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Notizie sull'Influenza Aviaria

Ultimo Aggiornamento: 07/03/2006 18:07
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28/02/2006 10:52
 
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I cigni non trasmettono l'influenza aviaria né agli altri uccelli né alle persone, sono solo vittime e si sono con ogni probabilità infettatti entrando in contatto con escrementi di polli sparsi sui campi. Secondo un articolo dell'Independent in data 26 febbraio 2006:
http://news.independent.co.uk/...
Scienziati dissidenti accettano che l'Influenza Aviaria sia partita da uccelli selvatici, ma che si sia sviluppata nelle condizioni affollate degli allevamenti industriali in Asia. Una ricerca pubblicata nel bollettino ufficiale della Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti accusa il commercio del pollame per aver diffuso l'Influenza Aviaria dalla Cina al Vietnam.
Birdlife aggiunge che il virus si è diffuso in Russia durante l'estate, e anche se si è data al colpa agli uccelli migratori, questi erano innocenti in quanto in estate sono inabili al volo poichè vanno soggetti alla muta del piumaggio. Inoltre Birdlife sottolinea che il contagio in Nigeria è avvenuto in un allevamento industriale lontano dalle rotte migratorie. Secondo un report di "Grain", un gruppo di pressione sull'agricoltura, gli allevamenti industriali ed il commercio internazionale di pollame sono chiaramente responsabili per la diffusione dell'Infuenza Aviaria, e gli uccelli selvatici sono stati ingiustamente accusati della diffusione del contagio.
Il virus H5N1 si è sviluppato all'interno di allevamenti intenzivi di pollame in Asia ed ha proliferato attraverso le esportazioni di pollame vivo e con l'utilizzo di letame di pollo usato come fertilizzante. Questo report di Grain è stato pubblicato dopo l'annuncio che il virus è stato trovato in un allevamento di tacchini in Francia. Sebbene l'allevamento sia situato vicino a dove sono state trovate due anatre infette, tutti i suoi 11.000 tacchini erano tenuti strettamente al chiuso senza poter avere contatto con gli uccelli selvatici.

foto Oca selvatica, Andrea S.

[Modificato da fcvinci 07/03/2006 21.25]


 
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06/03/2006 14:02
 
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da leggere...
Scriveva il ricercatore Vittorio Guberti sull’ Osservatorio
Epidemiologico Veterinario Regionale della Lombardia nel giugno del 2000:

“Rimane comunque indispensabile sottolineare come la trasmissione dell'infezione (dell’Influenza Aviaria) dagli anatidi selvatici a quelli allevati sia allo stato attuale una semplice ipotesi mai confermata.”
Se è vero che questa ipotesi viene presa in considerazione anche da scienziati dissidenti, questi affermano comunque con forza che la variante altamente patogena del virus H5N1 si è sviluppata negli allevamenti industriali in Asia e da lì si è diffusa nel resto del mondo ad opera di traffici e commerci, non attraverso la migrazione degli uccelli.
Gli uccelli selvatici sono vittime del contagio quando vengono in contatto con polli allevati o loro derivati, ma non propagano il virus. Non un solo caso è stato accertato dal 2000 in poi. Tutto ciò che leggerete si basa perciò su questo presupposto.

Nel 2005 il virus si diffonde da Lanzhou, Cina, al Tibet, a circa 1.500 km di distanza, a causa del traffico dei polli. La stessa ditta responsabile della diffusione del contagio dalla Cina al Tibet controlla anche il 30-40% del commercio dei polli in Turchia, nazione dove sempre nel 2005 si è diffuso ampiamente il contagio che ha inoltre provocato vittime umane. Logico quindi supporre che il contagio in Turchia sia avvenuto allo stesso modo che in Tibet, e cioè a causa del traffico di polli (o di loro derivati) da oriente. All’inizio di febbraio si verificano due fatti concomitanti: un forte contagio di Cigni reali ed altri uccelli acquatici sull’isola di Ruegen, nell’ex Germania est ed il ritrovamento di cigni infetti in varie nazioni europee, fra cui Austria, Slovenia, Bosnia, ed Italia, dove il contagio raggiunge Puglia, Calabria e Sicilia. Anche nei Balcani si rinvengono cigni infetti, e questo farebbe pensare ad un'unica origine “balcanica” ed “orientale” dei cigni infetti. In realtà mappando i punti di rinvenimento dei cigni infetti in Europa centrale, si potrebbe tracciare una linea pressochè netta, che collega l’isola di Ruegen con la Puglia passando appunto per Austria e Slovenia. Da lì i cigni avrebbero attraversato l’Adriatico, perché ci sono osservazioni i cigni in migrazione in Abruzzo all’inizio di febbraio.
Ma come era avvenuto il contagio sull’isola di Ruegen, da dove con ogni probabilità si era esteso ai cigni che sono poi andati a morire in Europa centrale ed Italia meridionale senza infettare né altri uccelli selvatici né pollame?

In un dibattito televisivo il 16 febbraio alla TV tedesca alla presenza di Franz Bairlein, Direttore del Centro per la Ricerca ornitologica di Wilhelmshaven, si è appreso che la Germania aveva importato grandi quantità di polli e loro derivati dalla Turchia: ecco da dove può con ogni probabilità essere arrivato il contagio. Purtroppo però, a fronte dell’escalation di rinvenimenti di uccelli infetti a Ruegen (oltre 100, unico caso in tutta Europa), un inspiegabile silenzio cade sulle possibili origini “domestiche” del contagio.
Gli uccelli selvatici morti a Ruegen per aver contratto la variante altamente patogena del virus dell'Influenza Aviaria H5N1, non erano in migrazione ma stavano trascorrendo l'inverno nella regione. Un’ondata di freddo avrebbe perciò spinto parte dei cigni che stavano svernando a Ruegen ad abbandonare la zona per dirigersi verso le regioni calde del Mediterraneo, come avevano d’altra parte fatto 39 Oche delle nevi che dalla Germania si erano dirette alla volta del veneziano. Nessun caso di Influenza Aviaria, secondo le autorità locali, avrebbe colpito i 400.000 polli degli allevamenti industriali localizzati sull'isola di Ruegen (di cui, onestamente, la stampa mica ne ha mai parlato). Comunque, non molto tempo dopo che furono trovati i primi cigni infetti a Ruegen e che il Primo Ministro tedesco aveva visitato l'isola, le autorità ordinarono di sopprimere i polli degli allevamenti industriali in grande quantità.
Non sembra molto strano tutto ciò?
Perchè sopprimere in massa polli sani?

Sicuramente non c'era stato nessun contatto tra i cigni ed i polli rinchiusi negli allevamenti. Vicino a dove era stato trovato il primo cigno infetto vi è uno di questi allevamenti industriali, e non è uno scenario irreale quello che ipotizza che i cigni abbiano contratto il virus mentre si nutrivano nei campi dove era stato sparso il letame dei polli proveniente dall'allevamento.
Nessuno comunque, a fronte di questa forte eventualità, ha indagato in questa direzione.
Nessuna autorità.
Nessun mezzo di informazione.

Un ornitologo dissidente olandese, una voce fuori dal coro, ci informa poi che in Olanda migliaia di tamponi fecali sono stati campionati da anatre e gabbiani nel corso degli ultimi anni.
Nessuno di questi è risultato positivo a nessun tipo di Influenza Aviaria. Nonostante ciò, i ricercatori olandesi coinvolti nelle ricerche hanno suggerito per mesi che gli uccelli acquatici migratori erano potenziali diffusori del virus dell'Influenza Aviaria dall'Asia all'Europa Occidentale, solo poche tappe dalla Mongolia all'Olanda, hanno dichiarato alla BBC ed hanno pure mostrato sulle mappe come potesse verificarsi!
Il Ministro dell'agricoltura olandese, anch'esso un imprenditore agricolo, ha ordinato che polli sani dei pollai all'aperto fossero tenuti al chiuso durante la stagione migratoria lo scorso ottobre, contribuendo così ad alimentare il mito e la confusione. Il pubblico è stato invitato a starsene lontano dalle concentrazioni di avifauna acquatica per impedire che potessero essere diffuse accidentalmente le loro feci. Ma non ha fermato contemporaneamente la caccia ed il disturbo delle oche selvatiche. Le organizzazioni che si occupano di studi ornitologici in Olanda sono da biasimare per aver mantenuto in vita il mito. Non hanno comunque proposto di fermare la caccia alle oche. Al contrario hanno accettato
finanziamenti da parte del Ministero dell'Agricoltura per monitorare gli spostamenti delle oche selvatiche e degli altri uccelli acquatici durante la stagione venatoria e, la cosa più buffa di tutte, dovevano contare il numero di escrementi rilasciati dagli uccelli selvatici mentre sorvolavano gli allvamenti di polli. Infine hanno suggerito di tenere al chiuso i polli ancora una volta a partire dal 1° di marzo con l'inizio della stagione migratoria primaverile.

Ancora, secondo il francese Romain Julliard perché così pochi casi in uccelli selvatici infetti si sono verificati in Asia nelle regioni più toccate dall’influenza aviaria?
La risposta è spiegata dagli studi scientifici. In linea generale, la variante altamente patogena dell’Influenza Aviaria non riesce a persistere nelle popolazioni selvatiche: gli individui sono poco sensibili e quelli che lo contraggono, probabilmente perché debilitati da inedia, freddo o ingestione di pallini da caccia (come i cigni trovati morti in massa in Puglia nel 1993), non trasmettono il virus ai loro simili.

Infine, che cosa accadrà agli uccelli migratori che stanno per ritornano dall’Africa?
Secondo le informazioni di cui tutti possono disporre, non c’è stato alcun caso dimostrato della variante altamente patogena dell’Influenza Aviaria in un uccello selvatico, migratore o no, in Africa. Gli allevamenti avicoli contaminati lo sono stati quasi sicuramente a causa dell’importazione di uccelli dal Sud-Est dell’Asia o dalla Turchia.
Perché, ancora una volta, tanta inquietudine nei riguardi degli uccelli migratori? [SM=g27982]

[Modificato da fcvinci 07/03/2006 18.08]


 
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06/03/2006 20:47
 
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AVIARIA – IL RUOLO DEGLI ALLEVAMENTI
In un articolo pubblicato recentemente dall’Independent, si avanza autorevolmente un’inquietante ipotesi: alla base dell’epidemia dell’influenza aviaria ci sarebbero proprio gli allevamenti intensivi di pollame. La FAO è in possesso di studi delle Università di Bangor (Galles) e Giessen (Germania) in cui si sottolinea come le morie causate dall’influenza fra gli uccelli acquatici sono avvenute in Cina, Romania e Croazia in corrispondenza di località dove si concentrano stagni di allevamento di pesci. In questi impianti si utilizza, come fertilizzante delle acque, la pollina, cioè il guano prodotto dagli allevamenti intensivi di polli.
Anche la moria di oche selvatiche avvenuta nel maggio scorso nella Cina centrale, a cui si riconduce l’attuale diffusione del virus tra gli stormi migratori, è avvenuta in una località (Qinghai) dove proprio la FAO sovvenziona un grande progetto di itticoltura industriale integrata che prevede l’utilizzo degli escrementi dei polli per accrescere la produttività degli stagni di pesca. Il lago di Qinghai infatti, oltre ad essere un luogo dove si concentrano allevamenti di polli e di pesci, è famoso per la nidificazione di moltissimi uccelli acquatici, che di conseguenza hanno risentito per primi dell’epidemia di influenza. L’equazione quindi è la seguente: gli allevamenti intensivi di polli, luoghi ideali per la diffusione di massa dell’influenza aviaria a causa del sovraffollamento di individui della stessa specie e della stessa età, producono tonnellate di escrementi infetti che vengono riversati negli stagni di pesca; gli uccelli selvatici, che vivono negli stessi ambienti, si infettano, ma sono le vittime secondarie e devono quindi essere difesi dai contagi provenienti dagli allevamenti, al contrario di quanto attualmente si sostiene.
I recenti focolai in Nigeria hanno colpito infatti le zone con la maggiore densità di allevamenti industriali di polli; nel resto dell’Africa non si sono registrate morie di uccelli selvatici nelle aree in cui questi maggiormente si concentrano. È bene anche sottolineare che la Cina esporta in Europa e probabilmente in tutto il mondo ingenti quantità di pollina come fertilizzante, anche prettamente agricolo: chi ci assicura che non rappresenti un gigantesco serbatoio per il virus, che come sappiamo rimane vivo negli escrementi per molte settimane?
LAC, 25 febbraio

 
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06/03/2006 20:52
 
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Allevamenti intensivi
Il Ministro Inglese di Ambiente, Cibo e Affari Rurali (DEFRA), "Ben Bradshaw", ha assicurato il pubblico il 26 febbraio (BBC Radio 4 News, 19 febbraio) che l'industria inglese del pollame è "molto ben preparata" contro l'influenza aviaria ed ha "livelli estremamente alti di biosicurezza". Il giorno seguente, comunque, “Animal Aid” ha fotografato tonnellate di letame di polli (pollina) che veniva sparso sui campi a Holmfirth, West Yorkshire, set di una popolare trasmissione
della BBC "Last of the Summer Wine". Il letame conteneva parti di corpi e piume. Le prove più tangibili puntano il dito contro l'allevamento intensivo dei polli come causa dell'origine dell'Influenza Aviaria.
Nonostante ciò, l'industria globale del pollame è riuscita
nell'intento di incolpare gli uccelli selvatici come portatori della malattia. Secondo il Dr. Leon Bennun, Direttore di un reparto di Birdlife International, "se fosse vero che gli uccelli selvatici stanno diffondendo la malattia attraverso i continenti ci sarebbero prove delle infezioni lungo le loro vie migratorie, ma questo non è successo". La teoria degli "uccelli selvatici" portatori dell'H5N1 non fornisce spiegazioni plausibili sul perché certi paesi toccati dalle rotte migratorie dall'Asia sono rimasti immuni, mentre altri paesi limitrofi soffrano di infezioni ripetute. I paesi che non hanno una industria intensiva del pollame sono stati ampiamente risparmiati dal contagio.
Bennun crede che i cigni reali che sono morti in Europa occidentale abbiano preso il virus in certe aziende agricole nelle regioni del Mar Nero, sia dai polli che dalle loro feci. I cigni reali spesso pascolano sui campi agricoli, ed è molto probabile che siano entrati in contatto con letame di polli sparso come fertilizzante.

La scoperta di Holfirth dimostra come il letame di pollo venga sparso sui campi anche in Gran Bretagna. Il letame contiene feci e carcasse in decomposizione di centinaia di polli morti di malattia durante il periodo di allevamento di sei settimane. Sono stati trovati nel letame dei patogeni come /Salmonella, Campylobacter /e /Listeria/.
Dice Andrew Tyler, direttore di Animal Aid: "Il governo è stato pilotato o costretto con minacce a dare la colpa dell'Influenza Aviaria non a chi di dovere, cioè l'industria intensiva del pollame, bensì agli uccelli selvatici. Il letame dei polli è un perfetto terreno di coltura per nuovi e mortali virus e ci sono numerosi modi con cui questi possono essere diffusi attraverso paesi e continenti.". Tyler invita infine a boicottare il consumo di polli.

[Modificato da fcvinci 07/03/2006 21.28]


 
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06/03/2006 20:59
 
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I piccoli allevamenti e *gli uccelli selvatici sono stati falsamente accusati *di aver scatenato l'influenza aviaria che ora è diffusa in larga parte del mondo. Il nuovo rapporto di Grain mostra invece come l'industria transnazionale dei polli è la radice del problema ed è perciò li che occorre indirizzare gli sforzi per controllare il virus.
L'espansione degli allevamenti industrializzati ed i network commerciali hanno creato le condizioni ideali perchè emergessero e venissero trasmessi virus letali come quello H5N1 dell'Influenza Aviaria. Una volta all'interno di allevamenti industriali densamente popolati, i virus possono rapidamente divenire letali e proliferare. L'aria pesantemente infettata si diffonde poi dagli allevamenti intensivi per chilometri, mentre le reti commerciali diffondono il contagio attraverso vari vettori: uccelli vivi, pulcini di un giorno, carne, penne, uova fecondate, uova da consumo, letame di polli e cibo per animali. Tutti si ostinano a vedere gli uccelli migratori e i piccoli allevamenti come il vero problema" dice Devlin Kuyek di GRAIN. "Ma non è così che si diffonde la variante altamente patogena del virus. Il virus uccide uccelli selvatici e distrugge i piccoli allevamenti, ma è impossibile che sia diffuso da questi". Ad esempio, in Malaysia, il tasso di mortalità causato dall'H5N1 fra i piccoli allevamenti nei villaggi è solo del 5%, indicativo del fatto che il virus fatica molto a diffondersi nei piccoli assembramenti di polli. Il contagio da parte dell’H5N1 nel Laos, che è circondato da nazioni infette, è avvenuto solo nei pochi allevamenti industriali del paese, riforniti con pulcini provenienti dalla Tailandia. Gli unici casi di contagio in piccoli pollai, che supportano il 90% della produzione di polli del laos, sono avvenuti nei pressi degli allevamenti industriali. “Le prove che troviamo sempre più, dall’Olanda nel 2003 al Giappone nel 2004 all’Egitto nel 2006, è che il contagio della variante letale dell’Influenza Aviaria si presenti in allevamenti industriali di larga scala e poi si diffonda da lì.” spiega Kuyek. Il contagio in Nigeria all’inizio del 2006 iniziò in un singolo allevamento industriale, di proprietà di un Ministro, distante dai luoghi dove si concentrano gli uccelli migratori, ma noto per l’importazione clandestina dall'estero di uova fecondate. In India, le autorità locali dicono che il virus H5N1 emerse e si diffuse da un allevamento industriale di proprietà della più grande compagnia di pollame, la Venkateshwara Hatcheries. Una domanda scottante è perché i governi e le agenzie internazionali, come la FAO o le organizzazioni agricole non stanno facendo nulla per investigare su come gli allevamenti industriali ed i loro sottoprodotti, come cibi per animali e letame, stiano diffondendo il virus. Invece, stanno usando la crisi come una opportunità di industrializzazione ulteriore del settore.
Si moltiplicano iniziative per mettere al bando i pollai all’aperto, schiacciare piccoli produttori e rifornire le fattorie con polli geneticamente modificati. La rete di complicità con una industria impegnata in una sequela di smentite e di insabbiamenti sembra completa.
”I contadini stanno perdendo i loro mezzi di sostentamento, le varietà locali di pollo vengono sterminate e alcuni esperti dicono che siamo oramai sull’orlo di una pandemia che potrebbe uccidere milioni di persone” conclude Kuyek “Quando i governanti si renderanno conto che proteggere i polli e le persone dall’influenza aviaria significa proteggerli dall’industria globale degli allevamenti industriali?"
(Grain, 26 febbraio).

[Modificato da fcvinci 06/03/2006 21.10]


 
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