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Serbava queste cose, meditandole... (Lc.2,19)

Ultimo Aggiornamento: 19/04/2024 08:15
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02/01/2022 09:41
 
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«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria»

+ Rev. D. Ferran BLASI i Birbe
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo di Giovanni ci viene presentato sotto una forma poetica e sembra offrirci, non solamente un’introduzione, ma pure una sintesi di tutti gli elementi presenti in questo libro. Possiede un ritmo che lo rende solenne, con parallelismi, somiglianze e ripetizioni ricercate, mentre le grandi idee segnano, diremmo, una specie di diversi e grandi cerchi. Il punto culminante dell’esposizione lo si trova precisamente nel centro, con un’affermazione che s’incastra perfettamente in questo tempo di Natale: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14).

L’autore ci dice che Dio assunse la condizione umana e stette tra noi. In questi giorni Lo troviamo nel seno di una famiglia: per adesso in Betlemme, e, più avanti, con gli altri, in Egitto, e poi a Nazaret.

Dio ha voluto che Suo Figlio condivida la Sua vita con la nostra e –perciò- che passi attraverso tutte le tappe dell’esistenza: nel seno materno, nella nascita e nella Sua crescita costante (appena nato, bambino,adolescente e, per sempre, Gesù, il Salvatore).

E continua: «abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità» (ibidem). Anche nei primi momenti l’hanno cantato gli angeli: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli», «e pace in terra» (cf. Lc 2,14). E, adesso, nel fatto di trovarsi avvolto nei panni dai suoi genitori: nei pannolini preparati dalla Madre, nell’amoroso ingegno del padre – buono ed abile- che Gli ha preparato un posto così accogliente come ha potuto, e nelle manifestazioni di affetto dei pastori che vanno ad adorarLo, e gli fanno moine e Gli portano regali.

Ecco, come questo frammento del Vangelo ci offre la parola di Dio –che è tutta la Sua sapienza-. Di questa ci fa partecipi, ci offre la Vita in Dio, in una crescita senza limiti, ed anche la Luce che ci fa vedere tutte le cose del mondo nel suo giusto valore, dal punto di vista di Dio, con “visione soprannaturale”, con affettuosa riconoscenza verso Chi si è dato a tutti gli uomini e a tutte le donne del mondo, fin da quando apparve su questa terra come un bambino.
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03/01/2022 08:35
 
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«E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio»

Rev. P. Higinio Rafael ROSOLEN IVE
(Cobourg, Ontario, Canada)
Oggi, San Giovanni Battista testimonia il Battesimo di Gesù. Il Papa Francesco ha ricordato che «Il Battesimo è il sacramento su cui si fonda la nostra stessa fede e che ci innesta come membra vive in Cristo e nella sua Chiesa»; aggiungendo: «Dunque non è una formalità! E’ un atto che tocca in profondità la nostra esistenza. Un bambino battezzato o un bambino non battezzato non è lo stesso. Non è lo stesso una persona battezzata o una persona non battezzata. Noi, con il Battesimo, veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù, il più grande atto d’amore di tutta la storia; e grazie a questo amore possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato e della morte, ma nella comunione con Dio e con i fratelli».

Abbiamo sentito i due effetti principali del battesimo insegnato nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1262-1266):

1º «Ecco l'agnello di Dio, colui c he toglie il peccato del mondo» (Gv 11,29). Un effetto del battesimo è la purificazione dei peccati, cioè, tutti i peccati sono perdonati, il peccato originale e tutti i peccati personali e tutta la punizione per il peccato.

2º «lo Spirito scendere», «battezza con lo Spirito Santo» (Gv 1,34): Il Battesimo ci fa "una nuova creazione", figli adottivi di Dio e compartecipi della natura divina, membri di Cristo, eredi con Lui e templi dello Spirito Santo.

La Santissima Trinità —Padre, Figlio e Spirito Santo— ci dona la grazia santificante, che ci rende capaci di credere in Dio, di sperare in Lui e di amarlo; di vivere e agire sotto la mozione dello Spirito Santo mediante i loro doni; di crescere nel bene per mezzo delle virtù morali.

Chiediamo, come il Papa Francesco ci esorta, « Dobbiamo risvegliare la memoria del nostro Battesimo», «vivere il nostro Battesimo ogni giorno, come realtà attuale nella nostra esistenza».
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04/01/2022 08:13
 
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«Rabbì (che significa maestro), dove abiti? . Disse loro: Venite e vedrete»

+ Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci ricorda le circostanze della vocazione dei primi discepoli di Gesù. Per prepararsi alla venuta del Messia, Giovanni e il suo compagno Andrea avevano ascoltato e seguito per un certo tempo il Battista. Un bel giorno, lui indica Gesù con il dito e lo chiama Agnello di Dio. Immediatamente, Giovanni e Andrea capiscono: il Messia atteso è Lui! E lasciando il Battista, incominciano a seguire Gesù.

Gesù sente i passi dietro di Lui. Si gira e fissa lo sguardo su quelli che lo seguono. Gli sguardi si incrociano tra Gesù e quegli uomini semplici. Questi rimangono affascinati. Quello sguardo rimuove i loro cuori e sentono il desiderio di restare con Lui: «Dove abiti?» (Gn 1,38), gli chiedono. «Venite e vedrete» (Gn 1,39), risponde Gesù. Li invita ad andare con Lui e a guardare, a contemplare.

Vanno, e lo contemplano ascoltandolo. Vivono con Lui quell’imbrunire, quella notte. E’ l’ora per l’intimità e le confidenze. È l’ora dell’amore condiviso. Rimangono con Lui fino al giorno dopo, quando sorge il sole sul mondo.

Accesi con la fiamma di quel «sole che viene dall’alto, per illuminare quelli che stanno nelle tenebre» (cf. Lc 1,78-79), vanno a irradiarlo. Infervoriti, sentono la necessità di comunicare quello che hanno visto e vissuto ai primi che trovano per strada, «Abbiamo trovato il Messia!» (Gn 1,41). Anche i santi hanno fatto così. San Francesco, ferito d’amore, andava per le strade y le piazze, i villaggi e le foreste urlando: “L’Amore non è amato”.

L’essenza della vita cristiana è lasciarsi guardare da Gesù, andare e vedere dove abita, stare con Lui e condividere. E, dopo, annunciarlo. Questo è il cammino e il processo che hanno seguito i discepoli e i santi. E’ il nostro cammino.
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05/01/2022 09:24
 
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«Vieni e vedi»

Rev. D. Rafel FELIPE i Freije
(Girona, Spagna)
Oggi, Filippo ci dà una lezione impeccabile accompagnando Natanaele fino il Maestro. Si comporta come l’amico che desidera condividere con l’altro il tesoro appena scoperto: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth» (Gv 1,45). Immediatamente, con illusione, vuole condividerlo con gli altri, affinché tutti possano ricevere i suoi benefici. Il tesoro è Gesù Cristo. Nessuno come Lui può colmare il cuore dell’uomo di pace e felicità. Se Gesù vive nel tuo cuore, il desiderio di condividerlo si trasformerà in una necessità. Da qui nasce il senso dell’apostolato cristiano. Quando Gesù, più avanti, ci inviti a tirare le reti dirà a ognuno di noi che dobbiamo essere pescatori di uomini, poiché sono molti quelli che hanno bisogno di Dio, che la fame di trascendenza, di verità, di felicità... c’è Qualcuno che può saziare pienamente: Gesù Cristo. «Soltanto Gesù Cristo è per noi tutte le cose (…). ¡Felice l’uomo che spera in Lui!» (Sant’Ambrogio).

Nessuno può dare quello che non ha o non ha ricevuto. Prima di parlare del Maestro, è necessario aver parlato con Lui. Soltanto se lo conosciamo bene e ci siamo lasciati conoscere da Lui, saremo in condizione di presentarlo agli altri, così come fa Filippo nel Vangelo di oggi. Così come hanno fatto tanti santi e sante lungo la storia.

Frequentare Gesù, parlare con Lui come un amico parla al suo amico, confessarlo con una fede convinta: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!» (Gv 1,49), riceverlo spesso nell’Eucaristia e visitarlo con frequenza, ascoltare attentamente le sue parole di perdono... tutto ci aiuterà a presentarlo meglio agli altri e a scoprire la felicità interiore che produce il fatto che molte altre persone lo conoscano e lo amino.
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06/01/2022 10:12
 
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«Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono»

Rev. D. Joaquim VILLANUEVA i Poll
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il profeta Isaia ci esorta: «Alzati, rivestiti di luce, Gerusalemme, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te» (Is 60,1). Quella luce che ha visto il profeta, è la stella che vedono i Magi in Oriente, come molti altri uomini. I Magi scoprono il suo significato. Gli altri uomini la contemplano come se fosse qualcosa di ammirabile che, però, non causa in loro nessun effetto. E, così, non reagiscono. I Magi, si rendono conto che, con la stella, Dio invia loro un messaggio importante per il quale vale la pena lasciare le comodità del sicuro e rischiare tutto in un viaggio incerto: la speranza di incontrare il Re, li porta a seguire quella stella, che avevano annunciato i profeti e che il popolo di Israele aspettava da secoli.

Arrivano a Gerusalemme, la capitale degli Ebrei. Pensano che lì sapranno indicargli il luogo preciso dove è nato il loro Re. Effettivamente, diranno loro: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta» (Mt 2,5). La notizia dell’arrivo dei Magi e la loro domanda si diffuse per tutta Gerusalemme in poco tempo: Gerusalemme era allora una piccola città, e la presenza dei Magi e del loro seguito era stata notata da tutti i suoi abitanti visto che «Il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme» (Mt 2,3), ci dice il Vangelo.

Gesù si incrocia nella vita di molte persone, a cui non interessa. Un piccolo sforzo avrebbe cambiato le loro vite, avrebbero trovato il Re della Felicità e della Pace. Questo richiede la buona volontà di cercarlo, di muoversi, di chiedere senza scoraggiarsi, come i Magi, di uscire dalla nostra pigrizia, dalla nostra routine, di apprezzare l’immenso valore di incontrare Cristo. Se non lo incontriamo, non abbiamo trovato nulla nella vita, perché solo Lui è il Salvatore: incontrare Gesù è trovare il Cammino che ci porta a conoscere la Verità che ci da la Vita. E, senza di Lui, assolutamente nulla vale la pena.
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09/01/2022 08:47
 
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«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»

+ Rev. D. Joan BUSQUETS i Masana
(Sabadell, Barcelona, Spagna)
Oggi contempliamo Gesù già adulto. Il bambino del Presepio si fa uomo completo, maturo e rispettabile, e arriva il momento nel quale deve lavorare nell’opera che il Padre le ha confidato. È così come lo troviamo nel Giordano nel momento di iniziare questo lavoro: uno in più nella fila di quei contemporanei suoi che andavano ad ascoltare Giovanni e a chiedergli il bagno del battesimo, come segno di purificazione e rinnovazione interiore.

Lì, Gesù è scoperto e segnalato per Dio: «stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3,21-22). È la fase preparatoria del gran cammino che è disposto a intraprendere e che lo porterà fino alla Croce. Ê il primo atto della sua vita pubblica, la sua investitura come Messia.

È anche il preludio del suo modo di fare: non agirà con violenza, ne con gridi e asprezze, ma con silenzio e soavità. Non taglierà la canna spaccata, ma l’aiuterà a mantenersi forte. Aprirà gli occhi ai ciechi e libererà i prigionieri. I segni messianici che descriveva Isaia, si compieranno in Lui. Noi siamo i beneficiari di tutte queste cose perché, come leggiamo oggi nella carta di san Paolo: «Egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente (...) perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna» (Tit 3,5-7).

La festa del battesimo di Gesù deve aiutarci a ricordare il nostro proprio Battesimo e gli impegni assunti per noi dai nostri genitori e padrini al presentarci nella Chiesa per farci discepoli di Gesù: «Il Battesimo ci ha liberato da tutti i mali, che sono i peccati, però con la grazia di Dio dobbiamo compiere tutto il bene» (San Cesareo di Arles).

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare con un comportamento indegno alle antiche nefandezze… ¡Ricorda che il prezzo pagato per il tuo riscatto è il sangue di Cristo!» (San Leone Magno)

«Nel Battesimo siamo consacrati dallo Spirito Santo. La parola "cristiano" significa questo: consacrati come Gesù, nello stesso Spirito. Se vuoi che i tuoi figli diventino autentici cristiani, aiutali a crescere nel calore dell'amore di Dio, alla luce della sua Parola» (Francesco)

«Con il Battesimo, il cristiano è sacramentalmente assimilato a Gesù, il quale con il suo battesimo anticipa la sua morte e la sua risurrezione: (il battezzato) deve entrare in questo mistero di umile abbassamento e pentimento, discendere nell'acqua con Gesù, per risalire con lui, rinascere dall'acqua e dallo Spirito per diventare, nel Figlio, figlio amato dal Padre e ‘camminare in una vita nuova’ (Rm 6,4) (…)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 537)
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10/01/2022 08:29
 
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Convertitevi e credete al vangelo»

Rev. D. Joan COSTA i Bou
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci invita alla conversione. «Convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15). Convertirsi, a che cosa? Forse sarebbe meglio dire: a chi? A Cristo! Così l’indicò Lui: «Chi ama padre e madre più di me, non è degno di me» (Mt 10,37).

Convertirsi significa accogliere riconoscenti il dono della fede e renderlo operativo mediante la carità. Convertirsi vuol dire riconoscere Cristo quale unico signore e re dei nostri cuori, dei quali può disporre. Convertirsi implica scoprire Cristo in tutti gli avvenimenti della storia umana, anche della nostra storia personale, coscienti che Lui è l’origine, centro e fine di tutta la storia, e che per Lui tutto è stato redento, e in Lui raggiunge la sua pienezza. Convertirsi suppone vivere di speranza perché Lui ha vinto il peccato, il maligno e la morte, e l’Eucaristia ne è la garanzia.

Convertirsi comporta amare Nostro Signore al di sopra di tutto, qui sulla terra, con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima e con tutte le nostre forze. Convertirsi presuppone consegnarGli la nostra intelligenza e la nostra volontà, in modo tale che la nostra condotta faccia reale il motto episcopale del Santo Padre, Giovanni Paolo ll, `Totus tuus´cioè `Tutto tuo´, o mio Dio! e tutto è: tempo, qualità, beni, illusioni, progetti, salute, famiglia, lavoro, ristoro, tutto. Convertirsi richiede, allora, amare la volontà di Dio in Cristo, al di sopra di tutto e godere riconoscenti, di tutto ciò che avviene da parte di Dio, includendo contraddizioni, umiliazioni, malattie, e scoprirle quali tesori che ci consentono di esprimere più pienamente il nostro amore verso Dio!`se Tu lo vuoi così, così lo voglio anch'io!´

Convertirsi esige, così, come per gli apostoli Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, lasciare «immediatamente le reti e seguire Lui» (Cf. Mc 1,18), all’ascoltare la Sua voce. Convertirsi, è che Cristo lo sia tutto in noi.
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11/01/2022 09:28
 
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«Erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi»

+ Rev. D. Antoni ORIOL i Tataret
(Vic, Barcelona, Spagna)
Oggi, primo martedì del tempo ordinario, san Marco ci presenta Gesù insegnando nella sinagoga e immediatamente commenta: «Erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come chi ha autorità, e non come gli scribi» (Mc 1,21). Questa osservazione iniziale è impressionante. Infatti, il motivo dell’ammirazione di quelli che ascoltavano, da una parte, non è la dottrina, ma il maestro; non quello che viene spiegato, ma Colui che lo spiega; e, d’altra parte, non precisamente il predicatore, visto globalmente, ma specificamente rimarcato: Gesù insegnava «con autorità», cioè, con potere legittimo e irresistibile. Questa particolarità resta poi riaffermata per mezzo di una chiarissima contrapposizione: «non lo faceva come gli scribi».

In un secondo tempo, la scena della curazione dell’uomo possesso da uno spirito maligno aggiunge, al motivo dell’ammirazione personale, un fattore dottrinale: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità» (Mc 1,27). Dobbiamo notare tuttavia che il qualificativo non è tanto di contenuto come di singolarità: la dottrina è «nuova». Ecco un altro motivo di discordanza: Gesù comunica qualcosa di inaudito (mai come adesso questo qualificativo acquista un valore così importante).

Aggiungiamo una terza avvertenza. L’autorità proviene, inoltre, non solo dal fatto che Gesù «financo gli spiriti immondi gli obbediscono». Ci troviamo di fronte ad una contrapposizione così intensa come le due precedenti. All’autorità del Maestro e alla novità della dottrina, bisogna aggiungere il potere sugli spiriti del male.

Fratelli! Dalla fede sappiamo che questa liturgia della parola ci rende contemporanei dell’evento che abbiamo appena ascoltato e che stiamo commentando. Domandiamoci con umile riconoscenza: Sono convinto che nessun altro uomo ha parlato mai come Gesù, che è la Parola di Dio Padre? Mi considero ricco di un messaggio che non ha nessun paragone? Mi rendo conto della forza liberatrice che Gesù ed i Suoi insegnamenti hanno sulla vita umana e, più concretamente , nella mia vita? Mossi dallo Spirito Santo, diciamo al nostro Redentore: Gesù-vita, Gesù-dottrina, Gesù-vittoria, fa che, come si compiaceva il grande Ramón Lull al dire:`Viviamo in continua “meraviglia” di Te!´(possiamo anche noi ripetere spesso questa frase di fede e d’amore!).
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13/01/2022 09:33
 
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Se vuoi, puoi guarirmi! (...). Lo voglio, guarisci!»

Rev. D. Xavier PAGÉS i Castañer
(Barcelona, Spagna)
Oggi, nella prima lettura leggiamo: «Oggi, se udite la sua voce non indurite i vostri cuori» (Ebr 3,7-8). E lo ripetiamo insistentemente in risposta al Salmo 94. In questa breve citazione, si trovano due cose: un anelito e una avvertenza. Entrambe conviene non dimenticarle mai.

Durante il nostro tempo giornaliero di preghiera, desideriamo e chiediamo di ascoltare la voce del Signore. Ma, forse, con troppa frequenza, ci preoccupiamo di riempire questo tempo con parole che noi vogliamo dirGli, e non lasciamo tempo per ascoltare quello che il Buon Dio vuole comunicarci. Vegliamo, dunque, per aver cura del silenzio interiore che, -evitando le distrazioni e concentrando la nostra attenzione- ci apre uno spazio per accogliere gli affetti, ispirazioni... che il Signore, certamente, vuole suscitare nei nostri cuori.

Un rischio che non possiamo dimenticare, è il pericolo che il nostro cuore –con il passar del tempo- si indurisca. A volte i colpi della vita possono convertirci, incluso senza renderci conto, in una persona più diffidente, insensibile, pessimista, disperata... Bisogna chiedere al Signore che ci renda coscienti di questo nostro possibile deterioramento interno. La preghiera è la opportunità per dare uno sguardo sereno alla nostra vita e a tutte le circostanze che la circondano. Dobbiamo leggere i diversi avvenimenti alla luce del Vangelo, per scoprire in quali aspetti abbiamo bisogno di una autentica conversione.

Voglia il Cielo che la nostra conversione la chiediamo con la stessa fede e fiducia con cui il lebbroso si presentò davanti a Gesù!: «In ginocchio gli diceva «Se vuoi, puoi curarmi!» (Mc 1,40). Lui è l’unico che può rendere possibile quello che, per noi stessi, risulterebbe impossibile. Lasciamo che Dio agisca con la Sua grazia in noi, perché il nostro cuore sia purificato e, docile alla Sua azione, giunga ad essere ogni giorno di più un cuore a immagine e somiglianza del cuore di Gesù. Lui, con fiducia, ci dice: «Lo voglio, sii purificato» (Mc 1,41).
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14/01/2022 08:22
 
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«Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati(...). Alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua»

Rev. D. Joan Carles MONTSERRAT i Pulido
(Cerdanyola del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, vediamo di nuovo il Signore circondato da una moltitudine: «Si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta» (Mc 2,2). Il Suo cuore si disfa di fronte alle necessità degli altri e procura loro tutto il bene che può fare: perdona, insegna e sana allo stesso tempo. Certamente, offre aiuto d’indole materiale (nel caso di oggi lo fa sanando da una malattia di paralisi), ma –nel fondo- cerca ciò che è meglio e più importante per ciascuno di noi: il bene dell’anima.

Gesù Salvatore vuole lasciarci una speranza certa di salvezza; Lui è, perfino, capace di perdonare i peccati e di avere compassione della nostra debolezza morale. Anzitutto dice perentoriamente: «Figlio, ti sono perdonati i tuoi peccati» (Mc 2,5). Poi, Lo contempliamo, unendo al perdono dei peccati –che offre generosamente e senza stancarsi- un miracolo straordinario, “palpabile” con i nostri occhi fisici. Quasi a modo di una garanzia esterna, direi, per aprirci gli occhi della fede, dopo aver dichiarato il perdono dei peccati al paralitico, gli sana la paralisi: «`Dico a te, (...): alzati, prendi la tua barella e va a casa tua´. Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò» (Mc 2,11-12).

Questo miracolo possiamo riviverlo noi frequentemente nella Confessione. Nelle parole della assoluzione che pronuncia il ministro di Dio («Io ti assolvo nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo») Gesù ci offre di nuovo –in un modo discreto- la garanzia esterna del perdono dei nostri peccati, garanzia equivalente alla curazione spettacolare che realizzò con il paralitico di Cafarnao.

Adesso iniziamo un nuovo tempo ordinario. A noi credenti viene ricordato l’urgente bisogno che abbiamo dell’incontro sincero e personale con Gesù Cristo misericordioso. Egli ci invita in questo tempo a non rilassarci e a non trascurare il necessario perdono che Lui ci offre nella sua casa, la Chiesa.
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15/01/2022 08:50
 
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«Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori»

Rev. D. Joaquim MONRÓS i Guitart
(Tarragona, Spagna)
Oggi, nella scena che ci presenta san Marco, vediamo Gesù che insegnava e come tutti venivano ad ascoltarLo. E’ chiaro il grande desiderio di adottrinarsi, allora come adesso, perché il peggior nemico è l’ignoranza. Tant'è vero che è diventata classica l’espressione: «Smetteranno di odiare quando smetteranno d’ignorare».

Passando da quelle parti, Gesù vide Levi, figlio di Alfeo, seduto dove riscuotevano le tasse e, al dirgli: «seguimi», lasciò tutto e se ne andò con Lui. Con questa prontezza e generosità realizzò un grande “affare”. Non solamente l’ “affare del secolo”, ma anche quello dell’eternità.

Bisogna considerare da quanto tempo l’affare di riscuotere i tributi per i romani è finito e, invece, Matteo –oggi più conosciuto con il suo nuovo nome che quello precedente di Levi-, continua ad accumulare benefici con i suoi scritti per essere diventato una delle dodici colonne della Chiesa. Succede così quando si segue senza indugi il Signore. Lo disse Lui: «Chiunque avrà lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna» (Mt 19,29).

Gesù, accompagnato dai Suoi apostoli, accettò il convito che Matteo Gli offerse a casa sua, assieme agli altri esattori di imposte e peccatori. I farisei, quali spettatori del lavoro altrui, fanno presente ai discepoli che il loro Maestro pranza con gente che essi qualificano di peccatori. Il Signore li sente e difende la Sua forma abituale di trattare le anime: «Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 2,17). Tutta l’umanità ha bisogno del Medico divino. Tutti siamo peccatori e, come dirà san Paolo: «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Rom 3,23).

Rispondiamo con la stessa prontezza con la quale Maria rispose sempre alla sua vocazione redentrice.
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16/01/2022 09:07
 
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C’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli»

Rev. D. Enric PRAT i Jordana
(Sort, Lleida, Spagna)
Oggi, possiamo contemplare gli effetti beneficiosi della presenza di Gesù e di Maria sua Madre, nel cuore degli avvenimenti umani, come nel caso che ci occupa: «Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù, Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli» (Gv 12,1-2).

Gesù e Maria, con un’intensità diversa, fanno presente Dio in qualsiasi luogo dove siano, e dove c’è Dio, lì c’è amore, grazia e miracolo. Dio è il bene, la verità, la bellezza, l’abbondanza. Quando il sole distende i suoi raggi nell’orizzonte, la terra si illumina e riceve calore, e ogni vita lavora per produrre il suo frutto. Quando lasciamo che Dio si avvicini, il bene, la pace e la felicità crescono sensibilmente nei cuori, chissà freddi o addormentati fino allora.

La mediazione che Dio ha scelto per essere presente tra gli uomini e comunicarsi profondamente fra di loro è Gesù Cristo. L’opera di Dio arriva al cuore del mondo per l’umanità di Gesù Cristo e secondariamente, per la presenza di Maria. Non immaginavano i fidanzati di Cana chi avevano invitato alle loro nozze. L’invito si doveva probabilmente a qualche vincolo di amicizia o di parentela. In quei momenti Gesù non aveva ancora fatto nessun miracolo e l’importanza della sua figura era sconosciuta.

Egli accettò l’invito perché è a favore delle relazioni umane, principali e sincere, si sentì attratto dall’onestà e buona disposizione di quella famiglia. Così Gesù fece presente Dio in quella celebrazione famigliare. Questo, «a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui» (Gv 2,11). Lì, il Messia «Apri il cuore dei discepoli alla fede grazie all’intervento di Maria, la prima credente» (Giovanni Paolo II).

Approssimiamoci anche noi all’umanità di Gesù cercando di conoscere e amare di più e in modo progressivo la sua traiettoria umana ascoltando la sua parola, crescendo in fede e fiducia fino a vedere in Egli il volto del Padre.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Il cuore di Maria, che non può non provare compassione per gli sfortunati (...), l’ha spinta ad assumere lei stessa il ruolo di intercessore e chiedere al suo Figlio il miracolo. Se questa buona Signora si fosse comportata così senza che gli fosse chiesto cosa sarebbe stato se l’avessero supplicata?» (San Alfonso Mª de Liguori)

«Maria, non fa proprio una richiesta a Gesù; lei dice semplicemente: “Non hanno vino”. Non chede nulla in particolare, tanto meno che Gesù usi il suo potere, che faccia un miracolo, producendo vino. Semplicemente, informa Gesù e lo lascia decidere cosa fare» (Benedetto XVI)

« Alle soglie della sua vita pubblica, Gesù compie il suo primo segno – su richiesta di sua Madre – durante una festa nuziale (Cf. Gn 2,1-11) La Chiesa attribuisce una grande importanza alla presenza di Gesù alle nozze di Cana. Vi riconosce la conferma della bontà del matrimonio e l'annuncio che ormai esso sarà un segno efficace della presenza di Cristo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1.613)

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18/01/2022 10:53
 
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«Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!»

Rev. D. Ignasi FABREGAT i Torrents
(Terrassa, Barcelona, Spagna)
Oggi, come ieri, Gesù se la deve vedere con i farisei, che hanno deformato la Legge di Mosè, conservando le minuzie e dimenticando lo spirito che la conforma. I farisei, infatti, accusano i discepoli di Gesù di contravvenire il sabato (cf. Mc 2,24). D’accordo alla loro casistica opprimente, cogliere spighe corrisponde a “mietere”, e trebbiare significa “battere”: questi lavori di campagna –e una quarantina in più che si potrebbero aggiungere- erano proibiti il sabato, giorno di riposo. Come sappiamo già, i pani dell’offerta dei quali ci parla il Vangelo, erano dodici pani che ogni settimana si disponevano nel tavolo del santuario, come un’omaggio delle dodici tribu d’Israele al suo Dio e Signore.

Il comportamento di Abiatar è lo stesso che oggi ci insegna Gesù: i precetti della Legge che hanno meno importanza devono cedere davanti ai più importanti; un precetto cerimoniale deve cedere davanti a un precetto di legge naturale; il precetto del riposo del sabato non si trova, pertanto, al di sopra delle elementari necessità di sopravvivenza. Il Concilio Vaticano II, ispirandosi nel brano che commentiamo, e per sottolineare che la persona deve stare al di sopra delle questioni economiche e sociali, dice: «L’ordine sociale e il suo conseguente sviluppo, devono subordinarsi in ogni momento al bene della persona, perché l’ordine delle cose deve sommetersi all’ordine delle persone e non al rovescio. Lo stesso Signore, lo avvertì quando disse che il sabato è stato fatto per l’uomo, e non l’uomo per il sabato (cf. Mc 2,27)».

Sant’Agostino ci dice: «Ama e fa quello che vuoi». ¿L’abbiamo capito bene, o ancora l’ossessione per quello che è di secondo ordine affoga l’amore che bisogna mettere in tutto quello che facciamo? Lavorare, perdonare, correggere, andare a messa la domenica, curare gli ammalati, compiere i comandamenti..., ¿lo facciamo perché è un obbligo o per amore a Dio? Speriamo che queste considerazioni ci aiutino a vivificare tutte le nostre opere con l’amore che il Signore ha messo nei nostri cuori, precisamente per potere amare Lui.
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19/01/2022 08:36
 
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È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?»

Rev. D. Joaquim MESEGUER García
(Rubí, Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù ci insegna che bisogna fare il bene in ogni momento: non vi è un tempo per fare il bene e un altro per trascurare l’amore al prossimo. L’amore che ci viene da Dio ci guida alla Legge suprema, che Gesù ci ha lasciato nel comandamento nuovo: «che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato» (Gv 13,34). Gesù non abroga o critica la Legge di Mosè, poiché Lui stesso compie i precetti e frequenta la sinagoga il sabato; ma ciò che Gesù critica è la ristretta interpretazione della legge da parte dei Maestri e dei Farisei, una interpretazione che lascia poco spazio alla misericordia.
Gesù è venuto a proclamare il Vangelo della salvezza, ma i suoi avversari, lontani dal lasciarsi convincere, cercano pretesti contro di Lui: «C'era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in sabato per poi accusarlo» (Mc 3,1-2). Allo stesso tempo possiamo vedere l’azione della grazia e constatiamo la durezza di cuore di uomini orgogliosi che pensano di essere in possesso della verità. Si rallegrarono i farisei al vedere quel povero uomo con la salute ristabilita? No, al contrario, si offuscarono ancora di più, a tal punto di andare a trattare con gli erodiani –loro nemici naturali- per cercare di perdere Gesù. Curiosa alleanza!
Con questa sua azione, Gesù libera anche il sabato dalle catene con le quali scribi e farisei lo avevano legato, e ripristina così il suo vero significato: giorno di comunione tra Dio e l’uomo, giorno di liberazione dalla schiavitù, giorno di salvezza dalle forze del maligno. Sant’Agostino ci dice: «Chi ha la coscienza in pace, è tranquillo, e questa stessa tranquillità è il sabato del cuore». In Gesù, il sabato si apre già al dono della domenica.
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22/01/2022 10:33
 
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«È fuori di sé»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, vediamo che gli stessi parenti di Gesù osano dire di Lui che «E’ fuori di se» (Mc 3, 21). Ancora una volta si compie l’antico proverbio «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua» (Mt 13,57). Non c’è nemmeno bisogno di dire che questo lamento non “macchia” Maria Santissima, perché dal primo all’ultimo momento –quando Lei si trovava ai piedi della Croce- si sostenne saldamente nella fede e fiducia verso Suo Figlio.

Dunque, e noi? Esaminiamoci! Quante persone vivono accanto a noi, che abbiamo a portata di mano, sono luce per la nostra vita, e noi...? Non è necessario andar lontano: pensiamo al Papa Giovanni Paolo II: quanti lo seguirono, e... allo stesso tempo, quanti lo giudicarono “testardo-antiquato”, geloso del suo “potere”? E’ possibile che Gesù –duemila anni dopo- resti ancora sulla Croce per la nostra salvezza e che noi, di sotto, continuiamo a dire: «Scendi e crederemo in te» (cf. Mc 15,32)?

O viceversa. Se ci sforziamo per configurarci con Cristo, la nostra presenza non risulterà per quelli con cui conviviamo per motivi di parentela, lavoro, ecc. Peggio ancora, a qualcuno ciò risulterà fastidioso, perché sarà per lui un rimorso di coscienza. Ci è già stato garantito!: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Dietro le loro beffe, vorranno occultare la loro paura; mediante i loro giudizi negativi, faranno una pessima difesa della propria “pigrizia”.

Quante volte accusano noi cattolici di essere “esagerati”? Dobbiamo rispondere che non lo siamo, perché in tema di amore è impossibile esagerare. Però sì, che è vero che siamo “radicali”, perché l’amore è così: “totalizzante”: «o tutto o niente»; «o l’amore uccide l’io o l’io distrugge l’amore».

E’ questa la ragione per cui il Santo Padre ci parlò di “radicalismo evangelico” e di “non aver paura”: «Nelle questioni del Regno non c’ è tempo per guardare indietro e, meno ancora per lasciarci trasportare dalla pigrizia» (San Giovanni Paolo II).
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23/01/2022 09:15
 
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«In modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto»

Rev. D. Bernat GIMENO i Capín
(Barcelona, Spagna)
Oggi, cominciamo ad ascoltare la voce di Gesù attraverso l’evangelista che ci accompagnerà in tutto il tempo ordinario proprio del ciclo “C”: San Luca. Che «tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto» (Lc 1,4), scrive Luca al suo amico Teofilo. Se questa è la finalità dello scritto,dobbiamo prendere coscienza dell’importanza che costituisce il fatto di meditare il Vangelo del Signore –parola viva e, perciò, sempre nuova- ogni giorno.

Quale parola di Dio, Gesù ci viene presentato come un Maestro, giacché «insegnava nelle sinagoghe» (Lc 4,15). Comincia come qualsiasi predicatore: leggendo un testo della Scrittura, che precisamente oggi si compie... La parola del profeta Isaia si sta compiendo; non solo, tutta la parola, tutto il contenuto delle Scritture, tutto ciò che avevano annunciato i profeti arriva a concretizzarsi e a compiersi in Gesù. Non è indifferente credere o no in Gesù, perché è lo stesso “Spirito del Signore” che Lo ha consacrato e lo ha inviato.

Il messaggio che vuole trasmettere Dio all’umanità, mediante la Sua Parola è una buona notizia per gli abbandonati, un annunzio di libertà per gli schiavi e gli oppressi, una promessa di salvazione. Un messaggio che colma di speranza l’umanità intera. Noi, figli di Dio in Cristo per mezzo del battesimo, anche noi siamo stati consacrati e partecipiamo nella Sua missione: portare questo messaggio di speranza a tutta l’umanità.

Meditando il Vangelo che dà `solidità alla nostra fede´ vediamo che Gesù predicava in modo diverso degli altri maestri: predicava come chi ha autorità (cf. Lc 4,32). Ed è così, perché predicava con opere, con l’esempio, dando testimonio, fino ad offrire la propria vita. Così dobbiamo fare anche noi, non possiamo fermarci solo alle parole: dobbiamo concretizzare il nostro amore a Dio e ai fratelli con opere. Ci possono aiutare le Opere di Misericordia –sette spirituali e sette corporali- che ci propone la Chiesa, che, come una madre, orienta il nostro cammino.
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24/01/2022 10:17
 
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«Chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno»

Rev. D. Vicenç GUINOT i Gómez
(Sant Feliu de Llobregat, Spagna)
Oggi, leggendo il Vangelo del giorno, non finiamo di stupirci –“È allucinante” come si direbbe in gergo popolare-, «Gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme», vedono la compassione di Gesù verso la gente ed il Suo potere con cui favorisce gli oppressi, e, nonostante tutto, Gli dicono che «Costui è posseduto da Belzebu e scaccia i demoni per mezzo del capo dei demoni» (Mc 3,22). Realmente si rimane sorpresi vedendo fino a che punto può arrivare la cecità e la malizia umana e in questo caso, da persone dotte. Hanno davanti a loro la Bontà personificata, Gesù, l’umile di cuore, l’unico Innocente, e non se ne accorgono. Si suppone che loro sono gli esperti, quelli che conoscono le cose di Dio per aiutare il popolo e, invece non solo non Lo riconoscono, ma addirittura Lo accusano di diabolico.

Con questo panorama, verrebbe voglia di voltargli le spalle dicendo: «Addio per sempre!». Ma il Signore sopporta con pazienza questo giudizio temerario nei Suoi riguardi. Come ha affermato Giovanni Paolo II, Lui «è un testimone insuperabile di amore paziente e di umile mansuetudine». La Sua condiscendenza senza limiti Lo muove, perfino, a cercare di scuotere i loro cuori per mezzo di parabole e di argomenti ragionevoli. Sebbene, alla fine, nota, con la Sua autorità divina, che questa cecità di cuore è una ribellione contro lo Spirito Santo e che non troverà perdono (cf. Mc 3,39). E non perché Iddio non voglia perdonare, ma perchè, per essere perdonati, bisogna riconoscere prima il proprio peccato.

Come annunciò il Maestro, è lunga la lista dei discepoli che anche hanno sofferto l’incomprensione quando agivano con le migliori intenzioni. Pensiamo, per esempio, a santa Teresa di Gesù, quando cercava di avviare ad una maggior perfezione le sue suore.

Non ci meravigliamo, perciò, se, nella nostra vita, si presentano queste contraddizioni. E’ un indizio che stiamo sulla buona strada. Preghiamo per queste persone e chiediamo al Signore che ci dia pazienza.
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25/01/2022 09:37
 
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«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»

Rev. D. Josep GASSÓ i Lécera
(Ripollet, Barcelona, Spagna)
Oggi, la Chiesa celebra la festa della Conversione di San Paolo, apostolo. Il breve frammento del Vangelo secondo San Marco raccoglie una parte del discorso con riguardo alla missione che il Signore risuscitato conferisce. Con l’esortazione a predicare in tutto il mondo va unita la tesi che la fede ed il battesimo sono requisiti necessari per la salvezza. «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16,16). Cristo garantisce, inoltre, che ai predicatori verrà data la facoltà di effettuare prodigi o miracoli con cui dovranno sostenere e confermare la loro predicazione missionaria (cf. Mc 17,18). La missione è grande -«Andate in tutto il mondo»-, ma non mancherà l’appoggio del Signore «...Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

La preghiera `colletta´ di oggi, propria della festa, ci dice: «Oh Dio, che, con la predicazione dell’Apostolo San Paolo, portasti a tutti i popoli la conoscenza della verità, concedici, al celebrare oggi la sua conversione, che, seguendo il suo esempio, possiamo camminare verso di Te, quali testimoni della tua verità». Una verità che Dio ci ha concesso di conoscere e che tante e tante anime desidererebbero possedere: abbiamo la responsabilità di trasmettere, fin dove ci sia possibile, questo meraviglioso patrimonio.

La Conversione di San Paolo è un grande avvenimento: egli passa da perseguitore a convertito; ossia a servitore e difensore della causa di Cristo. Molte volte, forse, anche noi stessi facciamo da “persecutori”; come San Paolo, dobbiamo trasformarci da “persecutori” a servi e difensori di Gesù Cristo.

Con Santa Maria, riconosciamo che l’Altissimo, si è `fissato´ anche in noi e ci ha scelti per partecipare della missione sacerdotale e redentrice del Suo Figlio divino. `Regina Apostolorum´ Regina degli Apostoli, prega per noi! Rendici coraggiosi per dare testimonianza della nostra fede cristiana nel mondo in cui dobbiamo vivere!
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26/01/2022 09:07
 
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«Il seminatore semina la Parola»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, ascoltiamo dalle labbra del Signore la “Parabola del seminatore”. La scena è assolutamente attuale. Il Signore non smette di “seminare”. Anche ai nostri giorni è una moltitudine quella che ascolta Gesù per mezzo del Suo Vicario –il Papa-,dei Suoi ministri e... dei Suoi fedeli laici: a tutti i battezzati Cristo ha conferito una partecipazione alla Sua missione sacerdotale. C’è “fame” di Gesù. Mai come adesso la Chiesa era stata così cattolica, giacché sotto le Sue “ali” ospita uomini e donne dei cinque continenti e di tutte le razze. Egli ci mandò in tutto il mondo (cf. Mc 16,15) e, malgrado le ombre del panorama, è diventato reale il comandamento di Gesù.

Il mare, la barca e le spiagge vengono sostituiti da stadi, schermi e moderni mezzi di comunicazione e di trasporto. Ma Gesù è oggi lo stesso di ieri. Nemmeno ha cambiato l’uomo e la sua necessità di insegnare per poter amare. Anche oggi c’è chi –per grazia o per gratuita scelta divina: è un mistero!- riceve e capisce più direttamente la Parola. Così come ci sono molte anime che hanno bisogno di una spiegazione più descrittiva e più graduale della Rivelazione.

In ogni caso, sia agli uni come agli altri, Dio chiede`frutti di santità.´Lo Spirito Santo ci aiuta in questo, ma non esclude la nostra collaborazione. In primo luogo, è necessaria la`diligenza´. Se uno risponde parzialmente, cioè se si mantiene sul`margine´ del cammino senza entrare completamente in esso, resterà vittima facile di Satana.

Secondo, la `perseveranza nella preghiera´ -il dialogo-,per approfondire nella conoscenza e nell’amore verso Gesù: «Santo senza preghiera...? –Non credo in questa santità» (San Giuseppe Maria).

Infine lo `spirito di povertà e di distacco´ eviterà che “anneghiamo” per il cammino. Le cose chiare: «Nessuno può servire a due padroni...» (Mt 6,24). In Maria Santissima troveremo il miglior modello di corrispondenza alla chiamata di Dio.

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28/01/2022 08:22
 
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«Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno (...) Il terreno produce spontaneamente»

Rev. D. Jordi PASCUAL i Bancells
(Salt, Girona, Spagna)
Oggi, Gesù parla alla gente di un’esperienza molto vicina alle loro vite: « un uomo che sparge il seme nella terra; (...) il seme germoglia e cresce; (...) La terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga» (Mc 4, 26-28). Con queste parole si riferisce al Regno di Dio, che consiste nella «santità e grazia, verità e vita, giustizia, amore e pace» (Prefazio per la Solennità di Cristo Re), che Gesù è venuto a portare. Questo Regno deve essere realtà, in primo luogo, in ognuno di noi, e poi nel nostro mondo.

Nell’anima di ogni cristiano, Gesù ha seminato –per mezzo del Battesimo- la Grazia, la Santità, la Verità... Dobbiamo far crescere questo seme in modo che fruttifichino le buone opere: di servizio, carità, cortesia, generosità, di sacrificio per adempiere bene in ogni istante il nostro dovere e per rendere felici coloro che ci circondano, di preghiera costante, di perdono e comprensione, di sforzo per riuscire a crescere in virtù, di gioia...

Così, questo Regno di Dio –che ha inizio in ciascuno di noi- si estenderà alla nostra famiglia, al nostro paese, alla nostra società, al nostro mondo. Perché chi vive così, «cos’altro fa se non preparare il cammino al Signore (...) in modo che penetri in lui la forza della Grazia, che lo illumini la luce della verità, raddrizzi le vie che conducono a Dio?» (San Gregorio Magno).

Il seme inizia piccolo, come «un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene il più grande di tutti gli ortaggi» (Mc 4, 31-32). Ma la forza di Dio si diffonde e cresce con sorprendente vigore. Come nei primi tempi del cristianesimo, così anche oggi Gesù ci chiede di diffondere il Suo Regno in tutto il mondo.
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29/01/2022 09:16
 
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«Perché avete paura? Non avete ancora fede?»

Rev. D. Joaquim FLURIACH i Domínguez
(St. Esteve de P., Barcelona, Spagna)
Oggi, il Signore rimprovera i suoi discepoli per la loro mancanza di fede: <> (Mc 4,40). Gesù aveva già dimostrato con sufficienti prove di essere l’Inviato e tuttavia non credono ancora. Non si rendono conto che, avendo con loro lo stesso Signore, non hanno nulla da temere. Gesù fa un chiaro parallelismo tra “fede” e “coraggio”.

In un’altro brano del Vangelo, di fronte a una situazione in cui gli Apostoli dubitano, si dice che loro non potevano credere perchè non avevano ricevuto lo Spirito Santo. Il Signore avrà bisogno di molta pazienza per continuare a insegnare ai primi tutto quello che loro ci insegneranno dopo, e quello di cui saranno testimoni forti e coraggiosi.

Sarebbe bello che anche noi ci sentissimo “rimproverati”. Per un motivo in più!: noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo che ci permette di capire veramente come il Signore è con noi nel cammino della vita, se veramente cerchiamo di fare sempre la volontà del Padre. Oggettivamente, non abbiamo nessun motivo per essere codardi. Egli è l’unico Signore dell’Universo, perché <> (Mc 4,41), come affermano ammirati i discepoli.

Allora, cos’è ciò che mi spaventa? Sono motivi così gravi da mettere in dubbio il potere infinitamente grande come l’Amore che il Signore ha per noi? Questa è la domanda con cui i nostri fratelli martiri hanno saputo rispondere, non con parole, ma con la propria vita. Come tanti fratelli nostri che, con la grazia di Dio, ogni giorno fanno di ogni contraddizione un passo avanti nella crescita della fede e della speranza. E noi, perché no? Non sentiamo dentro di noi il desiderio di amare il Signore con tutto il pensiero, tutte le nostre forze e con tutta l’anima?

Uno dei grandi esempi di coraggio e di fede, ce l’abbiamo in Maria, Aiuto dei cristiani, Regina dei confessori. Ai piedi della croce seppe mantenere in piedi la luce della fede... che diventò risplendente nel giorno della resurrezione!
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30/01/2022 10:16
 
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Nessun profeta è bene accetto nella sua patria»

+ P. Pere SUÑER i Puig SJ
(Barcelona, Spagna)
Oggi, in questa quarta domenica del tempo ordinario, la liturgia continua a presentarci Gesù parlando nella sinagoga di Nazaret. Si unisce al Vangelo di domenica scorsa in cui Gesù leggeva nella sinagoga la profezia di Isaia: «Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a proclamare ai prigionieri la liberazone (...)» (Lc 4,18-19). Gesù, al finire la lettura, afferma, senza reticenze, che questa profezia si compie in Lui.

Il Vangelo commenta che la gente di Nazaret si meravigliava che dalle Sue labbra uscissero quelle parole di grazia. Il fatto che Gesù fosse ben conosciuto dai nazareni, poiché era vissuto fra di loro durante l’infanzia e la gioventù, non facilitava la loro predisposizione ad accettare che fosse un profeta. Ricordiamo la frase di Natanaele: «Da Nazaret può venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). Gesù rimproverava la loro incredulità, ricordando che: «Nessun profeta è benaccetto nella sua patria» (Lc 4,24). E pone a loro l’esempio di Elia e di Eliseo che fecero miracoli per i forestieri ma non per i loro concittadini.

D’altra parte la reazione dei nazareni fu violenta. Volevano precipitarlo nel vuoto. Quante volte pensiamo che Dio deve svolgere le Sue azioni salvatrici adeguandosi ai nostri grandiloquenti criteri! Ci offende che Lui si valga di ciò che noi consideriamo cose di poco conto. Vorremmo un Dio spettacolare. Ma questo è proprio del tentatore che dall’alto della cima dice; «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui» (Lc 4,9). Gesù si è rivelato come un Dio umile: il Figlio dell’uomo «non è venuto a farsi servire, ma per servire» (Mc 10,45).ImitiamoLo! Non è necessario, per salvare le anime, essere grandi come San Francesco Saverio. L’umile Teresa del bambino Gesù è una sua pari, quale patrona delle missioni.
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01/02/2022 08:59
 
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Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male!»

Rev. D. Francesc PERARNAU i Cañellas
(Girona, Spagna)
Oggi, Il Vangelo ci presenta due miracoli di Gesù che ci esprimono la fede di due persone molto diverse tra di loro. Tanto Giairo –uno dei capi della sinagoga- come quella donna ammalata dimostrano una grande fede: Giairo è sicuro che Gesù può guarire sua figlia, mentre quella brava donna ha fiducia in che un minimo contatto con gli abiti di Gesù sarà sufficiente per liberarla da una malattia molto grave. E Gesù, perché sono persone di fede, concede loro il favore che erano andati a cercare.

Fu lei per prima a pensare di non essere degna che Gesù le dedicasse tempo, colei che non aveva il coraggio di importunare il Maestro ne quei giudei così importanti. Senza far rumore, si avvicina e, toccando il fiocco del manto di Gesù, “strappa” la sua guarigione, che avverte immediatamente nel suo corpo. Gesù, però, che sa quello che è successo, non vuole lasciarla andare senza dirigerle delle parole: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va in pace e sii guarita del tuo male» (Mc 5,34).

A Giairo, Gesù chiede una fede ancora più grande. Come già Dio aveva fatto con Abramo nell’Antico Testamento, chiederà una fede contro ogni speranza, la fede delle cose impossibili. Comunicarono a Giairo la terribile notizia che la sua figliola era appena morta. Non possiamo immaginare il grande dolore che lo invase in quel momento e forse la tentazione della disperazione. E Gesù che l’aveva ascoltato, gli dice: «Non temere, soltanto abbi fede!» (Mc 5,36). E, come quegli antichi patriarchi, credendo contro ogni speranza, vide che Gesù restituiva la vita alla sua amata figlia.

Due grandi lezioni di fede per noi. Dalle pagine del Vangelo, Giairo e la donna che soffriva di emorragie, assieme a tanti altri, ci parlano della necessità di avere una fede inalterabile. Possiamo fare nostra quella bella esclamazione evangelica: «Credo; aiuta la mia incredulità» (Mc 9,24).
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02/02/2022 09:12
 
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«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza»

Rev. D. Lluís RAVENTÓS i Artés
(Tarragona, Spagna)
Oggi, sopportando il freddo dell’inverno, Simeone aspetta l’arrivo del Messia. Cinquecento anni prima, quando si cominciava a costruire il Tempio, ci fu una penuria tale che i costruttori si scoraggiarono. Fu allora quando Aggeo profetizzò: «La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace» (Agg 2,9); e aggiunse «Affluiranno qui le ricchezze di tutte le genti» (Agg 2,7). Frase che ammette diversi significati: «il più apprezzato» diranno alcuni, «il desiderato da tutte le nazioni», affermerà san Geronimo.

A Simeone «lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore» (Lc 2,26), ed oggi, «mosso dallo Spirito», è salito al Tempio. Lui non è levita, nè scriba, nè dottore della Legge, è solo un povero uomo «giusto e pietoso che aspettava la consolazione d’Israele» (Lc 1,25). Ma lo Spirito soffia lì dove vuole (cf. Gv 3,8).

Adesso comprova con sorpresa che non c´è stata nessuna preparazione; non si vedono bandiere nè ghirlande, nè scudi da nessuna parte. Giuseppe e Maria attraversano lo spiazzo portando il Bambino tra le braccia. «Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria!» (Sal 24,7), canta il salmista.

Simeone si fa avanti, con le braccia tese per salutare la Madre, riceve il Bambino e benedice Dio dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,29-32).

Dice poi a Maria: «e anche a te una spada trafiggerà l’anima!» (Lc 2,35). «Madre, -dirò rivolgendomi alla Vergine- quando arriverà il momento di andare alla casa del Padre, portami tra le tue braccia, come portavi Gesù, perché anch’io sono figlio tuo e bambino!».
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03/02/2022 09:12
 
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«Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due (...) Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse»

+ Rev. D. Josep VALL i Mundó
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo parla della prima delle missioni apostoliche. Cristo invia i dodici a predicare a curare ogni sorta di ammalati e a preparare i cammini della salvazione definitiva. Questa è la missione della Chiesa e, anche quella , di ogni cristiano. Il Concilio Vaticano II affermò che «la vocazione cristiana implica, come tale, la vocazione all’apostolato. Nessun cristiano ha una funzione passiva. Per cui, chi non cercasse la crescita del corpo sarebbe, perciò stesso, inutile per tutta la Chiesa, come per se stesso».

Il mondo attuale ha bisogno –come diceva Gustavo Thibon- di un “supplemento di anima” per poterlo rigenerare. Solamente Cristo, con la Sua dottrina, è medicina per le malattie di tutto il mondo. Questo ha le sue crisi. Non si tratta soltanto di una parziale crisi morale o di valori umani: è una crisi dell’insieme; e l’espressione più precisa per definirla è quella di una “crisi dell’anima”.

I cristiani, con la grazia e la dottrina di Gesù, ci troviamo in mezzo alle strutture temporali per vivificarle e dirigerle verso il Creatore: «Che il mondo, per la predicazione della Chiesa, ascoltando possa credere, credendo possa sperare e sperando possa amare» (Sant’Agostino). Il cristiano non può fuggire da questo mondo. Così, come scriveva Bernanos «Ci hai lanciato in mezzo alla massa, in mezzo alle moltitudini, come lievito; riconquisteremo palmo a palmo, l’universo che il peccato ci ha carpito; Signore, Te lo restituiremo esattamente come lo ricevemmo in quel primo mattino di tutti i tempi, in tutto il suo ordine e in tutta la sua santità».

Uno dei segreti consiste nell’amare il mondo con tutta l’anima e vivere con amore la missione affidata da Cristo agli Apostoli e a tutti noi. Detto con parole di San Giuseppe Maria, «l’apostolato è amore di Dio, che trabocca, dando sé stessi agli altri (...). E l’ansia di apostolato è l’espressione precisa, adeguata e necessaria della vita interiore». Questo dev'essere il nostro testimonio giornaliero tra gli uomini e nel trascorso di tutte le epoche
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04/02/2022 09:38
 
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«Il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso»

+ Rev. D. Ferran BLASI i Birbe
(Barcelona, Spagna)
Oggi, in questo brano di Marco, ci parla del prestigio di Gesù –conosciuto per i Suoi miracoli ed insegnamenti-. Era tale questo prestigio, che, per alcuni, si trattava del parente e precursore di Gesù, Giovanni il Battista, che sarebbe risuscitato fra i morti. E così lo voleva immaginare Erode, che lo aveva fatto uccidere. Però questo Gesù era molto di più degli altri uomini di Dio: più di quel Giovanni; più di qualunque profeta che parlavano nel nome dell’Altissimo: Lui era il Figlio di Dio fatto uomo, Perfetto Dio e Perfetto Uomo. Questo Gesù –presente tra noi-, come uomo ci può capire e, come Dio, ci può concedere tutto quello di cui abbiamo bisogno.

Giovanni, il precursore, che era stato mandato da Dio prima di Gesù, con il suo martirio Lo precede anche nella Sua passione e morte. E’ stata anche una morte ingiustamente inflitta ad un uomo santo, da parte del tetrarca Erode, certamente controvoglia, poiché lo apprezzava e lo ascoltava con rispetto. Ma, dopo tutto, Giovanni era stato chiaro e determinato verso il re, quando gli rimproverava la sua condotta meritevole di disapprovazione, perché non gli era lecito aver preso Erodia come sposa, la moglie di suo fratello.

Erode aveva accondisceso alla richiesta rivoltagli dalla figlia di Erodia, spinta da sua madre, quando in un banchetto –dopo la danza che aveva compiaciuto il re- davanti agli invitati, giurò alla danzatrice dargli ciò che gli avesse chiesto. «Che cosa devo chiedere?» domanda a sua madre che le risponde: «La testa di Giovanni il Battista» (Mc 6,24). Così il reuccio fa esecutare il Battista. Era quello un giuramento che in nessun modo lo obbligava, giacché si trattava di una cosa assolutamente ingiusta, contraria alla giustizia e alla coscienza.

Ancora una volta, l’esperienza insegna che una virtù deve essere unita a tutte le altre, e che tutte devono crescere organicamente, come le dita di una mano. Ma l’esperienza insegna anche che quando si incorre in un vizio, segue poi la processione degli altri.
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05/02/2022 08:12
 
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Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’. Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare»

Rev. D. David COMPTE i Verdaguer
(Manlleu, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci presenta una situazione, una necessità ed un paradosso che sono molto attuali.

Una situazione. Gli Apostoli sono “stressati”: «Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare» (Mc 6,31). Frequentemente anche noi ci vediamo coinvolti nelle stesse situazioni. Il lavoro esige buona parte delle nostre energie; la famiglia, dove ogni membro vuole palpare il nostro amore; le altre attività nelle quali ci siamo impegnati, che ci fanno bene e, alla volta, beneficiano agli altri...Volere è potere? Forse è più ragionevole riconoscere che non possiamo tutto quello che vorremmo.

Una necessità. Il corpo, la testa, il cuore reclamano un diritto: il riposo. In questi versicoli abbiamo un manuale frequentemente ignorato, sul riposo. Lì risalta la comunicazione. Gli Apostoli «Gli riferirono tutto quello che avevano fatto» (Mc 6,30). Comunicazione con Dio, seguendo il filo dal più profondo del nostro cuore. Quale sorpresa! Troviamo Dio che ci aspetta. E aspetta trovarci con le nostre stanchezze.

Gesù dice loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto e riposatevi un po’» (Mc 6,31). Nel progetto di Dio c’è un posto per il riposo! Anzi, la nostra esistenza, con tutto il suo peso, deve riposare in Dio. Lo scoprì l’irrequieto Agostino: «Ci hai creati per te ed il nostro cuore è inquieto fino a quando non riposi in Te». Il riposo di Dio è creativo; non è “anestesico”; incontrarci con il Suo amore centra il nostro cuore ed i nostri pensieri.

Un paradosso. La scena del Vangelo finisce “male”: i discepoli non possono riposare. Il progetto di Gesù fallisce: sono abbordati dalla gente. Non hanno potuto “staccare”. Noi, frequentemente, non riusciamo a liberarci dai nostri doveri (figli, coniuge, lavoro...): sarebbe come tradirci! E’ imprescindibile, allora, trovare Dio in queste realtà. Se c´è comunicazione con Dio, se il nostro cuore riposa in Lui, riusciremo a relativizzare tensioni inutili...e la realtà –spoglia di chimere- mostrerà meglio l’impronta di Dio. In Lui, troveremo il nostro riposo.
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06/02/2022 09:03
 
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«Sulla tua parola getterò le reti»

Rev. D. Blas RUIZ i López
(Ascó, Tarragona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci offre il dialogo semplice e allo stesso tempo profondo tra Gesù e Simone Pietro, dialogo che potremmo far nostro: tra le acque burrascose di questo mondo, ci sforziamo a nuotare controcorrente, cercando la buona pesca di un annuncio del Vangelo che ottenga una risposta fruttuosa...

Ed è allora quando ci cade addosso, inevitabilmente, la dura realtà; le nostre forze non sono sufficienti. Abbiamo bisogno di qualcos'altro: la fiducia nella Parola di Colui che ci ha promesso di non lasciarci mai soli. «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma su la tua parola getterò le reti» (Lc 5,5). Questa risposta di Pietro la possiamo capire meglio se la relazioniamo con le parole di Maria alle nozze di Canà: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5). Ed è compiendo fiduciosi nella volontà del Signore, quando il nostro lavoro risulta proficuo.

E, tutto questo nonostante la nostra condizione di peccatori: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore» (Lc 5,8). Sant’Ireneo di Lione scopre un aspetto pedagogico nel peccato: chi è cosciente della sua natura di peccatore è capace di riconoscere la sua condizione di creatura, e, questa riflessione ci colloca di fronte all’evidenza di un Creatore che ci supera.

Soltanto chi, come Pietro, ha saputo accettare la sua limitazione, è in condizione di ammettere che i frutti del suo lavoro apostolico non sono suoi ma di Colui del quale è stato uno strumento. Il Signore chiama gli Apostoli ad essere pescatori di uomini, ma il vero pescatore è Lui: Il buon discepolo non è superiore alla rete che raccoglie la pesca, e, questa rete solo risulta effettiva se agisce come lo fecero gli Apostoli: abbandonando tutto e seguendo il Signore (cf. Lc 5,11).
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07/02/2022 08:34
 
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E quanti lo toccavano [il lembo del suo mantello] venivano salvati»

Fr. John GRIECO
(Chicago, Stati Uniti)
Oggi, nel Vangelo, vediamo il grande "potere del contatto" con la persona di Nostro Signore: «Deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati» (Mc 6,56). Il minimo contatto fisico può fare miracoli per coloro che si avvicinano a Cristo nella fede. Il suo potere di guarire trabocca dal suo cuore amoroso e si estende anche ai suoi vestiti. Entrambi, la sua capacità e il suo grande desiderio di curare, sono abbondanti e facilmente accessibili.

Questo passaggio può aiutarci a meditare su come stiamo ricevendo il Signore nella Santa Comunione. ¿Accettiamo con fede che questo contatto con Cristo può fare miracoli nella nostra vita? Ê molto di più che toccare «il lembo del suo mantello», noi riceviamo veramente il Corpo di Cristo nei nostri corpi. Più che una semplice guarigione delle nostre malattie fisiche, la Comunione guarisce le nostre anime e garantisce la partecipazione nella propria vita di Dio. Sant' Ignazio di Antiochia, così, considerava l'Eucaristia come «il farmaco della immortalità e l'antidoto per prevenirci dalla morte, in modo da produrre ciò che eternamente dobbiamo vivere in Gesù Cristo».

L'utilizzazione di questo "farmaco d'immortalità" consiste nell’essere curato di tutto ciò che ci separa da Dio e dagli altri. Essere curati da Cristo nell'Eucaristia, quindi, implica superare il nostro stato di estasi. Come insegna Benedetto XVI, «Nutrirsi di Cristo è la via per non rimanere estranei o indifferenti davanti alla sorte dei fratelli (...). Una spiritualità eucaristica, allora, è un autentico antidoto davanti all’individualismo e all’egoismo che spesso caratterizzano la vita quotidiana, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione ad alleviare le ferite di quelle disgregate».

Come quelli che furono guariti dalle loro malattie toccando i suoi vestiti, anche noi possiamo essere curati dal nostro egoismo e il nostro isolamento dagli altri, ricevendo Nostro Signore con fede.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Cristo è tutto per noi. Se sei oppresso dall'ingiustizia, Lui è giustizia; se hai bisogno di aiuto, Lui è la forza; se hai paura della morte, Lui è la vita; se vuoi il paradiso, Lui è la via; se sei nelle tenebre, lui è la luce» (Sant'Ambrogio di Milano)

«Dio, dopo aver terminato la creazione, non si è "ritirato": può ancora agire. Egli continua ad essere il Creatore e, di conseguenza, ha sempre la possibilità di "intervenire". Dio continua ad essere Dio!» (Benedetto XVI)

«Cristo invita i suoi discepoli a seguirlo prendendo anch'essi la loro croce. Seguendolo, assumono un nuovo modo di vedere la malattia e i malati. Gesù li associa alla sua vita di povertà e di servizio. Li rende partecipi del suo ministero di compassione e di guarigione (…)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 1.506)
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08/02/2022 09:16
 
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«Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi?»

Rev. D. Iñaki BALLBÉ i Turu
(Terrassa, Barcelona, Spagna)
Oggi, contempliamo come alcune tradizioni tardive dei maestri della Legge avevano manipolato il vero senso del quarto comandamento della Legge di Dio. Quegli scribi insegnavano che i figli che offrivano al Tempio danaro e beni facevano la cosa migliore. Secondo questo insegnamento, accadeva che i genitori non potevano più disporre di tali beni. I figli, formati in questa coscienza erronea, credevano di aver compiuto così il quarto comandamento, anzi, di averlo compiuto nella forma migliore. In realtà, però, si trattava di un inganno.

«Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione!» (Mc 7,9): Gesù Cristo è l’interprete autentico della Legge; perciò spiega il vero senso del quarto comandamento, correggendo il lamentevole errore del fanatismo giudeo.

«Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre» (Mc 7,10): il quarto comandamento ricorda ai figli le responsabilità che hanno verso i loro genitori. D’accordo alle loro possibilità, devono offrire loro l’aiuto materiale e morale negli anni della vecchiaia e nei periodi di malattie, di solitudine o difficoltà. Gesù ricorda questo dovere di riconoscenza.

Il rispetto verso i genitori (amore filiale) deriva dalla riconoscenza che dobbiamo avere verso di loro per il dono della vita e per i lavori svolti con fatica per i loro figli, perché questi potessero crescere in età, in scienza ed in grazia. «Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare le doglie di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato: che cosa darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?» (Sir 7,27-28).

Il Signore glorifica il padre nei suoi figli, ed in essi riafferma il diritto della madre. Chi onora il padre, viene purificato dei suoi peccati; chi rende gloria alla madre è somigliante a colui che accumula un tesoro (cf.Sir 3,2-6). Tutti questi consigli ed altri ancora, sono come una luce chiara nella nostra vita nei riguardi dei nostri genitori. Chiediamo al Signore la grazia che non venga mai a mancare il vero amore che dobbiamo avere verso i genitori e sappiamo, con l’esempio, trasmettere agli altri questo dolce “dovere”.

Pensieri per il Vangelo di oggi
« Molte volte si esibisce un'apparenza di virtù, senza alcun interesse per la rettitudine interiore. Chi ama Dio si accontenta di piacergli, perché la ricompensa più grande che possiamo desiderare è l'amore stesso» (San Leone Magno)

«Chiediamo al Signore, per intercessione della Santa Vergine, di donarci un cuore puro, libero da ogni ipocrisia, finché siamo capaci di vivere secondo lo spirito della legge e giungere al suo fine, che è l’amore» (Francesco)

«Il quarto comandamento ricorda ai figli divenuti adulti le loro responsabilità verso i genitori. Nella misura in cui possono, devono dare loro l'aiuto materiale e morale, negli anni della vecchiaia e in tempo di malattia, di solitudine o di indigenza. Gesù richiama questo dovere di riconoscenza» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2218)
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TUTTO QUELLO CHE E' VERO, NOBILE, GIUSTO, PURO, AMABILE, ONORATO, VIRTUOSO E LODEVOLE, SIA OGGETTO DEI VOSTRI PENSIERI. (Fil.4,8) ------------------------------------------
 
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