in particolare che sia garantita dovunque alle comunità cattoliche la piena autonomia di organizzazione e la libertà di compiere la loro missione, in conformità alle norme e agli standards internazionali in questo campo.

In questo momento, il mio pensiero si volge di nuovo verso la comunità cattolica della Cina continentale e i suoi Pastori, che vivono un momento di difficoltà e di prova. D’altro canto, vorrei indirizzare una parola di incoraggiamento alle Autorità di Cuba, Paese che ha celebrato nel 2010 settantacinque anni di relazioni diplomatiche ininterrotte con la Santa Sede, affinché il dialogo che si è felicemente instaurato con la Chiesa si rafforzi ulteriormente e si allarghi.

Spostando il nostro sguardo dall’Oriente all’Occidente, ci troviamo di fronte ad altri tipi di minacce contro il pieno esercizio della libertà religiosa. Penso, in primo luogo, a Paesi nei quali si accorda una grande importanza al pluralismo e alla tolleranza, ma dove la religione subisce una crescente emarginazione. Si tende a considerare la religione, ogni religione, come un fattore senza importanza, estraneo alla società moderna o addirittura destabilizzante, e si cerca con diversi mezzi di impedirne ogni influenza nella vita sociale. Si arriva così a pretendere che i cristiani agiscano nell’esercizio della loro professione senza riferimento alle loro convinzioni religiose e morali, e persino in contraddizione con esse, come, per esempio, là dove sono in vigore leggi che limitano il diritto all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari o di certi operatori del diritto.

In tale contesto, non si può che rallegrarsi dell’adozione da parte del Consiglio d’Europa, nello scorso mese di ottobre, di una Risoluzione che protegge il diritto del personale medico all’obiezione di coscienza di fronte a certi atti che ledono gravemente il diritto alla vita, come l’aborto.

Un’altra manifestazione dell’emarginazione della religione e, in particolare, del cristianesimo, consiste nel bandire dalla vita pubblica feste e simboli religiosi, in nome del rispetto nei confronti di quanti appartengono ad altre religioni o di coloro che non credono. Agendo così, non soltanto si limita il diritto dei credenti all’espressione pubblica della loro fede, ma si tagliano anche radici culturali che alimentano l’identità profonda e la coesione sociale di numerose nazioni. L’anno scorso, alcuni Paesi europei si sono associati al ricorso del Governo italiano nella ben nota causa concernente l’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici. Desidero esprimere la mia gratitudine alle Autorità di queste nazioni, come pure a tutti coloro che si sono impegnati in tal senso, Episcopati, Organizzazioni e Associazioni civili o religiose, in particolare il Patriarcato di Mosca e gli altri rappresentanti della gerarchia ortodossa, come tutte le persone - credenti ma anche non credenti - che hanno tenuto a manifestare il loro attaccamento a questo simbolo portatore di valori universali.

Riconoscere la libertà religiosa significa, inoltre, garantire che le comunità religiose possano operare liberamente nella società, con iniziative nei settori sociale, caritativo od educativo. In ogni parte del mondo, d’altronde, si può constatare la fecondità delle opere della Chiesa cattolica in questi campi. E’ preoccupante che questo servizio che le comunità religiose offrono a tutta la società, in particolare per l’educazione delle giovani generazioni, sia compromesso o ostacolato da progetti di legge che rischiano di creare una sorta di monopolio statale in materia scolastica, come si constata ad esempio in certi Paesi dell’America Latina. Mentre parecchi di essi celebrano il secondo centenario della loro indipendenza, occasione propizia per ricordarsi del contributo della Chiesa cattolica alla formazione dell’identità nazionale, esorto tutti i governi a promuovere sistemi educativi che rispettino il diritto primordiale delle famiglie a decidere circa l’educazione dei figli e che si ispirino al principio di sussidiarietà, fondamentale per organizzare una società giusta.

Proseguendo la mia riflessione, non posso passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione.

Signore e Signori Ambasciatori,

in questa circostanza solenne, permettetemi di esplicitare alcuni principi a cui la Santa Sede, con tutta la Chiesa cattolica, si ispira nella sua attività presso le Organizzazioni Internazionali intergovernative, al fine di promuovere il pieno rispetto della libertà religiosa per tutti. In primo luogo, la convinzione che non si può creare una sorta di scala nella gravità dell’intolleranza verso le religioni. Purtroppo, un tale atteggiamento è frequente, e sono precisamente gli atti discriminatori contro i cristiani che sono considerati meno gravi, meno degni di attenzione da parte dei governi e dell’opinione pubblica. Al tempo stesso, si deve pure rifiutare il contrasto pericoloso che alcuni vogliono instaurare tra il diritto alla libertà religiosa e gli altri diritti dell’uomo, dimenticando o negando così il ruolo centrale del rispetto della libertà religiosa nella difesa e protezione dell’alta dignità dell’uomo. Meno giustificabili ancora sono i tentativi di opporre al diritto alla libertà religiosa, dei pretesi nuovi diritti, attivamente promossi da certi settori della società e inseriti nelle legislazioni nazionali o nelle direttive internazionali, ma che non sono, in realtà, che l’espressione di desideri egoistici e non trovano il loro fondamento nell’autentica natura umana. Infine, occorre affermare che una proclamazione astratta della libertà religiosa non è sufficiente: questa norma fondamentale della vita sociale deve trovare applicazione e rispetto a tutti i livelli e in tutti i campi; altrimenti, malgrado giuste affermazioni di principio, si rischia di commettere profonde ingiustizie verso i cittadini che desiderano professare e praticare liberamente la loro fede.

La promozione di una piena libertà religiosa delle comunità cattoliche è anche lo scopo che persegue la Santa Sede quando conclude Concordati o altri Accordi. Mi rallegro che Stati di diverse regioni del mondo e di diverse tradizioni religiose, culturali e giuridiche scelgano il mezzo delle convenzioni internazionali per organizzare i rapporti tra la comunità politica e la Chiesa cattolica, stabilendo attraverso il dialogo il quadro di una collaborazione nel rispetto delle reciproche competenze. L’anno scorso è stato concluso ed è entrato in vigore un Accordo per l’assistenza religiosa dei fedeli cattolici delle forze armate in Bosnia-Erzegovina, e negoziati sono attualmente in corso in diversi Paesi. Speriamo in un esito positivo, capace di assicurare soluzioni rispettose della natura e della libertà della Chiesa per il bene di tutta la società.

L’attività dei Rappresentanti Pontifici presso Stati ed Organizzazioni internazionali è ugualmente al servizio della libertà religiosa. Vorrei rilevare con soddisfazione che le Autorità vietnamite hanno accettato che io designi un Rappresentante, che esprimerà con le sue visite alla cara comunità cattolica di quel Paese la sollecitudine del Successore di Pietro. Vorrei ugualmente ricordare che, durante l’anno passato, la rete diplomatica della Santa Sede si è ulteriormente consolidata in Africa, una presenza stabile è ormai assicurata in tre Paesi dove il Nunzio non è residente. A Dio piacendo, mi recherò ancora in quel continente, in Benin, nel novembre prossimo, per consegnare l’Esortazione Apostolica che raccoglierà i frutti dei lavori della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi.

Dinanzi a questo illustre uditorio, vorrei infine ribadire con forza che la religione non costituisce per la società un problema, non è un fattore di turbamento o di conflitto. Vorrei ripetere che la Chiesa non cerca privilegi, né vuole intervenire in ambiti estranei alla sua missione, ma semplicemente esercitare questa missione con libertà. Invito ciascuno a riconoscere la grande lezione della storia: "Come negare il contributo delle grandi religioni del mondo allo sviluppo della civiltà? La sincera ricerca di Dio ha portato ad un maggiore rispetto della dignità dell’uomo. Le comunità cristiane, con il loro patrimonio di valori e principi, hanno fortemente contribuito alla presa di coscienza delle persone e dei popoli circa la propria identità e dignità, nonché alla conquista di istituzioni democratiche e all’affermazione dei diritti dell’uomo e dei suoi corrispettivi doveri. Anche oggi i cristiani, in una società sempre più globalizzata, sono chiamati, non solo con un responsabile impegno civile, economico e politico, ma anche con la testimonianza della propria carità e fede, ad offrire un contributo prezioso al faticoso ed esaltante impegno per la giustizia, per lo sviluppo umano integrale e per il retto ordinamento delle realtà umane" (Messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2011, 7).

Emblematica, a questo proposito, è la figura della Beata Madre Teresa di Calcutta: il centenario della sua nascita è stato celebrato a Tirana, a Skopje e a Pristina come in India; un vibrante omaggio le è stato reso non soltanto dalla Chiesa, ma anche da Autorità civili e capi religiosi, senza contare le persone di tutte le confessioni. Esempi come il suo mostrano al mondo quanto l’impegno che nasce dalla fede sia benefico per tutta la società.

Che nessuna società umana si privi volontariamente dell’apporto fondamentale che costituiscono le persone e le comunità religiose! Come ricordava il Concilio Vaticano II, assicurando pienamente e a tutti la giusta libertà religiosa, la società potrà "godere dei beni di giustizia e di pace che provengono dalla fedeltà degli uomini verso Dio e la sua santa volontà" (Dich. Dignitatis humanae, 6).

Ecco perché, mentre formulo voti affinché questo nuovo anno sia ricco di concordia e di reale progresso, esorto tutti, responsabili politici, capi religiosi e persone di ogni categoria, ad intraprendere con determinazione la via verso una pace autentica e duratura, che passa attraverso il rispetto del diritto alla libertà religiosa in tutta la sua estensione.

Su questo impegno, per la cui attuazione è necessario lo sforzo dell’intera famiglia umana, invoco la Benedizione di Dio Onnipotente, che ha operato la nostra riconciliazione con Lui e tra di noi, per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo, nostra pace (cfr Ef 2,14).

Buon anno a tutti!

10/01/2011 15:34
 
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Il Papa all'Occidente: lo Stato non monopolizzi l'istruzione
Nel porgere gli auguri al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 10 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI ha esortato questo lunedì mattina a promuovere sistemi educativi rispettosi del diritto dei genitori di scegliere l'educazione per i propri figli.

Ha presentato la sua richiesta nel discorso che ha rivolto ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ricevendoli nella Sala Regia del Palazzo Apostolico vaticano per la presentazione degli auguri per il nuovo anno.

“Esorto tutti i Governi a promuovere sistemi educativi che rispettino il diritto primordiale delle famiglie a decidere circa l’educazione dei figli e che si ispirino al principio di sussidiarietà, fondamentale per organizzare una società giusta”, ha detto.

Il Papa ha definito “preoccupante” il fatto che il servizio che le comunità religiose offrono alla società attraverso iniziative nell'ambito dell'educazione delle giovani generazioni “sia compromesso o ostacolato da progetti di legge che rischiano di creare una sorta di monopolio statale in materia scolastica”.

Ciò “si constata ad esempio in certi Paesi dell’America Latina”, ha indicato, ricordando che molti Stati sudamericani stanno celebrando “il secondo centenario della loro indipendenza, occasione propizia per ricordarsi del contributo della Chiesa cattolica alla formazione dell’identità nazionale”.

Riferendosi all'ambito educativo e alle minacce alla libertà delle famiglie, il Pontefice ha poi lamentato che in alcuni Paesi europei sia stata “imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione”.

Emarginazione della religione

Il Pontefice si è anche riferito ad altre minacce che il pieno esercizio della libertà religiosa subisce in Occidente.

Ai diplomatici presenti, ha parlato dei “Paesi nei quali si accorda una grande importanza al pluralismo e alla tolleranza, ma dove la religione subisce una crescente emarginazione”.

“Si tende a considerare la religione, ogni religione, come un fattore senza importanza, estraneo alla società moderna o addirittura destabilizzante, e si cerca con diversi mezzi di impedirne ogni influenza nella vita sociale”, ha avvertito.

“Si arriva così a pretendere che i cristiani agiscano nell’esercizio della loro professione senza riferimento alle loro convinzioni religiose e morali, e persino in contraddizione con esse”.

In questo senso, ha portato l'esempio delle “leggi che limitano il diritto all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari o di certi operatori del diritto”.

Allo stesso tempo, ha sottolineato che “non si può che rallegrarsi dell’adozione da parte del Consiglio d’Europa, nello scorso mese di ottobre, di una Risoluzione che protegge il diritto del personale medico all’obiezione di coscienza di fronte a certi atti che ledono gravemente il diritto alla vita, come l’aborto”.

Il Papa ha anche sottolineato che “un’altra manifestazione dell’emarginazione della religione e, in particolare, del cristianesimo, consiste nel bandire dalla vita pubblica feste e simboli religiosi, in nome del rispetto nei confronti di quanti appartengono ad altre religioni o di coloro che non credono”.

“Agendo così, non soltanto si limita il diritto dei credenti all’espressione pubblica della loro fede, ma si tagliano anche radici culturali che alimentano l’identità profonda e la coesione sociale di numerose Nazioni”.

Quanto alla questione dell'esposizione pubblica di simboli religiosi, ha ricordato che “l’anno scorso, alcuni Paesi europei si sono associati al ricorso del Governo italiano nella ben nota causa concernente l’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici”.

Ha quindi espresso “gratitudine alle autorità di queste Nazioni, come pure a tutti coloro che si sono impegnati in tal senso, episcopati, organizzazioni e associazioni civili o religiose, in particolare il Patriarcato di Mosca e gli altri rappresentanti della gerarchia ortodossa”, nonché a “tutte le persone - credenti ma anche non credenti - che hanno tenuto a manifestare il loro attaccamento a questo simbolo portatore di valori universali”.

Riconoscere la libertà religiosa significa “garantire che le comunità religiose possano operare liberamente nella società, con iniziative nei settori sociale, caritativo od educativo”, ha indicato il Papa, sottolineando che “si può constatare la fecondità delle opere della Chiesa cattolica in questi campi”.















Benedetto XVI: proclamare in astratto la libertà religiosa non basta
Chiede azioni concrete per perseguire “una pace autentica e duratura”



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 10 gennaio 2011 (ZENIT.org).- “Una proclamazione astratta della libertà religiosa non è sufficiente”, ha ricordato Papa Benedetto XVI questo lunedì mattina ricevendo in udienza i membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per porgere loro gli auguri per il nuovo anno.

Nel suo discorso, il Pontefice ha definito la libertà religiosa una “norma fondamentale della vita sociale”, che “deve trovare applicazione e rispetto a tutti i livelli e in tutti i campi”.

“Altrimenti – ha osservato –, malgrado giuste affermazioni di principio, si rischia di commettere profonde ingiustizie verso i cittadini che desiderano professare e praticare liberamente la loro fede”.

Il Papa ha quindi illustrato alcuni dei modi in cui la Santa Sede persegue la “piena libertà religiosa delle comunità cattoliche”, iniziando dai “Concordati o altri Accordi” e dicendosi lieto che “Stati di diverse regioni del mondo e di diverse tradizioni religiose, culturali e giuridiche scelgano il mezzo delle convenzioni internazionali per organizzare i rapporti tra la comunità politica e la Chiesa cattolica, stabilendo attraverso il dialogo il quadro di una collaborazione nel rispetto delle reciproche competenze”.

Al servizio della libertà religiosa è anche “l’attività dei Rappresentanti Pontifici presso Stati ed Organizzazioni internazionali”, ha ricordato.

A tale proposito, ha rilevato “con soddisfazione” che le Autorità del Vietnam hanno accettato che il Pontefice “designi un Rappresentante, che esprimerà con le sue visite alla cara comunità cattolica di quel Paese la sollecitudine del Successore di Pietro”.

Allo stesso modo, il Vescovo di Roma ha voluto “esplicitare alcuni principi a cui la Santa Sede, con tutta la Chiesa cattolica, si ispira nella sua attività presso le Organizzazioni Internazionali intergovernative, al fine di promuovere il pieno rispetto della libertà religiosa per tutti”.

In primo luogo, ha spiegato, c'è la convinzione che “non si può creare una sorta di scala nella gravità dell’intolleranza verso le religioni”.

“Purtroppo, un tale atteggiamento è frequente”, ha riconosciuto, sottolineando che “sono precisamente gli atti discriminatori contro i cristiani che sono considerati meno gravi, meno degni di attenzione da parte dei Governi e dell’opinione pubblica”.

Al tempo stesso, si deve rifiutare “il contrasto pericoloso che alcuni vogliono instaurare tra il diritto alla libertà religiosa e gli altri diritti dell’uomo, dimenticando o negando così il ruolo centrale del rispetto della libertà religiosa nella difesa e protezione dell’alta dignità dell’uomo”.

Ancor meno giustificabili sono poi “i tentativi di opporre al diritto alla libertà religiosa dei pretesi nuovi diritti, attivamente promossi da certi settori della società e inseriti nelle legislazioni nazionali o nelle direttive internazionali, ma che non sono, in realtà, che l’espressione di desideri egoistici e non trovano il loro fondamento nell’autentica natura umana”.

La lezione della storia

Il Papa ha poi desiderato “ribadire con forza che la religione non costituisce per la società un problema” e “non è un fattore di turbamento o di conflitto”.

“La Chiesa non cerca privilegi, né vuole intervenire in ambiti estranei alla sua missione, ma semplicemente esercitare questa missione con libertà”, ha sottolineato.

“Come negare il contributo delle grandi religioni del mondo allo sviluppo della civiltà?”, ha chiesto, invitando a “riconoscere la grande lezione della storia”.

“La sincera ricerca di Dio ha portato ad un maggiore rispetto della dignità dell’uomo”, ha osservato. “Le comunità cristiane, con il loro patrimonio di valori e principi, hanno fortemente contribuito alla presa di coscienza delle persone e dei popoli circa la propria identità e dignità, nonché alla conquista di istituzioni democratiche e all’affermazione dei diritti dell’uomo e dei suoi corrispettivi doveri”.

“Anche oggi i cristiani, in una società sempre più globalizzata, sono chiamati, non solo con un responsabile impegno civile, economico e politico, ma anche con la testimonianza della propria carità e fede, ad offrire un contributo prezioso al faticoso ed esaltante impegno per la giustizia, per lo sviluppo umano integrale e per il retto ordinamento delle realtà umane”, ha aggiunto citando il suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, celebrata il 1° gennaio.

“Che nessuna società umana si privi volontariamente dell’apporto fondamentale che costituiscono le persone e le comunità religiose!”, ha auspicato.

“Assicurando pienamente e a tutti la giusta libertà religiosa, la società potrà godere dei beni di giustizia e di pace che provengono dalla fedeltà degli uomini verso Dio e la sua santa volontà”.

Per questo motivo, il Papa ha concluso esortando “tutti, responsabili politici, capi religiosi e persone di ogni categoria, ad intraprendere con determinazione la via verso una pace autentica e duratura, che passa attraverso il rispetto del diritto alla libertà religiosa in tutta la sua estensione”.




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Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale del Malato 2011
"Dalle sue piaghe siete stati guariti"



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 10 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo del messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale del Malato 2011, che si celebrerà l'11 febbraio sul tema "Dalle sue piaghe siete stati guariti" (1Pt 2,24).

* * *

Cari fratelli e sorelle!

Ogni anno, nella ricorrenza della memoria della Beata Vergine di Lourdes, che si celebra l’11 febbraio, la Chiesa propone la Giornata Mondiale del Malato. Tale circostanza, come ha voluto il venerabile Giovanni Paolo II, diventa occasione propizia per riflettere sul mistero della sofferenza e, soprattutto, per rendere più sensibili le nostre comunità e la società civile verso i fratelli e le sorelle malati. Se ogni uomo è nostro fratello, tanto più il debole, il sofferente e il bisognoso di cura devono essere al centro della nostra attenzione, perché nessuno di loro si senta dimenticato o emarginato; infatti "la misura dell'umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la compassione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana" (Lett. enc. Spe salvi, 38). Le iniziative che saranno promosse nelle singole Diocesi in occasione di questa Giornata, siano di stimolo a rendere sempre più efficace la cura verso i sofferenti, nella prospettiva anche della celebrazione in modo solenne, che avrà luogo, nel 2013, al Santuario mariano di Altötting, in Germania.

1. Ho ancora nel cuore il momento in cui, nel corso della visita pastorale a Torino, ho potuto sostare in riflessione e preghiera davanti alla Sacra Sindone, davanti a quel volto sofferente, che ci invita a meditare su Colui che ha portato su di sé la passione dell'uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati. Quanti fedeli, nel corso della storia, sono passati davanti a quel telo sepolcrale, che ha avvolto il corpo di un uomo crocifisso, che in tutto corrisponde a ciò che i Vangeli ci trasmettono sulla passione e morte di Gesù! Contemplarlo è un invito a riflettere su quanto scrive san Pietro: "dalle sue piaghe siete stati guariti" (1Pt 2,24). Il Figlio di Dio ha sofferto, è morto, ma è risorto, e proprio per questo quelle piaghe diventano il segno della nostra redenzione, del perdono e della riconciliazione con il Padre; diventano, però, anche un banco di prova per la fede dei discepoli e per la nostra fede: ogni volta che il Signore parla della sua passione e morte, essi non comprendono, rifiutano, si oppongono. Per loro, come per noi, la sofferenza rimane sempre carica di mistero, difficile da accettare e da portare. I due discepoli di Emmaus camminano tristi per gli avvenimenti accaduti in quei giorni a Gerusalemme, e solo quando il Risorto percorre la strada con loro, si aprono ad una visione nuova (cfr Lc 24,13-31). Anche l’apostolo Tommaso mostra la fatica di credere alla via della passione redentrice: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo" (Gv 20,25). Ma di fronte a Cristo che mostra le sue piaghe, la sua risposta si trasforma in una commovente professione di fede: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20,28). Ciò che prima era un ostacolo insormontabile, perché segno dell'apparente fallimento di Gesù, diventa, nell'incontro con il Risorto, la prova di un amore vittorioso: "Solo un Dio che ci ama fino a prendere su di sé le nostre ferite e il nostro dolore, soprattutto quello innocente, è degno di fede" (Messaggio Urbi et Orbi, Pasqua 2007).

2. Cari ammalati e sofferenti, è proprio attraverso le piaghe del Cristo che noi possiamo vedere, con occhi di speranza, tutti i mali che affliggono l'umanità. Risorgendo, il Signore non ha tolto la sofferenza e il male dal mondo, ma li ha vinti alla radice. Alla prepotenza del Male ha opposto l'onnipotenza del suo Amore. Ci ha indicato, allora, che la via della pace e della gioia è l'Amore: "Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (Gv 13,34). Cristo, vincitore della morte, è vivo in mezzo a noi. E mentre con san Tommaso diciamo anche noi: "Mio Signore e mio Dio!", seguiamo il nostro Maestro nella disponibilità a spendere la vita per i nostri fratelli (cfr 1 Gv 3,16), diventando messaggeri di una gioia che non teme il dolore, la gioia della Risurrezione.

San Bernardo afferma: "Dio non può patire, ma può compatire". Dio, la Verità e l'Amore in persona, ha voluto soffrire per noi e con noi; si è fatto uomo per poter com-patire con l'uomo, in modo reale, in carne e sangue. In ogni sofferenza umana, allora, è entrato Uno che condivide la sofferenza e la sopportazione; in ogni sofferenza si diffonde la con-solatio, la consolazione dell'amore partecipe di Dio per far sorgere la stella della speranza (cfr Lett. enc. Spe salvi, 39).

A voi, cari fratelli e sorelle, ripeto questo messaggio, perché ne siate testimoni attraverso la vostra sofferenza, la vostra vita e la vostra fede.

3. Guardando all’appuntamento di Madrid, nel prossimo agosto 2011, per la Giornata Mondiale della Gioventù, vorrei rivolgere anche un particolare pensiero ai giovani, specialmente a coloro che vivono l’esperienza della malattia. Spesso la Passione, la Croce di Gesù fanno paura, perché sembrano essere la negazione della vita. In realtà, è esattamente il contrario! La Croce è il "sì" di Dio all'uomo, l’espressione più alta e più intensa del suo amore e la sorgente da cui sgorga la vita eterna. Dal cuore trafitto di Gesù è sgorgata questa vita divina. Solo Lui è capace di liberare il mondo dal male e di far crescere il suo Regno di giustizia, di pace e di amore al quale tutti aspiriamo (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù 2011, 3). Cari giovani, imparate a "vedere" e a "incontrare" Gesù nell'Eucaristia, dove è presente in modo reale per noi, fino a farsi cibo per il cammino, ma sappiatelo riconoscere e servire anche nei poveri, nei malati, nei fratelli sofferenti e in difficoltà, che hanno bisogno del vostro aiuto (cfr ibid., 4). A tutti voi giovani, malati e sani, ripeto l'invito a creare ponti di amore e solidarietà, perché nessuno si senta solo, ma vicino a Dio e parte della grande famiglia dei suoi figli (cfr Udienza generale, 15 novembre 2006).

4. Contemplando le piaghe di Gesù il nostro sguardo si rivolge al suo Cuore sacratissimo, in cui si manifesta in sommo grado l'amore di Dio. Il Sacro Cuore è Cristo crocifisso, con il costato aperto dalla lancia dal quale scaturiscono sangue ed acqua (cfr Gv 19,34), "simbolo dei sacramenti della Chiesa, perché tutti gli uomini, attirati al Cuore del Salvatore, attingano con gioia alla fonte perenne della salvezza" (Messale Romano, Prefazio della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù). Specialmente voi, cari malati, sentite la vicinanza di questo Cuore carico di amore e attingete con fede e con gioia a tale fonte, pregando: "Acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, fortificami. Oh buon Gesù, esaudiscimi. Nelle tue piaghe, nascondimi" (Preghiera di S. Ignazio di Loyola).

5. Al termine di questo mio Messaggio per la prossima Giornata Mondiale del Malato, desidero esprimere il mio affetto a tutti e a ciascuno, sentendomi partecipe delle sofferenze e delle speranze che vivete quotidianamente in unione a Cristo crocifisso e risorto, perché vi doni la pace e la guarigione del cuore. Insieme a Lui vegli accanto a voi la Vergine Maria, che invochiamo con fiducia Salute degli infermi e Consolatrice dei sofferenti. Ai piedi della Croce si realizza per lei la profezia di Simeone: il suo cuore di Madre è trafitto (cfr Lc 2,35). Dall'abisso del suo dolore, partecipazione a quello del Figlio, Maria è resa capace di accogliere la nuova missione: diventare la Madre di Cristo nelle sue membra. Nell’ora della Croce, Gesù le presenta ciascuno dei suoi discepoli dicendole: "Ecco tuo figlio" (cfr Gv 19,26-27). La compassione materna verso il Figlio, diventa compassione materna verso ciascuno di noi nelle nostre quotidiane sofferenze (cfr Omelia a Lourdes, 15 settembre 2008).

Cari fratelli e sorelle, in questa Giornata Mondiale del malato, invito anche le Autorità affinché investano sempre più energie in strutture sanitarie che siano di aiuto e di sostegno ai sofferenti, soprattutto i più poveri e bisognosi, e, rivolgendo il mio pensiero a tutte le Diocesi, invio un affettuoso saluto ai Vescovi, ai sacerdoti, alle persone consacrate, ai seminaristi, agli operatori sanitari, ai volontari e a tutti coloro che si dedicano con amore a curare e alleviare le piaghe di ogni fratello o sorella ammalati, negli ospedali o Case di Cura, nelle famiglie: nei volti dei malati sappiate vedere sempre il Volto dei volti: quello di Cristo.

A tutti assicuro il mio ricordo nella preghiera, mentre imparto a ciascuno una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 21 Novembre 2010, Festa di Cristo Re dell'Universo.

BENEDICTUS PP XVI

[© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana]



















Il Papa chiede ai Paesi musulmani rispetto per le minoranze
Libertà religiosa è più di libertà di culto con restrizioni



CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 10 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI ha chiesto ai Paesi musulmani, soprattutto in Medio Oriente, un maggiore rispetto per le minoranze cristiane, e una maggiore libertà religiosa nei Paesi a regime comunista, come la Cina e Cuba.

Il tema della libertà religiosa è stato nuovamente al centro del suo intervento, come è accaduto anche negli ultimi discorsi, durante la tradizionale udienza di inizio anno ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, svoltasi questo lunedì nella Sala Regia del Palazzo Apostolico.

All'inizio del suo discorso, il Papa ha voluto ricordare i tragici attacchi contro i cristiani avvenuti nelle feste natalizie e il recente Sinodo speciale dei Vescovi per il Medio Oriente.

Uno dei punti sottolineati dal Pontefice ripercorrendo la situazione dei cristiani nei Paesi islamici è la distinzione tra la vera libertà religiosa e la mera libertà di culto.

“La libertà religiosa non è pienamente applicata là dove è garantita solamente la libertà di culto, per di più con delle limitazioni”, ha sottolineato.

Per questo, ha chiesto ai Paesi in questione di promuovere “la piena tutela della libertà religiosa e degli altri diritti umani con programmi che, fin dalla scuola primaria e nel quadro dell’insegnamento religioso, educhino al rispetto di tutti i fratelli nell’umanità”.

In primo luogo si è riferito alla situazione dei cristiani iracheni, esprimendo costernazione per “gli attentati che hanno seminato morte, dolore e smarrimento tra i cristiani dell’Iraq, al punto da spingerli a lasciare la terra dove i loro padri hanno vissuto lungo i secoli”.

Il Pontefice ha voluto rinnovare il suo “preoccupato appello” alle autorità civili e religiose irachene “ad operare affinché i loro concittadini cristiani possano vivere in sicurezza e continuare ad apportare il loro contributo alla società di cui sono membri a pieno titolo”.

Ha poi ricordato il recente attentato contro la comunità copta di Alessandria d'Egitto, sottolineando l'“urgente necessità per i Governi della Regione di adottare, malgrado le difficoltà e le minacce, misure efficaci per la protezione delle minoranze religiose”.

“In Medio Oriente, i cristiani sono cittadini originali e autentici, leali alla loro patria e fedeli a tutti i loro doveri nazionali. E’ naturale che essi possano godere di tutti i diritti di cittadinanza, di libertà di coscienza e di culto, di libertà nel campo dell’insegnamento e dell’educazione e nell’uso dei mezzi di comunicazione”, ha ricordato citando il Messaggio conclusivo del Sinodo.

In tal senso, ha lodato “l’attenzione per i diritti dei più deboli e la lungimiranza politica di cui hanno dato prova alcuni Paesi d’Europa negli ultimi giorni, domandando una risposta concertata dell’Unione Europea affinché i cristiani siano difesi nel Medio Oriente”.

“Per quanto riguarda poi gli Stati della Penisola Arabica, dove vivono numerosi lavoratori immigrati cristiani, auspico che la Chiesa cattolica possa disporre di adeguate strutture pastorali”, ha chiesto.

Pakistan ed Estremo Oriente

Proseguendo il suo percorso per l'Asia, il Papa ha richiamato la situazione del Pakistan, soprattutto quella creata dall'abuso della legge antiblasfemia nel caso tristemente noto di Asia Bibi, donna cristiana condannata all'impiccagione per presunta blasfemia.

Il Pontefice ha chiesto al Paese di “compiere gli sforzi necessari” per abrogare questa legge, “tanto più che è evidente che essa serve da pretesto per provocare ingiustizie e violenze contro le minoranze religiose”.

“Il tragico assassinio del Governatore del Punjab mostra quanto sia urgente procedere in tal senso – ha affermato –: la venerazione nei riguardi di Dio promuove la fraternità e l’amore, non l’odio e la divisione”.

Si è poi riferito ad “altre situazioni preoccupanti, talvolta con atti di violenza”, “nel Sud e nel Sud-Est del continente asiatico, in Paesi che hanno peraltro una tradizione di rapporti sociali pacifici”.

“Il peso particolare di una determinata religione in una Nazione non dovrebbe mai implicare che i cittadini appartenenti ad un’altra confessione siano discriminati nella vita sociale o, peggio ancora, che sia tollerata la violenza contro di essi”, ha dichiarato.

“A questo proposito, è importante che il dialogo inter-religioso favorisca un impegno comune a riconoscere e promuovere la libertà religiosa di ogni persona e di ogni comunità”, ha aggiunto, non mancando di ricordare che “la violenza contro i cristiani non risparmia l’Africa. Gli attacchi contro luoghi di culto in Nigeria, proprio mentre si celebrava la Nascita di Cristo, ne sono un’altra triste testimonianza”.

Paesi comunisti

Il Papa ha voluto anche ricordare la situazione dei cristiani nei Paesi a regime comunista, particolarmente la Cina e Cuba.

In questi luoghi, anche se “la Costituzione riconosce una certa libertà religiosa”, “la vita delle comunità religiose è resa difficile e talvolta anche precaria”, “perché l’ordinamento giuridico o sociale si ispira a sistemi filosofici e politici che postulano uno stretto controllo, per non dire un monopolio, dello Stato sulla società”.

“Bisogna che cessino tali ambiguità, in modo che i credenti non si trovino dibattuti tra la fedeltà a Dio e la lealtà alla loro patria”, ha affermato il Papa.

In particolare, ha chiesto “che sia garantita dovunque alle comunità cattoliche la piena autonomia di organizzazione e la libertà di compiere la loro missione, in conformità alle norme e agli standards internazionali in questo campo”.

“In questo momento, il mio pensiero si volge di nuovo verso la comunità cattolica della Cina continentale e i suoi Pastori, che vivono un momento di difficoltà e di prova”, ha dichiarato il Papa, volendo poi “indirizzare una parola di incoraggiamento alle Autorità di Cuba”, “affinché il dialogo che si è felicemente instaurato con la Chiesa si rafforzi ulteriormente e si allarghi”.

In un altro passo del suo discorso, ha insistito sul fatto che “la dimensione religiosa è una caratteristica innegabile e incoercibile dell’essere e dell’agire dell’uomo, la misura della realizzazione del suo destino e della costruzione della comunità a cui appartiene”.

“Pertanto, quando l’individuo stesso o coloro che lo circondano trascurano o negano questo aspetto fondamentale, si creano squilibri e conflitti a tutti i livelli, tanto sul piano personale che su quello interpersonale”.

Il diritto alla libertà religiosa “in realtà è il primo dei diritti, perché, storicamente, è stato affermato per primo, e, d’altra parte, ha come oggetto la dimensione costitutiva dell’uomo, cioè la sua relazione con il Creatore”, ha indicato.

“Mi sembra che la società, i suoi responsabili e l’opinione pubblica si rendano oggi maggiormente conto, anche se non sempre in modo esatto, di tale grave ferita inferta contro la dignità e la libertà dell’homo religiosus, sulla quale ho tenuto, a più riprese, ad attirare l’attenzione di tutti”, ha concluso.



12/01/2011 15:33
 
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LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto ieri in Udienza:

l’Em.mo Card. Joachim Meisner, Arcivescovo di Köln (Germania).







RINUNCE E NOMINE



NOMINA DI AUSILIARE DI PORT-AU-PRINCE (HAÏTI)


RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI SÃO SALVADOR DA BAHIA (BRASILE) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di São Salvador da Bahia (Brasile), presentata da S. Em.za Rev.ma il Signor Cardinale Geraldo Majella Agnelo, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di São Salvador da Bahia (Brasile) S.E. Mons. Murilo Sebastião Ramos Krieger, S.C.I., finora Arcivescovo di Florianópolis.

S.E. Mons. Murilo Sebastião Ramos Krieger, S.C.I.
S.E. Mons. Krieger è nato il 19 settembre 1943 in Brusque, nell'arcidiocesi di Florianópolis (Brasile). È entrato nel seminario della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù, dove ha frequentato gli studi di primo e secondo grado. Ha completato gli studi di Filosofia nel convento della sua Congregazione a Brusque e quello di Teologia in Taubaté. Ha conseguito anche la licenza in Spiritualità a Roma ed ha frequentato alcuni corsi universitari in Brasile.
Il 2 febbraio 1967 ha emesso la professione perpetua nella Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù e il 7 dicembre 1969 ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale. È stato Vice-Parroco in Taubaté, Superiore dello Scolasticato Dehoniano e, successivamente, Rettore dell'Istituto Teologico Dehoniano in quella medesima città, nonché Superiore Provinciale della Provincia brasiliana meridionale della sua Congregazione.
Il 16 febbraio 1985 è stato eletto alla sede titolare di Lisinia, come Vescovo Ausiliare di Florianópolis; il 28 aprile successivo ha ricevuto la consacrazione episcopale.
L'8 maggio 1991 è stato trasferito alla sede residenziale di Ponta Grossa, nello Stato di Paraná.
Il 7 maggio 1997 è stato promosso Arcivescovo di Maringá, sempre nello Stato di Paraná.
Il 20 febbraio 2002 è stato trasferito alla Sede arcivescovile metropolitana di Florianópolis, nello Stato di Santa Catarina.


NOMINA DELL’ARCIVESCOVO DI PORT-AU-PRINCE (HAÏTI)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Arcivescovo di Port-au-Prince (Haïti) S.E. Mons. Guire Poulard, finora Vescovo di Les Cayes.

S.E. Mons. Guire Poulard
S.E. Mons. Guire Poulard è nato il 6 gennaio 1942 a Delatte (Petit-Goâve), nell’arcidiocesi di Port-au-Prince. Ha compiuto gli studi primari presso i Fratelli dell’Istruzione Cristiana a Petit-Goâve. Ha completato gli studi secondari successivamente presso il Lycée Faustin Soulouque a Petit-Goâve, il Collège Notre-Dame de Lourdes a Port-de-Paix e il Petit Séminaire-Collège Saint Martial di Port-au-Prince. Ha seguito poi i corsi filosofici e teologici al Grand Séminaire Notre-Dame a Port-au-Prince.
È stato ordinato sacerdote il 25 giugno 1972 per l’arcidiocesi di Port-au-Prince. Nel 1982-1983 ha seguito i corsi dell’anno di Pastorale presso l’Institut Théologique des Jeunes Eglises a Lille (Francia).
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vice-parroco a Jacmel (1972-1975); Amministratore della parrocchia di Jacmel (1975-1976); Amministratore della parrocchia di Belladère (1972-1982); Amministratore della parrocchia di Saut-d’Eau (1983-1986); Amministratore della parrocchia di Saint-Pierre a Petionville (1986-1988).
Eletto Vescovo di Jacmel il 25 febbraio 1988, è stato consacrato il 15 maggio successivo.
Il 9 marzo 2009 è stato trasferito alla Sede vescovile di Les Cayes.


NOMINA DI AUSILIARE DI PORT-AU-PRINCE (HAÏTI)

Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di Port-au-Prince (Haïti) il Rev.do Mons. Glandas Marie Erick Toussaint, del clero della diocesi di Port-au-Prince, finora Parroco della Cattedrale e Direttore della Caritas di Port-au-Prince, assegnandogli la sede titolare vescovile di Senez.

Rev.do Mons. Glandas Marie Erick Toussaint
Il Rev.do Mons. Glandas Marie Erick Toussaint è nato il 19 maggio 1965 a Grande Savane, nell’arcidiocesi di Port-au-Prince. Dopo gli studi secondari al Collège Saint-Martial di Port-au-Prince, è entrato nel Seminario Maggiore Nazionale Notre-Dame d’Haïti, dove ha percorso tutta la sua formazione al sacerdozio, ottenendo il Baccalaureato in Teologia.
È stato ordinato sacerdote il 13 novembre 1994 per l’arcidiocesi di Port-au-Prince.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi ministeriali: Vicario parrocchiale della Cattedrale di Port-au-Prince dal 1994 al 2000; quindi Parroco della parrocchia dell’Assunta a Petit-Goâve dal 2005 al 2007.
Dal 2007 è Parroco della Cattedrale e, contemporaneamente, dal 2008, Direttore della Caritas di Port-au- Prince.















L’UDIENZA GENERALE



L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI, dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa - riprendendo il ciclo di catechesi sui Santi - si è soffermato sulla figura di Santa Caterina da Genova (1477-1510).
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei parlarvi di un’altra Santa che porta il nome di Caterina, dopo Caterina da Siena e Caterina da Bologna; parlo di Caterina da Genova, nota soprattutto per la sua visione sul purgatorio. Il testo che ne descrive la vita e il pensiero venne pubblicato nella città ligure nel 1551; esso è diviso in tre parti: la Vita propriamente detta, la Dimostratione et dechiaratione del purgatorio - più nota come Trattato - e il Dialogo tra l’anima e il corpo1. L’estensore finale fu il confessore di Caterina, il sacerdote Cattaneo Marabotto.

Caterina nacque a Genova, nel 1447; ultima di cinque figli, rimase orfana del padre, Giacomo Fieschi, quando era in tenera età. La madre, Francesca di Negro, impartì una valida educazione cristiana, tanto che la maggiore delle due figlie divenne religiosa. A sedici anni, Caterina venne data in moglie a Giuliano Adorno, un uomo che, dopo varie esperienze commerciali e militari in Medio Oriente, era rientrato a Genova per sposarsi. La vita matrimoniale non fu facile, anche per il carattere del marito, dedito al gioco d’azzardo. Caterina stessa fu indotta inizialmente a condurre un tipo di vita mondana, nella quale, però, non riuscì a trovare serenità. Dopo dieci anni, nel suo cuore c’era un senso profondo di vuoto e di amarezza.

La conversione iniziò il 20 marzo 1473, grazie ad una singolare esperienza. Recatasi alla chiesa di san Benedetto e nel monastero di Nostra Signora delle Grazie, per confessarsi, e inginocchiatasi davanti al sacerdote, "ricevette - come ella stessa scrive - una ferita al cuore, d’un immenso amor de Dio", con una visione così chiara delle sue miserie e dei suoi difetti e, allo stesso tempo, della bontà di Dio, che quasi ne svenne. Fu toccata nel cuore da questa conoscenza di se stessa, della vita vuota che conduceva e della bontà di Dio. Da questa esperienza nacque la decisione che orientò tutta la sua vita, espressa nelle parole: "Non più mondo, non più peccati" (cfr Vita mirabile, 3rv). Caterina allora fuggì, lasciando in sospeso la Confessione. Ritornata a casa, entrò nella camera più nascosta e pianse a lungo. In quel momento fu istruita interiormente sulla preghiera ed ebbe coscienza dell’immenso amore di Dio verso di lei peccatrice, un’esperienza spirituale che non riusciva ad esprimere a parole (cfr Vita mirabile, 4r). E’ in questa occasione che le apparve Gesù sofferente, carico della croce, come spesso è rappresentato nell’iconografia della Santa. Pochi giorni dopo, tornò dal sacerdote per compiere finalmente una buona Confessione. Iniziò qui quella "vita di purificazione" che, per lungo tempo, le fece provare un costante dolore per i peccati commessi e la spinse ad imporsi penitenze e sacrifici per mostrare a Dio il suo amore.

In questo cammino, Caterina si andava avvicinando sempre di più al Signore, fino ad entrare in quella che viene chiamata "vita unitiva", un rapporto, cioè, di unione profonda con Dio. Nella Vita è scritto che la sua anima era guidata e ammaestrata interiormente dal solo dolce amore di Dio, che le dava tutto ciò di cui aveva bisogno. Caterina si abbandonò in modo così totale nelle mani del Signore da vivere, per circa venticinque anni - come ella scrive - "senza mezzo di alcuna creatura, dal solo Dio instrutta et governata" (Vita, 117r-118r), nutrita soprattutto dalla preghiera costante e dalla Santa Comunione ricevuta ogni giorno, cosa non comune al suo tempo. Solo molti anni più tardi il Signore le diede un sacerdote che avesse cura della sua anima.

Caterina rimase sempre restia a confidare e manifestare la sua esperienza di comunione mistica con Dio, soprattutto per la profonda umiltà che provava di fronte alle grazie del Signore. Solo la prospettiva di dar gloria a Lui e di poter giovare al cammino spirituale di altri la spinse a narrare ciò che avveniva in lei, a partire dal momento della sua conversione, che è la sua esperienza originaria e fondamentale. Il luogo della sua ascesa alle vette mistiche fu l’ospedale di Pammatone, il più grande complesso ospedaliero genovese, del quale ella fu direttrice e animatrice. Quindi Caterina vive un’esistenza totalmente attiva, nonostante questa profondità della sua vita interiore. A Pammatone si venne formando attorno a lei un gruppo di seguaci, discepoli e collaboratori, affascinati dalla sua vita di fede e dalla sua carità. Lo stesso marito, Giuliano Adorno, ne fu conquistato tanto da lasciare la sua vita dissipata, diventare terziario francescano e trasferirsi nell’ospedale per dare il suo aiuto alla moglie. L’impegno di Caterina nella cura dei malati si svolse fino al termine del suo cammino terreno, il 15 settembre 1510. Dalla conversione alla morte non vi furono eventi straordinari, ma due elementi caratterizzano l’intera sua esistenza: da una parte l’esperienza mistica, cioè, la profonda unione con Dio, sentita come un’unione sponsale, e, dall’altra, l’assistenza ai malati, l’organizzazione dell’ospedale, il servizio al prossimo, specialmente i più bisognosi e abbandonati. Questi due poli – Dio e il prossimo – riempirono totalmente la sua vita, trascorsa praticamente all’interno delle mura dell’ospedale.

Cari amici, non dobbiamo mai dimenticare che quanto più amiamo Dio e siamo costanti nella preghiera, tanto più riusciremo ad amare veramente chi ci sta intorno, chi ci sta vicino, perché saremo capaci di vedere in ogni persona il volto del Signore, che ama senza limiti e distinzioni. La mistica non crea distanza dall’altro, non crea una vita astratta, ma piuttosto avvicina all’altro, perché si inizia a vedere e ad agire con gli occhi, con il cuore di Dio.

Il pensiero di Caterina sul purgatorio, per il quale è particolarmente conosciuta, è condensato nelle ultime due parti del libro citato all’inizio: il Trattato sul purgatorio e il Dialogo tra l’anima e il corpo. E’ importante notare che Caterina, nella sua esperienza mistica, non ha mai rivelazioni specifiche sul purgatorio o sulle anime che vi si stanno purificando. Tuttavia, negli scritti ispirati dalla nostra Santa è un elemento centrale e il modo di descriverlo ha caratteristiche originali rispetto alla sua epoca. Il primo tratto originale riguarda il "luogo" della purificazione delle anime. Nel suo tempo lo si raffigurava principalmente con il ricorso ad immagini legate allo spazio: si pensava a un certo spazio, dove si troverebbe il purgatorio. In Caterina, invece, il purgatorio non è presentato come un elemento del paesaggio delle viscere della terra: è un fuoco non esteriore, ma interiore. Questo è il purgatorio, un fuoco interiore. La Santa parla del cammino di purificazione dell’anima verso la comunione piena con Dio, partendo dalla propria esperienza di profondo dolore per i peccati commessi, in confronto all’infinito amore di Dio (cfr Vita mirabile, 171v). Abbiamo sentito del momento della conversione, dove Caterina sente improvvisamente la bontà di Dio, la distanza infinita della propria vita da questa bontà e un fuoco bruciante all’interno di se stessa. E questo è il fuoco che purifica, è il fuoco interiore del purgatorio. Anche qui c’è un tratto originale rispetto al pensiero del tempo. Non si parte, infatti, dall’aldilà per raccontare i tormenti del purgatorio - come era in uso a quel tempo e forse ancora oggi - e poi indicare la via per la purificazione o la conversione, ma la nostra Santa parte dall’esperienza propria interiore della sua vita in cammino verso l’eternità. L’anima - dice Caterina - si presenta a Dio ancora legata ai desideri e alla pena che derivano dal peccato, e questo le rende impossibile godere della visione beatifica di Dio. Caterina afferma che Dio è così puro e santo che l’anima con le macchie del peccato non può trovarsi in presenza della divina maestà (cfr Vita mirabile, 177r). E anche noi sentiamo quanto siamo distanti, quanto siamo pieni di tante cose, così da non poter vedere Dio. L’anima è consapevole dell’immenso amore e della perfetta giustizia di Dio e, di conseguenza, soffre per non aver risposto in modo corretto e perfetto a tale amore, e proprio l’amore stesso a Dio diventa fiamma, l’amore stesso la purifica dalle sue scorie di peccato.

In Caterina si scorge la presenza di fonti teologiche e mistiche a cui era normale attingere nella sua epoca. In particolare si trova un’immagine tipica di Dionigi l’Areopagita, quella, cioè, del filo d’oro che collega il cuore umano con Dio stesso. Quando Dio ha purificato l’uomo, egli lo lega con un sottilissimo filo d’oro, che è il suo amore, e lo attira a sé con un affetto così forte, che l’uomo rimane come "superato e vinto e tutto fuor di sé". Così il cuore dell’uomo viene invaso dall’amore di Dio, che diventa l’unica guida, l’unico motore della sua esistenza (cfr Vita mirabile, 246rv). Questa situazione di elevazione verso Dio e di abbandono alla sua volontà, espressa nell’immagine del filo, viene utilizzata da Caterina per esprimere l’azione della luce divina sulle anime del purgatorio, luce che le purifica e le solleva verso gli splendori dei raggi fulgenti di Dio (cfr Vita mirabile, 179r).

Cari amici, i Santi, nella loro esperienza di unione con Dio, raggiungono un "sapere" così profondo dei misteri divini, nel quale amore e conoscenza si compenetrano, da essere di aiuto agli stessi teologi nel loro impegno di studio, di intelligentia fidei, di intelligentia dei misteri della fede, di approfondimento reale dei misteri, per esempio di che cosa è il purgatorio.

Con la sua vita, santa Caterina ci insegna che quanto più amiamo Dio ed entriamo in intimità con Lui nella preghiera, tanto più Egli si fa conoscere e accende il nostro cuore con il suo amore. Scrivendo sul purgatorio, la Santa ci ricorda una verità fondamentale della fede che diventa per noi invito a pregare per i defunti affinché possano giungere alla visione beata di Dio nella comunione dei santi (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1032). Il servizio umile, fedele e generoso, che la Santa prestò per tutta la sua vita nell’ospedale di Pammatone, poi, è un luminoso esempio di carità per tutti e un incoraggiamento specialmente per le donne che danno un contributo fondamentale alla società e alla Chiesa con la loro preziosa opera, arricchita dalla loro sensibilità e dall’attenzione verso i più poveri e i più bisognosi. Grazie.

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1 cfr Libro de la Vita mirabile et dottrina santa, de la beata Caterinetta da Genoa. Nel quale si contiene una utile et catholica dimostratione et dechiaratione del purgatorio, Genova 1551.



SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE



○ Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs,

née en 1447, Catherine de Gênes fit une expérience de conversion étonnante. Mariée à 16 ans avec un homme qui s’adonnait aux jeux de hasard, et insatisfaite du type de vie mondain qui était le sien, elle éprouvait vide et amertume en son cœur. Se rendant un jour à l’église pour se confesser, elle reçut alors « une blessure au cœur d’un immense amour de Dieu », qui lui montra à la fois ses misères et la bonté de Dieu. Immédiatement, elle décida de fuir le péché et le monde. Pendant 25 années, elle vécut, instruite intérieurement par le seul amour du Seigneur et nourrie par la prière constante et la communion quotidienne. Elle se dévoua au service des malades de l’hôpital de Pammatone qu’elle dirigea. Au cours de sa vie toute centrée sur Dieu et sur le prochain, Catherine reçut une connaissance particulière du purgatoire qu’elle décrit comme « un feu non extérieur mais intérieur » sur le chemin de la pleine communion avec Dieu. Devant l’amour de Dieu, l’âme fait une expérience de profonde douleur pour les péchés commis, alors qu’elle est liée par les désirs et la peine du péché qui la rendent incapable de jouir de la vision de Dieu. Il s’agit en effet, d’obtenir la sainteté nécessaire pour entrer dans la joie du ciel. Chers amis, les saints, dans leur expérience d’union à Dieu, atteignent un « savoir » si profond des mystères divins, qu’ils sont une aide pour tous et pour les théologiens dans la recherche de l‘intelligence de la foi.

Je salue cordialement les pèlerins francophones présents à cette audience. Puissiez-vous, avec sainte Catherine de Gênes, découvrir que l’amour de Dieu est comme un fil d’or unissant notre cœur à Dieu Lui-même ! Avec ma Bénédiction apostolique.


○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

Our catechesis today deals with Saint Catherine of Genoa, a fifteenth-century saint best known for her vision of purgatory. Married at an early age, some ten years later Catherine had a powerful experience of conversion; Jesus, carrying his cross, appeared to her, revealing both her own sinfulness and God’s immense love. A woman of great humility, she combined constant prayer and mystical union with a life of charitable service to those in need, above all in her work as the director of the largest hospital in Genoa. Catherine’s writings on purgatory contain no specific revelations, but convey her understanding of purgatory as an interior fire purifying the soul in preparation for full communion with God. Conscious of God’s infinite love and justice, the soul is pained by its inadequate response, even as the divine love purifies it from the remnants of sin. To describe this purifying power of God’s love, Catherine uses the image of a golden chain which draws the soul to abandon itself to the divine will. By her life and teaching, Saint Catherine of Genoa reminds us of the importance of prayer for the faithful departed, and invites us to devote ourselves more fully to prayer and to works of practical charity.

I am pleased to greet the many university students present at today’s Audience. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors, especially those from Finland, Malta, China, Indonesia and the United States of America, I cordially invoke God’s blessings of joy and peace.


○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Im Rahmen meiner Katechesen über große Frauengestalten der Kirchengeschichte möchte ich nach Katharina von Siena und Katharina von Bologna heute eine dritte Mystikerin dieses Namens vorstellen: die hl. Katharina von Genua. Sie wurde 1447 als jüngstes von fünf Kindern einer Adelsfamilie geboren und bereits im Alter von 16 Jahren mit einem von ihren Eltern ausgesuchten Adligen verheiratet, einem unbeherrschten und leichtlebigen Mann, der ihr das Eheleben nicht einfach machte. Nach etwa zehn Jahren, in denen sie versuchte, sich auf den vornehmen, oberflächlichen Lebensstil ihres Mannes einzulassen, hatte sie bei einer Beichte ein tiefes Bekehrungserlebnis. Wie eine brennende Flamme spürte sie plötzlich in sich das Ungenügen dieses Lebens, die Güte Gottes und ihre Nachlässigkeit, ihre Armseligkeit, die Leere ihres Herzens demgegenüber. So ist ein Strahl der Liebe Gottes in ihre Seele eingedrungen. Im Moment konnte sie gar nicht beichten, sie ging wieder nach Hause und weinte. Nach ein paar Tagen kam sie dann und war dazu fähig, sozusagen einen Strich durch ihr Leben zu ziehen; sie hat sich selbst die Parole gegeben: Nicht mehr Mondänität und nicht mehr Sünde. Katharina führte dann ein Leben der Buße und des Gebetes. Sie widmete sich den Kranken und wurde Chefin des größten Krankenhauses von Genua, Pammatone. Schließlich hat auch ihr Ehemann sich bekehrt, sie hat ihn nach sich gezogen, und er hat als Franziskanertertiar in diesem Krankenhaus bei der Krankenpflege mitgeholfen. Katharina starb schließlich im Jahre 1510 in ihrer Heimatstadt. So gibt uns diese Heilige ein weiteres Beispiel für den tiefen Zusammenhang zwischen einem großen, lebhaften Gebetsleben und der Liebe zum Nächsten; dafür, daß inwendiges Einssein mit Gott nicht Absonderung bedeutet, sondern uns erst zum Nächsten führt und die wirkliche Gemeinschaft mit dem Nächsten eröffnet, uns vor allen Dingen für den offen macht, um den sich andere nicht kümmern und der uns braucht. Eine weitere Folge der mystischen Gemeinschaft mit Gott ist die tiefe Teilhabe an den geistlichen Wirklichkeiten. So hat Katharina eine tiefe Einsicht über das erlangt, was Fegfeuer ist. Sie meinte nicht, daß das ein bestimmter Ort sei, und meinte nicht, daß man dort mit ausgesuchten Qualen gequält wird, sondern sie hatte erkannt, Fegfeuer ist eben diese Flamme des inneren Ungenügens und einer neuen Liebe, die uns inwendig trifft und uns umwandelt und erneuert. Es ist die inwendige Berührtheit von der Liebe Gottes, der wir nicht genügen, die zur Flamme wird und uns selbst umformt, oder – wie sie auch sagt – zu einer goldenen Schnur, mit der Gott uns zu sich hinaufzieht. Gottesliebe und Nächstenliebe gehören immer zueinander. Katharina von Genua ist uns Beispiel dafür, wie das Näherkommen an Gott zugleich das Eintauchen in die Liebe zum Nächsten ist.

Von Herzen grüße ich alle Pilger deutscher Sprache. Die Heiligen sind immer zuerst große Beter. Sie leben uns diese Weggemeinschaft mit Christus vor und helfen uns, daß wir immer neu beten lernen im Mitbeten mit der Kirche und vom Beten her dann richtig leben lernen. Gottes Geist geleite euch auf allen euren Wegen.


○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

La catequesis de hoy está dedicada a santa Catalina de Génova, que vivió entre mil cuatrocientos cuarenta y mil quinientos diez. Recibió en su hogar una buena educación cristiana. Dada en matrimonio a los dieciséis años, su vida matrimonial no fue fácil. Catalina al principio lleva una existencia mundana que le causó un profundo sentido de vacío y amargura. Tras una particular experiencia espiritual, en la que ve con claridad sus miserias y sus defectos, al mismo tiempo que la bondad de Dios, nace la decisión de cambiar de vida: "no más el mundo, no más pecados", iniciando un camino de purificación y de comunión mística con Dios. Dos elementos caracterizan toda su existencia: la unión íntima con el Señor, percibida como una unión esponsal, y el servicio al prójimo, especialmente a los más necesitados y abandonados. El pensamiento de Catalina sobre el purgatorio, por el cual es particularmente conocida, esta condensado en El tratado sobre el purgatorio y el Dialogo entre el alma y el cuerpo. El servicio humilde, fiel y generoso, que la Santa realizó es un luminoso ejemplo de caridad para todos y un estímulo particular para las mujeres que contribuyen con sus valiosas obras, llenas de sensibilidad y atención hacía los más pobres y necesitados, al bien de la Iglesia y de la sociedad.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Uruguay y México y otros países latinoamericanos. Os invito a que siguiendo el ejemplo de amor de Dios de santa Catalina de Génova, sepáis entrar en intimidad de oración con Él y os dejéis transformar por el fuego de su amor. Muchas gracias.


○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Os Santos, na sua experiência de união com Deus feita de amor e conhecimento, alcançam um saber tão profundo dos mistérios divinos, que servem de ajuda aos teólogos no seu esforço por entender os mistérios da fé. Um exemplo disto é Santa Catarina de Génova, conhecida sobretudo pela sua explicação do Purgatório. Esta explicação nasce, não de visões ou comunicações especiais do Além, mas da experiência que ela viveu na sua conversão a Deus, cujo início teve lugar em 1473. Catarina fala dos tormentos do Purgatório como um sofrimento interior da alma que, ciente do amor imenso de Deus, sofre por não lhe ter correspondido de forma perfeita e é precisamente o amor divino que a purifica das manchas de pecado que ainda a impedem de viver na presença da majestade de Deus.

Amados peregrinos de língua portuguesa, de quem me apraz salientar a presença do grupo de juristas do Brasil: para todos vai a minha saudação amiga de boas vindas, com o convite a aderirdes sempre mais a Jesus Cristo e a fazerdes do seu Evangelho o guia do vosso pensamento e da vossa vida. Então sereis, na sociedade, aquele fermento de vida nova que a humanidade precisa para construir um futuro mais justo e solidário, que sonhais e servis com a vossa actividade. Sobre vós e vossas famílias, desça a minha Bênção Apostólica.



SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE



○ Saluto in lingua polacca

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Św. Katarzyna z Genui uczy, że im bardziej kochamy Boga i trwamy w modlitwie, tym bardziej potrafimy kochać bliźnich, bo odkrywamy w nich oblicze Chrystusa, który kocha nas bezgranicznie i bez różnicy. Prośmy nieustannie o dar takiej miłości. Niech Bóg wam błogosławi!

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Santa Caterina da Genova ci insegna che quanto più amiamo Dio e siamo costanti nella preghiera, tanto più riusciamo ad amare coloro che ci stanno vicino, perché scopriamo in loro il volto di Cristo, che ci ama senza limiti e distinzioni. Chiediamo incessantemente il dono di tale amore. Dio vi benedica!]


○ Saluto in lingua ungherese

Szeretettel köszöntöm a magyar híveket, különösképpen az alapításának hetvenedik évfordulóját ünneplő Pápai Magyar Intézet Rektorát és ösztöndíjas papjait. Kívánom, hogy az Intézet még sokáig állhasson a magyarországi Egyház szolgálatában. Szívesen adom apostoli áldásomat Kedves Mindannyiotokra. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua ungherese, specialmente il Rettore e gli Alunni del Pontificio Istituto Ungherese che celebra il 70° anniversario della sua fondazione. Vi auguro che il vostro Istituto possa servire ancora per lungo tempo la Chiesa che sta in Ungheria. Volentieri vi imparto la Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo!]


○ Saluto in lingua italiana

Saluto cordialmente i pellegrini di lingua italiana. In particolare, i Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (Dehoniani) e le Apostole del Sacro Cuore di Gesù. Saluto i numerosi studenti della diocesi di Caserta, accompagnati dal Vescovo Mons. Pietro Farina, e gli alunni dell’Istituto "Maria Immacolata" di Roma; a ciascuno auguro di crescere sempre più nell’amore verso Gesù, per testimoniarlo con gioia nella vita di ogni giorno.

Rivolgo infine un affettuoso saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Le vicende di questa nostra epoca mettono ben in luce quanto sia urgente per i cristiani annunciare il Vangelo con la vita. A voi, cari giovani, dico perciò: siate fedeli a Cristo sempre, per essere tra i vostri coetanei seminatori di speranza e di gioia. Voi, cari malati, non abbiate paura di offrire sull’altare di Cristo il valore incalcolabile della vostra sofferenza a beneficio della Chiesa e del mondo. Ed infine a voi, cari sposi novelli, auguro di fare della vostra famiglia un’autentica scuola di vita cristiana.










MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER IL PRIMO ANNIVERSARIO DEL TERREMOTO IN HAÏTI


Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI, letto dal Suo Inviato Speciale, Em.mo Card. Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, nel corso della Santa Messa celebrata sulle rovine della Cattedrale di Port-au-Prince nel primo anniversario del terribile terremoto che il 12 gennaio 2010 sconvolse Haïti:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

A l’occasion du premier anniversaire du terrible tremblement de terre qui a endeuillé votre Pays, je suis uni à vous tous, chers Haïtiens, pour vous assurer de ma prière, particulièrement pour ceux qui sont morts.

Je désire également vous donner une parole d’espérance dans les circonstances présentes particulièrement difficiles. En effet, il est temps de reconstruire maintenant, non seulement les structures matérielles mais surtout la cohabitation civile, sociale et religieuse. Je souhaite que le Peuple haïtien soit le premier protagoniste de son histoire actuelle et de son avenir, comptant aussi sur l’aide internationale, qui a déjà donné des signes de grande générosité à travers une aide économique et par des volontaires venus de tous les pays.

Je suis présent à travers Son Eminence le Cardinal Robert Sarah, Président du Conseil Pontifical Cor Unum. Il vous porte, par sa présence et sa voix, mon encouragement et mon affection. Je vous confie à l’intercession de Notre Dame du Perpétuel Secours, Patronne d’Haïti, qui, je suis sûr, du haut du ciel, ne demeure pas indifférente à vos prières. Que Dieu bénisse tous les Haïtiens !

Du Vatican, le 5 janvier 2011

BENEDICTUS PP. XVI

13/01/2011 00:28
 
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Il Papa: il Purgatorio non è un luogo ma un “fuoco interiore”
Nell’Udienza generale dedicata a santa Caterina da Genova



ROMA, mercoledì, 12 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Il Purgatorio non è tanto un “luogo” di tormenti e purificazione delle anime quanto un “fuoco interiore” che permette di godere della visione beatifica di Dio, ha affermato Benedetto XVI questo mercoledì, durante l'Udienza generale.

Nel tradizionale appuntamento con i fedeli da tutto il mondo, il Papa ha parlato di santa Caterina da Genova, vissuta a cavallo tra la metà del XV e XVI sec., e che fu direttrice e animatrice del grande complesso ospedaliero piemontese di Pammatone.

Parlando ai fedeli presenti in Aula Paolo VI, il Papa ha fatto riferimento in particolare alla descrizione che la santa fece del Purgatorio come di una fiamma che libera l'interiorità dal peccato portandola alla sua primitiva lucentezza.

Benedetto XVI ha raccontato la visione di Gesù che la Santa di Genova ebbe il 20 marzo 1473 durante una confessione: “Inginocchiatasi davanti al sacerdote, ‘ricevette - come ella stessa scrive - una ferita al cuore, d’un immenso amor de Dio’, con una visione così chiara delle sue miserie e dei suoi difetti e, allo stesso tempo, della bontà di Dio, che quasi ne svenne”.

“Fu toccata nel cuore da questa conoscenza di se stessa, della vita vuota che conduceva e della bontà di Dio – ha aggiunto il Santo Padre –. Da questa esperienza nacque la decisione che orientò tutta la sua vita, espressa nelle parole: ‘Non più mondo, non più peccati’”.

Da qui partirà la “vita di purificazione” di Caterina che approderà a una esperienza di progressiva “unione mistica”, in cui maturerà la sua visione “originale” del Purgatorio: “Il primo tratto originale riguarda il ‘luogo’ della purificazione delle anime. Nel suo tempo lo si raffigurava principalmente con il ricorso ad immagini legate allo spazio: si pensava a un certo spazio, dove si troverebbe il Purgatorio. In Caterina, invece, il Purgatorio non è presentato come un elemento del paesaggio delle viscere della terra: è un fuoco non esteriore, ma interiore. Questo è il Purgatorio, un fuoco interiore”.

Nell’immagine che la santa genovese ha del Purgatorio, non si parte “dall’aldilà per raccontare i tormenti del Purgatorio - come era in uso a quel tempo e forse ancora oggi - e poi indicare la via per la purificazione o la conversione, ma la nostra Santa parte dall’esperienza propria interiore della sua vita in cammino verso l’eternità”.

“L’anima – ha continuato il Santo Padre – è consapevole dell’immenso amore e della perfetta giustizia di Dio e, di conseguenza, soffre per non aver risposto in modo corretto e perfetto a tale amore, e proprio l’amore stesso a Dio diventa fiamma, l’amore stesso la purifica dalle sue scorie di peccato”.

Caterina da Genova, ha aggiunto il Papa, ci fa capire che “i Santi, nella loro esperienza di unione con Dio, raggiungono un sapere così profondo dei misteri divini, nel quale amore e conoscenza si compenetrano, da essere di aiuto agli stessi teologi nel loro impegno di studio, di intelligentia fidei, di intelligentia dei misteri della fede, di approfondimento reale dei misteri, per esempio di che cosa è il Purgatorio”.

“Cari amici – ha poi concluso –, non dobbiamo mai dimenticare che quanto più amiamo Dio e siamo costanti nella preghiera, tanto più riusciremo ad amare veramente chi ci sta intorno, chi ci sta vicino, perché saremo capaci di vedere in ogni persona il volto del Signore, che ama senza limiti e distinzioni. La mistica non crea distanza dall’altro, non crea una vita astratta, ma piuttosto avvicina all’altro, perché si inizia a vedere e ad agire con gli occhi, con il cuore di Dio”.















Nuovo appello di Benedetto XVI a favore di Haiti
“Che il popolo di Haiti sia il primo protagonista della sua storia attuale e del suo futuro”



ROMA, mercoledì, 12 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, ha lanciato questo mercoledì a nome di Papa Benedetto XVI un nuovo appello alla comunità internazionale a favore di Haiti.

Lo ha fatto durante l'omelia della Messa che ha presieduto nel pomeriggio nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore, in suffragio dell'Arcivescovo di Port-au-Prince, monsignor Serge Miot, e delle altre 230.000 vittime del terremoto che ha devastato l'isola esattamente un anno fa.

Lo stesso messaggio è stato letto a Port-au-Prince dal Cardinale Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, che si trova in questi giorni nell'isola caraibica per portare l'incoraggiamento e una donazione del Papa alle vittime del sisma.

Nel messaggio, Benedetto XVI assicura agli haitiani le sue preghiere e la sua vicinanza, e vuole dare loro “una parola di speranza nella situazione presente particolarmente difficile”.

“E' ora di ricostruire non solo le strutture materiali, ma soprattutto la convivenza civile, sociale e religiosa”, esorta il Papa, auspicando che il popolo di Haiti “sia il primo protagonista della sua storia attuale e del suo futuro”.

Allo stesso tempo, esprime la fiducia nel fatto che continueranno a giungere “gli aiuti internazionali offerti con grande generosità, attraverso aiuti economici e di volontari provenienti da tutto il mondo”.

Dal canto suo, a Roma, il Cardinal Bertone ha affermato nella sua omelia che questo primo anniversario del terremoto è stato “l'occasione per manifestare vicinanza a tutti gli haitiani, in particolare a quelli che si trovano ad affrontare l'epidemia di colera diffusasi in maniera drammatica nelle ultime settimane”, ricorda “L'Osservatore Romano”.

La risposta solidale ad Haiti non può limitarsi all'emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto, ha sottolineato il porporato.

Il Cardinale ha anche voluto far giungere da parte della Chiesa “una parola di conforto per i numerosi defunti: essi sono vivi in Dio e attendono dai congiunti e dai connazionali una testimonianza di coraggio e di speranza”.

Nel ricordo delle vittime, ha affermato, “deve sorgere un rinnovato impegno di vita, aggrappandosi a ciò che non muore mai e che il tremendo terremoto non ha potuto distruggere: l'amore”, ha concluso.

Alla Messa erano presenti, tra gli altri, i Cardinali Giovanni Battista Re e Bernard Francis Law, nonché l'ambasciatore di Haiti presso la la Santa Sede, Carl-Henri Guietau.




13/01/2011 15:27
 
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LE UDIENZE


Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Udienza:

Em.mo Card. Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi).

Em.mo Card. Giovanni Lajolo, Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

S.E. Mons. Joseph Werth, S.I., Vescovo della Trasfigurazione a Novosibirsk (Russia), Ordinario per i fedeli di rito bizantino residenti in Russia.

S.E. il Signor Martin Bolldorf, Ambasciatore di Austria, in visita di congedo.










RINUNCE E NOMINE


NOMINA DEL NUNZIO APOSTOLICO IN SINGAPORE, DELEGATO APOSTOLICO IN MALAYSIA E IN BRUNEI, RAPPRESENTANTE PONTIFICIO NON-RESIDENTE PER IL VIÊT NAM

Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Singapore, Delegato Apostolico in Malaysia e in Brunei, e Rappresentante Pontificio non-residente per il Viêt Nam S.E. Mons. Leopoldo Girelli, Arcivescovo titolare di Capri, finora Nunzio Apostolico in Indonesia.


14/01/2011 01:02
 
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Il Papa nomina il suo primo rappresentante non residente per il Vietnam
Monsignor Girelli, anche Nunzio a Singapore e delegato apostolico in Malaysia e Brunei



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 13 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha nominato “Rappresentante Pontificio non-residente” per il Vietnam, Nunzio Apostolico a Singapore e delegato apostolico in Malaysia e Brunei monsignor Leopoldo Girelli, finora Nunzio Apostolico in Indonesia, secondo quanto ha reso noto questo giovedì la Sala Stampa della Santa Sede.

In questo modo, il Vietnam torna ad avere un delegato papale, anche se questo rappresentante non è Nunzio né i due Stati hanno stabilito pienamente le relazioni diplomatiche interrotte nel 1975 dopo l'occupazione di Saigon da parte delle forze dell'esercito comunista.

Il nuovo rappresentante pontificio per Vietnam, Singapore, Malaysia e Brunei è nato a Predore, nella Diocesi di Bergamo, il 13 marzo 1953 ed è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 1978.

Laureato in Teologia, è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 13 luglio 1987 e ha prestato servizio nelle rappresentanze pontificie in Camerun e Nuova Zelanda, così come nella sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato e nella Nunziatura Apostolica negli Stati Uniti.

Il 13 aprile 2006 è stato nominato Nunzio Apostolico in Indonesia con dignità di Arcivescovo. Il 16 ottobre di quell'anno gli è stata assegnata anche la Nunziatura di Timor Est.

Soddisfazione del Papa

Il Papa ha espresso la sua “soddisfazione” per questa nomina nel discorso che ha offerto questo lunedì al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

Finora, il Vietnam era uno dei pochi Paesi a non mantenere relazioni diplomatiche con la Santa Sede, come la Repubblica Popolare Cinese.

L'introduzione di questa figura rappresenta un primo passo per approfondire le relazioni tra la Santa Sede e il Vietnam, così come i vincoli della Santa Sede con la Chiesa locale di questo Paese asiatico.

Giunge dopo due incontri del Gruppo di lavoro congiunto tra Vietnam e Vaticano dedicato alla normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra i due Stati.

Negli ultimi anni, inoltre, delegazioni delle due parti hanno compiuto varie visite, tra cui quella del Primo Ministro vietnamita Nguyen Tan Dung in Vaticano nel 2007 e l'incontro del Presidente Nguyen Minh Triet con Benedetto XVI l'11 dicembre 2009, durante la prima visita di un Presidente vietnamita in Vaticano dal 1975.

Nonostante i miglioramenti della situazione in Vietnam, vari gruppi religiosi continuano a subire repressione, secondo il Rapporto Internazionale sulla Libertà Religiosa 2010 del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

Negli ultimi mesi, ad esempio, alcuni funzionari governativi hanno usato la forza contro un gruppo di fedeli che protestava per la chiusura del cimitero della parrocchia cattolica di Con Dau.

Il Governo ha anche confiscato alcuni terreni di istituzioni cattoliche, ha ritardato nell'approvare il registro delle congregazioni protestanti e ha continuato a non concedere il permesso per la traduzione della Bibbia in h’mong, nonostante un'attesa di 5 anni.

In Vietnam, la Chiesa cattolica ha circa sei milioni di fedeli su una popolazione di 90 milioni di abitanti.















[Modificato da +PetaloNero+ 14/01/2011 01:02]

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