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Aggiornamenti sul lavoro del Papa

Ultimo Aggiornamento: 15/04/2019 00:14
21/08/2010 15:07
 
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RINUNCE E NOMINE


RINUNCIA DELL’ARCIVESCOVO DI COTONOU (BENIN) E NOMINA DEL SUCCESSORE

Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Cotonou (Benin), presentata da S.E. Mons. Marcel Honorat Léon Agboton, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Arcivescovo di Cotonou (Benin) S.E. Mons. Antoine Ganyé, finora Vescovo della Diocesi di Dassa-Zoumé (Benin).













LETTERA DEL SANTO PADRE ALL’INVIATO SPECIALE ALLA CELEBRAZIONE DEL XV CENTENARIO DEL SANTUARIO SANTA MARIA DELLE GRAZIE "MADONNA DELLA MENTORELLA" (29 AGOSTO 2010)

Il 26 giugno scorso è stata pubblicata la nomina dell'Em.mo Cardinale Giovanni Battista Re, allora Prefetto della Congregazione per i Vescovi, ad Inviato Speciale del Santo Padre alla celebrazione del XV centenario del Santuario di Santa Maria delle Grazie "Madonna della Mentorella" (Diocesi di Tivoli), in programma il 29 agosto 2010.

Il Porporato sarà accompagnato da una Missione composta dai seguenti Ecclesiastici:

Rev. Mons. Benedetto Serafini, Vicario Generale della Diocesi di Tivoli;
Rev. P. Norbert Raszeja, C.R., Superiore Generale della Congregazione della Risurrezione a Roma (atteso che il Santuario è retto da secoli dai Padri della medesima Congregazione).
Pubblichiamo di seguito la Lettera del Santo Padre all’Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi:


LETTERA DEL SANTO PADRE

Venerabili Fratri Nostro
IOANNI BAPTISTAE S.R.E. Cardinali RE
Praefecto emerito Congregationis pro Episcopis

Ineunte Pontificatu, placuit Nobis Sanctuarium Sanctae Mariae Gratiarum in loco vulgo Mentorella, dioecesis Tiburtinae, invisere, Virgini Sanctissimae de eius intercessione apud Filium suum gratias agere atque continuum praesidium efflagitare.

Idcirco laeto animo accepimus Sanctuarium istud - vulgo "Madonna della Mentorella" - pastorali curae sodalium Provinciae Polonicae Congregationis a Resurrectione Domini Nostri Iesu Christi concreditum, mille et quingentos annos a fundatione sua celebraturum esse. Agitur de fausto iubilaeo huius sacrae aedis quae, pulcherrima in regione aedificata, in Italiae terra eminet tum pastoralibus eventibus, tum peregrinantium numero, inter quos libentes Praedecessorem Nostrum Venerabilem Servum Dei Ioannem Paulum II, rec. rem., memorare licet.

Hac prospera data occasione, die XXIO proximi mensis Augusti, die videlicet quo singulis annis multi adveniunt peregrini, in Sanctuario sollemnis Eucharistiae agetur celebratio. Quam ob rem Venerabilis Frater Maurus Parmeggiani, Episcopus Tiburtinus, humanissime a Nobis rogavit ut quendam insignem Purpuratum Patrem designaremus qui huic eventui Nostro nomine praeesset atque verba spiritalis cohortationis pronuntiaret. Congruae huic postulationi adnuere volentes, ad Te, Venerabilis Frater Noster, decurrimus, qui Congregationis pro Episcopis munus Praefecti diligenter hucusque exercuisti, aptusque et dignus omnino Nobis videris ut eiusmodi missionem fructuose expleas. Te igitur hisce Litteris Missum Extraordinarium Nostrum nominamus ad celebrationes millesimi et quingentesimi anniversarii diei a condito Sanctuario Sanctae Mariae Gratiarum, quae memorato die proximi mensis Augusti in loco vulgo Mentorella sollemniter explebuntur.

De divino Filio Virginis Mariae loquens, omnes illic adstantes adhortaberis ut precibus, meditatione nec non spiritalium necessitatum consideratione renovatis viribus novoque studio peculiarem dilectionem erga Christum et Ecclesiam demonstrent atque fide, spe et caritate cotidiana in vita ferveant.

Sacrorum Antistitem Tiburtinum ceterosque sacros Praesules ibi congregatos, sacerdotes, religiosos viros mulieresque et christifideles laicos Nostro salutabis nomine Nostramque iis ostendes benevolentiam. Verba singularis aestimationis Nostrae dilectis dicas sodalibus Provinciae Polonicae Congregationis a Resurrectione Domini Nostri Iesu Christi, qui in hoc Sanctuario studiosam navant pastoralem operam.

Nosmet Ipsi Te, Venerabilis Frater Noster, in tua missione implenda precibus comitabimur Tibique Benedictionem Apostolicam libentes impertimur, signum Nostrae erga Te benevolentiae et caelestium donorum pignus, quam omnibus celebrationum participibus rite transmittas volumus.

Ex Arce Gandulfi, die XXVII mensis Iulii, anno MMX, Pontificatus Nostri sexto.

BENEDICTUS PP. XVI





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LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS


Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Otto giorni dopo la solennità della sua Assunzione al Cielo, la liturgia ci invita a venerare la Beata Vergine Maria col titolo di "Regina". La Madre di Cristo viene contemplata incoronata dal suo Figlio, cioè associata alla sua Regalità universale, così come la raffigurano numerosi mosaici e dipinti. Anche questa memoria ricorre quest’anno in domenica, acquistando una maggiore luce dalla Parola di Dio e dalla celebrazione della Pasqua settimanale. In particolare, l’icona della Vergine Maria Regina trova un significativo riscontro nel Vangelo odierno, là dove Gesù afferma: "Ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi" (Lc 13,30). E’ questa una tipica espressione di Cristo, riportata più volte dagli Evangelisti – anche con formule similari –, perché evidentemente riflette un tema caro alla sua predicazione profetica. La Madonna è l’esempio perfetto di tale verità evangelica, che cioè Dio abbassa i superbi e i potenti di questo mondo e innalza gli umili (cfr Lc 1,52).

La piccola e semplice fanciulla di Nazaret è diventata la Regina del mondo! Questa è una delle meraviglie che rivelano il cuore di Dio. Naturalmente la regalità di Maria è totalmente relativa a quella di Cristo: Egli è il Signore, che, dopo l’umiliazione della morte di croce, il Padre ha esaltato al di sopra di ogni creatura nei cieli, sulla terra e sotto terra (cfr Fil 2,9-11). Per un disegno di grazia, la Madre Immacolata è stata pienamente associata al mistero del Figlio: alla sua Incarnazione; alla sua vita terrena, dapprima nascosta a Nazaret e poi manifestata nel ministero messianico; alla sua Passione e Morte; e infine alla gloria della Risurrezione e Ascensione al Cielo. La Madre ha condiviso con il Figlio non solo gli aspetti umani di questo mistero, ma, per l’opera dello Spirito Santo in lei, anche l’intenzione profonda, la volontà divina, così che tutta la sua esistenza, povera e umile, è stata elevata, trasformata, glorificata passando attraverso la "porta stretta" che è Gesù stesso (cfr Lc 13,24). Sì, Maria è la prima che è passata attraverso la "via" aperta da Cristo per entrare nel Regno di Dio, una via accessibile agli umili, a quanti si fidano della Parola di Dio e si impegnano a metterla in pratica.

Nella storia delle città e dei popoli evangelizzati dal messaggio cristiano sono innumerevoli le testimonianze di venerazione pubblica, in certi casi addirittura istituzionale alla regalità della Vergine Maria. Ma oggi vogliamo soprattutto rinnovare, come figli della Chiesa, la nostra devozione a Colei che Gesù ci ha lasciato quale Madre e Regina. Affidiamo alla sua intercessione la quotidiana preghiera per la pace, specialmente là dove più infierisce l’assurda logica della violenza; affinché tutti gli uomini si persuadano che in questo mondo dobbiamo aiutarci gli uni gli altri come fratelli per costruire la civiltà dell’amore. Maria, Regina pacis, ora pro nobis!


DOPO L’ANGELUS

Je salue cordialement les pèlerins francophones, en particulier les étudiants de la paroisse Sainte-Anne de la Butte-aux-Cailles, de Paris. Les textes liturgiques de ce jour nous redisent que tous les hommes sont appelés au salut. C’est aussi une invitation à savoir accueillir les légitimes diversités humaines, à la suite de Jésus venu rassembler les hommes de toute nation et de toute langue. Chers parents, puissiez-vous éduquer vos enfants à la fraternité universelle. Que la Vierge Marie vous accompagne dans la préparation de la rentrée scolaire qui approche ! Bon dimanche à tous !

I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present at this Angelus prayer. In a particular way I welcome a group of young Orthodox Christians from Galilee. Today’s Gospel reminds us that the way to heaven is through the narrow door. May we enter through this narrow door by means of prayer, humility and service of our neighbours, and thus live the joy of the Kingdom even now. Upon you and your loved ones, I invoke the blessings of Almighty God.

Gerne grüße ich die Gäste aus den Ländern deutscher Sprache. Im heutigen Evangelium stellen die Jünger die Frage nach dem Heil der Menschen. Gott will, daß alle Menschen gerettet werden, doch wir müssen uns auch mit allen Kräften darum bemühen, wie der Herr uns mahnt. Jesus selbst ist für uns Weg, Wahrheit und Leben; durch ihn kommen wir zum Vater. Schauen wir auf Jesus und folgen wir ihm mit unserem Tun. Der Heilige Geist führe und leite euch mit seiner Gnade.

Saludo a los peregrinos de lengua española y los invito a pedir por la Iglesia, extendida de oriente a occidente, para que sea fiel al mandato que el Señor le encomendó de llevar la luz del Evangelio a todas las naciones. Por intercesión de la Virgen María, a quien invocamos como Reina y Señora nuestra, supliquemos a Cristo Jesús, su divino Hijo, que sean cada vez más los que dediquen su vida a esta hermosa misión, siendo testigos de su amor, de palabra y con el propio ejemplo. Muchas gracias.

Saúdo também o grupo brasileiro da paróquia de São Joaquim, diocese de Franca, e demais peregrinos de língua portuguesa, desejando que esta peregrinação vos ajude a fortalecer a confiança em Jesus Cristo e a encarnar na vida a sua mensagem de salvação. De coração vos agradeço e abençôo. Ide com Deus!

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. "Ja jestem drogą, prawdą i życiem" (J 14, 6). Te słowa Pana Jezusa przypomina nam dzisiejsza liturgia. Gdy dosięga nas poczucie zagubienia, niepewności i kruchości ziemskiej egzystencji, w Chrystusie odnajdujemy sens naszego wędrowania, kryterium prawego postępowania i pełnię życia w zmartwychwstaniu. Niech ta świadomość stale nam towarzyszy. Niech wam Bóg błogosławi!

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14, 6). La liturgia odierna ci ricorda queste parole del Signore Gesù. Quando ci viene una sensazione di smarrimento, di incertezza e di fragilità dell’esistenza terrena, in Cristo ritroviamo il senso del nostro cammino, il criterio del giusto atteggiamento e la pienezza della vita nella risurrezione. Ci accompagni sempre questa consapevolezza. Dio vi benedica!]

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i seminaristi del Seminario Vescovile Minore di Verona, il gruppo di Legionari di Cristo provenienti da vari Paesi, i giovani di Stra che vivono un’esperienza di servizio con la Caritas di Roma, i fedeli di Catania e quelli della parrocchia romana di Santa Margherita Maria Alacoque, come pure l’orchestra giovanile "Fuoritempo" di Trento. A tutti auguro una buona domenica.





www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1521&sett...








MESSAGGIO DEL SANTO PADRE AL 31° MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI (RIMINI, 22-28 AGOSTO 2010)

In occasione della 31.ma edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si è aperta oggi a Rimini sul tema: "Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore", il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone ha inviato - a nome del Santo Padre Benedetto XVI - un Messaggio agli organizzatori ed ai partecipanti.

Il Messaggio, che riportiamo di seguito, è stato letto all’inizio della Santa Messa celebrata questa mattina da S.E. Mons. Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini.


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

A Sua Eccellenza Reverendissima
Mons. Francesco Lambiasi
Vescovo di Rimini

Eccellenza Reverendissima,

con gioia ho il piacere di trasmettere il cordiale saluto del Santo Padre a Vostra Eccellenza, agli organizzatori e a tutti i partecipanti al Meeting per l’Amicizia tra i Popoli, che si svolge a Rimini.

Quest’anno il titolo della vostra importante manifestazione - "Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore" - ci ricorda che al fondo della natura di ogni uomo si trova un’insopprimibile inquietudine che lo spinge alla ricerca di qualcosa che soddisfi questo suo anelito. Ogni uomo intuisce che proprio nella realizzazione dei desideri più profondi del suo cuore può trovare la possibilità di realizzarsi, di compiersi, di diventare veramente se stesso.

L’uomo sa che non può rispondere da solo ai propri bisogni. Per quanto si illuda di essere autosufficiente, egli sperimenta che non può bastare a se stesso. Ha bisogno di aprirsi ad altro, a qualcosa o a qualcuno, che possa donargli ciò che gli manca. Deve, per così dire, uscire da se stesso verso ciò che sia in grado di colmare l’ampiezza del suo desiderio.

Come il titolo del Meeting sottolinea, non qualsiasi cosa è la meta ultima del cuore dell’uomo, ma solo le "cose grandi". L’uomo è spesso tentato di fermarsi alle cose piccole, a quelle che danno una soddisfazione ed un piacere "a buon mercato", a quelle che appagano per un momento, cose tanto facili da ottenere, quanto ultimamente illusorie. Nel racconto evangelico delle tentazioni di Gesù (cfr Mt 4,1-4) il diavolo insinua che sia "il pane", cioè la soddisfazione materiale a poter appagare l’uomo. Questa è una menzogna pericolosa, perché contiene solo una parte di verità. L’uomo, infatti, vive anche di pane, ma non di solo pane. La risposta di Gesù svela la falsità ultima di questa posizione: "Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4). Dio solo basta. Lui solo sazia la fame profonda dell’uomo. Chi ha trovato Dio, ha trovato tutto. Le cose finite possono dare barlumi di soddisfazione o di gioia, ma solo l’Infinito può riempire il cuore dell’uomo: "inquietum est cor nostrum, donec requiescat in te – il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te" (S. Agostino, Le Confessioni, I, 1). L’uomo, in fondo, ha bisogno di un’unica cosa che tutto contiene, ma prima deve imparare a riconoscere, anche attraverso i suoi desideri e i suoi aneliti superficiali, ciò di cui davvero necessita, ciò che veramente vuole, ciò che è in grado di soddisfare la capacità del proprio cuore.

Dio è venuto nel mondo per risvegliare in noi la sete delle "cose grandi". Lo si vede bene in quella pagina evangelica, di inesauribile ricchezza, che narra dell’incontro di Gesù con la donna samaritana (cfr Gv 4,5-42), di cui sant’Agostino ci ha lasciato un commento luminoso. La samaritana viveva l’insoddisfazione esistenziale di chi non ha ancora trovato ciò che cerca: aveva avuto "cinque mariti" ed in quel momento conviveva con un altro uomo. Quella donna, come faceva abitualmente, era andata ad attingere acqua al pozzo di Giacobbe e vi trovò Gesù, seduto, "stanco del viaggio", nella calura del mezzogiorno. Dopo averle chiesto da bere, è Gesù stesso che le offre dell’acqua, e non una qualsiasi, ma un’"acqua viva", capace di estinguere la sua sete. E così egli si faceva spazio "a poco a poco […] nel cuore di lei" (S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, XV,12), facendo emergere il desiderio di qualcosa di più profondo della semplice necessità di soddisfare la sete materiale. Sant’Agostino commenta: "Colui che domandava da bere, aveva sete della fede di quella donna" (Ibid., XV,11). Dio ha sete della nostra sete di Lui. Lo Spirito Santo, simboleggiato dall’"acqua viva" di cui parlava Gesù, è proprio quel potere vitale che placa la sete più profonda dell’uomo e gli dona la vita totale, quella vita che egli cerca e attende senza conoscerla. La samaritana lasciò allora a terra la brocca "che ormai non le serviva più, anzi era diventata un peso: era avida ormai di dissetarsi solo di quell’acqua" (Ibid., XV,30).

Anche i discepoli di Emmaus vivono di fronte a Gesù la stessa esperienza. È ancora il Signore che fa "ardere il cuore" ai due mentre camminavano "col volto triste" (cfr Lc 24,13-35). Pur senza riconoscere Gesù risorto, durante il tragitto compiuto insieme a lui, essi si sentivano il cuore "ardere nel petto", riprendere vita, tanto che, arrivati a casa, "insistettero" affinché egli restasse con loro. "Resta con noi, Signore": è l’espressione del desiderio che palpita nel cuore di ogni essere umano. Questo desiderio di "cose grandi", deve trasformarsi in preghiera. I Padri sostenevano che pregare non è altro che cambiarsi in desiderio struggente del Signore. In un bellissimo testo sant’Agostino definisce la preghiera come espressione del desiderio e afferma che Dio risponde allargando verso di Lui il nostro cuore: "Dio […] suscitando in noi il desiderio, estende il nostro animo; ed estendendo il nostro animo, lo rende capace di accoglierlo" (Commento alla Prima Lettera di Giovanni, IV, 6). Da parte nostra dobbiamo purificare i nostri desideri e le nostre speranze per poter accogliere la dolcezza di Dio. "Questa – continua sant’Agostino – è la nostra vita: esercitarci nel desiderio" (Ibid.). Pregare davanti a Dio è un cammino, una scala: è un processo di purificazione dei nostri pensieri, dei nostri desideri. A Dio possiamo chiedere tutto. Tutto ciò che è buono. La bontà e la potenza di Dio non conoscono un limite tra cose grandi e piccole, tra cose materiali e spirituali, tra cose terrene e celesti. Nel dialogo con Lui, portando tutta la nostra vita davanti ai suoi occhi, impariamo a desiderare le cose buone, a desiderare, in fondo, Dio stesso. Si narra che, in uno dei suoi momenti di preghiera, San Tommaso d’Aquino sentì il Signore Crocifisso dirgli: "Hai scritto bene di me Tommaso; che cosa desideri?". "Nient’altro che Te", fu la risposta del Santo dottore. "Nient’altro che Te". Imparare a pregare è imparare a desiderare, e, così, imparare a vivere.

A cinque anni dalla scomparsa di mons. Luigi Giussani, il Sommo Pontefice si unisce spiritualmente agli aderenti al Movimento di Comunione e Liberazione. Come ebbe modo di ricordare durante l’Udienza in Piazza San Pietro il 24 marzo 2007, "don Giussani s’impegnò […] a ridestare nei giovani l’amore verso Cristo, "Via, Verità e Vita", ripetendo che solo Lui è la strada verso la realizzazione dei desideri più profondi del cuore dell’uomo".

Nell’affidare ai partecipanti al Meeting queste riflessioni, auspicando che siano di aiuto per conoscere, incontrare ed amare sempre di più il Signore e testimoniare nel nostro tempo che le "grandi cose" a cui anela il cuore umano si trovano in Dio, Sua Santità Benedetto XVI assicura la Sua preghiera e ben volentieri invia a Vostra Eccellenza, ai responsabili ed organizzatori e a tutti i presenti la Benedizione Apostolica.

Unisco cordialmente anche il mio augurio e mi valgo della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio

dell’Eccellenza Vostra Reverendissima

dev.mo nel Signore

Tarcisio Card. Bertone

Segretario di Stato

Dal Vaticano, 10 agosto 2010

23/08/2010 00:31
 
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Per entrare nel Regno di Dio, occorre seguire la via dell’umiltà
L'Angelus del Papa per la Solennità di Maria Regina





ROMA, domenica, 22 agosto 2010 (ZENIT.org).- La Madonna ci mostra che per entrare nel Regno di Dio occorre seguire la via dell’umiltà. Lo ha detto questa domenica Benedetto XVI prima dell’Angelus al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo nel riflettere sulla festa odierna.

Nel suo discorso il Papa ha sottolineato che, otto giorni dopo la Solennità dell’Assunzione in Cielo, la liturgia ci invita a venerare la Beata Vergine col titolo di “Regina”.

“La piccola e semplice fanciulla di Nazaret è diventata la Regina del mondo! Questa è una delle meraviglie che rivelano il cuore di Dio”, ha detto il Papa.

Dio, infatti, ha osservato, “abbassa i superbi e i potenti di questo mondo e innalza gli umili”.

Nel soffermarsi poi sulla particolare dimensione della regalità di Maria, il Santo Padre ha ricordato che “per un disegno di grazia, la Madre Immacolata è stata pienamente associata al mistero del Figlio: alla sua Incarnazione; alla sua vita terrena, dapprima nascosta a Nazaret e poi manifestata nel mistero messianico; alla sua Passione e Morte; e infine alla gloria della Risurrezione e Ascensione al Cielo”.

La Madre, ha detto ancora, “ha condiviso con il Figlio non solo gli aspetti umani di questo mistero, ma, per l’opera dello Spirito Santo in lei, anche l’intenzione profonda, la volontà divina, così che tutta la sua esistenza, povera e umile, è stata elevata, trasformata, glorificata passando attraverso la 'porta stretta' che è Gesù stesso”.

“Sì – ha continuato –, Maria è la prima che è passata attraverso la 'via' aperta da Cristo per entrare nel Regno di Dio, una via accessibile agli umili, a quanti si fidano della Parola di Dio e si impegnano a metterla in pratica”.

Infine il Papa ha levato una preghiera per l’umanità:“Affidiamo alla sua intercessione la quotidiana preghiera per la pace, specialmente là dove più infierisce l’assurda logica della violenza; affinché tutti gli uomini si persuadano che in questo mondo dobbiamo aiutarci gli uni gli altri come fratelli per costruire la civiltà dell’amore. Maria, Regina pacis, ora pro nobis!”.

Al termine dell'Angelus nel rivolgere una saluto ai pellegrini di lingua francese, il Papa ha richiamato come “i testi liturgici di oggi ci ripetano che tutti gli uomini sono chiamati alla salvezza. Questo è anche un invito a saper accogliere le legittime diversità umane, dopo Gesù venuto a riunire gli uomini di ogni nazione e di ogni lingua”.

“Cari genitori, possiate educare i vostri bambini alla fraternità universale”, ha sottolineato.

Nel saluti invece ai fedeli di lingua polacca, il Papa ha poi ricordato che “quando ci viene una sensazione di smarrimento, di incertezza e di fragilità dell’esistenza terrena, in Cristo ritroviamo il senso del nostro cammino, il criterio del giusto atteggiamento e la pienezza della vita nella risurrezione”.

“Ci accompagni sempre questa consapevolezza”, ha concluso.












Benedetto XVI al Meeting di Rimini: “L’uomo è fatto per cose grandi”
Solo l’infinito può riempire il cuore dell’uomo

di Antonio Gaspari



ROMA, domenica, 22 agosto 2010 (ZENIT.org).- “Come il titolo del Meeting sottolinea, non qualsiasi cosa è la meta ultima del cuore dell’uomo, ma solo le cose grandi”. Così inizia il messaggio che il Pontefice Benedetto XVI ha inviato domenica 22 agosto al Vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, in occasione dell’apertura del Meeting per l’amicizia tra i popoli.

Il Papa ha spiegato che “l’uomo è spesso tentato di fermarsi alle cose piccole, quelle che danno una soddisfazione ed un piacere ‘a buon mercato’, a quelle che appagano in un momento, cose tanto facili da ottenere, quanto ultimamente illusorie”.

Ma, l’uomo “non vive di solo pane”. Il Papa ha ricordato la risposta di Gesù alle tentazioni del diavolo (Mt 4,4), precisando che solo Dio “sazia la fame profonda dell’uomo”.

“Le cose finite – ha aggiunto – possono dare barlumi di soddisfazione o di gioia, ma solo l’infinito può riempire il cuore dell’uomo”.

“Dio – ha sottolineato – è venuto al mondo per risvegliare in noi la sete di cose grandi”.

Il Pontefice ha poi rilevato il significato e l’importanza della preghiera. Riprendendo Sant’Agostino ha spiegato che “a Dio possiamo chiedere tutto. Tutto ciò che è buono”.

“Nel dialogo con Lui – ha proseguito – portando tutta la nostra vita davanti ai suoi occhi, impariamo a desiderare le cose buone, a desiderare, in fondo, Dio stesso”.

A questo proposito si narra che San Tommaso, in uno dei suoi momenti di preghiera, sentì il Signore che gli disse: “Hai scritto bene di Tommaso; che cosa desideri?”, e San Tommaso rispose “Nient’altro che Te”, per questo motivo il Papa ha affermato che “imparare a pregare è imparare a desiderare e, così, imparare a vivere”.

Nel messaggio trasmesso tramite il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Santo Padre ricorda, a cinque anni dalla sua scomparsa, monsignor Luigi Giussani e si “unisce spiritualmente agli aderenti al Movimento di Comunione e Liberazione”.

Il Vescovo di Roma ricorda che, in occasione dell’udienza svoltasi in Piazza san Pietro il 24 marzo del 2007, disse che “don Giussani si impegnò (…) a ridestare nei giovani l’amore verso Cristo, (…) ripetendo che solo Lui è la strada verso la realizzazione dei desideri più profondi del cuore dell’uomo”.

Il messaggio del Pontefice al Meeting si conclude con la Benedizione apostolica e l’auspicio che queste riflessioni “siamo d’aiuto per conoscere, incontrare e amare sempre di più il Signore e testimoniare nel nostro tempo che le cose grandi a cui anela il cuore umano si trovano in Dio”.

24/08/2010 17:21
 
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NOMINA DEL VESCOVO DI BILBAO (SPAGNA)

Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Bilbao (Spagna) S.E. Mons. Mario Iceta Gavicagogeascoa, finora Vescovo titolare di Alava ed Ausiliare della medesima diocesi.

S.E. Mons. Mario Iceta Gavicagogeascoa
S.E. Mons. Mario Iceta Gavicagogeascoa è nato il 21 marzo 1965 a Gernika (Vizcaya), diocesi di Bilbao. Presso l’Università di Navarra ha conseguito la Licenza in Medicina e Chirurgia (1984-1990) ed ha seguito i corsi di dottorato in Fisiopatologia Clinica (1990-1992), ottenendo il dottorato con una tesi su Bioetica ed Etica medica (1995). Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso la Facoltà di Teologia di Navarra (1988-1992) ed in seguito nel Seminario di Córdoba (1992-1994), ottenendo il Baccalaureato in Teologia presso la Pontificia Università di Comillas, Madrid (1994). A Roma ha ottenuto la Licenza in Teologia Morale (1999) ed il Dottorato (2002) presso l’Istituto "Giovanni Paolo II" per studi su Matrimonio e Famiglia.
Ordinato sacerdote il 16 luglio 1994 per la diocesi di Córdoba, lì ha ricoperto i seguenti incarichi: membro in solidum del gruppo sacerdotale di Priego de Córdoba (1994-1997); Parroco della Inmaculada Concepción di Almodóvar del Río (2002-2004); Parroco di Santo Domingo de Guzmán di Lucena (2004-2007); Vicario Episcopale di la Campiña (2004-2007); Canonico Penitenziere (2005-2007); Professore di Sacra Liturgia, di Teologia dei Sacramenti, di Musica e Canto Liturgico (1994-1997) e poi di Teologia Morale e di Bioetica nel Seminario Maggiore San Pelagio (dal 2002).
Nominato Vescovo titolare di Alava e Ausiliare di Bilbao il 5 febbraio 2008, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 12 aprile successivo.


25/08/2010 00:29
 
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Il secondo volume del Papa su Gesù in vendita il 13 marzo 2011
Presentata al Meeting di Rimini l’Opera omnia di Ratzinger




ROMA, martedì, 24 agosto 2010 (ZENIT.org).- Il secondo volume di Benedetto XVI sulla vita di Gesù uscirà in libreria la prima domenica di Quaresima, il 13 marzo 2011. E' quanto ha anticipato alla Radio Vaticana don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana.

L'opera tanto attesa, che tratta della passione e morte di Gesù, si trova al momento in fase di traduzione nelle diverse lingue e verrà consegnata agli editori il prossimo 15 gennaio perché vengano preparate le diverse edizioni nazionali.

Don Costa ha spiegato che attualmente per il nuovo “Gesù di Nazaret” è stato raggiunto un accordo con 18 editori, tuttavia “sicuramente avremo richieste anche da altri editori”.

Secondo quanto confermato il 23 luglio scorso dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, Benedetto XVI sta scrivendo il terzo volume sulla vita di Gesù, dedicato all'infanzia di Cristo.

In questi giorni il direttore della Libreria Editrice Vaticana è inoltre presente al Meeting di Rimini per presentare il primo volume dell’Opera Omnia del teologo Joseph Ratzinger, costituita da 16 tomi e che riunisce tutti gli scritti, gli insegnamenti e le interviste risalenti a prima dell'elezione al soglio pontificio.

Nel primo volume, curato da Edmondo Caruana e Pierluca Azzaro e dal titolo “Teologia della liturgia. La fondazione sacramentale dell'esistenza cristiana”, Benedetto XVI spiega perché a suo giudizio giustamente il primo documento del Concilio è quello sulla liturgia.

“Ciò che a prima vista potrebbe sembrare un caso – afferma –, si rivela, guardando alla gerarchia dei temi e dei compiti della Chiesa, come la cosa anche intrinsecamente più giusta. Cominciando con il tema 'liturgia', si mise inequivocabilmente in luce il primato di Dio, la priorità del tema 'Dio'”.

La liturgia della Chiesa, scrive Joseph Ratzinger nella prefazione all’Opera, “è stata per me, fin dalla mia infanzia, l’attività centrale della mia vita”.

Presente alla presentazione del volume al Meeting di Rimini, il Vescovo di Ratisbona, mons. Gerhard Müller, ha spiegato ai microfoni della Radio Vaticana che "la fede cristiana non è una teoria, una filosofia, un’ideologia, ma è il contatto personale con Cristo, con il Dio che si è fatto uomo, Gesù che è presente nello Spirito Santo. La liturgia è la sacramentale partecipazione alla vita di Dio”.

“Per questo – ha detto – la liturgia non è solo un 'teatro', un’auto espressione del cuore o dell’idea della soggettività, ma la liturgia cattolica è l’espressione obiettiva, reale, concreta del contatto con Dio stesso, che vuole convivere con noi, le sue creature".






Il Papa: i cristiani devono amare tutti con lo stesso amore
In un messaggio ai cattolici argentini per la colletta nazionale “Más por menos”





ROMA, martedì, 24 agosto 2010 (ZENIT.org).- I cristiani sono chiamati ad “amare tutti con lo stesso amore con il quale Dio ci ama, manifestando così che la carità deve essere il segno distintivo della loro vita”: è quanto ricorda Benedetto XVI ai fedeli argentini in occasione della colletta nazionale Más por menos, giunta quest'anno alla sua 41ª edizione.

In un breve messaggio inviato attraverso il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, e ripreso da “L'Osservatore Romano”, Benedetto XVI ha incoraggiato i cattolici del Paese a partecipare con la loro generosità, sottolineando come l'iniziativa costituisca “un'encomiabile opera che cerca di aiutare i meno favoriti e sollecitare la solidarietà”.

Il Papa ha quindi esortato i credenti a “coltivare ogni giorno l'ascolto della Parola divina, la preghiera perseverante, la partecipazione assidua ai sacramenti e l'unione fraterna, come alimento di una carità ogni volta più intensa e per dare nuova vita ai valori universali della convivenza umana”.

La colletta Más por menos è promossa dalla Commissione episcopale per l'aiuto alle regioni più bisognose dell'Argentina. L’edizione di quest’anno è incentrata sul tema “Costruiremo una storia senza esclusi”, e si terrà l’11 e il 12 settembre prossimi in tutte le parrocchie del Paese.

I fondi provenienti da questa iniziativa sono distribuiti tra 25 diocesi che hanno maggiori necessità, suddivise in cinque livelli di priorità su cui concentrare gli interventi di aiuto a favore dell'infanzia, in particolare per la costruzione di alloggi e mense comunitarie, e per favorire l'apertura di piccole imprese che diano lavoro ai giovani.

Secondo quanto riferito sempre da “L'Osservatore Romano”, il Vescovo di Goya e membro della Commissione episcopale per l'aiuto alle regioni più bisognose, ha rivelato che la campagna dello scorso anno, rispetto a quello precedente, ha registrato un aumento del 35%. Sono stati incassati un milione e 700.000 euro devoluti alle 25 diocesi in difficoltà.

“La colletta Más por menos - ha sottolineato il presule - non è la soluzione della povertà; è un buon mezzo per approssimarci a diminuire la distanza tra la realtà e questa sfida storica. Mezzo concreto, efficace, alla portata di tutti”.

Un'altra iniziativa caritativa promossa dalla Chiesa argentina, alla quale il Pontefice ha dato il proprio sostegno, è stata la Giornata nazionale della Pontificia opera dell'infanzia e adolescenza missionaria (Iam), celebrata domenica 22 agosto in tutte le chiese del Paese.

La Giornata si inserisce nel mese missionario, volto a sensibilizzare i giovani e i ragazzi alla solidarietà nei confronti dei loro coetanei più sfortunati. Il tema scelto quest'anno è stato “Per l'Asia e il mondo intero, ogni giorno missionari”.

Per l'occasione Benedetto XVI ha inviato inviato un messaggio con l'augurio “che la Giornata di preghiera e riflessione contribuisca efficacemente al rinnovamento della fede e della vita cristiana, in modo che lo zelo missionario, specialmente nei giovani e nei bambini, fiorisca nell'ambito della diocesi e risvegli nel cuore di ogni membro delle Chiese locali il desiderio di condividere la perenne missione, che Cristo affidò alla Chiesa, di annunciare il Vangelo a tutte le genti”.







Benedetto XVI ricorda il “generoso ministero” di mons. Ablondi
Un protagonista dell’ecumenismo come del dialogo con gli ebrei





ROMA, martedì, 24 agosto 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha espresso dolore per la morte, avvenuta il 21 agosto scorso a quasi 86 anni, di mons. Alberto Ablondi, Vescovo emerito di Livorno, un precursore del dialogo con le altre religioni e con la comunità ebraica, che si battè al fianco dei lavoratori portuali.

Il 23 agosto, nella Cattedrale di Livorno, si sono celebrati i funerali. La messa di suffragio è stata presieduta da mons. Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze e Presidente della Conferenza episcopale toscana alla presenza di tutti i Vescovi della Toscana. Presenti anche esponenti del mondo ecumenico.

In un telegramma inviato al Vescovo di Livorno, mons. Simone Giusti, il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone ha fatto sapere che anche il Papa “partecipa spiritualmente al lutto” che ha colpito la comunità diocesana e “mentre ne ricorda il generoso ministero specialmente provvido nell’impegno in ambito ecumenico e fecondo nell’apostolato biblico innalza fervide preghiere di suffragio affidandolo alla materna intercessione della Beata Vergine Maria”.

Nato nel 1924 a Milano, ordinato sacerdote nel 1947, mons. Ablondi è stato parroco a Santa Maria degli Angeli a Sanremo dal 1952 al 1966, poi Vescovo di Livorno dal 1970 fino al 2000, quando si dimise per raggiunti limiti di età.

È stato, inoltre, Vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, membro del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, Presidente mondiale della Federazione Universale Cattolica per l'Apostolato Biblico e Vicepresidente mondiale per l'Europa delle Società Bibliche.

Mons. Brian Farrell, Segretario del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, in un messaggio ripreso dall'agenzia Sir lo ha definito “un interprete illuminato ed un promotore instancabile dell’impegno della Chiesa cattolica così come formalmente sancito dal Concilio Vaticano Secondo e da tutti i Sommi Pontefici da allora sino ad oggi, nella ricerca della piena comunione di tutti i battezzati e di rinnovati rapporti religiosi con il popolo ebraico, come anche nella diffusione della Sacra Scrittura”.

“Noi tutti – ha aggiunto mons. Farrell – siamo testimoni del suo grande amore per la Chiesa e della sua intramontabile fiducia che Dio la sta costruendo come la casa comune di tutti, capace di abbracciare nella sua comunione tutti gli uomini e donne di buona volontà, specialmente i piccoli e i dimenticati”.

Il Vescovo della diocesi di Livorno, mons. Coletti, lo ha ricordato come un “pastore attento e generoso”: “La sua schiettezza e la capacità di incontro e di confronto - nella Chiesa, certo, ma anche nel dialogo ecumenico e interreligioso - hanno scritto pagine luminose, regalandoci intuizioni e prospettive ancora oggi quanto mai attuali”.

“Ma è soprattutto umanamente che la sua figura è stata testimone splendida di fede e di attenzione all’uomo, con una predilezione particolare alla cura dei rapporti personali – ha sottolineato –. Anche il coraggio e la forza con cui ha affrontato l’ultimo periodo, con la salute ormai compromessa, ci dicono di una capacità di affidamento davvero grande”.

25/08/2010 15:38
 
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L’UDIENZA GENERALE



Alle ore 10.30 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per incontrare i fedeli ed i pellegrini convenuti per l’Udienza Generale del mercoledì.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sulla figura di Sant’Agostino. Quindi ha salutato in diverse lingue i gruppi di fedeli presenti. Infine, ha rivolto un appello per la fine delle violenze a Mogadiscio (Somalia).
L’Udienza si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

nella vita di ciascuno di noi ci sono persone molto care, che sentiamo particolarmente vicine, alcune sono già nelle braccia di Dio, altre condividono ancora con noi il cammino della vita: sono i nostri genitori, i parenti, gli educatori; sono persone a cui abbiamo fatto del bene o da cui abbiamo ricevuto del bene; sono persone su cui sappiamo di poter contare. E’ importante, però, avere anche dei "compagni di viaggio" nel cammino della nostra vita cristiana: penso al Direttore spirituale, al Confessore, a persone con cui si può condividere la propria esperienza di fede, ma penso anche alla Vergine Maria e ai Santi. Ognuno dovrebbe avere qualche Santo che gli sia familiare, per sentirlo vicino con la preghiera e l’intercessione, ma anche per imitarlo. Vorrei invitarvi, quindi, a conoscere maggiormente i Santi, a iniziare da quello di cui portate il nome, leggendone la vita, gli scritti. Siate certi che diventeranno buone guide per amare ancora di più il Signore e validi aiuti per la vostra crescita umana e cristiana.

Come sapete, anch’io sono legato in modo speciale ad alcune figure di Santi: tra queste, oltre a san Giuseppe e san Benedetto dei quali porto il nome, e ad altri, c’è sant’Agostino, che ho avuto il grande dono di conoscere, per così dire, da vicino attraverso lo studio e la preghiera e che è diventato un buon "compagno di viaggio" nella mia vita e nel mio ministero. Vorrei sottolineare ancora una volta un aspetto importante della sua esperienza umana e cristiana, attuale anche nella nostra epoca in cui sembra che il relativismo sia paradossalmente la "verità" che deve guidare il pensiero, le scelte, i comportamenti.

Sant’Agostino è un uomo che non è mai vissuto con superficialità; la sete, la ricerca inquieta e costante della Verità è una delle caratteristiche di fondo della sua esistenza; non, però, delle "pseudo-verità" incapaci di dare pace duratura al cuore, ma di quella Verità che dà senso all’esistenza ed è "la dimora" in cui il cuore trova serenità e gioia. Il suo, lo sappiamo, non è stato un cammino facile: ha pensato di incontrare la Verità nel prestigio, nella carriera, nel possesso delle cose, nelle voci che gli promettevano felicità immediata; ha commesso errori, ha attraversato tristezze, ha affrontato insuccessi, ma non si è mai fermato, non si è mai accontentato di ciò che gli dava solamente un barlume di luce; ha saputo guardare nell’intimo di se stesso e si è accorto, come scrive nelle Confessioni, che quella Verità, quel Dio che cercava con le sue forze era più intimo a sé di se stesso, gli era stato sempre accanto, non lo aveva mai abbandonato, era in attesa di poter entrare in modo definitivo nella sua vita (cfr III, 6, 11; X, 27, 38). Come dicevo a commento del recente film sulla sua vita, sant’Agostino ha capito, nella sua inquieta ricerca, che non è lui ad aver trovato la Verità, ma la Verità stessa, che è Dio, lo ha rincorso e lo ha trovato (cfr L’Osservatore Romano, giovedì 4 settembre 2009, p. 8). Romano Guardini commentando un brano del capitolo terzo delle Confessioni afferma: sant’Agostino comprese che Dio è "gloria che ci getta in ginocchio, bevanda che estingue la sete, tesoro che rende felici, […egli ebbe] la pacificante certezza di chi finalmente ha capito, ma anche la beatitudine dell’amore che sa: Questo è tutto e mi basta" (Pensatori religiosi, Brescia 2001, p. 177).

Sempre nelle Confessioni, al Libro nono, il nostro Santo riporta un colloquio con la madre, santa Monica – la cui memoria si celebra il prossimo venerdì, dopodomani. È una scena molto bella: lui e la madre stanno a Ostia, in un albergo, e dalla finestra vedono il cielo e il mare, e trascendono cielo e mare, e per un momento toccano il cuore di Dio nel silenzio delle creature. E qui appare un'idea fondamentale nel cammino verso la Verità: le creature debbono tacere se deve subentrare il silenzio in cui Dio può parlare. Questo è vero sempre anche nel nostro tempo: a volte si ha una sorta di timore del silenzio, del raccoglimento, del pensare alle proprie azioni, al senso profondo della propria vita, spesso si preferisce vivere solo l’attimo fuggente, illudendosi che porti felicità duratura; si preferisce vivere, perché sembra più facile, con superficialità, senza pensare; si ha paura di cercare la Verità o forse si ha paura che la Verità ci trovi, ci afferri e cambi la vita, come è avvenuto per sant’Agostino.

Cari fratelli e sorelle, vorrei dire a tutti, anche a chi è in un momento di difficoltà nel suo cammino di fede, a chi partecipa poco alla vita della Chiesa o a chi vive "come se Dio non esistesse", di non avere paura della Verità, di non interrompere mai il cammino verso di essa, di non cessare mai di ricercare la verità profonda su se stessi e sulle cose con l’occhio interiore del cuore. Dio non mancherà di donare Luce per far vedere e Calore per far sentire al cuore che ci ama e che desidera essere amato.

L’intercessione della Vergine Maria, di sant’Agostino e di santa Monica ci accompagni in questo cammino.



SALUTI DEL SANTO PADRE NELLE DIVERSE LINGUE

Je suis heureux de vous recevoir ce matin, chers pèlerins de langue française ! Je salue particulièrement le groupe œcuménique d’Athènes et les religieuses de l’Immaculée Conception de Castres. Que les saints qui vous sont les plus familiers, comme ceux dont vous portez le nom, soient pour vous des guides pour aimer toujours plus le Seigneur et des aides dans votre croissance humaine et spirituelle !

I greet all the English-speaking pilgrims, especially the young altar servers from Malta and their families, and the pilgrimage group from Japan. This Saturday the Church celebrates the feast of Saint Augustine, who found in Christ the fullness of that truth which brings authentic freedom and joy. May Saint Augustine and his mother, Saint Monica, accompany us by their prayers and draw us ever closer to the Lord.

Mit Freude grüße ich alle Gäste deutscher Sprache, vor allem die Teilnehmer am Ferienlager in Ostia. Ostia erinnert uns an Augustinus und seine Mutter Monika, die dort gestorben ist, und erinnert uns so daran, daß für unser Leben, für uns als Christen die Heiligen nicht Tote sind, sondern Wegbegleiter, die mit uns gehen. Mir selbst ist durch meine Studien und so weiter der heilige Augustinus ein solcher ganz persönlicher Freund und Weggefährte geworden. Am kommenden Samstag feiern wir seinen Gedenktag. Sein Leben war erfüllt von der Suche nach Wahrheit. Diese war nicht leicht zugänglich. Er hat viele Umwege machen müssen, aber er ließ sich davon nicht abbringen zu suchen: Was ist nun wirklich wahr? Gibt es Gott? Wer ist er? Wo ist er? Und diese Suche hat ihm schließlich Sinn und Halt gegeben und ihn zum lebendigen Gott geführt. Augustinus helfe uns allen auf unserem Weg durch die Wirrnisse dieser Zeit, Gott zu finden, mit ihm und auf ihn hin zu leben. Der Herr segne euch alle.

Saludo a los grupos de lengua española, en particular a los fieles de la Parroquia de Santa María la Mayor, de Andújar, así como a los demás peregrinos venidos de España, México y otros países latinoamericanos. Os invito a que os familiaricéis con la vida y los escritos de los Santos, pues os ayudarán a amar cada vez más al Señor y a crecer como personas y como cristianos.

Queridos peregrinos vindos do Brasil e de Portugal, a minha saudação amiga para todos vós, em especial para os grupos paroquiais de Unhos, Catujal e Viseu. Recordamos nestes dias Santo Agostinho e sua mãe, Santa Mónica, testemunhas de como Jesus Cristo Se deixa encontrar por quantos O procuram. E, com Ele, a vossa vida não poderá deixar de ser feliz.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Jutro w Polsce przypada uroczystość Matki Bożej Częstochowskiej. Jej opiece zawierzam was, wasze rodziny, Kościół i cały naród. Wszystkim, którzy gromadzą się w tych dniach na Jasnej Górze z serca błogosławię. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Domani in Polonia si celebra la solennità della Madre di Dio di Czestochowa. Alla sua protezione affido voi, le vostre famiglie, la Chiesa e tutta la nazione. Benedico di cuore tutti coloro che in questi giorni si radunano a Jasna Gora. Sia lodato Gesù Cristo!]

Isten hozott Benneteket kedves magyar zarándokok, különösen is Titeket, akik Munkácsról jöttetek. Kívánom nektek, hogy a most kezdődő iskolaévben és a társadalom különböző pontjain tanúságot tudjatok tenni hitetekről. Apostoli áldásommal. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Vi saluto cordialmente, cari pellegrini ungheresi, specialmente voi, che siete arrivati da Mukachevo. Vi incoraggio a proseguire con generosità nel vostro impegno di testimonianza cristiana nella scuola e nella società. Con la mia benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

Srdečne pozdravujem slovenských pútnikov. Drahí priatelia, nech príklad svätého Augustína, ktorého spomienku oslávime o pár dní, vzbudí v každom z vás obnovené predsavzatia ušľachtilého kresťanského svedectva. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini slovacchi. Cari amici l’esempio di sant’Agostino, la cui memoria celebreremo tra qualche giorno, susciti in ciascuno di voi rinnovati propositi di generosa testimonianza cristiana. Sia lodato Gesù Cristo!]

Srdačno pozdravljam hrvatske hodočasnike. Dragi prijatelji, neka vam svjedočanstvo svetoga Augustina, čiji ćemo liturgijski spomen slaviti za nekoliko dana, pomogne širiti svjetlo vjere u vašoj sredini. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto con affetto i pellegrini croati. Cari amici, la testimonianza di sant’Agostino, ci cui celebreremo tra pochi giorni la memoria, vi aiuti a diffondere nei vostri ambienti la luce della fede. Siano lodati Gesù e Maria!]

Rivolgo ora un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i Seminaristi Maggiori provenienti da diverse Regioni e i fedeli delle varie Parrocchie, accompagnati dai propri parroci ed auguro che questo incontro rinsaldi ciascuno nella fedeltà a Cristo e nella generosa testimonianza cristiana.

Il mio pensiero si rivolge infine ai giovani, ai malati e agli sposi novelli: tutti invito a trovare in Cristo la ragione della propria speranza.



APPELLO DEL SANTO PADRE

Il mio pensiero va a Mogadiscio, da dove continuano a giungere notizie di efferate violenze e che ieri è stata teatro di una nuova strage. Sono vicino alle famiglie delle vittime e a tutti coloro che, in Somalia, soffrono a causa dell'odio e dell'instabilità. Auspico che, con l'aiuto della comunità internazionale, non si risparmino sforzi per ristabilire il rispetto della vita e dei diritti umani.


Al termine dei saluti ai fedeli riuniti nel cortile, il Papa si è affacciato sulla piazza di Castel Gandolfo e ha rivolto le seguenti parole a quanti non avevano trovato posto all’interno del Palazzo Apostolico:

Cari amici,
grazie per la vostra presenza e il vostro entusiasmo. Vi auguro una buona giornata, buone vacanze e molta gioia in questi giorni caldi. Il Signore vi aiuti e vi accompagni sempre. Vi do la mia benedizione.





www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1523&sett...

www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1524&sett...

26/08/2010 00:46
 
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Benedetto XVI invita a riscoprire i santi come “compagni di viaggio”
Nell'udienza generale del mercoledì dedicata a sant'Agostino







ROMA, mercoledì, 25 agosto 2010 (ZENIT.org).- Questo mercoledì Benedetto XVI ha invitato i fedeli a riscoprire i santi come “compagni di viaggio” nel cammino di fede. Lo ha detto durante l'Udienza generale da Castel Gandolfo dedicata alla figura di Sant'Agostino.
“Ognuno - ha affermato il Papa - dovrebbe avere qualche santo che gli sia familiare, per sentirlo vicino con la preghiera e l’intercessione, ma anche per imitarlo. Siate certi che diventeranno buone guide per amare ancora di più il Signore e validi aiuti per la vostra crescita umana e cristiana”.

“Come sapete – ha continuato –, anch’io sono legato in modo speciale ad alcune figure di Santi: tra queste, oltre a san Giuseppe e san Benedetto dei quali porto il nome, e ad altri, c’è sant’Agostino, che ho avuto il grande dono di conoscere, per così dire, da vicino attraverso lo studio e la preghiera e che è diventato un buon ‘compagno di viaggio’ nella mia vita e nel mio ministero”.

Il Papa ha quindi richiamato “la ricerca inquieta e costante della Verità” che caratterizzava Sant’Agostino. Una caratteristica, ha continuato il Pontefice, “attuale anche nella nostra epoca in cui sembra che il relativismo sia paradossalmente la ‘verità’ che deve guidare il pensiero, le scelte, i comportamenti”.

Sant’Agostino, ha sottolineato il Papa, “è un uomo che non è mai vissuto con superficialità”, non ha cercato “pseudo-verità incapaci di dare pace duratura al cuore”, ma “quella Verità che dà senso all’esistenza ed è ‘la dimora’ in cui il cuore trova serenità e gioia”.

“Il suo, lo sappiamo, non è stato un cammino facile: ha pensato di incontrare la Verità nel prestigio, nella carriera, nel possesso delle cose, nelle voci che gli promettevano felicità immediata; ha commesso errori, ha attraversato tristezze, ha affrontato insuccessi, ma - e questo è importante - non si è mai fermato, non si è mai accontentato di ciò che gli dava solamente un barlume di luce”.

Il santo Vescovo di Ippona, ha continuato il Pontefice, “ha saputo guardare nell’intimo di se stesso e si è accorto, come scrive nelle Confessioni, che quella Verità, quel Dio che cercava con le sue forze era più intimo a sé di se stesso, gli era stato sempre accanto, non lo aveva mai abbandonato, era in attesa di poter entrare in modo definitivo nella sua vita”.

“Sant’Agostino – ha proseguito il Papa - ha capito, nella sua inquieta ricerca, che non è lui ad aver trovato la Verità, ma la Verità stessa, che è Dio, lo ha rincorso e lo ha trovato”. E in questo cammino verso la verità, per il Santo è fondamentale il silenzio: “le creature debbono tacere se deve subentrare il silenzio in cui Dio può parlare”.

“Questo - ha osservato - è vero anche nel nostro tempo: a volte si ha una sorta di timore del silenzio, del raccoglimento, del pensare alle proprie azioni, al senso profondo della propria vita”.

“Spesso – ha continuato – si preferisce vivere solo l’attimo fuggente, illudendosi che porti felicità duratura; si preferisce vivere - perché sembra più facile - con superficialità, senza pensare; anzi, si ha paura di cercare la Verità o forse si ha paura che la Verità ci trovi, ci afferri e cambi la vita, come è avvenuto per sant’Agostino”.


“Cari fratelli e sorelle – ha detto infine il Papa rivolgendosi ai fedeli –, vorrei dire a tutti, anche a chi è in un momento di difficoltà nel suo cammino di fede, o anche a chi partecipa poco alla vita della Chiesa o a chi vive ‘come se Dio non esistesse’, di non avere paura della Verità, di non interrompere mai il cammino verso di essa, di non cessare mai di ricercare la verità profonda su se stessi e sulle cose con l’occhio interiore del cuore”.

“Dio non mancherà di donare Luce per far vedere e Calore per far sentire al cuore che ci ama e che desidera essere amato”, ha quindi concluso.











Il Papa invoca la pace e il rispetto dei diritti a Mogadiscio
Da tre giorni è in corso una violenta battaglia nella capitale somala





ROMA, mercoledì, 25 agosto 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha lanciato questo mercoledì un pressante appello perché si ponga fine alla violenza in Somalia, dopo l'attentato di questo mercoledì all’hotel “Mona” di Mogadiscio ad opera di un commando di ribelli islamici delle milizie Shebab che ha causato 43 morti.

Gli assalitori sono entrati nell’hotel, situato nei pressi del Palazzo presidenziale e frequentato da esponenti del governo e del parlamento somalo, ed hanno ucciso tutti coloro che si trovavano sul loro cammino.

I probabili autori dell’attentato appartengono a un gruppo integralista somalo, appoggiato da estremisti provenienti da Iraq, Afghanistan e Pakistan, che si batte contro il Governo di transizione, sostenuto a sua volta dalla forza militare panafricana.


“Il mio pensiero va a Mogadiscio – ha detto il Papa al termine dell'Udienza generale da Castel Gandolfo –, da dove continuano a giungere notizie di efferate violenze e che ieri è stata teatro di una nuova strage”.

“Sono vicino alle famiglie delle vittime e a tutti coloro che, in Somalia, soffrono a causa dell'odio e dell'instabilità”, ha poi aggiunto.

“Auspico che, con l'aiuto della comunità internazionale, non si risparmino sforzi per ristabilire il rispetto della vita e dei diritti umani”, ha concluso il Pontefice.

Intanto, il 25 agosto, almeno 6 civili sono morti negli scontri tra esercito e insorti islamici Shebab in corso per il terzo giorno consecutivo, a Mogadiscio.

Nelle prime tre settimane dello scorso luglio durante gli scontri tra le due fazioni c'erano stati 160 civili feriti, mentre, secondo l’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati, 11.500 persone erano fuggite dalla capitale somala, devastata già da 19 anni di guerra civile.


Dall'inizio della nuova offensiva lanciata dalle milizie Shebab sono morte almeno 80 persone.











Il Papa consola un uomo la cui moglie suicida ha ucciso i loro due figli



CASTEL GANDOLFO, mercoledì, 25 agosto 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha consolato questo mercoledì un uomo la cui moglie ha ucciso i loro due bambini e poi si è suicidata.

Al termine dell'Udienza generale, celebrata nel cortile della residenza pontificia di Castel Gandolfo, il Pontefice ha parlato con Gabriele Militello, che ha condiviso con lui “il grande dolore che porto nel cuore” da quando, nel settembre scorso, sua moglie Erika ha ucciso i loro due bambini – Alessio di sei anni e Arianna di quattro – per poi suicidarsi.

La famiglia viveva a Castenaso, nell'hinterland bolognese.

“Sono venuto per chiedere al Papa una preghiera e una parola di serenità che mi illumini nel mio difficile cammino”, ha detto Militello, accompagnato all'udienza da una zia suora.

“Se non avessi avuto la fede oggi non ci sarei più, sto toccando con mano come il Signore mi stia dando la forza di andare avanti e continuare a vivere”, ha aggiunto, come ha dichiarato a “L'Osservatore Romano”.

26/08/2010 15:25
 
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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE A SR. MARY PREMA, SUPERIORA GENERALE DELLE MISSIONARIE DELLA CARITÀ, PER IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI MADRE TERESA DI CALCUTTA

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato a Sr. Mary Prema, Superiora Generale delle Missionarie della Carità, per il centenario della nascita di Madre Teresa di Calcutta e letto questa mattina nel corso di una celebrazione nella Casa Madre delle Suore a Calcutta:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

To Sister Prema, M.C.
Superior General of the Missionaries of Charity


I send cordial greetings to you and to all the Missionaries of Charity as you begin the centenary celebrations of the birth of Blessed Mother Teresa, foundress of your Congregation and an exemplary model of Christian virtue. I am confident that this year will be for the Church and the world an occasion of joyful gratitude to God for the inestimable gift that Mother Teresa was in her lifetime, and continues to be through the affectionate and tireless work of you, her spiritual children.

In you preparation for this year you strove to draw closer to the person of Jesus, whose thirst for souls is sated by your ministry to him in the poorest of the poor. Having responded with trust to the direct call of the Lord, Mother Teresa exemplified before the world the words of Saint John: "Beloved, if God so loves us, we ought also to love one another. If we love one another, God abides in us and his love is perfected in us" (cf. Jn 4:11-12).

May this love continue to inspire you as Missionaries of Charity, to give yourselves generously to Jesus, whom you see and serve in the poor, the sick, the lonely and the abandoned. I encourage you to draw constantly from the spirituality and example of Mother Teresa and, in her footsteps, to take up Christ’s invitation: "Come, be my light". Joining myself spiritually to the centenary celebrations, and with great affection in the Lord, I cordially impart to the Missionaries of Charity, and to all those whom you serve, my paternal Apostolic Blessing.


BENEDICTUS PP. XVI







Il Papa fa gli auguri al Primo Ministro britannico per il suo quarto figlio

www.zenit.org/article-23461?l=italian

27/08/2010 00:28
 
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Messaggio del Papa per il centenario della nascita di Madre Teresa


CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 26 agosto 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo del messaggio che Benedetto XVI ha inviato a suor Mary Prema Pierick, superiora generale della Congregazione delle Missionarie della Carità, in occasione del centenario della nascita della Beata Teresa di Calcutta, celebrato questo giovedì.

* * *

Invio cordiali saluti a lei e a tutte le Missionarie della Carità all'inizio delle celebrazioni del centenario della nascita della Beata Madre Teresa, fondatrice del vostro ordine e modello esemplare di virtù cristiana. Confido nel fatto che quest'anno sarà per la Chiesa e per il mondo un'occasione di gratitudine fervente verso Dio per il dono inestimabile che Madre Teresa è stata nel corso della sua vita e che continua a essere attraverso l'opera amorevole e instancabile che svolgete voi, sue figlie spirituali.

Per prepararvi a quest'anno, avete cercato di avvicinarvi ancora di più alla persona di Gesù, la cui sete di anime è estinta dal vostro ministero per Lui nei più poveri fra i poveri. Avendo risposto con fiducia alla chiamata diretta del Signore, Madre Teresa ha esemplificato eccellentemente le parole di san Giovanni: «Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di Dio è perfetto in noi» (1Gv, 4, 11-12).

Che questo amore continui a ispirarvi, Missionarie della carità, a donarvi generosamente a Gesù, a quanti vedete e servite, ovvero ai poveri, agli emarginati e agli abbandonati. Vi incoraggio ad attingere con costanza dalla spiritualità e dall'esempio di Madre Teresa e, seguendo le sue orme, ad accogliere l'invito di Cristo: «Venite e siate la mia luce». Partecipando spiritualmente alle celebrazioni per il centenario, con grande affetto nel Signore, imparto di tutto cuore alle Missionarie della carità e a tutti coloro che servite, la mia paterna Benedizione Apostolica.

[© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura e “L'Osservatore Romano”]












Teresa di Calcutta, “dono inestimabile per il mondo”, afferma il Papa
Messaggio di Benedetto XVI per il centenario della nascita di Madre Teresa





CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 26 agosto 2010 (ZENIT.org).- Madre Teresa, “modello esemplare di virtù cristiana”, è stata durante la sua vita un “dono inestimabile” per il mondo, e continua ad esserlo attraverso "l'opera amorevole e instancabile” delle sue figlie spirituali.

Lo afferma Papa Benedetto XVI in un messaggio inviato a suor Mary Prema, superiora delle Missionarie della Carità, la Congregazione fondata da Madre Teresa, in un messaggio in occasione del centenario della nascita della religiosa, commemorato questo giovedì in tutto il mondo.

Nel testo, il Papa invita le figlie spirituali di Madre Teresa a seguirne l'esempio.

“Avendo risposto con fiducia alla chiamata diretta del Signore, Madre Teresa ha esemplificato eccellentemente le parole di San Giovanni: 'Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi' (1 Gv 4, 11-12)”.

“Che questo amore continui a ispirarvi, Missionarie della carità, a donarvi generosamente a Gesù, a quanti vedete e servite, ovvero ai poveri, agli emarginati e agli abbandonati”, prosegue il Papa.

Benedetto XVI conclude esortando le Missionarie “ad attingere con costanza dalla spiritualità e dall'esempio di Madre Teresa e, seguendo le sue orme, ad accogliere l'invito di Cristo: 'Venite e siate la mia luce'”.

Secondo quanto ha reso noto l'agenzia AsiaNews, il messaggio è stato letto questo giovedì mattina dall'Arcivescovo di Calcutta, monsignor Lukas Sirkar sdb, durante la Messa presieduta dal Cardinale Telesphore Toppo, Arcivescovo di Ranchi, nella Casa Generalizia delle Missionarie della Carità.

Circa 1.000 persone hanno partecipato alla Messa, celebrata nel luogo in cui riposano i resti di Madre Teresa, ricorda l'agenzia UCAN.

Prima dell'inizio della cerimonia ha avuto luogo un semplice atto d'omaggio, durante il quale suor Nirmala e suor Mary Prema, prima e seconda a succedere a Madre Teresa alla guida della Congregazione, hanno liberato una colomba bianca e dei palloncini.

Il Cardinale Toppo, dal canto suo, ha acceso una candela e l'ha posta vicino alla tomba. “In questo centenario, dobbiamo ascoltare il messaggio della Madre per cui siamo stati creati per cose più grandi, per amare ed essere amati”, ha affermato.

La Messa è stata concelebrata da monsignor Sirkar, dall'Arcivescovo emerito di Calcutta, monsignor Henry D’Souza, dal Vescovo di Baruipur, monsignor Salvadore Lobo, e dal postulatore della causa di Madre Teresa, Brian Kolodiejchuk.

A colloquio con Fides, monsignor Sirkar ha riconosciuto che “nel mezzo di catastrofi naturali, violenze, ingiustizie, e sofferenze, il 100° anniversario della nascita di Madre Teresa è venuto a portare un raggio di gioia e di speranza a migliaia di poveri, derelitti, diseredati, emarginati dell’India”.

L'anniversario, ha spiegato, “servirà certamente a far conoscere e comprendere meglio il messaggio del Vangelo in India, contro ogni incomprensione, strumentalizzazione o ideologia fondamentalista”.







Auguri di Benedetto XVI agli ucraini nell'anniversario dell'indipendenza



CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 26 agosto 2010 (ZENIT.org).- Nel 19° anniversario dell'indipendenza dell'Ucraina, Papa Benedetto XVI ha voluto porgere i suoi auguri agli abitanti del Paese.

In questa occasione, il Pontefice ha infatti inviato un telegramma al Presidente ucraino Viktor Yanukovych, come riporta la Nunziatura Apostolica a Kiev.

Per la Giornata dell'Indipendenza, i rappresentanti dell'ambasciata ucraina presso la Santa Sede hanno deposto dei fiori davanti al monumento a Taras Shevchenko nella cattedrale greco-cattolica di Santa Sofia a Roma.

Tatiana Izhevska, ambasciatore straordinario e plenipotenziario dell'Ucraina presso la Sede Apostolica, ha sottolineato che “la restaurazione della condizione di Stato è una prova del trionfo della verità e della giustizia storiche”.

“Questa festa gioiosa mostra non solo uno stadio importante della vita della nostra patria, ma anche il rafforzamento delle sue basi spirituali”, ha aggiunto.

“Un prerequisito importante per il benessere materiale e sociale è lo sviluppo morale basato sui valori cristiani. Credo che insieme raggiungeremo un alto livello di sviluppo della nostra società, a beneficio di tutti gli ucraini”, ha concluso.

29/08/2010 15:44
 
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LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS




Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per recitare l’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti.

Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:


PRIMA DELL’ANGELUS PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle,

nel Vangelo di questa domenica (Lc 14,1.7-14), incontriamo Gesù commensale nella casa di un capo dei farisei. Notando che gli invitati sceglievano i primi posti a tavola, Egli raccontò una parabola, ambientata in un banchetto nuziale. "Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: «Cèdigli il posto!» ... Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto" (Lc 14,8-10). Il Signore non intende dare una lezione sul galateo, né sulla gerarchia tra le diverse autorità. Egli insiste piuttosto su un punto decisivo, che è quello dell’umiltà: "chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato" (Lc 14,11). Questa parabola, in un significato più profondo, fa anche pensare alla posizione dell’uomo in rapporto a Dio. L’"ultimo posto" può infatti rappresentare la condizione dell’umanità degradata dal peccato, condizione dalla quale solo l’incarnazione del Figlio Unigenito può risollevarla. Per questo Cristo stesso "ha preso l’ultimo posto nel mondo — la croce — e proprio con questa umiltà radicale ci ha redenti e costantemente ci aiuta" (Enc. Deus caritas est, 35).

Al termine della parabola, Gesù suggerisce al capo dei farisei di invitare alla sua mensa non gli amici, i parenti o i ricchi vicini, ma le persone più povere ed emarginate, che non hanno modo di ricambiare (cfr Lc 14,13-14), perché il dono sia gratuito. La vera ricompensa, infatti, alla fine, la darà Dio, "che governa il mondo ... Noi gli prestiamo il nostro servizio solo per quello che possiamo e finché Egli ce ne dà la forza" (Enc. Deus caritas est, 35). Ancora una volta, dunque, guardiamo a Cristo come modello di umiltà e di gratuità: da Lui apprendiamo la pazienza nelle tentazioni, la mitezza nelle offese, l’obbedienza a Dio nel dolore, in attesa che Colui che ci ha invitato ci dica: "Amico, vieni più avanti!" (cfr Lc 14,10); il vero bene, infatti, è stare vicino a Lui. San Luigi IX, re di Francia – la cui memoria ricorreva mercoledì scorso – ha messo in pratica ciò che è scritto nel Libro del Siracide: "Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore" (3,18). Così egli scriveva nel suo "Testamento spirituale al figlio": "Se il Signore ti darà qualche prosperità, non solo lo dovrai umilmente ringraziare, ma bada bene a non diventare peggiore per vanagloria o in qualunque altro modo, bada cioè a non entrare in contrasto con Dio o offenderlo con i suoi doni stessi" (Acta Sanctorum Augusti 5 [1868], 546).

Cari amici, oggi ricordiamo anche il martirio di san Giovanni Battista, il più grande tra i profeti di Cristo, che ha saputo rinnegare se stesso per fare spazio al Salvatore, e ha sofferto ed è morto per la verità. Chiediamo a lui e alla Vergine Maria di guidarci sulla via dell’umiltà, per diventare degni della ricompensa divina.



DOPO L’ANGELUS DOPO L’ANGELUS

Il prossimo 1° settembre si celebra in Italia la Giornata per la salvaguardia del creato, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana. E’ un appuntamento ormai abituale, importante anche sul piano ecumenico. Quest’anno ci ricorda che non ci può essere pace senza rispetto dell’ambiente. Abbiamo infatti il dovere di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente conservarla. Il Signore ci aiuti in questo compito!

Je vous accueille avec joie, chers pèlerins francophones! En ce dimanche, les textes liturgiques mettent en évidence l’inestimable grandeur de l’humilité. Se laissant instruire par la Sagesse divine, celui qui est humble dirige son regard vers Dieu et cherche la vérité en toute chose. Il aspire aussi à la beauté d’une vie authentique. Confions à Marie, l’humble Servante du Seigneur et Mère du Verbe incarné, notre désir de marcher à la suite de son Fils. A tous je souhaite un bon dimanche et une bonne semaine !

I am pleased to greet the English-speaking visitors here today, especially the group of students from the Pontifical North American College. I pray that all of you, whether you are here on holiday or on pilgrimage or pursuing studies in Rome, will be able to draw closer to the Lord in prayer and thanksgiving. May God bestow abundant blessings upon all of you, and upon your families and loved ones at home.

Von Herzen grüße ich die deutschsprachigen Gäste, besonders die Pilger aus Neustift. Die Lesungen des heutigen Sonntags sprechen von der Demut. Christus rückt unsere irdischen Vorstellungen zurecht: Vor Gott zählt nicht das menschlich Große, sondern das Geringe, das Verachtete. Nicht die Selbstherrlichkeit macht den Menschen groß, sondern das Leben nach Gottes Willen und die Gemeinschaft mit ihm. Nehmen wir uns dabei die Heiligen zum Vorbild! Gottes Geist begleite euch!

Al saludar cordialmente a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana, quisiera recordar con particular afecto a los mineros que se encuentran atrapados en el yacimiento de san José, en la región chilena de Atacama. A ellos y a sus familiares los encomiendo a la intercesión de San Lorenzo, asegurándoles mi cercanía espiritual y mis continuas oraciones, para que mantengan la serenidad en la espera de una feliz conclusión de los trabajos que se están llevando a cabo para su rescate. Y a todos os invito a acoger hoy la Palabra de Cristo, para crecer en fe, humildad y generosidad. Feliz domingo.

Serdecznie witam obecnych tu Polaków. Dzisiejsza liturgia wzywa nas wszystkich do pokory. Polega ona na znajomości swojego miejsca w społeczeństwie, ale też w planach Bożych. „O ile wielki jesteś, o tyle się uniżaj, a znajdziesz łaskę u Pana. Wielka jest bowiem potęga Pana". Praktykowanie cnoty pokory niech nas zbliża do ludzi i do Boga. Niech Bóg wam błogosławi!

[Do un cordiale benvenuto ai polacchi qui presenti. La liturgia odierna ci chiama tutti all’umiltà. Essa consiste nella conoscenza del proprio posto nella società e nei disegni di Dio. "Quanto più sei grande, tanto più umiliati; così troverai grazia davanti al Signore; perché grande è la potenza del Signore". La pratica della virtù dell’umiltà ci avvicini agli uomini e a Dio. Dio vi benedica!]

Infine, saluto di cuore i pellegrini di lingua italiana, in particolare il gruppo di Cooperatori Paolini; i numerosi ragazzi che hanno ricevuto la Cresima o la riceveranno: da Boccaleone, da Arcene e dalle diocesi di Vicenza e di Padova; la Confraternita del SS.mo Sacramento di Bariano; i fedeli provenienti dalla diocesi di Verona e da Santo Stefano Ticino; e i ragazzi di Grassobbio. Saluto anche il gruppo golfistico venuto da Milano e quello ciclistico di Nave. A tutti auguro una buona domenica.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1526&sett...

30/08/2010 00:07
 
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Il Papa: Cristo, “modello di umiltà e di gratuità”
“Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”





ROMA, domenica, 29 agosto 2010 (ZENIT.org).- Si accede al Regno dei Cieli attraverso la via dell'umiltà. E' questo in sintesi il messaggio contenuto nella riflessione spirituale tenuta questa domenica da Benedetto XVI prima dell'Angelus.

Parlando ai fedeli riunitisi a Castel Gandolfo, il Pontefice è partito dal Vangelo odierno in cui Gesù racconta una parabola, ambientata in un banchetto nuziale, invitando a scegliere l’ultimo posto a tavola piuttosto che il primo, per evitare il rischio di essere pubblicamente umiliati.

In questo modo ha osservato il Papa “il Signore non intende dare una lezione sul galateo, né sulla gerarchia tra le diverse autorità”. “Egli insiste piuttosto su un punto decisivo, che è quello dell’umiltà: ‘chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato’”.

“Questa parabola, in un significato più profondo, fa anche pensare alla posizione dell’uomo in rapporto a Dio – ha continuato –. L’ 'ultimo posto’ può infatti rappresentare la condizione dell’umanità degradata dal peccato, condizione dalla quale solo l’incarnazione del Figlio Unigenito può risollevarla”.

Il Papa ha quindi indicato nell'umiltà di Gesù un “modello” di “gratuità”.

“Da Lui – ha affermato – apprendiamo la pazienza nelle tentazioni, la mitezza nelle offese, l’obbedienza a Dio nel dolore, in attesa che Colui che ci ha invitato ci dica: ‘Amico, vieni più avanti!’; il vero bene, infatti, è stare vicino a Lui”.

Il Papa ha poi ricordato San Luigi IX, re di Francia, che invitò nel suo “Testamento spirituale al figlio” a ringraziare umilmente il Signore per la prosperità e a “non diventare peggiore per vanagloria”.

Ed ha richiamato infine la figura di San Giovanni Battista, il “più grande tra i profeti di Cristo, che ha saputo rinnegare se stesso per fare spazio al Salvatore, e ha sofferto ed è morto per la verità”.











Benedetto XVI ricorda i minatori intrappolati a San José



ROMA, domenica, 29 agosto 2010 (ZENIT.org).- Questa domenica Benedetto XVI ha indirizzato un pensiero speciale ai 33 minatori intrappolati da oltre tre settimane nell'impianto di San José, in Cile, a quasi 700 metri di profondità.

In occasione dei saluti ai pellegrini di lingua spagnola presenti quest'oggi nel cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per l'Angelus domenicale, il Papa ha espresso il suo "affetto speciale per i minatori rimasti intrappolati nel giacimento di San José, nella regione cilena di Atacama".

"Raccomando loro e i loro familiari – ha aggiunto – all'intercessione di San Lorenzo, assicurandogli la mia vicinanza spirituale e le mie preghiere costanti, affinché mantengano la serenità in attesa di una felice conclusione dei lavori che si stanno portando a termine per il loro salvataggio”.

Nelle prossime ore, infatti, verrà messa in funzione una macchina perforatrice che scaverà un tunnel verticale dal quale saranno fatti risalire in superficie i 33 uomini, ai quali finora sono stati inviati attraverso dei tubi di metallo i generi di prima necessità come acqua, cibo e medicine.

Intanto anche la Nasa ha confermato l'invio di una equipe il cui compito sarà quello di assicurare le buone condizioni di salute e psicologiche dei minatori intrappolati.









Il Papa: la terra appartiene alle generazioni future
In vista della Giornata per la salvaguardia del creato





ROMA, domenica, 29 agosto 2010 (ZENIT.org).- Questa domenica, al termine della preghiera dell'Angelus da Castel Gandolfo, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero alla prossima Giornata per la salvaguardia del creato, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana, che si terrà il 1° settembre sul tema “Custodire il creato, per coltivare la pace”.

“E’ un appuntamento ormai abituale, importante anche sul piano ecumenico – ha aggiunto il Papa –. Quest’anno ci ricorda che non ci può essere pace senza rispetto dell’ambiente”.

“Abbiamo infatti il dovere di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente conservarla. Il Signore ci aiuti in questo compito!”, ha affermato.

Nel messaggio scritto in vista di questa Giornata, i Vescovi italiani sottolineano che spesso “l’ambiente viene sottoposto a uno sfruttamento così intenso da determinare situazioni di forte degrado, che minacciano l’abitabilità della terra per la generazione presente e ancor più per quelle future”.

“Questioni di apparente portata locale – continua il messaggio – si rivelano connesse con dinamiche più ampie, quali per esempio il mutamento climatico, capaci di incidere sulla qualità della vita e sulla salute anche nei contesti più lontani”.

Inoltre, sottolineano i presuli, “è cresciuto il flusso di risorse naturali ed energetiche che dai Paesi più poveri vanno a sostenere le economie delle Nazioni maggiormente industrializzate”.

Anche le guerre, continuato, “contribuiscono pesantemente al degrado della terra, determinando altre vittime, che si aggiungono a quelle che causano in maniera diretta”.

Dunque, sostengono i Vescovi italiani, “pace, giustizia e cura della terra possono crescere solo insieme e la minaccia a una di esse si riflette anche sulle altre”.

30/08/2010 15:36
 
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LE UDIENZE

Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto ieri in Udienza:

S.E. Mons. Kurt Koch, Arcivescovo-Vescovo emerito di Basel, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

31/08/2010 00:52
 
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Il Papa: pregare per l'annuncio della Parola di Dio nei Paesi poveri
Intenzioni di preghiera per il mese di settembre





CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 30 agosto 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI chiede ai fedeli di pregare nel mese di settembre affinché nei Paesi poveri l'annuncio della Parola di Dio rinnovi i cuori.

E’ la proposta che fa nelle intenzioni di preghiera per il mese che sta iniziando, contenute nella lettera pontificia che ha affidato all’Apostolato della Preghiera (www.adp.it), iniziativa seguita da circa 50 milioni di persone nei cinque continenti.

Il Vescovo di Roma presenta ogni mese due intenzioni, una generale e l’altra missionaria.

L’intenzione generale per il mese di settembre dice: “Perché nelle regioni meno sviluppate del mondo l’annuncio della Parola di Dio rinnovi il cuore delle persone, incoraggiandole ad essere protagoniste di un autentico progresso sociale”.

L’intenzione missionaria recita invece: “Perché aprendo il cuore all’amore, si ponga fine alle tante guerre e ai conflitti che ancora insanguinano il mondo”.




31/08/2010 00:52
 
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Benedetto XVI invita a vivere “lo stile di Dio”
Messa in occasione dell'incontro con i suoi ex allievi





CASTEL GANDOLFO, lunedì, 30 agosto 2010 (ZENIT.org).- Constatando che spesso si vive secondo uno “stile pagano”, Benedetto XVI ha invitato a forgiare la propria vita seguendo un'altra via, “lo stile di Dio”.

Il Papa ha rivolto questo appello durante la Messa che ha presieduto questa domenica presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Roma) in occasione dell'incontro annuale con i suoi ex allievi, il cosiddetto Ratzinger Schülerkreis, svoltosi dal 27 agosto a questo lunedì (cfr. ZENIT, 26 agosto 2010).

Il Pontefice, come riporta la “Radio Vaticana”, è intervenuto riferendosi al Vangelo domenicale sulla scelta dei primi posti nei banchetti (Lc 14: 1-7, 14) ricordando che in questo brano “il Signore ci fa notare come in realtà continuiamo a vivere alla maniera dei pagani: invitiamo per reciprocità soltanto chi ricambierà l’invito, doniamo solo a chi ci restituirà”.

“Lo stile di Dio è diverso”, ha sottolineato. “Egli invita alla sua mensa noi, che davanti a lui siamo zoppi, ciechi e sordi; egli invita noi, che non abbiamo nulla da dargli”.


Lo stile divino, ha constatato, si sperimenta soprattutto nell'Eucaristia, durante la quale si è chiamati a farsi toccare dalla gratitudine per il fatto che Dio ci invita alla sua mensa nonostante siamo pieni di colpe.

“Ma vogliamo imparare anche a sentirci in colpa perché usciamo così poco dallo stile pagano, perché viviamo così poco la novità, lo stile di Dio”, ha osservato il Vescovo di Roma.

“E per questo iniziamo la Santa Messa chiedendo perdono: un perdono che ci cambi, che ci faccia diventare più simili a Dio, a sua immagine e somiglianza”.

Nell'omelia della celebrazione, il Cardinale Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna ed ex allievo del professor Ratzinger, ha sottolineato l'importanza dell'umiltà, che “trasforma gli insulti in una grazia”.

“Grazie, Santo Padre, perché lei incarna per noi l’atteggiamento di Cristo, che è mite e umile di cuore”, ha esclamato. “Non è questa una cosa meravigliosa, nella fede cristiana e nell’esperienza cristiana? La gioia per il fatto che i parametri del Cielo siano così diversi dai nostri”.


Il Ratzinger Schülerkreis di quest'anno si è concentrato sul tema dell'interpretazione del Concilio Vaticano II.

I partecipanti sono stati una quarantina, tutti ex allievi del professor Ratzinger, che hanno discusso le loro tesi con lui negli anni in cui era docente in Germania.






31/08/2010 15:37
 
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PAROLE DEL SANTO PADRE ALL’INIZIO DELLA SANTA MESSA A CONCLUSIONE DELL’INCONTRO CON IL "RATZINGER SCHÜLERKREIS" (CASTEL GANDOLFO, 29 AGOSTO 2010)

Pubblichiamo di seguito le parole che il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto all’inizio della Santa Messa al termine dell’incontro con un gruppo di Suoi ex-Allievi (Ratzinger Schülerkreis) svoltosi a Castel Gandolfo dal 27 al 30 agosto 2010:


PAROLE DEL SANTO PADRE

Liebe Freunde, am Ende des heutigen Evangeliums weist uns der Herr darauf hin, wie sehr wir immer noch nach der Weise der Heiden leben; nur in der Gegenseitigkeit die einladen, die uns wieder einladen, denen geben von denen wir wieder empfangen. Die Weise Gottes ist anders: Wir erleben es in der heiligen Eucharistie, er lädt uns zu Tisch, die wir vor ihm lahm, blind und taub sind; er lädt uns, die wir ihm nichts zu geben haben. Wir wollen uns bei diesem Geschehen vor allem von der Dankbarkeit berühren lassen, daß es Gott gibt, daß Gott so ist, wie er ist, daß er so ist, wie Jesus Christus ist, daß er uns, obwohl wir nichts zu geben haben und voller Schuld sind, an seinen Tisch lädt und mit uns zu Tische sein will. Aber wir wollen doch auch uns davon berühren lassen, Schuld zu empfinden, daß wir so wenig aus dem Heidnischen heraustreten, so wenig wirklich das Neue, die Weise Gottes leben. Und deswegen beginnen wir die heilige Messe mit der Bitte um Vergebung, um eine Vergebung die uns ändert, die uns wirklich Gott ähnlich, Gott ebenbildlich werden läßt.

[Cari amici, alla fine del Vangelo di oggi, il Signore ci fa notare come in realtà continuiamo a vivere alla maniera dei pagani; come invitiamo, per reciprocità, soltanto chi ricambierà l’invito; come doniamo solo a chi ci restituirà. Ma lo stile di Dio è diverso: lo sperimentiamo nella Santa Eucaristia. Egli invita alla sua mensa noi, che davanti a lui siamo zoppi, ciechi e sordi; egli invita noi, che non abbiamo nulla da dargli. Durante questo evento dell’Eucaristia, lasciamoci toccare soprattutto dalla gratitudine per il fatto che Dio esiste, che Egli è così com’è, che Egli è così com’è Gesù Cristo, che Egli – nonostante non abbiamo nulla da dargli e siamo pieni di colpe – ci invita alla sua mensa e vuole stare a tavola con noi. Ma vogliamo anche essere toccati dal sentire la colpa di staccarci così poco dallo stile pagano, di vivere così poco la novità, lo stile di Dio. E per questo iniziamo la Santa Messa chiedendo perdono: un perdono che ci cambi, che ci faccia diventare veramente simili a Dio, a sua immagine e somiglianza.]





01/09/2010 15:34
 
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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE IN OCCASIONE DELL’APERTURA DEL CONGRESSO DEI LAICI CATTOLICI DELL’ASIA (SEOUL, COREA DEL SUD, 31 AGOSTO-5 SETTEMBRE 2010)

Dal 31 agosto al 5 settembre 2010 si svolge presso la Cattedrale di Seoul (Corea del Sud), un Congresso per i laici cattolici in Asia, promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici, con la collaborazione della Commissione per il Laicato della Conferenza episcopale coreana e il locale Consiglio nazionale dei laici, sul tema: "Proclamare Gesù Cristo nell’Asia di oggi".
Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato al Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, l’Em.mo Card. Stanisław Ryłko, in occasione dell’apertura dei lavori del Congresso:


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

To my Venerable Brother
Cardinal Stanisław Ryłko
President of the Pontifical Council for the Laity

I was pleased to learn that the Congress of Asian Catholic Laity will be held in Seoul from 31 August to 5 September 2010. I ask you kindly to convey my cordial greetings and prayerful good wishes to the Bishops, priests, religious and lay faithful from Asia assembled for this significant pastoral initiative promoted by the Pontifical Council for the Laity. The theme chosen for the Congress – Proclaiming Jesus Christ in Asia Today – is most timely, and I am confident that it will encourage and guide the lay faithful of the continent in bearing joyful witness to the Risen Lord and to the life-giving truth of his holy word.

Asia, home to two-thirds of the world’s people, the cradle of great religions and spiritual traditions, and the birthplace of diverse cultures, is currently undergoing unprecedented processes of economic growth and social transformation. Asia’s Catholics are called to be a sign and promise of that unity and communion – communion with God and among men – which the whole human family is meant to enjoy and which Christ alone makes possible. As part of the mosaic of the continent’s different peoples, cultures and religions, they have been entrusted with a great mission: that of bearing witness to Jesus Christ, the universal Savior of mankind. This is the supreme service and the greatest gift that the Church can offer to the people of Asia, and it is my hope that the present Conference will provide renewed encouragement and direction in taking up this sacred mandate.

"The peoples of Asia need Jesus Christ and his Gospel. Asia is thirsting for the living water that Jesus alone can give" (Ecclesia in Asia, 50). These prophetic words of the Servant of God John Paul II still resound as a summons addressed to each member of the Church in Asia. If the lay faithful are to take up this mission, they need to become ever more conscious of the grace of their Baptism and the dignity which is theirs as sons and daughters of God the Father, sharers in the death and resurrection of Jesus his Son, and anointed by the Holy Spirit as members of Christ’s mystical Body which is the Church. In union of mind and heart with their Pastors, and accompanied at every step of their journey of faith by a sound spiritual and catechetical formation, they need to be encouraged to cooperate actively not only in building up their local Christian communities but also in making new pathways for the Gospel in every sector of society. Vast horizons of mission are now opening up before the lay men and women of Asia in their efforts to bear witness to the truth of the Gospel; I think especially of the opportunities offered by their example of Christian married love and family life, their defense of God’s gift of life from conception to natural death, their loving concern for the poor and the oppressed, their willingness to forgive their enemies and persecutors, their example of justice, truthfulness and solidarity in the workplace, and their presence in public life.

The increasing numbers of committed, trained and enthusiastic lay persons is thus a sign of immense hope for the future of the Church in Asia. Here I wish to single out with gratitude the outstanding work of the many catechists who bring the riches of the Catholic faith to young and old alike, drawing individuals, families and parish communities to an ever deeper encounter with the Risen Lord. The apostolic and charismatic movements are also a special gift of the Spirit, since they bring new life and vigor to the formation of the laity, particularly families and young people. The associations and ecclesial movements devoted to the promotion of human dignity and justice concretely demonstrate the universality of the Gospel message of our adoption as children of God. Along with the many individuals and groups committed to prayer and works of charity, as well as the contribution made by pastoral and parish councils, these groups play an important role in helping the particular Churches of Asia to be built up in faith and love, strengthened in communion with the universal Church and renewed in zeal for the spread of the Gospel.

For this reason, I pray that the present Congress will highlight the indispensable role of the lay faithful in the Church’s mission and develop specific programs and initiatives to assist them in their task of proclaiming Jesus Christ in Asia today. I am confident that the deliberations of the Congress will stress that the Christian life and calling must be seen first and foremost as a source of sublime happiness and a gift to be shared with others. Every Catholic should be able to say, with the Apostle Paul, "For me, to live is Christ" (Phil 1:21). Those who have found in Jesus the truth, joy and beauty which give meaning and direction to their lives will naturally desire to bring this grace to others. Undaunted by the presence of difficulties, or the enormity of the task at hand, they will trust in the mysterious presence of the Holy Spirit who is always at work in the hearts of individuals, in their traditions and cultures, mysteriously opening doors to Christ as "the way, and the truth and the life" (Jn 14:6), and the fulfilment of every human aspiration.

With these sentiments, I invoke upon all taking part in the Congress a fresh outpouring of the Holy Spirit and I willingly join in the prayer which will accompany these days of study and discernment. May the Church in Asia bear ever more fervent witness to the incomparable beauty of being a Christian, and proclaim Jesus Christ as the one Savior of the world. Commending those present to the loving intercession of Mary, Mother of the Church, I cordially impart my Apostolic Blessing as a pledge of joy and peace in the Lord.

From the Vatican, 10 August 2010

BENEDICTUS PP. XVI










L’UDIENZA GENERALE



L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 sulla Piazza antistante il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sulla figura di Santa Ildegarda di Bingen. Quindi ha rivolto un saluto in varie lingue ai gruppi di fedeli presenti. L’Udienza si è conclusa con la Benedizione Apostolica impartita dal Santo Padre.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

nel 1988, in occasione dell’Anno Mariano, il Venerabile Giovanni Paolo II ha scritto una Lettera Apostolica intitolata Mulieris dignitatem, trattando del ruolo prezioso che le donne hanno svolto e svolgono nella vita della Chiesa. "La Chiesa - vi si legge - ringrazia per tutte le manifestazioni del genio femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e a tutte le nazioni; ringrazia per tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del popolo di Dio, per tutte le vittorie che essa deve alla loro fede, speranza e carità; ringrazia per tutti i frutti di santità femminile" (n. 31).

Anche in quei secoli della storia che noi abitualmente chiamiamo Medioevo, diverse figure femminili spiccano per la santità della vita e la ricchezza dell’insegnamento. Oggi vorrei iniziare a presentarvi una di esse: santa Ildegarda di Bingen, vissuta in Germania nel XII secolo. Nacque nel 1098 in Renania, a Bermersheim, nei pressi di Alzey, e morì nel 1179, all’età di 81 anni, nonostante la permanente fragilità della sua salute. Ildegarda apparteneva a una famiglia nobile e numerosa e, fin dalla nascita, venne votata dai suoi genitori al servizio di Dio. A otto anni, per ricevere un’adeguata formazione umana e cristiana, fu affidata alle cure della maestra Giuditta di Spanheim, che si era ritirata in clausura presso il monastero benedettino di san Disibodo. Si andò formando un piccolo monastero femminile di clausura, che seguiva la Regola di san Benedetto. Ildegarda ricevette il velo dal Vescovo Ottone di Bamberga e, nel 1136, alla morte di madre Giuditta, divenuta Superiora della comunità, le consorelle la chiamarono a succederle. Svolse questo compito mettendo a frutto le sue doti di donna colta, spiritualmente elevata e capace di affrontare con competenza gli aspetti organizzativi della vita claustrale. Qualche anno dopo, anche a motivo del numero crescente di giovani donne che bussavano alle porte del monastero, Ildegarda fondò un’altra comunità a Bingen, intitolata a san Ruperto, dove trascorse il resto della vita. Lo stile con cui esercitava il ministero dell’autorità è esemplare per ogni comunità religiosa: esso suscitava una santa emulazione nella pratica del bene, tanto che, come risulta da testimonianze del tempo, la madre e le figlie gareggiavano nello stimarsi e nel servirsi a vicenda.

Già negli anni in cui era superiora del monastero di san Disibodo, Ildegarda aveva iniziato a dettare le visioni mistiche, che riceveva da tempo, al suo consigliere spirituale, il monaco Volmar, e alla sua segretaria, una consorella a cui era molto affezionata, Richardis di Strade. Come sempre accade nella vita dei veri mistici, anche Ildegarda volle sottomettersi all’autorità di persone sapienti per discernere l’origine delle sue visioni, temendo che esse fossero frutto di illusioni e che non venissero da Dio. Si rivolse perciò alla persona che ai suoi tempi godeva della massima stima nella Chiesa: san Bernardo di Chiaravalle, del quale ho già parlato in alcune Catechesi. Questi tranquillizzò e incoraggiò Ildegarda. Ma nel 1147 ella ricevette un’altra approvazione importantissima. Il Papa Eugenio III, che presiedeva un sinodo a Treviri, lesse un testo dettato da Ildegarda, presentatogli dall’Arcivescovo Enrico di Magonza. Il Papa autorizzò la mistica a scrivere le sue visioni e a parlare in pubblico. Da quel momento il prestigio spirituale di Ildegarda crebbe sempre di più, tanto che i contemporanei le attribuirono il titolo di "profetessa teutonica". È questo, cari amici, il sigillo di un’esperienza autentica dello Spirito Santo, sorgente di ogni carisma: la persona depositaria di doni soprannaturali non se ne vanta mai, non li ostenta e, soprattutto, mostra totale obbedienza all’autorità ecclesiale. Ogni dono distribuito dallo Spirito Santo, infatti, è destinato all’edificazione della Chiesa, e la Chiesa, attraverso i suoi Pastori, ne riconosce l’autenticità.

Parlerò ancora una volta il prossimo mercoledì su questa grande donna "profetessa", che parla con grande attualità anche oggi a noi, con la sua coraggiosa capacità di discernere i segni dei tempi, con il suo amore per il creato, la sua medicina, la sua poesia, la sua musica, che oggi viene ricostruita, il suo amore per Cristo e per la Sua Chiesa, sofferente anche in quel tempo, ferita anche in quel tempo dai peccati dei preti e dei laici, e tanto più amata come corpo di Cristo. Così santa Ildegarda parla a noi; ne parleremo ancora il prossimo mercoledì. Grazie per la vostra attenzione.


SALUTI DEL SANTO PADRE NELLE DIVERSE LINGUE

Je salue avec joie les pèlerins francophones, en particulier l’aumônerie des jeunes travailleurs du Golfe de Saint Tropez. À la suite de Sainte Hildegarde dont je parlerai plus amplement prochainement, puissiez-vous, chers frères et sœurs, vous laisser instruire par l’Esprit Saint. Vous découvrirez alors les dons que le Seigneur vous fait pour le service de l’Église et du monde entier. Bon pèlerinage à tous et bonne rentrée à ceux qui vont reprendre leur travail ou le chemin des études. Je pense particulièrement aux enfants et aux jeunes.

I greet the English-speaking pilgrims, especially those from Scotland, Ireland, Denmark, Japan and Sri Lanka. Our catechesis today deals with Saint Hildegard of Bingen, the great nun and mystic of the twelfth century. One of the outstanding women of the Middle Ages, Hildegard used her spiritual gifts for the renewal of the Church and the spread of authentic Christian living. Hildegard reminds us of the contribution which women are called to make to the life of the Church in our own time. Trusting in her intercession, I cordially invoke upon all of you God’s abundant blessings!

Mit Freude grüße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache hier in Castel Gandolfo. In der heutigen Katechese habe ich eben über eine der großen deutschen Frauen, die heilige Hildegard von Bingen, gesprochen, die nicht nur eine große Mystikerin war, sondern auch Ratgeberin von Bischöfen und Fürsten, weil sie die Zeichen der Zeit zu deuten vermochte. Sie scheute sich nicht, die Bischöfe und die Fürsten zu einem ernsthaften Leben in der Nachfolge Christi zu ermahnen. Auch wir wollen uns immer neu prüfen, ob unser Leben vor Gottes Angesicht Bestand hat. Der Herr segne euch alle und schenke euch eine gute Zeit in Rom.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular al grupo de la Diócesis de Bilbao, acompañado por el Obispo electo, Monseñor Mario Iceta, así como a los demás fieles provenientes de España, Chile, Argentina, México y otros países latinoamericanos.

Saludo, igualmente, a los participantes en el Tercer Congreso Latinoamericano de Jóvenes, que se celebrará próximamente en la ciudad de Los Teques, Venezuela. El encuentro, organizado por la Sección de Juventud del Consejo Episcopal Latinoamericano, se desarrollará bajo el lema: "Caminemos con Jesús para dar Vida a nuestros pueblos".

A todos los presentes en esa significativa iniciativa, los invito a poner sus ojos en Jesucristo, el Hijo de Dios vivo. Con su gracia, hallaréis la fuerza que impulsa a comprometerse con las causas que dignifican al hombre y hacen grandes a los pueblos.

Queridos jóvenes, que estos días de convivencia, oración y estudio os sirvan para encontraros personalmente con el Señor y escuchar su Palabra. No quedaréis defraudados, pues Él tiene para todos designios de amor y salvación. El Papa está a vuestro lado y os reitera su confianza, a la vez que pide a Dios que os asista para que, siendo auténticos discípulos de Jesucristo, viváis los valores del Evangelio, los transmitáis con valentía a los que os rodean y os inspiréis en ellos para construir un mundo más justo y reconciliado. Vale la pena entregarse a esta hermosa misión.

Que la Virgen María os acompañe en vuestro caminar y os recuerde siempre que no hay mayor felicidad que ser amigo de Cristo. Que os sea también de ayuda la Bendición Apostólica que os imparto con afecto. Muchas gracias.

Saúdo com grande afeto e alegria a todos os peregrinos de língua portuguesa, de modo especial ao grupo de irmãs salesianas e aos fiéis da paróquia de Évora. Seguindo o exemplo de Santa Hildegarda de Bingen, possais sempre colocar os dons de Deus a serviço da edificação das vossas comunidades. Desça a minha bênção sobre vós e vossas famílias.

Witam pielgrzymów z Polski. Wspominając dziś św. Hildegardę z Bingen, zakonnicę i mistyczkę, która z oddaniem troszczyła się o odnowę życia religijnego w zakonach, pośród duchowieństwa i wiernych, prosimy Boga, aby i w naszych czasach budził w wielu kobietach pragnienie włączenia swego geniuszu w apostolską działalność Kościoła. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Saluto i pellegrini polacchi. Ricordando oggi Santa Ildegarda di Bingen, religiosa e mistica, che con dedizione si è impegnata nel rinnovamento della vita religiosa nelle congregazioni, tra i sacerdoti e i fedeli, chiediamo a Dio, affinché anche nei nostri tempi susciti in tante donne il desiderio di impegnare il loro genio nell’opera apostolica della Chiesa. Sia lodato Gesù Cristo!]

Szeretettel köszöntöm a magyar zarándokokat, különösen a Pécsi Ciszterci Gimnázium tanárait és tanulóit. A ma kezdődő iskolaév legyen alkalom arra, hogy hangsúlyozzuk a katolikus iskolák fontosságát. Apostoli áldásommal. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

[Con grande affetto saluto i pellegrini ungheresi, specialmente i Professori e gli Studenti del Liceo dei Cisterciensi a Pécs. In occasione dell'inizio del vostro anno scolastico, vorrei sottolineare l'importanza della scuola cattolica. Con la mia benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

Srdečně vítám a zdravím poutníky z České republiky, zejména skupinu mládeže z Červeného Kostelce. Rád vám všem žehnám! Chvála Kristu!

[Un cordiale saluto di benvenuto ai pellegrini della Repubblica Ceca, in particolare al gruppo dei Giovani di Červený Kostelec. Volentieri vi benedico tutti. Sia lodato Gesù Cristo!]

S láskou vítam slovenských pútnikov, osobitne zo Spišskej katolíckej charity. Bratia a sestry, prajem vám, aby vaša púť k hrobom svätých Apoštolov vás naplnila novou silou vo vašej veľkodušnej službe starým, chorým a postihnutým. Všetkých vás zo srdca žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, particolarmente a quelli della Caritas Diocesana di Spiš. Fratelli e sorelle, vi auguro che il vostro pellegrinaggio alle tombe dei Santi Apostoli vi riempia di una nuova forza nel vostro generoso servizio agli anziani, ai malati e agli handicappati. Di cuore tutti vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

Srdačno pozdravljam hrvatske hodočasnike. Dragi prijatelji, molimo Duha Svetoga da Crkvi podari svete i hrabre žene, poput svete Ildegarde iz Bingena, da pridonesu duhovnome rastu naših zajednica. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto cordialmente i pellegrini croati. Cari amici invochiamo lo Spirito Santo affinché susciti nella Chiesa donne sante e coraggiose, come santa Ildegarda di Bingen, che contribuiscano alla crescita spirituale delle nostre comunità. Siano lodati Gesù e Maria!]

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, alle Piccole Suore Missionarie della Carità e alle Suore di Gesù Buon Pastore, che ricordano quest’anno significative ricorrenze giubilari. Care Sorelle, vi accolgo volentieri ed auspico di cuore che il vostro pellegrinaggio apporti frutti di bene a voi ed alle vostre comunità.

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. Cari giovani, riprendendo dopo le vacanze le consuete attività quotidiane, diffondete con la vostra testimonianza la luce di Dio in ogni ambiente. Voi, cari malati, trovate sostegno in Gesù, che continua la sua opera di redenzione nella vita di ogni uomo. E voi, cari sposi novelli, attingete all’amore di Cristo, perché anche il vostro sia sempre più saldo e duraturo.




www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1527&sett...

www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1528&sett...

02/09/2010 00:11
 
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Messaggio del Papa al Congresso per i laici cattolici a Seoul
"Proclamare Gesù Cristo nell’Asia di oggi"



CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 1° settembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il messaggio inviato da Benedetto XVI in occasione dell’apertura dei lavori del Congresso per i laici cattolici in Asia, che si svolge presso la Cattedrale di Seoul (Corea del Sud) dal 31 agosto al 5 settembre 2010 sul tema: "Proclamare Gesù Cristo nell’Asia di oggi".

* * *

Al mio Venerato Fratello

Cardinale Stanisław Ryłko

Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici

Ho appreso con gioia che il congresso del laicato cattolico asiatico si terrà a Seoul dal 31 agosto al 5 settembre 2010. Le chiedo gentilmente di trasmettere i miei cordiali saluti e i miei ferventi buoni auspici ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici dell'Asia, riuniti in occasione di questa importante iniziativa pastorale promossa dal Pontificio Consiglio per i Laici. Il tema scelto dal congresso, Proclamare Gesù Cristo in Asia oggi, è molto opportuno e confido nel fatto che esorterà e guiderà i fedeli laici del continente a recare una gioiosa testimonianza del Signore risorto e della verità donatrice di vita della sua santa Parola.

L'Asia, dimora dei due terzi della popolazione mondiale, culla di grandi religioni e tradizioni spirituali e luogo di nascita di diverse culture, sta subendo processi di crescita economica e di trasformazione sociale senza precedenti. I cattolici dell'Asia sono chiamati a essere segno e promessa di quell'unità e di quella comunione, comunione con Dio e fra gli uomini, di cui tutta la famiglia umana deve godere e che Cristo rende sempre possibile. Come tessere del mosaico delle differenti popolazioni, culture e religioni del continente, è stata affidata loro una grande missione, ovvero quella di recare testimonianza di Gesù Cristo, il Salvatore universale dell'umanità. Questo è il servizio supremo e il dono più grande che la Chiesa può offrire al popolo asiatico e spero che l'attuale congresso offra rinnovati incoraggiamento e orientamento per svolgere questo sacro mandato.

«I popoli dell'Asia hanno bisogno di Gesù Cristo e del suo Vangelo, poiché il Continente ha sete dell'acqua viva che solo lui può dare» (Ecclesia in Asia, n. 50). Queste parole profetiche del Servo di Dio Giovanni Paolo II risuonano ancora oggi come monito rivolto a ciascun membro della Chiesa in Asia. Se i fedeli laici devono assumersi questa missione, devono divenire ancora più consapevoli della grazia del loro battesimo e della dignità che è loro propria quali figli e figlie di Dio, il Padre, condividere la morte e la resurrezione di Gesù, suo Figlio, ed essere unti dallo Spirito Santo quali membri del Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. In unione di mente e di cuore con i loro pastori, e accompagnati a ogni passo del loro viaggio di fede da un'adeguata formazione spirituale e catechetica, devono essere incoraggiati a cooperare in maniera attiva non solo all'edificazione delle loro comunità cristiane locali, ma anche alla creazione di nuove modalità di annuncio del Vangelo in ogni settore della società. Di fronte agli uomini e alle donne dell'Asia si aprono dunque ora ampi orizzonti di missione nei loro sforzi di testimoniare la verità del Vangelo. Penso in particolare alle opportunità offerte dal loro esempio di amore coniugale e di vita familiare cristiani, alla loro difesa del dono divino della vita dal concepimento fino alla morte naturale, alla loro amorevole sollecitudine per i poveri e per gli oppressi, alla loro disponibilità al perdono dei nemici e dei persecutori, al loro esempio di giustizia, di verità e di solidarietà sul posto di lavoro e alla loro presenza nella vita pubblica.

Il numero sempre più alto di laici impegnati, preparati ed entusiasti è dunque un segno di immensa speranza per il futuro della Chiesa in Asia. Qui, desidero evidenziare con gratitudine l'opera eccezionale di numerosi catechisti che trasmettono le ricchezze della fede cattolica sia ai giovani sia agli anziani, spingendo individui, famiglie e comunità parrocchiali verso un incontro ancor più profondo con il Signore risorto. I movimenti apostolici e carismatici sono anche un dono speciale dello Spirito perché portano nuova vita e rinnovato vigore alla formazione del laicato, in particolare alle famiglie e ai giovani. Le associazioni e i movimenti ecclesiali dediti alla promozione della dignità e della giustizia umane dimostrano in maniera concreta l'universalità del messaggio evangelico della nostra adozione quali figli di Dio. Con numerose comunità e individui impegnati nella preghiera e nelle opere caritative, e contribuendo ai consigli pastorali e parrocchiali, questi gruppi svolgono un ruolo importante nell'aiutare le Chiese particolari asiatiche a essere edificate sull'amore e sulla fede, rafforzate nella comunione con la Chiesa universale e rinnovate nello zelo per la diffusione del Vangelo.

Per questo motivo, prego affinché l'attuale congresso evidenzi il ruolo indispensabile dei laici nella missione della Chiesa e sviluppi iniziative e programmi specifici per aiutarli nel loro compito di proclamare Gesù Cristo in Asia oggi. Confido nel fatto che le deliberazioni del congresso sottolineeranno che la vita e la chiamata cristiane devono essere considerate soprattutto come una fonte di felicità sublime e come un dono da condividere con gli altri. Ogni cattolico dovrebbe poter affermare con l'Apostolo Paolo: «per me infatti il vivere è Cristo» (Filippesi 1, 21). È naturale che quanti avranno trovato in Gesù la verità, la gioia e la bellezza che donano significato e orientamento alla loro vita vorranno trasmettere tale grazia agli altri. Senza farsi scoraggiare dalla presenza di difficoltà e dall'enormità del proprio compito, confideranno nella misteriosa presenza dello Spirito Santo che è sempre all'opera nel cuore dei singoli, nelle loro tradizioni e culture, aprendo misteriosamente le porte a Cristo «la via, la verità e la vita» (Giovanni, 14,6) e al compimento di ogni anelito umano.

Con questi sentimenti, invoco su tutti i partecipanti al congresso un'abbondante effusione dello Spirito Santo e mi unisco volentieri alla preghiera che accompagnerà questi giorni di studio e di discernimento. Che la Chiesa in Asia rechi una testimonianza sempre più fervida della bellezza incomparabile di essere cristiani e proclami Gesù Cristo come l'unico Salvatore del mondo. Affidando quanti sono presenti all'amorevole intercessione di Maria, Madre della Chiesa, imparto di cuore la mia benedizione apostolica quale pegno di gioia e di pace nel Signore.

Dal Vaticano, 10 agosto 2010

Benedetto XVI













Il Papa ai cattolici d'Asia: mostrate la bellezza di essere cristiani
Nel messaggio al Congresso dei laici cattolici in corso a Seoul





ROMA, mercoledì, 1° settembre 2010 (ZENIT.org).- Testimoniate sempre più la bellezza dell’essere cristiani: è questo l'invito di Benedetto XVI contenuto nel messaggio da lui indirizzato al Congresso dei laici cattolici dell’Asia, che, iniziato il 31 agosto a Seoul, in Corea del Sud, si concluderà il 5 settembre prossimo.

Nel messaggio papale letto questo mercoledì mattina dal Nunzio apostolico nel Paese, mons. Osvaldo Padilla, all'incontro dal titolo “Proclamare Gesù Cristo in Asia oggi” che vede la presenza di 400 partecipanti, il Pontefice ha ricordato che “i popoli dell’Asia hanno bisogno di Gesù Cristo e del suo Vangelo”.

Per questo, ha aggiunto, occorre che siano “incoraggiati a collaborare attivamente, non solo a costruire le loro comunità cristiane locali, ma anche a percorrere nuove strade per il Vangelo in ogni settore della società”.

Il Papa ha quindi evidenziato alcuni ambiti in cui testimoniare la verità evangelica: come la vita coniugale e familiare, la difesa della vita dal concepimento fino alla morte naturale, la cura dei poveri e degli emarginati, il perdono dei nemici, la pratica della giustizia e della solidarietà sui luoghi di lavoro.

Benedetto XVI ha quindi esortato ciascun cattolico a seguire l’esempio di San Paolo per portare agli altri “la verità, la gioia e la bellezza che donano significato e orientamento alla loro vita […] senza farsi scoraggiare dalla presenza di difficoltà e dall'enormità del proprio compito”.

In precedenza, durante la Messa di apertura del Congresso ed il successivo discorso inaugurale, il Cardinale Stanislaw Rylko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, promotore dell'evento, aveva ricordato che in Asia i cristiani sono una “minoranza creativa” in crescita, che “si mette con umiltà al servizio di ogni uomo”.

Secondo quanto riferito da L'Osservatore Romano, attualmente in Asia i cattolici sono circa 120 milioni su una popolazione complessiva di quasi 4 miliardi di persone. Secondo il Cardinale Rylko, inoltre, negli ultimi decenni il numero è aumentato in media del 4-5% all'anno, nonostante “la recrudescenza di un fondamentalismo integralista che impone drastici limiti alla libertà religiosa”.

In una intervista concessa alla Radio Vaticana alla vigilia del Congresso, il porporato aveva indicato tra le sfide per l’evangelizzazione “l’incontro con le grandi tradizioni religiose asiatiche”, che “crea il pericolo della diffusione di una mentalità relativista e sincretista che deforma addirittura il vero senso dell’evangelizzazione”.

“Si tende, ad esempio, a rimpiazzare la missione con un vago dialogo all’interno del quale tutte le posizioni si equivalgono; si tende a ridurre l’evangelizzazione a semplice opera di promozione umana”, aveva spiegato.

Sempre nel discorso inaugurale, invece, il Cardinale Rylko ha evidenziato che quella cattolica è “una Chiesa che vive in un continente in piena e vertiginosa trasformazione, a motivo del peso che nella scacchiera del mondo globalizzato va acquisendo per i propri progressi tecnologici ed economici, ma che allo stesso tempo deve fare i conti con gravi problemi sociali: disuguaglianze e povertà estreme, diritti umani calpestati”.

“Tra le prove più dolorose che la Chiesa deve affrontare in questo continente - ha osservato ancora - non mancano casi di discriminazioni o di vere persecuzioni. E tornano i martiri”.

Ma, ha concluso, anche se “in questo continente i cristiani sono una esigua minoranza”, non sono “certo una minoranza timida, chiusa, ripiegata su sé stessa. Al contrario, essi sono pieni di vitalità e animati dalla speranza che scaturisce dalla fede”.







Benedetto XVI: amate la Chiesa anche se ferita dai peccati
Nell'Udienza dedicata a santa Ildegarda di Bingen





ROMA, mercoledì, 1° settembre 2010 (ZENIT.org).- La Chiesa va amata anche quando è ferita dai peccati di alcuni suoi membri. E' quanto ha detto questo mercoledì Benedetto XVI nel dedicare l'Udienza generale a santa Ildegarda di Bingen, monaca benedettina e mistica tedesca del XII sec.

Nel tradizionale appuntamento settimanale con i fedeli e i pellegrini da tutto il mondo, tenuto per la prima sulla piazza antistante il Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo a causa degli oltre cinquemila partecipanti, il Papa ha parlato del genio femminile nella storia del popolo di Dio.

All'inizio il Santo Padre ha tracciato una breve biografia della religiosa vissuta in Germania tra il 1098 e il 1179, e appartenuta a una famiglia nobile e numerosa, che a otto anni l'affidò alle cure della maestra Giuditta di Spanheim, che si era ritirata in clausura presso il monastero benedettino di san Disibodo.

“Donna colta” e “spiritualmente elevata”, ha continuato Benedetto, la santa che succedette alla superiora del monastero di San Disibodo, fondò in seguito un’altra comunità a Bingen, intitolata a san Ruperto, dove trascorse il resto della vita.

“Lo stile con cui esercitava il ministero dell’autorità – ha ricordato il Papa – è esemplare per ogni comunità religiosa: esso suscitava una santa emulazione nella pratica del bene, tanto che, come risulta da testimonianze del tempo, la madre e le figlie gareggiavano nello stimarsi e nel servirsi a vicenda”.

Durante i suoi anni a capo del monastero, Ildegarda ebbe delle visioni mistiche che confidò al suo consigliere spirituale e a una consorella.

“Come sempre accade nella vita dei veri mistici – ha sottolineato Benedetto XVI – anche Ildegarda volle sottomettersi all’autorità di persone sapienti per discernere l’origine delle sue visioni, temendo che esse fossero frutto di illusioni e che non venissero da Dio”.

Per questo si rivolse a una delle massime personalità della Chiesa del suo tempo, San Bernardo di Chiaravalle, che la incoraggiò. In seguito ricevette anche l'approvazione da parte Papa Eugenio III, il quale lesse durante il sinodo a Treviri, nel 1147, un testo dettato da Ildegarda per poi autorizzare la mistica a scrivere le sue visioni e a parlare in pubblico.

“È questo, cari amici – ha commentato il Papa –, il sigillo di un’esperienza autentica dello Spirito Santo, sorgente di ogni carisma: la persona depositaria di doni soprannaturali non se ne vanta mai, non li ostenta e, soprattutto, mostra totale obbedienza all’autorità ecclesiastica”.

“Ogni dono distribuito dallo Spirito Santo, infatti, è destinato all’edificazione della Chiesa, e la Chiesa, attraverso i suoi Pastori, ne riconosce l’autenticità”, ha aggiunto.

Questa “grande donna 'profetessa'", ha poi concluso, ci parla ancora oggi attraverso “il suo amore per Cristo e per la Sua Chiesa, sofferente anche in quel tempo, ferita anche in quel tempo dai peccati dei preti e dei laici, e tanto più amata come corpo di Cristo”.

Al termine della catechesi il Papa ha benedetto le corone per la statua della Madonna venerata, in particolar modo dagli emigranti, da centoventicinque anni nella parrocchia di San Pietro a Carolei, nel cosentino, e per l'immagine mariana del santuario polacco di Jordanów nell'arcidiocesi di Cracovia.









Il Papa ai giovani latinoamericani: date dignità agli uomini
In un messaggio per il Terzo Congresso Latinoamericano dei Giovani






CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 1° settembre 2010 (ZENIT.org).- Questo mercoledì, al termine dell'Udienza generale da Castel Gandolfo, Benedetto XVI ha rivolto un messaggio speciale ai partecipanti al Terzo Congresso Latinoamericano dei Giovani, che si svolgerà dal 5 al 12 settembre nella città di Los Teques, in Venezuela.

L'incontro, che ha per tema “Camminiamo con Gesù per dar Vita ai nostri popoli”, è stato organizzato dalla Sezione Giovani del Consiglio Episcopale Latinoamericano, creata nel febbraio del 1976. L'appuntamento riunisce circa ottocento giovani e responsabili della pastorale della gioventù in America latina.

Nel messaggio al Congresso che si svolge a 12 anni dall'ultima edizione tenutasi in Cile, il Papa ha invitato tutti i presenti “a rivolgere lo sguardo a Gesù Cristo, il Figlio di Dio vivente. Con la sua grazia, troverete la forza che spinge a impegnarsi nelle cause che danno dignità all'uomo e rendono grandi i popoli”.

“Cari giovani – li ha incoraggiati il Pontefice – che questi giorni di convivenza, preghiera e studio vi servano per incontrare personalmente il Signore e ascoltare la sua Parola. Non rimarrete defraudati, perché Egli ha per tutti propositi di amore e salvezza”.
“Il Papa sta al vostro fianco e vi riconferma la sua fiducia – ha aggiunto –, oltre a chiedere a Dio che vi assista affinché, come autentici discepoli di Gesù Cristo, viviate i valori del Vangelo, li trasmettiate con coraggio a coloro che vi circondano e traiate ispirazione da essi per costruire un mondo più giusto e riconciliato”.

“Vale la pena impegnarsi in questa bella missione”, ha infine concluso.









Benedetto XVI riceverà il Presidente di Israele a Castel Gandolfo
Nel momento della ripresa dei negoziati di pace




CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 1° settembre 2010 (ZENIT.org).- Il Presidente israeliano Shimon Peres verrà ricevuto da Papa Benedetto XVI a Castel Gandolfo questo giovedì, secondo quanto confermato dal Vaticano.

Il Papa e Peres si sono già incontrati dopo l'elezione del Pontefice, durante le visite di Peres in Vaticano nel 2006 e nel 2007 e in occasione della visita di Benedetto XVI in Israele nel 2009.

La visita di questo giovedì coincide con la data della ripresa dei negoziati di pace tra Israele e Palestina a Washington, negoziati “difficili” promossi dal Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.

Il processo è iniziato a Oslo nel 1993 e in seguito si è interrotto per quasi due anni. La Santa Sede ha esortato più volte alla ripresa del dialogo.

Il Papa ha infatti fatto appello alla pace in Medio Oriente varie volte, come in occasione della sua visita alla sinagoga di Roma il 17 gennaio scorso, quando ha detto: “Invoco dal Signore il dono prezioso della pace in tutto il mondo, soprattutto in Terra Santa”.

A Cipro, nel giugno scorso, il Pontefice ha lanciato un nuovo richiamo: “Ripeto il mio appello generale per uno sforzo internazionale urgente e concertato al fine di risolvere le tensioni che continuano in Medio Oriente, specie in Terra Santa, prima che tali conflitti conducano a uno spargimento maggiore di sangue”.

“Auguriamo tutti alla Terra Santa, all'Iraq e al Medio Oriente il dono di una pace stabile e di una salda convivenza pacifica. Esse nascono dal rispetto dei diritti della persona, delle famiglie, delle comunità e dei popoli, e dal superamento di ogni discriminazione religiosa, culturale o sociale”, ha detto poi il Papa il 25 giugno a Roma.

Dal 10 al 24 ottobre, i Vescovi e i Patriarchi cattolici del Medio Oriente si riuniranno a Roma per celebrare un Sinodo regionale al quale parteciperanno, tra gli altri, i rappresentanti del Patriarcato latino di Gerusalemme, che riunisce cattolici palestinesi e cattolici israeliani.

02/09/2010 15:35
 
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LE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo:

S.E. il Sig. Shimon Peres, Presidente dello Stato di Israele, e Seguito.

Ecc.mi Presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione Nordeste III), in Visita "ad Limina Apostolorum":

Em.mo Card. Geraldo Majella Agnelo, Arcivescovo di São Salvador da Bahia
con gli Ausiliari
S.E. Mons. Josafá Menezes da Silva, Vescovo tit. di Gummi di Bizacena,
S.E. Mons. João Carlos Petrini, Vescovo tit. di Auguro,
S.E. Mons. Gregório Paixão Neto, O.S.B., Vescovo tit. di Fico;

S.E. Mons. Paulo Romeu Dantas Bastos, Vescovo di Alagoinhas;

S.E. Mons. João Nílton dos Santos Souza, Vescovo di Amargosa.

Il Papa riceve nel pomeriggio in Udienza:
Em.mo Card. Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi
con S.E. Mons. Manuel Monteiro de Castro, Arcivescovo tit. di Benevento, Segretario del medesimo Dicastero.

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COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRESIDENTE DELLO STATO DI ISRAELE


Oggi, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza Sua Eccellenza il Sig. Shimon Peres, Presidente d’Israele, che ha incontrato anche l’Em.mo Segretario di Stato, Card. Tarcisio Bertone, accompagnato dall’Ecc.mo Segretario per i Rapporti con gli Stati, Mons. Dominique Mamberti.

Durante i colloqui, svoltisi in un clima di cordialità, è stato ricordato il Pellegrinaggio che Sua Santità ha compiuto in Terra Santa nel 2009.

Circa la ripresa dei contatti diretti tra Israeliani e Palestinesi, in programma oggi a Washington, si è auspicato che essa aiuti a raggiungere un accordo rispettoso delle legittime aspirazioni dei due Popoli e capace di portare una pace stabile in Terra Santa e in tutta la Regione. E’ stata quindi ribadita la condanna di ogni forma di violenza e la necessità di garantire a tutte le popolazioni dell'area migliori condizioni di vita. Non è mancato un riferimento al dialogo interreligioso e uno sguardo d’insieme alla situazione internazionale.

I colloqui hanno permesso di esaminare anche i rapporti tra lo Stato d’Israele e la Santa Sede e quelli delle Autorità statali con le comunità cattoliche locali. Al riguardo, si è sottolineato il significato del tutto particolare della presenza di queste ultime nella Terra Santa e il contributo che esse offrono al bene comune della società, anche attraverso le scuole cattoliche. Infine, si è preso atto dei risultati raggiunti della Commissione bilaterale di lavoro, impegnata da anni nell’elaborazione di un Accordo relativo a questioni di carattere economico e si è auspicata una rapida conclusione del medesimo.



www.radiovaticana.org/it1/videonews_ita.asp?anno=2010&videoclip=1529&sett...

03/09/2010 00:08
 
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Il Papa augura che si arrivi alla pace tra ebrei e palestinesi
Ricevendo questo giovedì il Presidente di Israele, Shimon Peres





CASTEL GANDOLFO, giovedì, 2 settembre 2010 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI e il Presidente di Israele, Shimon Peres, hanno auspicato questo giovedì che i negoziati intrapresi a Washington tra israeliani e palestinesi portino a una pace stabile in Terra Santa.

Lo si legge in un comunicato reso pubblico dalla Santa Sede, in base al quale nei colloqui si è parlato anche degli Accordi tra la Santa Sede e Israele, attualmente in fase di negoziato.

Il Papa ha ricevuto il Presidente Peres alle 9.20 nei giardini del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Il Pontefice ha mostrato al Capo di Stato le rovine della Villa di Domiziano e i giardini del Belvedere.

L'incontro è durato circa 40 minuti. In seguito, Peres ha incontrato il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e monsignor Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati.

Circa la ripresa dei contatti diretti tra israeliani e palestinesi, in programma questo giovedì a Washington, si è auspicato che questa “aiuti a raggiungere un accordo rispettoso delle legittime aspirazioni dei due Popoli e capace di portare una pace stabile in Terra Santa e in tutta la Regione”.

Allo stesso modo, è stata “ribadita la condanna di ogni forma di violenza e la necessità di garantire a tutte le popolazioni dell'area migliori condizioni di vita”.

“Non è mancato un riferimento al dialogo interreligioso e uno sguardo d’insieme alla situazione internazionale”.

Quanto ai lavori per raggiungere un accordo economico tra Israele e la Santa Sede, da anni oggetto di negoziato nella Commissione bilaterale di lavoro, il Papa e Peres hanno auspicato una loro “rapida conclusione”.

Il Pontefice e il Capo di Stato israeliano hanno inoltre sottolineato “il significato del tutto particolare” della presenza delle comunità cattoliche in Terra Santa e “il contributo che esse offrono al bene comune della società, anche attraverso le scuole cattoliche”.

Shimon Peres ha donato al Papa una menorah (il candelabro a sette braccia, elemento rituale ebraico) d'argento, mentre Benedetto XVI gli ha offerto una medaglia di bronzo incastonata in travertino, copia dell'originale collocata da Papa Alessandro VII nella prima pietra del colonnato nord della Basilica di San Pietro.

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