Scriveva il ricercatore Vittorio Guberti sull’ Osservatorio
Epidemiologico Veterinario Regionale della Lombardia nel
giugno del 2000:
“Rimane comunque indispensabile sottolineare come la trasmissione dell'infezione (dell’Influenza Aviaria) dagli anatidi selvatici a quelli allevati sia allo stato attuale una semplice ipotesi mai confermata.”
Se è vero che questa ipotesi viene presa in considerazione anche da scienziati dissidenti, questi affermano comunque con forza che la variante altamente patogena del
virus H5N1 si è sviluppata negli allevamenti industriali in Asia e da lì si è diffusa nel resto del mondo ad opera di traffici e commerci,
non attraverso la migrazione degli uccelli.
Gli uccelli selvatici sono vittime del contagio quando vengono in contatto con polli allevati o loro derivati,
ma non propagano il virus. Non un solo caso è stato accertato dal 2000 in poi. Tutto ciò che leggerete si basa perciò su questo presupposto.
Nel 2005 il virus si diffonde da Lanzhou, Cina, al Tibet, a circa 1.500 km di distanza, a causa del traffico dei polli. La stessa ditta responsabile della diffusione del contagio dalla Cina al Tibet controlla anche il 30-40% del commercio dei polli in Turchia, nazione dove sempre nel 2005 si è diffuso ampiamente il contagio che ha inoltre provocato vittime umane. Logico quindi supporre che il contagio in Turchia sia avvenuto allo stesso modo che in Tibet, e cioè a causa del traffico di polli (o di loro derivati) da oriente. All’inizio di febbraio si verificano due fatti concomitanti: un forte contagio di Cigni reali ed altri uccelli acquatici sull’isola di Ruegen, nell’ex Germania est ed il ritrovamento di cigni infetti in varie nazioni europee, fra cui Austria, Slovenia, Bosnia, ed Italia, dove il contagio raggiunge Puglia, Calabria e Sicilia. Anche nei Balcani si rinvengono cigni infetti, e questo farebbe pensare ad un'unica origine “balcanica” ed “orientale” dei cigni infetti. In realtà mappando i punti di rinvenimento dei cigni infetti in Europa centrale, si potrebbe tracciare una linea pressochè netta, che collega l’isola di Ruegen con la Puglia passando appunto per Austria e Slovenia. Da lì i cigni avrebbero attraversato l’Adriatico, perché ci sono osservazioni i cigni in migrazione in Abruzzo all’inizio di febbraio.
Ma come era avvenuto il contagio sull’isola di Ruegen, da dove con ogni probabilità si era esteso ai cigni che sono poi andati a morire in Europa centrale ed Italia meridionale senza infettare né altri uccelli selvatici né pollame?
In un dibattito televisivo il 16 febbraio alla TV tedesca alla presenza di Franz Bairlein, Direttore del Centro per la Ricerca ornitologica di Wilhelmshaven, si è appreso che la Germania aveva importato grandi quantità di polli e loro derivati dalla Turchia: ecco da dove può con ogni probabilità essere arrivato il contagio. Purtroppo però, a fronte dell’escalation di rinvenimenti di uccelli infetti a Ruegen (oltre 100, unico caso in tutta Europa), un inspiegabile silenzio cade sulle possibili origini “
domestiche” del contagio.
Gli uccelli selvatici morti a Ruegen per aver contratto la variante altamente patogena del virus dell'Influenza Aviaria H5N1, non erano in migrazione ma stavano trascorrendo l'inverno nella regione. Un’ondata di freddo avrebbe perciò spinto parte dei cigni che stavano svernando a Ruegen ad abbandonare la zona per dirigersi verso le regioni calde del Mediterraneo, come avevano d’altra parte fatto 39 Oche delle nevi che dalla Germania si erano dirette alla volta del veneziano. Nessun caso di Influenza Aviaria, secondo le autorità locali, avrebbe colpito i 400.000 polli degli allevamenti industriali localizzati sull'isola di Ruegen (di cui, onestamente, la stampa mica ne ha mai parlato). Comunque, non molto tempo dopo che furono trovati i primi cigni infetti a Ruegen e che il Primo Ministro tedesco aveva visitato l'isola, le autorità ordinarono di sopprimere i polli degli allevamenti industriali in grande quantità.
Non sembra molto strano tutto ciò?
Perchè sopprimere in massa polli sani?
Sicuramente non c'era stato nessun contatto tra i cigni ed i polli rinchiusi negli allevamenti. Vicino a dove era stato trovato il primo cigno infetto vi è uno di questi allevamenti industriali, e non è uno scenario irreale quello che ipotizza che i cigni abbiano contratto il virus mentre si nutrivano nei campi dove era stato sparso il letame dei polli proveniente dall'allevamento.
Nessuno comunque, a fronte di questa forte eventualità, ha indagato in questa direzione.
Nessuna autorità.
Nessun mezzo di informazione.
Un ornitologo dissidente olandese, una voce fuori dal coro, ci informa poi che in Olanda migliaia di tamponi fecali sono stati campionati da anatre e gabbiani nel corso degli ultimi anni.
Nessuno di questi è risultato positivo a nessun tipo di Influenza Aviaria. Nonostante ciò, i ricercatori olandesi coinvolti nelle ricerche hanno suggerito per mesi che gli uccelli acquatici migratori erano potenziali diffusori del virus dell'Influenza Aviaria dall'Asia all'Europa Occidentale, solo poche tappe dalla Mongolia all'Olanda, hanno dichiarato alla BBC ed hanno pure mostrato sulle mappe come potesse verificarsi!
Il Ministro dell'agricoltura olandese, anch'esso un imprenditore agricolo, ha ordinato che polli sani dei pollai all'aperto fossero tenuti al chiuso durante la stagione migratoria lo scorso ottobre, contribuendo così ad alimentare il mito e la confusione. Il pubblico è stato invitato a starsene lontano dalle concentrazioni di avifauna acquatica per impedire che potessero essere diffuse accidentalmente le loro feci. Ma non ha fermato contemporaneamente la caccia ed il disturbo delle oche selvatiche. Le organizzazioni che si occupano di studi ornitologici in Olanda sono da biasimare per aver mantenuto in vita il mito. Non hanno comunque proposto di fermare la caccia alle oche. Al contrario hanno accettato
finanziamenti da parte del Ministero dell'Agricoltura per monitorare gli spostamenti delle oche selvatiche e degli altri uccelli acquatici durante la stagione venatoria e, la cosa più buffa di tutte, dovevano contare il numero di escrementi rilasciati dagli uccelli selvatici mentre sorvolavano gli allvamenti di polli. Infine hanno suggerito di tenere al chiuso i polli ancora una volta a partire dal 1° di marzo con l'inizio della stagione migratoria primaverile.
Ancora, secondo il francese Romain Julliard perché così pochi casi in uccelli selvatici infetti si sono verificati in Asia nelle regioni più toccate dall’influenza aviaria?
La risposta è spiegata dagli studi scientifici. In linea generale, la variante altamente patogena dell’Influenza Aviaria non riesce a persistere nelle popolazioni selvatiche: gli individui sono poco sensibili e quelli che lo contraggono, probabilmente perché debilitati da inedia, freddo o ingestione di pallini da caccia (come i cigni trovati morti in massa in Puglia nel 1993), non trasmettono il virus ai loro simili.
Infine, che cosa accadrà agli uccelli migratori che stanno per ritornano dall’Africa?
Secondo le informazioni di cui tutti possono disporre, non c’è stato
alcun caso dimostrato della variante altamente patogena dell’Influenza Aviaria in un uccello selvatico, migratore o no, in Africa. Gli allevamenti avicoli contaminati lo sono stati quasi sicuramente a causa dell’importazione di uccelli dal Sud-Est dell’Asia o dalla Turchia.
Perché, ancora una volta, tanta inquietudine nei riguardi degli uccelli migratori?
[Modificato da fcvinci 07/03/2006 18.08]