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Capitolo 7 - "La stagione della mietitura"

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2013 14:54
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Il sommesso vociare delle domestiche nella stanza adiacente, il rumore dei grossi ceppi strusciati nel camino, il picchiare del becco di un uccello su un tronco della casa, il cigolio di una catena....

Lentamente, molto lentamente, le immagini si rimisero a fuoco. Quando Eorein riaprì gli occhi, vide Athorman dormire seduto per terra, la schiena appoggiata al muro. Teneva la mano di Arhiael e la ragazza stava ancora dormendo profondamente, il capo adagiato sulle gambe distese del dunadan.

Dall' altro lato della stanza, ad oscurare quasi la finestra, Dalkest era in piedi, di spalle, le mani lungo i fianchi, fermo e solenne, sembrava quasi avesse passato la notte senza cambiare posizione, gli occhi fissi sul giardino.

L' eothraim vide l' impacco fresco sulla spalla e si contò i punti su tutto il corpo. Le ferite pizzicavano, e tiravano un pò, e aveva anche un pò di nausea, ma si sentiva comunque infinitamente meglio del giorno prima. La mente, almeno, era lucida, ed il cuore e lo spirito sereni e pronti. La sua spada, che tante fortune e sfortune gli aveva portato in battaglia, era appoggiata sulla mensola del camino, coi lacci del fodero che ne pendevano come se fosse un oggetto qualunque, dimenticato fuori posto da un cavaliere disordinato.

"Ferþu éorein hal(*)" disse la voce di Lady Ingrid. Entrando nella stanza, reggeva un vassoio con una caraffa di latte caldo, fette di pane raffermo scottate al fuoco, ed un panetto di burro. "Non sai la gioia che mi da, cavaliere, vedere di nuovo la luce splendere nei tuoi occhi. Non mi aspettavo di meno da un èothraim, ma mi hai fatto spaventare. Vero Dalkest?".

Dalkest, per tutta risposta, si limitò a fare un cenno di assenso lento e profondo, senza togliere gli occhi dalla finestra, cosa che fece sorridere in silenzio la dama.

-------------------------------
(*) "Buona salute al tuo spirito" (old english)


[Modificato da Ossian77 08/03/2009 15:18]
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Dalkest
"stanotte ho sognato. non mi ricordo neanche più quando era stata l'ultima volta che avevo sognato e non mi ricordo il sogno, dacchè la mia memoria è rinomatamente labile per questi dettagli, ma il sogno di stanotte non potrò dimenticarlo. mai. l'oscurità avanza, capitano, il giardino si fa sempre più stretto e i nemici sono in attesa al di là della linea d'ombra per spiccare il balzo, l'oscurità incede insesorabilmente alle nostre porte e circonda i nostri affetti più cari, ma la nostra anima è già persa, che non c'è modo di rispondere senza usare violenza ad una tale malignità costringendo noi stessi al male. il desiderio di malvagità è come la lordura, Milady, per pulire qualcosa bisogna sporcare qualcos'altro, facendo attenzione a non sporcare tutto senza pulire nulla, come sto facendo io, anzi... come io stesso non posso fare a meno di fare. ho sognato ed ho ricordato Eorein, ciò che è avvenuto prima che fossi infilato nella vasca da quell'essere asservito ad una volontà distorta. Barak è morto, capitano, siamo stati circondati, le guardie in attesa erano molte più di quanto credessimo, siete stati fortunati a fuggire. l'ultima immagine che ho, prima che svenissi per i colpi ricevuti, è del maestoso Barak che da solo stava tenendo testa a cinque o sei armigeri contemporaneamente... non può avercela fatta, e se non era con noi in quella grotta beh, allora deve essere morto... capisci Eorein? non possiamo tenerli in vita, non dovevamo prenderci questo impegno, non siamo in grado di affrontare questo nemico. il mondo come lo conosciamo non sarà più e un nuovo ordine si sta costituendo e come la storia insegna ogni transizione di questo tipo porta a migliaia di migliaia di morti. ho sognato stanotte, Milady, mio padre piangere di vergogna per ciò che ho fatto, per le persone che ho tradito e per il male che ho causato, e ho visto mia madre piangere perchè ha conosciuto il futuro e mi ha detto: 'comportati con onore'."
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Eorein
"Dalkest, cerca di ricordare: hai visto Barak cadere?"
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Arhiael
Aveva udito la domanda di Eorein nel momento esatto in cui si stava risvegliando.

*…Barak…*

Come aveva potuto dimenticarlo?
Rivide il momento in cui, nel castello, gli aveva preso il braccio, per indicargli che stava andando verso il corridoio, solo un gesto d’intesa e le loro strade si erano separate…per non incontrarsi mai più.
Troppo sangue di uomini giusti era stato versato, e troppo se ne doveva ancora versare.
Era una battaglia senza fine, sangue che chiama sangue, anime strappate ai loro corpi che chiedono vendetta, lacrime inesauribili che bagnano il suolo di Lond Arador.
Sarebbe mai potuto tornare il sole su una terra pervasa da tanto dolore?
Strinse la mano di Athorman quasi in maniera inconsapevole.
Senza aprire gli occhi, attese la risposta di Dalkest.
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Dalkest
"no..."

si voltò verso Eorein e nei suoi occhi brillavano triste luci

"...no a dire il vero, sono caduto prima io, ma la situazione in cui ci siamo trovati non deponeva certo a nostro favore e nonostante la mia abilità di guerriero e la forza disumana dell'abitante del fiume il numero ci vinse e non v'è altra sorte che il triste viaggio finale per Barak, come avrebbe dovuto essere per me. ma per il cavaliere il fato ha scelto il destino peggiore, quello di farlo coprire di disonore fino alla fine, non dei suoi giorni, ma di quelli che colui ama. leggo nei tuoi occhi il senso di colpa per non aver pensato a Barak in queste ultime e devastanti ore, ma un altro senso di colpa invece pervade il mio pensiero, quello di non aver saputo proteggere l'essere umano più bello al mondo, un usignolo leggiadro a cui solo attenzioni possano rivolgersi, un sorriso impossibile da dimenticare ed una voce che prende il cuore e lo strizza come si fa con una pezza bagnata... dov'è Lasya capitano? dove abbiamo sbagliato?"
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Arhiael
"Non abbiamo sbagliato. Non all'inizio almeno."

Rispose improvvisamente, mentre si alzava.

"Abbiamo scelto!"
"Scelto di opporci all'orrore, invece che servirlo."

Arhiael stava raccogliendo i suoi vestiti oramai asciutti, senza guardare minimamente i suoi interlocutori.

"...ed eravamo pronti a morire, a sacrificare anche l'ultima scintilla della nostra vita, e questo ci dava coraggio, ma ci impediva di vedere oltre..."

Si avviò verso la porta del salone.

"...e di capire che il vero sacrificio per la nostra decisione, non era la nostra morte, ma quella di chi amavamo."
"Rifareste la stessa scelta ora che sapete?"

[Modificato da Tyrande 10/03/2009 20:50]
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Dalkest
"scelta? quando abbiamo avuto una vera scelta? Lasya ci è sparita dalle mani, a quel punto ogni scelta andava in un'unica direzione, trovarla e riportarla da chi l'ama, non v'erano altre opportunità Arhi, nessuna scelta. e prima di quel fatto non avevamo agito altro che per susseguire gli eventi. per rispondere alla tua domanda... no, non rimpiango ciò che ho compiuto, fin tanto che ero in me, piuttosto mi dolgo di ciò che invece non ho fatto... avrei dovuto occuparmi di lei, tenerla d'occhio, non perderla mai di vista e proteggerla, perchè questo, una notte di molto tempo fa, mi ero ripromesso di fare. ho fallito, eppure sento che c'è ancora speranza, un filo di vento che tenta di spazzare le nubi, una scintilla sotto la pioggia o una goccia contro un incendio... ogni piccola azione sarà parte del conteggio finale e noi dovremo lottare fino alla morte anche per compiere la più piccola di tutte, perchè alla fine trionfi il coraggio, l'onestà... l'onore!"
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12/03/2009 13:17
 
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Arhiael
“Quanto vorrei avere la tua stessa speranza Dalk.”

Disse con aria triste.

“Purtroppo, a volte ho la sensazione che tutte le nostre azioni, non siano più del vano dibattersi di un pesce, nella rete di un pescatore.”

Ripensò alla notte appena trascorsa, e al senso di profonda disperazione, che si propagava da quell’essere.
Scosse la testa lentamente, guardò per un istante Athorman, ancora assopito per terra.

“ Vado a vestirmi, e dopo credo che mi concederò una lunga passeggiata,se milady può procurarmi un arco e delle frecce, vorrei provare a sdebitarmi per la vostra accoglienza, procurando almeno qualcosa da mangiare.”
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*L'ho mandato a morire*

Questo pensiero gli martellava il cervello ed ora più che mai il peso e la responsabilità lo schiacciavano: delle persone erano morte per obbedire agli ordini che aveva impartito.
E fra esse un amico.
Ricordò amaramente le parole di Meriel:
*La via della gloria, cavaliere, è costellata di cadaveri.*

Si erano dolorosamente avverate.
Si era ripromesso di riportarli tutti a casa, sani e salvi, come una chioccia che si prende cura dei suoi piccoli, proteggendoli dai numerosi pericoli del mondo, ma solo ora si accorgeva della supponente superbia che era alla base di questo proposito: Drestan e Barak erano rimasti indietro.

*Povero, sciocco illuso*

Ricacciò indietro le lacrime e si volse verso Arhiael.
La sua voce aveva un timbro duro ed i suoi occhi erano di nuovo freddi, più di quanto Eorein non volesse trasmettere:

"Non credo sia una buona idea uscire, secondo me dobbiamo anzi rimanere rintanati qui fino all'appuntamento: qualcuno potrebbe notare la tua passeggiata ed allora saremmo tutti perduti ed il sacrificio di Barak e degli altri diventerebbe vano."

Proprio mentre finiva di pronunciare queste parole, l'eòthraim si accorse di aver preso la sua decisione, e questa consapevolezza lo riempiva di rimpianto e amarezza.

[Modificato da Valandur 12/03/2009 15:04]
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Arhiael
Aveva visto cambiare il colore dei suoi occhi in un istante, come se si fosse ridestato dopo un lungo sonno.
Le sembrò per un attimo di essere tornata a due giorni prima, quando la speranza di un domani felice albergava ancora nel suo cuore, quando era corsa nella stanza di Meriel per pregarla di convincere Eorein a rimanere, quando era sicura che lui li avrebbe portati illesi fuori da ogni situazione.
Si avvicinò all'eotraim e gli mise una mano sulla spalla, si piegò sulle ginocchia per poterlo fissare negli occhi.
Si rese conto che il suo sguardo non la metteva più in difficoltà, per la prima volta, riusciva a rapportarsi a lui senza timori.

"Se credi che sia meglio rimanere qui, per me va bene Eorein."

Il suo tono era calmo,lo sguardo limpido, sembrava veramente felice di poter ancora fare affidamento su di lui.


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Master
Quando fu giorno pieno, lady Ingrid apparecchiò per loro e li invitò a servirsi un pò di zuppa, del pesce salato, panne e burro, birra e frutta secca. Mangiarono in silenzio, ancora troppo deboli, stanchi o confusi per avere davvero voglia di fare due chiacchiere.

Dopo pranzo, mentre stavano più o meno tutti recuperando il sonnoperduto, Arhiael si trovò in giardino. Al vascone vicino alla porta, Lady Ingrid stava pulendo le stoviglie. Pensando che lavorare un pò non avrebbe potuto che distrarla, senza parlare si mise ad asciugare gli oggetti che la signora le passava.

Quando ebbero finito, la cacciatrice rimase seduta a bordo vasca per prendere un pò del fugace sole che era riuscito a fare capolino tra le nuvole. Presto avrebbe ricominciato a piovere, e tutto sarebbe tornato un pantano, per quanto sembrasse incredibile dopo tutta l'acqua che aveva già fatto. La porta si riaprì, ed Ingrid e uscì con due tazze di un infuso che sapeva di mele e fiori, e ne diede una ad Arhiael. Restarono così per un pò, poi Ingrid ruppe il silenzio.

"Arhiael, giusto?", chiese. Aveva un accento forte, simile a quello di Dalk ed Eorein.

Annuì.

"Hai un viso molto familiare, ma non sono del tutto certa. Dove ti ho già vista?"

"Non saprei...forse a caccia da queste parti?"

"Arhiael è anche il nome di un posto, non lontano da qui. Ci abitava anche il guardaboschi che teneva d' occhio questa casa. Un brav'uomo. Mio marito lo conosceva..."


"Quel luogo, si chiama così per via di mia madre, Arhiael. Mio padre diede il suo nome alla tenuta e, quando ebbe me e perse lei, me ne fece dono" riferì la ragazza, senza tanti preamboli

"Sei...sei la ragazza di Arhiael? Sei, sei sua figlia? Io, credevo che fossero tutti..."

"Purtroppo no"
disse la ragazza, amareggiata.

Rimasero in silenzio per un po’. Lady Ingrid fissava l’acqua che scorreva nella fontana, mentre Arhiael rigirava tra le mani il bicchiere oramai vuoto.

“Ora capisco perché sei con loro.”

Disse d’un tratto la donna. La cacciatrice fece un cenno d’assenso col capo.

“L’altra sera…eravamo riusciti a penetrare nel castello…”

Disse quasi in un sussurro.

“Eravamo sicuri che avrebbero cercato di eliminare gli uomini ancora fedeli al Conte.”

Ingrid la guardava senza tradire alcuna emozione, mentre lei non riusciva a staccare lo sguardo dalle proprie mani.

“…per cui abbiamo deciso di unirci alla scorta di lord Deor, con il suo consenso ovviamente, sia per difenderlo che per cercare di ostacolare le trame ordite tra quelle mura.”

“Deor?....era con voi?...ed ora dove si trova?”

“…a salvare sua moglie, almeno spero che ci sia riuscito…al castello gli hanno comunicato che la sua abitazione era stata attaccata dagli eretici…una menzogna ovviamente. Volevano trarlo in arresto mentre distruggevano tutto quello che di più importante aveva nella sua vita.”

“Sono molto bravi in questo.”
Disse con aria amareggiata la donna.

“Si molto bravi” Le fece eco Arhiael.

“Siamo riusciti a fuggire per pura fortuna, ed ora abbiamo appuntamento con lui e con un nostro compagno al crocicchio...sperando che si presentino entrambi”

Aggiunse con aria triste Arhiael. La cacciatrice si alzò e cominciò a sciacquare il bicchiere nella fontana.

"Mi spiace per tuo padre. Era una brava persona..."

Arhiael serrò la mascella.

"...vorresti giustizia?" incalzò la dama? Arhiael non riuscì a formulare subito una risposta.

"Non voglio ferirti, credimi. Se il consiglio di una vecchia può valere qualcosa, sappi che ogni notte ed ogni giorno, ad ogni tramonto che cala e ad ogni alba che sorge, in ogni bicchiere d' acqua che bevo, in ogni boccone che mangio, in qualunque cosa faccia, vedo e sento la voce di mio marito, Maugram, e credimi lascerei andare liberi ed impuniti tutti quelli che me lo hanno tolto, se solo servisse a riaverlo con me per poterlo salutare. La vendetta...forse all' inizio, dieci anni fa, ancora mi bruciava. Ma non adesso. Adesso, vorrei solo riaverlo...ed anche se mi vendicassi, se spargessi altro sangue, non tornerebbe. Non tornerà, difatti, mai più"

Arhiael fu confusa da quelle parole. Sapeva soltanto che non erano quelle che avrebbe voluto sentire. In qualche maniera, quella donna gentile che li aveva accolti e che stava goffamente tentando di consolarla, la stava invece ferendo, ed amaramente. Quella rassegnazione, quella passivià, quella debolezza, la fecero quasi infuriare. Divenne paonazza, per un attimo, soffocata dalla rabbia per la morte del padre, per la vista di quel fantoccio con le sue sembianze, per Setra, per Dalkest e, sopratutto, per Drestan.


"Conoscevate Drestan?" disse, quasi con malizia.

"Certo" replicò Ingrid. Già allarmata dall'uso del tempo passato.

"Drestan è morto stanotte" replicò Arhiael, in tono gelido, senza emozioni, come se stesse leggendo la lista delle cose da comprare al mercato.

Doveva sentirla vicina, Ingrid, per la perdita che avav subito, doveva essere come una anziana sorella, per lei, e invece si trovò a riferirle della morte di Drestan sperando e segretramente sapendo che le avrebbe fatto male.
La dama si congelò sul posto. La guardò, senza sapere che dire, colpita in piena faccia da quell' annuncio. Colpita dalla malizia con cui era stato fatto.

"Il mio destino, Arhiael, non deve per forza essere anche il tuo. Io ho perso tutto, ma l' ho perso in vecchiaia. Non avendo le forze per riprendermelo, ho avuto almeno la saggezza di convivere con la perdita. Tu sei giovane, e la perdita ti brucia di più. Non hai gli anni per superarla, ma hai ancora tutta una vita per raddrizzare il torto che ti è stato fatto. Non hai perso solo tuo padre, vero?"

Arhaiel fece di no con la testa

"Lo immaginavo. Drestan era una persona splendida, e veniva spesso qui. Anche quando i tempi erano magri, ne lui ne Deor ci hanno mai fatto mancare nulla..."

Tornò a fissare Ingrid, che non poté non notare l’espressione fredda dei suoi occhi.

“Era un ottimo guerriero, e uno scudiero fedele.” Disse Arhiael , ancora una volta senza tradire emozioni.

“…e….”

Senti le lacrime salire rapide verso gli occhi, deglutì forzatamente, ma oramai quel pensiero si era fatto strada in maniera inesorabile nella sua testa, improvvisamente il suo distacco crollò fragorosamente, per lasciare il posto al dolore.

“…si. Era una persona splendida…e darei tutte le Lond Aradon di questa terra per poterlo riavere…”

Represse un singhiozzo e distolse lo sguardo. Lady Ingrid tese una mano per toccarla, ma lei fece un passo indietro.

“Non vi preoccupate per me milady, non ho intenzione di passare il resto della mia vita a piangere i morti, o a cercare di vendicarli….presto, molto presto manterrò l’ultima promessa che ho fatto…ed allora non ci sarà più dolore, ne solitudine, ne vendetta.”


[Modificato da Ossian77 16/03/2009 17:09]
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Master
Ingrid lasciò Arhiael da sola, e rientrò in casa. Le ore successive passarono tranquille. La radura dove sorgeva la casa di Ingrid (e quel che restava della villa padronale di Maugram) sembrava davvero protettada un incantesimo. La temperatura non era bassa come altrove, e l' umido sembrava non entrare nelle ossa come in città.

Passarono la giornata a tratti temendo l'arrivo di una muta di segugi o di cavalieri corazzati, a tratti costringendosi a rilassarsi per la troppa tensione. Non parlarono molto, ma quelle poche volte che lo fecero si chiesero solo che cosa sarebbe accaduto all'appuntamento con Deor, e se Ronan fosse riuscito a tornare a teatro. Il nome di Lasya non venne pronunciato, ma la sua sparizione ancora pesava sugli animi di tutti. Dopo aver visto la tana di Setra, si poteva temere solo il peggio.

Athorman meditò, e recuperò un pò di forze, dedicandosi ad aiutare Eorein e Dalkest. I due avavno una buona tempra, e già la sera mostravano di stare molto meglio. Cenarono rapidamente ed in silenzio, e poi si trasferirono davanti al camino per discutere del giorno dopo. Ogni tanto, gli occhi di Arhiael ed Athorman andavano al buio oltre la finestra, ed il loro pensiero tornava a quanto avavno visto la notte prima.

Discussero la strategia e la strada per arrivare al vecchio mulino, chiedendosi se fosse opportuno dividersi o andare uniti, se Arhiael dovesse fare da scout ed avanguardia o meno, e soppesando le alternative nel caso Deor non si fosse presentato all'appuntamento.

Sarebbero andati a cercarlo? Avrebbero preso la via di Mithlond? Sarebbero tornati in città per cercare Ronan e Meriel oppure sarebbero andati alla villa del Conte per contattare Lossadan? Avrebbero cercato questo fantomatico Menelruth per conto proprio? E dove? Lasya? Barak? La contessa?

Dalkest si propose per una avanscoperta, fino al crocicchio. Se vi fossero stati dei nemici, li avrebbe affrontati a viso aperto e i rumori della battaglia avrebbero avvertito gli altri di non proseguire. In quel caso, Athorman e Arhiael sarebbero dovuti andare da quelk re degli elfi che, a quanto pare, viveva non lontano da lì (sebbene fosse convinto fino al giorno prima che fosse una favoletta tramandata dai mercanti dell'Arthedain) mentre Eorein, e lui stesso se fosse riuscito a vincere, sarebbero potuti andare a Lond Arador per salvare almeno Meriel.

Arhiael, pur commossa dal coraggio davvero imcrollabile di Dalkest di fronte al pericolo, non fece nemmeno in tempo ad iniziare la lista delle cose che non la convincevano, prima fra tutti una freccia nella schiena che non avrebbe certo dato a Dalk una morte onorevole, ne a loro alcun preavviso di una trappola. Eorein ne interruppe il ragionamento con un secco

"No"

Quando tutti gli occhi8 si posarono su di lui, rispose comunque con poche parole, come se stesse simultaneamente ponderando qualche altro scenario. Disse che sarebbero andati all' appuntamento tutti assieme, e che nessuno sarebbe andato avanti da solo, o sarebbe rimasto indietro.
Il tono di comando non andò giù tanto bene ad Arhiael, ma dovette ammettere che, visti i giorni precedenti, era forse una buona idea quella di restare uniti.

* Comunque, uno scout ci vuole. Se non di molto, andrò comunque di qualche decina di passi avanti al gruppo, per assicurarmi che la via sia libera *

Athorman, pragmatico e diplomatico, concicliò le loro idee sottolineando che Arhi era comunque una cacciatrice, esperta di quelle terre, leggera e silenziosa. Forse poteva andare lei, leggermente avanti, per aprire la via ai più indiscreti guerrieri dell'est.

Rividero le azioni da compiere molte volte, prima di andare a dormire. Una delle due serve avrebbe vegliato su di loro stando alzata qualche ora in più, e così Ingrid, in modo da farli riposare senza paura di sorprese o di svegliarsi troppo tardi.
[Modificato da Ossian77 23/03/2009 10:39]
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Un paio d' ore prima di quella che sarebbe dovuta essere l' alba, l' istinto e la diosciplina svegliarono, Eorein, Dalkest, Athorman e Arhiael. Desti e subito lucidi, si stiracchiarono nella calda oscurità di quella cucina. Senza parlare, come se vi fosse una sacralità nel silenzio di quell' ora, ognuno ripensò a quel che avrebbe dovuto fare, e passò in rassegna quel che avevano.

Athorman iniziò la giornata con una breve meditazione. Ne avrebbe avuto bisogno, della sua fede nei Valar, per se stesso e per i suoi amici. Sentiva nelle ossa che quello sarebbe stato il loro ultimo riposo, prima della fine, qualunque essa fosse.

Arhiael lucidò la lama della spada di Drestan, e passeggiò in un cortile ancora immerso nelle tenebre, domandandosi cosa le avesse sfioratoil cuore e l' anima l' altra notte, e quante cose magiche e pericolose vi fossero di cui non era a conoscenza. Si domandò persino se non fosse possibile, un giorno, dedicarsi allo studio di queste discipline, immaginandosi di frequentare una vecchia e ricca biblioteca, in una città pulita e soleggiata, andando a chiacchierare di cose arcane con Athorman.

Eorein cercò dentro di se la forza per essere presente a se stesso, nonostante quel che restava della debolezza causata dalle ferite. Allacciò Gurcrist al fianco, dibattuto tra timore e fierezza per quella spada potente, magica, così affilata da sfidare l' immaginazione del fabbro più bravo.

Vide infine Dalkest che si sistemava dei calzari, e che saggiava, uno ad uno, i pesanti coltelli della cucina di Ingrid, ed una accetta tolta da un ceppo in giardino.

Fu in quel momento che il cavaliere notò che qualcosa era cambiato nella stanza. Non seppe bene identificare cosa, finchè Ingrid non lo chiamò, assieme agli altri, in una stanza adiacente.

Doveva essere stata uno studio, un tempo. C' erano trofei di caccia, e drappi ede arazzi ornati con storie di guerra alle pareti. Una grande sedia, coperta di pellicce, ed un tappeto fatto con la pelle di un orso enorme. Su una panca, ben disposte, vi erano le cose che erano state tolte dalla cucina, ora tiate a lucido tanto da emanare quasi luce.

"E' usanza, tra i nostri popoli, donare ai viaggiatori qualcosa che li assista nel loro cammino...questi oggetti hanno aspettato, per dieci anni, che voi veniste a riscattarli. Non potete certo affrontare le ore o i giorni a venire senza alcun aiuto..."

Il pettorale in acciaio sbalzato dell' armatura di Maugram, il suo spadone, il suo scudo, un nodoso arco in legno e corno, una faretra con molte frecce ed una azza da guerra leggera, erano disposte con cura davanti a loro. L' unicorno d'argento, fiero e rampante, li salutava da ognuna di quelle armi.

"Furono fatte in Mithlond, dagli elfi, tutte tranne l'arco, che è un oggetto delle steppe dell' est. Sono leggere ma robuste, precise e fedeli al loro portatore. Deor me le fece avere, correndo gravi rischi, ed ora le do a voi, perchè le ricopriate d' onore un ultima volta"
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Arhiael


* Mira con entrambi gli occhi aperti, e mirerai due volte meglio *

Sorrise...aveva scelto.
[Modificato da Tyrande 23/03/2009 14:04]
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Eorein
Il cavaliere osservò per un lungo momento la dama di fronte a lui, alta e diritta, gli occhi chiari fermi e limpidi.
Conosceva il valore di quegli oggetti e sapeva che separarsene doveva costare molto alla donna, e non solo da un punto di vista affettivo.
Rimase però in silenzio, per non offendere l'orgoglio di Lady Ingrid con inutili tentennamenti.
Si avvicinò allo scudo e lo soppesò brevemente.
Aveva compiuto la sua scelta e solo un lieve cenno del capo suggellò il suo ringraziamento a quella donna che tanto li stava aiutando.
Sapeva che in quel momento le parole erano inutili tra loro, membri di una razza guerriera, dura ed inflessibile...
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Dalkest
il biondo cavaliere voleva opporsi a quella generosa offerta, ma quando vide gli amici avanzare decisi verso le armi soppresse quell'istinto e sorrise a Lady Ingrid, ben sapendo che indossare il pettorale e prendere lo spadone le avrebbe fatto ricordare Maugram. avanzò e prese i due oggetti che di certo Athorman non poteva utilizzare e ben sapendo che era l'unico ad avere una corporatura tale da sfruttarli al meglio.

in effetti si sorprese del peso dello spadone che doveva essere stato realizzato da maestri della forgiatura e ritenne troppo sottile lo spessore del pettorale ma di certo efficace se lo aveva utilizzato Lord Maugram. una volta vestito dell'armatura si avvicinò a Lady Ingrid ed inginocchiandosi aspettò di ricevere la benedizione del guerriero come era in uso nelle sue lande quando gli uomini si allontanavano dalle abitazioni per andare in guerra.
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Master
Ingrid rispose al sorriso di Dalkest. Sembrava quasi di vedere una madre che doni le armi del suo sposo al figlio, finalmente adulto, perchè lo assistano in battaglia.
Prese la spada che Dalkest le tese per l' elsa e pronunciò una benedizione nella lingua degli eothraim. Quando Dalkest si alzò, sempre a capo chino, la dama gli tese la spada, tenendola appoggiata sulle palme per la lama e l'elsa. Dalkest ne imitò il movimento e, con un lieve inchino, fece un passo indietro.

"Non potrei essere più fiera di così. Siete gente di una terra meravigliosa, e so che mio marito sarebbe stato orgoglioso di vedervi, adesso, come lo sono io. Dalkest, la lama che impugni non ha un nome tra gli elfi, ma mio marito la battezzò Clēofan (*), poichè è tanto affilata da tagliare anche il vento. Ne lei, ne le altre armi potrebbero essere in mani migliori"

Athorman, che aveva aggiustato al fianco la leggera ma letale azza, si unì ai ringraziamenti, inchinandosi a Lady Ingrid.


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(*) in "old english" sta per "separare" , "spaccare", "tagliare" o "dividere". Da cui "cleave" in Inglese moderno, e "cleaver" che oggi vuol dire "mannaia".
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Arhiael

"Vi siamo debitori Milady...e non solo per queste armi..."

Disse Arhiael chinando il capo.
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Master
Le nuove armi davano loro forza e sicurezza, e la magia degli elfi, se di magia si trattava, li stava piano piano pervadendo attraverso
il contatto con quelle fredde superfici metalliche.

Ingrid li guardò tutti solennemente per qualche attimo. Poi, per non far crescere la tensione oltre il necessario, si mise tra Eorein e Dalkest, li prese a braccetto e, nel condurli fuori dalla stanza, disse.

"Dalle nostre parti, Arhiael, le persone sono più fataliste che altrove, vero, cavalieri?".

Dalk ed Eorein si sorrisero lievemente, a quel commento, scambiandosi un occhiata sopra la testa di Ingrid. Sembrava incredibile, ma vi erano ben tre del popolo dei cavalieri delle steppe, in quella stanza così lontana dalle sconfinate praterie.

"Eppure, vi aspettano giorni pericolosi, e non so se vi rivedrò. Tuttavia, proprio come siamo fatalisti, siamo anche più pronti ad accettare la morte, quando ci viene offerta come un dono"

Di nuovo, i tre si scambiarono uno sguardo di intesa.

"Io vi auguro di salvare chi dovete, e di punire chi lo merita, ma vi auguro sopratutto di vivere quel che vi resta, che siano due ore o cinquanta anni, con onore. Vi auguro di avere successo, ma anche di non dovervi risparmiare, e d poter essere felici ed in pace con le vostre anime, qualunque sia la fine che vi aspetta. Ti sei scelta una compagnia non facile, Arhiael. Ben due cavalieri dell'est. Una visione rara, da queste parti. Messer Athorman: siete un saggio numenoreano. A voi auguro di trovare le risposte che cercate, e vi chiedo di consigliare queste due teste calde meglio che potete. Non vi ascolteranno, se vi sarà gloria da vincere, ma almeno ci avrete provato"

Tutti e cinque si concessero una leggera risata, e si avviarono verso il cortile, dove li attendevano le due domestiche. Per il gruppo, avevano preparato dei viveri leggeri e degli otri con acqua limpida. Per ognuno di loro, vi era una sacca di lino da appendere alla spalla.

"Qui è dove ci salutiamo, amici. E' stato bello che siate passati un ultima volta. E' un scherzo del destino che non mi aspettavo, davvero, e che ho veramente apprezzato....Gæð a wyrd swa hio scel (*). disse sollevando la mano in segno di saluto.

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(*)Gæð a wyrd swa hio scel. ð = dh. "Sempre andrà il Destino come deve"
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Dalkest
"Ab'r vir inmar sezhen unz enngheghenn"

rispose Dalkest inchinandosi alla padrona di casa.

poi si volse e lentamente si avviò.
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