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La frequenza dell'anima

Ultimo Aggiornamento: 11/02/2018 18:09
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Post: 105
Giudice***
30/01/2018 21:45
 
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Class.A, 30/01/2018 16.16:

Ho pubblicato la storia: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3740965

Ecco qui lo specchietto:

*nome sul forum / efp: Class.A / Tera_Saki

*titolo: Yust different Paths

*introduzione:
Un chiarimento tra Harry e Neville quattro anni dopo la guerra.
"Una fitta gli attraversa il ventre, ad Harry per un attimo gira la testa, e nel momento in cui si volta verso l'amico si aspetta quasi di vedere le sue labbra pronunciare la frase di cui ha più paura di tutte “ Avrei potuto essere te ”.
Ma sarebbe crudele, Neville non lo direbbe mai, anche se Harry sa che, almeno una volta, lo ha pensato davvero."

*generi: Introspettivo, Malinconico, Slice of Life.

*avvertimenti: nessuno

*note (con indicazione delle citazioni utilizzate):
Questa storia è stata scritta per il contest “La frequenza dell'anima” indetto da kosmos_ su EFP, che è stata una bellissima opportunità per dedicare finalmente qualcosa a uno dei miei personaggi preferiti: Neville. Ho inserito due tra le tre citazioni nel pacchetto (la prima tradotta e solo alcuni frammenti):

So this is where you fell
And I am left to sail
The path to heaven runs through miles of clouded hell
(It's time – Imagine Dragons)

Can you imagine a time when the truth ran free?
We all fall short of glory
Lost in our fate
(Closer to the edge – 30 Seconds To Mars)

Una sola precisazione, forse superflua: Neville, nell'ultimo flashback, non cede del tutto, né si arrende, è piuttosto un momento buio in cui si sente davvero solo. Per questo ringrazia Harry per essere tornato.



Il link che hai inserito mi rimanda ad una pagina totalmente vuota, ciononostante ho rintracciato la storia sul sito senza alcun problema!

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Post: 232
30/01/2018 22:05
 
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Niente. Confermo di nonaver tirato fuori nulla di convincente. Mi scuso molto!
Alla prossima
[Modificato da Liz_nox 30/01/2018 22:06]
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Post: 105
Giudice***
30/01/2018 22:40
 
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Liz_nox, 30/01/2018 22.05:

Niente. Confermo di nonaver tirato fuori nulla di convincente. Mi scuso molto!
Alla prossima



Spero vivamente che tu possa partecipare ad un prossimo concorso, allora!

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Post: 3.804
Giudice*****
30/01/2018 22:52
 
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Ciao Kosmos [SM=g27987] .
Mi chiedevo una cosa, ma dove è possibile leggere il link delle storie in gara? Perdonami, ma sono cuiriosa di leggere e vedere chi sono le altre concorrenti. Un bacio ^^.
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Post: 105
Giudice***
30/01/2018 22:56
 
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S.Elric_, 30/01/2018 22.52:

Ciao Kosmos [SM=g27987] .
Mi chiedevo una cosa, ma dove è possibile leggere il link delle storie in gara? Perdonami, ma sono cuiriosa di leggere e vedere chi sono le altre concorrenti. Un bacio ^^.



In realtà sto aspettando che spiri il termine della scadenza per scrivere un commento riassuntivo di tutte le storie partecipanti :)
Se vuoi puoi cercarle "manualmente", sono un po' disseminate nella discussione [SM=g27987]

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Post: 727
30/01/2018 22:56
 
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nome sul forum / efp: Eveine
titolo: L'odore del sangue
introduzione: Fu un attimo, i due fantasmi si guardarono negli occhi vitrei e fu subito come tornare a migliaia di anni prima. In quel momento erano solo Helena e il Barone, una ragazza fuggita di casa e un uomo partito per ritrovarla
generi: generale
avvertimenti: nessun avvertimento particolare
note (con indicazione delle citazioni utilizzate): ho usato questa citazione traducendola in italiano, nella storia l'ho inserita in corsivo e in grassetto.
But even closer to you, you seem so very far
And I hope it gets to you on some pacific wind
Tells you that I miss you and I wish that you were here
(Wish that you were here - Florence + The machine)




efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3741080

La notte è sempre più buia prima dell'alba

Si dice che non si può vivere senza amore...Io dico che l'ossigeno è più importante...


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Post: 105
Giudice***
30/01/2018 23:07
 
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Eveine, 30/01/2018 22.56:

nome sul forum / efp: Eveine
titolo: L'odore del sangue
introduzione: Fu un attimo, i due fantasmi si guardarono negli occhi vitrei e fu subito come tornare a migliaia di anni prima. In quel momento erano solo Helena e il Barone, una ragazza fuggita di casa e un uomo partito per ritrovarla
generi: generale
avvertimenti: nessun avvertimento particolare
note (con indicazione delle citazioni utilizzate): ho usato questa citazione traducendola in italiano, nella storia l'ho inserita in corsivo e in grassetto.
But even closer to you, you seem so very far
And I hope it gets to you on some pacific wind
Tells you that I miss you and I wish that you were here
(Wish that you were here - Florence + The machine)




efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3741080



Sarò molto contento di poter giudicare la storia! [SM=g27985]

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Post: 310
Giudice***
30/01/2018 23:10
 
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all'ultimo secondo perché altrimenti non sarei io! [SM=g27998]

*nome sul forum/efp: aware_ / blu petrolio
*titolo: l’oleandro o dell’oblio
*introduzione: Non esiste un Black immune al fascino della distruzione, fin anche fosse nei riguardi di sé stessi: Sirius non costituisce un’eccezione – James, dal canto suo, si offre come la tempesta perfetta.
*generi: introspettivo, malinconico, sentimentale
*avvertimenti: //
*note: l’oleandro è una pianta velenosa il cui fiore viene tipicamente associato alla morte, all’oblio, alla disgrazia – non esattamente un significato piacevole, dunque mia scelta ineluttabile.
Spero questa storia non risulti altrettanto nociva :P
La citazione che ho scelto, dal pacchetto XV, è quella di Hurricane Drunk di Florence and the Machine: I hope that you see me // cause I'm staring at you // then you lean and kiss her on the head // and I never felt so alive // and so dead
[Modificato da aware_ 30/01/2018 23:10]

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Post: 105
Giudice***
30/01/2018 23:15
 
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aware_, 30/01/2018 23.10:

all'ultimo secondo perché altrimenti non sarei io! [SM=g27998]

*nome sul forum/efp: aware_ / blu petrolio
*titolo: l’oleandro o dell’oblio
*introduzione: Non esiste un Black immune al fascino della distruzione, fin anche fosse nei riguardi di sé stessi: Sirius non costituisce un’eccezione – James, dal canto suo, si offre come la tempesta perfetta.
*generi: introspettivo, malinconico, sentimentale
*avvertimenti: //
*note: l’oleandro è una pianta velenosa il cui fiore viene tipicamente associato alla morte, all’oblio, alla disgrazia – non esattamente un significato piacevole, dunque mia scelta ineluttabile.
Spero questa storia non risulti altrettanto nociva :P
La citazione che ho scelto, dal pacchetto XV, è quella di Hurricane Drunk di Florence and the Machine: I hope that you see me // cause I'm staring at you // then you lean and kiss her on the head // and I never felt so alive // and so dead



Cominciavo ad avvertire distintamente le palpitazioni, quasi temevo in una defezione! A breve conoscerai il tuo destino [SM=g27989]

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Post: 310
Giudice***
30/01/2018 23:22
 
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Re:
kosmos_, 30/01/2018 23.15:



Cominciavo ad avvertire distintamente le palpitazioni, quasi temevo in una defezione! A breve conoscerai il tuo destino [SM=g27989]




Ahah, simpatico [SM=g27999]
[Modificato da aware_ 30/01/2018 23:31]

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Post: 105
Giudice***
31/01/2018 11:14
 
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Dichiaro il contest ufficialmente concluso, a breve provvederò a spostarlo nella sezione "concorsi scaduti"; ringrazio infinitamente sia i partecipanti, verso cui mi impegno per i giudizi più rapidi e meticolosi possibili, sia quanti abbiano mostrato interesse!

Lista delle storie candidate:

S.Elric_: "Oceani" efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3724065

id_s: "Scheggiati" efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3725300

JulyChan: "Mentre tutto tace" efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3697987&i=1

_ Freya Crescent _: "L'arte del male" efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3660259&i=1

R. Mayfair: "Moon of regrets" efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3737021&i=1

Class. A: "Yust different Paths" www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3740965

Eveine: "L'odore del sangue" efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3741080

aware_: "l'oleandro o dell'oblio" efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3741085

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Post: 101
31/01/2018 12:13
 
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kosmos_, 31/01/2018 11.14:

Dichiaro il contest ufficialmente concluso, a breve provvederò a spostarlo nella sezione "concorsi scaduti"; ringrazio infinitamente sia i partecipanti, verso cui mi impegno per i giudizi più rapidi e meticolosi possibili, sia quanti abbiano mostrato interesse!

Lista delle storie candidate:

S.Elric_: "Oceani" efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3724065

id_s: "Scheggiati" efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3725300

JulyChan: "Mentre tutto tace" efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3697987&i=1

_ Freya Crescent _: "L'arte del male" efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3660259&i=1

R. Mayfair: "Moon of regrets" efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3737021&i=1

Class. A: "Yust different Paths" www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3740965

Eveine: "L'odore del sangue" efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3741080

aware_: "l'oleandro o dell'oblio" efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3741085



Grazie a te e alla disponibilità e correttezza che stai mostrando come giudice, appena riesco a prendere in mano il computer correggo il link errato, perdona lo sbaglio.
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Post: 155
31/01/2018 12:29
 
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Grazie a te per la disponibilità e la gentilezza, è stato un piacere mettersi alla prova e leggere tutte le altre bellissime storie! [SM=g27987]
Buon lavoro con le valutazioni e in bocca al lupo a tutti [SM=g27988]
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Post: 1.044
01/02/2018 22:56
 
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Grazie e buon lavoro!
Prima o poi cercherò di leggere e lasciare un commento a tutte le storie in gara *_* Ho dato un'occhiata veloce e ne ho adocchiate un paio magnifiche!

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Post: 232
02/02/2018 09:08
 
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Re:
kosmos_, 30/01/2018 22.40:

Liz_nox, 30/01/2018 22.05:

Niente. Confermo di nonaver tirato fuori nulla di convincente. Mi scuso molto!
Alla prossima



Spero vivamente che tu possa partecipare ad un prossimo concorso, allora!




Lo spero anch'io, tantissimo, perché questo era molto interessante e non vedo l'ora di poter provare a tirar fuori qualcosa dal prossimo :)
Per il momento mi limiterò a spulciare fra le storie di quelli che sono riusciti a consegnare ^^
Alla prossima e grazie della disponibilità!
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Post: 105
Giudice***
09/02/2018 15:15
 
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Vi annuncio che la stesura dei giudizi è ufficialmente conclusa, dopo una gestazione particolarmente complessa: tutte le storie candidate presentavano elementi di interesse tale da costringermi a ponderare con grande attenzione ogni mia singola scelta, e pertanto mi congratulo con voi. Soprattutto in cima, la "lotta" per il primato è stata serrata, ma mi ritengo soddisfatto e persuaso delle decisioni prese: spero possano convincere anche voi allo stesso modo. Colgo l'occasione per ringraziare nuovamente tutti coloro che sono intervenuti e hanno dato vita al contest, in quanto mi avete definitivamente esortato a proporne un altro nel prossimo futuro.
Bando alle ciance, allora, lasciamo parlare i giudizi!

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Post: 105
Giudice***
09/02/2018 15:18
 
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8° classificata: “L'odore del sangue” - Eveine

Grammatica e stile 11/15 

Per quanto concerne il versante strettamente grammaticale, non ho da muoverti particolari rimostranze, se non due. Nel periodo seguente, “Se lo ricordava bene Helena, era ancora impresso nella sua mente, il liquido rosso che sgorgava da ogni coltellata che il Barone le infliggeva macchiava i ciuffi d’erba sotto di lei”, “lo” sembra esser riferito a “il liquido rosso”, il quale però diviene il soggetto di un verbo, “macchiava”, il quale è in contrasto con tale lettura: dunque, avresti potuto realizzare un periodo più piano, disambiguando il riferimento all'odore del sangue. Segnalo un piccolo errore di battitura,
“le foglie del grande albero che sarebbe diventata la tomba di Helena”, in “diventata”: un'inezia del tutto irrilevante, ai fini della comprensione del brano.
Riguardo allo stile, invece, le considerazioni sono di maggiore importanza. L'impressione – consolidata dopo ripetute letture – è che esso non riesca in nessun punto ad evidenziarsi per un guizzo di particolare ispirazione, mostrandosi appiattito su un'unica tonalità: sensazione, questa, amplificata anche dalla compattezza del testo, il quale solo raramente si spezza e lascia respirare la materia sottostante. Ecco, ho avvertito come una generale fretta nel racchiudere il contenuto in forme ordinarie, che potessero svolgere il loro ruolo di significazione senza, però, indugiare sulle sfumature e prospettive che un uso accorto del linguaggio può imprimere (a titolo d'esempio, cito una frase in cui mi pare evidente tale mancanza di cura formale:”La sensazione del pugnale che squarciava la carne della donna era ancora vivida, in fondo gli era piaciuto affondare la lama, ancora e ancora, era come se portare via la vita a un essere umano gli concedesse un potere supremo.”); inoltre, la scelta di non contraddistinguere l'analessi dal ritorno alla descrizione del presente ha sortito l'effetto di non restituire sufficiente forza a nessuno dei piani, confondendoli in una commistione in cui le unicità sbiadiscono. Peccato, perché avresti potuto ritagliare uno spazio diverso ad entrambi, cercando di sottolinearne i punti di convergenza e di immediata rottura.

Sviluppo della trama 6,5/10 

La storia si presenta come una descrizione – narrata attraverso il filtro di Helena – della rovina che campeggia nella Sala Grande, la quale accende in lei, come per analogia, una scarica di ricordi del suo sanguinoso passato: nell'epilogo è racchiuso l'acme del suo rimpianto, in una considerazione che sacrifica l'approfondimento per un effetto d'impatto e di cesura. Orbene, mi dispiace rilevare come tale sviluppo risulti a tratti un po' alluvionale, in quanto i piani spazio-temporali si incrociano con rapidità eccessiva, senza che le inquadrature riescano efficacemente a render ragione delle scene via via delineate: avrei preferito, in tal senso, un'esplorazione più accurata dell'interazione fra i due fantasmi, essendo gli unici soggetti agenti della storia, i quali, però, restano materia inerte relegata sullo sfondo. Il presente, così, viene compresso dalla rievocazione del passato, il quale non è accompagnato in maniera sufficientemente precisa da motivazioni e incongruenze che possano conferirgli nuovo spessore. “Nelle orecchie sentivano il vento far frusciare le foglie del grande albero che sarebbe diventata la tomba di Helena. L’uomo rivide in lei quegli occhi dolci, velati dalla paura, si ricordò i gesti gentili che lo avevano fatto innamorare”: questo periodo esemplifica la tua tendenza nel mostrare gli eventi pregressi come frammenti disarticolati, imprigionati in un turbinio che non ha la forza concettuale dell'epifania, né l'ammaliante potere della melanconia. A complicare l'assunto interviene il già citato epilogo (“Erano riusciti ad accettare dignitosamente la morte, non come lei e il Barone che avevano optato per una vita a metà pur di rimanere sulla Terra.”), in quanto unisce i due personaggi in un destino che pare condiviso volontariamente, benché si sia insistito – fino a quel punto – sulla natura coatta della sorte di Helena; lasciando a tale periodo il difficile compito di terminare la storia, e quindi di imprimerle un significato risolutivo, hai, invece, rafforzato una percezione di confusione che rovina l'idea soggiacente al brano, pure interessante.

Originalità 3/5 

Il pairing m'è parso essere una scelta innovativa, considerando come tu abbia voluto descrivere una scena di distruzione e morte a partire da fantasmi sospesi nel difficile limbo fra esistenza terrena ed aldilà; certo, hai esplorato la complessità di un'esistenza imprigionata in una coazione perenne a ripetere quanto il passato reca in dote, ma avresti potuto meglio indagare le motivazioni profonde che hanno spinto i protagonisti a scegliere tale condizione sub specie aeternitatis, in quanto l'hai lasciata solo in superficie, aperta ad un'interpretazione non sufficientemente guidata.

Caratterizzazione personaggi 7/10 

Helena e il Barone Sanguinario sono figure dalla difficile qualificazione, benché tu abbia predisposto una serie di elementi che possano orientarne la lettura. Parto da Helena, in quanto la storia – è perspicuo – è incardinata su di lei. A mio avviso, la modalità con cui hai indugiato sui rimpianti che erodono la sua dimensione intimistica non restituiscono un profilo sufficientemente articolato, in quanto il suo passato si limita ad una generica fuga e all'omicidio subito: ancora, la scelta di divenire un fantasma resta fra le pieghe del brano, senza esser mai sorretta da giustificazioni di sorta. Arsa dall'odio e dall'impossibilità di perdonare – e comprendere – la scelleratezza del suo assassino, non emerge con chiarezza il perché della condivisione di una scelta simile, giacché non s'intravede altro che protrazione del dolore esperito in vita, tra l'altro accentuato dalla prossimità del Barone. Avrei anche gradito un approfondimento sul valore che lei – pentita – attribuisce alla morte, in quanto presenti il concetto di dignità senza, tuttavia, affrontarlo nelle sue infinite implicazioni: avresti potuto sfruttare la descrizione della scena per addivenire ad una compiuta valutazione della sua esistenza, in cui alla mera passività innanzi al suo folle ammiratore si sostituisse anche un ruolo attivo nelle decisioni che pure ha assunto. Quale, in definitiva, il valore che lei conferisce al “rimanere sulla Terra” (a quelle condizioni, oltretutto)? Ciò, purtroppo, avrebbe meritato maggiore autonomia in seno al brano.
Il Barone, invero, è cristallizzato come lei nell'eternità del passato, in cui lampeggiano momenti di delirio e di folle lucidità: ancora, uno spunto interessante è dato dal “potere supremo” nel sottrarre Helena dal dominio dell'esistenza, ma, ahimè, non è esplorato come pure avresti potuto realizzare. Avresti potuto, infatti, indagare i riflussi di un amore che precipita in furia ossessiva e brama di controllo, in una spirale di violenza la cui naturale terminazione è costituita dall'acquisizione – brutale e definitiva – del controllo sulla sua vita e sulla sua morte. Questi temi, certo giustificati dalla lettera del brano, tuttavia non lo pervadono con compiuto coraggio, lasciando spazio ad una monomania che, a tratti, suscita finanche compassione, proprio perché i motivi delle sue azioni non sono esplicati in modo da ricavarne il numero maggiore di sfumature. Tutto sommato, però, credo che questa figura si stagli per un maggior grado di fascino rispetto a quella di Helena, leggermente più piatta e monolitica – salvo il finale, il quale, lo ripeto, spalanca interrogativi non risolti né solubili.

Gradimento personale 2,5/5 

A mio avviso, la storia si manifesta come ricca di spunti interessanti, i quali, tuttavia, non sono stati approfonditi con il coraggio/attenzione richiesti: la pluralità di temi coinvolti e non sviluppati fino in fondo, lo stile sostanzialmente anonimo, l'interrelazione non adeguatamente ordinata fra due piani narrativi, in definitiva, ostano ad un mio gradimento convinto e completo, sebbene parzialmente compensato dal pairing interessante e dal parallelismo asimmetrico fra lo sfondo (la morte “reale” della guerra) e i personaggi (morti, senza esserlo davvero): avrei apprezzato una riflessione più ragionata su quelle tematiche che rappresentano il fuoco – mancato – della storia, in conclusione.

Eventuali bonus 0/3 

Hai utilizzato la citazione all'interno del brano, tramite l'espediente del passo di un libro: idea originale, la cui implementazione, tuttavia, non mi ha soddisfatto appieno; infatti, m'è parso un gioco retorico, più che un punto di scaturigine dell'ispirazione della storia. Non mi sembra sintonico al tenore del testo il tema della mancanza, poiché il Barone stesso è soddisfatto delle sue azioni, le quali gli hanno permesso di ammirare l'oggetto del suo amore per l'eternità (“Ogni volta che il Barone la vedeva provava soddisfazione per averla resa bella e giovane per l’eternità e per averla potuta tenere vicino a lui.”). Mi rincresce, ma così motivando non posso attribuirti il punto bonus, in quanto ciò arrecherebbe un vulnus all'idea stessa sottesa al contest – la quale, ribadisco, è legata in modo inscindibile alla “catena di ispirazione” poetica delle citazioni nei riguardi delle storie.

Punteggio finale: 30
[Modificato da kosmos_ 09/02/2018 16:30]

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Post: 105
Giudice***
09/02/2018 15:22
 
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7° classificata: “Oceani” - S.Elric_

Grammatica e stile 12/15 

Dal punto di vista grammaticale non ho particolari rimostranze da muovere, il testo si presenta scevro di particolari errori. Lo stile, ecco: al riguardo, qui sì, debbo appuntarti qualche profilo di problematicità. Innanzitutto, la fic si presenta molto ordinata, pulita, non costringe a riletture per carpire il senso che le hai impresso: in ciò, indubbiamente, risalta una certa qual immediatezza che gioca a tuo vantaggio. Quello che reputo esser stato un suo limite, invece, è l'eccessiva frammentazione del periodare, soprattutto approssimandosi all'epilogo del brano; le frasi spezzate, per loro intrinseca natura, dovrebbero essere mimetiche di una situazione estremamente dinamica, senza soluzione di continuità: spesso, tuttavia, esse mi sono apparse come un gioco stilistico in cui hai voluto indugiare, senza riuscire a svilupparne appieno l'efficacia retorica (a titolo di esempio, cito il seguente periodo “Al tuo sesto anno riesci a evocare un Patronus. Il tuo è un cigno. Il suo un tasso. Vi guardate dritti negli occhi. Tacito accordo di un segreto condiviso. Vorresti allungare la mano e prendere la sua per non lasciarla mai più. Ma lei si allontana. Siete due oceani separati da un abisso. Siete due oceani che sono sulla Terra solo per spezzarsi a vicenda il cuore a metà.”). Per quanto concerne la resa delle varie sequenze, posso affermare piuttosto serenamente che in quelle narrative (Al tuo sesto anno riesci a evocare un Patronus. Il tuo è un cigno. Il suo un tasso. Vi guardate dritti negli occhi. Tacito accordo di un segreto condiviso. Vorresti allungare la mano e prendere la sua per non lasciarla mai più. Ma lei si allontana.”, ove per altro si svolge anche un interessante colpo di scena) s'esplicano esiti più fortunati rispetto a quelle puramente riflessive, talvolta incapaci di svettare per brillantezza della forma (Siete due oceani separati da un abisso. Siete due oceani che sono sulla Terra solo per spezzarsi a vicenda il cuore a metà.”, in cui il significato metaforico viene compresso da un'immagine eccessivamente “figurativa”); in una prospettiva di più ampio respiro, infine, non ho molto gradito la scelta di impostare la storia a partire dalla seconda persona, in quanto ne mina la forza comunicativa: un guizzo a cui saresti potuta addivenire tramite la scelta di un taglio espressivo più distaccato, evitando di “sporgerti” eccessivamente all'interno della materia narrata.

Sviluppo della trama 7/10 

La progressione formalmente lineare della storia – così come segnalata dalla scelta di calare ogni paragrafo in un determinato arco temporale – s'estrinseca, invero, in una sostanza talvolta curvilinea, talora secondo una direttrice spezzata: in un parola, ho avvertito l'assenza di un'organicità che l'ispirasse costantemente. A conforto di tale impressione, infatti, voglio soffermarmi su ciò che rappresenta il perno della storia: la descrizione dell'innamoramento latente, sotterraneo ed infine manifesto di Andromeda nei confronti di Ted non riesce ad evidenziare compiutamente le tappe, le cause che ne abbiano determinato l'evoluzione. Fotografando con rapide istantanee sette anni di scuola, infatti, non hai sufficientemente contornato quegli elementi – considerabili di dettaglio, se vuoi, che concorrono a creare una prospettiva sufficientemente precisa delle emozioni della ragazza: il lettore accompagna Ted in un'agnizione affettiva che s'appalesa sorprendente, repentina, scardinata rispetto a quei segnali con cui pure avresti potuto irrobustire l'orditura della storia. Peccato, perché una base di sicuro interesse da plasmare certo non manca.

Originalità 3/5 

Il pairing prescelto m'è parso affatto originale, in quanto l'ho rintracciato davvero poche volte nel corso delle mie letture in merito; il delinearsi della vicenda, invece, certo non riesce a staccarsi da un classica riproduzione di un innamoramento dapprima unilaterale (almeno nella percezione di Ted – e quindi del lettore che si cala in lui) ed infine coronato da un esito lieto, in cui, però, mancano elementi atti a vivacizzare la materia, arricchendola di sfaccettature ed angoli prospettici. Il tocco di novità che ho sinceramente apprezzato, invero, è legato alla scelta dei Patroni evocati dai giovani: intimamente e specularmente avvinti da un – ancora – informe sentimento, essi inconsapevolmente si denudano dei loro arretramenti e reticenze. Avrei gradito ulteriori elementi su tale scia, ecco, funzionali a mostrare in maniera più o meno perspicua la genesi di tale tonalità emotiva.

Caratterizzazione personaggi 7/10 

La storia è imperniata attorno al personaggio di Ted Tonks, costruito dialetticamente in opposizione rispetto all'altra estremità della coppia: Andromeda Black. In realtà, tale antitesi è suggerita dal processo di idealizzazione di cui è oggetto la ragazza, alla quale vengono attribuite doti e qualità che nel medesimo tempo sono alienate dal ragazzo: ciò, indubbiamente, emerge a causa delle origini di Ted in relazione a quella di lei, ben più modeste, ma avrei anche apprezzato una discesa più approfondita nella sua introspezione, per meglio delineare i profili che attengono a tale svuotamento “identitario”. Unico indizio “neutro” di autoqualificazione si ha con l'accostamento al buio, in contrasto polare rispetto alla luce di Andromeda: qui, a narrar il vero, credo tu abbia “mescolato” le caratterizzazioni, in quanto non sono riuscito a percepire la tenebrosità di un personaggio che m'è parso unicamente timido ed insicuro di sé. Anzi, non ho trovato sintonica rispetto all'intero testo la frase “Siete due oceani che sono sulla Terra solo per spezzarsi a vicenda il cuore a metà.” : il ruolo attivo, di impulso disgregatore di Ted non sono riuscito a riscontrarlo, in quanto la sua funzione nell'economia della storia emerge in modo ben diverso.
Alla figura di Andromeda, invece, se non una piccola terzina, non hai dedicato uguale spazio introspettivo, lasciando che si creasse innanzi alla retina del lettore la medesima impressione che Ted le confeziona: il risultato, tuttavia, può legittimare talune confusioni, in quanto, non rendendo palesi le sue emozioni intenzioni percezioni, le lasci all'imaginaerum del ragazzo, e di conseguenza di chi non può far altro che affidarsi al suo filtro della realtà. A mio avviso, avresti dovuto creare la figura di Andromeda in modo maggiormente obiettivo, giustificando le sue scelte e i cambiamenti che occorrono al suo spettro emotivo.

Gradimento personale 3/5 

Ho cercato di render ragione dei motivi che, secondo il mio parere certo modesto, indeboliscono una storia che pure presenta spunti di tutto interesse: una maggiore rifinitura all'aspetto estetico e un arricchimento dell'imbastitura narrativa avrebbero concorso a suscitare un'impressione diversa e, senza dubbio, migliore. Ciò che permane, oltreché uno spiacevole amaro in bocca, è la percezione di una fretta che non omaggia sufficientemente un'ispirazione di pregio, ma non adeguatamente sorretta dalla riflessione in sede di stesura della storia stessa. In definitiva, posso affermare con tranquillità che il brano proposto si presenta in un ottimo blocco marmoreo leggermente sbeccato, a cui non hai saputo imprimere fino in fondo il coraggio di narrare compiutamente ciò di cui hai tracciato solo i contorni. Sono persuaso che continuando su questa strada e apportando le correzioni del caso, riuscirai certamente a crescere in abilità e padronanza della materia.

Eventuali bonus 1/3 

Le citazioni figurano nel testo e, benché siano state modellate sulla scorta delle tue esigenze letterari, informano la materia così come richiesto per l'integrazione delle condizioni per l'ottenimento dei punti bonus; questi, però, possono essere soltanto due, in quanto l'utilizzo dell'ultima citazione (“Siete due oceani separati da un abisso. Siete due oceani che sono sulla Terra solo per spezzarsi a vicenda il cuore a metà.”) è stata sì rimodulata, ma ad uno scrutinio più attento non ritengo che abbia svolto una funzione ispiratrice della materia, rimanendo solo una frase “ad effetto” dall'infelice esito.

Punteggio finale: 33

[Modificato da kosmos_ 09/02/2018 16:30]

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09/02/2018 15:25
 
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6° classificata: “A Moon of regrets” - R. Mayfair

Grammatica e stile 11,5/15 


Unico appunto da muoverti è legato a tale proposizione: “E avresti ragione Che tu non hai bisogno di essere protetta, perché sei una guerriera.” L'errore di battitura, infatti, non sana il vizio generato dal prolungare la funzione oggettiva di una frase già terminata con il punto fermo, e che può facilmente ingenerare problemi di immediatezza in fase di lettura: avresti potuto scambiare i fattori, così da meglio sorreggerne il significato ( che resta in ogni caso intuibile).
La storia, in ogni caso, non presenta particolari ed ulteriori errori grammaticali, ma mi ritrovo costretto ad affermare che la pulizia orto-sintattica non compensi uno stile eccessivamente semplice, che raramente riesce ad ergersi in vette comunicative d'un certo pregio.
L'impostazione stilistica è da rintracciarsi in un'impronta lirico-epistolare, in cui la dimensione intimistica di Remus trova precisi destinatari in Ted e Ninfadora: l'utilizzo della prima persona, il riferimento esplicito al soggetto-interlocutore ne sono la spia inequivocabile. Il risultato, tuttavia, non ritengo possa definirsi raggiunto; il testo, infatti, assume sin dall'inizio toni troppo blandi, retoricamente deboli e a tratti prevedibili, mentre in talune sezioni s'avverte un certo imbarazzo nel trasporre nello scritto l'immediatezza del vissuto (“Vorrei brindare per tutta la notte, ma stringo la mano a Harry, che ha accettato di fare da padrino a mio figlio. Nostro figlio. Ho le lacrime agli occhi per la gioia, rido e ballo sul posto. Ancora non riesco a crederci!”, la cui semplicità non rende minimamente ragione di un sentimento particolarmente profondo.) Inoltre, l'utilizzo dei puntini sospensivi non l'ho trovato ben amalgamato nel contesto del brano, in quanto non s'avverte precisamente la sua funzione: nella seconda sezione, infatti, esso sparisce, accrescendo la sensazione che tale motivo espressivo non sia stato sufficientemente ponderato.

Sviluppo della trama 7/10 

La confessione/lettera di Remus assume i tratti di un vero e proprio flusso di coscienza, come tale contraddistinto da un procedere per linee spezzate e affollamento disorganico di pensieri ed azioni. Essa, infatti, è la memoria di un uomo che, ripercorrendo la sua esistenza, la sottopone ad un feroce processo revisionistico/riduzionistico, in cui la sua colpevolezza è sostanzialmente veicolata da un rifiuto verso la sua stessa natura; a ciò, però, oppone anche i momenti di salvezza dati dall'amore verso il figlio e Dora, in cui il suo slancio vitalistico riprende vigore, salvo sgonfiarsi definitivamente in una considerazione globale del conflitto dai toni un po' troppo patetici, non sintonico con l'emergere progressivo degli “ideali” di Remus di cui tu stessa fai menzione. La trama, così, non riesce davvero a sostanziarsi in un organismo fluido, concretizzandosi in una giustapposizione di pensieri fra loro incomunicabili che mortifica ogni possibilità di ricavare un forte significato morale dalla vicenda: a mio avviso, invece, è la dimensione eroico-affettiva, che pure in certi scorci emerge prepotentemente, il vero collante della tua storia, ma l'epilogo la svilisce e, in un certo senso, ne disattende la premesse. Ciò che contesto, in definitiva, è la mancanza di un senso di progressione all'interno delle vicende così come introiettate da Remus, le quali, invece, procedono senza tenere realmente in considerazione gli elementi pregressi, mostrando un “tradimento” a quell'evoluzione più coerente che resta solo presentita nel corso del testo.
“Ti amo dal più profondo del cuore, Teddy, più dei miei ideali e molto più della mia stessa vita. Perdonami, se puoi: neanche questo è bastato.
Non sono accanto a te, non lo sarò mai più.
Ho perso.”: tale periodo reca con sé la traccia di un'incongruenza, d'una contraddizione non componibile né composta con il messaggio che fino ad allora il testo pareva restituire.

Originalità 3/5 

Ho trovato interessante ed originale l'approccio ispiratore del brano, ma non ritengo che tu abbia svolto i presupposti in modo altrettanto efficace. Le memorie di Remus, infatti, non riescono a divenire fino in fondo un prisma esplicativo della complessità del suo vissuto, il quale avrebbe meritato maggiore approfondimento, soprattutto per quanto concerne la sua decisione di non arrendersi ad una visione di sé ingiusta e smentita dall'effettività del reale, dall'amore che riesce a ricevere e a donare di rimando – elementi, questi, presenti nel brano, sebbene non organicamente coesi.

Caratterizzazione personaggi 6,5/10 

Il protagonista indiscusso, inutile dirlo, è Remus, mentre le figure di Dora e Harry restano sullo sfondo, funzionali a ricordargli quegli attributi di cui dimentica d'esser veicolo.
Egli, nel corso della sua “autoconfessione”, evidenzia momenti di profonda scissione, la quale, però, viene sanata attraverso riflessioni presentate non adeguatamente: emerge con chiarezza il suo rifiuto verso la natura da Metamorfo, ma i suoi rimorsi non mi sono parsi conferenti al significato globale di cui il personaggio si fa vessillifero. I suoi rimpianti, infatti, mi sono sembrati scadere un po' troppo facilmente in un vittimismo inconsistente, il quale stride con la profondità dell'amore che esperisce nei confronti dei suoi cari – fra cui rientrano James e Sirius, ricordati non senza motivazione: la sua scelta di lottare, in sintonia con l'animo pugnace della moglie, è tuttavia contrastata dalle riflessioni che concludono lo scritto, le quali diffondono un'ombra che deteriora il valore del brano. In queste, infatti, si concentra sì un ripudio verso la guerra, ma da una prospettiva assente, quasi nichilistica, lontana da uno spirito partigiano che, per la vita dei suoi affetti, ha sacrificato se stesso anche in ossequio ai propri ideali: un'eredità che né può essere cancellata da un tratto di penna, né tanto meno giustifica l'ammissione del fallimento. Peccato, perché se avessi insistito con maggiore coerenza e rigore nel tratteggiare i chiaroscuri del personaggio, a mio avviso avrebbe guadagnato una plasticità “titanica”, lontana da una mera subiezione alla Necessità degli eventi.

Gradimento personale 2,5/5 

La storia, come spero di aver spiegato in modo sufficientemente rigoroso ed appropriato, è teatro di una pluralità di anime in cui, però, nessuna riesce a trionfare compiutamente: ciò che permane, in definitiva, è una sensazione di sospensione, avendo tu prescelto di orientare il personaggio verso una direzione che, secondo il mio avviso, è incongruente rispetto ad una riflessione di respiro più ampio di cui la storia avrebbe potuto essere latrice: il martirio e la sofferenza come elementi imprescindibili dell'eroismo, qui soffocati da una visione degli affetti che mal s'attaglia alla grandiosità d'animo che la guerra contro Voldemort – o contro il buio di se stessi - deve rinnovare.

Eventuali bonus 3/3 

Le prime due citazioni informano lo svolgersi del testo in maniera perspicua, mentre, ad un esame più attento, ritengo essere quantomeno accettabile la rimodulazione dell'ultima citazione – benché non mi convinca fino in fondo: assumendo come “each side” i due schieramenti in guerra, si riesce a giustificare la sua presenza ed ispirazione in seno al testo.

Punteggio finale: 33,5

[Modificato da kosmos_ 09/02/2018 16:30]

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09/02/2018 15:29
 
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5° classificata: “Yust different paths” - Class. A

Grammatica e stile 12/15


La storia, benché sostanzialmente corretta sul versante grammaticale, presenta dei piccoli profili di problematicità da affrontare. Il periodo “E Neville, che pensava ai suoi genitori come ad eroi, hanno salvato vite e combattuto, certo! Ma si allontanano piano e lentamente fanno passi più distanti da lui. “, infatti, non credo sia sufficientemente chiaro, in quanto il soggetto resta in sospeso, mentre l'avversativa in posizione d'esordio non mi convince: immagino tu volessi ricorrere all'anacoluto, ma non lo ritengo implementato a dovere. In quest'altro periodo “E, tuttavia, Neville li ama. Come crede non potrà mai fare nessuno, lui non ha conosciuto gli Auror ma i genitori distrutti[...]”, l'utilizzo del punto fermo non mi convince, in quanto spezza una frase che andrebbe naturalmente letta d'un fiato, come tra l'altro rafforzato anche dal cambiamento di messaggio veicolato dalla virgola in poi.
“Te lo prendi tu?” qui sottolineo un ricorso ad una pratica colloquiale magari invalsa, ma scorretta (sarebbe stato meglio se tu avessi scritto “lo prendi tu?”).
Lo stile, a mio avviso, non riesce a dotarsi di una salda autonomia figurativa, rimanendo sin troppo ancorato alle immagini descritte: è asciutto e chiaro, non indugia in particolarismi di sorta, ma è proprio questo che ne determina, a tratti, la debolezza. Volendo accompagnare lo sviluppo della trama in maniera puntuale, infatti, hai trascurato la cura verso il dettaglio formale, verso quell'eleganza capace di innalzare il valore della composizione: ciò mi rincresce, poiché in alcuni passi si segnalano tentativi in tale direzione (“In quel momento esatto il suono del proprio crollo gli rimbomba in testa insieme alla voce rovinata che grida ancora e ancora. Come un calore rimosso, la speranza si sgretola e il terrore arrugginisce ogni singolo pensiero.”, ancora, tuttavia, dal sapore un po' acerbo). Peccato, perché a fronte di una storia narrata senza incongruenze avresti potuto armarti di maggiore coraggio e plasmare in maniera più lirica il testo.

Sviluppo della trama 7,5/10 

La trama è chiaramente imperniata su una commistione fluida fra passato e presente, ma secondo me tale scelta non è stata sviluppata con l'ambizione richiesta. La visita di Neville ai genitori, accompagnato da Harry, catalizza il riaffiorare di ricordi legati alla sofferenza patita nell'ultimo anno di Hogwarts, la cui portata emotiva investe il giovane con la stessa forza con cui l'ha vissuta. Al tempo stesso, nell'assistere alle condizioni ingravescenti dei genitori s'addensa una nube composta da disillusione e – forse – rimpianto, benché questi pensieri siano spazzati via nel finale, in cui v'è un'intima adesione al trionfo vitalistico seguente il fallimento di Lord Voldemort. Ciò detto, avrei fortemente gradito se tu avessi approfondito l'aspetto legato al parallelismo fra le vite di Harry e Neville, giacché tale tema viene sì evocato, ma non esplorato nella sua carica più travolgente. Il ruolo di Harry nella storia, in tal modo, appare superfluo, non capace di imprimerle quel significato diverso che pure avrebbe potuto orientare: resta, così, un dialogo tutto interno fra il dolore di assistere ai genitori ridotti in tale stato e l'orgoglio di averne eguagliato l'eroismo, ma che, appunto, non riesce ad involgere altri aspetti. Ciò che avresti dovuto meglio illuminare, in conclusione, era lo sviluppo acausale degli eventi, un bivio di sofferenza e dolore a cui nessuno delle vittime ha potuto apporre il proprio veto, di modo da meglio legittimare il senso profondo che il titolo della storia vuole esplicitare. Il resto, tutto sommato, è una ricostruzione degli eventi fedele a quella prospettata nell'ultimo libro della saga, ed arricchisce il mio rammarico per quell'intraprendenza mancata nell'esplorare fino in fondo suddetta tematica, la quale avrebbe potuto gettare un'ombra differente sugli esiti delle riflessioni a cui perviene Neville.

Originalità 3/5

Il tema affrontato potrebbe anche denotare uno slancio di innovatività particolarmente pervasivo, ma avresti potuto guadagnarlo tramite un maggiore approfondimento circa il fuoco del brano – come riflesso anche nella scelta del titolo: il bivio, la casualità che tiranneggia sull'esistenza e che restituisce agli individui la possibilità – forse effimera, ma non per Neville – di riscattare sé e le altre vittime inconsapevoli, sono temi che emergono, ma la cui trattazione non sfocia in esiti del tutto originali e/o inconsueti.

Caratterizzazione personaggi 8/10 

La modalità attraverso cui hai tratteggiato il personaggio di Neville m'è parsa molto interessante, in quanto l'hai reso a partire dal prisma dei genitori: quest'ultimi rappresentano il canale privilegiato ove la sua personalità si consolida e manifesta con chiarezza. L'hai presentato maturo, cosciente della sofferenza vissuta a Hogwarts e a cui non gli interessa di apporre filtri che possano idealizzarla o mitigarla, altrettanto conscio dell'effettività della sua relazione con i propri genitori: eroi, sì, in un passato definitivamente sbiadito, ma solo esteriormente. Ciò che rileva – e che hai ben messo in luce – è la funzione di modelli di ruolo a cui loro assurgono, pure in costanza di uno stato biologico prossimo alla cancellazione delle loro rispettive identità: malgrado tale consapevolezza, Neville riesce comunque ad esprimere la propria gratitudine nei loro riguardi, in quanto depositario e veicolo di una sensibilità che gli permette di prestare loro la propria abnegazione anche senza la possibilità di vedere il proprio amore “ricompensato” da una forma qualsiasi di riconoscimento. Quest'ultimo, infatti, è superfluo nella misura in cui, per una volta, gli ideali appaiono prevalenti e prioritari rispetto ad una realtà che tenta di mortificarli, ma da cui non si lasciano schiacciare; ecco, però negli scricchiolii di tali certezze avrei voluto un maggiore approfondimento della dinamica del rapporto con Harry, di modo da esplorarne la carica di reticenze che si sono coagulate in seguito al dispiegarsi degli eventi. Quel “avrei potuto esser te”, solo presentito, sicuramente grava sull'interiorità del personaggio, e mi dispiace che tu non ne abbia esplicitato l'impatto in maniera compiuta, magari attraverso un dialogo con l'amico in cui esplorare, rispettivamente, la soggezione ad un Fato estraneo e finanche colpevolezza dell'esserne vittime involontarie. Peccato, perché hai saputo restituire un'immagine del giovane sicuramente ben articolata, ma manchevole di quel pizzico di coraggio in più nel seguirne le sfumature meno trasparenti. La figura di Harry, invece, non riesce quasi mai a distaccarsi dallo sfondo, non aggiungendo un contributo decisivo circa il profilarsi di una scissione emotiva vissuta da Neville, la quale si ricompone forse troppo velocemente nel finale.

Gradimento personale 3,5/5 


Della storia ho gradito il grado di profondità raggiunto nell'esplicitare la pluralità di sentimenti che affollano Neville nell'interazione con i genitori, in quanto manifestano in maniera convincente e realistica la rassegnazione verso un presente ineliminabile, ma ampiamente compensato da una lucida consapevolezza circa il significato di cui la memoria può farsi carico: la gratitudine finale, da lui espressa, cancella la possibilità che la sua famiglia si riduca a mero ectoplasma, bensì diviene un vivido punto di scaturigine di orgoglio e slancio vitalistico. Ciò che non m'ha particolarmente colpito, invece, è stata la resa del suo rapporto con Harry, trattata in modo superficiale, senza esplorarne i dubbi, le angosce e i rimpianti che in un anno così difficile non possono essersi che sedimentati.

Eventuali bonus 1/3 

L'utilizzo delle due citazioni certamente assolve alla funzione richiesta, legittimando l'attribuzione del relativo punto bonus. Delle due, comunque, ho preferito la seconda, in quanto rimodulata efficacemente nel seno del brano, mentre la prima, in posizione d'esordio, stride con la conclusione prospettata, ma non con una rosa di significati comunque desumibili dal testo.

Punteggio finale: 35


[Modificato da kosmos_ 09/02/2018 16:30]

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09/02/2018 15:32
 
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4° classificata: “Scheggiati” - id_s

Grammatica e stile 13/15 


La storia, per quanto concerne la sintassi e l'ortografia, si presenta come complessivamente ripulita da errori macroscopici, benché debba muoverti almeno due appunti. Il primo di questi attiene a tale segmento : “il Maniero così scuro, così livido di ricordi “, laddove quel “livido di ricordi” - nonostante evocativo dal punto di vista eidetico – non riesce ad esser davvero altro che un'elegante forzatura del linguaggio; il secondo, invece, si basa su tale inizio di proposizione : “Astoria sussulta – e interrompe la sua melodia,”, il quale non mi sembra rispettoso della funzionalità intrinseca del trattino lungo, ma che, anzi, altera la corretta lettura del testo, spezzandolo eccessivamente. Ciò, invero, involge anche direttamente la trattazione circa lo stile, in quanto esso è predominato da un periodare estremamente ordinato, plasmato sulla scorta di un modello piuttosto ricorrente: proposizioni raccordate fra loro da un trattino, di modo da ampliare il raggio visivo della narrazione attraverso un rapido cambiamento di inquadratura. Non sempre, tuttavia, tale artificio retorico sortisce gli stessi effetti, rischiando unicamente – e qui mi riaggancio all'aspetto grammaticale – di inframezzare in maniera inopportuna le scene delineate; a titolo di esempio, “Lui la guarda da lontano – la osserva dall’angolo della via, distingue a malapena la sua figura rigida e altera, il suo modo di restare composta e nobile anche sotto l’acqua scrosciante, anche con le membra stanche e il cuore a pezzi. “, ove m'è parso superfluo sdoppiare tale periodo, non essendoci reali motivi legittimanti la cesura. Ciò detto, mi sembra parimenti corretto confortare la generale bontà della tua scelta estetica, come in “Astoria è una figura fatta di ombre e sogni corrotti – le sue mani scheletriche riprendono a suonare e Draco lo capisce, che la conversazione è finita.”, ove lo zoom sulle sue mani amplifica il dinamismo della scena. In definitiva, se avessi operato maggiore variazioni dei piani stilistici, a mio avviso, il testo ne avrebbe certamente giovato.
Per quanto concerne il lessico adoperato, invece, ne evidenzio la precisione e la pulizia denotativa, in quanto hai evitato di ricorrere ad espressioni roboanti o manifestamente artefatte; è per tale ragione che non ho potuto non storcere il naso nel leggere in un dialogo diretto la frase tratta da “Wish that you were here”, davvero non sintonica con un registro come quello del parlato, il quale, piuttosto, dovrebbe essere informale, non attraversato da venature poetiche così marcate.
Tirando le fila del discorso, ho gradito molto la trasparenza delle tue espressioni, l'inflessibile nettezza dei contorni delle immagini che suscitano, ma ribadisco che una maggiore diversificazione stilistica avrebbe conferito alla storia un tenore ancor più elevato.

Sviluppo della trama 7,5/10 


A mio avviso, il testo è attraversato da due velocità differenti, le quali rischiano di minare la sua organicità: spero di poter esplicitare adeguatamente tale mia impressione.
Le prime due macrosezioni sono dominate da una narrazione che indugia sui primi piani, su inquadrature strette su certuni dettagli – le mani, il gioco vuoto di sguardi, il coinvolgimento attivo degli altri sensi nella costruzione delle immagini a volta a volta ricreate; l'ultima sequenza, invece, si presenta come un vero e proprio fulmen in clausula, atto a suscitare un forte impatto emotivo, ma forse manchevole di un approfondimento tale da renderlo più conferente con il resto della narrazione. L'extrema ratio della morte per inedia, infatti,m'è parsa opportunamente legata con i presupposti che hai disseminato tramite l'esplicazione del crollo definitivo del rapporto coniugale fra Astoria e Draco, tuttavia “fotografato” in un momento che non riesce a spiegarne correttamente le cause.
Essi, infatti, appaiono chiaramente distanziati in modo irreversibile, ma nell'economia del brano non avrebbe stonato una più attenta ricostruzione dell'allontanamento progressivo di Draco, rendendo ragione anche del suo tradimento con una Mezzosangue, per giunta.
Certo, la narrazione dell'annichilimento di Astoria è coerente con la radicalizzazione della consapevolezza di non esser più l'oggetto dell'amore di Draco, tuttavia avrei gradito se avessi dedicato pari spazio anche alla maturazione della risoluzione finale, la quale, lo ripeto, rischia di tramutarsi in una scelta narrativa sì coraggiosa, ma non del tutto agganciata ad un passato che avrebbe meritato maggior spazio. “Lei alza intorno a sé le sue difese, tagliandolo fuori da una vita che si è precluso da solo.”, inoltre, nella mia interpretazione non prelude al coronamento di un suicidio, bensì annuncia la morte emotiva di Draco nella sua vita, peraltro aggiungendovi una lucida visione della realtà del loro rapporto: puoi immaginare, in conclusione, come tale coup de théâtre non m'abbia persuaso sino in fondo.

Originalità 3/5 

Certo, non rappresenta un unicum il modo in cui hai inteso proporre il rapporto fortemente incrinato che intercorre fra Astoria e Draco, segnato da un algido distacco da un lato, e dall'altro da un rimorso che stenta a manifestarsi compiutamente (se non tardivamente); la scelta peculiare della morte di lei, invece, opera in senso contrario, in quanto rappresenta una modalità innovativa per concludere una storia che, magari, altrove sarebbe terminata con il suo definitivo abbandono o allontanamento.

Caratterizzazione personaggi 7,5/10 

Astoria è il nerbo della vicenda, il centro di irradiazione di un tormentato gioco di ombre che culmina nella sua morte; per contro, Draco non riesce quasi mai a staccarsi dallo sfondo, rimanendo una figura piuttosto inerte, destinata a rappresentare il “cenere muto” con cui la moglie è costretta a relazionarsi. Procedo con ordine.
Hai ricreato il personaggio di Astoria con notevole dovizia di dettagli, profondendo una cura che sfocia in un impatto estremamente convincente circa il suo aspetto fisico e la sua gestualità: sei riuscita a trasfondere correttamente la sua consapevolezza d'esser divenuta invisibile agli occhi di Draco, tramite i riferimenti alla magrezza e alla depressione sempre più ingombranti e striscianti. Riflessi esteriori di una condizione introspettiva definitivamente deterioratasi, la quale la condanna all'immobilismo, alla stasi innanzi ad un processo di avvelenamento che la sospinge infine al suicidio, sancendo, se vogliamo, la risolutiva resa innanzi al potere che Draco esercita su di lei.
“è una melodia triste, la sua, struggente – capace di straziare anche la sua, di anima, così fredda e incapace di provare amore per la donna che, nonostante tutto, non lo ha abbandonato.”: da questa frase emerge nitidamente l'estromissione del suo Io dalla sua volontà di reazione, consegnandolo totalmente al marito, legittimando il processo di erosione lenta ma incoercibile della propria esistenza.
Lei alza intorno a sé le sue difese, tagliandolo fuori da una vita che si è precluso da solo. “: da questa , invece, ella m'è parsa differente, come se in possesso nuovamente di determinazione, di volizione strappata ai gorghi della rassegnazione: il perseguimento della morte, a fronte di tale indicazione, mi è sembrato quindi un passo indietro rispetto alla consapevolezza che le difese possono essere erette, che la tossicità di talune figure può essere mitigata, considerazioni che se ulteriormente sviluppate avrebbero determinato un'evoluzione estremamente interessante del personaggio, il quale, così, non abbandona la sua dimensione di inerzia rispetto al flagello costituito dal marito.
Draco, infine. Il suo profilo resta avvolto da una spessa bruma, la quale impedisce di scorgere con chiarezza i suoi stati emotivi nei confronti della moglie. Certo, la sua resipiscenza galleggia lungo tutto l'arco della narrazione, addensandosi specificamente nel finale, ma la scelta di marginalizzare le ragioni profonde che l'hanno indotto a trascurare, a tradire la moglie hanno concorso a creare una figura non adeguatamente delineata, la quale non riesce ad esser valutata prescindendo dal filtro ottico modulato dalla moglie. Peccato, poiché con una discesa più specifica nel suo torbido spettro affettivo avresti dato maggiore consistenza non solo a lui, ma anche a quel “passato diverso” in cui Astoria si costringeva, pur di restargli accanto.

Gradimento personale 3,5/5 

Il brano mi ha complessivamente colpito, è attraversato da moti emotivi di sicuro interesse che giustificano anche una pluralità indefinita di soluzioni interpretative, ma ciò che ha impedito il mio totale convincimento è stata la generale fissità dei personaggi: restano come incastonati nella vicenda delineata, entrambi condannati sin dall'inizio a ratificare in maniera inoppugnabile i presupposti dei rispettivi motivi di tormento. Il senso di colpevolezza di Draco non m'è parso capace di staccarsi da un vago dovere di occorrenza, mentre il dolore di Astoria non riesce ad elevarsi al di sopra di una sofferenza fine a se stessa, benché sia anche intervallata da momenti di introiezione della verità della sua relazione e dal bisogno di tutelarsi dalla nocività del marito. Spunti molto affascinanti, che se sviluppati meglio avrebbero determinato un risultato ancor più meritorio di quello in ogni caso risultante attualmente.

Eventuali bonus 1/3 

Sono presenti due citazioni, entrambe sufficientemente ispiratrici della materia, benché l'utilizzo esplicitato di una delle due non m'abbia granché convinto, in quanto non la trovo adeguata ad uno spazio dialogico.

Punteggio finale: 35,5

[Modificato da kosmos_ 09/02/2018 16:30]

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Post: 105
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09/02/2018 15:34
 
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3° classificata “Mentre tutto tace” - JulyChan

Grammatica e stile 14/15 

Il testo riflette un'elaborazione certo accurata, la quale gli permette di presentarsi scorrevole e senza inciampi di sorta; l'unica “stortura” che ho ravvisato, invero, coinvolge forse più l'aspetto figurativo del linguaggio, piuttosto che il suo corretto utilizzo. “[...]causa ed effetto della felicità di James”, in questo segmento ritengo fosse più opportuno arrestarsi alla sequenza causale, giacché essere effetto della felicità altrui ha poco significato.
Detto ciò, passo alla trattazione circa lo stile adoperato, premettendole un aggettivo riassuntivo: coinvolgente. Esso, infatti, letteralmente trascina il lettore all'interno della materia narrata, le imprime una forma senza indugiare in ghirigori, in frasi disperatamente ad effetto, senza, in una parola, pretendere di ingessarne la sostanza magmatica: la tua bravura, quindi, è stata quella di prescegliere una modalità espressiva che sappia accompagnare la scarica di immagini nitidissime proposte, arricchendole, all'occorrenza, di significati ulteriori. La tecnica dell'accumulo di espressioni - “Fende l’aria come se stesse impugnando una spada, spezza rami e frantuma rocce; il vento è forte e le gonfia il mantello, le sferza le gote, ma lei non vacilla.” - ha saputo conquistarmi, mentre non posso dire lo stesso per l'utilizzo dell'anafora col nome di Lily: a mio avviso, hai esasperato tale scelta in taluni frangenti, causando una frammentazione eccessiva – certo voluta – del brano, quasi evocando una pluralità di monadi talvolta indipendenti fra loro.

“Lily è un silenzio fatto di rumore: quando non è il suo turno preferisce tacere, ma viene d’istinto chiedersi il perché. Le parole si estinguono sulle sue labbra e lei china il viso, ma basta guardarla per capire che non dovrebbe andare così. James prende il sopravvento troppo facilmente, prende spazio e tempo, prende tutto e troppo.”
“Lily ogni tanto si spegne, come una stella che si è raffreddata presto, ma non per il corso naturale delle cose.”
“Lily incede con passo marziale e grida, impugna stretta la bacchetta e ha le guance arrossate per lo sforzo, gli occhi in fiamme per la rabbia. Sirius scappa dopo un attimo di smarrimento e lascia James a vedersela con la sua ira: è il suo ragazzo, dopotutto, e spettano a lui anche questi momenti.”
“Lily è da sola, ai confini del parco, ad allenarsi con gli incantesimi”: seleziono questi passaggi per un duplice motivo. In primis, la trasparenza dell'apparato eidetico è sensazionale, ciò che descrivi palpita innanzi alle retine di chi viene rapito da tale lettura; in secundis, qui trova esplicitazione la testé detta critica, la quale non è indirizzata a contestare l'anafora in quanto tale, bensì mira a sottolineare una lieve deviazione dall'effetto a cui aspiravi. Anziché rimarcare la centralità del personaggio, rischia talvolta di sottolinearne la presenza attraverso un tono fin troppo martellante, volendo chiosare con un sunto – spero perspicuo – di ciò che mi premeva dirti.
Eccettuando questo discorso, resta una prosa pulita, precisa, mai tendente ad un uso patologico dell'ermetismo: ho apprezzato infinitamente la tua abilità nel ridurre al minimo lo iato fra lo scritto e il non-detto, incanalando sapientemente la fantasia del lettore esattamente dove vuoi che arrivi, senza lasciare che girovaghi per centrifughi labirinti.
“Lily ha il sorriso triste che indossa solo quando è sola e gli occhi che bruciano per la rabbia latente. “Squarcia il buio con magie e sortilegi, e il suo viso danza come un fantasma.” e “Mentre si baciano in campo sotto la pioggia, dopo la vittoria dei Grifondoro, e la folla li acclama, e Sirius ha in bocca il sapore del fiele e in testa il boato dei tuoni.”: due illuminanti esemplificazioni del trionfo della chiarezza figurativa in seno al brano.

Sviluppo della trama 9/10 

Lo sviluppo della trama, così come declinato concretamente dal brano, richiede una disamina approfondita, in quanto vi sono zone di chiaroscuro. Inizio da una considerazione di carattere trasversale: m'è parsa convincente l'intersezione della dimensione diacronica con quella sincronica, in quanto risalta la naturale dialettica di un sentimento complesso come quello erotico. Le fasi d'opposizione che agitano la solidità della coppia sono ottimamente seguite dalla descrizione della loro composizione, riuscendo così a presentare un quadro sostanzialmente organico della vicenda, senza imbrigliarlo in un'inquadratura eccessivamente monolitica e/o riduzionistica: il tutto, ovviamente, a partire dal filtro adottato da Sirius, il quale lo illumina – ma anche intorbidisce.
Tuttavia, lo scontro di tesi contrapposte che riguarda Lily e James – in cui Sirius cerca affannosamente di ritagliarsi un posto – non sempre è espresso con eguale potenza comunicativa. Se appaiono chiare le ragioni delle azioni di Felpato nel ruolo di pedina mobile all'interno della coppia, a mio avviso avresti dovuto maggiormente esplicitare i motivi di frizione che inducono Lily ad un così forte sentimento iracondo: marginalizzandoli, infatti, si crea un effetto distorsivo che non rende giustizia allo sviluppo ordinato del brano. Ciò che contesto, quindi, è il non aver saputo fino in fondo amalgamare le tensioni fra i due nel brano, saltando dalla quiete al
polemos con fin troppa leggerezza. D'altro canto, il loro processo di infatuazione e innamoramento è ben gradato, e in ciò ho trovato coerente il residuo di “dongiovannismo” di James, da me introiettato come mero “sassolino” identitario; altrettanto coerente e adeguatamente giustificate sono le scene in cui è ritratto il loro rapporto con Sirius, in quanto rendono ragione del margine ineliminabile di ambiguità che intercorre: così facendo, in definitiva, sei riuscita a creare una vicenda dal sapore stratificato, sovrapponendo quella in cui protagonista è il giovane Black alla relazione fra i futuri coniugi, riservando loro eguale importanza. Un'orditura, dunque, sì articolata, ma ottimamente svolta nel suo incedere a tratti cadenzato, a tratti mozzafiato.

Originalità 3/5 

Non credo possa definirsi prevalente e/o prioritario il profilo che attiene alla originalità, in quanto la relazione trilatere che interessa Sirius, James e Lily è un tema su cui insistono, a vario titolo e con vari esiti, un numero corposo di fan fictions. La tua declinazione è resa in maniera eccellente e sono assenti inconguenze di sorta, ma non vi sono spunti che possano legittimare un riconoscimento di innovazione profonda al tema: invece, i venti secondi di inesorabile, travolgente coraggio che sfociano nel bacio di Sirius a Lily sono l'elemento che conferiscono un pizzico di innovatività al brano – benché non rappresenti un hapax in senso assoluto - il quale, lo ripeto, non necessita di essere originale per lasciarsi apprezzare.

Caratterizzazione personaggi 8,5/10 

Tale voce richiede un'analisi elaborata, in quanto ogni personaggio è connotato da tonalità suscettibili di svariate interpretazioni.
Parto da James. Egli, benché possa apparire come una figura superficiale, in realtà è interessato da una serie di aspetti che giustificano una sua visione complessa, plurisfaccettata. La seduzione di Lily rappresenta certamente un gioco elegante, ma non è difficile intravedere in filigrana l'emergere sempre più nitido di un sentimento di tenerezza fortemente radicato, benché la prospettiva privilegiata dalla quale egli ci viene offerto – quella di Sirius – ne sottolinea, eccessivamente, le increspature. Evidente, infatti, come la gelosia dell'amico appiattisca i suoi sentimenti nell'ignoranza di “ciò che sta perdendo”, nel suo pavoneggiarsi ma non “cercando lei”: credo,invece, che l'amore di James nei confronti di Lily sia sì immaturo, acerbo e probabilmente minimizzato da lui stesso, ma in ogni caso solido, autentico, come anche confortato dai “vaneggiamenti” espressi nei confronti di Sirius. Ciò detto, permane con forza una certa qual sospensione di giudizio nei suoi riguardi, poiché, piuttosto che affrontare a viso aperto l'ira di Lily, preferisce inviare Felpato come suo legato, mentre non credo si possa incolpare di non aver saputo percepire i sentimenti dell'inseparabile amico nei confronti della sua fidanzata. In definitiva, hai ricreato la figura di James in modo assai lodevole, attraverso una resa realistica delle sue imperfezioni ed ombre, garantendogli una tridimensionalità non scevra di ambiguità.
Lily, poi. Sì, ho letto il tuo “mea culpa” circa la resa non ottimale di tale personaggio, e mi dispiace non poter affermare il contrario. Nel processo di edificazione della sua complessità, infatti, non hai contrassegnato adeguatamente le cause che potessero giustificare i suoi atteggiamenti, il suo pervasivo bisogno di solitudine, la rabbia inespressa malgrado lampeggi fiocamente: appare infatuata ed attratta da James, ma vive tale emozione con fastidio, con il risentimento proprio di una persona che sa di star lasciando sguarnito la propria esistenza innanzi ad un'altra. Ciò, almeno, m'è apparso il significato di un periodo non felice – l'unico della composizione - come questo: “Lily è un silenzio fatto di rumore: quando non è il suo turno preferisce tacere, ma viene d’istinto chiedersi il perché. Le parole si estinguono sulle sue labbra e lei china il viso, ma basta guardarla per capire che non dovrebbe andare così. James prende il sopravvento troppo facilmente, prende spazio e tempo, prende tutto e troppo. Lily ogni tanto si spegne, come una stella che si è raffreddata presto, ma non per il corso naturale delle cose.” Avrei gradito anche un maggior risvolto introspettivo del suo rapporto con Sirius, soprattutto dopo la mossa avventata del bacio: le lacrime -forse di delusione? - e l'espressione “tetra” – come se si sentisse ferita, tradita? – non rappresentano indizi sufficientemente chiari circa la sua reazione nei confronti del migliore amico del suo fidanzato. Un aspetto, questo, che avrebbe certamente meritato maggior spazio, ma che è risultato compresso dalla visione unilaterale data dalla prospettiva di Sirius.
Infine, Sirius. Il suo essere così fatalmente destinato alla sventura, al fallimento mi ha conquistato, poiché sono nitidi i suoi tentativi di reprimere quei sentimenti che vive (anche) con colpevolezza, ma è estremamente convincente la scelta di renderlo incosciente, fortemente avvinto a quella dimensione pulsionale, istintuale che però non lo ricompensa affatto. Ciò che residua, infatti, dopo aver dato libero corso ai suoi desideri proibiti è un torbido acquitrino in cui galleggia, sola, l'impossibilità di accettazione di un sentimento da cui è tagliato fuori, a cui non può far altro che assistere inerme. Ecco, la sensazione di sostanziale inefficacia delle sue azioni è ben risaltata dai momenti in cui lui pure prova ad incunearsi fra le faglie della relazione fra James e Lily, salvo doversi “accontentare” di vederli insieme, ancora una volta. Un personaggio, in definitiva, che a tratti mi ricorda il famoso mito di Sisifo, in cui, forse, il macigno non rappresenta altro che se stessi e la relativa incapacità a scegliere ciò che davvero sia congeniale al proprio self. Questo, però, Sirius non lo sa, o meglio, lo comprende, ne esperisce i risultati più tormentosi e ne rimane devastato, consapevole di essere lui, “l’unico che non riuscirà mai a perdonare se stesso.”

Gradimento personale 4/5 

La storia mi ha rapito, soprattutto alla prima lettura; ad una valutazione più attenta e comparativa anche delle altre tue storie, però, mi ha lasciato lievemente insoddisfatto. Sia chiaro, essa resta di pregevole fattura, la resa è ai tuoi consueti, elevatissimi livelli artistici, ma permane una scorza dura contro cui il mio gradimento rischia di bloccarsi. Se avessi investito maggiore attenzione nel ricreare in maniera più convincente la figura di Lily, magari meglio implementando il suo peculiare punto di vista nei riguardi di Sirius, probabilmente la storia sarebbe stata esente da imperfezioni. Così, invece, resta assolutamente godibile, ma con qualche margine pieghettato che ne preclude un giudizio definitorio dai toni puramente panegirici.

Eventuali bonus 1/3 

Assolutamente perspicuo e magistrale l'utilizzo della citazione all'interno del testo, lo informa in un modo perfetto anche senza apparirvi fisicamente. S'intende, tuttavia, attesa la mancanza di altre citazioni, che possa accordarti un solo punto bonus.

Punteggio finale: 39,5
[Modificato da kosmos_ 09/02/2018 16:30]

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09/02/2018 15:36
 
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2° classificata: "L'Arte del male" _Freya Crescent _

Grammatica e stile 14/15
 

Complessivamente, la storia appare ottimamente rifinita dal punto di vista orto-sintattico, mentre ho da muovere due piccoli appunti che attengono a talune scelte lessicali. “[...]La lingua lo saggia con morbosa insistenza”: il termine “saggiare” non denota un insistere tattile /gustativo, bensì un processo valutativo – significato che mi sento di escludere dalla rosa di interpretazioni applicabili al contesto; “[...]come nel pacato lavorio d'una corteccia d'albero”: qui, invece, non ritengo corretto l'utilizzo del genitivo, in quanto l'utilizzo del predicato verbale precedente mal s'attaglia al senso che avresti voluto imprimere al periodo.
Orbene, esauriti tali aspetti tutto sommato marginali, procedo con l'analisi dello stile prescelto. Esso è fortemente connotato da un'impronta macabra, capace di suggerire immagini d'esasperata oscurità: il tutto, però, sapientemente corredato da una tela di espressioni che riesce a conferirgli una perturbante eleganza. “Vene colme di arsenico, petali di sangue attorno all'ombelico, zanne conficcate nella pelle per decorare il sentiero della spina dorsale.”: indubbiamente, in tale passo s'esprime l'acme della ricercatezza formale che attraversa trasversalmente il testo, nonostante rischi di sporgersi pericolosamente verso un simbolismo “vampiresco” forse eccessivo. Generalmente, tuttavia, non posso che ammettere il mio apprezzamento per il peculiare filtro utilizzato, acceso per contrasto dall'immagine candida di Hermione, la quale progressivamente si carbonizza, sgualcisce: il suo corpo si vivifica e concretizza come locus horridus, al contatto con Tom.
La scelta di imperniare la storia a partire dalla seconda persona singolare mi è sembrata conferente all'idea di una confessione “eterodiretta” delle regioni tenebrose dell'introspezione di Hermione, utile a rafforzarne la dimensione comunque intimistica. “Ti sei macchiata le mani di sangue —
del suo sangue. 
"Lo sei appena diventata.": la seconda persona, a mio avviso, assurge a cassa di risonanza dei pensieri solo presentiti dalla giovane, amplificandone il riverbero dirompente e dissiggilando le sue risposte.

Sviluppo della trama 9/10 

La storia ha un sapore marcatamente onirico, ma la resa plastica e le forti connessioni con la realtà aggiungono un livello di concretezza a ciò che, in teoria, avrebbe rischiato di galleggiare sospeso nell'astratto. In tal senso, essa elude il pericolo di ridursi ad una splendida descrizione di una dimensione altra, fantasmatica: la tua abilità, invece, è stata quella di mescolare i due piani, ampliandone il ventaglio di interpretazioni; ciò, se vogliamo, mi ha riportato alla memoria “Doppio sogno” di Arthur Schnitzler, ove la superficie del reale rimane irreversibilmente turbata, sconquassata dal sogno, il quale reclama, anzi, maggiore spazio esplicativo circa l'identità dei personaggi.
La peculiarità della fic, inoltre, riposa anche nella felice convergenza del passato (vissuto o sognato che sia) con il presente, in quanto rafforza il raccordo fra esperienze mai effettivamente superate dalla giovane Granger. Il riflesso della lotta disperata a Voldemort, così, rilascia le sue tossine finanche nell'atto di suprema ribellione al passato di sangue e morte da lei esperito: la nuova vita, rappresentata dalla figlia Rose; quest'ultima, infatti, catalizza il sentimento allucinatorio e prerazionale che permane nella madre a partire dal contatto costante con l'Horcrux, il quale getta le sue mortifere ramificazioni nel suo subconscio, corrompendolo.
La perversa rappresentazione onirica, a metà fra eros e thanatos, diviene il terreno d'elezione ove il sottosuolo della ragazza può emergere, disvelando l'opera di persuasione operata dall'Horcrux, la quale è tesa ad instillarle il dubbio d'esser divenuta come lui; l'ultimo sussurro di Lord Voldemort, dunque, è espressione di un convincimento divenuto oramai endemico, un retaggio entrato nel suo patrimonio genetico.
Quantunque non l'abbia gradito fino in fondo (soprattutto in prima battuta), ritengo essere giustificata da tali presupposti la permanenza delle allucinazioni nella ragazza, così come espressa nel finale: io avrei personalmente scelto una visione meno corruttrice della dimensione intimistica di Hermione, ma il tuo accenno ad uno “stress post-traumatico” non può essere censurato in sede di un giudizio che vuole – e deve – essere in primis obiettivo.

Originalità 4,5/5 

La storia, attraverso la sovrapposizione di diverse prospettive temporali e il continuo incunearsi delle allucinazioni e del sogno, riesce a sfuggire ad una precisa identificazione con storie del medesimo pairing, caratterizzandosi così per una spiccata originalità; anzi, ciò che ne suggella la novità è il profilo quasi “mistagogico” – ovviamente declinato attraverso un prisma distorsivo – che ne accentua la venatura dark-horror, suo nerbo e punto di forza.

Caratterizzazione personaggi 9,5/10 


Indubbiamente, il personaggio di Hermione rappresenta il cuore pulsante della vicenda, attraversato da moti eterogenei fra cui, però, risalta una direttrice unificante: il processo, inesorabile, di disidentificazione. Esso, infatti, così come anche confortato da riferimenti del brano (“Stanotte dimenticherai chi sei”, "Lo sei appena diventata.") è innescato dal contatto con Lord Voldemort, il quale sì avviene in una dimensione prettamente ipnotica, ma è facile immaginare come, in tali situazioni, il confine con la realtà perda di saldezza: tutto ciò, è chiaro, getta profonde ombre sull'introspezione della ragazza. Ella, benché spogliata d'ogni sua difesa, oppone fieramente il suo animo pugnace, ma ciò le si ritorce contro: come un uccello intrappolato nella rete, il suo dimenarsi ne determina unicamente la sconfitta, e la ribellione suggellata nella distruzione dell'Horcrux sfocia nel suo trionfo sotterraneo su di lei. Non è difficile intravedere, in filigrana, come l'esasperazione emotiva e il costante limbo su cui una personalità così giovane ha dovuto temprarsi abbia garantito un nugolo di traumi e fantasmi difficilmente risolvibile, e in ciò hai svolto un ottimo lavoro: muovendoti attraverso i suoi coni d'oscurità, hai efficacemente mostrato l'impatto dirompente di una figura come quella di Voldemort su un animo ancora in edificazione. Ecco, l'aver evidenziato il soggiacere di Hermione alle allucinazioni/incubi, finanche in età più matura, ne svela il difficile processo di formazione, in cui, ob torto collo, non può definitivamente destinare nel rimosso tale esperienza. “Nessuno capisce, nessuno sente.”: voglio chiudere la descrizione della giovane con un'ultima considerazione in merito. Ciò che davvero ferisce e sconvolge è la lucida consapevolezza che lei stia sostanzialmente esperendo un dolore incomunicabile, sprofondando in esso pur innanzi al fiorire di una nuova vita, alla presa d'atto che il presente dovrebbe presentarsi sgombro da conflitti; tuttavia, avrei gradito un ulteriore approfondimento sulla modalità d'interazione di Hermione nei confronti del suo stesso dramma – così come suggerito da tale pensiero, il quale avrebbe potuto dare maggiore spessore alla dimensione traumatica in cui lei è calata.
La resa di Voldemort, invece, è semplicemente perfetta. Egli si configura come un personaggio strisciante, sotterraneo e, soprattutto, onnipervasivo: la sua tossicità invade ogni condotto, minando e polverizzando le certezze di Hermione. Riesce, attraverso il suo carisma perverso, disturbante, ad inquinare persino la fonte assoluta di purezza – Rose – amplificando una volta in più il tessuto di paranoie con cui ha soffocato la giovane: morendo, ha attraversato la soglia della sua esistenza per annidarsi in quella della ragazza, lampeggiando a tratti, confusamente, ma sottolineando in tal modo la sua presenza. In tal senso, ho davvero apprezzato come tu abbia declinato il concetto di immortalità anelato tramite il sistema degli Horcrux: in fondo, nemmeno la trasparenza morale di Hermione è immune alle acque reflue di un personaggio che, anche se dissolto nell'aria o tramutato in melma, sopravvive in chi l'ha affrontato, offuscandone la realtà. Come un ragno, il quale, una volta intravisto e poi creduto lontano, infesta ancora la camera dalla quale lo si voleva scacciare.

Gradimento personale 4,5/5 

Arrivati sin qui, credo appaia manifesto il mio sincero gradimento nei confronti di una storia sicuramente ambiziosa, la quale m'è parsa frutto di una ispirazione coerente ed ininterrotta, sebbene tu abbia, in qualche punto, indugiato in voli pindarici per quanto riguarda la forma, forse sovraccaricando il fascio di immagini. L'atmosfera ricreata, comunque, è perfettamente tangibile, il corpo e la mente marcescenti di Hermione sono evocati con incredibile forza; solo, avrei voluto una maggiore riflessione sulla modalità d'opposizione a tale forza ottenebrante, scandagliando magari il suo rapporto con essa a distanza di anni. In ogni caso, la storia si presenta solida e sufficientemente motivata nel suo progressivo dipanarsi, giustificando una sua valutazione globale di marca segnatamente positiva.

Eventuali bonus 1/3 


L'utilizzo della citazione tratta da “Staying up” è sicuramente manifestato non solo dall'incubazione dell'angoscia e della paranoia di Hermione a partire dai suoi sogni, ma anche dalla metafora che conchiude il brano: l'alternativa fra rimanere svegli e dormire, in fondo, sbiadisce nel delinearsi di un orrendo continuum spazio-temporale non segmentabile, in cui i ricordi assumono venature orrorifiche ed inquinanti della realtà.
Come da regolamento, non posso attribuirti la totalità dei punti bonus, in quanto resta solitaria la citazione da cui hai tratto ispirazione.

Punteggio finale: 42,5


[Modificato da kosmos_ 09/02/2018 16:30]

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Giudice***
09/02/2018 15:39
 
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1° classificata:“L'oleandro o dell'oblio” - aware_

Grammatica e stile 14,5/15 


L'analisi della storia, nell'indubbia complessità formale con cui l'hai confezionata, involge una pluralità di considerazioni da fare, in cui – talora – l'aspetto grammaticale è inscindibile da quello meramente estetico. Ecco, direi che la frase d'esordio (“È l’eterno gioco delle parti[...]) ne rappresenta una chiara epitome: qui, infatti, v'è un riferimento ad una dialettica che resta tutto sommato sospesa, non giustificata dal prosieguo del periodo, determinando se non un errore vero e proprio, certo una svista (sebbene irrilevante). Ancora, sulla medesima scia colloco anche il seguente periodo (“al punto da considerare il parlare superfluo, e d’un solo silenzio scomodo.”), in cui l'utilizzo della preposizione semplice m'è parso ingenerare una confusione ultronea, nemmeno motivata grammaticalmente. Notazione puramente accessoria, invece, riguarda l'errore di battitura in “Sentivi il tuo stesso disagio ferire l’aria, l’attesa a trafiggerti i muscoli.”, dovuto alla presenza della preposizione “a”.
Orbene, esauriti questi profili di problematicità tutto sommato di poco conto, procedo con lo studio dello stile adottato. In prima battuta, voglio evidenziare come esso tradisca una cura maniacale, sia per quanto concerne la plasticità di talune soluzioni, sia per quanto riguarda l'ordine intrinseco alla storia: attraverso una serie di rimandi interni, infatti, hai saputo ricomporre mirabilmente il dolore di Sirius in una sublime declinazione artistica – in cui gioca, appunto, un ruolo centrale la sua natura di Ringkomposition. L'eco che procede lungo la tematica dell'arte (intesa come abilità o ingegno concretamente posseduto da Sirius) permette di chiarificare le sue caratteristiche, in un articolato gioco prospettico, perfettamente bilanciato (l'arte nel costruire la propria infelicità, la quale rimanda all'arte della necessità di indovinare un sapore a lui fatalmente precluso, e ancora di appagarsi nella distruzione); la progressiva emersione della consistenza della “fragranza”, invece, procede da uno stadio di oscurità, transitando in una sua metamorfosi (“nuovo aroma”) e sfociando nella rivelazione finale: la verità diviene oleandro e ne assume le medesime, velenifere prerogative.
Per contro, ho da muoverti un appunto legato al seguente paragrafo:
“Sapevi che, di lei, James amava quel che di te riusciva a trovare, ma voleva soprattutto il suo possederlo in maniera meno tragica, meno contorta, più pura. Pura come i suoi occhi puliti, come la sua pelle senza cicatrici. Ma in quel suo sorriso un po' obliquo, nelle battute pungenti e i sentimenti orientati sempre verso il limite del baratro: su ognuno di quelli spiccava come inciso il tuo tocco, ignorato dagli unici occhi che desideravi lo notassero.
Tu di lei, per contro, possedevi la parte che a James non poteva bastare.” La sua complessità, infatti, non è funzionale alla trasparenza comunicativa che un testo ha la necessità di perseguire, giacché, insistendo sul labor limae, l'hai sacrificata sull'altare della simmetria e della pulizia del concetto, invero non raggiunti appieno. Voglio concludere, tuttavia, con la citazione di un periodo che ne rappresenta lo speculum:
“Avevi dato fuoco ad un albero della Foresta Proibita per ogni pomeriggio passato a non fare progetti, organizzare intrighi, avventure. L’odore acre della corteccia carbonizzata placava la solitudine come una carezza, la cenere volteggiava nell’aria dolcemente. Lo spettacolo della distruzione era la più deliziosa fra le tue doti.
Nel giugno 1978, Hagrid avrebbe rinvenuto una radura nera d’arsura.” Un paragrafo, questo, che riluce di un'ispirazione vivida, contraddistinta da una forza figurativa che ne giustifica la qualificazione di lirica in prosa, in cui la precisione del linguaggio evoca ed ingenera, nel lettore, un inconfutabile accesso di sublime.
Per questi motivi non posso accordarti il punteggio massimo, poiché a tratti v'è la percezione di vagare in un labirinto, in cui, tuttavia, il solo incedere innesta euforia e incanto.

Sviluppo della trama 9,5/10 

Lo sviluppo della storia si fonda su di un'ordine interno particolarmente pregevole, in cui ogni sequenza è tesa ad arricchire e stratificare lo spettro di significati attribuibili al paragrafo conclusivo, vero e proprio punto d'Archimede del testo stesso.
Le varie “tappe” in cui si articola sono incastonati nel passato, più o meno remoto: si passa dalle interazioni di Sirius con James e Lily, a riflessioni di ampio respiro (fra cui anche quello legato alla sua genia), culminando nell'epilogo, il quale cristallizza definitivamente la dimensione spazio-temporale: un punto d'approdo che appare né ingiustificato, né tanto meno indebitamente affrettato, bensì intimamente fuso con quanto lo precede.
Ho gradito – come già scritto – la struttura quasi “ad anello”, in quanto hai rafforzato la sostanziale tensione unificante che percorre lungo il testo: non vi sono colpi di scena, bensì elementi organicamente coesi e reciprocamente interdipendenti. Un equilibrio, questo, che non implode innanzi alla dichiarazione di matrimonio e alla richiesta di esserne testimone di James a Sirius, ma che, anzi, ne accoglie le ulteriori possibilità di ricadute introspettive, anche in un'ottica retrospettiva. Ecco, se v'è un difetto credo sia rintracciabile nel dialogo fra Sirius e Lily, in quanto m'è parso soprattutto un espediente narrativo per catalizzare talune considerazioni, in ciò difettando di una spontaneità che l'avrebbe meglio armonizzato con il resto. Una stortura, questa, in ogni caso sorpassata dall'importanza del parallelismo fra le due figure, la quale necessitava di uno spazio ad hoc per manifestarsi compiutamente.
In definitiva, lo sviluppo è coeso e non procede per linee spezzate, ma, a mio avviso, non avrebbe affatto guastato uno zoom sul momento esatto dell' “esilio” di Sirius dalla sua famiglia, per meglio circoscriverne l'impatto sulla storia, così come un approfondimento sulle dinamiche interattive fra lu e Lily.

Originalità 4/5 


Come ho già avuto modo di scrivere per un'altra storia in lizza, lo schema trilatere presentato è oggetto di una ricca “letteratura”, benché siano da apprezzare, nel caso concreto, la profondità dell'introspezione e la brillantezza espositiva; elementi, questi, da cui non si può prescindere in un'ottica di originalità globalmente intesa, poiché essa può esser guadagnata anche dalle modalità descrittive delle dinamiche presentate, al netto, magari, dell'assenza di un vero e proprio hapax contenutistico.

Caratterizzazione personaggi 9/10 

L'esegesi del testo incontra un momento di peculiare complessità nella figura di Sirius, cui hai dedicato un approfondito spazio personale di esplicazione; sebbene l'abbia trovato di sicuro interesse, vi sono delle considerazioni ulteriori da prendere in esame. La cifra ermeneutica da te prospettata risiede nella “violenza”, la quale necessita di un corpo estraneo contro cui sfogarsi: in tal senso, l'amore per James e l'odio verso sé e la sua ascendenza sono amplificati da una tensione autolesionista che pervade la sua figura. A tale lettura, però, voglio anteporne un'altra, parimenti giustificata dalla lettera del testo. Sirius, impossibilitato per sua stessa natura ad adeguarsi a situazioni di comodo, di sostanziale ipocrisia, rinunzia ad ogni possibilità di stringere un compromesso con la realtà: così facendo, non si spoglia della sua venatura da eroe tragico, attraversato da una serie di pulsioni che, però, non minano l'integrità del suo io (mai come questa volta, “legislatore” a tratti rapsodico). Egli ipostatizza le sue relazioni interpersonali e le rende il coltello con cui frugare dentro se stesso, denudandosi di barriere, di giustificazioni che pure potrebbero garantirgli riparo: “le lusinghe” del futuro, così, sono da lui rifiutate a causa della reiezione convinta, partecipata di una visione esistenziale dominata dalla leggerezza. Ben potrebbe “accontentarsi” di un affetto e stima così forte che lega James e Lily a lui, ma il suo anelito onnivoro alla libertà non può prescindere dalla necessità del conflitto con un obiectum determinato: più che animato da una furia disgregatrice, in lui ho visto riflesso il profondo bisogno di scarnificare il reale alla ricerca di un nucleo duro, incomprimibile di certezze su cui fondare la propria esistenza, impulso che, però, gli restituisce una percezione di inanità e angoscia. Individuo nudo fra individui vestiti, impara a sue spese che la libertà è forse il concetto più limitante di tutti, poiché naturalmente astretto dall'incoercibilità della volizione altrui (quella di James) e dalla natura casuale degli eventi (la nascita nella famiglia Black, la “deviazione” dell'innamoramento di James verso un altro soggetto).
La figura di James è sicuramente in una posizione subalterna rispetto a quella di Sirius e Lily, in quanto il suo spazio di soggetto agente è fortemente limitato; egli, infatti, è il fulcro di una serie di riflessioni che insistono sul suo rapporto con Sirius, ma in concreto manca un'esplicitazione di quelle prerogative capaci di amplificare i moti dirompenti di Sirius: la boria, l'egocentrismo, l'intraprendenza sono qui assenti, mentre campeggia brillante la sua amicizia indissolubile e (almeno ai suoi occhi) non attraversata da quella torsione ineludibile che tu hai così efficacemente delineato.
La figura di Lily è icasticamente definita a partire dall'esplicitazione di una sua profonda tonalità emotiva: “« Certe volte mi tormenta la necessità di farlo soffrire perché mi fa sentire così. »”. In quest'espressione, infatti, risplende la forte affinità “elettiva” che la lega a Sirius, intimamente avvinti da una radicale brama di libertà, un'istanza che corre lungo le loro esistenze e che si infrange contro il monolite rappresentato da James: nel suo caso, però, il desiderio di affermazione della sua volontà riesce a combinarsi con la sua altrettanto definita personalità, in una sintesi positiva da cui è escluso Sirius. Lily, così come quest'ultimo, è attraversata dal medesimo bisogno di avvalorare l'esistenza tramite uno stress-test basato sul dolore da infliggere a sé e agli altri: come se solo la sofferenza potesse, concretamente, sottrarre alla realtà quella patina mistificante che s'aggruma sulla sua superficie, assumendo le sembianze della felicità o dell'amore. Due figure “dannate”, il cui parallelismo si spezza allorché ad una è assegnata la stessa speranza negata all'altro. In ogni caso, sebbene lodevole la scelta di condurre l'introspezione del personaggio attraverso l'estrinsecazione dei suoi pensieri, avrei gradito un riferimento più insistente sulla sua definizione di amore.

Gradimento personale 5/5 

Inutile tergiversare: siamo innanzi ad un prodotto artistico maturo, ispirato e dai notevoli sbocchi denotativi, raffinati da un uso ricercato, immaginifico (ma non per questo poco sobrio) del linguaggio. Una storia che ha guadagnato il mio incrollabile apprezzamento per la pulsante energia che trasuda, per i personaggi che, sguainando le lame di buio che pendono sul loro capo, sono ineluttabilmente destinati alla sofferenza, tuttavia consapevoli che la cifra dell'esistenza e la sua ragione costitutiva risiedano nel tormento, “varco” essenziale per il dispiegamento della sua pienezza di significato.

Eventuali bonus 1/3 

La citazione prescelta irradia la sua ispirazione in maniera costante e visibile, giustificando ottimamente la sua pregnanza e l'appartenenza della storia a pieno titolo a questo contest; tuttavia, non posso attribuirti che un punto, attesa l'assenza delle altre citazioni.

Punteggio finale: 43

[Modificato da kosmos_ 09/02/2018 15:47]

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Post: 155
09/02/2018 17:43
 
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Ciao!
Mi dispiace un po' che la storia non ti abbia convinto del tutto, ma sono felice che tu vi abbia rinvenuto anche elementi di pregio... l'importante è che la lettura, tutto sommato, sia risultata piacevole.
Il mio obiettivo era effettivamente quello di delineare un Remus vittimista, un po' patetico, a tratti dimesso: non l'eroe che lotta contro Voldemort, ma l'uomo/lupo mannaro emarginato dalla società, che nel canon presenta così tanti momenti di umana debolezza.
Tonks, secondo la mia visione (e non solo la mia, visto che questa storia è nata dal confronto con un'altra autrice, che si focalizza quasi del tutto sul personaggio di Remus), è davvero la più forte della coppia. L'impostazione che ho scelto di dare alla storia, in effetti, mi ha fatto escludere un approccio più evocativo e poetico, che ho adottato in altri contesti, ma che qui non avrei trovato appropriato ^^'.

Grazie per tutti gli altri appunti, in particolare sullo stile: ne farò tesoro :)
Ti ringrazio per l'accurata e precisa valutazione, è stato davvero un piacere leggere tutte le storie in gara!
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Post: 105
Giudice***
09/02/2018 18:54
 
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R.Mayfair, 09/02/2018 17.43:

Ciao!
Mi dispiace un po' che la storia non ti abbia convinto del tutto, ma sono felice che tu vi abbia rinvenuto anche elementi di pregio... l'importante è che la lettura, tutto sommato, sia risultata piacevole.
Il mio obiettivo era effettivamente quello di delineare un Remus vittimista, un po' patetico, a tratti dimesso: non l'eroe che lotta contro Voldemort, ma l'uomo/lupo mannaro emarginato dalla società, che nel canon presenta così tanti momenti di umana debolezza.
Tonks, secondo la mia visione (e non solo la mia, visto che questa storia è nata dal confronto con un'altra autrice, che si focalizza quasi del tutto sul personaggio di Remus), è davvero la più forte della coppia. L'impostazione che ho scelto di dare alla storia, in effetti, mi ha fatto escludere un approccio più evocativo e poetico, che ho adottato in altri contesti, ma che qui non avrei trovato appropriato ^^'.

Grazie per tutti gli altri appunti, in particolare sullo stile: ne farò tesoro :)
Ti ringrazio per l'accurata e precisa valutazione, è stato davvero un piacere leggere tutte le storie in gara!



Ciao, ringrazio te per la comprensione e la serenità con cui hai accettato il giudizio, il quale, sebbene aspiri al massimo grado di obiettività, non può che riflettere anche la soggettività di chi lo scrive. Spero davvero di ritrovarti (anche come avversaria, perché no) ad un prossimo contest!

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Post: 310
Giudice***
09/02/2018 19:37
 
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Re:
[edit: si è inviato due volte lo stesso messaggio :( purtroppo non posso cancellarlo]
[Modificato da aware_ 09/02/2018 19:41]

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Post: 310
Giudice***
09/02/2018 19:40
 
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Re:
Ommioddio, prima!
Grazie grazie grazie ;; Questo giudizio è bellissimo, veramente (ti chiederei di postarlo come recensione alla storia, se possibile [SM=g27998] ).
L'analisi con cui hai percorso tutta la vicenda nei minimi particolari mi ha impressionato, hai colto praticamente tutti i rimandi che avevo inserito e forse anche qualcosa in più, da parte mia non intenzionale! -"Ringkomposition", adoro -




Ancora, sulla medesima scia colloco anche il seguente periodo (“al punto da considerare il parlare superfluo, e d’un solo silenzio scomodo.”), in cui l'utilizzo della preposizione semplice m'è parso ingenerare una confusione ultronea, nemmeno motivata grammaticalmente. Notazione puramente accessoria, invece, riguarda l'errore di battitura in “Sentivi il tuo stesso disagio ferire l’aria, l’attesa a trafiggerti i muscoli.”, dovuto alla presenza della preposizione “a”.



Mi permetto su questi due appunti di "contestare" (si fa per dire, ovvio): il "d'un solo silenzio scomodo" non si riferisce alla frase immediatamente precedente, che sarebbe un inciso, ma alla coordinativa antecedente; per quanto riguarda l'"a", è stata mia precisa scelta inserirla: dovrebbe infatti, quella frase, fungere da indipendente. :) Non è certo mia intenzione lamentarmi, volevo soltanto giustificare queste mie scelte :))
Sulla frase, invece, particolarmente arzigogolata che hai evidenziato, beh: sapevo perfettamente che il senso, andandolo ad indagare nel dettaglio, fosse un po' carente, ma ahimé, non sapevo come altro esprimerlo...


Ecco, se v'è un difetto credo sia rintracciabile nel dialogo fra Sirius e Lily, in quanto m'è parso soprattutto un espediente narrativo per catalizzare talune considerazioni, in ciò difettando di una spontaneità che l'avrebbe meglio armonizzato con il resto.



Sarò onesta, nella mia idea originale Lily nemmeno era contemplata: l'ipotesi di inserirla si è fatta largo man mano che scrivevo, un po' perché altrimenti mi sarebbe sembrato un quadro incompleto, un po' perché è un personaggio che amo e c'è una forza dentro di me che mi impone di infilarla in ogni dove. Per cui, al momento della pubblicazione ero piuttosto cosciente di aver inserito una scena sì essenziale per la vicenda, ma anche non perfettamente calata e approfondita: me ne sono pentita quasi subito, era tardi, però, per cambiare [SM=g27999]

L'interpretazione di Sirius, in ogni caso, mi è piaciuta moltissimo! Non l'avevo proprio considerata in questa luce, in vero, ma riflettendoci è più che comprensibile come visione. Sarà che io tendo sempre a vedere il peggio delle persone, e soprattutto dei miei personaggi preferiti :P


come se solo la sofferenza potesse, concretamente, sottrarre alla realtà quella patina mistificante che s'aggruma sulla sua superficie, assumendo le sembianze della felicità o dell'amore.



^^^^^ questa frase l'adoro, me la stamperò da qualche parte.


In conclusione (mi sembra di sentire nelle orecchie la mia vecchia professoressa che dice: "non si conclude mai con in conclusione!!!!!"), ti ringrazio infintamente per questo giudizio: mi ha dato un sacco di soddisfazione e di spunti, in futuro vedrò di sfruttarli sicuramente! [SM=g27998]

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Post: 105
Giudice***
09/02/2018 20:13
 
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aware_, 09/02/2018 19.40:

Ommioddio, prima!
Grazie grazie grazie ;; Questo giudizio è bellissimo, veramente (ti chiederei di postarlo come recensione alla storia, se possibile [SM=g27998] ).
L'analisi con cui hai percorso tutta la vicenda nei minimi particolari mi ha impressionato, hai colto praticamente tutti i rimandi che avevo inserito e forse anche qualcosa in più, da parte mia non intenzionale! -"Ringkomposition", adoro -




Ancora, sulla medesima scia colloco anche il seguente periodo (“al punto da considerare il parlare superfluo, e d’un solo silenzio scomodo.”), in cui l'utilizzo della preposizione semplice m'è parso ingenerare una confusione ultronea, nemmeno motivata grammaticalmente. Notazione puramente accessoria, invece, riguarda l'errore di battitura in “Sentivi il tuo stesso disagio ferire l’aria, l’attesa a trafiggerti i muscoli.”, dovuto alla presenza della preposizione “a”.



Mi permetto su questi due appunti di "contestare" (si fa per dire, ovvio): il "d'un solo silenzio scomodo" non si riferisce alla frase immediatamente precedente, che sarebbe un inciso, ma alla coordinativa antecedente; per quanto riguarda l'"a", è stata mia precisa scelta inserirla: dovrebbe infatti, quella frase, fungere da indipendente. :) Non è certo mia intenzione lamentarmi, volevo soltanto giustificare queste mie scelte :))
Sulla frase, invece, particolarmente arzigogolata che hai evidenziato, beh: sapevo perfettamente che il senso, andandolo ad indagare nel dettaglio, fosse un po' carente, ma ahimé, non sapevo come altro esprimerlo...


Ecco, se v'è un difetto credo sia rintracciabile nel dialogo fra Sirius e Lily, in quanto m'è parso soprattutto un espediente narrativo per catalizzare talune considerazioni, in ciò difettando di una spontaneità che l'avrebbe meglio armonizzato con il resto.



Sarò onesta, nella mia idea originale Lily nemmeno era contemplata: l'ipotesi di inserirla si è fatta largo man mano che scrivevo, un po' perché altrimenti mi sarebbe sembrato un quadro incompleto, un po' perché è un personaggio che amo e c'è una forza dentro di me che mi impone di infilarla in ogni dove. Per cui, al momento della pubblicazione ero piuttosto cosciente di aver inserito una scena sì essenziale per la vicenda, ma anche non perfettamente calata e approfondita: me ne sono pentita quasi subito, era tardi, però, per cambiare [SM=g27999]

L'interpretazione di Sirius, in ogni caso, mi è piaciuta moltissimo! Non l'avevo proprio considerata in questa luce, in vero, ma riflettendoci è più che comprensibile come visione. Sarà che io tendo sempre a vedere il peggio delle persone, e soprattutto dei miei personaggi preferiti :P


come se solo la sofferenza potesse, concretamente, sottrarre alla realtà quella patina mistificante che s'aggruma sulla sua superficie, assumendo le sembianze della felicità o dell'amore.



^^^^^ questa frase l'adoro, me la stamperò da qualche parte.


In conclusione (mi sembra di sentire nelle orecchie la mia vecchia professoressa che dice: "non si conclude mai con in conclusione!!!!!"), ti ringrazio infintamente per questo giudizio: mi ha dato un sacco di soddisfazione e di spunti, in futuro vedrò di sfruttarli sicuramente! [SM=g27998]



Sono davvero felice ed orgoglioso di leggere tali parole, in quanto concretizzano il mio obiettivo primario: fornire direttive per il miglioramento personale. Sono assolutamente certo che la tua eleganza stilistica e l'abilità narrativa abbiano ancora infiniti margini di crescita, e personalmente non vedo l'ora di ammirarle calate in una nuova storia.
Accolgo le tue "contestazioni" con la massima serenità possibile, in quanto mi sembra corretto procedere ad un "contraddittorio" laddove ne emergano i presupposti [SM=g27985]
A presto!

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Post: 1.044
09/02/2018 20:14
 
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Re:
Sono di frettissima, ho letto la mia valutazione in 2 minuti scarsi, ma ci tenevo comunque intanto a ringraziarti! *__*
Domani leggerò il tutto con più attenzione e cercherò di rispondere a dovere :D

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