Sai Dago...
leggendo quello che ho letto mi sono venuti in mente i tempi di un certo Marino porto pestato nella Squadra Mobile di Palermo.
Erano altri tempi e seppure questo mafioso avesse ucciso ben DUE funzionari di quell'ufficio e ben 3 colleghi trovo comunque il farsi giustizia da soli un errore.
Non mi stanco mai di dire ai colleghi piu' giovani e piu' scalcianti che il nostro lavoro termina al momento in cui abbiamo deferito (con o senza l'arresto) all'AG il reo.
Se poi quest'ultima lo rimette in libertà e noi lo arrestiamo di nuovo sarà pure noioso ma è il nostro lavoro e non sono problemi nostri.
Per fortuna non siamo pagati per fare i giudici ed i carnefici allo stesso tempo.
La storia che leggevo mi ha riportato a quei tempi ma devo dire che, oggi come oggi, la trovo surreale e fantascientifica.
Probabilmente è umano reagire ad un grande dolore come questo in tale foggia ma... direi alla signora che il suo bravo ragazzo si somministrava sostanze stupefacenti e lo faceva con un tipo che frulla in cervello e ne fa perdere il controllo.
Vorrei sapere di piu' su questa storia.
Ho degli amici colleghi a Ferrara. Domani li chiamo e mi documento.
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"Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana."
(J. F. Kennedy)
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