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NON SCORDIAMO KAROL WOJTYLA!

Ultimo Aggiornamento: 09/09/2009 01:02
24/07/2005 13:12
 
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Premetto che parlo da cristiano cattolica credente. Quindi il mio pensiero può non essere condiviso da tutti.
Karol Woityla è stato chiamato da DIO a questa sua missione. Ognuno crea le sue basi per portare dei motivi per cui GPII ha fallito. Ma c'è da considerare più di tutto che quello che ha fatto GPII era quello che GPII doveva fare.
Come facciamo a sapere qual'è il piano di Dio per la sua Chiesa?
Inoltre posso dire che se cerchiamo la perfezione da parte di un Papa non la troveremo mai. TUTTI i papi hanno avuto dei comportamenti o hanno preso delle posizione a volte insipiegabili o strane.
Mi viene in mente una: Giovanni XXIII non volle che la festa della Divina Misericordia venisse istituita. Quest'ultima invece è stata istituita da Giovanni Paolo II. C'è da accusare Giovanni XXIII? Assolutamente no, probabilmente era solo che non era ancora giunto il tempo che quella festa fosse istituita.
Io mi fermo qui perchè non mi riesce facile dire dove quest'uomo ha fallito. Sono stata a una GMG e posso dire una cosa. Ogni tanto sento parlare di "in odore di santità" (o come si dice)...beh ero a quasi un km da lui eppure quell'odore lo sentito, anzi quel profumo. Potranno dirmi tutto ma non che quest'uomo ha fallito. Era un puntino bianco, quel giorno, un minuscolo puntino che, a Tor Vergata, mi ha focalizzato lo sguardo sull'enorme immagine che c'era dietro di lui. L'immagine del grande uomo-Dio che è entrato nella mia vita.
Per me Giovanni Paolo II non ha fallito perchè mi ha salvato la vita.
Chi ha orecchi da intendere, intenda!

24/07/2005 13:27
 
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Fallimento o no...
Capisco Kika il tuo punto di vista, già il fatto di aver salvato una pecorella,smarrita ha trasformato Joseph Ratzinger in un personaggio unico per me...capisco cosa vuoi dire quando affermi che Wojtyla non ha fallito ....[SM=g27822] [SM=g27822]
24/07/2005 13:56
 
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In pratica:
Piume, Skizzetta e Kika82 se la cavano dicendo "a me Wojtyla piace, punto."

Voi, insieme a Ratzigirl non avete ancora commentato i punti specifici messi da Staib e dall'articolo indicato da Kijo.
24/07/2005 14:22
 
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carissima Lilandra..
non si tratta di cavarsela dicendo "A me Wojtyla oiace punto" Io ammetto che cm tutti gli esseri umani,anche lui avrà fatto i suoi errori(Solo Dio è perfetto ed infallibile)sarebbe stupido nn ammetterlo. Quello che io nn condivido è il tono ironico,sarcastico e pungente cn cui è scritto l'articolo![SM=x40802] A chi lo leggesse senza conoscere affatto la figura di Giovanni Paolo II,il suo operato,sembrerebbe quasi che ci siano state da parte sua solo mancanze,che nn abbia fatto quasi nulla buono,ne per la Chiesa ne per l'umanità...e noi sappiamo che nn è affatto così!! Anche questo va ammesso!
SUOR SKIZZETTA
Ordine Benedettino delle Suore delle Sante Coccole al Romano Pontefice
24/07/2005 14:26
 
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Intanto, di fronte a quelle obiezioni non avete ancora risposto.
Allora, sono vere, si o no?
24/07/2005 14:51
 
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Altro articolo
Visto ci tieni tanto ecco la mia risposta che si rispecchia in tutto e per tutto con l'articolo di Messori----> MESSORI RISPONDE A KUNG...

Meglio così?
24/07/2005 14:59
 
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Non capisco, magari e' uno scherzo, o ti stai divertendo alle mie spalle...
Pero' se e' uno scherzo e' carino...
Questo e' il senso dell'umorismo che mi piace [SM=g27828]

Davvero condividi quello che c'e' nel link? Quello e' l'articolo di Kung...
24/07/2005 15:05
 
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Re: Altro articolo

Scritto da: Ratzigirl 24/07/2005 14.51
Visto ci tieni tanto ecco la mia risposta che si rispecchia in tutto e per tutto con l'articolo di Messori----> MESSORI RISPONDE A KUNG...

Meglio così?



In effetti il link è sbagliato. Comunque lessi già molto tempo fa la risposta di Messori, ed l'ho trovata fin da subito assolutamente fuori luogo. In tutto il suo articolo non fa altro che avanzare una serie di critiche a Kung e ai teologi che la pensano come lui, ironizzando e cercando di ridicolizzarli, senza rispondere a nemmeno uno degli undici punti sollevati da Kung, che invece si è dimostrato serio e preciso.

[Modificato da umanista89 24/07/2005 15.06]

24/07/2005 15:15
 
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Stili diversi?
Forse si tratta di due diversi modi di esporre le proprie idee?[SM=g27833] [SM=g27833]

Hai ragione il sito era errato...Qui la risposta



Il Padre che ha salvato la Chiesa


La replica del biografo del Pontefice La fredda teologia tedesca professata da Küng non gli permette di comprendere la straordinaria forza del cattolicesimo polacco del Papa, radicato nella più antica fede europea

L’opera infaticabile di Wojtyla ha impedito che i cattolici si disperdessero nella diaspora dei protestanti

La versione integrale del documento di Hans Küng pubblicato qui di fianco è, in effetti, ancor più torrenziale. In origine si trattava, mi dicono, di un necrologio, un bilancio dell’intero pontificato, da pubblicare dopo la morte di Giovanni Paolo II e giacente da tempo negli archivi dei giornali.

Probabilmente, il teologo svizzero-tedesco si è stancato di aspettare: in effetti, anni or sono, il Corriere della sera mi chiese già un’altra replica a un altro intervento di Küng, dove questi si augurava (naturalmente per il bene della Chiesa...) una pronta scomparsa del papa. E non nel senso di dimissioni, ma proprio nel senso di morte, perché altrimenti, pur dal luogo del suo ritiro, avrebbe potuto influire sul Conclave e determinare l’elezione di un cardinale nella sua stessa linea. Cosa che, per questo nostro teologo, sarebbe il massimo delle sventure.

Poiché, dunque, da un decennio attendeva invano, alla fine Küng ha deciso di anticipare i tempi e di autorizzare l’agenzia che cura i suoi scritti alla pubblicazione del «coccodrillo » (come, cinicamente, si dice in gergo) sulla catena consueta di media. In realtà, l’entusiasmo degli editori sembra sempre minore, visto che si assottigliano, per ragioni anagrafiche, i lettori di quest’uomo che, nato nel 1928, è ormai più vicino agli ottanta che ai settanta. Ma sì, questo che sembrava, tanto tempo fa, il simbolo stesso della «modernità» ecclesiale, il profeta di una Nuova Chiesa , giunto a 77 anni sembra interessare ormai quasi soltanto ai suoi coetanei, a coloro che erano giovani quarant’anni fa, alla fine del Concilio. È impressionante, in effetti, come continui a riproporre sempre lo stesso articolo, tanto che il necrologio del papa da lui preparato già al principio dei Novanta è quello pubblicato adesso, praticamente senza variazioni rispetto ad allora. Impressionante, soprattutto, la totale impermeabilità di questo professore ai fatti, la preminenza assoluta dello schema ideologico previo: è lui stesso a ricordare, qui, che il suo giudizio sul papato wojtyliano era già definitivo dopo un anno, nel 1979, e non è mutato di una virgola.

Impressionante, davvero, e anche un po’ inquietante: in un quarto di secolo la storia ha accelerato, imperi che sembravano di roccia e marmo sono caduti in polvere, la cultura stessa ha cambiato prospettive. Ma Hans Küng, ormai docente in pensione, da molto tempo privato del titolo di «teologo cattolico», continua a ripetere, come venticinque anni fa. Come replicare a questa fissità un po’ maniacale? Che cosa dire, di nuovo, se di nuovo non c’è nulla nell’interlocutore? Ma, poi, non dimentico quanto di lui mi disse un prestigioso vescovo, un suo collega di cattedra teologica: «Come spesso capita, proprio coloro che esigono dagli altri atteggiamento dialogico sono coloro che meno lo praticano». Io stesso, per quanto conta, sono stato sepolto sotto insulti sanguinosi, sui principali media del mondo, innanzitutto per avere scritto un libro-colloquio con il cardinal Joseph Ratzinger: la mia colpa era quella di averlo lasciato parlare, anzi di avere condiviso molte delle cose che mi diceva. Il teologo di Tübingen avrebbe tollerato che dessi voce al Prefetto dell’ex-Sant’Uffizio soltanto se l’avessi contraddetto, trascinandolo in un pubblico processo, mettendolo alla berlina, inveendo contro di lui come un «traditore». Tale, infatti, lo considera perché, negli anni del Vaticano II, il professor Ratzinger faceva parte del gruppo di enfants terribles, esperti di fiducia di vescovi tedeschi, olandesi, francesi che crearono Concilium, la rivista internazionale del dissenso teologico. Un contestatore, dunque, diventato Grande Inquisitore: il massimo dell’empietà! Come farla passar liscia al povero sottoscritto, suo intervistatore?

Küng, poi, non mi ha mai perdonato che proprio la sua «Bestia Nera», questo papa che, per lui, è «sventuratamente regnante», mi abbia chiesto di fargli delle domande che divennero il libro. L’aggettivo «cortigiano» è il più benevolo che mi abbia riservato per questo lavoro che, in realtà, non solo non cercai ma di fronte al quale ebbi qualche reticenza e resistenza. Perché, dunque, ostinarsi al dibattito davanti all’ennesimo articolo, se è sempre e solo lo stesso? E se è manifesta e provata l’impossibilità di cavare qualche frutto da un dialogo che l’ex-docente da sempre rifiuta, chiuso nel suo schema? Schema che è poi quello della metà degli anni Sessanta, quando il professore, lo si diceva, faceva parte dello staff di consulenti dei Padri Conciliari del Centro e del Nord Europa che determinarono l’orientamento del Concilio. Era l’ideologia della «modernità», erano gli anni in cui i sociologi scrivevano libri dal titolo L’eclissi del Sacro nella società industriale (Sabino Acquaviva) o teologi come Harvey Cox pubblicavano, tra gran clamore, testi come The Secular City. Giovani clericali rampanti come il nostro Küng, chiusi sino ad allora in una cultura da seminario post-tridentino, scoprivano —abbagliati— sociologia, politologia, etnologia, psicologia, psicoanalisi e tutti gli «ismi» , dal femminismo al secolarismo , che allora sembravano trionfare.

Scoprivano la democrazia parlamentare e volevano applicarla — tale e quale — anche alla Chiesa; scoprivano la sessualità e, se non se ne andavano sbattendo la porta (come fece un terzo dei sacerdoti e delle suore), pretendevano che fosse praticabile anche nello stato clericale; scoprivano la laicità e volevano viverla essi stessi, cominciando col gettare via tonache, sai, clergyman stessi, pur non rinunciando al confortevole status religioso. Scoprivano anche, con un ritardo di cinque secoli, la Riforma protestante e se ne invaghivano come fosse, appunto, nuova, «moderna ».

Molti, si sa, scoprirono con pericolosa eccitazione, anche e soprattutto il marxismo e cercarono di trasformare il vangelo nel manuale del perfetto guerrigliero. Non fu il caso di Küng che, come pubblico di riferimento, prese la borghesia dell’Europa nordica, secolarizzata, opulenta, liberal e organizzò il suo lavoro teologico con stile manageriale, con staff di collaboratori, informatica , agenti letterari. È chiaro che un prete così non poteva avere niente a che fare con un altro sacerdote, l’arcivescovo di Cracovia, che veniva da una Polonia dove la fede era cosa eroica, dove la devozione popolare permeava la vita quotidiana, dove la Madonna era onnipresente, dove il secolarismo e il laicismo mostravano il loro volto spietato e, invece che attirare, creavano spavento ed orrore, dove il catechismo era ancora praticato mentre non si leggevano gli eleganti papers dei teologi delle università occidentali. Inutile, poi, nasconderlo: il razzismo che ha sempre serpeggiato nella cultura germanica ha avuto tra i suoi oggetti proprio la Polonia, considerata una terra di slavi sfaticati e imbroglioni da cui non poteva venire nulla di buono. Figurarsi, poi, se da lì veniva un papa: come avrebbe potuto, un orgoglioso professore di Tübingen, accettare come capo e maestro uno che giungeva da quelle parti? Già il disprezzo e il sospetto verso i latini era stato tra gli elementi che avevano scatenato la riforma protestante. Ma gli slavi, se possibile, erano ancor peggio. C’è un vecchio, un po’ ignobile detto tedesco che il «politicamente corretto» ha cercato di occultare ma che mi è capitato di sentire ancora sussurrare: quando Dio decise di creare il mondo, da una parte fece gli uomini; dall’altra i polacchi. Sta di fatto, comunque, che Giovanni Paolo II fu esecrato subito da Küng e da quelli come lui perché non «moderno», perché «figlio di una Chiesa arcaica». Su queste accuse, decenni dopo, il nostro teologo è ancora fermo, ma il mondo è uscito dalla «modernità» per inoltrarsi in quella terra incognita che, per mancanza di meglio, chiamiamo della post-modernità. E che non solo non sa che farsene delle teorie degli anni Sessanta ma che sembra desiderare giusto il contrario: non profanità ma Sacro, non preti-manager, non «operatori pastorali », ma religiosi alla Padre Pio, non razionalismi ma mistero, non ulteriore rivoluzione ma riscoperta della Tradizione. Quanto resta del «popolo di Dio» non va al dibattito degli accademici di teologia, va in pellegrinaggio a Medjugorje; non mostra alcuna smania di potere votare per eleggere il suo parroco e il suo vescovo, né è frustrato perché le sue figlie non possono entrare in seminario ma è pronto a ascoltare un prete, possibilmente vestito da prete, che gli parla di Dio e di Cristo come una volta.

Partecipavo, una volta, alla fastosa conferenza stampa del pool internazionale dei suoi editori per la presentazione di un suo libro dove— con la solita irruenza e gli insulti virulenti per chi non la pensa come lui — chiedeva per la Chiesa cattolica quanto ribadisce ora di volere da un nuovo papa. E dunque: preti sposati; donne-sacerdote; divorziati riaccolti a nuove nozze; omosessuali venerati; contraccezione libera; aborto accettato; parroci, vescovi, papi stessi eletti democraticamente; scismatici ed eretici posti a modello; atei, agnostici, pagani accolti non solo come fratelli in umanità ma come maestri di vita e pensiero dai quali tutto imparare... Insomma, il rosario «teologicamente corretto» anni Sessanta e Settanta, i comandamenti del benpensante un po’ datato, le «coraggiose riforme» del conformista occidentale medio . Accanto a me, lo ascoltava con attenzione un pastore protestante il quale, alla fine, prese la parola: «Molto bello e edificante, professor Küng. Ha ragione, ecco le riforme che anche il cattolicesimo dovrebbe praticare. Ma, mi dica: come mai noi protestanti tutto ciò che Lei chiede ce l’abbiamo già, e da molto tempo, eppure i nostri templi sono molto più vuoti delle vostre chiese?».
Il professore non rispose a quella domanda, che scendeva dal cielo delle teorie «pastorali», ottime per i semestri accademici, alla brutale concretezza dei fatti, questi maleducati che non vogliono mai rientrare nei nostri schemi. Vedo ora da questa sintesi malevola del pontificato che imperdonabile peccato di Giovanni Paolo II sarebbe soprattutto quello di «non avere integrato nella Chiesa cattolica le richieste della Riforma e della modernità». Quanto alla «modernità» è esistita un tempo, quando lui era giovane, e ha fatto posto ad altro, come si accennava. Per la Riforma, possibile che uno come questo teologo, che vive tra Svizzera e Germania, che conosce il Nord dell’Europa, passato (e, spesso, per violenza dei prìncipi) al verbo di Lutero, di Calvino, di Zwingli, possibile che non constati quale è lo stato comatoso, da encefalogramma piatto, di Chiese che pur furono vive? Possibile che i suoi viaggi per il mondo non gli abbiano mostrato che il solo protestantesimo che sembra oggi avere un futuro è quello «impazzito», aggressivo, insofferente di ecumenismi, rappresentato dalla miriade di sètte e di chiesuole? Si può, oggi, proporre per la Chiesa romana—quasi fossero novità taumaturgiche—provvedimenti che quella che chiama se stessa «Riforma» per antonomasia ha adottato quasi cinque secoli fa e i cui risultati stanno sotto gli occhi di chi sappia vedere senza gli occhiali dell’astrattezza? Per fare un solo esempio: in media, ogni anno, 10.000 anglicani chiedono di entrare nella Chiesa cattolica. Non molto tempo fa, l’arcivescovo di Londra ha ordinato preti cattolici molte decine di pastori anglicani. Sono fratelli (e sorelle) il cui passaggio a Roma è stato provocato dalla decisione della gerarchia anglicana di ordinare donne. Una decisione che non ha portato loro alcun cattolico (e nessuna donna cattolica, si badi!), mentre ha provocato un esodo importante verso il cattolicesimo.

I fatti, professor Küng, non provano—almeno qui—il contrario esatto di quanto affermano le Sue teorie? Che ci dice, per esempio, di quell’Olanda che prima del Concilio era forse il Paese al mondo con la più fervida vita cattolica, che subito dopo divenne la speranza e la mecca del progressismo clericale, che attuò l’attuabile delle riforme che Lei invoca, coprendo di disprezzo «l’arcaica teologia romana», e che in breve fu ridotta a un deserto dove le chiese che non cadono in rovina sono da tempo trasformate in supermarket, in pornoshop, in hamburgherie? Nessuno Le ha mai rivelato, don Küng, che, se il più cattolico dei Continenti, quello latinoamericano, sta passando rapidamente e in massa a quelle sètte protestanti «impazzite » che dicevo o torna ai culti afroamericani, è proprio perché cerca lì quanto non gli dà più certo clero cattolico che (formatosi spesso alla scuola di quelle Sue facoltà tedesche) dice di «aver scelto i poveri», mentre «i poveri » non hanno scelto lui?

Più che difendere questo lungo pontificato dalla gragnuola di accuse, senza misericordia e senza luce, che gli vengono scagliate contro (come cattolici, siano fedeli al papa, ma non sempre e non certo passivamente apologeti di chi, via via, adempie al ministero di Successore di Pietro), più che difendere, dunque, è ancor più necessario mostrare come le alternative «alla Küng» non siano affatto un rimedio adeguato ai problemi della Chiesa. Problemi che esistono oggi, come sempre sono esistiti; ma che, per essere affrontati, esigono ben altro che le ricette di un «modernismo» ideologico che la storia ha superato, mostrandone i limiti e i rischi.
Vittorio Messori
24/07/2005 15:32
 
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Ho letto l'intero articolo... lo avevo gia' letto, ma pensavo ci fosse qualcosa di piu' che tu avessi da farmi leggere.

Queste sono le parole di umanista: " l'ho trovata fin da subito assolutamente fuori luogo. In tutto il suo articolo non fa altro che avanzare una serie di critiche a Kung e ai teologi che la pensano come lui, ironizzando e cercando di ridicolizzarli, senza rispondere a nemmeno uno degli undici punti sollevati da Kung, che invece si è dimostrato serio e preciso."

Devo quotare al 100%.

[SM=g27811]
24/07/2005 15:43
 
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Bhè...
Che dire...mi discpiace tu sia rimasta delusa....dipende dai punti di vista...a me Kung appare uno col dente parecchio avvelenato (ammetto ci sono alcuni punti che condivido...ma su altri, come si usa dire dalle mie parti...l'ha fatta di fuori dal vaso...)....non dimentichiamoci che Giovanni Paolo II gli ha tolto la possibilità di insegnare.....carino poi da parte sua attaccare un uomo morto....perchè dato che non aveva più nulla da perdere, non l'ha affrontato durante gli anni in cui avrebbe potuto rispondergli con coscienza?
24/07/2005 15:50
 
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Ok, ci sono punti che non condividi.
Quali, e perche'?

ps - non vedi? Anche tu attacchi Kung sul piano personale invece di smontare le sue osservazioni nei fatti.
24/07/2005 16:34
 
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Kung
Kung è un fanatico,non perdo nemmeno il tempo di leggere cosa scrive.[SM=g27812]
RATZI FOREVER

Suor RATZGIRL
Ordine Benedettino delle Suore delle Sante Coccole al Romano Pontefice
24/07/2005 19:20
 
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Re: carissima Lilandra..

Scritto da: mariadaprile@tiscali.it 24/07/2005 14.22
A chi lo leggesse senza conoscere affatto la figura di Giovanni Paolo II,il suo operato,sembrerebbe quasi che ci siano state da parte sua solo mancanze,che nn abbia fatto quasi nulla buono,ne per la Chiesa ne per l'umanità...e noi sappiamo che nn è affatto così!!



Cito dall'articolo:
"Conclusioni.
Per la Chiesa cattolica questo Pontificato si rivela, nonostante i suoi aspetti positivi, una grande speranza delusa, in fin dei conti un disastro, perché Karol Wojtyla, con le sue contraddizioni, ha profondamente polarizzato la Chiesa, allontanando i suoi innumerevoli uomini e gettandoli in una crisi epocale." (continua con le conclusioni...)

In risposta a RATZGIRL:
Ho letto l'articolo di Messori e concludo che è unicamente un attacco ad personam che non c'entra niente con l'altro articolo. Ma sei sicura che sia in risposta? Insomma alle critiche fatte da Kung non si trovano commenti ma in compenso si dice tutto e di più sull'autore. Sembra un litigio tra bambini "Il bimbo Karol ha sbagliato questo e questo!" dice uno, "E tu sei brutto!" dice l'altro. Sarà anche tutto vero, Kung sarà anche un puzzone, ma alla fine quello che scrive dov'è criticato?
Tu dici di essere d'accordo per tutto con quello che scrive Messori. Allora dicci che critiche fai a Kung.

Invece a proposito di Kung sono d'accordo con tutto quello che posso capire. Qualche punto un pò incerto ma sono d'accordo.
_________________________________
"Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante se ne sognano nella tua filosofia"
- Amleto, William Shakespeare
24/07/2005 21:21
 
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Re:

Scritto da: Lilandra Crystal 24/07/2005 13.56
In pratica:
Piume, Skizzetta e Kika82 se la cavano dicendo "a me Wojtyla piace, punto."

Voi, insieme a Ratzigirl non avete ancora commentato i punti specifici messi da Staib e dall'articolo indicato da Kijo.



Brava...e non ho neppure intenzione di leggere ciò che scrivere su questo argomento. Per me Wojtyla non si tocca.
24/07/2005 22:06
 
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Re: Re:

Scritto da: piume 24/07/2005 21.21


Brava...e non ho neppure intenzione di leggere ciò che scrivere su questo argomento. Per me Wojtyla non si tocca.



Non c'è che dire. Metodo di ragionamento quanto mai democratico ed aperto al dibattito.

24/07/2005 22:18
 
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Ha ragione Staib. Come già anch'io avevo detto, nel suo articolo Messori non risponde a nessuno dei punti-critica sollevati da Kung. La sua è un'invettiva rivolta alla PERSONA di Kung, non alle sue IDEE.
Per Ratzigirl: non è una questione di stili diversi. Ad essere diverso è proprio l'oggetto della disquisizione. Per Kung, è l'operato di Wojtyla. Per Messori è... Kung stesso.
Tu dici che Kung è un fanatico. Mai fu detta fandonia più grossa. Egli piuttosto rappresenta l'ala più moderata e progressista della Chiesa, che si oppone proprio ai fanatici.
Dici anche che non era il caso di attaccare un morto, e che invece Kung avrebbe dovuto farlo quando Wojtyla era in vita: anzitutto ti rispondo che nulla c'è di male a discutere intorno a persone, morte o vive che siano, perlomeno finché non si formulano attacchi diretti alla loro persona (vedi Messori), e si conduce invece un ragionamento volto sì alla critica, ma non all'offesa. Ed è esattamente ciò che fa Kung: una critica non offensiva, sostenuta da una propria e coerente tesi, che ovviamente ciascuno è libero di condividere o meno. E poi, come lo stesso Messori ha ricordato nel suo articolo, Kung avanza il suo disappunto fin dall'inizio del pontificato... quindi non capisco perché dici che avrebbe dovuto criticarlo da vivo... considerato anche che proprio Wojtyla non ci ha pensato due volte a togliergli la cattedra di teologo, e quindi ridurre le sue possibilità di esprimersi. Ma dimenticavo: Wojtyla non si tocca...
25/07/2005 16:34
 
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Fosse anche il peggior fanatico se le sue critiche sono giuste è a quelle che si deve rispondere. Il fatto che sia fanatico non implica che dica per forza cose sbagliate. E poi qui mi sembra che non sia lui il fanatico...

Alcune frasi sono da rabbrividere. Wojtyla non si tocca e basta, qualunque cosa abbia fatto.
Io direi che piuttosto che scrivere che dall'articolo di Kung sembra che il vecchio papa non avesse fatto niente di buono (e lui ha specificato che non è così), è dai media convenzionale che si evince il contrario. Insomma, guardando la televisione nella settimana (proprio una settimana) dopo la sua morte, sembrava che nella sua vita avesse fatto solo cose buone. Quindi, per piacere, cercate di essere obiettivi. Anche se si tratta del papa.
_________________________________
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- Amleto, William Shakespeare
25/07/2005 16:46
 
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Qui debbo darti ragione, Wojtyla, Ratzinger, chi vuoi, se si ritiene che abbiano fatto azioni sbagliate, è giusto comunque esprimere il proprio parere..l'intoccabilità è solo di Dio....non degli uomini (anche se poi non sta a noi condannare o giudicare ma solo a Dio), tuttavia mi vedo d'accordo con voi.L'atteggiamento cieco di chi non vuole neppure prendere in considerazione alcuni fatti, rischia realmente di essere nocivo, e per la socialità e per un discorso di razionalità!!
25/07/2005 20:39
 
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Utente Junior
Per quanto mi riguarda Giovanni Paolo II toccatelo pure. Sono io che avrò il sacrosanto diritto di esprimermi come mi sento. Io non me la sento di dire se quello che ha fatto è giusto o sbagliato. Io mi sono sentita di aprirvi il cuore a quello che lui è stato per me. Mi ha indicato la Via, la Verità e la Vita. E mi ha fatto un dono talmente ENORME che non riesco a pensare che possa aver fatto quello che ha fatto con cattiveria. Magari a sbagliato, chi lo sa, ma non con cattiveria come invece sembra dire il primo post di Staib.
Ha perdonato l'uomo che voleva ucciderlo. Ha gridato contro la guerra come nessun'altro. Invitava l'uomo ad avvicinarsi a Dio, a non avere paura di aprirgli le porte. A detto che credere non è facile ma che è possibile. E' vero si, ha stretto la mano a tanti dittatori, ma Gesù è venuto per i malati non per i sani. A parlato della Divina Misericordia di Dio morendo il giorno di questa festa.

Il Papa è morto, viva la libertà?

"Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa".(Gesù)
Giovanni Paolo II è fisicamente morto, su questo non c'è dubbio. Ma il Papa No e ce lo dovremo sorbire fino alla fine del mondo...questa cosa a qualcuno non piace a me SI[SM=g27822] [SM=g27828] [SM=g27822]

Domanda: mi date i nomi di quei sacerdoti così mi informo...grazie!
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