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[fanfiction e originali] Hold my Angst (Flash contest - Edite e inedite)

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2020 15:47
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Post: 2.943
Giudice*****
08/09/2020 13:34
 
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Quattordicesimo classificato

Nao Yoshikawa
La ballerina di cristallo

Tot: 42/50



Stile: 13/15

La storia, nel complesso, è scritta molto bene: alterni frasi brevi a frasi più lunghe, il che costituisce un piacevole contrasto tra un ritmo narrativo molto veloce e uno più lento e ragionato, scelta stilistica che ho apprezzato veramente tanto. Nella primissima parte della storia, solamente due frasi non mi hanno pienamente soddisfatto: nel momento in cui scrivi “O forse si era ritrovato a pensare ciò (…)” la frase avrebbe maggiore impatto se scritta come “O, forse, (…)” in modo tale da spingere il lettore a prendere una pausa prima e dopo il forse, caricandolo del significato che mi sembra debba avere. Questa cosa si ripete anche in una frase immediatamente successiva “Si era convinto che se l’avesse toccata lei si sarebbe frantumata”: se l’avesse toccata è una proposizione incidentale, quindi sia grammaticalmente sia a livello di pause andrebbe messe tra virgole.
La seconda frase che non mi suona particolarmente bene è “Se adorava le storie fantasy come lui, oppure preferiva le storie d’amore?”: il se generalmente introduce un’interrogativa indiretta, infatti avevo letto questa frase come un’ipotesi, sorprendendomi poi del punto interrogativo finale. D’altronde, il protagonista nel pensare questa frase sta effettivamente formulando un’ipotesi, quindi il punto interrogativo andrebbe tolto.
Vi è anche un errore di distrazione, che ovviamente ti segnalo, ma che ho deciso di non conteggiare nella valutazione, in quanto ritengo sia estremamente stupido ragionare per sottrazioni di 0.05 punti, un errore del genere può capitare a tutti: nel momento in cui scrivi “Il restituirglielo (…) più paura di prima”, dopo la frase ti sei dimenticata di inserire il punto fermo.
Un altro errore di distrazione è “Daisy arrivo”, dove ovviamente ci vorrebbe l’accento sulla o, dato che la storia è interamente scritta al passato.
Tornando a parlare dello stile in sé, trovo che alcune volte ti perdi in alcune ripetizioni un po’ troppo fini a sé stesse, che tendono ad appesantire inutilmente la narrazione: ad esempio “non piangeva, non c’erano lacrime sul suo viso” è pleonastico.
Un’ultima osservazione che posso muoverti è che è presente una ripetizione, a mio parere superflua, nella frase “in realtà si sentì spento, in realtà pensò che doveva essere così (…)”.
Esclusi questi pochi appunti, la narrazione non presenta problemi di tipo grammaticale. Il lessico usato è semplice, non eccessivamente pesante, e tratta una tematica così pesante in maniera molto leggera. Se posso permettermi, forse anche troppo leggera, ma questo punto preferirei chiarirtelo nel parametro relativo alla caratterizzazione dei personaggi.

Originalità: 7/10

Probabilmente io e questa storia non ci siamo capite come avremmo dovuto. In un certo senso, è come se dalle prime righe io abbia maturato un’idea irrealistica di quel che potevo aspettarmi dalla narrazione: non so bene perché, ma inizialmente mi avevi ricordato una delle storie originali che ho più amato da quando sono su Efp, nella quale si indaga sui comportamenti “strani” di uno dei personaggi, e si giunge a una conclusione spiazzante. In un certo senso, mi aspettavo una conclusione spiazzante anche qui.
Con questo non intendo dire che la depressione sia una tematica banale, perché penso sinceramente che sia uno di quegli argomenti che, se trattato adeguatamente, dovrebbe decisamente essere al centro di molte riflessioni. Ma comunque.
Superata questa piccola incomprensione tra me e la tua storia, rimango comunque abbastanza incerta sul da farsi: la tua storia presenta alcune tematiche che sono ricorrenti, tra cui capeggia un’espressione che ormai ho iniziato a detestare, ovvero gli occhi grigi paragonati al mare in tempesta. Ma immagino che non ci siano molti termini di paragone (?).
Comunque nel complesso è un nì, capisco perfettamente l’intento del colpo di scena rivelando che Daisy era depressa, ma sinceramente non mi ha colpita come avrebbe dovuto, né hai trattato il tema della depressione in maniera particolarmente inedita, o innovativa. Nel complesso la storia è una buona storia, ma per questo parametro tentenno un po’, perché appunto non l’ho trovata così tanto originale, per quanto ben sviluppata: ho comunque deciso di propendere per un 7, che è il classico esempio del voto “nì”, perché sinceramente essendo una storia di qualità non mi sembrerebbe giusto dare un voto eccessivamente basso.

Gradimento personale: 10/10

La storia nel complesso mi è piaciuta: è molto delicata, narra con estrema grazia qualcosa di così pesante come può esserlo la depressione. Forse, in certi punti, è così tanto delicata che fa solamente intuirle, l’abisso emotivo che la depressione crea, quanto questa possa essere distruttiva per te e chi ti sta intorno.
Il titolo è la vera chicca di questa storia: poetico ed evocativo, ma anche perfettamente azzeccato, devo dire che mi ha invogliata parecchio alla lettura.
La storia è interessante, mette una certa curiosità e più volte, nel corso della lettura, mi sono trovata a chiedermi “cosa succederà dopo?”, che è secondo me il principale discrimine tra una storia che funziona e uno che non funziona. L’unico mio rimpianto è che sia durata così poco, perché ne avrei facilmente letta una più lunga, ma tutte le cose belle prima o poi devono avviarsi a conclusione.
Ho trovato il succedersi degli eventi molto veloce ma, d’altronde, la trama è così semplice e lineare che qualunque altro dettaglio in più sarebbe stato percepito come “fuori posto” e/o superfluo.
Nel complesso una lettura bellissima, che si ritaglia un posto nel mio cuoricino, nell’antro riservato alle storie originali.

Caratterizzazione dei personaggi: 7/10

Questo è stato il parametro che, nonostante il punteggio abbastanza alto, mi ha “deluso” di più: sono del parere che, quando si narrano avvenimenti di questo genere, è importante addentrarsi dentro la psiche dei personaggi, esaminarne le ripiegature, i perché, ma anche le sensazioni. La tua scrittura, piacevole e delicata, ha però contribuito a creare personaggi altrettanto delicati, sottili come fogli di carta.
Ian è quello di cui emerge di più, dato che il 90% della storia è narrato tramite il suo sguardo, ma anche di lui si capisce tutto è niente. Cosa faceva prima di conoscere Daisy? Com’è fisicamente? Ha degli interessi, oltre la lettura?
Ma, la lacuna più grande, secondo me è in Daisy, che è ridotta principalmente a pochi tratti abbozzati: il nastro rosa, gli occhi grigi, la danza e le lacrime (la depressione). Sarebbe stato interessante capire di più di lei, che diventa la vera protagonista solo per alcune righe, capire bene che situazione l’avesse portata a maturare il disturbo, ma anche sentirla sfogarsi, disperarsi, insomma qualunque cosa che facesse davvero capire come deve essersi sentita. Perché la depressione è orribile e angosciante, non si riduce al piangere, è qualcosa che ti mangia dentro: questo elemento è presente nella storia ma, vuoi per una scelta stilistica, rimane tratteggiato con mano lieve.
Personalmente avrei preferito una maggiore introspezione, dei caratteri più a 360°, a tre dimensioni, mentre l’impressione generale è che sia tutto narrato da molto lontano, come se il narratore si fosse dimenticato dei dettagli o stesse guardando con un binocolo.


Utilizzo del genere Angst: 5/5

L’Angst è presente, sebbene pensando al genere di questa storia mi verrebbe da definirla “Malinconica”, ma comunque la tematica si presta e si evince quel sentimento di angoscia e sofferenza tipico del genere.

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