Per chi non conoscesse la vita del pirata propongo questa piccola biografia, per conoscere bene la portata del campione certo non sarà sufficente, chi ha potuto ammirare le sue gesta può capire. Forza Pirata, hai staccato anche la tua ombra!
Marco Pantani
Marco Pantani, nato a Cesena il 13/01/1970. Così è stato registrato all’anagrafe 36 anni fa; da tutti conosciuto col soprannome “Il Pirata”, o, come veniva chiamato dai francesi “Pantanì”, all’unanimità un campione senza tempo che si consegna, con la sua bandana, il suo sguardo carismatico e magnetico e ipnotico, ai secoli a venire.
Scolaro sprecato al semplice studio, sapeva già tutto.
Al pallone non è Maradona, relegato in panchina, decide di intraprendere l’avventura in uno sport dove ciò che conta è il singolo, non come nel calcio dove il gran goal, il gesto atletico passa in secondo piano se alla fine si perde 2 a 1... E cosa va a scegliere lui, il romagnolo con il mare azzurro davanti alla finestra?... Sceglie i monti che si vedono dal giardino dietro casa, poi sceglie una bici, sceglie la strada, anche sterrata, sceglie le pendenze brutali, di quelle che se ti fermi a metà devi mettere il piede a terra perché è impossibile riprendere a pedalare. Troppo forte, lui, per semplici montagne.
Sceglie il ciclismo.
Già dalle prime gare, ai piedi di una salita si lascia sfilare dal gruppo per poi riprendere tutti ed andare a vincere in cima.
Nel ’92, dilettante, vince il Giro d’Italia Baby. Al momento della firma del suo primo contratto da professionista nella Carrera di Claudio Chiappucci “il Diablo”, all’affermazione del team manager Davide Boifava “Hai fatto un affare” Pantani risponde “No,l’affare l’ha fatto lei”. Lui sapeva già tutto. Gli basta infatti un solo anno per farsi le ossa (il ’93) per arrivare secondo nella classifica generale al Giro d’Italia ’94. Vince 2 tappe, tra cui quella con il passaggio sul Mortirolo, nella quale mise in ginocchio sua maestà Indurain. Al Tour dello stesso anno arriva terzo. 3° ai mondiali in Colombia. Un esordiente, in questi casi i dati anagrafici vanno in fumo quando si ha davanti un uomo che sfida il tempo e lo spazio.
Da ora in poi, fino al giugno ‘97, è una storia di odore di sangue sull’asfalto, rumore di ossa rotte, di guarigioni, e di trionfi negli intervalli di tempo in cui ha la possibilità di rimettersi in sella. Nel ‘95 vince in cima all’ Alpe d’Huez, e nel ’97 si ripete stabilendo il record di percorrenza dell’epica salita 37:35. C’è chi dice di sentire ancora, tra le valli alpine, l’eco dell’urlo liberatorio che il pirata lanciò al mondo dopo quest’ultima, quest’immensa vittoria ed impresa. Gli stambecchi s’inchinino.
Arriva il ’98 ed è tripudio, dopo il campionissimo Fausto Coppi è il primo italiano a ripetere la storica accoppiata Giro-Tour. Al Giro, oltre alla tappa di Piancavallo, vince quella che va in cima al Santuario di Montecampione. E qui si assiste al miracolo, qui si arriva al racconto epico che perde la sua connotazione di avvenimento realmente accaduto. Duello Tonkov-Pantani, Pantani-Tonkov, scatti a ripetizione, il russo non accenna stanchezza, la salita è lunga e dura, il sole cuoce la pelle, Pantani butta via bandana e piercing e scatta nuovamente. Manca ormai un chilometro e mezzo dalla vetta quando... ecco... 2... 3 metri che danno il senso del distacco, che danno il senso a quell’interminabile fatica. Pantani vince, al traguardo Tonkov incasserà 51 secondi. Successivamente lo sconfitto affermerà “Volevo vincere... ma non sentivo più le braccia... le gambe. Mi dispiace”.
Vinto il giro, ecco che si prospetta il Tour, tutti si aspettavano un Pantani appagato in gita turistica, tutti pensavano che Ullrich l’avrebbe battuto sia a cronometro che in montagna. Pensavano. E pensavano male. Certo, a cronometro Pantani prende diversi minuti, ma in montagna sarà lui a darne tanti, tantissimi e ancora di più a Ullrich, a tutti. Basti citare una tappa su tutte: les Deux Alpes con lo scatto a 50 km dal traguardo in mezzo alla bufera, in pieno Galibier. Un solo dato può dare la reale dimensione dell’impresa, Ullrich al traguardo accusò un distacco di 9 minuti. E’ così che finisce il ’98, Pantani vince il Tour de France ed è in cima al mondo.
Il ’99 comincia così come l’anno precedente era finito, vittoria su vittoria, con una sola differenza, ora Pantani è ancora più forte.
Giro d’Italia, è gia maglia rosa, vince 4 tappe impressionando tutti. Era il 4 giugno quando vinse a Madonna di Campiglio. Nessun tifoso poteva minimamente presagire ciò che ora, agli occhi di molti, è chiaro. Pantani era scomodo e in qualche modo andava eliminato. E fu così che il 5 giugno venne fermato per ematocrito alto, il limite previsto era il 50%, lui arrivava al 52% (così sancivano i test ufficiali). Questo non voleva dire che Marco Pantani si fosse doppato, quel 52% significava che si sarebbe dovuto fermare per 15 giorni precauzionalmente, affinché l’ematocrito si potesse abbassare. In realtà molti test precedenti e successivi a quest' ultimo diranno che l’ematocrito del pirata fosse già basso, raggiungeva appena il 48%. C’è anche chi dice che questa esclusione sia legata ad uno sporco giro di scommesse. Sta di fatto che l’immagine di Pantani scortato come il peggior delinquente da una vera e propria truppa di carabinieri, e poi quelle parole: ”Mi sono sempre rialzato, ma questa volta non mi rialzo più. Ora vorrei solo un pò di rispetto. Penso ai miei tifosi, mi dispiace per Loro e per il Ciclismo” restano e resteranno per sempre nel nostro animo, scolpite a sangue con il dolore. Parole profetiche e purtroppo vere. Parole coscienti e non dovute ad un eccesso di rabbia o sconforto. Sta di fatto che Pantani dal giorno davvero non si rialzò più, per quanto avesse voluto non poté riuscirci. 7 procure gli si scagliarono contro, un accanimento giudiziario mai visto prima e mai sopportato da uno sportivo, per non parlare poi dell’accanimento mediatico. “Traditore”, così Candido Cannavò lo definì barbaramente, senza un’ombra di pudore, senza nessun dubbio.
E’ in questa situazione che decide di non partecipare al Tour ’99, che certamente avrebbe vinto. E questa decisione, con il senno di poi sembra l’errore più grave, la decisione che ha condizionato il suo futuro e, forse, il suo destino.
Il Giro d’Italia del Giubileo segnava l'esordio stagionale di Pantani, giro che viene vinto da Garzelli grazie all’apporto decisivo dello stesso pirata. Partecipa al Tour e i rapporti con l’americano (Armstrong) sono molto tesi, tra i due c’è grande rivalità. Troppo matematico uno, troppo artista l'altro. Due campioni in antitesi. Ma Pantani pur non essendo al massimo della forma (aveva nelle gambe solo 23 giorni di gara) dimostra ancora una volta di essere il più grande. Vince in un teatro "di pietre e vento", (la salita porta il nome di Mont Ventoux), ma l'americano ebbe da dire che quella vittoria fosse un suo regalo, Pantani non era d'accordo. A Courchevel l'americano arriva un minuto dietro "l'elefantino". Giusto per essere chiari. Poi un malessere fisico lo costrinse al ritiro nella tappa in cui tentò di far saltare il banco. Partecipa alle Olimpiadi di Sydney, e quante cose si potrebbero scrivere sull'argomento, sta di fatto che Pantani arriverà sessantanovesimo e niente di più.
Il 2001 e il 2002 passano tra ritiri e prestazioni incolore. Purtroppo Pantani non ha la possibilità di allenarsi a dovere: procure, malelingue e cattivi amici che gli fanno conoscere la droga, lo allontanano irrimediabilmente dallo sport e dalla vita.
Inizia il 2003 e sembra di vedere il vero pirata, alla Coppi e Bartali si presenta in buona forma, in una tappa arriva secondo. Poi la mancata partecipazione al Giro del Trentino per tristi problemi, faranno si che Pantani si presenti al Giro d'Italia non in buonissime condizioni, tuttavia lascia sperare i migliaia di tifosi che credevano ancora in lui.
Infatti al primo arrivo vero, nella prima salita seria, viene staccato, ma pian piano sale la forma e la classifica migliora. Resterà per sempre stampato nel mio cuore (scusate il racconto personale) la tappa sul Monte Zoncolan. Pantani di nuovo con i migliori, su a combattere in una delle cime più dure mai scalate dalla carovana rosa. Arriverà quinto dopo un lungo duello con l'ex compagno di squadra Garzelli. Dimostra davvero di essere un campione al di fuori di ogni logica umana. Addirittura sarebbe potuto arrivare tra i primi tre della generale se lo stesso Garzelli non gli fosse franato addosso nella discesa del Sampeyre. Troppi minuti persi nella caduta, a Milano sarà 14°.
Comunque, tutto sommato c'era ancora speranza di recuperare l'uomo e il campione, il pirata aveva voglia di lottare e soprattutto di partecipare al Tour de France per battere l'americano. Questo purtroppo non si è mai avverato poiché Pantani a quel Tour non viene invitato. Questa è stata la mazzata decisiva. Il cigno ha cominciato il suo canto.
Cade nuovamente tra i tentacoli "della sostanza". Ricoverato per disintossicarsi, seguono vari tentativi di alzare la china e altrettante e più ricadute.
Marco Pantani si ritira in un hotel di rose di plastica e muore solo, il giorno dell'amore e degli amanti, si...solo. Era il 14/02/2003.
Anima libera di mamma e papà.
L’aveva detto:
"Io me ne andrò come sono arrivato, in punta di piedi"