Capitolo 7 - "La stagione della mietitura"

La cacciatrice poggiò una mano sulla spalla di Eorein.

"Dobbiamo finirla adesso cavaliere."
"In un modo o nell'altro questa notte deve essere l'ultima. Per noi o per loro."

Improvvisamente, dopo giorni, la morte sembrava solo un dolce riposo.

"E poi ci sarebbe Menelruth." aggiunse Ronan.

"Lo si può anche lasciare a marcire lì, per quanto mi riguarda. Sono certo che lo pensate anche voi, in fondo basta salvare la pelle, no?
Però ce l'ho portato io, se ben ricordo. E quindi io lo riporterò fuori, anche a costo di andarci da solo, ora che so dov'è.
Voi fate pure come vi pare. Non vi biasimo. Anzi."

"Menelruth, per una volta nella vita, ha deciso di ascoltare il consiglio degli altri. Di Ronan, per la precisione. Docilmente, si e' fatto portare nel cuore della fortezza nemica, in ceppi e disarmato. Forse seguendo un istinto profondo che gli diceva di fidarsi del piano di Ronan. Non fossimo stati assediati a Telumethar, avrebbe tentato di defenestrare il conte, qualora se lo fosse trovato davanti..." disse Celenandor

Heru gli fece eco: "Noi non lo lasceremo nel Castello. Ma non penso sia necessario andare a salvarlo...non lo vorrebbe, o almeno credo. Se si e' fatto mettere la', e' perche' attende un occasione, che potrebbe anche non venire mai, ma vale la pena tentare sapendo che lui e' da qualche parte in quel palazzo"

"Concordo. Per me pure la prossima meta e' il castello. Ma come e dove, resta da definire. Occorre sapere tutto quel che si puo' su quel che vi accade" disse Celenandor.

"Ne sappiamo gia' parecchio. Sappiamo che abbiamo, grossomodo, fino a satasera o a domani sera prima che i giochi si concludano. Sappiamo che manca una mossa ancora, nella partita della Contessa. Sappiamo anche che la sua fedelta' agli intenti dell'equipaggio del Dromone Nero e del suo deludente Sommo Negromante e' piuttosto discutibile" concluse Anarya

"Questo è un punto interessante."
disse Ronan dopo l'intervento di Anarya.

"Forse potremmo sfruttarlo a nostro vantaggio.
A cosa pensavi di preciso?"

"É un pó tardi per trarne vantaggio" disse Anarya "Possiamo solo sperare che si siano accorti della battaglia sul dromone, dal castello, e che la cosa li distragga il tanto da farci entrare..."

"Come elfi, non abbiamo modo di negoziare con lei, anche se volessimo prenderci il merito di averla liberata di quello che, a quanto sembra, doveva essere il suo padrone" aggiunse Celenandor

"Voi no, ma Eorein si."
disse Ronan
"E' stato lui ad affrontarlo e ucciderlo, dopotutto.. probabilmente nessuno si aspettava un attacco come il nostro, e penso che l'abbiamo colto in un momento di debolezza, aveva già speso molte delle sue enrgie nel cercare di interrogarmi.
Non dimentichiamo comunque che ci sono altri maghi, al castello.
E se dovessero sapere che la contessa vuole tradirli.. be..
Anche se però ancora mi sfugge come potrebbe.. e quali siano le sue reali intenzioni.."

"Ma vi siete visti? Cosa vorreste fare nelle vostre condizioni?"

Eorein era stanco, ma la punta di sarcasmo che affiorava lasciò il posto ad un tono più riflessivo:

"C'è un momento in cui bisogna dire basta. Abbiamo avuto perdite pesanti: Barak, Drestan ed ora Dalkest ci hanno lasciato, ed anche Menelruth potrebbe essere morto per quello che ne sappiamo. E tutto questo senza ottenere risultati di rilievo. E' vero, abbiamo ucciso qualche leccapiedi, e quel pallone gonfiato che ho personalmente avuto l'onore di infilzare era un pò più importante degli altri, lo riconosco. Ma tutto è ancora da fare, da scoperchiare e da combattere, ed i nemici più duri ci aspettano ancora a piena forza. Continuare in questo modo ed in queste condizioni non è coraggio, è pazzia. E servirà solo a farci ammazzare tutti, uno per uno."

* ha perfettamente ragione.. *

"Eorein, cos'altro possiamo fare? Cosa proponi, tu?"

"Se lo muovi, lo ammazzi." replicò Ronan.
"Piuttosto rimani qui, insieme a Dhargo.
Non è più notte fonda.. tra poco la luce sarà più forte. si accorgerebbero subito di voi, in città.."

Si guardò intorno, scrutando il cielo oscuro che sembrava schiarirsi all'orizzonte.

"E sia, cerchiamo un nascondiglio ed aspettiamo l'alba cercando di recuperare le energie."

A quelle parole, come sollevati al pensiero di non dover litigare (cosa che tuttavia sembravano sempre piu' pronti a fare) gli elfi si consultarono, ed Anarya e Celenandor si diressero oltre il crinale di basse colline. Heru, dal canto suo, rinfodero' la spada, e si sedette sulla sabbia nera vicino ad Albar, appoggiandogli una mano sul petto. Resto' cosi', senza muoversi, gli occhi fissi sul mare increspato, per diversi minuti. Alla fine i due elfi tornarono con buone notizie.

"C' e' un vecchio albero, sradicato dal fianco del colle da qualche tempesta furiosa decenni fa. Tra le sue radici c' e' spazio, e riparo da occhi indiscreti. Non e' troppo asciutto, ma se ci stringiamo non potra' essere cosi' freddo" disse Celenandor

Amdir recupero' una tela cerata per potervici adagiare Albar, ed insieme ad Eorein, delicatamente, ve lo deposero sopra.

In pochi minuti erano al riparo, relativamente al caldo ed all' asciutto grazie al telo cerato. Oltre il crinale, lontano, siudiva il rumore di onde lontane.

Il freddo, la fame, la stanchezza, il sonno, le ferite, lo stress, combinati con il relativo tepore del rifugio tra le radici dell' albero, non ebbero pieta' degli umani nel gruppo. Di colpo, con un sapore acido in bocca ma la mente stranamente lucida, Eorein si desto'. Vide Arhiael accoccolata schiena contro schiena contro Dhargo, anch'egli addormentato.


Ronan stava seduto poco lontano, lo sguardo perso verso le onde.

"Se ne e' andato cosi', mentre dormivate" disse Anarya, anticipando i suoi pensieri

"Non ha avuto il suo ultimo combattimento, ma almeno e' morto con la sua arma in mano. E' scivolato prima in un sonno leggero, e poi nel sonno piu' profondo della morte. E' ora nella valle oscura in cui tutti i sentieri si incontrano" disse Heru

"Era un brav'uomo, lo conoscevo da molti anni" aggiunse Celenandor "Menelruth non ne sara' affatto felice"

Albar stava poco discosto, coperto dal suo mantello. Lo scudo era appoggiato sul suo petto, e nonostante il colorito pallido, finalmente i suoi lineamenti erano liberi dall' agonia causata dal veleno.

Era tutto come l'ultima volta, stanchi, sconfitti, infreddoliti e con il cuore a pezzi per le perdite subite.
Arhiael si trovò un cantuccio dove attendere l'alba e pianse silenziosamente.

Il cavaliere osservò Albar e si chinò su di lui. Ne accarezzò delicatemente il viso, ormai sereno, poi si riscosse.

"Dobbiamo donargli degna sepoltura, è morto da uomo coraggioso."

"Su questo almeno siamo dello stesso avviso" disse il Noldo, malcelando una punta di risentimento. Eorein lasció correre, lí per lí, pensando che non fosse poi troppo strano che un elfo di nobile casata trattasse un umano con sufficienza, specialmente dopo duri e difficili combattimenti. Lui stesso era trise, stanco, e pieno di dolori, e non aveva certo voglia di litigare. Strinse i denti cercando di non dare a vedere quanto fosse malconcio, sotto la corazza.

"Albar era un amico di Menelruth, un uomo del nord, si, ma uno che aveva molto viaggiato, ed appreso. Sebbene negli ultimi istanti la paura di una fine ingloriosa lo attanagliasse, sono sicuro che si é spento senza timore di un aldilá triste e disonorevole. La superstizione é dura a morire, purtroppo, ma Albar era un uomo intelligente, e ora che la sua anima é davanti a Mandos, so che la sua fine gli deve apparire in una luce nuova..." furono le parole di Celenandor.

Triste, e acciaccato, Dhargo non aveva la forza di dire la sua. Per non pensare al dolore, prese una pala dalla cassetta della barca, e cominció a scavare il terreno molle e scuro sotto l´albero, fermandosi non appena Eorein lo fulmino' con un occhiata gelida come a dire "cosa pensi di fare con quella pala?".

"Avrebbe voluto, comunque, essere bruciato. Una pira alta e luminosa, piena delle armi dei nemici uccisi. Torneremo a prenderti, fratello" disse il cacciatore, correggendo la frase che non aveva mai detto "i tuoi avi vedranno in quelle fiamme che qui esiste qualcuno che ti ricorderá, e parlerá delle tue gesta, ed allora potrai dirti un uomo ricco"

"Non c'e' tempo per bruciarlo come si deve, ed i rischi sono immensi. rischiamo di mandare, letteralmente , in fumo l ' ultima debole speranza che abbiamo" disse Celenandor, riprendendo la pala dalle mani di Dhargo

"Io onorerò il caduto come merita e secondo le usanze dei nostri avi, e quindi anche con una pira funebre, se potrò."
disse l'eòthraim, osservando gelido l'elfo di fronte a lui,
"A meno che tu non abbia davvero un buon motivo per non farlo, ed in questo caso ti invito a rendercene partecipi."

"La tua supponenza e' qualcosa di raro, cavaliere dell' est" ribatte' il Noldo "Se vuoi onorare Albar, cerca di rispettare la missione che lui stesso per la quale lui stesso si era imbarcato. Una pira funebre, oltre a portare via preziose ore che non abbiamo, ci costringerebbe a restare qui in vista del castello, e una volta accesa attirerebbe di certo delle attenzioni indesiderate. Aggiungerei che questa storia dell' onore nordico inizia a costare un po' cara. Ci sono cose piu' importani, in ballo in questa storia, della tua morte eroica uno contro mille o del funerale di Albar!"

"Ripeto la mia proposta. Interriamolo meglio che possiamo adesso, e diamogli un funerale degno quando usciremo da questa dannata storia" intervenne Celenandor, con voce piu' conciliatoria, istintivamente mettendosi in mezzo ai due prima che si avvicinassero troppo

"Sei molto deciso nel dispensare giudizi sugli altri"
rispose con voce piatta e senza abbassare lo suardo,
"ma lo saresti altrettanto se al posto di Albar ci fosse qualcuno della tua gente, ed io ti imponessi sdegnoso di lasciarlo in pasto ai corvi per non perdere tempo? Se la tua missione è così importante e non può aspettare, allora prosegui pure ma da solo, mentre io perderò tempo nel predisporre la pira ed attirerò i cacciatori su di me."
Gli occhi dell'eòthraim erano due gelidi laghi di montagna...

"Come ti permetti anche solo di pensare che lascerei la salma di Albar in pasto ai corvi! Intendo seppellirlo, per il momento, e bruciarlo poi.
E non parlare nemmeno per sbaglio delle esequie funebri degli elfi. E' qualcosa che va al di la' della tua comprensione. Ti proibisco di accendere pire funebri, adesso o dopo. Se vuoi farti catturare e dopo esserti fatto torturare dire a tutti dove siamo andati, scordati anche questo. La morte eroica che sembri tanto agognare potrebbe voler dire la differenza tra guerra e pace per centinaia o migliaia di Arnoriani!"

Gli occhi viola del Noldo scintillavano di un fuoco non meno minaccioso.