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Serbava queste cose, meditandole... (Lc.2,19)

Ultimo Aggiornamento: 27/04/2024 08:16
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14/12/2022 08:35
 
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«I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati...»

Rev. D. Bernat GIMENO i Capín
(Barcelona, Spagna)
Oggi, quando notiamo che nella nostra vita non sappiam cosa ci attende, quando perdiamo l illusione perché non abbiamo il coraggio di guardare oltre i nostri limiti, quando siamo felici per essere fedeli a Gesù Cristo e, allo stesso tempo, ansiosi o lànguidi per non assaporare i frutti della nostra missione apostolica, il Signore vuole che ci chiediamo come Giovanni Battista: «Dobbiamo aspettare un altro» (Lc 7,20).

È chiaro, il Signore è furbo e vuole approfittare questa nostra incertezza perfettamente normale- in modo da farci esaminare tutta la nostra vita, per farci vedere le nostre deficienze, i nostri sforzi, le nostre malattie... e, così, riaffermarci nella nostra fede e moltiplicare infinitamente la nostra speranza.

Il Signore non ha limiti quando si tratta di compiere la Sua missione: «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati...» (Lc 7,22). Dove ho risposto la mia speranza? Dove ho riposto la mia felicità? Poiché la speranza è strettamente legata con la felicità interiore, il cristiano, ovviamente, deve vivere come una persona qualsiasi, ma sempre con lo sguardo fisso su Cristo, che non ci abbandona mai. Un cristiano non può vivere la sua vita al margine di Cristo e del Suo Vangelo. Centriamo quindi il nostro sguardo in Lui, che tutto può, e non poniamo limiti alla nostra speranza. «In Lui troverai molto più di quel che puoi osare o chiedere» (San Giovanni della Croce).

La liturgia non è un gioco sacro , e la Chiesa ci propone questo tempo di Avvento perché vuole che ogni fedele riaffermi in Cristo la virtù della speranza nella propria vita. Spesso la perdiamo perché ci fidiamo troppo delle nostre proprie forze e non vogliamo riconoscerci malati , bisognosi della mano sanatrice del Signore. Ma così deve essere, e Poiché Lui ci conosce e sa che siamo fatti tutti della stessa pasta , ci offre la Sua mano salvatrice. -Grazie, Signore, per avermi fatto uscire dal fango ed avermi riempito il cuore di speranza.
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15/12/2022 11:35
 
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«Che cosa siete andati a vedere nel deserto?»

Rev. D. Carles ELÍAS i Cao
(Barcelona, Spagna)
Oggi, per tre volte Gesù ci chiede: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto?»; «E allora, che cosa siete andati a vedere?»; «Allora, che cosa siete andati a vedere?» (Lc 7,24.25.26).

Oggi sembra come se Gesù volesse liberarci dall affanno della curiosità sterile, la sufficienza dei farisei e dei maestri della Legge che disprezzavano il piano di Dio per loro, rifiutando la chiamata di Giovanni (cf. Lc 7,30). La conoscenza di Dio , sola, non ci salva; bisogna conoscerlo, amarlo e seguirlo; è necessaria una risposta dall interno; una risposta sincera, umile e grata.

«Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni» (Lc 7,29): adesso viene la salvezza. Come San Giovanni Crisostomo predicò, adesso viene non il momento di essere esaminati, ma il tempo del perdono. Il momento è oggi e adesso, Dio è vicino, sempre più vicino a noi perché è buono, perché è giusto e ci conosce a fondo, e per questo è così pieno d amore che perdona; perché attende ogni sera il ritorno a casa dei suoi figli per abbracciarli.

Ci regala il Suo perdono e la Sua presenza; rompe ogni distanza con noi; chiama alla nostra porta. Umile e paziente, adesso chiama al tuo cuore: nel tuo proprio deserto, nella tua solitudine, nel tuo fallimento, nella tua incapacità... in tutto questo vuole che tu veda il Suo amore.

Dobbiamo uscire dalle nostre comodità e lussi per affrontare e confrontarci con la realtà così com è: distratti dal consumo e dall egoismo, abbiamo dimenticato cosa attende Dio da noi. Desidera il nostro amore, ci vuole per Lui. Ci vuole veramente poveri e semplici, per poter darci la notizia di quel che, nonostante tutto, attendiamo ancora: Sono con te, non avere paura, abbi fiducia!

Addentrando in noi stessi, diciamo adesso con voce calma: Signore, Tu che sai come sono e mi accetti così come sono, apri il mio cuore alla Tua presenza; voglio accettare il Tuo amore, voglio accoglierti adesso che vieni, nel silenzio e nella pace .
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16/12/2022 09:35
 
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(Giovanni) era una lampada che arde e risplende»

Rev. D. Rafel FELIPE i Freije
(Girona, Spagna)
Oggi, noi cristiani dobbiamo imparare molto da Giovanni Battista. Gesù lo paragona con il fuoco che brucia e dà luce: «Giovanni era la lampada che arde e risplende» (Gv 5,35). La sua missione, come la nostra, fù quella di preparare il cammino del Maestro: spianare i cuori perchè solo Cristo emerga, annunciare che la vita piena è possibile, se seguiamo Gesù Cristo con fedeltà. Giovanni è la voce che invoca nel deserto: «preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!» (Mt 3,3). Il figlio di Dio viene alla terra per riposare nei nostri cuori. Però... nel mio cuore comanda la mia libertà, ed Egli mi chiede permesso per entrare lì: per questo, bisogna spianare la difficile rotta che appunta verso il cuore umano. «che il nostro pensiero sia pronto per il ritorno di Cristo con una preparazione non inferiore a quella che faremo se Egli ancora dovesse venire al mondo» (San Carlo Borromeo).

Oggi ci si chiede di imparare da Giovanni. Non è facile. La rinuncia, il sacrificio, il compromesso, la verita... non sono di moda attualmente. Quanti sono quelli che agiscono solo per il denaro, per il piacere, per la comodità, per la bugia...? bisogna mantenere il cuore pulito e disoccupato di cose innecessarie. Altrimenti li non potrà trovare lo spazio nè Gesù, nè le altre persone.

Però il Vangelo è cammino di vita di felicità. Solo la verità ci puo rendere liberi, anche se questo possa comportare la persecuzione o la morte. Giovanni Battista lo aveva già intuito però accetta perchè questa è la sua missione. Il suo battesimo era liberatorio e le sue parole invitando alla conversione il cammino per arrivare.

Gesù trova il cammino spianato, preparato, maturo per la penitenza del Battista, le sue opere sono la testimonianza che Egli è l inviato. Incontra già i cuori pentiti e umilliati grazie alla testimonianza di Giovanni. Per egli, il Maestro non trova altro che parole di elogio.

Magari, fossero parole identiche per ognuno di noi. Soprattutto, se siamo stati capaci di indicare il Maestro, presentandolo e allo stesso tempo, scomparendo noi stessi.
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17/12/2022 09:29
 
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Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo»

Rev. D. Vicenç GUINOT i Gómez
(Sant Feliu de Llobregat, Spagna)
Oggi, nella Liturgia della messa leggiamo la genealogia di Gesù e ci fa pensare alla frase che si ripete negli ambienti rurali catalani «Traduzione letterale: Di Giuseppe, asini e Giovanni ce ne sono in tutte le case». Per questo, per distinguerli, si usano come riferimento i nomi delle case. Così si dice ad esempio: Giuseppe, quello della casa di Filomena; Giuseppe, quello della casa di Soledad... In questo modo una persona rimane facilmente identificata. Il problema è che uno resta segnato per la buona o mala fama dei suoi antenati. Questo è ciò che succede con il «Libro della Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo».

San Matteo ci sta dicendo che Gesù é un uomo vero. Detto in altro modo, che Gesù come ogni uomo e come ogni donna che arriva a questo mondo non parte dal nulla, ma porta con sé una lunga storia. Questo vuol dire che l Incarnazione, va presa sul serio, che quando Dio si fa uomo, lo fa con tutte le conseguenze. Egli figlio di Dio, al venire a questo mondo, assume anche un passato famigliare.

Seguendo le tracce dei personaggi dell elenco, possiamo apprezzare come Gesù per quanto riguarda la sua genealogia famigliare non presenta un espediente immacolato . Come scrisse il Cardinale Mauyen Van Thuan, «In questo mondo se un popolo scrive una storia ufficiale, parlerà della sua grandezza... é un caso unico, ammirabile e splendido trovare un popolo in cui la storia ufficiale non nasconde i peccati dei suoi antenati». Appaiono peccati come il suicidio (Davide), la idolatria (Salomone), o la prostituzione (Rahab). E insieme a quello ci sono momenti di grazia e fedeltà a Dio, però soprattutto le figure di Giuseppe e Maria, «dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo».

Definitivamente, la genealogia di Gesù ci aiuta a contemplare il mistero che siamo prossimi a celebrare: che Dio si fece Uomo, vero Uomo, che «venne ad abitare in mezzo a noi» (Gn 1,14).
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18/12/2022 11:37
 
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«Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l angelo del Signore»

+ Rev. D. Pere GRAU i Andreu
(Les Planes, Barcelona, Spagna)
Oggi, la liturgia della Parola c invita a considerare e ad ammirare la persona di San Giuseppe, un uomo veramente buono. Di Maria, la Madre di Dio s è detto che era `benedetta fra tutte le donne´ (cf. Lc 1,42). Di Giuseppe s è scritto che era `giusto´ (cf. Mt 1,19).

Tutti dobbiamo a Dio Padre, Creatore nostro, la nostra identità individuale quali persone fatte a Sua immagine e somiglianza, con libertad reale e radicale. E con la risposta a questa libertà, possiamo dare gloria a Dio, come Lui merita, oppure fare di noi un qualcosa non grato ai suoi occhi.

Non abbiamo nessun dubbio che Giuseppe, con il suo lavoro, con il suo impegno nell ambiente familiare e sociale in cui viveva, seppe guadagnarsi il cuore del Creatore che dovette considerarlo quale uomo di fiducia nell opera di collaborazione nella Redenzione umana per mezzo di Suo Figlio, fatto uomo come noi.

Impariamo dunque da San Giuseppe la sua fedeltà ben provata fin dall inizio- e la sua buona realizzazione lungo la sua vita, unita strettamente- a Gesù e a Maria.

Lo facciamo patrono ed intercessore per tutti i padri, biologici o no,, che in questo mondo devono aiutare i propri figli a dare una risposta somigliante a quella sua. Lo facciamo patrono della Chiesa, quale entità strettamente legata a suo Figlio e continuiamo a sentire le parole di Maria quando ritrovano Gesù adolescente che s era smarrito nel Tempio: «...tuo padre ed io...» (Lc 2,48).

Con Maria, perciò, nostra Madre, troviamo Giuseppe quale padre. Santa Teresa di Gesù lasciò scritto: «Ho preso, per avvocato e signore, il glorioso San Giuseppe, e mi sono raccomandata molto a lui (...). Non ricordo, fino ad oggi, d avergli chiesto qualcosa e non averlo ottenuto».

Specialmente padre per quelli che hanno sentito l invito del Signore ad occupare, per mezzo del ministero sacerdotale, il posto che concede loro Gesù, per portare avanti la Chiesa. San Giuseppe glorioso! Proteggi le nostre famiglie, proteggi le nostre comunità; proteggi tutti quelli che ascoltano la chiamata alla vocazione sacerdotale...e che siano tanti!
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20/12/2022 09:04
 
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«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola»

Rev. D. Jordi PASCUAL i Bancells
(Salt, Girona, Spagna)
Oggi, contempliamo, ancora una volta, questa impressionante scena dell Annunciazione. Dio, sempre fedele alle sue promesse, per mezzo dell angelo Gabriele fa sapere a Maria che è lei la eletta per portare il Salvatore al mondo. Così è come abitualmente attua il Signore l avvenimento più grandioso per la storia dell umanità -il Creatore e Signore di tutte le cose si fa uomo come noi-, succede nel modo più semplice: una giovane, in un piccolo paesino della Galilea, senza spettacolo.

Il modo è semplice; l avvenimento è immenso. Come sono anche immense le virtù della Vergine Maria: piena di grazia, il Signore è con Lei, umile, semplice, disponibile alla volontà di Dio, generosa. Dio ha i suoi progetti per Lei, come li ha per te e per me, però lui attende la cooperazione libera ed amorosa di ognuno di noi per portarli a termine. Maria ci da l esempio: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38). Non non solo è un si al messaggio dell angelo; è mettersi pienamente nelle mani del Padre-Dio, abbandonarsi fiduciosamente alla sua grandissima provvidenza, è un dire si e lasciare che il Signore agisca sempre, in tutte le circostanze della sua vita.

Dalla risposta di Maria, così come dalla risposta a ciò che Dio ci chiede scrive il santo Josemaría «non dimenticarlo, dipendono molte cose grandi».

Ci stiamo preparando per celebrare la festa del Natale. La miglior forma per farlo è restare accanto a Maria, contemplando la sua vita e cercando di imitare le sue virtù per poter ricevere il Signore con un cuore ben disposto: Cosa spera Dio da me, ora, oggi, nel mio lavoro, con la persona che tratto, nella mia relazione con Lui? Sono piccole situazioni di tutti i giorni, però, dipende tanto dalla risposta che diamo!
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22/12/2022 11:13
 
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L anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore»

Rev. D. Francesc PERARNAU i Cañellas
(Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo della Messa presenta alla nostra considerazione il Magnificat, che Maria piena di gioia, intonò in casa della sua parente Elisabetta, madre di Giovanni il Battista. Le parole di Maria ci portano reminiscenze di altri canti biblici che Ella conosceva molto bene e che aveva recitato e contemplato in tante ocassioni. Però adesso, nelle sue labbra, quelle stesse parole hanno un significato molto più profondo: Lo spirito della Madre di Dio lascia intravedere dietro di loro la purezza del suo cuore. Ogni giorno, la Chiesa le fa sue nella Liturgia delle Ore quando pregando le Vispere dirige verso il cielo quello stesso canto con il quale Maria si esultava, benediva e ringraziava Dio per tutte le sue bontà.

Maria si é beneficiata della grazia più straordinaria che mai nessun altra donna ha ricevuto o riceverà: è stata eletta da Dio, fra tutte le donne della storia, per essere la Madre di quel Messia Redentore che la Umanità stava aspettando da secoli. É l onore più grande mai concesso ad un essere umano ed Ella lo riceve con assoluta semplicità e umiltà, rendendosi conto che è tutta grazia, regalo e che Ella non è nulla davanti all immensità del Potere e della grandezza di Dio, che ha compiuto meraviglie in Lei (cf Lc. 1,49). Una grande lezione di umiltà per tutti noi, figli di Adamo ed eredi di una natura umana segnata profondamente per quel peccato originale del quale giorno dopo giorno, trasciniamo le conseguenze.

Stiamo arrivando già alla fine del tempo di Avvento, un tempo di conversione e di purificazione. Oggi è Maria che ci insegna il cammino migliore. Meditare la preghiera della nostra Madre volendo farla nostra ci aiuterà ad essere più umili. Santa Maria ci aiuterà se glielo chiediamo fiduciosi.
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26/12/2022 10:52
 
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«Vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno»

+ Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM
(Barcelona, Spagna)
Oggi, appena assaporata la profonda esperienza della nascita di Gesù, cambia la scena liturgica. Si potrebbe pensare che la celebrazione di un martire, non si adatta al fascino del Natale ... Il martirio di Santo Stefano, che veneriamo come protomartire della cristianità, ricade nella teologia dell'Incarnazione del Figlio di Dio. Gesù è venuto sulla terra per versare il suo Sangue per noi. Stefano fu il primo a versare il suo sangue per Gesù. Leggiamo nel Vangelo come Gesù stesso lo annuncia: «Vi consegneranno ai loro tribunali (...) sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia» (Mt 10,17.18). Precisamente "martire" significa proprio questo: testimone.

Questa testimonianza nella parola e nell'azione viene data grazie alla forza dello Spirito Santo: «È lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10,19). Tale come leggiamo negli Atti degli Apostoli , capitolo 7, Stefano, portato in tribunale, ha tenuto una lezione magistrale, facendo un percorso per il Vecchio Testamento, dimostrando che tutto converge nel Nuovo, nella persona di Gesù. In lui viene compiuto tutto ciò che è stato annunciato dai profeti e insegnato dai patriarchi.

Nel racconto del suo martirio incontriamo una bellissima allusione trinitaria: «Stefano, pieno di Spirito Santo, fissati gli occhi nel cielo, vide la gloria di Dio, e Gesù stare alla destra di Dio." (At 7,55). La sua esperienza era come un assaggio della gloria del cielo. E Stephen morì come Gesù, perdonare coloro che hanno sacrificato: "Signore, non tenere questo peccato» (At 7,60); pregò le parole del Maestro: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34).

Chiediamo questo martire che sappiamo come vivere come lui, pieni dello Spirito Santo, affinché, a fissando lo sguardo al cielo, vediamo Gesù alla destra di Dio. Questa esperienza ci farà godere del cielo, mentre siamo sulla terra
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27/12/2022 22:28
 
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«Vide e credette»

Rev. D. Manel VALLS i Serra
(Barcelona, Spagna)
Oggi, la liturgia celebra la festa di san Giovanni, apostolo ed Evangelista. Il giorno dopo Natale, la Chiesa celebra la festa del primo martire della fede cristiana, santo Stefano, e, al giorno successivo, la festa di san Giovanni, colui che meglio e più profondamente penetra nel mistero del Verbo incarnato, il primo teologo e modello di ogni vero teologo. Il passaggio del suo Vangelo che viene oggi presentato, ci aiuta a contemplare il Natale dalla prospettiva della Risurrezione del Signore. Infatti, Giovanni, arrivato al sepolcro vuoto, «vide e credette» (Gv 20,8). Fiduciosi nel testimonio degli Apostoli, noi ci sentiamo mossi, ogni Natale a vedere e credere .

Uno può rivivere questi stessi vedere e credere , riflettendo sulla nascita di Gesù, il Verbo incarnato. Giovanni, mosso dalla intuizione del suo cuore e dovremmo aggiungere, mosso dalla grazia - vede più in là di quanto i suoi occhi, in quel momento, possano arrivare a contemplare. In realtà, se lui crede, lo fa senza aver visto ancora Cristo, per cui c è lì implicita una lode per quelli che «non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20,29), lode con la quale finisce il vigesimo capitolo del suo Vangelo.

Pietro e Giovanni corrono insieme verso il sepolcro, ma il testo ci dice che Giovanni «corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro» (Gv 20,4). Sembra che Giovanni fosse mosso più dal desiderio di trovarsi nuovamente accanto a Chi egli amava Cristo- che stare solo fisicamente accanto a Pietro, di fronte al quale, tuttavia, -con il gesto di aspettarlo, perché fosse questi ad entrare per primo nel sepolcro- prova che è Pietro chi ha il primato nel Collegio Apostolico. Comunque, il cuore ardente, colmo di zelo, traboccante d amore di Giovanni è ciò che lo porta a correre e avanzare , in un chiaro invito perché anche noi viviamo ugualmente la nostra fede con questo desiderio così ardente di ritrovare il Risuscitato.
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28/12/2022 09:38
 
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«Si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto»

Rev. D. Joan Pere PULIDO i Gutiérrez
(Sant Feliu de Llobregat, Spagna)
Oggi celebriamo la festa dei Santi Innocenti, martiri. Anche se immersi nelle celebrazioni natalizie, non possiamo ignorare il messaggio che la liturgia vuole trasmetterci per definire, ancora di più, la buona Nuova della nascita di Gesù, con due particolari molto chiari. In primo luogo, la predisposizione di San Giuseppe nel progetto salvatore di Dio, accettando la Sua volontà. E,contemporaneamente,il male, l ingiustizia che frequentemente troviamo nella nostra vita, materializzato in questo caso nel martirio dei bambini Innocenti. Tutto questo richiede un atteggiamento ed una risposta personale e sociale.

San Giuseppe ci offre un testimonio molto chiaro di risposta decisa davanti alla chiamata di Dio. In lui ci sentiamo identificati quando dobbiamo prendere decisioni nei momenti difficili della nostra vita e partendo dalla nostra fede: «Si alzò nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto» (Mt 2,14).

La nostra fede in Dio coinvolge la nostra vita. Fa sì che ci `alziamo´, cioè ci invita a stare attenti su quanto accade attorno a noi, perché -frequentemente- è da dove Dio ci parla. Ci fa prendere il `Bambino e Sua madre´ questo vuol dire che Dio ci si avvicina, quale compagno nel cammino, rafforzando la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità e ci fa uscire di notte verso l Egitto, ossia ci invita a non aver paura di fronte alla nostra stessa vita, che frequentemente si vede colma di notti difficili da illuminare.

Questi bambini martiri, oggi, hanno pure nomi reali di bambini, di giovani coppie di persone in età avanzata, immigranti ammalati... che aspettano la risposta della nostra carità. San Giovanni Paolo II dice così: «Infatti sono molte nei nostri tempi i bisogni che interpellano alla sensibilità cristiana. E l ora di una nuova `immaginazione della carita´ che viene realizzata, non solo nell efficacia dell aiuto offerto, ma anche nella capacità di farci sentire vicini e solidali con chi soffre».

Che la luce nuova, chiara e forte di Dio, fatto Bambino, riempia le nostre vite e rafforzi la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità.
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30/12/2022 09:28
 
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«Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va nella terra d Israele»

+ Rev. D. Joan Ant. MATEO i García
(Tremp, Lleida, Spagna)
Oggi, contempliamo il mistero della Sacra Famiglia. Il Figlio di Dio comincia il Suo andare tra gli uomini nel seno di una famiglia. È il progetto del Padre. La famiglia sarà sempre l habitat umano insostituibile. Gesù ha un padre legale che lo porta ed una Madre che non si separa da Lui. Dio si servì sempre di San Giuseppe, uomo giusto, sposo fedele e padre responsabile per difendere la Famiglia di Nazaret: «Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto». (Mt 2,13).

Oggi, più che mai, la Chiesa viene chiamata a proclamare la Buona Notizia del Vangelo della Famiglia e della Vita. Oggi, più che mai, una cultura profondamente inumana cerca di imporre un anti-vangelo di confusione e di morte. Giovanni Paolo II lo ricordava nella sua esortazione Ecclesia in Europa: «La Chiesa deve proporre con fedeltà la verità sul matrimonio e la famiglia. E un bisogno che sente, di un modo appremiante, perché sa che quest impegno è di sua competenza, per la missione evangelizzatrice che il suo Sposo e Signore le ha affidato e che oggi s impone con speciale urgenza. Il valore dell indissolubilità matrimoniale viene tergiversato sempre di più; si reclamano forme di riconoscimento legale delle convivenze di fatto, equiparandole al matrimonio legittimo...».

«Erode (...) vuole cercare il bambino per ucciderlo» (Mt 2,13). Erode attacca ancora una volta ma, non abbiamo paura, perché l aiuto di Dio non ci mancherà. Andiamo a Nazaret! Torniamo a scoprire la verità sulla famiglia e sulla vita. Viviamola gioiosamente ed annunciamola ai nostri fratelli assetati di luce e di speranza. Il Papa ci muove all azione. «E imprescindibile riaffermare queste istituzioni [il matrimonio e la famiglia] come procedenti dalla volontà di Dio. E necessario, inoltre, servire il `Vangelo della Vita´».

Di nuovo «Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va nella terra d Israele» (Mt 2,19-20). Il ritorno dall Egitto è imminente!

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Quando i saggi annunciano a Erode che è nato un re, egli è turbato e, per non perdere il suo regno, vuole ucciderlo. Se avesse creduto in Lui, sarebbe stato al sicuro qui sulla terra e avrebbe regnato senza fine nell'aldilà» (San Quodvultdeus)

«Quanto è importante che ogni bambino, venendo al mondo, sia accolto dal calore di una famiglia! Gesù è nato in una stalla e la sua prima culla è stata una mangiatoia, ma l'amore di Maria e Giuseppe gli ha fatto sentire la tenerezza e la bellezza di essere amato» (Benedetto XVI)

«La fuga in Egitto e la strage degli innocenti mostrano l'opposizione delle tenebre alla luce: 'Venne a casa sua e i suoi non lo ricevettero' (Gv 1,11)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 530)
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01/01/2023 08:39
 
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«Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia»

Rev. D. Manel VALLS i Serra
(Barcelona, Spagna)
Oggi, la Chiesa contempla riconoscente la maternità della Madre di Dio, modello della Sua propria maternità per tutti noi. Luca ci presenta l incontro dei pastori con il Bambino che è accompagnato da Maria, Sua Madre e da Giuseppe. La discreta presenza di Giuseppe suggerisce l importante missione di essere custode del grande mistero del Figlio di Dio. Tutti insieme, pastori Maria e Giuseppe «e il bambino adagiato nella mangiatoia» (Lc 2,16) sono un immagine preziosa della Chiesa in adorazione.

Il presepe : Gesù è stato già messo lì, in una occulta allusione all `Eucaristia´. E Maria Chi l ha messo! Luca parla di un `incontro´ dei pastori con Gesù. Infatti, senza l esperienza di un incontro personale con il Signore, non c è fede. Solo questo incontro che implica un vedere con i propri occhi e, in un certo modo, un toccare , rende capaci i pastori di arrivare ad essere testimoni della Buona Novella, veri evangelizzatori che possono far «conoscere ciò che del bambino era stato detto loro» (Lc 2,17).

Ci viene presentato qui un primo frutto dell incontro con Cristo: «Tutti quelli che udivano si stupirono» (Lc 2,18). Dobbiamo chiedere la grazia di saper far sorgere questo meravigliarsi , questa ammirazione in coloro a cui annunciamo il Vangelo.

C è ancora un secondo frutto di questo `incontro´: «I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto» (Lc 2,20). L adorazione del Bambino riempie loro il cuore di entusiasmo per comunicare quello che hanno visto e udito e al comunicare quello che hanno visto e udito li guida alla preghiera di lode, di ringraziamento e di glorificazione del Signore.

Maria, maestra di contemplazione -«custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19)- ci da Gesù, nome che significa Dio salva . Il Suo nome è pure la nostra Pace. Accogliamo nel nostro cuore questo sacro e dolcissimo Nome ed abbiamolo frequentemente sulle nostre labbra!
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03/01/2023 08:22
 
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«E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio»

Rev. P. Higinio Rafael ROSOLEN IVE
(Cobourg, Ontario, Canada)
Oggi, San Giovanni Battista testimonia il Battesimo di Gesù. Il Papa Francesco ha ricordato che «Il Battesimo è il sacramento su cui si fonda la nostra stessa fede e che ci innesta come membra vive in Cristo e nella sua Chiesa»; aggiungendo: «Dunque non è una formalità! E un atto che tocca in profondità la nostra esistenza. Un bambino battezzato o un bambino non battezzato non è lo stesso. Non è lo stesso una persona battezzata o una persona non battezzata. Noi, con il Battesimo, veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù, il più grande atto d amore di tutta la storia; e grazie a questo amore possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato e della morte, ma nella comunione con Dio e con i fratelli».

Abbiamo sentito i due effetti principali del battesimo insegnato nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1262-1266):

1º «Ecco l'agnello di Dio, colui c he toglie il peccato del mondo» (Gv 11,29). Un effetto del battesimo è la purificazione dei peccati, cioè, tutti i peccati sono perdonati, il peccato originale e tutti i peccati personali e tutta la punizione per il peccato.

2º «lo Spirito scendere», «battezza con lo Spirito Santo» (Gv 1,34): Il Battesimo ci fa "una nuova creazione", figli adottivi di Dio e compartecipi della natura divina, membri di Cristo, eredi con Lui e templi dello Spirito Santo.

La Santissima Trinità Padre, Figlio e Spirito Santo ci dona la grazia santificante, che ci rende capaci di credere in Dio, di sperare in Lui e di amarlo; di vivere e agire sotto la mozione dello Spirito Santo mediante i loro doni; di crescere nel bene per mezzo delle virtù morali.

Chiediamo, come il Papa Francesco ci esorta, « Dobbiamo risvegliare la memoria del nostro Battesimo», «vivere il nostro Battesimo ogni giorno, come realtà attuale nella nostra esistenza».
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04/01/2023 10:03
 
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«Rabbì (che significa maestro), dove abiti? . Disse loro: Venite e vedrete»

+ Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci ricorda le circostanze della vocazione dei primi discepoli di Gesù. Per prepararsi alla venuta del Messia, Giovanni e il suo compagno Andrea avevano ascoltato e seguito per un certo tempo il Battista. Un bel giorno, lui indica Gesù con il dito e lo chiama Agnello di Dio. Immediatamente, Giovanni e Andrea capiscono: il Messia atteso è Lui! E lasciando il Battista, incominciano a seguire Gesù.

Gesù sente i passi dietro di Lui. Si gira e fissa lo sguardo su quelli che lo seguono. Gli sguardi si incrociano tra Gesù e quegli uomini semplici. Questi rimangono affascinati. Quello sguardo rimuove i loro cuori e sentono il desiderio di restare con Lui: «Dove abiti?» (Gn 1,38), gli chiedono. «Venite e vedrete» (Gn 1,39), risponde Gesù. Li invita ad andare con Lui e a guardare, a contemplare.

Vanno, e lo contemplano ascoltandolo. Vivono con Lui quell imbrunire, quella notte. E l ora per l intimità e le confidenze. È l ora dell amore condiviso. Rimangono con Lui fino al giorno dopo, quando sorge il sole sul mondo.

Accesi con la fiamma di quel «sole che viene dall alto, per illuminare quelli che stanno nelle tenebre» (cf. Lc 1,78-79), vanno a irradiarlo. Infervoriti, sentono la necessità di comunicare quello che hanno visto e vissuto ai primi che trovano per strada, «Abbiamo trovato il Messia!» (Gn 1,41). Anche i santi hanno fatto così. San Francesco, ferito d amore, andava per le strade y le piazze, i villaggi e le foreste urlando: L Amore non è amato .

L essenza della vita cristiana è lasciarsi guardare da Gesù, andare e vedere dove abita, stare con Lui e condividere. E, dopo, annunciarlo. Questo è il cammino e il processo che hanno seguito i discepoli e i santi. E il nostro cammino.
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05/01/2023 09:49
 
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«Vieni e vedi»

Rev. D. Rafel FELIPE i Freije
(Girona, Spagna)
Oggi, Filippo ci dà una lezione impeccabile accompagnando Natanaele fino il Maestro. Si comporta come l amico che desidera condividere con l altro il tesoro appena scoperto: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth» (Gv 1,45). Immediatamente, con illusione, vuole condividerlo con gli altri, affinché tutti possano ricevere i suoi benefici. Il tesoro è Gesù Cristo. Nessuno come Lui può colmare il cuore dell uomo di pace e felicità. Se Gesù vive nel tuo cuore, il desiderio di condividerlo si trasformerà in una necessità. Da qui nasce il senso dell apostolato cristiano. Quando Gesù, più avanti, ci inviti a tirare le reti dirà a ognuno di noi che dobbiamo essere pescatori di uomini, poiché sono molti quelli che hanno bisogno di Dio, che la fame di trascendenza, di verità, di felicità... c è Qualcuno che può saziare pienamente: Gesù Cristo. «Soltanto Gesù Cristo è per noi tutte le cose ( ). ¡Felice l uomo che spera in Lui!» (Sant Ambrogio).

Nessuno può dare quello che non ha o non ha ricevuto. Prima di parlare del Maestro, è necessario aver parlato con Lui. Soltanto se lo conosciamo bene e ci siamo lasciati conoscere da Lui, saremo in condizione di presentarlo agli altri, così come fa Filippo nel Vangelo di oggi. Così come hanno fatto tanti santi e sante lungo la storia.

Frequentare Gesù, parlare con Lui come un amico parla al suo amico, confessarlo con una fede convinta: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d Israele!» (Gv 1,49), riceverlo spesso nell Eucaristia e visitarlo con frequenza, ascoltare attentamente le sue parole di perdono... tutto ci aiuterà a presentarlo meglio agli altri e a scoprire la felicità interiore che produce il fatto che molte altre persone lo conoscano e lo amino.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Al momento dell'immolazione [consacrazione], al suono della voce del sacerdote, i cieli si aprono ei cori angelici sono presenti nel mistero di Gesù Cristo. All'altare, il più basso si incontra con il più sublime, la terra con il cielo, il visibile e l'invisibile» (San Gregorio Magno)

«Il sorriso di una famiglia è capace di vincere questa desertificazione delle nostre città. Il progetto di Babele costruisce grattacieli senza vita. Lo Spirito di Dio, invece, fa fiorire i deserti» (Francesco)

«Il Figlio unigenito del Padre, essendo concepito come uomo nel seno della Vergine Maria, è Cristo , cioè unto dallo Spirito Santo, sin dall'inizio della sua esistenza umana, anche se la sua manifestazione avviene progressivamente: ai pastori, ai magi, a Giovanni Battista, ai discepoli. L'intera vita di Gesù Cristo manifesterà dunque come Dio [lo] consacrò in Spirito Santo e potenza (At 10,38)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 486)
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08/01/2023 08:12
 
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«Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, contempliamo il Messia l Unto- nel Giordano «per essere battezzato» (Mt 3,13) da Giovanni. E vediamo Gesù segnalato per la presenza, in modo visibile, dallo Spirito Santo ed in forma udibile dal Padre, il quale dichiara di Gesù; «Questi è il Figlio mio, l amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (Mt 3,17). Ecco quì un motivo meraviglioso e, allo stesso tempo, motivante per vivere una vita: essere soggetto ed oggetto della compiacenza del Padre celeste. Compiacere al Padre!

In un certo modo l abbiamo già chiesto nella `preghiera colletta´della messa di oggi: «Dio onnipotente ed eterno (...), concedi ai tuoi figli adottivi, nati dall acqua e dallo Spirito Santo, menare sempre una vita che ti sia grata». Dio che è Padre infinitamente buono, sempre ci vuol bene . Ma, glieLo permettiamo? Siamo degni di questa benevolenza divina? Corrispondiamo a questa benevolenza?

Per essere degni di questa benevolenza e gentilezza divina, Cristo ha dato all acqua una forza rigeneratrice e purificatrice, in tal modo che, quando veniamo battezzati, cominciamo ad essere veramente figli di Dio. Qualcuno, forse, domanderà: `Perché volle essere battezzato, se era santo?´ «Ascoltami! Cristo si fa battezzare, non affinché le acque Lo santifichino, ma perché Lui purifichi queste» (San Massimo di Torino).

Tutto questo, -senza meritarlo- ci colloca ad un livello di connaturalità con la divinità. Ma non ci basta questa prima rigenerazione: dobbiamo rivivere in qualche modo il Battesimo mediante una specie di continuo secondo battesimo che è la conversione. Parallelamente al `primo mistero luminoso´ del Rosario il Battesimo di Gesù nel Giordano- ci conviene riflettere sull esempio di Maria nel quarto dei misteri gaudiosi, la Purificazione. Ella, Immacolata, vergine pura, non ha inconvenienti ad assoggettarsi al processo di purificazione. Noi Le imploriamo la semplicità, la sincerità e l umiltà che ci permetteranno di vivere costantemente la nostra purificazione quale secondo battesimo .
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10/01/2023 09:25
 
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Erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi»

+ Rev. D. Antoni ORIOL i Tataret
(Vic, Barcelona, Spagna)
Oggi, primo martedì del tempo ordinario, san Marco ci presenta Gesù insegnando nella sinagoga e immediatamente commenta: «Erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come chi ha autorità, e non come gli scribi» (Mc 1,21). Questa osservazione iniziale è impressionante. Infatti, il motivo dell ammirazione di quelli che ascoltavano, da una parte, non è la dottrina, ma il maestro; non quello che viene spiegato, ma Colui che lo spiega; e, d altra parte, non precisamente il predicatore, visto globalmente, ma specificamente rimarcato: Gesù insegnava «con autorità», cioè, con potere legittimo e irresistibile. Questa particolarità resta poi riaffermata per mezzo di una chiarissima contrapposizione: «non lo faceva come gli scribi».

In un secondo tempo, la scena della curazione dell uomo possesso da uno spirito maligno aggiunge, al motivo dell ammirazione personale, un fattore dottrinale: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità» (Mc 1,27). Dobbiamo notare tuttavia che il qualificativo non è tanto di contenuto come di singolarità: la dottrina è «nuova». Ecco un altro motivo di discordanza: Gesù comunica qualcosa di inaudito (mai come adesso questo qualificativo acquista un valore così importante).

Aggiungiamo una terza avvertenza. L autorità proviene, inoltre, non solo dal fatto che Gesù «financo gli spiriti immondi gli obbediscono». Ci troviamo di fronte ad una contrapposizione così intensa come le due precedenti. All autorità del Maestro e alla novità della dottrina, bisogna aggiungere il potere sugli spiriti del male.

Fratelli! Dalla fede sappiamo che questa liturgia della parola ci rende contemporanei dell evento che abbiamo appena ascoltato e che stiamo commentando. Domandiamoci con umile riconoscenza: Sono convinto che nessun altro uomo ha parlato mai come Gesù, che è la Parola di Dio Padre? Mi considero ricco di un messaggio che non ha nessun paragone? Mi rendo conto della forza liberatrice che Gesù ed i Suoi insegnamenti hanno sulla vita umana e, più concretamente , nella mia vita? Mossi dallo Spirito Santo, diciamo al nostro Redentore: Gesù-vita, Gesù-dottrina, Gesù-vittoria, fa che, come si compiaceva il grande Ramón Lull al dire:`Viviamo in continua meraviglia di Te!´(possiamo anche noi ripetere spesso questa frase di fede e d amore!).
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11/01/2023 08:58
 
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«Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava»

Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM
(Barcelona, Spagna)
Oggi, vediamo con chiarezza come Gesù divideva la Sua giornata. Una parte la dedicava alla preghiera e un altra alla Sua missione di predicare con parole e con opere. Contemplazione e azione. Preghiera e lavoro. Stare con Dio e stare con gli uomini.

In effetti vediamo Gesù dedicato anima e corpo alla Sua missione di Messia e di Salvatore: cura gli ammalati, come la suocera di san Pietro e molti altri, consiglia chi è triste, espelle demoni, predica. Tutti Gli portano i loro ammalati e indemoniati. Tutti vogliono ascoltarlo; «Tutti ti cercano» (Mc 1,37), gli dicono i discepoli. Sicuro che doveva avere spesso un attività così faticosa che quasi non Lo lasciava nemmeno respirare.

Gesù, però, si procurava anche momenti di solitudine per dedicarsi alla preghiera: «Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava» (Mc 1,35). In altri punti dei Vangeli, vediamo Gesù dedicato alla preghiera in altre ore, e perfino a notte inoltrata. Sapeva distribuire il tempo saggiamente, affinché la Sua giornata avesse un equilibrio ragionevole di lavoro e preghiera.

Noi diciamo frequentemente: -Non ho tempo! Siamo occupati con il lavoro domestico, con il lavoro professionale, e con gli innumerevoli impegni che caricano la nostra agenda. Con frequenza ci consideriamo esonerati dalla preghiera giornaliera. Facciamo un mucchio di cose `importanti´, questo sì, però corriamo il rischio di dimenticare la cosa più `necessaria´: la preghiera. Dobbiamo creare un equilibrio per poter fare le une senza trascurare le altre.

San Francesco lo imposta così: «Bisogna lavorare fedelmente e devotamente, senza spegnere lo spirito della santa preghiera e della devozione; a tale spirito devono servire le altre cose temporali».

Forse dovremmo organizzarci un po meglio. Disciplinarci, dominando il tempo. Ciò che è importante deve essere incluso ma ancora di più ciò che è necessario.
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12/01/2023 09:43
 
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«Se vuoi, puoi guarirmi! (...). Lo voglio, guarisci!»

Rev. D. Xavier PAGÉS i Castañer
(Barcelona, Spagna)
Oggi, nella prima lettura leggiamo: «Oggi, se udite la sua voce non indurite i vostri cuori» (Ebr 3,7-8). E lo ripetiamo insistentemente in risposta al Salmo 94. In questa breve citazione, si trovano due cose: un anelito e una avvertenza. Entrambe conviene non dimenticarle mai.

Durante il nostro tempo giornaliero di preghiera, desideriamo e chiediamo di ascoltare la voce del Signore. Ma, forse, con troppa frequenza, ci preoccupiamo di riempire questo tempo con parole che noi vogliamo dirGli, e non lasciamo tempo per ascoltare quello che il Buon Dio vuole comunicarci. Vegliamo, dunque, per aver cura del silenzio interiore che, -evitando le distrazioni e concentrando la nostra attenzione- ci apre uno spazio per accogliere gli affetti, ispirazioni... che il Signore, certamente, vuole suscitare nei nostri cuori.

Un rischio che non possiamo dimenticare, è il pericolo che il nostro cuore con il passar del tempo- si indurisca. A volte i colpi della vita possono convertirci, incluso senza renderci conto, in una persona più diffidente, insensibile, pessimista, disperata... Bisogna chiedere al Signore che ci renda coscienti di questo nostro possibile deterioramento interno. La preghiera è la opportunità per dare uno sguardo sereno alla nostra vita e a tutte le circostanze che la circondano. Dobbiamo leggere i diversi avvenimenti alla luce del Vangelo, per scoprire in quali aspetti abbiamo bisogno di una autentica conversione.

Voglia il Cielo che la nostra conversione la chiediamo con la stessa fede e fiducia con cui il lebbroso si presentò davanti a Gesù!: «In ginocchio gli diceva «Se vuoi, puoi curarmi!» (Mc 1,40). Lui è l unico che può rendere possibile quello che, per noi stessi, risulterebbe impossibile. Lasciamo che Dio agisca con la Sua grazia in noi, perché il nostro cuore sia purificato e, docile alla Sua azione, giunga ad essere ogni giorno di più un cuore a immagine e somiglianza del cuore di Gesù. Lui, con fiducia, ci dice: «Lo voglio, sii purificato» (Mc 1,41).
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13/01/2023 09:15
 
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Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati(...). Alzati, prendi il tuo lettuccio e va a casa tua»

Rev. D. Joan Carles MONTSERRAT i Pulido
(Cerdanyola del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, vediamo di nuovo il Signore circondato da una moltitudine: «Si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta» (Mc 2,2). Il Suo cuore si disfa di fronte alle necessità degli altri e procura loro tutto il bene che può fare: perdona, insegna e sana allo stesso tempo. Certamente, offre aiuto d indole materiale (nel caso di oggi lo fa sanando da una malattia di paralisi), ma nel fondo- cerca ciò che è meglio e più importante per ciascuno di noi: il bene dell anima.

Gesù Salvatore vuole lasciarci una speranza certa di salvezza; Lui è, perfino, capace di perdonare i peccati e di avere compassione della nostra debolezza morale. Anzitutto dice perentoriamente: «Figlio, ti sono perdonati i tuoi peccati» (Mc 2,5). Poi, Lo contempliamo, unendo al perdono dei peccati che offre generosamente e senza stancarsi- un miracolo straordinario, palpabile con i nostri occhi fisici. Quasi a modo di una garanzia esterna, direi, per aprirci gli occhi della fede, dopo aver dichiarato il perdono dei peccati al paralitico, gli sana la paralisi: «`Dico a te, (...): alzati, prendi la tua barella e va a casa tua´. Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò» (Mc 2,11-12).

Questo miracolo possiamo riviverlo noi frequentemente nella Confessione. Nelle parole della assoluzione che pronuncia il ministro di Dio («Io ti assolvo nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo») Gesù ci offre di nuovo in un modo discreto- la garanzia esterna del perdono dei nostri peccati, garanzia equivalente alla curazione spettacolare che realizzò con il paralitico di Cafarnao.

Adesso iniziamo un nuovo tempo ordinario. A noi credenti viene ricordato l urgente bisogno che abbiamo dell incontro sincero e personale con Gesù Cristo misericordioso. Egli ci invita in questo tempo a non rilassarci e a non trascurare il necessario perdono che Lui ci offre nella sua casa, la Chiesa.
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15/01/2023 11:34
 
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«Ecco l agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!»

Rev. D. Joaquim FORTUNY i Vizcarro
(Cunit, Tarragona, Spagna)
Oggi, abbiamo ascoltato Giovanni che, vedendo Gesù, dice, «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo» (Gn 1,29). ¿Cosa avranno pensato quelle persone? E, ¿cosa intendiamo noi? Nella cerimonia dell Eucaristia tutti preghiamo: «Agnello di Dio che togli il peccato del mondo, abbi pietà di noi / dona a noi la pace». E il sacerdote invita i fedeli alla Comunione dicendo: «Ecco l Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo...».

Non dubitiamo che, quando Giovanni disse «ecco l'agnello di Dio», tutti capirono cosa voleva dire, in tanto ce l agnello è una metafora di natura messianica che avevano usato i profeti, principalmente Isaia, e che era ben conosciuta da tutti i buoni israeliti.

D altra parte, l agnello è l animale che gli israeliti sacrificano per ricordare la pasqua, la liberazione della schiavitù in Egitto. La cena pasquale consiste nel mangiare un agnello.

E anche gli Apostoli e i padri della Chiesa dicono che l agnello è segno di purezza, semplicità, bontà, mansuetudine, innocenza... e Cristo è la Purezza, la Semplicità, la Bontà, la Mansuetudine, l Innocenza. San Pietro dirà, «Foste liberati (...) con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia» (1Pt 1,18.19). E San Giovanni, nell Apocalisse, impiega perfino trenta volte il nome agnello per nominare Gesù Cristo.

Cristo è l agnello che toglie il peccato del mondo, che è stato immolato per darci la grazia. Lottiamo per vivere sempre in grazia, lottiamo contro il peccato, aborriamolo. La bellezza dell anima in grazia è così grande che nessun tesoro si può paragonare a quella. Ci fa gradevoli a Dio e degni di essere amati. Per questo, nel Gloria della Messa si parla della pace che è caratteristica degli uomini che ama il Signore, di quelli che stanno in grazia.

Giovanni Paolo II, sollecitandoci di vivere nella grazia che l Agnello ha guadagnato per noi ci dice, «Impegnatevi a vivere in grazia. Gesù è nato a Betlemme precisamente per questo (...). Vivere in grazia è la dignità suprema, è la gioa ineffabile, è garanzia di pace, è un ideale meraviglioso».
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17/01/2023 13:29
 
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«Il sabato è stato fatto per l uomo e non l uomo per il sabato!»

Rev. D. Ignasi FABREGAT i Torrents
(Terrassa, Barcelona, Spagna)
Oggi, come ieri, Gesù se la deve vedere con i farisei, che hanno deformato la Legge di Mosè, conservando le minuzie e dimenticando lo spirito che la conforma. I farisei, infatti, accusano i discepoli di Gesù di contravvenire il sabato (cf. Mc 2,24). D accordo alla loro casistica opprimente, cogliere spighe corrisponde a mietere , e trebbiare significa battere : questi lavori di campagna e una quarantina in più che si potrebbero aggiungere- erano proibiti il sabato, giorno di riposo. Come sappiamo già, i pani dell offerta dei quali ci parla il Vangelo, erano dodici pani che ogni settimana si disponevano nel tavolo del santuario, come un omaggio delle dodici tribu d Israele al suo Dio e Signore.

Il comportamento di Abiatar è lo stesso che oggi ci insegna Gesù: i precetti della Legge che hanno meno importanza devono cedere davanti ai più importanti; un precetto cerimoniale deve cedere davanti a un precetto di legge naturale; il precetto del riposo del sabato non si trova, pertanto, al di sopra delle elementari necessità di sopravvivenza. Il Concilio Vaticano II, ispirandosi nel brano che commentiamo, e per sottolineare che la persona deve stare al di sopra delle questioni economiche e sociali, dice: «L ordine sociale e il suo conseguente sviluppo, devono subordinarsi in ogni momento al bene della persona, perché l ordine delle cose deve sommetersi all ordine delle persone e non al rovescio. Lo stesso Signore, lo avvertì quando disse che il sabato è stato fatto per l uomo, e non l uomo per il sabato (cf. Mc 2,27)».

Sant Agostino ci dice: «Ama e fa quello che vuoi». ¿L abbiamo capito bene, o ancora l ossessione per quello che è di secondo ordine affoga l amore che bisogna mettere in tutto quello che facciamo? Lavorare, perdonare, correggere, andare a messa la domenica, curare gli ammalati, compiere i comandamenti..., ¿lo facciamo perché è un obbligo o per amore a Dio? Speriamo che queste considerazioni ci aiutino a vivificare tutte le nostre opere con l amore che il Signore ha messo nei nostri cuori, precisamente per potere amare Lui.
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18/01/2023 07:56
 
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«È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?»

Rev. D. Joaquim MESEGUER García
(Rubí, Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù ci insegna che bisogna fare il bene in ogni momento: non vi è un tempo per fare il bene e un altro per trascurare l amore al prossimo. L amore che ci viene da Dio ci guida alla Legge suprema, che Gesù ci ha lasciato nel comandamento nuovo: «che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato» (Gv 13,34). Gesù non abroga o critica la Legge di Mosè, poiché Lui stesso compie i precetti e frequenta la sinagoga il sabato; ma ciò che Gesù critica è la ristretta interpretazione della legge da parte dei Maestri e dei Farisei, una interpretazione che lascia poco spazio alla misericordia.
Gesù è venuto a proclamare il Vangelo della salvezza, ma i suoi avversari, lontani dal lasciarsi convincere, cercano pretesti contro di Lui: «C'era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in sabato per poi accusarlo» (Mc 3,1-2). Allo stesso tempo possiamo vedere l azione della grazia e constatiamo la durezza di cuore di uomini orgogliosi che pensano di essere in possesso della verità. Si rallegrarono i farisei al vedere quel povero uomo con la salute ristabilita? No, al contrario, si offuscarono ancora di più, a tal punto di andare a trattare con gli erodiani loro nemici naturali- per cercare di perdere Gesù. Curiosa alleanza!
Con questa sua azione, Gesù libera anche il sabato dalle catene con le quali scribi e farisei lo avevano legato, e ripristina così il suo vero significato: giorno di comunione tra Dio e l uomo, giorno di liberazione dalla schiavitù, giorno di salvezza dalle forze del maligno. Sant Agostino ci dice: «Chi ha la coscienza in pace, è tranquillo, e questa stessa tranquillità è il sabato del cuore». In Gesù, il sabato si apre già al dono della domenica.
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19/01/2023 08:25
 
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Lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne»

Rev. D. Melcior QUEROL i Solà
(Ribes de Freser, Girona, Spagna)
Oggi, tuttavia recente il battesimo di Giovanni nelle acque del fiume Giordano, dovremmo ricordare l aspetto il senso della conversione del nostro proprio battesimo. Tutti siamo stati battezzati in un solo Signore, in una sola fede, «un solo Spirito in un solo corpo» (1Cor 12,13). Ecco qui l ideale di unità: formare un solo corpo, essere, in Cristo, una sola cosa, affinché il mondo creda.

Nel Vangelo di oggi vediamo come «molta folla dalla Galilea e pure altre grandi masse di genti procedenti da altri luoghi (cf.Mc 3, 7-8) si avvicinano al Signore che lì accoglie e cerca il bene di tutti, senza eccezioni. Questo dobbiamo averlo molto presente durante l ottavario per l`unità dei cristiani.

Rendiamoci conto di come, nel trascorso dei secoli, i cristiani ci siamo divisi in cattolici, ortodossi, anglicani, luterani ed in una lunga sfilza di confessioni cristiane. Peccato storico contrario ad una delle note essenziali della Chiesa: l unità.

Cerchiamo quindi di atterrare nella nostra realtà ecclesiastica di oggi. Quella della nostra diocesi ,della nostra parrocchia.; quella del nostro gruppo cristiano. Siamo realmente una sola cosa? In realtà, la nostra relazione di unità è motivo di conversione per quelli che vivono lontano dalla Chiesa? «Che tutti siano una sola cosa, (...) perché il mondo creda» (Gv 17,21), così Gesù prega il Padre. Questa è la sfida. Che i pagani vedano come si trattano quelli che formano parte di un gruppo di credenti che, riuniti dallo Spirito Santo, nella Chiesa di Cristo, costituiscono un solo cuore ed una sola anima (cf. At 4,32-34).

Ricordiamo che, quale frutto dell Eucarestia oltre all unione di ognuno di noi con Gesù- bisogna far risaltare l unità dell assemblea, giacché ci nutriamo dello stesso Pane per formare un solo corpo. Perciò quello che i sacramenti significano e la grazia che contengono, esigono da noi gesti di comunione verso gli altri. La nostra conversione è verso l unità trinitaria (e questo è un dono che viene dall alto) e il nostro lavoro santificatore non può ovviare i gesti di comunione, di comprensione, di accoglienza e di perdono verso gli altri.
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20/01/2023 09:55
 
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«Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva»

Rev. D. Jordi POU i Sabater
(Sant Jordi Desvalls, Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo sintetizza la teologia della vocazione cristiana: il Signore sceglie quelli che vuole che stiano con Lui e siano inviati come apostoli (cf.Mc 3,13-14). In primo luogo, li sceglie: prima della creazione del mondo, ci ha destinati ad essere santi (cf. Ef 1,4). Ci ama in Cristo ed in Lui ci modella, dandoci le qualità per essere figli suoi. Solo alla luce della nostra vocazione, possono capirsi le nostre qualità; la vocazione è la parte che ci ha affidato nella redenzione. E la scoperta dell intimo perché della mia esistenza, quando sento di essere pienamente me stesso , quando vivo la mia vocazione.

E perché ci ha chiamati? Per stare con Lui. Questa scelta implica corrispondenza: «Un giorno non voglio generalizzare, apri il tuo cuore al Signore e raccontagli la tua storia- forse un amico, un cristiano comune, uguale a te, ti scoprì un panorama profondo e nuovo, anche se, allo stesso tempo, era vecchio come il Vangelo. Ti suggerì la possibilità d impegnarti seriamente a seguire Cristo, ad essere apostolo di apostoli. Forse perdesti allora la tranquillità e non la ricuperasti, trasformata in pace, fino a quando volontariamente, perché tu lo decidesti che è la ragione più soprannaturale- dicesti quel sì a Dio. Ed arrivò la gioia, vigorosa, costante, che solo sparisce quando ti allontani da Lui» (San Jose María).

E dono, ma è anche impegno: santità per mezzo della preghiera e dei sacramenti ed inoltre una lotta personale. «Tutti i fedeli di qualunque stato e condizione di vita sono chiamati alla pienezza della vita cristiana ed alla perfezione della carità, santità che, anche nella società terrena, promuove un modo più umano di vivere» (Concilio Vaticano II).

Così, possiamo capire la missione apostolica: guidare gli altri verso Cristo; possederLo e portarLo. Oggi possiamo considerare con maggior attenzione questa chiamata e perfezionare alcuni dettagli della nostra risposta d amore
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23/01/2023 09:00
 
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«Chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno»

Rev. D. Vicenç GUINOT i Gómez
(Sant Feliu de Llobregat, Spagna)
Oggi, leggendo il Vangelo del giorno, non finiamo di stupirci È allucinante come si direbbe in gergo popolare-, «Gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme», vedono la compassione di Gesù verso la gente ed il Suo potere con cui favorisce gli oppressi, e, nonostante tutto, Gli dicono che «Costui è posseduto da Belzebu e scaccia i demoni per mezzo del capo dei demoni» (Mc 3,22). Realmente si rimane sorpresi vedendo fino a che punto può arrivare la cecità e la malizia umana e in questo caso, da persone dotte. Hanno davanti a loro la Bontà personificata, Gesù, l umile di cuore, l unico Innocente, e non se ne accorgono. Si suppone che loro sono gli esperti, quelli che conoscono le cose di Dio per aiutare il popolo e, invece non solo non Lo riconoscono, ma addirittura Lo accusano di diabolico.

Con questo panorama, verrebbe voglia di voltargli le spalle dicendo: «Addio per sempre!». Ma il Signore sopporta con pazienza questo giudizio temerario nei Suoi riguardi. Come ha affermato Giovanni Paolo II, Lui «è un testimone insuperabile di amore paziente e di umile mansuetudine». La Sua condiscendenza senza limiti Lo muove, perfino, a cercare di scuotere i loro cuori per mezzo di parabole e di argomenti ragionevoli. Sebbene, alla fine, nota, con la Sua autorità divina, che questa cecità di cuore è una ribellione contro lo Spirito Santo e che non troverà perdono (cf. Mc 3,39). E non perché Iddio non voglia perdonare, ma perchè, per essere perdonati, bisogna riconoscere prima il proprio peccato.

Come annunciò il Maestro, è lunga la lista dei discepoli che anche hanno sofferto l incomprensione quando agivano con le migliori intenzioni. Pensiamo, per esempio, a santa Teresa di Gesù, quando cercava di avviare ad una maggior perfezione le sue suore.

Non ci meravigliamo, perciò, se, nella nostra vita, si presentano queste contraddizioni. E un indizio che stiamo sulla buona strada. Preghiamo per queste persone e chiediamo al Signore che ci dia pazienza.
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25/01/2023 08:53
 
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Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»

Rev. D. Josep GASSÓ i Lécera
(Ripollet, Barcelona, Spagna)
Oggi, la Chiesa celebra la festa della Conversione di San Paolo, apostolo. Il breve frammento del Vangelo secondo San Marco raccoglie una parte del discorso con riguardo alla missione che il Signore risuscitato conferisce. Con l esortazione a predicare in tutto il mondo va unita la tesi che la fede ed il battesimo sono requisiti necessari per la salvezza. «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16,16). Cristo garantisce, inoltre, che ai predicatori verrà data la facoltà di effettuare prodigi o miracoli con cui dovranno sostenere e confermare la loro predicazione missionaria (cf. Mc 17,18). La missione è grande -«Andate in tutto il mondo»-, ma non mancherà l appoggio del Signore «...Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

La preghiera `colletta´ di oggi, propria della festa, ci dice: «Oh Dio, che, con la predicazione dell Apostolo San Paolo, portasti a tutti i popoli la conoscenza della verità, concedici, al celebrare oggi la sua conversione, che, seguendo il suo esempio, possiamo camminare verso di Te, quali testimoni della tua verità». Una verità che Dio ci ha concesso di conoscere e che tante e tante anime desidererebbero possedere: abbiamo la responsabilità di trasmettere, fin dove ci sia possibile, questo meraviglioso patrimonio.

La Conversione di San Paolo è un grande avvenimento: egli passa da perseguitore a convertito; ossia a servitore e difensore della causa di Cristo. Molte volte, forse, anche noi stessi facciamo da persecutori ; come San Paolo, dobbiamo trasformarci da persecutori a servi e difensori di Gesù Cristo.

Con Santa Maria, riconosciamo che l Altissimo, si è `fissato´ anche in noi e ci ha scelti per partecipare della missione sacerdotale e redentrice del Suo Figlio divino. `Regina Apostolorum´ Regina degli Apostoli, prega per noi! Rendici coraggiosi per dare testimonianza della nostra fede cristiana nel mondo in cui dobbiamo vivere!
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25/01/2023 09:58
 
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«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»

Rev. D. Josep GASSÓ i Lécera
(Ripollet, Barcelona, Spagna)
Oggi, la Chiesa celebra la festa della Conversione di San Paolo, apostolo. Il breve frammento del Vangelo secondo San Marco raccoglie una parte del discorso con riguardo alla missione che il Signore risuscitato conferisce. Con l esortazione a predicare in tutto il mondo va unita la tesi che la fede ed il battesimo sono requisiti necessari per la salvezza. «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16,16). Cristo garantisce, inoltre, che ai predicatori verrà data la facoltà di effettuare prodigi o miracoli con cui dovranno sostenere e confermare la loro predicazione missionaria (cf. Mc 17,18). La missione è grande -«Andate in tutto il mondo»-, ma non mancherà l appoggio del Signore «...Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

La preghiera `colletta´ di oggi, propria della festa, ci dice: «Oh Dio, che, con la predicazione dell Apostolo San Paolo, portasti a tutti i popoli la conoscenza della verità, concedici, al celebrare oggi la sua conversione, che, seguendo il suo esempio, possiamo camminare verso di Te, quali testimoni della tua verità». Una verità che Dio ci ha concesso di conoscere e che tante e tante anime desidererebbero possedere: abbiamo la responsabilità di trasmettere, fin dove ci sia possibile, questo meraviglioso patrimonio.

La Conversione di San Paolo è un grande avvenimento: egli passa da perseguitore a convertito; ossia a servitore e difensore della causa di Cristo. Molte volte, forse, anche noi stessi facciamo da persecutori ; come San Paolo, dobbiamo trasformarci da persecutori a servi e difensori di Gesù Cristo.

Con Santa Maria, riconosciamo che l Altissimo, si è `fissato´ anche in noi e ci ha scelti per partecipare della missione sacerdotale e redentrice del Suo Figlio divino. `Regina Apostolorum´ Regina degli Apostoli, prega per noi! Rendici coraggiosi per dare testimonianza della nostra fede cristiana nel mondo in cui dobbiamo vivere!

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Saulo fu condotto da Anania: il lupo devastante è condotto alle pecore. Ma il Pastore, che dal cielo guida tutti, lo assicura: Non temere . Che meraviglia! Il lupo prigioniero viene condotto alle pecore. L'Agnello, che muore per la pecora, gli insegna a non temere» (Sant'Agostino)

«La conversione di San Paolo ha avuto luogo nel suo incontro con il Cristo risorto; è stato questo incontro che ha cambiato radicalmente la sua vita. In questo sta la sua e la nostra conversione: nel credere in Gesù morto e risorto» (Benedetto XVI)

«Nostro Signore ha collegato il perdono dei peccati alla fede e al Battesimo: Andate in tutto il mondo e proclamate la Buona Novella a tutta la creazione. Chi crede e viene battezzato sarà salvato (Mc 16,15-16). Il battesimo è il primo e principale sacramento del perdono dei peccati perché ci unisce a Cristo che è morto per i nostri peccati ed è risorto per la nostra giustificazione, affinché 'anche noi possiamo vivere una vita nuova' (Rm 6,4)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 977)
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27/01/2023 09:36
 
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«Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno (...) Il terreno produce spontaneamente»

Rev. D. Jordi PASCUAL i Bancells
(Salt, Girona, Spagna)
Oggi, Gesù parla alla gente di un esperienza molto vicina alle loro vite: « un uomo che sparge il seme nella terra; (...) il seme germoglia e cresce; (...) La terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga» (Mc 4, 26-28). Con queste parole si riferisce al Regno di Dio, che consiste nella «santità e grazia, verità e vita, giustizia, amore e pace» (Prefazio per la Solennità di Cristo Re), che Gesù è venuto a portare. Questo Regno deve essere realtà, in primo luogo, in ognuno di noi, e poi nel nostro mondo.

Nell anima di ogni cristiano, Gesù ha seminato per mezzo del Battesimo- la Grazia, la Santità, la Verità... Dobbiamo far crescere questo seme in modo che fruttifichino le buone opere: di servizio, carità, cortesia, generosità, di sacrificio per adempiere bene in ogni istante il nostro dovere e per rendere felici coloro che ci circondano, di preghiera costante, di perdono e comprensione, di sforzo per riuscire a crescere in virtù, di gioia...

Così, questo Regno di Dio che ha inizio in ciascuno di noi- si estenderà alla nostra famiglia, al nostro paese, alla nostra società, al nostro mondo. Perché chi vive così, «cos altro fa se non preparare il cammino al Signore (...) in modo che penetri in lui la forza della Grazia, che lo illumini la luce della verità, raddrizzi le vie che conducono a Dio?» (San Gregorio Magno).

Il seme inizia piccolo, come «un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene il più grande di tutti gli ortaggi» (Mc 4, 31-32). Ma la forza di Dio si diffonde e cresce con sorprendente vigore. Come nei primi tempi del cristianesimo, così anche oggi Gesù ci chiede di diffondere il Suo Regno in tutto il mondo.
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28/01/2023 09:08
 
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Perché avete paura? Non avete ancora fede?»

Rev. D. Joaquim FLURIACH i Domínguez
(St. Esteve de P., Barcelona, Spagna)
Oggi, il Signore rimprovera i suoi discepoli per la loro mancanza di fede: <> (Mc 4,40). Gesù aveva già dimostrato con sufficienti prove di essere l Inviato e tuttavia non credono ancora. Non si rendono conto che, avendo con loro lo stesso Signore, non hanno nulla da temere. Gesù fa un chiaro parallelismo tra fede e coraggio .

In un altro brano del Vangelo, di fronte a una situazione in cui gli Apostoli dubitano, si dice che loro non potevano credere perchè non avevano ricevuto lo Spirito Santo. Il Signore avrà bisogno di molta pazienza per continuare a insegnare ai primi tutto quello che loro ci insegneranno dopo, e quello di cui saranno testimoni forti e coraggiosi.

Sarebbe bello che anche noi ci sentissimo rimproverati . Per un motivo in più!: noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo che ci permette di capire veramente come il Signore è con noi nel cammino della vita, se veramente cerchiamo di fare sempre la volontà del Padre. Oggettivamente, non abbiamo nessun motivo per essere codardi. Egli è l unico Signore dell Universo, perché <> (Mc 4,41), come affermano ammirati i discepoli.

Allora, cos è ciò che mi spaventa? Sono motivi così gravi da mettere in dubbio il potere infinitamente grande come l Amore che il Signore ha per noi? Questa è la domanda con cui i nostri fratelli martiri hanno saputo rispondere, non con parole, ma con la propria vita. Come tanti fratelli nostri che, con la grazia di Dio, ogni giorno fanno di ogni contraddizione un passo avanti nella crescita della fede e della speranza. E noi, perché no? Non sentiamo dentro di noi il desiderio di amare il Signore con tutto il pensiero, tutte le nostre forze e con tutta l anima?

Uno dei grandi esempi di coraggio e di fede, ce l abbiamo in Maria, Aiuto dei cristiani, Regina dei confessori. Ai piedi della croce seppe mantenere in piedi la luce della fede... che diventò risplendente nel giorno della resurrezione!
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