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Serbava queste cose, meditandole... (Lc.2,19)

Ultimo Aggiornamento: 27/04/2024 08:16
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12/10/2022 09:01
 
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«Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle»

+ Rev. D. Joaquim FONT i Gassol
(Igualada, Barcelona, Spagna)
Oggi, vediamo come il Divino Maestro ci dà alcune lezioni: tra le altre, ci parla delle decime e anche della coerenza che devono avere gli educatori (genitori, maestri e ogni apostolo cristiano). Nel Vangelo secondo san Luca della Messa di oggi, l insegnamento appare in una forma più sintetica, ma nei passaggi paralleli di Matteo (23,1ss.) è piuttosto estesa e concreto. Tutto il pensiero del Signore porta alla conclusione che ciò che l ànima della nostra attività deve essere la giustizia, la carità, la misericordia e la fedeltà (cf. Lc 11,42).

Le decime nell Antico Testamento e la nostra attuale collaborazione con la Chiesa, secondo le leggi e le usanze vanno nella stessa linea. Ma dar carattere di legge obbligatoria a piccole cose come facevano i Maestri della Legge è esagerato e arduo: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!» (Lc 11,46).

È vero che le persone sensibili hanno delicati gesti di generosità. Abbiamo avuto esperienze recenti di persone che del loro raccolto hanno apportato alla Chiesa per il culto e per i poveri il 10% (la decima); altri che riservano la prima fioritura (le primizie), del miglior frutto del loro orto; o anche offrono lo stesso importo che hanno speso in un viaggio o nella vacanza; altri traggono il prodotto preferito del loro lavoro e tutto ciò con con la stessa finalità. Si intravede li assimilato lo spirito del Santo Vangelo. L amore è ingegnoso; dalle cose piccole ottiene gioie e meriti di fronte a Dio.

Il buon pastore passa davanti al gregge. I buoni genitori sono un modello: l esempio contagia. I buoni educatori sono coloro che si sforzano di vivere le virtù che insegnano. Questa è la coerenza. Non solamente con un dito ma pienamente: Vita di adorazione, di devozione alla Madonna, piccoli servizi in casa, diffondere il buonumore cristiano... «Le anime grandi hanno in gran conto le cose piccole» (San Josemaria).
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13/10/2022 10:33
 
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«Costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi»

Rev. D. Pedro-José YNARAJA i Díaz
(El Montanyà, Barcelona, Spagna)
Oggi, ci si propone il senso, l accettazione ed il trattamento dato ai profeti: «Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno» (Lc 11,49). Sono persone di qualunque condizione sociale o religiosa, che hanno ricevuto il messaggio divino e si sono impregnati di esso; impulsati dallo Spirito, l esprimono con segni e parole comprensibili nella loro epoca. E un messaggio trasmesso per mezzo di discorsi, mai compiacenti o comportamenti, quasi sempre difficili da accettare. Una caratteristica della profezia è la sua scomodità. Il dono risulta fastidioso per chi lo riceve, perché gli brucia interiormente, ed è spiacevole per quanto lo circonda, poichè oggi, grazie a l Internet o ai satelliti, puó diffondersi in tutto il mondo.

I contemporanei del profeta pretendono condannarlo al silenzio, lo calunniano, lo screditano, così fino alla morte. Arriva allora il momento di erigergli un sepolcro e di organizzargli omaggi quando non da più fastidio. Non mancano nell attualità profeti che godono di prestigio universale: la Madre Teresa, Giovanni XXIII, Monsignor Romero... Ricordiamo di cosa si lagnavano e ci esigevano? Mettiamo in pratica quello che ci fecero vedere? La nostra generazione dovrà rendere conto della cappa di ozono che ha distrutto, della desertizzazione che il nostro spreco d acqua ha causato, e anche dell´ostracismo a cui abbiamo ridotto i nostri profeti.

Ci sono ancora persone che si riservano il diritto di sapere in esclusiva , diritto che condividono nel migliore dei casi- con i loro congeneri, con quelli che permettono loro di continuare a conservarsi nei loro successi e sulla loro fama. Persone che chiudono il passo a quelli che cercano di entrare negli ambiti della consapevolezza, non sia il caso che sappiano tanto come loro e li superino: «Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l avete impedito» (Lc 11,52).

Adesso, come ai tempi di Gesù, molti analizzano frasi e studiano testi per screditare quelli che incomodano per le loro parole. E questo il nostro modo di procedere? «Non c è cosa più pericolosa come giudicare le cose di Dio con i ragionamenti umani» (San Giovanni Crisostomo).

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Cosa pensare di chi si adorna di un nome e non lo è? Così, molti si definiscono cristiani, ma non lo sono in realtà, perché non sono ciò che dicono, né nella vita, né nei costumi, né nella speranza, né nella carità» (Sant'Agostino)

«È propio della tentazione assumere un'apparenza morale: non ci invita direttamente a fare il male, sarebbe troppo grossolano. Fa finta di mostrarci il meglio» (Benedetto XVI)

«Durante tutta la sua vita, Gesù si mostra come nostro modello: è l'uomo perfetto che ci invita a diventare suoi discepoli e a seguirlo; con il suo abbassamento, ci ha dato un esempio da imitare, con la sua preghiera, attira alla preghiera, con la sua povertà, chiama ad accettare liberamente la spogliazione e le persecuzioni» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 520)
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18/10/2022 09:33
 
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«È vicino a voi il regno di Dio»

Fray Lluc TORCAL Monje del Monasterio de Sta. Mª de Poblet
(Santa Maria de Poblet, Tarragona, Spagna)
Oggi nella festa di San Luca l Evangelista della mitezza di Cristo-, la Chiesa proclama questo Vangelo nel quale si presentano le caratteristiche centrali dell apostolo di Cristo.

L apostolo è, in primo luogo, chi è stato chiamato dal Signore, designato da Lui, al fine di essere inviato in suo nome: è Gesù che chiama chi Lui vuole per affidargli una missione concreta! «Il signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi» (Lc 10,1).

L apostolo, dunque, per essere stato chiamato dal Signore, è anche, quello che dipende completamente da Lui. «Non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermativi a salutare nessuno lungo la strada» (Lc 10,4). Questa proibizione di Gesù ai suoi discepoli indica, soprattutto, che loro devono lasciare nelle sue mani quello che è più essenziale per vivere: il Signore, che veste i gigli dei campi e provvede ad alimentare gli uccelli, vuole che il suo discepolo cerchi, in primo luogo, il Regno dei Cieli e «Non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia: di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno» (Lc 12, 29-30).

L apostolo è, inoltre, chi prepara il cammino del Signore, annunciando la sua pace, guarendo i malati ed esprimendo, così, la venuta del Regno. Il compito dell apostolo è, dunque, centrale nella Chiesa e per la vita della Chiesa, perché da essa dipende la futura accoglienza al Maestro tra gli uomini.

La migliore testimonianza che ci può offrire la festa di un Evangelista, di uno che ha narrato la Buona Novella, è di renderci più consapevoli della dimensione apostolica-evangelizzatrice della nostra vita cristiana.
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19/10/2022 08:26
 
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Tenetevi pronti perché, nell ora che non immaginate, viene il Figlio dell uomo»

Rev. D. Josep Lluís SOCÍAS i Bruguera
(Badalona, Barcelona, Spagna)
Oggi, con la lettura di questo frammento del Vangelo, possiamo osservare che ogni persona è un amministratore: quando si nasce, riceviamo tutti un eredità genetica e delle capacità per realizzarci nella vita. Scopriamo che queste potenzialità e la vita stessa sono un dono di Dio, visto che noi non abbiamo fatto nulla per meritarle. Sono un regalo personale, unico e intrasferibile ed è ciò che ci conferisce la nostra personalità. Sono i talenti di cui ci parlò Gesù stesso (cf. Mt 25,15), le qualità che dobbiamo far crescere nel trascorso della nostra esistenza.

«Nell ora che non immaginate, viene il Figlio dell uomo» (Lc 12,40), finisce dicendo Gesù nel primo paragrafo. La nostra speranza è nella vita del Signore Gesù alla fine dei tempi; però ora qui, anche Gesù si fa presente nella nostra vita, nella semplicità e nella complessità di ogni momento. È oggi che con la forza del Signore possiamo vivere nel suo Regno. San Agostino ce lo ricorda con le parole del salmo 32,12: «Beata la nazione il cui Dio è il Signore», affinché possiamo esserne consapevoli, formando parte di questa nazione.

«Anche voi tenetevi pronti perché, nell ora che non immaginate, viene il Figlio dell uomo» (Lc 12,40), questa esortazione rappresenta un richiamo alla fedeltà, la quale mai è subordinata all egoismo. Abbiamo la responsabilità di saper corrispondere ai beni che abbiamo ricevuto insieme alla nostra vita, «conoscendo la volontà del padrone» (Lc 12,47), è ciò che chiamiamo la nostra coscienza , ed è ciò che ci fa degnamente responsabili delle nostre azioni. La risposta generosa da parte nostra verso l umanità, verso ogni essere vivente è una cosa doverosa e piena d amore.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Volesse il Signore degnarsi di svegliarmi dal sonno della mia accidia, a me, che pur essendo vile, sono comunque suo servo. Magari mi infiammasse del desiderio del suo amore incommensurabile e mi accendesse con il fuoco della sua divina carità!» (San Colombano, Abate)

«La sonnolenza dei discepoli continua, lungo l andare dei secoli, ad essere un occasione propizia per il potere del male. Questa mancanza di sensibilità delle anime concede al maligno del potere nel mondo» (Benedetto XVI)

«In Gesù il regno di Dio è vicino , chiama alla conversione e alla fede, ma anche alla vigilanza. Nella preghiera, il discepolo veglia attento a colui che è e che viene ( ). La preghiera dei discepoli, in comunione con il loro Maestro, è un combattimento, ed è vegliando nella preghiera che non si entra in tentazione» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2612)
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20/10/2022 08:49
 
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«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra»

+ Rev. D. Joan MARQUÉS i Suriñach
(Vilamarí, Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci presenta a Gesù come una persona di grandi desideri: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49). Gesù vorrebbe già vedere il mondo bruciare, ma bruciare di carità e virtù. Quasi niente! Deve affrontare ancora la prova di un battesimo, cioè, della croce, che avrebbe già voluto superare. Naturalmente! Gesù ha dei progetti in mente, e ha premura per vederli già realizzati. Potremmo dire che si tratta di una premura dovuta ad una santa impazienza. Anche noi abbiamo idee e progetti, e li vorremmo vedere realizzati subito. Il tempo interferisce. «Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!» (Lc 12,50), disse Gesù.

È lo stress della vita, l'inquietudine vissuta dalle persone che hanno grandi progetti. D altra parte, chi è privo di desideri è un pusillanime, un morto, un ostacolo. Inoltre è una persona triste, amareggiata, abituata a sfogarsi criticando coloro che lavorano. Ma tutti sappiamo che sono le persone che si muovono che generano movimento intorno a sé; sono quelle che avanzano che permettono agli altri di avanzare con loro.

Abbi grandi desideri! Punta in alto! Cerca la perfezione personale, familiare, professionale, apostolica... (delle tue opere, quella degli incarichi che ti confidano I santi hanno aspirato al massimo. Non ebbero paura dinanzi allo sforzo e alla tensione. Si mossero. Muoviti anche tu! Ricorda le parole di Sant Agostino: «Se dici basta, sei perduto. Aggiungi sempre, cammina sempre, avanza sempre; non ti fermare per strada, non retrocedere, non deviare. Si ferma colui che non avanza; retrocede colui che ripensa nel punto di partenza, si svia colui che apostata. È meglio uno zoppo che va per il cammino che colui che corre fuori dal cammino». E aggiunge: «Esaminati ma non accontentarti con quel che sei se vuoi arrivare a quello che non sei. Perché nello stesso istante in cui ti compiaccia, ti sarai fermato». Ti muovi o stai fermo? Chiedi aiuto a Maria Santissima, Madre della Speranza.
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23/10/2022 09:54
 
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«O Dio, abbi pietà di me...»

Rev. D. Joan Pere PULIDO i Gutiérrez
(Sant Feliu de Llobregat, Spagna)
Oggi, leggiamo con attenzione e novità il Vangelo di Luca. Una parabola rivolta ai nostri cuori. Delle parole di vita per rivelare la nostra autenticità umana e cristiana, che si basa su l'umiltà di sapere che siamo peccatori («O Dio, abbi pietà di me peccatore» Lc 18,13), e nella misericordia e la bontà del nostro Dio («chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato»: Lc 18,14).

L' autenticità è, oggi più che mai!, una necessità per scoprire noi stessi e mettere in evidenza la realtà liberatrice di Dio nelle nostre vite e nella nostra società. E ' l' atteggiamento giusto affinché la Verità della nostra fede arrivi, con tutta la sua forza, all uomo e la donna di oggi. Tre elementi costituiscono la colonna vertebrale di questa autenticità evangelica: la fermezza, l' amore e la saggezza (cf. 2Tim 1,7).

La fermezza, per conoscere la Parola di Dio e mantenerla nelle nostre vite, nonostante le difficoltà. Specialmente in questo nostro tempo, dobbiamo prestare attenzione a questo punto, perché vi è molto di auto-inganno nell'ambiente che ci circonda. San Vincenzo di Lerins ci ha avvertito: "Appena comincia a propagarsi la putrefazione di un nuovo errore e questo, per giustificarsi, prende alcuni versetti della Scrittura, che interpreta con false dichiarazioni e le frodi"

L' amore, per guardare con occhi teneri cioè, lo sguardo di Dio- alla persona o l' evento che abbiamo davanti a noi. San Giovanni Paolo II ci invita a «promuovere una spiritualità della comunione» che, tra altre cose, significa «uno sguardo del cuore soprattutto verso il mistero della Trinità che abita in noi, e la cui luce deve essere riconosciuta anche nel volto dei fratelli che stanno al nostro fianco».

E, infine, saggezza per trasmettere questa Verità nel linguaggio di oggi, incarnando realmente la Parola di Dio nella nostra vita: «Crederanno le nostre opere più che a qualsiasi altro discorso» (San Giovanni Crisostomo).
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25/10/2022 09:36
 
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«A che cosa è simile il regno di Dio?»

+ Rev. D. Francisco Lucas MATEO Seco
(Pamplona, Navarra, Spagna)
Oggi, i testi della liturgia, per mezzo di due parabole, mettono davanti ai nostri occhi una delle caratteristiche proprie del Regno di Dio: è qualcosa che cresce lentamente come un chicco di senape- ma che arriva a crescere fino al punto di offrire rifugio agli uccelli del cielo. Così lo manifestava Tertulliano: «Siamo di ieri e siamo dappertutto!». Con questa parabola, Nostro Signore esorta alla pazienza, alla fermezza alla speranza. Queste virtù sono particolarmente necessarie a coloro che si dedicano a diffondere il Regno di Dio. E necessario saper attendere, perché il chicco seminato, con la grazia di Dio e con la cooperazione umana, cresca, sprofondando le sue radici nella buona terra e cresca gradualmente, fino a diventare un albero. Bisogna, anzitutto, avere fede nella virtualità fecondità- contenuta nel seme del Regno di Dio. Questa semente è la Parola; ma è pure l Eucaristia, che si semina in noi per mezzo della Comunione. Nostro Signore Gesù Cristo paragonerà Sé stesso con il «chicco di grano, caduto in terra, (...) se (...) muore, produce molto frutto» (Gv 12,24).

Il Regno di Dio, continua Nostro Signore, è simile «al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata» (Lc 13,21). Anche qui si parla della capacità che ha il lievito di far fermentare la massa. Così succede con il resto d Israele di cui si parla nell Antico Testamento: il resto dovrà salvare e lievitare tutto il popolo. Continuando con la parabola, solamente è necessario che il lievito stia nella massa, che arrivi al popolo, che sia come il sale, capace di preservare dalla corruzione e di dare buon sapore a tutto il cibo (cf. Mat 5,13). E pure necessario dar tempo affinché il lievito svolga il suo lavoro.

Parabole che stimolano alla pazienza e alla speranza sicura, parabole che ci parlano del Regno di Dio e della Chiesa, e che si applicano anche allo sviluppo di questo stesso Regno e di quello di ognuno di noi.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Fiducia e fede viva mantengano l anima, che chi crede e spera tutto raggiunge» (Santa Teresa di Gesù)

«La vittoria del Signore è sicura, il suo amore farà crescere ogni seme di bene presente sulla terra» (Francesco)

«( ) È cosa buona e giusta pregare perché l'avvento del regno di giustizia e di pace influenzi il cammino della storia, ma è altrettanto importante impastare mediante la preghiera le umili situazioni quotidiane ( )» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 2.660)
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26/10/2022 07:44
 
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Sforzatevi di entrare per la porta stretta»

Rev. D. Lluís RAVENTÓS i Artés
(Tarragona, Spagna)
Oggi, andando verso Gerusalemme, Gesù si ferma un momento e qualcuno ne approfitta per domandarGli: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?» (Lc 13,23). Forse, all ascoltare Gesù, quell uomo si impensierì. Certamente, quello che Gesù insegna è meraviglioso ed attraente, ma le esigenze che comporta non sono di suo gradimento. Ma, e se volesse vivere il Vangelo a modo suo, con una morale alla carta ? Quali probabilità avrebbe di salvarsi?

Così, dunque, domanda: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?» Gesù non accetta questa impostazione. La salvazione è una questione troppo seria per poter essere risolta mediante un calcolo di probabilità. Dio «non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.» (2P 3,9).

Gesù risponde: «Sforzatevi ad entrare per la porta stretta, perché molti ,io vi dico, cercheranno di entrare ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici! Ma Egli vi risponderà:`Non so di dove siete´». Come possono considerarsi parte del suo gregge se non seguono il Buon Pastore né accettano il Magistero della Chiesa? «Allontanatevi da me, voi tutti operatori d iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti» (Lc 13,27-28).

Né Gesù né la Chiesa temono che l immagine di Dio Padre resti offuscata a causa della rivelazione del mistero dell inferno. Come afferma il Catechismo della Chiesa, «le affermazioni delle Sacre Scritture e gl insegnamenti della Chiesa a proposito dell inferno sono un richiamo alla responsabilità con la quale l uomo deve usare la sua libertà in relazione al suo destino eterno. Costituiscono, allo stesso tempo, un appello incalzante alla conversione» (n. 1036).

Cerchiamo di non fare i furbi e finiamola di fare calcoli. Sforziamoci di entrare per la porta stretta, ricominciando quante volte sia necessario, fiduciosi nella Sua misericordia. «Tutto quello che ti preoccupa momentaneamente dice san Josemaría-, importa poco. Quello che importa in un modo assoluto è che tu sia felice, che ti salvi».
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27/10/2022 12:00
 
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«Gerusalemme, Gerusalemme, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli e voi non avete voluto!»

Rev. D. Àngel Eugeni PÉREZ i Sánchez
(Barcelona, Spagna)
Oggi, possiamo ammirare la fermezza di Gesù nel compiere la missione che Gli è stata affidata dal Padre del Cielo. Lui non va a fermarsi per nulla: «Io scaccio i demoni e compio guarigioni oggi e domani» (Lc 13,32). Con questo atteggiamento, il Signore marcò la regola di condotta che lungo i secoli continueranno ad osservare i messaggeri del Vangelo durante le persecuzioni: non piegarsi di fronte al potere temporale. Sant Agostino dice che, in epoca di persecuzioni , i pastori non devono abbandonare i fedeli, ne quelli che soffriranno il martirio, nè quelli che sopravviveranno, come il Buon Pastore, che, vedendo venire il lupo, non abbandona il suo gregge, ma lo difende. Visto però il fervore con cui tutti i pastori della Chiesa erano disposti a spargere il proprio sangue, indica che sarà meglio sorteggiare quali dei pastori vengano offerti al martirio e quali restino a salvo per poi prendersi cura dei sopravvissuti.

Ai nostri giorni, con sfortunata frequenza, ci arrivano notizie di persecuzioni religiose, violenze fra tribù o rivoluzioni etniche in paesi del Terzo Mondo. Le ambasciate occidentali consigliano i propri concittadini di abbandonare la regione e a rimpatriare il proprio personale. Gli unici a rimanere sono i missionari e le organizzazioni di volontari, perché sembrerebbe un tradimento abbandonare i propri nei momenti difficili.

«Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto accogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta!» (Lc 13,34-35). Questo lamento produce in noi, cristiani del secolo XXI, una tristezza particolare, dovuta al sanguinoso conflitto tra giudei e palestini. Per noi, questa regione dell Oriente Medio, è la Terra Santa, la terra di Gesù e di Maria. Ed il clamore per la pace in tutti i paesi, deve essere ancora più intenso e sentito per la pace in Israele e Palestina.
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29/10/2022 08:40
 
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«Notando come sceglievano i primi posti...»

Rev. D. Josep FONT i Gallart
(Getafe, Spagna)
Oggi, avete fatto caso come inizia questo Vangelo? Loro, i farisei, lo stavano osservando e anche Gesù li osserva: «Notando come sceglievano i primi posti» (Lc 14,7) Che forma così diversa di osservare!

L osservazione, come tutte le attività interne ed esterne, è molto differente secondo la motivazione che la provoca, secondo i moventi interni, e d accordo con quello che c è nel cuore dell osservatore. I farisei come ci dice il Vangelo in diversi passaggi- osservano Gesù per accusarLo. Gesù, invece, osserva per aiutare, per servire, per fare il bene. E, come una madre sollecita, consiglia: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto» (Lc 14,8).

Gesù dice con parole quello che Lui è e quello che ha nel Suo cuore: non cerca onori ma di onorare; non pensa nel proprio onore ma in quello del Padre. Non pensa a Sé ma agli altri. Tutta la vita di Gesù è una rivelazione di chi è Dio : Dio è amore .

Perciò, in Gesù diventa realtà più che in chiunque altro- il Suo insegnamento: «Svuotò Se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini (...) Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome» (Fil 2,7-9).

Gesù è il Maestro in opere e parole. I cristiani vogliamo essere Suoi discepoli. Solo possiamo avere la stessa condotta del Maestro, se nel nostro cuore abbiamo ciò che aveva Lui, se abbiamo il Suo Spirito, lo Spirito d amore. Lavoriamo per aprirci totalmente al Suo Spirito e per lasciarci prendere e possedere totalmente da Lui.

E questo senza pensare di esserne elogiati , senza pensare a noi, ma solo a Lui. «Anche se non ci fosse il cielo, io ti amerei; anche se non ci fosse l inferno, ti temerei; così come Ti amo, io Ti amerei» (Autore anonimo o forse Miguel de Guevara?) Lasciamoci trasportare sempre dall amore!

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Oh, com è bella l anima umile: dal suo cuore, come fosse un incensiere, sale un profumo piacevolissimo e, attraverso le nuvole, giunge a Dio stesso» (Santa Faustina Kowalska)

«Cristo stesso prese l ultimo posto nel mondo la croce e proprio con questa radicale umiltà ci ha redenti e ci aiuta costantemente» (Benedetto XVI)

«La preghiera contemplativa è la più semplice espressione del mistero della preghiera. La preghiera contemplativa è un dono, una grazia; La preghiera contemplativa è un rapporto di alleanza, concluso da Dio nella profondità del nostro essere ( )» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n.2713)
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02/11/2022 09:37
 
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«Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno»

Fra. Agustí BOADAS Llavat OFM
(Barcelona, Spagna)
Oggi il Vangelo evoca il fatto più fondamentale del cristiano: la morte e risurrezione di Gesù. Facciamo oggi nostra la preghiera del Buon Ladrone: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno» (Lc 23,42). «La Chiesa non prega per i santi come prega per i defunti, i quali dormono già nel Signore, ma li affida alle loro preghiere» diceva Sant Agostino in un sermone. Una volta all anno, almeno, i cristiani ci interroghiamo sul senso della nostra vita e sul senso della nostra morte e risurrezione. E`questo il giorno della commemorazione dei fedeli defunti, della quale Sant Agostino ci ha mostrato la distinzione dalla festa di Tutti i Santi.

Le sofferenze dell Umanità sono le stesse che quelle della Chiesa e, senza nessun dubbio, hanno in comune il fatto che ogni sofferenza umana è in qualche modo privazione di vita. Pertanto, la morte di una persona cara produce in noi un dolore indicibile che neppure la fede può alleviare. Per questa ragione gli uomini hanno sempre voluto rendere onore ai defunti. La memoria, in effetti, è un modo per rendere presenti gli assenti, di perpetuare la loro vita. Tuttavia i meccanismi psicologici e sociali, con il trascorrere del tempo, attutiscono i ricordi. Se questo può umanamente essere angosciante, cristianamente, grazie alla risurrezione, troviamo la pace. Il vantaggio di credere in essa è che ci permette di fare affidamento al fatto che, nonostante l oblio, torneremo a ritrovarli nell altra vita.

Un secondo vantaggio del credere è che, al ricordare i defunti, preghiamo per loro. Lo facciamo dal di dentro, in intimità con Dio, e ogni volta che preghiamo assieme, nell Eucaristia: non siamo soli davanti al mistero della morte e della vita, ma lo condividiamo con i membri del Corpo di Cristo. Inoltre: vedendo la Croce sospesa tra cielo e terra, sappiamo che si stabilisce una comunione tra noi e i nostri defunti. Per questo San Francesco proclamò riconoscente: «Lodato sii, mio Signore, per nostra sorella, la morte corporale»
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05/11/2022 08:39
 
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«Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti»

Rev. D. Joaquim FORTUNY i Vizcarro
(Cunit, Tarragona, Spagna)
Oggi, Gesù parla nuovamente con autorevolezza: usa il «Io vi dico», che racchiude in sé una particolare forza di nuova dottrina. «Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità» (cf 1Tm 2,4). Lui ci vuole santi e ci segnala oggi alcuni punti necessari per raggiungere la santità ed essere in possesso della certezza: la fedeltà nel piccolo, l autenticità e il non perdere mai di vista che Dio conosce i nostri cuori.

La fedeltà nel piccolo è a portata di mano. Le nostre giornate sono spesso modellate da quel che chiamiamo normalità : lo stesso lavoro, le stesse persone, pratiche di pietà, la stessa famiglia... In queste realtà ordinarie è dove dobbiamo realizzarci come persone e crescere in santità. «Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto» (Lc 16,10). È necessario far bene ogni cosa, con retta intenzione, con il desiderio di piacere a Dio, nostro Padre fare le cose per amore ha un gran valore e ci prepara per ricevere il vero . Che bene lo esprimeva San Josémaria: Hai visto come hanno innalzato quell'edificio grandioso? Un mattone, poi un altro. Migliaia. Ma a uno a uno. E sacchi di cemento, a uno a uno. E blocchi squadrati, che contano ben poco rispetto alla mole dell'insieme. E pezzi di ferro. E operai che hanno lavorato giorno dopo giorno, le stesse ore... Hai visto come hanno innalzato quell'edificio grandioso?... A forza di cose piccole! (Cammino, n. 823).

Un buon esame di coscienza ogni sera ci aiuterà a vivere con purezza di intenzioni e non perdere mai di vista che Dio lo vede tutto, anche i pensieri più segreti, come abbiamo imparato nel catechismo, e quel che è importante è piacere a Dio in ogni cosa, il nostro Padre, che noi dobbiamo servire per amore, tenendo conto che «Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro» (Lc 16,13). Non dimentichiamolo mai: «Solo Dio è Dio» (Benedetto XVI).
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08/11/2022 09:22
 
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Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»

Rev. D. Jaume AYMAR i Ragolta
(Badalona, Barcelona, Spagna)
Oggi, l attenzione del Vangelo non si dirige all atteggiamento del padrone, ma a quello dei servi. Gesù invita i suoi apostoli, mediante l esempio di una parabola, a riflettere sull atteggiamento di servizio: il servo deve compiere il suo dovere senza aspettarsi una ricompensa: «Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?» (Lc 17,9). Tuttavia, questa non è l ultima lezione del Maestro con riguardo al servizio. Gesù dirà più avanti ai suoi discepoli : «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.» (Gv 15,15). Gli amici non presentano fatture. Se i servi devono compiere il loro dovere, ancora di più gli apostoli di Gesù. Noi, amici suoi, dobbiamo compiere la missione affidataci da Dio, coscienti che il nostro lavoro non ha diritto a nessuna ricompensa, perché lo facciamo con gioia e perché tutto quello che abbiamo e siamo è un dono di Dio.

Per il credente tutto è un simbolo, per chi ama tutto è un dono. Lavorare per il Regno di Dio è, già la nostra ricompensa; perciò non dobbiamo dire con tristezza né svogliatamente: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Lc 17,10), ma con la gioia di chi è stato chiamato a diffondere il Vangelo.

In questi giorni abbiamo presente anche la festa di un grande santo, di un grande amico di Gesù, molto popolare in Catalogna, san Martino di Tours, che dedicò la sua vita al servizio del Vangelo di Cristo. Di lui scrisse Sulpicio Severo: «Uomo straordinario che non fu soggiogato dal lavoro né vinto dalla morte, non ebbe preferenze per nessuna delle due parti, non temette la morte , non rifiutò la vita! Con le mani e gli occhi alzati verso il cielo, il suo spirito invincibile non smetteva di pregare». Nella preghiera, nel dialogo con l Amico, troviamo, effettivamente, il segreto e la forza del nostro servire servizio
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10/11/2022 09:19
 
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«Il regno di Dio è in mezzo a voi!»

+ Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM
(Barcelona, Spagna)
Oggi, i farisei domandano a Gesù una cosa che ci ha sempre attratti, con un insieme di interesse, di curiosità e di paura...: Quando verrà il Regno di Dio? Quando sarà il giorno definitivo, la fine del mondo, il ritorno di Cristo per giudicare i vivi ed i morti nel giudizio finale?

Gesù disse che ciò è imprevedibile. L unica cosa che sappiamo è che verrà improvvisamente, senza previo avviso: sarà «come la folgore, guizzando» (Lc 17,24), un successo improvviso, e allo stesso tempo colmo di luce e di gloria. Riguardo alle circostanze, la seconda venuta di Gesù resta nel mistero. Gesù, però, ci da una traccia autentica e sicura: da questo momento «il Regno di Dio è in mezzo a voi» (Lc 17,21). O, meglio ancora:«dentro di voi».

Il grande avvenimento dell ultimo giorno sarà un fatto universale, ma succede anche nel microcosmo di ogni cuore. E lì dove bisogna andare a cercare il Regno. E nel nostro intimo dov'è il Cielo, dove dobbiamo trovare Gesù.

Questo Regno, che comincerà in una forma imprevedibile fuori , può cominciare fin d ora dentro di noi. L ultimo giorno si svolge fin d adesso in ciascuno di noi. Se l ultimo giorno vogliamo entrare nel Regno, dobbiamo lasciar entrare adesso il Regno in ognuno di noi. Se vogliamo che Gesù in quell ultimo momento sia il nostro giudice misericordioso, lasciamo che Lui sia adesso il nostro amico ed ospite in noi stessi.

San Bernardo, in un sermone del tempo di Avvento, parla di tre venute di Gesù. La prima venuta, quando s incarnò; l ultima, quando verrà come giudice. C´è una venuta intermedia, che è quella che ha luogo adesso nel cuore di ciascuno di noi. E lì dove si fanno presenti, a livello personale e di esperienza, la prima e l ultima venuta. La sentenza che Gesù pronuncerà il giorno del Giudizio, sarà quella che risuoni adesso nel nostro cuore. Ciò che non è ancora arrivato, è già fin d ora una realtà.
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11/11/2022 09:07
 
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«Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva»

Rev. D. Enric PRAT i Jordana
(Sort, Lleida, Spagna)
Oggi, nel contesto predominante di una cultura materialista, molti agiscono come ai tempi di Noè: «Mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito» (Lc 17,27); o come i coetanei di Lot che «(...)compravano, vendevano, piantavano, costruivano» (Lc 17,28). Con una visione così miope, l aspirazione suprema di molti si riduce alla loro propria vita fisica temporanea e, conseguentemente, tutto il loro sforzo va orientato a conservare questa vita, a proteggerla e ad arricchirla.

Nel brano del Vangelo che stiamo commentando, Gesù vuole contrastare questo concetto frammentario della vita che mutila l essere umano e lo porta alla frustrazione. E lo fa mediante una sentenza seria e schiacciante, capace di smuovere le coscienze e di obbligare all impostazione di domande fondamentali: «Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva» (Lc 17,33). Meditando su questo insegnamento di Gesù Cristo, dice sant Agostino: «Che dire, dunque? Verranno condannati tutti quelli che fanno queste cose, cioè, quelli che si sposano, piantano vigne e costruiscono? No, loro no! Ma quelli che si vantano di queste cose, quelli che antepongono queste cose a Dio, quelli che sono disposti ad offendere immediatamente Dio per tali cose».

In realtà, chi perde la vita per averla voluto conservare se non colui che è vissuto esclusivamente per la carne, senza lasciar emergere lo spirito; o peggio ancora, colui che vive pieno di sé, ignorando completamente gli altri? Perché è evidente che la vita nella carne deve perdersi inevitabilmente, e la vita nello spirito, se non viene condivisa, si indebolisce.

Ogni vita, per sé stessa, tende naturalmente alla crescita, alla esuberanza, a fruttificare ed a riprodursi. Se, invece, viene sequestrata e rinchiusa, nell intento di possederla con cupidigia ed in forma esclusiva, appassisce, diventa sterile e muore. Per questo motivo, tutti i santi, prendendo come modello Gesù che intensamente visse per Dio e per gli uomini, hanno offerto generosamente la propria vita in diversi modi nel servire Dio ed i loro simili.
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14/11/2022 09:33
 
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«La tua fede ti ha salvato»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, il cieco Bartimeo (cf. Mc 10,46) ci offre una lezione di fede, espressa con franca sincerità davanti a Cristo. Quante volte ci converrebbe ripetere la stessa esclamazione di Bartimeo!: «Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!» (Lc 18-37). E così utile per la nostra anima sentirci indigenti! Il fatto è che lo siamo e che, sfortunatamente, poche volte lo riconosciamo davvero e..., naturalmente, ricadiamo nella ridicolaggine. Così ce l avverte san Paolo: «Che cosa possiedi che tu non l abbia ricevuto? E se l hai ricevuto perché te ne vanti come se non l avessi ricevuto?» (1Cor 4,7).

Bartimeo non ha vergogna di sentirsi com è. In non poche occasioni, la società, la cultura di quello che è politicamente corretto , vorrà farci tacere; con Bartimeo non ci riuscirono. Lui non cedette. Nonostante che «lo rimproveravano perché tacesse, (...) lui gridava ancora più forte: Figlio di Davide, abbi pietà di me!» (Lc 18,39). Che meraviglia! Vien voglia di dire: -Grazie, Bartimeo, per questo esempio!

Vale la pena di fare come lui, perché Gesù ascolta. E ascolta sempre, nonostante la baldoria che alcuni organizzino attorno a noi! La fiducia semplice (naturale) senza sottigliezze- di Bartimeo disarma Gesù e gli ruba il cuore: «ordinò che lo conducessero e (...) gli domandò: Che cosa vuoi che io faccia per te?» (Lc 18,40-41). Dinnanzi a una fede così grande, Gesù, senza perifrasi, e . . . Bartimeo neppure: «Signore, che io veda di nuovo!» (Lc 18,40-41). Detto e fatto: «Abbi di nuovo la tua vista! La tua fede ti ha salvato» (Lc18,42). Perché « la fede se è forte, difende tutta la casa» (sant Ambrogio), cioè tutto gli è possibile.

Lui è tutto; Egli ci da tutto. Allora cos'altro possiamo fare davanti a Lui se non darGli una risposta di fede? E questa risposta di fede significa lasciarsi trovare da questo Dio che, -mosso dal suo affetto di Padre- ci cerca da sempre. Dio non ci si impone, ma passa frequentemente molto vicino a noi: impariamo la lezione di Bartimeo e... non lasciamola passare inavvertitamente!
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16/11/2022 08:37
 
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«Fatele fruttare fino al mio ritorno»

+ P. Pere SUÑER i Puig SJ
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci propone la parabola delle mine: una quantità di denaro che quel nobile distribuì tra i suoi servi, prima di partire per un paese lontano. Anzitutto consideriamo l occasione che provoca la parabola di Gesù. Egli andava salendo a Gerusalemme, dove lo aspettavano la Passione e la Risurrezione. I discepoli «Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all altro» (Lc 19,11). Ed è in queste circonstanze quando Gesù propone questa parabola. Con essa, Gesù ci insegna che dobbiamo far fruttificare i doni e le qualità che Egli ci ha dato. Non sono nostri quindi non possiamo fare tutto ciò che vogliamo. Egli ce li ha lasciati per farli fruttificare. Quelli che hanno fatto fruttare le mine più o meno sono lodati e premiati per il suo Signore. É il servo pigro, che mise i soldi da parte in un fazzoletto senza farlo rendere, è colui che è rimproverato e condannato.

Il Cristiano, dunque deve aspettare È chiaro! il ritorno del suo Signore, Gesù. Però con due condizioni, se si vuole che l incontro sia amichevole, la prima è allontanare la curiosità malsana di voler sapere l ora del solenne e vittorioso ritorno del Signore. Verrà, disse in un altro momento, quando meno lo pensiamo. Via per tanto le speculazioni su questo! Aspettiamo con speranza, però in un attesa fiduciosa senza curiosità malsana. La seconda è di non perdere il tempo. L attesa dell incontro e della fine gioiosa non può essere una scusa per non prenderci sul serio il presente. Precisamente, perché la gioia e il piacere dell incontro finale sarà tanto migliore quanto maggiore sia la apportazione che ognuno abbia fatto per la causa del regno nella vita presente.

Non manca, neanche qui, la grave avvertenza di Gesù a quelli che si ribellano contro di Lui: «E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me» (Lc 19,27).

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Quando il cristiano elimina il suo tempo sulla terra, si rischia di annullare il suo cielo» (San Josemaria)

«Qualsiasi ambiente, anche il più lontano ed impraticabile, può diventare un luogo dove mettere a frutto i propri talenti. Non ci sono situazioni o luoghi esclusi dalla presenza e dalla testimonianza cristiana.» (Francesco)

«( ) Ogni uomo si costituisce 'erede', ottiene dei 'talenti' che arricchiscono la sua identità e che deve portare a compimento. Infatti, bisogna affermare che ognuno ha dei doveri nei confronti delle comunità di cui fa parte ( )» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 1.880)
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19/11/2022 08:57
 
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«Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui»

Rev. D. Ramon CORTS i Blay
(Barcelona, Spagna)
Oggi, la Parola di Dio tratta il tema capitale della risurrezione dei morti. Stranamente, come i sadducèi, neppure noi ci stanchiamo di formulare domande inutili e fuori posto. Vogliamo risolvere questioni dell aldilà con i criteri di quaggiù, mentre nel mondo futuro tutto sarà diverso: «Quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dei morti, non prendono né moglie né marito» (Lc 20,35). Partendo da premesse sbagliate, arriviamo a conclusioni erronee.

Se ci amassimo di più e meglio, non ci risulterebbe strano che in cielo non ci sia l esclusivismo dell amore che viviamo quaggiù, totalmente comprensibile per la nostra limitazione, che ci rende difficile uscire dai nostri circoli immediati. Ma nel cielo ci ameremo tutti e con un cuore puro, senza invidie né diffidenze, e non solo verso il marito o la moglie, i figli o i consanguinei, ma verso tutti, senza eccezioni né discriminazioni d idioma, di nazionalità, razza o cultura, perché l «amore vero raggiunge una forza grande» (San Paolino di Nola).

Ci fa molto bene ascoltare queste parole della Sacra Scrittura che affiorano sulle labbra di Gesù. Ci fa bene, perché potrebbe succederci che, mossi da tanti fattori che non ci lasciano neppure il tempo di pensare, e, sotto l influenza di una cultura ambientale che sembra negare la vita eterna, potremmo arrivare a sentirci presi dal dubbio riguardo alla risurrezione dei morti. Sì, ci fa molto bene che lo stesso Signore sia chi ci dice che c è un futuro aldilà della distruzione del nostro corpo e di questo mondo passeggero: «Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: «Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe». Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui»» (Lc 20,37-38).
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20/11/2022 08:56
 
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Costui è il re dei Giudei»

Rev. D. Joan GUITERAS i Vilanova
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci fa alzare gli occhi verso la croce dove Cristo morente sul Calvario. Qui vediamo il Buon Pastore che dà la vita per le pecore. E, su di Lui, c'è un cartello che recita: "Costui è il re dei Giudei" (Lc 23,38). Questo che soffre e che è così orribilmente sfigurato nel suo volto, è il Re? È possibile? LO capisce perfettamente il buon ladrone, uno dei due giustiziati a lato di Gesù. Dice con fede supplicante: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno" (Lc 23:42). La risposta di Gesù è confortante e vero: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso" (Lc 23,43).

Sì, confessiamo che Gesù è il Re. "Re" con maiuscola. Nessuno potrà essere mai alla altezza della sua regalità. Il Regno di Gesù non è di questo mondo. Si tratta di un Regno in cui si entra per la conversione cristiana. Un Regno di verità e di vita, un Regno di santità e di grazia, Regno di giustizia, di amore e di pace. Un Regno che esce dal sangue e l' acqua sgorgati dal fianco di Gesù Cristo.

Il Regno di Dio fu un tema primordiale nella predicazione del Signore. Invitava continuamente tutti ad entrare in Lui. Un giorno, nel Discorso della Montagna, proclamò beati i poveri nello spirito, perché essi possiederanno il Regno.

Origene, commentando la dichiarazione di Gesù: "Il regno di Dio è in mezzo a voi!" (Lc 17,21), spiega che chi implora la venuta del Regno di Dio, lo chiede rettamente da quel Regno di Dio che è dentro di lui, affinché nasca, fiorisca e maturi. Aggiunge che "il Regno di Dio che c'è dentro di noi, se andiamo avanti continuamente, raggiungerà la sua pienezza quando abbia compiuto ciò che dice l' Apostolo: Cristo, essendo sottoposti coloro che sono nemici, lascerà il Regno nelle mani di Dio Padre, affinché Dio sia tutto in tutti". Lo scrittore ci esorta a dire sempre "Sia santificato il tuo nome venga il tuo Regno".

Viviamo già adesso il Regno con la santità, e diamo testimonio di Lui con la carità che autentifica la fede e la speranza.
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22/11/2022 09:50
 
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«Non sarà lasciata pietra su pietra»

+ Rev. D. Antoni ORIOL i Tataret
(Vic, Barcelona, Spagna)
Oggi, ascoltiamo meravigliati il severo avvertimento del Signore: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta» (Lc 21,6). Queste parole di Gesù si situano alle antipodi di una così chiamata cultura del progresso indefinito dell umanità o, se si preferisce, di alcun leader tecnoscentifico e politicomilitare della specie umana, in inarrestabile evoluzione.

¿Da dove? ¿Fino a dove? Questo non lo sa nessuno e non lo può sapere, ad eccezzione, in ultimo termine, di una supposta materia eterna che nega Dio usurpando le sue qualità. Come cercano di beffarci coloro che rifiutano di accettare la precarietà e la limitazione che sono proprie della condizione umana!

Noi, discepoli del Figlio di Dio fatto uomo, di Gesù, ascoltiamo le sue parole e, assumendole le meditiamo. Ed ecco cosa ci dice: «Badate di non lasciarvi ingannare» (Lc 21,8). Ce lo dice Quello che è venuto a dar testimonio della verità, affermando che quelli che sono della verità ascoltano la sua voce.

E anche qui ci afferma: «Ma non è subito la fine» (Lc 21,9). Questo vuol dire, da una parte, che disponiamo di un tempo per la salvezza e che ci conviene approfittarlo; e, dall altra, che, in qualsiasi caso, verrà la fine. Sì, Gesù, «verrà a giudicare i vivi e i morti», così come lo professiamo nel Credo.

Lettori di Contemplare il Vangelo di oggi, cari fratelli e amici: alcuni versicoli più avanti del frammento che ora commento, Gesù ci stimola e consola con queste parole che, in suo nome, vi ripeto: «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita» (Lc 21,19).

Noi, dando una cordiale risonanza, con l energia di un inno cristiano, ci esortiamo l un l altro: «Perseveriamo, che con la mano tocchiamo già la cima!».
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23/11/2022 10:23
 
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Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, riflettiamo su questa sentenza breve ed incisiva di nostro Signore, che penetra nell anima e, al ferirla, ci fa pensare: perché è così importante la perseveranza? Perché Gesù fa dipendere la salvezza dall esercizio di questa virtù?

Perché non è il discepolo superiore al Maestro -«sarete odiati da tutti a causa del mio nome» (Lc 21,17)- e, se il Signore fu segno di contraddizione, necessariamente lo saranno i suoi discepoli. Il Regno di Dio lo carpiranno quelli che si sacrificano, quelli che lottano contro i nemici dell anima, quelli che combattono con coraggio questa bellissima guerra di pace e di amore , come gli piaceva dire a san Josemaría Escrivà, in questo consiste la vita cristiana. Non ci sono rose senza spine ed il cammino verso il Cielo non è un sentiero privo di difficoltà. Conseguentemente, senza la virtù cardinale della fortezza, le nostre buone intenzioni finiscono nella sterilità. E la perseveranza fa parte della fortezza: ci muove, concretamente, ad avere le forze sufficienti per sopportare con gioia le contrarietà.

La perseveranza, in grado sommo, la si ha sulla croce; perciò la perseveranza conferisce libertà all elargire il dominio di sé stessi per mezzo dell amore. La promessa di Cristo è indefettibile: «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.» (Lc 21,19) e questo è dovuto al fatto che ciò che ci salva è la Croce. E la forza dell amore quello che da ad ognuno la paziente e gioiosa accettazione della Volontà di Dio, quando questa come succede sulla Croce- contrasta, in un primo momento, con la nostra povera volontà umana.

Ma solo in un primo momento, perché poi viene liberata la traboccante energia della perseveranza che ci porta a capire la difficile scienza della Croce. Perciò la perseveranza genera pazienza che va molto più in là della semplice rassegnazione. Non ha inoltre niente a che vedere con atteggiamenti stoici. La pazienza contribuisce decisivamente a capire che la Croce, molto prima di essere dolore, è essenzialmente amore.

Chi ha capito meglio di tutti questa verità salvatrice è la nostra Mamma del Cielo; Lei aiuterà anche noi a comprenderla.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«La pazienza è la radice e la custodia di tutte le virtù: consiste nel tollerare i mali altrui con animo sereno e nel non avere nessun risentimento con chi ce li provoca» (San Gregorio Magno)

«Questa è la grazia che dobbiamo chiedere: la perseveranza. E che il Signore ci salvi dalle fantasie trionfalistiche. Il trionfalismo non è cristiano, non è del Signore. Il cammino di tutti giorni, nella presenza di Dio: quella è la strada del Signore. Percorriamola!» (Francesco)

«Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede; il martire è un testimone che arriva fino alla morte. Egli rende testimonianza a Cristo, morto è risorto, al quale è unito dalla carità. Rende testimonianza alla verità della fede e della dottrina cristiana ( )» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 2.473)
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24/11/2022 09:55
 
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Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina»

Fray Lluc TORCAL Monje del Monasterio de Sta. Mª de Poblet
(Santa Maria de Poblet, Tarragona, Spagna)
Oggi, leggendo questo santo Vangelo, come non possiamo non vedere riflesso il momento presente, pieno di minacce e di sangue? «Sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra» (Lc 21,25b-26a). Molte volte la seconda venuta del Signore è stata raffigurata con le immagini più terrificanti possibili, come sembra che avvenga effettivamente in questo Vangelo, sempre all insegna della paura.

Tuttavia, ci dobbiamo chiedere se sia questo il messaggio che oggi ci rivolge il Vangelo. Soffermiamoci sulle ultime parole: «Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,28). La essenza del messaggio di questi ultimi giorni dell anno liturgico non è la paura, ma la speranza della liberazione futura, ovvero la speranza squisitamente cristiana di raggiungere la pienezza di vita con il Signore, alla quale parteciperà anche il nostro corpo e il mondo che ci circonda. Gli avvenimenti che ci vengono narrati così drammaticamente, vogliono indicare in modo simbolico la partecipazione di tutta la creazione alla seconda venuta del Signore, così come già vi partecipò nella prima venuta, specialmente nel momento della sua passione, quando si oscurò il cielo e tremò la terra. La dimensione cosmica non rimarrà relegata alla fine dei tempi, in quanto è una dimensione che accompagna l uomo da quando entrò nel Paradiso.

La speranza del cristiano non è ingannevole, perché quando comincino ad accadere queste cose ci dice lo stesso Signore- «Allora vedranno il Figlio dell uomo venire su una nube con grande potenza e gloria» (Lc 21,27). Non viviamo nell angoscia dinanzi alla seconda venuta del Signore, la sua Parusia: meditiamo, piuttosto, sulle profonde parole di sant Agostino che, già nella sua epoca, vedendo i cristiani intimoriti di fronte al ritorno del Signore, si chiede: «Come può la Sposa aver paura del suo Sposo?».
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26/11/2022 10:26
 
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Vegliate in ogni momento pregando»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, ultimo giorno del tempo ordinario, Gesù ci avverte con molta chiarezza sul destino del nostro passaggio in questa vita. Se ci impegniamo, ostinatamente, a vivere assorti nell'immediatezza degli affanni della vita, arriverà l ultimo giorno della nostra esistenza terrena così repentinamente, che la stessa cecità della nostra avidità ci impedirà di riconoscere lo stesso Dio, che verrà (perché noi qui siamo di passaggio, lo sapevi?) per portarci alla intimità del suo Amore infinito. Sarà come ciò che succede a un bambino maleducato: così concentrato nei suoi giocattoli, che alla fine si dimentica dell affetto dei suoi genitori e della compagnia dei suoi amici. Quando si rende conto, piange sconsolato per la sua inaspettata solitudine.

L antidoto che ci offre Gesù è ugualmente chiaro: «Vegliate in ogni momento pregando» (Lc 21,36). Vegliare e pregare... Lo stesso avviso che diede ai suoi Apostoli la notte in cui fu tradito. La preghiera ha un componente ammirabile di profezia, tante volte dimenticato nella predicazione vale a dire, di passare dal mero vedere al guardare la quotidianità nella sua più profonda realtà. Come ha scritto Evagrio Pontico, la vista è il migliore di tutti i sensi; la preghiera è la più divina di tutte le virtù . I classici della spiritualità la chiamano visione soprannaturale , guardare con gli occhi di Dio. Vale a dire , conoscere la Verità: di Dio, del mondo, di me stesso. I profeti furono , non solo coloro che preannunciavano cosa sarebbe successo , ma anche coloro che sapevano interpretare il presente nei suoi giusti termini, dimensione e densità. Risultato: sono stati in grado di ricondurre la storia, con l aiuto di Dio.

Tante volte ci lamentiamo della situazione nel mondo. Dove andremo a finire?, diciamo. Oggi, che è l ultimo giorno del tempo ordinario, è anche giorno di decisioni finali. Chissà sia arrivato il momento che anche qualcun altro sia disposto ad abbandonare la sua ebrezza di presente e si dia da fare per un futuro migliore. Vuoi essere tu? Allora, coraggio!, e che Dio ti benedica.
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29/11/2022 08:44
 
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Io ti rendo lode, Padre»

Abbé Jean GOTTIGNY
(Bruxelles, Belgio)
Oggi leggiamo un brano del decimo capitolo del Vangelo secondo San Luca. Il Signore invia settantadue discepoli ai luoghi dove anche Lui doveva andare. Essi ritornano esultanti. Sentendoli raccontare del loro operato e delle loro gesta «Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra » (Lc 10,21).

La gratitudine è uno degli aspetti dell umiltà. L arrogante considera che non deve niente a nessuno. Ma, per essere grati, è necessario essere capaci di riconoscere, in primo luogo, la propria piccolezza. Grazie è una delle prime parole che insegniamo ai bambini. «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli» (Lc 10,21).

Benedetto XVI, parlando dell atteggiamento dell adorazione, afferma che questo presuppone un «riconoscimento della presenza di Dio, Creatore e Signore dell universo. È un riconoscimento pieno di gratitudine che emerge dal profondo del cuore e avvolge tutto l essere, perché l uomo può realizzarsi solamente adorando e amando Dio sopra ogni cosa».

Un anima sensibile esperimenta la necessità di manifestare il suo riconoscimento. È la sola cosa che come uomini possiamo fare per corrispondere ai favori divini. «Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?» (1Cor 4,7). Naturalmente abbiamo bisogno di «ringraziare a Dio Padre, attraverso il Figlio, nello Spirito Santo; con la grande misericordia con la quale ci ha amati, ha avuto pietà di noi, e quando eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatto rivivere con Cristo, perché fossimo in Lui una nuova creazione» (San Leone Magno).
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30/11/2022 09:01
 
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«Vi farò pescatori di uomini»

Prof. Dr. Mons. Lluís CLAVELL
(Roma, Italia)
Oggi è la festa di Sant Andrea apostolo, festa che viene celebrata solennemente dai cristiani della Chiesa di Oriente. Fu uno dei primi due giovani che conobbero Gesù sulla riva del Giordano e ad avere una lunga conversazione con Lui. Subito andò a cercare il fratello Pietro dicendogli: «Abbiamo trovato il Messia», e lo portò da Gesù (Gv 2,41). Poco tempo dopo, Gesù chiamò questi due fratelli pescatori e suoi amici, proprio come lo leggiamo nel Vangelo di oggi: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini» (Mt 4,19). Nello stesso villaggio c erano altri due fratelli, Giacomo e Giovanni, compagni e amici dei primi due, e pescatori come loro. Gesù chiamò anche loro a seguirlo. È meraviglioso leggere come loro lo lasciarono tutto e lo seguirono subito , parola ripetuta nei due casi. Non si può dire a Gesù: dopo , più avanti , o ancora adesso ho troppo lavoro

Anche a ognuno di noi a tutti i cristiani Gesù ci chiede ogni giorno di metterci al suo servizio con tutto ciò che siamo e abbiamo.; questo significa abbandonare tutto, non tenere nulla per noi, affinché, vivendo con Lui i nostri obblighi professionali, e famigliari, possiamo diventare pescatori di uomini . Ma cosa significa esattamente pescatori di uomini ? Una buona risposta la può dare un commento di San Giovanni Crisostomo. Questo Padre e Dottore della Chiesa dice che Andrea non sapeva spiegare bene a suo fratello Pietro chi fosse Gesù, e per questo motivo «lo portò alla fonte della luce stessa» che è Gesù Cristo. Pescare uomini significa aiutare coloro che ci circondano, nella famiglia o nel lavoro, affinché si incontrino con Cristo, unica fonte di luce nel nostro cammino.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Pietro e Andrea non avevano visto Gesù compiere ancora alcun miracolo. Non avevano ancora sentito nulla del premio eterno e, tuttavia, all udire la voce del Signore dimenticano tutto ciò che credevano di possedere» (San Gregorio Magno)

«L apostolo Adrea ci insegni a seguire gesù con prontezza, a parlare di Lui con entusiasmo, e soprattutto a coltivare una autentica familiarità con Lui,consapevoli che solocon Lui possiamo trovare il significato della nostra vita e della nostra morte» (Benedetto XVI)

«Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta la Rivelazione del sommo Dio, ordinò agli Apostoli di predicare a tutti, comunicando loro i doni divini, come la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale, il Vangelo che, prima promesso per mezzo dei profeti, Egli ha adempiuto e promulgato di sua bocca» (Catechismo della Chiesa Cattolica, nº 75)
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01/12/2022 07:51
 
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«Non chiunque mi dice: Signore, Signore , entrerà nel regno dei cieli»

Abbé Jean-Charles TISSOT
(Freiburg, Svizzera)
Oggi, il Signore pronuncia queste parole al termine del Suo sermone della montagna , nel quale dà un valore nuovo e più profondo ai Comandamenti del Vecchio Testamento, le parole di Dio agli uomini. Si esprime quale Figlio di Dio, e come tale ci chiede di ricevere quello che io vi dico, come parole di somma importanza: parole di vita eterna che devono essere messe in pratica, e, non solo per essere ascoltate rischiando di dimenticarle o di accontentarsi di ammirarle o di ammirare il Suo autore- ma senza coinvolgersi personalmente.

«Costruire sulla sabbia una casa» (cf. Mt 7,26) è una immagine per descrivere un contegno insensato, che non porta a nessun risultato positivo e finisce nell insuccesso di una vita, dopo uno sforzo lungo e penoso per costruire qualcosa. Bene curris sed extra viam , diceva sant Agostino: corri bene, però fuori dal percorso omologato. Che peccato! Arrivare, solo fino lì: Al momento della prova, delle tempeste e degli straripamenti che necessariamente comprende la nostra vita.

Il Signore vuole insegnarci a porre una base solida, e che il cemento proceda dallo sforzo di mettere in pratica i Suoi insegnamenti, vivendoli ogni giorno con piccole decisioni che cercheremo di seguire. Le nostre risoluzioni quotidiane di vivere la dottrina di Cristo devono, così, sfociare in risultati concreti che, anche se non saranno definitivi, ci permettono di ricavarne felicità e gratitudine quando faremo alla sera, l esame di coscienza. L allegria di aver ottenuto una piccola vittoria su noi stessi sarà un allenamento per altre battaglie e la forza non ci mancherà con la grazia di Dio- per perseverare fino alla fine.
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03/12/2022 10:00
 
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«Pregate (...) il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!»

Rev. D. Xavier PAGÉS i Castañer
(Barcelona, Spagna)
Oggi, quando è trascorsa già una settimana, nell itinerario di preparazione alla celebrazione del Natale, abbiamo già constatato che una delle virtù in cui dobbiamo esercitarci nell Avvento è la speranza. Ma non in un modo passivo, come chi stà ad aspettare il passaggio del treno, ma una speranza attiva che ci spinge a prepararci, mettendo, da parte nostra, tutto ciò che sia necessario affinché Gesù possa nascere di nuovo nei nostri cuori.

Dobbiamo, però, cercare di non limitarci solo a quello che noi aspettiamo ma soprattutto a trattare di scoprire che cos è quello che Iddio aspetta da noi. Come i dodici, anche noi siamo chiamati a seguire le loro strade. Voglia il Cielo che oggi ascoltiamo la voce del Signore che -per mezzo del profeta Isaia- ci dice: «Questa è la strada, percorretela» (Is 30,21, della prima lettura di oggi). Seguendo ognuno il proprio cammino, Dio aspetta da tutti che con la nostra vita annunciamo «che il Regno dei cieli è vicino» (Mt 10,7).

Il Vangelo di oggi ci narra come, di fronte a quella moltitudine di gente, Gesù ebbe compassione e disse loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Mt 9,37-38). Lui ha voluto aver fiducia in noi e vuole che, nelle più diverse circostanze, rispondiamo alla vocazione di convertirci in apostoli del nostro mondo. La missione per la quale Dio Padre ha inviato suo Figlio al mondo richiede da noi essere i suoi seguaci. Ai giorni nostri troviamo anche una moltitudine disorientata e priva di speranza, che ha sete della Buona Novella della Salvezza che Cristo ci ha portato e della quale noi siamo i messaggeri. E una missione affidata a tutti. Coscienti delle nostre debolezze e handicaps, appoggiamoci sulla preghiera costante e siamo contenti di diventare così collaboratori del piano redentore che Cristo ci ha rivelato.
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04/12/2022 11:17
 
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«Fate (...) un frutto degno della conversione»

Pbro. Walter Hugo PERELLÓ
(Rafaela, Argentina)
Oggi, il Vangelo di san Matteo ci presenta Giovanni il Battista invitandoci alla conversione: «Convertitevi, perchè il regno dei cieli è vicino!».

A lui accorrevano molte persone volendo essere battezzate e «confessando i propri peccati» (Mt 3,6). Ma, tra tanta gente, Giovanni fissa lo sguardo verso qualcuno in particolare: i farisei, i sadducei, così bisognosi di conversione come ostinati nel negare tale bisogno. A loro vanno dirette le parole del Battista: «Fate un frutto degno della conversione» (Mt 3,8).

Giacchè abbiamo cominciato il tempo d Avvento, tempo di gioiosa attesa, ci troviamo con l esortazione di Giovanni, che ci fa capire che quest attesa non s identifica con il quietismo , nè si rishia di pensare che`siamo già salvi per il solo fatto di essere cristiani´. Quest attesa è la ricerca dinamica della misericordia di Dio, è una conversione cordiale, è la ricerca della presenza del Signore che venne, viene e verrà.

Il tempo d Avvento, insomma, è «conversione che passa dal cuore alle opere e, conseguentemente, alla vita tutta del cristiano» (San Giovanni Paolo II).

Approfittiamo, fratelli, questo tempo opportuno che ci regala il Signore per rinnovare la nostra scelta per Cristo, togliendo dal nostro cuore e dalla nostra vita tutto quello che non ci permetta di riceverlo degnamente. La voce del Battista continua a risuonare nel deserto dei nostri giorni: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» (Mt 3,3).

Come Giovanni fu per quei tempi questa «voce che invoca nel deserto», così pure i cristiani sono invitati dal Signore ad essere voci che gridano agli uomini l anelo dell attesa vigiliante:«Prepariamo i cammini, si avvicina già il Salvatore; usciamo, pellegrini, all incontro del Signore. Vieni, o Signore, a liberarci, vieni a redimere il tuo popolo; purifica le nostre vite e non tardare a venire» (Inno d Avvento della liturgia delle Ore).

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Se, chiamati da Cristo, vi confessate, i muri saranno abbattuti, le catene saranno sciolte, anche se il fetore della corruzione corporale è molto forte» (Sant'Ambrogio di Milano)

«Il Battista predica la giusta fede e le buone opere, affinché la potenza della grazia penetri, la luce della verità risplenda, i sentieri verso Dio siano resi diritti. Il precursore di Gesù è come una stella che precede il sorgere del Sole, di Cristo» (Benedetto XVI)

«San Giovanni Battista, "profeta dell'Altissimo" (Lc 1,76), supera tutti i profeti, di cui è l'ultimo, e inaugura il Vangelo. Dal grembo di sua madre saluta la venuta di Cristo e trova la sua gioia nell'essere "l'amico dello sposo" (Gv 3,29) che egli indica come "l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo" (Gv 1,29) (...)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 523)
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06/12/2022 07:36
 
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«Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda»

Fr. Damien LIN Yuanheng
(Singapore, Singapore)
Oggi, Gesù ci sfida: «Che ve ne pare?» (Mt 18,12); Che tipo di misericordia pratichi? Noi forse, "cattolici praticanti", dopo aver assaggiato più volte la misericordia di Dio nei sacramenti, siamo tentati di pensare che siamo giustificati agli occhi di Dio. Siamo in pericolo di diventare inconsapevolmente il fariseo che sminuisce il pubblicano (Lc 18,9-14). Anche se non lo diciamo ad alta voce, possiamo pensare che siamo senza colpa davanti a Dio. Alcuni sintomi di questo orgoglio farisaico che prende radice in noi puo tradursi nell insofferenza con i difetti degli altri, o a pensare che gli avvertimenti non vanno mai per noi.

Il disobbediente profeta Giona, un Ebreo, fu irremovibile quando Dio mostrò compassione per la gente di Ninive. Yahvé rimproverò l intolleranza di Giona (cfr Jon 4,10-11). Quello sguardo umano poneva limiti alla misericordia di Dio. Forse anche noi abbiamo dei limiti alla misericordia di Dio? Dobbiamo prestare attenzione alla lezione di Gesù: «Siate dunque misericordiosi, come anche il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Con ogni probabilità, abbiamo ancora molta strada da percorrere per emulare la misericordia di Dio!

Come dovremmo comprendere la misericordia del nostro Padre celeste? Il Papa Francesco ha detto che «Dio perdona non con un decreto, ma con una carezza». L'abbraccio di Dio per ciascuno di noi è chiamato Gesù Cristo . Cristo manifesta la misericordia paterna di Dio. Nel quarto capitolo del Vangelo di Giovanni, Cristo non ossigena i peccati della Samaritana. Invece, la misericordia divina cura la Samaritana aiutandola ad affrontare pienamente la realtà del peccato. La misericordia di Dio è del tutto coerente con la verità. La misericordia non è una scusa per prendere sconti morali. Tuttavia, Gesù deve aver causato il suo pentimento molto più teneramente di quanto la donna adultera sentì "ferita dall'amore" (cfr Gv 8,3-11). Anche noi dobbiamo imparare ad aiutare gli altri ad affrontare i propri errori senza vergognarli, con grande rispetto per loro come fratelli in Cristo, e con tenerezza. Nel nostro caso, anche con umiltà, sapendo che noi stessi siamo "vasi di argilla".
10/12/2022 08:49
 
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«Elìa è già venuto e non l hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto»

Rev. D. Xavier SOBREVÍA i Vidal
(Sant Just Desvern, Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù dialoga con i discepoli, scendendo dalla montagna dove hanno vissuto la Trasfigurazione. Il Signore non ha accolto la proposta di Pietro di restare e scende rispondendo alle domande dei discepoli. Questi, che hanno appena partecipato brevemente della gloria di Dio, restano sorpresi e non capiscono che il Messia sia già arrivato, senza che prima sia venuto il profeta Elia a preparare tutto.

Il fatto è che la preparazione è già stata realizzata. «Ma io vi dico: Elia è già venuto» (Mt 17,12): Giovanni Battista ha preparato il cammino. Ma gli uomini del mondo non riconoscono gli uomini di Dio, ne i profeti del mondo riconoscono i profeti di Dio, né i prepotenti della Terra riconoscono la divinità di Gesù Cristo.

E necessario uno nuovo sguardo ed un cuore nuovo per riconoscere i cammini di Dio e per rispondere con generosità ed allegria alla chiamata esigente dei suoi inviati. Non tutti sono disposti a capirlo ed, ancor meno, a viverlo. Peggio ancora, le nostre vite ed i nostri progetti possono contrapporsi alla volontà del Signore. Un opposizione che può trasformarsi, addirittura, in lotta e rifiuto del nostro Padre del Cielo.

Abbiamo bisogno di scoprire l intenso amore che guida i disegni di Dio verso di noi e, se siamo conseguenti con la fede e la morale che Gesù ci svela, non ci devono sorprendere le ostilità, le diffamazioni e le persecuzioni. Giacché, pur trovandoci sulla buona strada, non possiamo evitare le difficoltà della vita e Lui, nonostante la sofferenza, ci incoraggia a continuare.

Alla Madre di Gesù, Regina degli Apostoli, chiediamo che interceda perché a nessuno manchino amici, che, come i profeti, annunzino loro la Buona Nuova della salvazione che la nascita di Gesù Cristo ci porta. Abbiamo la missione, tu ed io, che questo Natale sia vissuto più cristianamente da parte di tutti quelli che incontreremo nel nostro cammino.
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