Capitolo 7 - "La stagione della mietitura"

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Ossian77
00domenica 8 marzo 2009 14:41
Master
Il sommesso vociare delle domestiche nella stanza adiacente, il rumore dei grossi ceppi strusciati nel camino, il picchiare del becco di un uccello su un tronco della casa, il cigolio di una catena....

Lentamente, molto lentamente, le immagini si rimisero a fuoco. Quando Eorein riaprì gli occhi, vide Athorman dormire seduto per terra, la schiena appoggiata al muro. Teneva la mano di Arhiael e la ragazza stava ancora dormendo profondamente, il capo adagiato sulle gambe distese del dunadan.

Dall' altro lato della stanza, ad oscurare quasi la finestra, Dalkest era in piedi, di spalle, le mani lungo i fianchi, fermo e solenne, sembrava quasi avesse passato la notte senza cambiare posizione, gli occhi fissi sul giardino.

L' eothraim vide l' impacco fresco sulla spalla e si contò i punti su tutto il corpo. Le ferite pizzicavano, e tiravano un pò, e aveva anche un pò di nausea, ma si sentiva comunque infinitamente meglio del giorno prima. La mente, almeno, era lucida, ed il cuore e lo spirito sereni e pronti. La sua spada, che tante fortune e sfortune gli aveva portato in battaglia, era appoggiata sulla mensola del camino, coi lacci del fodero che ne pendevano come se fosse un oggetto qualunque, dimenticato fuori posto da un cavaliere disordinato.

"Ferþu éorein hal(*)" disse la voce di Lady Ingrid. Entrando nella stanza, reggeva un vassoio con una caraffa di latte caldo, fette di pane raffermo scottate al fuoco, ed un panetto di burro. "Non sai la gioia che mi da, cavaliere, vedere di nuovo la luce splendere nei tuoi occhi. Non mi aspettavo di meno da un èothraim, ma mi hai fatto spaventare. Vero Dalkest?".

Dalkest, per tutta risposta, si limitò a fare un cenno di assenso lento e profondo, senza togliere gli occhi dalla finestra, cosa che fece sorridere in silenzio la dama.

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(*) "Buona salute al tuo spirito" (old english)


Mumak
00domenica 8 marzo 2009 19:14
Dalkest
"stanotte ho sognato. non mi ricordo neanche più quando era stata l'ultima volta che avevo sognato e non mi ricordo il sogno, dacchè la mia memoria è rinomatamente labile per questi dettagli, ma il sogno di stanotte non potrò dimenticarlo. mai. l'oscurità avanza, capitano, il giardino si fa sempre più stretto e i nemici sono in attesa al di là della linea d'ombra per spiccare il balzo, l'oscurità incede insesorabilmente alle nostre porte e circonda i nostri affetti più cari, ma la nostra anima è già persa, che non c'è modo di rispondere senza usare violenza ad una tale malignità costringendo noi stessi al male. il desiderio di malvagità è come la lordura, Milady, per pulire qualcosa bisogna sporcare qualcos'altro, facendo attenzione a non sporcare tutto senza pulire nulla, come sto facendo io, anzi... come io stesso non posso fare a meno di fare. ho sognato ed ho ricordato Eorein, ciò che è avvenuto prima che fossi infilato nella vasca da quell'essere asservito ad una volontà distorta. Barak è morto, capitano, siamo stati circondati, le guardie in attesa erano molte più di quanto credessimo, siete stati fortunati a fuggire. l'ultima immagine che ho, prima che svenissi per i colpi ricevuti, è del maestoso Barak che da solo stava tenendo testa a cinque o sei armigeri contemporaneamente... non può avercela fatta, e se non era con noi in quella grotta beh, allora deve essere morto... capisci Eorein? non possiamo tenerli in vita, non dovevamo prenderci questo impegno, non siamo in grado di affrontare questo nemico. il mondo come lo conosciamo non sarà più e un nuovo ordine si sta costituendo e come la storia insegna ogni transizione di questo tipo porta a migliaia di migliaia di morti. ho sognato stanotte, Milady, mio padre piangere di vergogna per ciò che ho fatto, per le persone che ho tradito e per il male che ho causato, e ho visto mia madre piangere perchè ha conosciuto il futuro e mi ha detto: 'comportati con onore'."
Valandur
00martedì 10 marzo 2009 12:34
Eorein
"Dalkest, cerca di ricordare: hai visto Barak cadere?"
Tyrande
00martedì 10 marzo 2009 18:17
Arhiael
Aveva udito la domanda di Eorein nel momento esatto in cui si stava risvegliando.

*…Barak…*

Come aveva potuto dimenticarlo?
Rivide il momento in cui, nel castello, gli aveva preso il braccio, per indicargli che stava andando verso il corridoio, solo un gesto d’intesa e le loro strade si erano separate…per non incontrarsi mai più.
Troppo sangue di uomini giusti era stato versato, e troppo se ne doveva ancora versare.
Era una battaglia senza fine, sangue che chiama sangue, anime strappate ai loro corpi che chiedono vendetta, lacrime inesauribili che bagnano il suolo di Lond Arador.
Sarebbe mai potuto tornare il sole su una terra pervasa da tanto dolore?
Strinse la mano di Athorman quasi in maniera inconsapevole.
Senza aprire gli occhi, attese la risposta di Dalkest.
Mumak
00martedì 10 marzo 2009 19:42
Dalkest
"no..."

si voltò verso Eorein e nei suoi occhi brillavano triste luci

"...no a dire il vero, sono caduto prima io, ma la situazione in cui ci siamo trovati non deponeva certo a nostro favore e nonostante la mia abilità di guerriero e la forza disumana dell'abitante del fiume il numero ci vinse e non v'è altra sorte che il triste viaggio finale per Barak, come avrebbe dovuto essere per me. ma per il cavaliere il fato ha scelto il destino peggiore, quello di farlo coprire di disonore fino alla fine, non dei suoi giorni, ma di quelli che colui ama. leggo nei tuoi occhi il senso di colpa per non aver pensato a Barak in queste ultime e devastanti ore, ma un altro senso di colpa invece pervade il mio pensiero, quello di non aver saputo proteggere l'essere umano più bello al mondo, un usignolo leggiadro a cui solo attenzioni possano rivolgersi, un sorriso impossibile da dimenticare ed una voce che prende il cuore e lo strizza come si fa con una pezza bagnata... dov'è Lasya capitano? dove abbiamo sbagliato?"
Tyrande
00martedì 10 marzo 2009 20:49
Arhiael
"Non abbiamo sbagliato. Non all'inizio almeno."

Rispose improvvisamente, mentre si alzava.

"Abbiamo scelto!"
"Scelto di opporci all'orrore, invece che servirlo."

Arhiael stava raccogliendo i suoi vestiti oramai asciutti, senza guardare minimamente i suoi interlocutori.

"...ed eravamo pronti a morire, a sacrificare anche l'ultima scintilla della nostra vita, e questo ci dava coraggio, ma ci impediva di vedere oltre..."

Si avviò verso la porta del salone.

"...e di capire che il vero sacrificio per la nostra decisione, non era la nostra morte, ma quella di chi amavamo."
"Rifareste la stessa scelta ora che sapete?"

Mumak
00mercoledì 11 marzo 2009 20:32
Dalkest
"scelta? quando abbiamo avuto una vera scelta? Lasya ci è sparita dalle mani, a quel punto ogni scelta andava in un'unica direzione, trovarla e riportarla da chi l'ama, non v'erano altre opportunità Arhi, nessuna scelta. e prima di quel fatto non avevamo agito altro che per susseguire gli eventi. per rispondere alla tua domanda... no, non rimpiango ciò che ho compiuto, fin tanto che ero in me, piuttosto mi dolgo di ciò che invece non ho fatto... avrei dovuto occuparmi di lei, tenerla d'occhio, non perderla mai di vista e proteggerla, perchè questo, una notte di molto tempo fa, mi ero ripromesso di fare. ho fallito, eppure sento che c'è ancora speranza, un filo di vento che tenta di spazzare le nubi, una scintilla sotto la pioggia o una goccia contro un incendio... ogni piccola azione sarà parte del conteggio finale e noi dovremo lottare fino alla morte anche per compiere la più piccola di tutte, perchè alla fine trionfi il coraggio, l'onestà... l'onore!"
Tyrande
00giovedì 12 marzo 2009 13:17
Arhiael
“Quanto vorrei avere la tua stessa speranza Dalk.”

Disse con aria triste.

“Purtroppo, a volte ho la sensazione che tutte le nostre azioni, non siano più del vano dibattersi di un pesce, nella rete di un pescatore.”

Ripensò alla notte appena trascorsa, e al senso di profonda disperazione, che si propagava da quell’essere.
Scosse la testa lentamente, guardò per un istante Athorman, ancora assopito per terra.

“ Vado a vestirmi, e dopo credo che mi concederò una lunga passeggiata,se milady può procurarmi un arco e delle frecce, vorrei provare a sdebitarmi per la vostra accoglienza, procurando almeno qualcosa da mangiare.”
Valandur
00giovedì 12 marzo 2009 14:41
*L'ho mandato a morire*

Questo pensiero gli martellava il cervello ed ora più che mai il peso e la responsabilità lo schiacciavano: delle persone erano morte per obbedire agli ordini che aveva impartito.
E fra esse un amico.
Ricordò amaramente le parole di Meriel:
*La via della gloria, cavaliere, è costellata di cadaveri.*

Si erano dolorosamente avverate.
Si era ripromesso di riportarli tutti a casa, sani e salvi, come una chioccia che si prende cura dei suoi piccoli, proteggendoli dai numerosi pericoli del mondo, ma solo ora si accorgeva della supponente superbia che era alla base di questo proposito: Drestan e Barak erano rimasti indietro.

*Povero, sciocco illuso*

Ricacciò indietro le lacrime e si volse verso Arhiael.
La sua voce aveva un timbro duro ed i suoi occhi erano di nuovo freddi, più di quanto Eorein non volesse trasmettere:

"Non credo sia una buona idea uscire, secondo me dobbiamo anzi rimanere rintanati qui fino all'appuntamento: qualcuno potrebbe notare la tua passeggiata ed allora saremmo tutti perduti ed il sacrificio di Barak e degli altri diventerebbe vano."

Proprio mentre finiva di pronunciare queste parole, l'eòthraim si accorse di aver preso la sua decisione, e questa consapevolezza lo riempiva di rimpianto e amarezza.

Tyrande
00giovedì 12 marzo 2009 17:12
Arhiael
Aveva visto cambiare il colore dei suoi occhi in un istante, come se si fosse ridestato dopo un lungo sonno.
Le sembrò per un attimo di essere tornata a due giorni prima, quando la speranza di un domani felice albergava ancora nel suo cuore, quando era corsa nella stanza di Meriel per pregarla di convincere Eorein a rimanere, quando era sicura che lui li avrebbe portati illesi fuori da ogni situazione.
Si avvicinò all'eotraim e gli mise una mano sulla spalla, si piegò sulle ginocchia per poterlo fissare negli occhi.
Si rese conto che il suo sguardo non la metteva più in difficoltà, per la prima volta, riusciva a rapportarsi a lui senza timori.

"Se credi che sia meglio rimanere qui, per me va bene Eorein."

Il suo tono era calmo,lo sguardo limpido, sembrava veramente felice di poter ancora fare affidamento su di lui.


Ossian77
00domenica 15 marzo 2009 18:38
Master
Quando fu giorno pieno, lady Ingrid apparecchiò per loro e li invitò a servirsi un pò di zuppa, del pesce salato, panne e burro, birra e frutta secca. Mangiarono in silenzio, ancora troppo deboli, stanchi o confusi per avere davvero voglia di fare due chiacchiere.

Dopo pranzo, mentre stavano più o meno tutti recuperando il sonnoperduto, Arhiael si trovò in giardino. Al vascone vicino alla porta, Lady Ingrid stava pulendo le stoviglie. Pensando che lavorare un pò non avrebbe potuto che distrarla, senza parlare si mise ad asciugare gli oggetti che la signora le passava.

Quando ebbero finito, la cacciatrice rimase seduta a bordo vasca per prendere un pò del fugace sole che era riuscito a fare capolino tra le nuvole. Presto avrebbe ricominciato a piovere, e tutto sarebbe tornato un pantano, per quanto sembrasse incredibile dopo tutta l'acqua che aveva già fatto. La porta si riaprì, ed Ingrid e uscì con due tazze di un infuso che sapeva di mele e fiori, e ne diede una ad Arhiael. Restarono così per un pò, poi Ingrid ruppe il silenzio.

"Arhiael, giusto?", chiese. Aveva un accento forte, simile a quello di Dalk ed Eorein.

Annuì.

"Hai un viso molto familiare, ma non sono del tutto certa. Dove ti ho già vista?"

"Non saprei...forse a caccia da queste parti?"

"Arhiael è anche il nome di un posto, non lontano da qui. Ci abitava anche il guardaboschi che teneva d' occhio questa casa. Un brav'uomo. Mio marito lo conosceva..."


"Quel luogo, si chiama così per via di mia madre, Arhiael. Mio padre diede il suo nome alla tenuta e, quando ebbe me e perse lei, me ne fece dono" riferì la ragazza, senza tanti preamboli

"Sei...sei la ragazza di Arhiael? Sei, sei sua figlia? Io, credevo che fossero tutti..."

"Purtroppo no"
disse la ragazza, amareggiata.

Rimasero in silenzio per un po’. Lady Ingrid fissava l’acqua che scorreva nella fontana, mentre Arhiael rigirava tra le mani il bicchiere oramai vuoto.

“Ora capisco perché sei con loro.”

Disse d’un tratto la donna. La cacciatrice fece un cenno d’assenso col capo.

“L’altra sera…eravamo riusciti a penetrare nel castello…”

Disse quasi in un sussurro.

“Eravamo sicuri che avrebbero cercato di eliminare gli uomini ancora fedeli al Conte.”

Ingrid la guardava senza tradire alcuna emozione, mentre lei non riusciva a staccare lo sguardo dalle proprie mani.

“…per cui abbiamo deciso di unirci alla scorta di lord Deor, con il suo consenso ovviamente, sia per difenderlo che per cercare di ostacolare le trame ordite tra quelle mura.”

“Deor?....era con voi?...ed ora dove si trova?”

“…a salvare sua moglie, almeno spero che ci sia riuscito…al castello gli hanno comunicato che la sua abitazione era stata attaccata dagli eretici…una menzogna ovviamente. Volevano trarlo in arresto mentre distruggevano tutto quello che di più importante aveva nella sua vita.”

“Sono molto bravi in questo.”
Disse con aria amareggiata la donna.

“Si molto bravi” Le fece eco Arhiael.

“Siamo riusciti a fuggire per pura fortuna, ed ora abbiamo appuntamento con lui e con un nostro compagno al crocicchio...sperando che si presentino entrambi”

Aggiunse con aria triste Arhiael. La cacciatrice si alzò e cominciò a sciacquare il bicchiere nella fontana.

"Mi spiace per tuo padre. Era una brava persona..."

Arhiael serrò la mascella.

"...vorresti giustizia?" incalzò la dama? Arhiael non riuscì a formulare subito una risposta.

"Non voglio ferirti, credimi. Se il consiglio di una vecchia può valere qualcosa, sappi che ogni notte ed ogni giorno, ad ogni tramonto che cala e ad ogni alba che sorge, in ogni bicchiere d' acqua che bevo, in ogni boccone che mangio, in qualunque cosa faccia, vedo e sento la voce di mio marito, Maugram, e credimi lascerei andare liberi ed impuniti tutti quelli che me lo hanno tolto, se solo servisse a riaverlo con me per poterlo salutare. La vendetta...forse all' inizio, dieci anni fa, ancora mi bruciava. Ma non adesso. Adesso, vorrei solo riaverlo...ed anche se mi vendicassi, se spargessi altro sangue, non tornerebbe. Non tornerà, difatti, mai più"

Arhiael fu confusa da quelle parole. Sapeva soltanto che non erano quelle che avrebbe voluto sentire. In qualche maniera, quella donna gentile che li aveva accolti e che stava goffamente tentando di consolarla, la stava invece ferendo, ed amaramente. Quella rassegnazione, quella passivià, quella debolezza, la fecero quasi infuriare. Divenne paonazza, per un attimo, soffocata dalla rabbia per la morte del padre, per la vista di quel fantoccio con le sue sembianze, per Setra, per Dalkest e, sopratutto, per Drestan.


"Conoscevate Drestan?" disse, quasi con malizia.

"Certo" replicò Ingrid. Già allarmata dall'uso del tempo passato.

"Drestan è morto stanotte" replicò Arhiael, in tono gelido, senza emozioni, come se stesse leggendo la lista delle cose da comprare al mercato.

Doveva sentirla vicina, Ingrid, per la perdita che avav subito, doveva essere come una anziana sorella, per lei, e invece si trovò a riferirle della morte di Drestan sperando e segretramente sapendo che le avrebbe fatto male.
La dama si congelò sul posto. La guardò, senza sapere che dire, colpita in piena faccia da quell' annuncio. Colpita dalla malizia con cui era stato fatto.

"Il mio destino, Arhiael, non deve per forza essere anche il tuo. Io ho perso tutto, ma l' ho perso in vecchiaia. Non avendo le forze per riprendermelo, ho avuto almeno la saggezza di convivere con la perdita. Tu sei giovane, e la perdita ti brucia di più. Non hai gli anni per superarla, ma hai ancora tutta una vita per raddrizzare il torto che ti è stato fatto. Non hai perso solo tuo padre, vero?"

Arhaiel fece di no con la testa

"Lo immaginavo. Drestan era una persona splendida, e veniva spesso qui. Anche quando i tempi erano magri, ne lui ne Deor ci hanno mai fatto mancare nulla..."

Tornò a fissare Ingrid, che non poté non notare l’espressione fredda dei suoi occhi.

“Era un ottimo guerriero, e uno scudiero fedele.” Disse Arhiael , ancora una volta senza tradire emozioni.

“…e….”

Senti le lacrime salire rapide verso gli occhi, deglutì forzatamente, ma oramai quel pensiero si era fatto strada in maniera inesorabile nella sua testa, improvvisamente il suo distacco crollò fragorosamente, per lasciare il posto al dolore.

“…si. Era una persona splendida…e darei tutte le Lond Aradon di questa terra per poterlo riavere…”

Represse un singhiozzo e distolse lo sguardo. Lady Ingrid tese una mano per toccarla, ma lei fece un passo indietro.

“Non vi preoccupate per me milady, non ho intenzione di passare il resto della mia vita a piangere i morti, o a cercare di vendicarli….presto, molto presto manterrò l’ultima promessa che ho fatto…ed allora non ci sarà più dolore, ne solitudine, ne vendetta.”


Ossian77
00martedì 17 marzo 2009 11:18
Master
Ingrid lasciò Arhiael da sola, e rientrò in casa. Le ore successive passarono tranquille. La radura dove sorgeva la casa di Ingrid (e quel che restava della villa padronale di Maugram) sembrava davvero protettada un incantesimo. La temperatura non era bassa come altrove, e l' umido sembrava non entrare nelle ossa come in città.

Passarono la giornata a tratti temendo l'arrivo di una muta di segugi o di cavalieri corazzati, a tratti costringendosi a rilassarsi per la troppa tensione. Non parlarono molto, ma quelle poche volte che lo fecero si chiesero solo che cosa sarebbe accaduto all'appuntamento con Deor, e se Ronan fosse riuscito a tornare a teatro. Il nome di Lasya non venne pronunciato, ma la sua sparizione ancora pesava sugli animi di tutti. Dopo aver visto la tana di Setra, si poteva temere solo il peggio.

Athorman meditò, e recuperò un pò di forze, dedicandosi ad aiutare Eorein e Dalkest. I due avavno una buona tempra, e già la sera mostravano di stare molto meglio. Cenarono rapidamente ed in silenzio, e poi si trasferirono davanti al camino per discutere del giorno dopo. Ogni tanto, gli occhi di Arhiael ed Athorman andavano al buio oltre la finestra, ed il loro pensiero tornava a quanto avavno visto la notte prima.

Discussero la strategia e la strada per arrivare al vecchio mulino, chiedendosi se fosse opportuno dividersi o andare uniti, se Arhiael dovesse fare da scout ed avanguardia o meno, e soppesando le alternative nel caso Deor non si fosse presentato all'appuntamento.

Sarebbero andati a cercarlo? Avrebbero preso la via di Mithlond? Sarebbero tornati in città per cercare Ronan e Meriel oppure sarebbero andati alla villa del Conte per contattare Lossadan? Avrebbero cercato questo fantomatico Menelruth per conto proprio? E dove? Lasya? Barak? La contessa?

Dalkest si propose per una avanscoperta, fino al crocicchio. Se vi fossero stati dei nemici, li avrebbe affrontati a viso aperto e i rumori della battaglia avrebbero avvertito gli altri di non proseguire. In quel caso, Athorman e Arhiael sarebbero dovuti andare da quelk re degli elfi che, a quanto pare, viveva non lontano da lì (sebbene fosse convinto fino al giorno prima che fosse una favoletta tramandata dai mercanti dell'Arthedain) mentre Eorein, e lui stesso se fosse riuscito a vincere, sarebbero potuti andare a Lond Arador per salvare almeno Meriel.

Arhiael, pur commossa dal coraggio davvero imcrollabile di Dalkest di fronte al pericolo, non fece nemmeno in tempo ad iniziare la lista delle cose che non la convincevano, prima fra tutti una freccia nella schiena che non avrebbe certo dato a Dalk una morte onorevole, ne a loro alcun preavviso di una trappola. Eorein ne interruppe il ragionamento con un secco

"No"

Quando tutti gli occhi8 si posarono su di lui, rispose comunque con poche parole, come se stesse simultaneamente ponderando qualche altro scenario. Disse che sarebbero andati all' appuntamento tutti assieme, e che nessuno sarebbe andato avanti da solo, o sarebbe rimasto indietro.
Il tono di comando non andò giù tanto bene ad Arhiael, ma dovette ammettere che, visti i giorni precedenti, era forse una buona idea quella di restare uniti.

* Comunque, uno scout ci vuole. Se non di molto, andrò comunque di qualche decina di passi avanti al gruppo, per assicurarmi che la via sia libera *

Athorman, pragmatico e diplomatico, concicliò le loro idee sottolineando che Arhi era comunque una cacciatrice, esperta di quelle terre, leggera e silenziosa. Forse poteva andare lei, leggermente avanti, per aprire la via ai più indiscreti guerrieri dell'est.

Rividero le azioni da compiere molte volte, prima di andare a dormire. Una delle due serve avrebbe vegliato su di loro stando alzata qualche ora in più, e così Ingrid, in modo da farli riposare senza paura di sorprese o di svegliarsi troppo tardi.
Ossian77
00lunedì 23 marzo 2009 10:55
Master
Un paio d' ore prima di quella che sarebbe dovuta essere l' alba, l' istinto e la diosciplina svegliarono, Eorein, Dalkest, Athorman e Arhiael. Desti e subito lucidi, si stiracchiarono nella calda oscurità di quella cucina. Senza parlare, come se vi fosse una sacralità nel silenzio di quell' ora, ognuno ripensò a quel che avrebbe dovuto fare, e passò in rassegna quel che avevano.

Athorman iniziò la giornata con una breve meditazione. Ne avrebbe avuto bisogno, della sua fede nei Valar, per se stesso e per i suoi amici. Sentiva nelle ossa che quello sarebbe stato il loro ultimo riposo, prima della fine, qualunque essa fosse.

Arhiael lucidò la lama della spada di Drestan, e passeggiò in un cortile ancora immerso nelle tenebre, domandandosi cosa le avesse sfioratoil cuore e l' anima l' altra notte, e quante cose magiche e pericolose vi fossero di cui non era a conoscenza. Si domandò persino se non fosse possibile, un giorno, dedicarsi allo studio di queste discipline, immaginandosi di frequentare una vecchia e ricca biblioteca, in una città pulita e soleggiata, andando a chiacchierare di cose arcane con Athorman.

Eorein cercò dentro di se la forza per essere presente a se stesso, nonostante quel che restava della debolezza causata dalle ferite. Allacciò Gurcrist al fianco, dibattuto tra timore e fierezza per quella spada potente, magica, così affilata da sfidare l' immaginazione del fabbro più bravo.

Vide infine Dalkest che si sistemava dei calzari, e che saggiava, uno ad uno, i pesanti coltelli della cucina di Ingrid, ed una accetta tolta da un ceppo in giardino.

Fu in quel momento che il cavaliere notò che qualcosa era cambiato nella stanza. Non seppe bene identificare cosa, finchè Ingrid non lo chiamò, assieme agli altri, in una stanza adiacente.

Doveva essere stata uno studio, un tempo. C' erano trofei di caccia, e drappi ede arazzi ornati con storie di guerra alle pareti. Una grande sedia, coperta di pellicce, ed un tappeto fatto con la pelle di un orso enorme. Su una panca, ben disposte, vi erano le cose che erano state tolte dalla cucina, ora tiate a lucido tanto da emanare quasi luce.

"E' usanza, tra i nostri popoli, donare ai viaggiatori qualcosa che li assista nel loro cammino...questi oggetti hanno aspettato, per dieci anni, che voi veniste a riscattarli. Non potete certo affrontare le ore o i giorni a venire senza alcun aiuto..."

Il pettorale in acciaio sbalzato dell' armatura di Maugram, il suo spadone, il suo scudo, un nodoso arco in legno e corno, una faretra con molte frecce ed una azza da guerra leggera, erano disposte con cura davanti a loro. L' unicorno d'argento, fiero e rampante, li salutava da ognuna di quelle armi.

"Furono fatte in Mithlond, dagli elfi, tutte tranne l'arco, che è un oggetto delle steppe dell' est. Sono leggere ma robuste, precise e fedeli al loro portatore. Deor me le fece avere, correndo gravi rischi, ed ora le do a voi, perchè le ricopriate d' onore un ultima volta"
Tyrande
00lunedì 23 marzo 2009 13:38
Arhiael


* Mira con entrambi gli occhi aperti, e mirerai due volte meglio *

Sorrise...aveva scelto.
Valandur
00lunedì 23 marzo 2009 18:16
Eorein
Il cavaliere osservò per un lungo momento la dama di fronte a lui, alta e diritta, gli occhi chiari fermi e limpidi.
Conosceva il valore di quegli oggetti e sapeva che separarsene doveva costare molto alla donna, e non solo da un punto di vista affettivo.
Rimase però in silenzio, per non offendere l'orgoglio di Lady Ingrid con inutili tentennamenti.
Si avvicinò allo scudo e lo soppesò brevemente.
Aveva compiuto la sua scelta e solo un lieve cenno del capo suggellò il suo ringraziamento a quella donna che tanto li stava aiutando.
Sapeva che in quel momento le parole erano inutili tra loro, membri di una razza guerriera, dura ed inflessibile...
Mumak
00lunedì 23 marzo 2009 23:13
Dalkest
il biondo cavaliere voleva opporsi a quella generosa offerta, ma quando vide gli amici avanzare decisi verso le armi soppresse quell'istinto e sorrise a Lady Ingrid, ben sapendo che indossare il pettorale e prendere lo spadone le avrebbe fatto ricordare Maugram. avanzò e prese i due oggetti che di certo Athorman non poteva utilizzare e ben sapendo che era l'unico ad avere una corporatura tale da sfruttarli al meglio.

in effetti si sorprese del peso dello spadone che doveva essere stato realizzato da maestri della forgiatura e ritenne troppo sottile lo spessore del pettorale ma di certo efficace se lo aveva utilizzato Lord Maugram. una volta vestito dell'armatura si avvicinò a Lady Ingrid ed inginocchiandosi aspettò di ricevere la benedizione del guerriero come era in uso nelle sue lande quando gli uomini si allontanavano dalle abitazioni per andare in guerra.
Ossian77
00martedì 24 marzo 2009 16:40
Master
Ingrid rispose al sorriso di Dalkest. Sembrava quasi di vedere una madre che doni le armi del suo sposo al figlio, finalmente adulto, perchè lo assistano in battaglia.
Prese la spada che Dalkest le tese per l' elsa e pronunciò una benedizione nella lingua degli eothraim. Quando Dalkest si alzò, sempre a capo chino, la dama gli tese la spada, tenendola appoggiata sulle palme per la lama e l'elsa. Dalkest ne imitò il movimento e, con un lieve inchino, fece un passo indietro.

"Non potrei essere più fiera di così. Siete gente di una terra meravigliosa, e so che mio marito sarebbe stato orgoglioso di vedervi, adesso, come lo sono io. Dalkest, la lama che impugni non ha un nome tra gli elfi, ma mio marito la battezzò Clēofan (*), poichè è tanto affilata da tagliare anche il vento. Ne lei, ne le altre armi potrebbero essere in mani migliori"

Athorman, che aveva aggiustato al fianco la leggera ma letale azza, si unì ai ringraziamenti, inchinandosi a Lady Ingrid.


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(*) in "old english" sta per "separare" , "spaccare", "tagliare" o "dividere". Da cui "cleave" in Inglese moderno, e "cleaver" che oggi vuol dire "mannaia".
Tyrande
00martedì 24 marzo 2009 17:21
Arhiael

"Vi siamo debitori Milady...e non solo per queste armi..."

Disse Arhiael chinando il capo.
Ossian77
00martedì 24 marzo 2009 18:37
Master
Le nuove armi davano loro forza e sicurezza, e la magia degli elfi, se di magia si trattava, li stava piano piano pervadendo attraverso
il contatto con quelle fredde superfici metalliche.

Ingrid li guardò tutti solennemente per qualche attimo. Poi, per non far crescere la tensione oltre il necessario, si mise tra Eorein e Dalkest, li prese a braccetto e, nel condurli fuori dalla stanza, disse.

"Dalle nostre parti, Arhiael, le persone sono più fataliste che altrove, vero, cavalieri?".

Dalk ed Eorein si sorrisero lievemente, a quel commento, scambiandosi un occhiata sopra la testa di Ingrid. Sembrava incredibile, ma vi erano ben tre del popolo dei cavalieri delle steppe, in quella stanza così lontana dalle sconfinate praterie.

"Eppure, vi aspettano giorni pericolosi, e non so se vi rivedrò. Tuttavia, proprio come siamo fatalisti, siamo anche più pronti ad accettare la morte, quando ci viene offerta come un dono"

Di nuovo, i tre si scambiarono uno sguardo di intesa.

"Io vi auguro di salvare chi dovete, e di punire chi lo merita, ma vi auguro sopratutto di vivere quel che vi resta, che siano due ore o cinquanta anni, con onore. Vi auguro di avere successo, ma anche di non dovervi risparmiare, e d poter essere felici ed in pace con le vostre anime, qualunque sia la fine che vi aspetta. Ti sei scelta una compagnia non facile, Arhiael. Ben due cavalieri dell'est. Una visione rara, da queste parti. Messer Athorman: siete un saggio numenoreano. A voi auguro di trovare le risposte che cercate, e vi chiedo di consigliare queste due teste calde meglio che potete. Non vi ascolteranno, se vi sarà gloria da vincere, ma almeno ci avrete provato"

Tutti e cinque si concessero una leggera risata, e si avviarono verso il cortile, dove li attendevano le due domestiche. Per il gruppo, avevano preparato dei viveri leggeri e degli otri con acqua limpida. Per ognuno di loro, vi era una sacca di lino da appendere alla spalla.

"Qui è dove ci salutiamo, amici. E' stato bello che siate passati un ultima volta. E' un scherzo del destino che non mi aspettavo, davvero, e che ho veramente apprezzato....Gæð a wyrd swa hio scel (*). disse sollevando la mano in segno di saluto.

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(*)Gæð a wyrd swa hio scel. ð = dh. "Sempre andrà il Destino come deve"
Mumak
00martedì 24 marzo 2009 19:49
Dalkest
"Ab'r vir inmar sezhen unz enngheghenn"

rispose Dalkest inchinandosi alla padrona di casa.

poi si volse e lentamente si avviò.
Tyrande
00mercoledì 25 marzo 2009 20:38
Arhiael
"Cosa le hai detto?"
Chiese la cacciatrice all'eothraim.
Mumak
00giovedì 26 marzo 2009 14:21
Dalkest
"è una formula di addio in uso nelle nostre lande, Arhi, madama Ingrid mi ha detto "sempre il destino andrà come deve" ed io ho risposto "e noi sempre ci opporremo ad esso" che è come dire che nonostante la nostra strada sia segnata non accetteremo passivamente di seguirla senza aver tentato di migliorarla..."
Tyrande
00giovedì 26 marzo 2009 16:10
Arhiael
Fece un lieve cenno d'assenso con il capo e continuò a camminare.
Ossian77
00giovedì 26 marzo 2009 23:37
Master
Camminarono, per circa un quarto d' ora, a pochi passi dal sentiero. La strada era poco battuta, ma abbastanza ben tenuta, almeno nei pressi della vecchia casa. Prima di arrivare al crocicchio, quando tra le colline e le chiome degli alberi si socrgeva l' occasionale tratto di mare, Arhiael li distanziò di una ventina di passi. La perdevano di vista per solo pochi istanti alla volta.

Si fermavano, le avanzava, spariva, poi la vedevano. Al suo cenno, si raggruppavano. Andarono avanti così per circa venti minuti finchè non giunsero al crocicchio. Nell' ora prima dell' alba, fredda ed umida, i profili delle cose erano sfocati, ma sembrava non vi fosse anima viva.

Dopo averli lasciati al riparo di un macigno muschioso, Arhiael si mosse, quasi pancia a terra, verso la vecchia quercia per cercare, sperando di non trovarla, la runa che Deor avrebbe scritto se vi fosse stato pericolo per loro, lì o altrove.

Giunse all' albero e vi si appoggiò contro. Sembrava tutto facile a parole, ma ora che doveva decidere tutto si complicava. La runa non c' era. Un buon segno, ma forse non l' aveva vista? Forse Deor l' aveva incisa troppo in piccolo, o forse su un altro albero. C'era solo quella, do vecchia quercia, al crocicchio. Ma anche quella a una ventina di metri sembrava imponente. Non altrettanto, ma la differenza non era moltissima. Valeva la pena controllare? Magari Deor era già arrivato e li guardava da dentro quella vecchia catapecchia.

Ci pensò un pò, e ancora e ancora, finchè non vide che qualcosa si muoveva presso il macigno dove li aveva lasciati. Era Dalkest, che stava alzandosi, trattenuto per una manica da Athorman. Pericolo? No...ci stava solo mettendo troppo. Alla fine si decise: non c' erano segni di pericolo, lasciati da Deor o da altri. Diede il segnale ai tre e li fece avanzare fino alla vecchia quercia, e di lì fino al casale semidiroccato.

Non vi erano tracce fresche per terra e da dentro non giungeva alcun suono. Purtroppo il vento che, costantemente, sibilava nelle loro orecchie, rendeva tutto più difficile ed incerto.

Ossian77
00lunedì 30 marzo 2009 11:01
Master
Senza perdere troppo tempo, Arhiael strisciò fin sotto la finestra, avanzando su gomiti e ginocchia. La luce esterna era tenue, il che rendeva le tenebre della stanza meno fitte. Dalle molte crepe e fori nel soffitto penetravano i primi strali di luce mattutina, illuminando null'altro che un umile ovile abbandonato da tempo.

Pochi minuti dopo, dentro l' edificio, che almeno era riparato dal vento, Arhiael si era fatta un idea. In quella struttura si doveva, al massimo, riparare l' occasionale viandante attardatosi per strada.
Vecchie inmpronte, dei rifiuti, ceneri di fuochi da campo, c' era addirittura della legna asciutta, in un angoletto.

"Qui dovremmo essere al sicuro" disse.

"Secondo Deor, dobbiamo aspettare circa due ore dall' alba, che sta appena iniziando. Il riferimento era il sole che sbucava proprio sopra il tetto di questa casetta...ma possiamo tenere il conto anche mentalmente, se serve. Dalk, Eorein, non voglio correre rischi. Se ci fosse da combattere, vi voglio riposati. Fate come dice il vostro medico e sedetevi un pò qui. Io ed Arhi teniamo d' occhio i dintorni"

I due eòthraim, che si sentivano in realtà abbastanza bene, fecero spallucce e si sedettero per terra. Delle piccole fitte di dolore ricordarono loro che ci sarebbe voluto ancora qualche giorno di riposo vero, per guarire del tutto.

Passò una snervante mezz'ora, senza che accadesse nulla. Poi un cavaliere apparve sul sentiero che proveniva da casa di Ingrid. Era incurvato sulla sella, la testa gli ciondolava stanca in avanti, e sembrava portare in grembo un enorme fagotto. Il cavallo stesso si trascinava, stremato, verso il crocicchio.

Dalk ed Eorein scattarono in piedi non appena videro Arhi ed Athorman socchiudere gli occhi. In un attimo, tutti e quattro erano, armi in pugno, presso la porta e le finestre. Nessuno parlò.
Quando il cavaliere fu più vicino, videro che la sua cavalcatura era ferita, e che lui stesso era a malapena cosciente. Una raffica di vento gli tolse il cappuccio, rivelando il viso di Deor. Sembrava che tensse, avvolta in una coperta, una persona in grembo.

Il viso era cinereo, sporco di fango e sangue, e il mantello, anche da quella distanza, era sporco di sangue e lacero. Giunto al crocicchio, lentamente, si fermò.
Tyrande
00lunedì 30 marzo 2009 13:32
Arhiael
Represse l'istinto di correre ad aiutarlo, e concentrò la sua attenzione sulla strada dalla quale veniva, cercando di individuare possibili movimenti sospetti.



Il destriero avanzò incerto per qualche metro ancora, fino all' albero. Appoggiandosi alla corteccia, Deor smontò di sella, e depose a terra il fagotto che aveva in grembo, che si rivelò essere una forma umana. Si guardò attorno, barcollante, e, dopo aver bisbigliato qualcosa al fagotto accasciato tra le radici, avanzò trascinando i piedi verso l'ovile.
Arhiael piantò le unghie nello stipite della finestra, mentre continuava a cercare ogni minimo movimento nei dintorni.
Afferrò l'arco e la faretra, e quando Deor fu a meno di una decina di metri dalla porta si mosse.
"Athorman, prendi lui. Eorein andiamo a prendere lei, io ti copro!"
Ossian77
00martedì 31 marzo 2009 17:24
Master
Aprirono la porta sgangherata dell' ovile e sscattarono in avanti. Arco in pugno, Arhi era pronta a incoccare. Eorein corse al suo fianco, oltrepassò Deor senza neanche guardarlo. Il dunadan, pur con i riflessi annebbiati, aveva cercato di mettere la mano alla spada. Dalkest gli fu accanto in un attimo, trascinandolo per il gomito verso l'ovile.

Alla vista di un guerriero con indosso armi e corazza del suo vecchio maestro, Deor rimase ancora più spiazzato.

Arhiael afferrò il destriero per le briglie. Vide che un dardo, spezzato, sporgeva di qualche centimetro dalla coscia della bestia. Docile, perchè stanca, si fece condurre all'ovile. Eorein la precedette, piuttosto affaticato. Arhi legò il cavallo dietro l'ovile, sperando che i rovi che crescevano lì vicino lo nascondessero alla vista, e rientò senza neanche fare il giro, passando direttamente da una delle finestre.

Eorein aveva deposto il fagotto a terra, vicino a Deor. Si trattava di una donna, alta e pallida, probabilmente ferita, e di un bambino. La donna sembrava della stirpe di Numenore, come il bambino.

Athorman fu subito tra loro, per esaminare quante e quali feite avessero riportato. Non aveva praticamente nulla per curarli o medicarli, ma cercò di applicare le sue arti lo stesso. La donna non riprese conoscenza, mentre il bambino e Deor, dopo pochi minuti, furono di nuovo in grado di muoversi.

"Ar..ba....lar...." disse Deor, stremato ma fumante di rabbia, stringendo nel pugno il braccio di Athorman.
Ossian77
00mercoledì 1 aprile 2009 11:14
Master
"Stai buono...non parlare ancora...fai solo si o no con la testa", disse Athorman tenendo le mani sulla fronte ela spalla di Deor.

"Ti hanno seguito? Siamo in pericolo?"

Deor fece due volte cenno di no, con la testa.

"Bene. Ora calmatevi e lasciatemi fare" proseguì il guaritore. Ogni volta che chiudeva gli occhi e mormorava, sottovoce, quelle strane parole, un forte calore si sprigionava dalle sue mani. All' inizio Deor gemette un pò, poi il dolore si attenuò, ed i lineamenti del suo viso si distesero.

Arhi, intanto, stava dando un pò d'acqua da bere al bambino. Sentiva su di se gli sguardi perplessi di Dalkest ma sopratutto di Eorein.
mentre Eorein teneva gli occhi inchiodati sulla strada, Dalkest si premurò di dare un pò d'acqua anche alla dama. Sia lei che il bambino, stretti l' un l'altro, erano stremati ed in stato confusionale.

Allarmato, Dalkest constatò che la donna aveva una brutta ferita alla tibia. Una chiazza viola le andava dal ginocchio al piede, e il cavaliere temette che l'osso potesse essere persino spezzato.

Quando Deor fu di nuovo in gredo di parlare, raccontò loro che dopo essersi separati alla spiaggia non era andato dritto a casa. Aveva seguito Ronan per vedere se andava davvero in città. Stanco com' era, non era riuscito a stargli dietro e lo aveva perso all'inizio della periferia. Salvare la sua famiglia era la sua priorità a quel punto, ma sapeva che solo e stanco non ce l' avrebbe mai fatta, ne con la segretezza ne, tantomeno, con la forza bruta.

Prima di andare al castello, quella sera, aveva radunato alcuni soldati della sua guardia personale e li aveva nascosti nella vecchia torre del borgo di Arador, dove qualkche uomo d' arme in più non avrebbe dato nell' occhio. Se tutto fosse andato per il verso giusto, avrebbe inviato loro un messaggero. Non vedendolo arrivare, i suoi uomini avevano capito che qualcosa era andato storto, e si erano impadroniti della torre, comunque sorvegliata da pochi soldati svogliati (di solito si veniva assegnati al vecchio castello come punizione disciplinare). L'ordine era di attendere, ma anche di far partire uno di loro a tutta velocità verso i confini della Contea, cercando di raggiungere Harlindon e sperando che, verso sud ovest, la sorveglianza fosse minore.

Deor trovò i suoi soldati pronti a difendersi. Fortunatamente, la piccola insurrezione non era stata ancora scoperta e Deor li trovò bene armati e impazienti di battersi. Li radunò e, insieme, lasciarono di soppiatto la città, passando sa sud, e facendo larghi giri. Giunsero alla villa verso il tramonto. Sia lui che i suoi uomini erano furiosi per quel che era successo, per l'arresto della moglie del loro generale e per la morte in battaglia del valoroso Drestan. Doer disse anche di aver taciuto su cosa, effettivamente, si nascondesse sotto la Rocca.

La villa era presidiata da un piccolo contingente di armigeri. C' erano gravi danni dappertutto, alcuni alberi e la vigna erano stati bruciati (sebbene le continue pioggie avessero reso la cosa molto difficile), le finestre infrante, le statue ed i vasi buttati in terra e spaccati.

Avevano deciso di aspettare le tenebre, per attaccare. Nel frattempo, uno degli uomini si era avvicinato di soppiatto ed avava visto che acquartierato nella villa c' era nientemeno che Arbalar.
Valandur
00mercoledì 1 aprile 2009 12:04
Eorein
L'eòthraim ascoltava in silenzio il racconto di Deor, i freddi occhi azzurri che ancora scrutavano la strada. All'apparenza sembrava quasi distaccato, ma non perdeva una sola parola del racconto del cavaliere.
Ossian77
00mercoledì 1 aprile 2009 13:04
Master
Al calare delle tenebre, riferì Deor, si organizzarono per entrare nella villa e salvare gli ostaggi, se ve ne erano. Non volevano, inoltre, uccidere soldati di Lond Arador inutilmente. Erano commilitoni, sebbene al servizio di Arabalr, e stavano solo facendo il loro dovere.

Almeno due messi, intanto, erano giunti dall città. Arbalar, a quel punto, sapeva della lotta al castello e della sua fuga, e probabilmente che era ancora in giro. Ben prima del momento dell' attacco vero e proprio, Arbalar li precedette. I soldati si riversarono, nel cortile, ed eressero, in breve tempo, un palo con delle fascine. In catene, portarono la moglie di Deor e la legarono al palo.

Arbalar ed i suoi sorpassavano Deor ed i suoi fedeli di quattro a uno, e si aspettavano di essere assaliti da un momento all' altro. Deor disse di aver perso completamente il lume della ragione, in quel momento. Caricò a testa bassa Arabalar, e riuscì a farlo cadere di sella con un placcaggio violentissimo. I suoi uomini lo seguirono nella carica, ma se la dovevano vedere con un nemico soverchiante.

Anche Deor non se la vide bene. Era stremato, assonnato, affamato, senza armatura ed in preda alla furia. Arbalar invece, fresco e riposato, poteva valersi della protezione della sua corazza. Inoltre aveva qualcosa, una luce negli occhi che Deor non gli aveva mai visto prima. Incrociarono le spade ma Deor combatteva come se non avesse alcuna paura di morire! Rideva, e incassava i colpi violenti di Deor senza curarsi del dolore, anzi, facendosi beffe del dunadan.

Il duello durò poco, pochissimo. La forza della disperazione fece prevalere Deor, che lasciò Arbalar a tenersi con le mani uno spaventoso buco in pancia. nel frattempo, solo due dei soldati di Deor erano ancora vivi ed in grado di lottare, e la fiaccola aveva raggiunto le fascine. Non si sprigionò la fiamma, ma presto il fumo iniziò a soffocare la donna legata al palo. Deor, liberatosi di Arbalar, corse a liberarla. La donna non poteva camminare e fu costreto a portarsela fin dentro casa in braccio. I due soldati gli coprirono la ritirata fino al palazzo, dove recuperò anche suo figlio, chiuso nella cucina. Da lì alle stalle, perse anche i suoi ultimi due uomini. Montato in sella, fu raggiunto da un paio di frecce, e così anche il cavallo. Senza il loro capitano, i soldati del Conte non tentarono l'inseguimento, o almeno questo sembrò a Deor all' inizio.

Con quel che restava della sua famiglia ed il cuore colmo di dolore, Deor si avviò verso l' appuntamento. Gli sembrò stranissimo che nessuno li stesse seguendo, comunque. Anche senza Arabalar, prima o poi un drappello di soldati sarebbe dovuto salire in sella e iniziare la caccia.

Capì il perchè poco dopo. A meno di 3 miglia dal crocicchio, ore prima, la loro strada fu sbarrata da qualcosa di oscuro, gigantesco e malvagio, un ombra dalle fattezze ferine, un lupo o un cane, non si capiva, dagliocchi bianchi e luminosi, che spariva in continuazione.
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