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NON SCORDIAMO KAROL WOJTYLA!

Ultimo Aggiornamento: 09/09/2009 01:02
14/10/2007 15:28
 
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In Polonia, Giornata nazionale del Papa, sul tema: “Giovanni Paolo II, difensore della dignità dell’uomo”

“Giovanni Paolo II, difensore della dignità dell’uomo”: su questo tema, in Polonia si celebra oggi la Giornata nazionale del Papa. La ricorrenza, giunta alla settima edizione, è organizzata dalla Fondazione Opera del Nuovo Millennio, in collaborazione con l’Azione Cattolica, la Federazione dei Club degli intellettuali cattolici, gli Scout e altre organizzazioni giovanili cattoliche. Tra le numerose manifestazioni promosse nel quadro della Giornata, figurano un mega-concerto a Varsavia, cui partecipano i principali cantautori polacchi, dal titolo: “Dignità, verità, amore. Preghiere di dubbiosi”. In corso, inoltre, dibattiti e celebrazioni liturgiche con speciali intenzioni di preghiera per la Beatificazione di Papa Wojtyła. Ieri, intanto, si è tenuta all’Università di Varsavia la Sessione scientifica internazionale sul ruolo di Giovanni Paolo II nella difesa dei diritti umani, cui è intervenuto anche mons. Pietro Parolin, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati. La Fondazione promotrice della Giornata è particolarmente impegnata nell’assegnazione di borse di studio a giovani di famiglie disagiate, attraverso un fondo speciale alimentato ogni anno dalla raccolta di offerte effettuata in questi giorni da 100 mila volontari in tutta la Polonia. Negli ultimi sette anni, sono oltre 1750 i giovani provenienti da famiglie povere di aree rurali e piccole città che hanno usufruito delle borse di studio. E ieri, ha avuto luogo la cerimonia di consegna del premio “Totus tuus” nelle sue quattro categorie: promozione umana, impegno caritativo ed educativo, cultura cristiana, promozione del magistero di Giovanni Paolo II, media. (R.M.)
www.radiovaticana.org

14/10/2007 21:06
 
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DA PETRUS

Polonia, dal fuoco emerge la sagoma di Wojtyla. E molti gridano già al miracolo



CITTÀ DEL VATICANO - La sagoma di Giovanni Paolo II nel fuoco. Alcune foto scattate in Polonia, nel corso di una cerimonia in ricordo di Papa Wojtyla, una preghiera intorno ad un falò, mostrano le fiamme che assumono progressivamente la fisionomia proprio del pontefice polacco e molti già gridano al miracolo. La notizia delle fotografie prodigiose è stata resa nota dal Vatican News Service (Vns), un servizio televisivo cattolico che produce notiziari per molte emittenti locali, e rilanciata anche dal sito internet Korazym. Il fatto è avvenuto lo scorso 2 aprile, secondo anniversario della morte di Giovanni Paolo II, durante una veglia di preghiera organizzata sulla collina Matyska, conosciuta anche come «Golgota del Nostro Signore», un luogo di culto non lontano da Wadowice, il paesino natale di Wojtyla, nel sud della Polonia. Qui, un giovane operaio di nome Gregorz Lukasik, si era recato, insieme al fratello e alla sorella, per pregare, ma, sopratutto - a quanto raccontato da lui stesso ai microfoni di Vatican News Service - per provare la sua nuova macchina fotografica. Solo una volta tornato a casa, si è accorto che, nella sequenza delle immagini, il fuoco si trasformava in una figura familiare, quella del Papa polacco, con il braccio destro levato, nell'atto di benedire. Il ragazzo afferma di averne parlato con il parroco del suo villaggio, Beskid Zywiecki; da lì la notizia sarebbe rimbalzata a Cracovia, nella casa dell'arcivescovo Stanislao Dziwisc, già segretario di Giovanni Paolo II, e poi anche a Roma. Venuto a conoscenza della vicenda, Padre Jarek Cielecki, direttore del VNS, si è recato in Polonia per intervistare l'autore delle foto. «Sono immagini - commenta padre Cieleski - che somigliano al servo di Dio Giovanni Paolo II». Il giovane operaio, nell'intervista televisiva, smentisce con decisione che si tratti di una fotografia modificata ed esprime il desiderio di poter presto consegnare personalmente le foto «prodigiose» a Benedetto XVI.

15/10/2007 15:14
 
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DA PETRUS

Giovanni Paolo II e quel segno dal fuoco
di Angela Ambrogetti
CITTA’ DEL VATICANO - Perché non dovrei credere che il Papa vuole salutare i suoi antichi parrocchiani che pregano per lui? Miracolo? Certo che no, ma un segno forte certamente si. La notizia è “scoppiata” domenica 14 ottobre, a due giorni dall’anniversario dell’elezione di Giovanni Paolo II al Soglio di Pietro. I fatti risalgono al 2 aprile. La gente di Niegovic si riunisce per pregare proprio nelle ore dell’agonia e della morte di Giovanni Paolo II. Un ragazzo, un operaio, fa delle foto. E’ andato ad accompagnare i familiari, la sua è una fede tiepida. Scatta una immagine dopo l’altra. Il fuoco cambia forma. Poi una immagine nera e subito dopo quella chiara nitida di Giovanni Paolo II. Il timer della macchina fotografica segna 21.37. Conosco padre Jarek da anni e collaboro con lui nella realizzazione del Vatican Service News. Non amiamo i sensazionalismi, ma la le storie vere. Le testimonianze di fede della gente semplice. Non ho mai sentito Jarek parlare di “miracolo”. Ma di segno sì, e di un segno forte, chiaro. Un richiamo alla santità. Non solo del Servo di Dio Giovanni Paolo II, ma nostra, di ognuno di noi. Il giovane Gregorio, il fotografo, di fatto ha riscaldato la sua fede con le fiamme di quel falò. La Fede non ha certo bisogno di prodigi, e neanche di miracoli, apparizioni o altro. Ma gli uomini sono povera cosa e hanno bisogno di tutto per arrivare a Dio. Dio lo sa. Perché non dovrebbe lasciare che un Santo saluti e ringrazi la sua gente? Qualche tempo fa padre Jarek ha consegnato queste foto al segretario particolare del Papa. Nessun commento, ovvio, ma sono sicura che Benedetto XVI le abbia viste. Sono sicura che oggi le stia riguardando. Perché non dovrebbe apprezzare il saluto di un vecchio amico? Non c’è da gridare al miracolo, e nessuno ne ha mai parlato, ma c’è da ricordare la chiamata alla santità di ognuno di noi. C’è da ricordarsi che ognuno di noi deve essere Santo, deve testimoniare l’Amore di Dio, deve essere amico di Gesù come ripete sempre Benedetto XVI. In fondo i “segni” servono a questo: indicare la strada da percorrere. Grazie a Padre Jarek e al Vatican Service News che diffonde “buone notizie”.

15/10/2007 19:08
 
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foto nel fuoco...

Mha...niente da dichiarare nè contro nè a favore.
Se una persona vuole credere a questo evento, non vedo cosa possa esserci di male, visto che comunque non ci sarebbe davvero niente di male...quello che mi preoccupa semmai sono le future (ed eventuali) "manovrine" su aste tipo ebay per vendere la foto miracolosa...non voglio fare processi anticipati a nessuno...ma è presto per sapere se dietro ci sono o meno le buone intenzioni...Vorrei spendere due parole da fotografa dilettante quale sono per quanto riguarda la macchina fotografica: la data che compare sulla foto , vorrei sottolineare che la data viene impostata dal fotografo, perciò si può inserire qualunque data, così come il fatto che,guardando la foto, si nota che l'immagine retrostante è sfocata (le persone sullo sfondo sono mosse) questo significa che anche la fiamma può essere sfocata, cioè l'immagine si è allungata sulla foto prendendo una forma diversa dal reale.
Il tempo ci darà le risposte... [SM=g27822]
16/10/2007 15:05
 
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"Papa Wojtyla - L'addio": un libro del vaticansta Marco Politi sugli ultimi momenti della vita di Giovanni Paolo II

E’ stato presentato ieri a Roma alla presenza del cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, il libro del vaticanista Marco Politi «Papa Wojtyła – L’addio» (Editrice Morcelliana). L’autore ripercorre gli ultimi momenti della vita di Giovanni Paolo II sottolineando la grande testimonianza offerta dal Papa polacco nell’ora più acuta della sofferenza. Proprio oggi ricorre il 29 anniversario dell’elezione al Soglio pontificio di Karol Wojtyla. Ma ascoltiamo lo stesso Marco Politi, al microfono di Alessandro Guarasci:


R. – Nella sua malattia, nella sua fase estrema era riuscito a mandare un grande messaggio sul significato del dolore e della sofferenza e sulla vita, paradossalmente, attraverso questo significato del dolore. Un messaggio che ha colpito credenti e non credenti, cristiani, musulmani ed ebrei. Questa cosa, secondo me, andava fissata.


D. – Come risponde a chi dice che questo è stato anche un evento mediatico?


R. – Ci sono stati due passaggi. Giovanni Paolo II ha avuto un Pontificato lunghissimo, fatto di tanti capitoli, come leader religioso, come leader geopolitico. E quindi ciascuno di questi capitoli è sottoposto alla critica, agli applausi ma anche alle opposizioni. Ma nella parte finale della sua vita lui è apparso come un eroe di una tragedia greca o di un dramma sacro – se vogliamo – che spogliato della sua forza, ridotto nella più assoluta miseria, cioè l’impossibilità di comunicare, ha mandato un grande messaggio. Avendo perso il potere della parola e della comunicazione, che per lui era la cosa fondamentale, riesce a parlare alle folle e riesce a dire che non gli interessa la sua vita, ma gli interessa la sua missione di dimostrare che nel cristianesimo soffrire ha un valore.


D. – Cosa rimane ai fedeli di quei momenti?


R. – Ad ogni fedele, all’uomo della strada – ricordiamoci che questi 3 milioni erano fatti di tantissimi non praticanti – rimangono le riflessioni, le meditazioni personalissime che Wojtyla è riuscito a stimolare in una società come la nostra che tende a rimuovere il dolore e tende a cancellare la morte, tanto che ne vuole sapere il meno possibile. E’ riuscito a dire che la morte è un momento importante e che la vita va usata fino all’ultimo.
www.radiovaticana.org

17/10/2007 15:25
 
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DA PETRUS

Si alimenta il dibattito dopo la pubblicazione della foto in cui apparirebbe la sagoma di Wojtyla dal fuoco
CITTA’ DEL VATICANO - Le foto del fuoco in cui apparirebbe la sagoma di Karol Wojtyla stanno aprendo una sottile polemica fra la curia di Cracovia e la postulazione della causa di beatificazione. In particolare il postulatore, mons. Slawomir Oder, aveva affermato subito dopo la diffusione delle fotografie scattate da un giovane durante una veglia di preghiera per Giovanni Paolo II, che la cosa non poteva essere presa sul serio e che di fenomeni simili ve ne sono tanti e non possono essere presi tutti in considerazione. Ma proprio in queste ore a tutta la vicenda ha dedicato un servizio la televisione polacca Tvn, emittente privata e nazionale. Nel servizio viene riportato il giudizio del portavoce della curia arcivescovile di Cracovia, don Robert Necek, che afferma: ''Cose come questa accadono soltanto con grandi personaggi e questo fatto conferma ancora la loro grandezza'' . Va ricordato che l'arcivescovo di Cracovia e' il Cardinale Stanislaw Dziwisz, cioe' l'uomo che ha e' stato segretario personale di Giovanni Paolo II per circa 40 anni. Dunque il pronunciamento del portavoce della diocesi non puo' essere casuale.

23/10/2007 15:16
 
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Da Petrus

Pronta a sbarcare in Cina e Russia la rivista ufficiale della beatificazione di Giovanni Paolo II
di Bruno Volpe
CITTA’ DEL VATICANO - “Presto, appena i tempi e le condizioni lo permetteranno, ‘Totus Tuus’, il giornale che serve a promuovere la causa di beatificazione di Giovanni Paolo II, arriverà in Cina e Russia”. Lo rivela Monsignor Slawomir Oder, il postulatore della causa di beatificazione del defunto Papa polacco. Monsignor Oder, ‘Totus Tuus’ si è trasformato in un successo editoriale. Merito della qualità del lavoro di chi lo redige, ma anche del carisma legato alla figura di Giovanni Paolo II… “Lo confermo. Sino ad oggi abbiamo redatto e preparato sei edizioni in italiano, inglese, tedesco, polacco e spagnolo. Presto, appena il tempo ce lo consentirà, daremo il via a due edizioni storiche, cioè quella in cinese e russo. Non le so dire esattamente quando, ma ci stiamo lavorando”. Intanto, venerdì sarà presentato a Milano un DVD sulla spiritualità di Giovanni Paolo II… “Esatto. Si tratta di una bella iniziativa, anche se non siamo noi gli organizzatori diretti”. Monsignore, a che punto si trova il processo di beatificazione di Papa Wojtyla? “Buono, direi più che buono. Procede bene, e cerchiamo di non perdere tempo”. Può prevedere indicativamente una data o un periodo per la beatificazione? “No. So che si sta lavorando con alacrità e buona lena, ma tutto dipende dalla Congregazione per le cause dei Santi”. Un’ipotesi: sarebbe possibile per Giovanni Paolo II una dichiarazione diretta di santità senza passare per lo stadio della beatificazione? “In teoria sì, è già accaduto in passato. Ma la Chiesa, saggiamente, opera con prudenza, rispettando tempi e regole. Ciò premesso, un’eventuale deroga sarebbe competenza esclusiva del Santo Padre, e per questo non posso e non so dirle di più”. Ci riferisca qualche suo ricordo personale del Servo di Dio Giovanni Paolo II… “Era un uomo carismatico, di enorme spiritualità, un uomo di Dio e di preghiera, un mistico. Lo dimostra la continua affluenza di gente e di fedeli che va alla sua tomba. In quel pellegrinaggio, il credente non cerca solo il Papa ma abbraccia la sua santità di vita e conferma la vitalità della Chiesa e dell’istituzione del papato. Giovanni Paolo II è stato fedele alla Chiesa, dall’inizio sino alla fine, come del resto lo è Papa Benedetto XVI, il continuatore ideale del pontificato di Giovanni Paolo II”. Come spiega l’immensa popolarità di Papa Giovanni Paolo II in America Latina e specialmente in Messico? “Non è un mistero, amava la terra latino-americana e il Messico in particolare, non a caso lo ha visitato cinque volte. Lo considerava la sua seconda patria, senza nulla togliere all’Italia… “. Una volta disse: ‘Messico sempre fedele’… “Lo ripeto, verso quella terra aveva una predilezione filiale. Si deve, credo, alla sua venerazione mariana. In Messico c’è la Madonna di Guadalupe, molto simile a quella di Jasna Gora, a cui Giovanni Paolo II era molto legato, perché entrambe hanno il volto scuro. Non ci sono dubbi: l’amore di Giovanni Paolo II per la terra messicana si deve al suo profondo amore per la Madre di Cristo”.

19/11/2007 01:17
 
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Da Petrus

Parla il medico personale di Giovanni Paolo II: "Non chiese mai di interrompere le cure"

CITTA’ DEL VATICANO - ''Ho assistito a qualche lamento, di quelli che escono dal cuore del malato. Ma non ha mai detto basta: non ha mai chiesto analgesici o altri farmaci per non sentire il dolore ne' per dormire meglio''. Lo ha detto in un'intervista a 'Il Messaggero' il professor Renato Buzzonetti, archiatra pontificio, medico curante personale di Papa Wojtyla e ora di Benedetto XVI. ''Sopportava il dolore - ha aggiunto - con coraggio sovrumano. Si e' affidato ai medici, fidandosi totalmente di loro. Mi viene in mente il periodo al Gemelli e le fasi attraversate. Giovanni Paolo II sapeva che i medici avrebbero fatto il loro mestiere nella maniera piu' onesta e scrupolosa''. Wojtyla si oppose all'intervento a farsi ricoverare una terza volta perche', ha spiegato il medico, ''penso capisse molto bene che era alla fine e non voleva certo avviarsi verso la morte fuori da casa sua''. Nei suoi confronti, ha detto Buzzonetti, non c'e' mai stato accanimento terapeutico. ''Ricordo nitidamente il pomeriggio di quel due aprile e il suo bisbiglio - ha continuato - Una frase biascicata in lingua polacca che rivolse a suor Tobiana. Era il suo Consumatum est. Non era una resa alla malattia ma una via Crucis consapevole, accettata. Sapeva che si stava avvicinando alla fine, all'incontro con Dio. Non era una richiesta di eutanasia come qualcuno a posteriori ha insinuato. Era veramente un'invocazione di fede, uno slancio vivido del cuore. Erano le parole di un uomo di spirito che affronta il momento piu' importante in una prospettiva cristiana''.


06/12/2007 15:17
 
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Da Petrus

Giovanni Paolo II inviò i suoi saluti a Craxi in esilio, lo statista offrì le sue sofferenze per l’Italia e per il Papa



CITTA’ DEL VATICANO - "Santo Padre, don Verzè mi porta il Suo messaggio augurale. Grazie. L'unica grande fiducia è in Lei. Offro le mie sofferenze per il mio Paese e per le intenzioni di Vostra Santità. B. Craxi". E' questa una delle ultime lettere autografe scritte da Bettino Craxi, nell'estate del 1999, dall'esilio tunisino di Hammamet. La missiva, pubblicata in esclusiva dal quotidiano “la Repubblica”, era indirizzata al Servo di Dio Giovanni Paolo II che aveva, evidentemente, inviato un saluto all'ex segretario socialista costretto ad andare via dall’Italia a causa dell’inchiesta ‘Mani pulite’ che aveva spazzato via la cosiddetta ‘Prima Repubblica’. Nella foto degli anni '90, l'allora Presidente del Consiglio dei Ministri, Bettino Craxi, insieme al Santo Padre Giovanni Paolo II.

[Modificato da +PetaloNero+ 06/12/2007 15:18]

06/12/2007 18:40
 
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Re:
+PetaloNero+, 06/12/2007 15.17:

Da Petrus

Giovanni Paolo II inviò i suoi saluti a Craxi in esilio, lo statista offrì le sue sofferenze per l’Italia e per il Papa



CITTA’ DEL VATICANO - "Santo Padre, don Verzè mi porta il Suo messaggio augurale. Grazie. L'unica grande fiducia è in Lei. Offro le mie sofferenze per il mio Paese e per le intenzioni di Vostra Santità. B. Craxi". E' questa una delle ultime lettere autografe scritte da Bettino Craxi, nell'estate del 1999, dall'esilio tunisino di Hammamet. La missiva, pubblicata in esclusiva dal quotidiano “la Repubblica”, era indirizzata al Servo di Dio Giovanni Paolo II che aveva, evidentemente, inviato un saluto all'ex segretario socialista costretto ad andare via dall’Italia a causa dell’inchiesta ‘Mani pulite’ che aveva spazzato via la cosiddetta ‘Prima Repubblica’. Nella foto degli anni '90, l'allora Presidente del Consiglio dei Ministri, Bettino Craxi, insieme al Santo Padre Giovanni Paolo II.





Questa mi era sfuggita.

Ieri sera ho visto su rete4, un servizio ben curato e con filmati inediti su San Pio da Pietralcina di cui il beato Giovanni Paolo Secondo, allora ancora cardinale e partecipante il Concilio, chiese per iscritto al Santo francescano nel novembre del '62 un miracolo per la guarigione - poi avvenuta 10 gg dopo - di una sua carissima amica polacca oramai incurabile da tumore.


[SM=g27811] [SM=g27823]

06/12/2007 23:30
 
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Re:
+PetaloNero+, 06/12/2007 15.17:

Da Petrus

Giovanni Paolo II inviò i suoi saluti a Craxi in esilio, lo statista offrì le sue sofferenze per l’Italia e per il Papa



CITTA’ DEL VATICANO - "Santo Padre, don Verzè mi porta il Suo messaggio augurale. Grazie. L'unica grande fiducia è in Lei. Offro le mie sofferenze per il mio Paese e per le intenzioni di Vostra Santità. B. Craxi". E' questa una delle ultime lettere autografe scritte da Bettino Craxi, nell'estate del 1999, dall'esilio tunisino di Hammamet. La missiva, pubblicata in esclusiva dal quotidiano “la Repubblica”, era indirizzata al Servo di Dio Giovanni Paolo II che aveva, evidentemente, inviato un saluto all'ex segretario socialista costretto ad andare via dall’Italia a causa dell’inchiesta ‘Mani pulite’ che aveva spazzato via la cosiddetta ‘Prima Repubblica’. Nella foto degli anni '90, l'allora Presidente del Consiglio dei Ministri, Bettino Craxi, insieme al Santo Padre Giovanni Paolo II.




una volta ho letto un'intervista fatta alla figlia la quale dichiarò che Bettino da ragazzo aveva il desiderio di farsi sacerdote.
09/01/2008 16:44
 
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“Karol Wojtyla. Alle fonti del rinnovamento”: pubblicato uno studio del 1972 dell’arcivescovo di Cracovia sull’attuazione del Concilio Vaticano II




Nel 1972, il cardinale arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, raccolse le sue riflessioni sul Concilio Vaticano in un volume dal titolo “Alle fonti del Rinnovamento”. Quel testo, dedicato ai fedeli della sua diocesi, viene ora riproposto in una nuova edizione con prefazione del cardinale Camillo Ruini. Il volume, pubblicato dalla Rubbettino editore e dalla Fondazione Novae Terrae, sarà presentato il 16 gennaio all’Istituto pastorale “Redemptor Hominis” della Lateranense, alla presenza del rettore, l’arcivescovo Rino Fisichella. Il curatore della nuova edizione, il prof. Flavio Felice della Lateranense, si sofferma, nell’intervista di Alessandro Gisotti, sull’attualità di questo testo di Papa Wojtyla:


R. – Il libro, questo suo studio sull’attuazione del Concilio, entra nel cuore del dibattito dell’epoca, che è un dibattito segnato, ovviamente, dagli anni nei quali è stato scritto, ma proprio perché ci parla di una verità perenne, resta un punto fondamentale nel dibattito che in questi ultimi anni ha preso di nuovo vigore.


D. – Fin dai primi anni dopo il Concilio, annota il cardinale Ruini nella prefazione al volume, si sono contrapposte due ermeneutiche, quella della “rottura” e quella della “continuità”, della riforma. Cosa ci dice al riguardo questo studio di Karol Wojtyla?


R. – Wojtyla ha sempre sostenuto che si sarebbe dovuti fuoriuscire da una logica – potremmo dire – di un’ermeneutica di destra-sinistra, conservatrice-progressista nell’interpretazione del Concilio. La tesi progressista della rottura o la tesi conservatrice, così come sono state presentate dalle varie scuole, in Karol Wojtyla non trovano grande cittadinanza. Wojtyla, invece, non perdeva occasione per mettere in evidenza l’elemento pastorale e religioso del Concilio, ed era solito – appunto – sostenere che il Concilio fosse un momento eminentemente teologico-pastorale. Quindi, questo carattere sicuramente dà ragione alla versione – potremmo dire – “continuista” del cardinale Ruini e dell’attuale Papa.


D. – Si può dunque parlare di perfetta continuità tra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, sull’interpretazione ed attuazione del Concilio Vaticano II...


R. – Certo! Si può parlare di continuità tra i due Pontefici e anche si può parlare – credo – di continuità rispetto al loro interesse a che il Concilio venga studiato, analizzato, approfondito e le risultanze di questo studio vengano diffuse il più possibile. Un tentativo che noi, come Fondazione “Novae Terrae”, abbiamo tentato di svolgere proprio riproponendo questo volume. Sentiamo sempre più l’esigenza che il metodo di Wojtyla, che poi è diventato anche il metodo di Papa Ratzinger, entri nella pastorale ordinaria del nostro Paese e anche, ovviamente, di tutta l’umanità.


www.radiovaticana.org

14/01/2008 15:23
 
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Viam Scire" presenta un saggio di Wojtyla



Il volume "Alle fonti del rinnovamento", sul Concilio Vaticano II, con prefazione del cardinale Ruini: il 16 il dibattito di Pietro Mariani

Sull’attuazione del Concilio Vaticano II si sono interrogati pensatori di oggi e del passato. E ha riflettuto a lungo anche l’allora arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyla. Le sue riflessioni sono divenute un testo, “Alle fonti del rinnovamento”, che sarà presentato in una nuova veste editoriale mercoledì 16 gennaio presso l’Aula Paolo VI della pontificia Università Lateranense, nell’ambito degli appuntamenti dell’itinerario di riflessione e approfondimento “Viam scire”. All’incontro parteciperanno il rettore dell’ateneo e vescovo Rino Fisichella; il responsabile del Progetto culturale nella diocesi di Roma, monsignor Sergio Lanza; Philippe Chenaux, del Centro studi e ricerche sul Concilio della Lateranense. A moderare il dibattito sarà Paolo Bustaffa, direttore del Sir.

Perché il tema trattato è davvero di attualità, se si pone attenzione alle parole pronunciate da Benedetto XVI nel suo primo discorso alla Curia romana, il 22 dicembre del 2005. In quell’occasione, il Pontefice ha «offerto un’analisi penetrante delle recezione del Concilio Vaticano II», come ricorda il cardinale vicario Camillo Ruini nella prefazione al testo di Wojtyla. «All’ermeneutica della discontinuità - sosteneva Benedetto XVI nell’intervento di due anni fa - si oppone l’ermeneutica della riforma, come l’hanno presentata dapprima Papa Giovanni XXIII nel suo discorso d’apertura del Concilio l’11 ottobre 1962 e poi Papa Paolo VI nel discorso di conclusione del 7 dicembre 1965». Ermeneutica, aggiunge il cardinale Ruini, «in cui la tradizione vive nell’intreccio fecondo e fedele di continuità (che non è ripetizione) e novità (che non è cambiamento della sostanza)».

Il Concilio, insomma, non stravolge ma riforma, e dona impulso positivo all’azione della Chiesa. Le considerazioni di Karol Wojtyla, sottolinea ancora il porporato nella prefazione all’opera, costituiscono «il primo e forse a tutt’oggi più approfondito studio nell’ottica di tale ermeneutica della riforma». «In essa - prosegue il cardinale vicario - non si contrappone il Vangelo alla modernità, ma neppure lo si stempera dentro un’adesione acritica di sapore immanentistico. Al contrario, emerge l’esigenza, e insieme la sfida, dell’incentramento antropologico, dove l’equilibrio è colto in quella reciprocità che non è declinata come mediazione riduttiva e rinunciataria, ma come intuizione feconda e originaria della legge dell’incarnazione. Nella luce della realtà e del mistero di Gesù Cristo trovano infatti unità - senza mai assorbirsi l’uno nell’altro - i due poli essenziali del discorso teologico: Dio e l’uomo».

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19/01/2008 14:46
 
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Genova, intitolata una Piazza a Giovanni Paolo II



CITTA’ DEL VATICANO - Una piazza di Genova sara' intitolata a Papa Giovanni Paolo II: si tratta dell'ampio spazio antistante la Fiera del Mare, nel quartiere della Foce. La scelta della piazza e' legata al fatto che nel settembre 1985 Giovanni Paolo II incontro' i giovani proprio presso il padiglione S del Palasport della Fiera del Mare. La proposta, approvata dal Municipio, ora sara' inviata alla competente Commissione comunale con l'obiettivo di far coincidere la cerimonia di intitolazione con la visita di Benedetto XVI a Genova prevista per il 17 e 18 maggio.



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28/01/2008 17:15
 
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A Cuba numerose iniziative per ricordare il decimo anniversario della visita di Giovanni Paolo II nel Paese


“Quante volte, in quei giorni di vera grazia, abbiamo visto l’azione misteriosa e meravigliosa dell’amore di Dio manifestarsi nella persona del suo supremo pastore, qui, a Cuba, tra noi!”. Con queste parole l’arcivescovo dell’Avana, card. Jaime Ortega Alamino, ha ricordato la visita di Giovanni Paolo II a Cuba avvenuta, dal 21 al 26 gennaio del 1998. Sono state diverse le iniziative, organizzate in tutte le diocesi e chiese, per ricordare il pellegrinaggio di dieci anni fa. Tra le molte celebrazioni, l’arcivescovo di Camagüey, mons. Juan García Rodríguez, ha ricordato il percorso della visita. Prima della Santa Messa, è stato anche proiettato un video con alcuni dei discorsi di Giovanni Paolo II. Dopo la Messa, i fedeli hanno poi intonato una canzone, dal tipico ritmo cubano. Le celebrazioni a Cuba continueranno tutto l’anno e in particolare nel mese di febbraio, dal 20 al 26 febbraio, quando è prevista la visita del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. A Santa Clara, città dove Giovanni Paolo II ha celebrato la sua prima eucaristia in terra cubana, sarà inaugurata inoltre una statua del pontefice. Presso l’Università della capitale, dove interverrà il cardinale Bertone così come fece Giovanni Paolo II, sarà scoperta una targa commemorativa. In quest’occasione, il Papa aveva sottolineato: “L’evangelizzazione della cultura è un’elevazione della sua anima religiosa”, che le infonde un dinamismo nuovo e potente: il dinamismo dello Spirito Santo, che la porta alla massima attuazione delle sue potenzialità umane”. “In Cristo ogni cultura – aveva aggiunto - si sente profondamente rispettata, valorizzata e amata; poiché ogni cultura è sempre aperta, nella sua più autentica parte, ai tesori della Redenzione”. Domenica, intanto, è stato pubblicato un numero speciale della rivista della arcidiocesi dell’Avana, “Calabra Nuova” con numerosi articoli, scritti da vescovi, sacerdoti e laici, in cui si ricorda il viaggio del Papa e si analizza il cammino della Chiesa cubana in quest’ultimi dieci anni. (L.B.)




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29/01/2008 12:37
 
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Il Cardinale Sodano:
"Per me Giovanni Paolo II è già Santo,
lo prego tutti i giorni"


di Bruno Volpe

CITTA’ DEL VATICANO - “Il modo in cui Giovanni Paolo II ha affrontato la morte è stata la più bella Enciclica nella storia della Chiesa”. Sono passati quasi tre anni da quel 2 Aprile del 2005, quando il Papa polacco tornò alla Casa del Padre, ma al Cardinale Angelo Sodano, suo fedelissimo Segretario di Stato per oltre 15 anni, sembra ieri. Il viso tirato, la voce tremante, la commozione che gli si legge negli occhi, il porporato, attuale Decano del Sacro Collegio, si è concede in esclusiva ai taccuini di ‘Petrus’, dopo un lungo periodo di silenzio, per ricordare il Pontefice di cui è stato il braccio destro.

Eminenza, quando incontrò l’ultima volta Giovanni Paolo II?

“Proprio quel sabato 2 Aprile del 2005, vigilia della festa della ‘Divina Misericordia’, poco prima che l’Angelo del Signore entrasse nel Palazzo Apostolico e lo conducesse in Cielo”.

Sappiamo di recarLe un grande dolore, ma ci racconti, per favore, quell’estremo saluto.

“Io e gli altri sacerdoti presenti celebrammo la Santa Messa al capezzale del suo letto; quindi gli venne amministrato il viatico degli infermi. Ricordo limpidamente che ad un certo punto, con la mano sinistra, si tolse la mascherina dell’ossigeno e mi fissò. Era come se volesse dirmi qualcosa ma, ormai, non riusciva praticamente più a parlare. Fu così che quando i suoi occhi si incrociarono con i miei, mi inginocchiai accanto a lui e gli chiesi un’ultima benedizione, che il Papa Giovanni Paolo II - impossibile dimenticare quei momenti - riuscì ad impartirmi a stento a causa delle sue sofferenze”.

Cardinale Sodano, facciamo un passo indietro: Giovanni Paolo II come mai scelse proprio Lei quale successore di Casaroli alla guida della Segreteria di Stato della Santa Sede?

“Me lo sono chiesto tante volte anche io e alla fine sono riuscito a trovare una risposta. O meglio, fu proprio il Papa a soddisfare la mia curiosità: aveva molto apprezzato la mia opera di Nunzio Apostolico in Cile e, in particolare, le mie doti di mediazione e riconciliazione in un Paese che all’epoca era notoriamente diviso e problematico”.

Il giorno dei funerali di Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro, forte si levò il grido ‘Santo Subito’, tanto che più che un’invocazione parve una vera e propria investitura popolare. Sappiamo che Benedetto XVI ha accolto quell’istanza ed ha concesso che venisse avviato immediatamente il processo di beatificazione dopo la sua elezione. Ora non resta che attendere il pronunciamento ufficiale della Chiesa...

“Per me Giovanni Paolo II è già Santo perchè tutta la sua vita è stata un’icona di santità. Detto ciò, non posso comunque che rispettare e condividere la cautela con cui si sta muovendo la Congregazione per le Cause dei Santi: una cosa sono i sentimenti personali, un’altra i pronunciamenti ufficiali”.

Cardinale Sodano, provi a sbilanciarsi: Giovanni Paolo II sarà proclamato presto Beato?

“La mia speranza è che salga quanto prima agli onori degli altari, ma rispettando le regole della Chiesa”.

Pensa spesso a Karol Wojtyla?

“Di più: continuo a parlarci ogni giorno. Mi rivolgo a lui e gli chiedo di continua a benedire e a vegliare su questa umanità, sui suoi fedeli, sulla Chiesa di Cristo, direttamente dal Cielo. Sa, abbiamo davvero bisogno del suo aiuto dall’Alto in questi tempi impregnati di relativismo etico”.

Si sa di numerosi prodigi compiuti già in vita dal Papa polacco: Lei ha mai assistito a qualche evento ‘soprannaturale’?

“Personalmente no. Ma non mi soffermerei sulla ricerca spasmodica di fatti ‘miracolosi’. Veda, l’ho già detto diverse volte - l’ho anche accennato pocanzi - e lo ripeto: tutta l’esistenza di Giovanni Paolo II è stata un inno alla santità e un’intera ricerca della perfezione evangelica. Per essere Santi non occorrono eventi mirabolanti”.

Intanto Padre Gabriele Amorth e numerosi altri esorcisti hanno raccontato che durante gli esorcismi il Diavolo soffre particolarmente la vista delle immagini o anche il solo nome di Giovanni Paolo II...

“Ovvio, al demonio dà fastidio la santità di Giovanni Paolo II”.

Eminenza, ci consegni un altro ricordo personale.

“Certo. Era il 1996, ci trovavamo a Tours, in Francia. In quel periodo, Giovanni Paolo II aveva fatto un voto particolare, cioè quello di recitare ogni venerdì, ovunque si trovasse, la Via Crucis. Quella sera facemmo ritorno alla Nunziatura alle 23.00 circa ed eravamo entrambi stanchissimi. Ma notai, verso mezzanotte, che la luce della Cappella era ancora accesa e mi alzai per spegnerla. Ma, entrato, trovai il Papa, da solo, intento a recitare la Via Crucis. Era alla quinta stazione, io lo guardai meravigliato, vista l’ora tarda, ma lui candidamente mi disse di tornare a letto perchè la luce l’avrebbe spenta lui dopo aver finito. Non c’era stanchezza fisica che tenesse davanti alla sua Fede”.

Giovanni Paolo II era anche molto legato alla religiosità popolare...

“Sì, sosteneva che la Fede, alla fin dei conti, è quella dei semplici, dei più umili. Ricordo che recitava quotidianamente, oltre al Rosario, pure la preghiera a San Giuseppe, e si meravigliava molto che in Italia quasi si fosse persa questa piacevole abitudine”.

Mise al centro del suo Magistero la Verità...

“E’ vero, ha sempre proclamato la Verità. Quando chiudemmo il sarcofago che conteneva le sue spoglie mortali, come tradizione comanda, ponemmo il rogito con il testamento spirituale e il riepilogo della sua vita. Una vita improntata alla proclamazione della Verità. Nell’ora dell’addio pensavo con ancora più forza alle sue continue testimonianze di Verità e sentivo la sua voce solenne che mi salutava e mi accompagnava. Che commozione...”.

Lottò anche per la Pace e la giustizia sociale.

“Fu anche il Papa della Pace e della giustizia sociale, certo, predicando i valori della fraternità e della solidarietà, come del resto fa oggi ammirevolmente il Santo Padre Benedetto XVI, che lo Spirito Santo ci ha donato come prezioso timoniere della Barca di Pietro”.

Eminenza, in conclusione, ci consenta una domanda: ha mai accarezzato l’idea di diventare Papa prima o durante il Conclave del 2005?

“Io Papa? No, per carità, che follia!”.



- Petrus -


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31/01/2008 18:02
 
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A poco meno di tre anni dalla morte, il cardinale Angelo Sodano ricorda la figura di Giovanni Paolo II



“Il 2 aprile del 2005 l’angelo del Signore entrava nel palazzo apostolico per condurre l’anima del Santo Padre al cospetto del Signore. Ritengo che quella morte sia stata l’enciclica più bella che egli abbia mai lasciato alla Chiesa”. Con queste parole, il cardinale Angelo Sodano ha ricordato la figura di Giovanni Paolo II durante una conferenza tenutasi presso l’Università europea di Roma. Il porporato, già segretario di Stato dal 1991 al 2006, ha rievocato i tratti umani più significativi di Papa Wojtyla. Secondo il cardinale, Giovanni Paolo II ha lasciato 4 grandi messaggi: di santità, di verità, di solidarietà e di pace. “Il messaggio di santità – ha spiegato – lo ha espresso con la sua stessa vita: la grande serenità che esprimeva era frutto della certezza interiore della presenza di Cristo e del fuoco interiore del suo amore”. “Il messaggio di verità – ha proseguito – è espresso in particolare nelle encicliche Fides et Ratio e Veritas Splendor: negare la verità è come negare la luce del sole in una splendida giornata d’estate”. Nella Centesimus Annus – ha poi detto il porporato – ha ribadito la visione cristiana del lavoro, nel nuovo contesto internazionale di globalizzazione: “suo scopo era dare orientamento al libero mercato nell’ambito di un solido contesto etico e religioso”. Sul messaggio di pace lasciato in eredità da Papa Wojtyla - riferisce l'agenzia Zenit - il cardinale Sodano ha individuato, infine, “una “prosecuzione dell’azione pacificatrice di tutti i successori di Pietro: contribuì a scalfire la Cortina di Ferro e a far crollare il muro di Berlino”. “Degli ultimi istanti di vita di Giovanni Paolo II – ha concluso il cardinale Angelo Sodano – ricordo di quando gli chiesi la benedizione: il Santo Padre era ormai impossibilitato a parlare ma mi rivolse uno sguardo e un sorriso che valeva più di mille parole. Fu un commiato che non potrò mai dimenticare”. (A.L.)



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Il cardinale Bertone inaugurerà il 13 febbraio a Cuba un monumento dedicato a Giovanni Paolo II



Una torre, una campana e una croce e, di fronte, la statua di Giovanni Paolo II e alcuni pannelli con le sue parole: “Non abbiate paura, aprite le porte a Cristo”. A fianco, le bandiere di Cuba e della Santa Sede. Sarà il primo monumento a Giovanni Paolo II collocato in un luogo pubblico, ossia in un terreno non di proprietà della Chiesa, e sarà inaugurato il 23 febbraio prossimo a Santa Clara dal cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, che sarà a Cuba dal 20 al 26 febbraio per ricordare i dieci anni della visita di Giovanni Paolo II (21-25 gennaio 1998). Mons. José Félix Pérez, segretario esecutivo della Conferenza episcopale cubana, ha confermato all’agenzia Sir che “sarà celebrata una messa la sera di giovedì 21 nella cattedrale dell’Avana”; la sera del 23 febbraio ci sarà poi la recita del rosario al santuario della Vergine del Cobre, a Santiago del Cile. Il 24 il cardinale Bertone celebrerà inoltre la Santa Messa nella diocesi di Guantánamo. Quindi tornerà all’Avana per incontrare le autorità cubane”. “Sarà un momento di molta allegria per ricordare la visita di Giovanni Paolo II", continua mons. Pérez. "Vogliamo rendere attuale il suo messaggio, ricordarlo come messaggero di verità e speranza". Secondo mons. Pérez, in questi dieci anni "alcune cose sono cambiate per i cattolici: è cambiato in positivo il dinamismo pastorale della Chiesa, lo spirito missionario, manca però un accesso maggiore ai mezzi di comunicazione ed una più ampia azione sociale della Chiesa". In un articolo sulla rivista diocesana “Palabra nueva” il cardinale Jaime Ortega Alamino, arcivescovo dell’Avana, sottolinea “come la visita di Giovanni Paolo II a Cuba si sia impressa nella memoria del popolo cubano, dei popoli latinoamericani, dell’Europa, dell’America del Nord e del mondo intero”. (A.L.)


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[Modificato da +PetaloNero+ 31/01/2008 18:03]

09/02/2008 15:12
 
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La lettera (inedita)

di Wojtyla a Padre Pio





di Andrea Tornielli -


«Mi permetto di raccomandarle, le ingenti difficoltà pastorali che la mia povera opera incontra nella presente situazione...». C’è una lettera inedita che Karol Wojtyla inviò a Padre Pio da Pietrelcina, il frate con le stimmate, pochi giorni prima di essere nominato arcivescovo di Cracovia. Una lettera mai pubblicata né conosciuta, che la postulazione della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II ha scovato nell’archivio della Curia di Cracovia e che forse inizialmente era stata scambiata per la trascrizione di una delle due lettere del futuro Papa al futuro santo già conosciute. Invece quella copia dattiloscritta e archiviata in arcivescovado era del tutto sconosciuta e aggiunge un nuovo fondamentale tassello alla ricostruzione del rapporto tra Wojtyla e Padre Pio.

Com’è noto si conoscevano due lettere, scritte in latino e inviate al frate il 17 e il 28 novembre 1962 dal giovane vescovo ausiliare di Cracovia che in quei giorni si trovava a Roma per il Concilio. Nella prima Wojtyla chiedeva le preghiere di Padre Pio per la dottoressa Wanda Poltawska, madre di famiglia, ammalata di cancro. Nella seconda il vescovo ringraziava il santo del Gargano per l'avvenuta guarigione della donna. La nuova missiva (Archivio della Curia di Cracovia, fondo K. Wojtyla, BI 3123 a), della quale Il Giornale anticipa il contenuto, è datata 14 dicembre 1963 ed è più lunga delle precedenti. Come le altre due è stata scritta a Roma, probabilmente a conclusione della seconda sessione del Concilio Vaticano II. Viene pubblicata e commentata da don Francesco Castelli – collaboratore della postulazione della causa di Giovanni Paolo II – nel nuovo numero della rivista Servi della Sofferenza.

Fin dalle prime righe, Wojtyla fa riferimento alle precedenti richieste da lui rivolte a Padre Pio: «La paternità vostra si ricorderà certamente che già alcune volte nel passato mi sono permesso di raccomandare alle Sue preghiere casi particolarmente drammatici e degni di attenzione». E già qui c’è una prima sorpresa. Fino ad oggi, infatti, si è sempre saputo che il futuro Papa chiese e ottenne le preghiere del frate solo per la dottoressa Poltawska. Non si conoscevano altri casi. Il giovane vescovo polacco ringrazia Padre Pio per la guarigione di una donna ammalata di cancro – è chiaro che si tratta del caso già noto – ma nel numero delle persone guarite Wojtyla aggiunge il figlio di un avvocato, gravemente ammalato dalla nascita. «Ambedue le persone stanno bene», dichiara nel testo inedito. Dunque, oltre a questa lettera e alle due già note esiste almeno un’altra missiva con la quale Wojtyla chiedeva la guarigione del giovane.


www.ilgiornale.it

09/02/2008 15:20
 
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Il cardinale Dziwisz: Giovanni Paolo II santo. Non c'è nulla da dimostrare

di Jarek Cielecki-Alessandro Renzo-Mattia Bianchi/ 09/02/2008

L'arcivescovo di Cracovia a tutto campo sulla figura di papa Wojtyla e sul processo di beatificazione. "Altri candidati alla santità hanno bisogno di convincere circa la loro santità. Nel caso di Giovanni Paolo II, questa convinzione c'è da sempre".


L'articolo completo qui:

www.korazym.org/news1.asp?Id=27549

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