Me lo ricordo ancora, come fosse oggi, eppure son passati già migliaia di giorni, migliaia di cose
Da quando decidesti di nasconderti, come un clandestino, in quel maledetto “Residence Le Rose”
Quella sera anonima di un giorno freddo, meschino
Che una coincidenza del destino ha voluto fosse pure San Valentino
Accesi la televisione in un gesto abituale
E mi ritrovai a piangere, a stare male
Poche parole, un giornalista annunciava
“Marco Pantani è morto” e la tua Pelata ci lasciava
Te ne sei andato da solo, nella notte degli innamorati
Lì a Rimini in tanti a ballare abbracciati….
Questa è la verità di gomma, quella che ti dipinge come un Re dell’eccesso
Faceva comodo, per dipingerti come un uomo depresso….
Non ci ho mai creduto e fin dall’inizio sentivo puzza di bruciato
C’è dell’altro e non solo il volerti raccontare come un drogato.
Ci voleva l’inchiesta di un francese e non di un italiano
Per sollevare dubbi e pensare che sei morto in modo strano.
Troppe incongruenze, troppe negligenze
Di un episodio che ha turbato le coscienze
Di quanti, come me, hanno amato le tue eroiche gesta
E, tuttora, le considerano l’unica grande emozione che gli resta
Quando salgono su un mezzo umile, pensando ai tuoi magnifici scatti
Quella bicicletta compagna di vita, per molti uno sport da matti.
Vorrei dirti, caro Marco, che grazie a te decisi di provarci
Seppure a malapena sapevo pedalarci
Fu troppo forte la passione e il desiderio di assecondare i tuoi occhi spesso stanchi
Che volli copiarti almeno nella marca della bici, e la nonna mi regalò una Bianchi.
Prima di Te il ciclismo era uno sport come tanti
Con Te e dopo di Te è diventato uno sport da esseri sognanti
E’ difficile dimenticare, tra le tante, quella tappa del Tour de France
In cui il mio cuore e i miei battiti entrarono in “trance”
Fu lì, quello scatto secco e netto, quella fucilata
Il Galibier divenne la montagna a te consacrata
E per tutti noi tuoi tifosi
Beh, fu davvero l’apoteosi.
Mi piace ricordarti così, corpo esile e mani basse, ecco il Pirata
Lanciavi la bandana, l’orecchino e cominciava la scalata.
Era diventata una abitudine, un appuntamento fisso, una bellissima emozione
Che contagiò in pochi anni tutti, a contarli eravam milioni di persone
Tu per me rimani il più grande e ringrazio il cielo di averti visto in azione
Al diavolo chi ha vinto, bluffando, Tour a ripetizione!!!
Il ciclismo non vuole macchine perfette che trionfano barando
Il ciclismo vive di gesti eroici, di uomini soli al comando.
“Vado così forte in salita per abbreviare la mia sofferenza”, dicesti
Non serve altro….voglio che sia questo quel che resti.
Ciao Marco, e grazie davvero.
Di tutto.
"E chissà quanto ho viaggiato, quante volte sono stato..."