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Questione Alitalia

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    00 23/11/2005 17:02

    ROMA - Air France ha annunciato che partecipa pro quota all'aumento di capitale di Alitalia. Un annuncio che potrebbe risollevare le sorti del titolo della compagnia aerea, dopo la picchiata in Borsa di ieri e l'apertura decisamente in terreno negativo di stamane, che ha portato alla momentanea sospensione dagli scambi.

    Il partner commerciale di Alitalia e socio al 2% Air France-Klm ha deciso di sottoscrivere l'aumento di capitale della compagnia italiana con un investimento di 20 milioni di euro e quindi non diluirà la propria quota del 2%. Lo ha detto il presidente Jean Spinetta in occasione della presentazione dei risultati del gruppo franco-olandese.

    La valorizzazione complessiva della partecipazione di Af-Klm in Alitalia, post aumento, sarà di circa 37 milioni. "Air france non andrà oltre il 2%, ma non vuole diluirsi" per conservare il carattere stabile della partnership con Alitalia che risale al 2001 e che è stato rafforzato dallo scambio incrociato di quote e di un rappresentante nei rispettivi cda, ha spiegato Spinetta.

    "Alitalia ha un piano di ristrutturazione ambizioso e il suo aumento di capitale sta avendo successo, grazie all'underwriting da parte di Deutsche Bank e Banca Intesa", ha rilevato Spinetta. "E' evidente che la nostra alleanza commerciale, ma non solo, poggia anche sul fatto che la partecipazione incrociata venga mantenuta. Dunque non andremo oltre il 2%, ma non ho mai immaginato neppure per un secondo di andare sotto il 2%, finendo allo 0,3% come sarebbe stato se non avessimo sottoscritto l'aumento".

    E tuttavia a poco meno di un'ora dall'apertura della Borsa l'annuncio di Air France non arresta il crollo di Alitalia in Piazza Affari. Il titolo è sceso infatti sotto la soglia tecnica di 1 euro. Il titolo ha segnato infatti un calo del 5,06% a 0,99 euro, come già aveva fatto nell'asta di preapertura.



    mi sa che perdiamo pure alitalia
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    00 24/01/2006 10:38

    ROMA - Intervento "manu militari" contro i lavoratori dell'Alitalia in sciopero. Lo dice il premier Silvio Berlusconi intervenendo a "Radio anch'io" su tutti i temi caldi della politica e dell'economia.

    Dopo aver parlato della data delle elezioni e del riscaldamento da ridurre, il premier ha attaccato l'agitazione Alitalia: "C'è una situazione difficile. C'è da fare un intervento deciso, addirittura manu militari nei confronti di coloro che si oppongono... Credo si dovrà forse arrivare...". Poi frena: "Cerchiamo di evitarlo perchè poi possono succedere tragedie". Comunque, rivendica il premier, su Alitalia "l'attenzione del governo è assoluta". Però, insiste, "chi oggi sciopera, soprattutto i sindacati della sinistra e alcuni partiti della sinistra come Prc, non tengono conto del diritto dei cittadini".

    E quella appena cominciata, è una giornata difficile. I lavoratori non sono in sciopero ma continuano le assemblee permanenti e il risultato, se possibile, è ancora più devastante. Gli aerei sono ormai quasi tutti a terra a causa della mancata manutenzione. Ieri sono stati cancellati 225 voli. Oggi sono prevedibili numeri analoghi e la compagnia invita i passeggeri a contattare preventivamente il numero verde 800.650055 per verificare lo status del volo prima di recarsi all'aeroporto.

    Domani è in programma l'incontro tra governo e sindacati, ma le posizioni già espresse dal ministro del welfare Maroni non fanno sperare in facili soluzioni e i disagi potrebbero durare ancora a lungo.

    Sulle azioni della compagnia ieri si é scatenata la bufera con un'ondata di vendite che le hanno fatto perdere in Borsa fino al 10%. Al termine della seduta, e dopo che per tutta la giornata sono continuate a fioccare cancellazioni di voli, il titolo dell'aviolinea ha perso l'8,67% con scambi sul 4% del capitale.

    Sullo sfondo, oltre al caos nei cieli, la prospettiva del crack che continua ad essere paventato dal ministro del Welfare. Ma sulla possibile chiusura della compagnia il Presidente del Consiglio assicura: "non è facile pensare di fare una cosa del genere" dice Berlusconi che difende "l'orgoglio nazionale di avere una compagnia di bandiera" ed invita i dipendenti a comportarsi "come quelli dell'Air France", facendo meno scioperi, e contribuendo così a fare andare "le cose meglio".




    Qui si rischia grosso
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    00 24/01/2006 10:47
    qualche giorno fa in un'intervista Cossiga si chiedeva se non fosse il caso, vista l'incapacità di gestione e i continui e consequenziali disservizi, di far fallire finalmente la compagnia...inutile dire che sono assolutamente d'accordo con lui






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    00 24/01/2006 11:08
    Re:

    Scritto da: il rat-man 24/01/2006 10.47
    qualche giorno fa in un'intervista Cossiga si chiedeva se non fosse il caso, vista l'incapacità di gestione e i continui e consequenziali disservizi, di far fallire finalmente la compagnia...inutile dire che sono assolutamente d'accordo con lui



    vabbè altra gente a piedi, a questo punto meglio ridimensionarla

    con questi scioperi l'unica prospettiva è il fallimento
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    00 24/01/2006 11:08
    Re:

    Scritto da: il rat-man 24/01/2006 10.47
    qualche giorno fa in un'intervista Cossiga si chiedeva se non fosse il caso, vista l'incapacità di gestione e i continui e consequenziali disservizi, di far fallire finalmente la compagnia...inutile dire che sono assolutamente d'accordo con lui



    vabbè altra gente a piedi, a questo punto meglio ridimensionarla

    con questi scioperi l'unica prospettiva è il fallimento
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    00 24/01/2006 12:46
    privatizzarla? [SM=g27833]
  • -Lordofdarkness-
    00 24/01/2006 13:40
    Re:

    Scritto da: Ades! 24/01/2006 12.46
    privatizzarla? [SM=g27833]


    una situazione finanziara impossibile non se la compra nessuno
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    00 24/01/2006 16:06
    Re: Re:

    Scritto da: -Lordofdarkness- 24/01/2006 13.40

    una situazione finanziara impossibile non se la compra nessuno



    il solito baraccone italiano ereditato da una politica troppo socialista
  • MaximusMeridio
    00 19/05/2006 19:05
    Riparte da Roma il rilancio dell’Alitalia. Dopo circa dieci anni dal declassamento dell'Aeroporto di Fiumicino, la compagnia di bandiera lascia l’hub di Milano Malpensa e punta sulla Capitale con l'operazione «Summer 2007». Insomma la Capitale si prende la rivincita su Milano dopo il trasferimento nel passato di buona parte dell’operatività sullo scalo lombardo. La crescita economica della città e soprattutto una crescita turistica che nel 2004 ha segnato un incremento del 6,5 per cento, contro una perdita del 6 per cento a livello nazionale, hanno sciolto ogni dubbio a via della Magliana sull'opportunità di aumentare gli investimenti su Roma. Così, a partire da marzo 2007, Alitalia assicurerà l'incremento dei collegamenti aerei a medio e lungo raggio, nuove destinazioni intercontinentali e l'avvio del servizio su nuove destinazioni a medio raggio che porteranno a un incremento annuo stimato di 3,5-4 milioni di passeggeri. Ma questa è solo una parte dell'accordo siglato ieri dal sindaco di Roma Walter Veltroni, insieme al presidente e amministratore delegato di Alitalia, Giancarlo Cimoli, l'amministratore delegato e il presidente di Aeroporti di Roma, rispettivamente Maurizio Basile ed Ernesto Stajano, il direttore generale Enac, Silvano Manera, il presidente della Camera di Commercio di Roma, Andrea Mondello e il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli. Premessa fondamentale per rafforzare l'hub di Fiumicino, è che ci sia una struttura adeguata all'incremento del traffico, a tal fine la società Areoporti di Roma è pronta ad investire circa cento milioni di euro per la realizzazione del Molo C. Una scelta, quella di investire sullo scalo romano, dovuta non solo alla realtà economica di una città che continua a crescere «ma anche ad una concorrenza che da una parte ha visto in soli due anni le compagnie Low Cost coprire il 70 per cento delle rotte - ha spiegato Cimoli - e dall'altra l'arrivo dell'alta velocità. Il trasporto aereo ha sofferto moto in questi anni anche con ripercussioni per i viaggiatori e con questa firma puntiamo ad una inversione di tendenza grazie a una politica integrata di settore Con Malpensa - rassicura Cimoli - c'è un falso dualismo da anni, l'Italia sta perdendo colpi sul mercato internazionale ma abbiamo tutte le possibilità per poter recuperare». Per quanto riguarda gli investimenti da parte di Alitalia, il prestito ponte è stato restituito senza intaccare il miliardo di euro avuto dal mercato, che verrà quindi investito per lo svilippo dell'azienda. «Il protocollo che viene firmato oggi - ha commentato il sindaco di Roma, Walter Veltroni - è il primo passo di un progetto di ampio respiro per lo sviluppo e la crescita delle infrastrutture aeroportuali e di Alitalia».

    [SM=g27811]
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    il rat-man
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    00 19/05/2006 19:17
    bene per il contentino [SM=g27811] [SM=g27828]






    ATTENZIONE: POST AD ALTO CONTENUTO LIVOROSO

  • MaximusMeridio
    00 19/05/2006 19:30
    Re:

    Scritto da: il rat-man 19/05/2006 19.17
    bene per il contentino [SM=g27811] [SM=g27828]


    [SM=x967728]
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    00 06/11/2006 11:29



    Deconsolidare, esternalizzare, dare in outsourcing: tutti neologismi e inglesismi che fioccano quando si cerca la formula magica per risanare l'Alitalia. In altri termini, significa smembrare e dare via parti di quella che fu la compagnia di bandiera. Tagliare per ridurre i costi è la parola d'ordine degli amministratori delegati degli ultimi anni.
    E se l'attuale numero uno Giancarlo Cimoli non è ancora riuscito a dare la sforbiciata che ritiene necessaria è solo perché, in nome della pace sindacale, il governo gli ha chiesto di soprassedere.

    Ma le grandi compagnie europee che sfoggiano conti in ordine senza bisogno di aiuti di stato, oltre ad aver doppiato l'Alitalia in termini di flotta e fatturato, hanno già svolto una efficace potatura? In realtà no. Anzi, in molti casi, come la Lufthansa, hanno investito e creduto proprio in quelle attività di cui l'Alitalia si vorrebbe disfare.
    Perché rinunciare a gestire in proprio la manutenzione degli aerei, l'addestramento dei piloti, il catering di bordo o la gestione di software sempre più complessi non è sempre conveniente. E importanti società di consulenza del settore si chiedono: può una compagnia non low cost, che mira a fare soldi trasportando una clientela prevalentemente business, smettere di prendersi cura dei propri aerei e dei propri clienti?

    C'è chi, come l'Air France, ha sfrondato l'azienda, concentrandosi sul volo, ma ha mantenuto le attività strategicamente connesse, per esempio la manutenzione dell'Air France Industrie. L'Alitalia, invece, giace in un limbo. Se non altro perché ha diviso le sue attività in Alitalia Fly, quelle connesse direttamente al trasporto passeggeri, e Alitalia Servizi, che raccoglie molte aree di business: manutenzione, handling (i servizi a terra), informatica, amministrazione e parte del call center.

    Il problema è che questa seconda società, di cui detiene il 51 per cento, è come un figlio ribelle: non risponde più agli ordini, ma continua a essere alimentata grazie a un rassicurante cordone ombelicale. Cimoli infatti ha rinunciato a governare sull'Alitalia Servizi cedendo il 2 per cento delle sue azioni in usufrutto alla Fintecna che detiene il 49 per cento. Dunque è l'azienda finanziaria che decide.
    Ma l'Alitalia Fly ha un contratto di esclusiva per sette anni con la figliastra. Risultato? Cimoli nella relazione semestrale di giugno ha potuto annunciare di aver risparmiato 184 milioni di euro in stipendi (di cui circa 160 perché si è liberato dei 7.985 dipendenti rimasti in carico al ramo d'azienda «deconsolidato»).

    Ma tirando le somme, tra costi e mancati ricavi, il bilancio non è così soddisfacente: la linea aerea ha pagato 111 milioni di euro alla consorella per i suoi servizi e non ha potuto mettere nel conto dei ricavi i circa 90 milioni di euro che ogni anno l'Alitalia Servizi portava in cassa (a cominciare dall'handling e la manutenzione, svolte anche per altri vettori).
    Mentre la possibilità di attuare una coerente strategia di marketing sulle rotte è stata condizionata dal dilemma che attanaglia l'Alitalia sulla scelta dell'hub (fare di Fiumicino o di Malpensa l'aeroporto di riferimento per i voli intercontinentali?), anche la potatura di alcuni rami d'azienda ha indebolito la pianta madre, senza consentirle di gemmare in nuove autonome società, né di rafforzare il tronco dell'albero. Tanto più che i rami che si andavano a tagliare non erano sempre secchi.

    Fuori di metafora, due esempi possono chiarire cosa sta accadendo. All'inizio degli anni Novanta l'Alitalia era seconda solo alla Olivetti per esportazione di software: i suoi programmatori erano capaci di trovare soluzioni informatiche, come il sistema operativo Arco che governava tutta la compagnia, che venivano vendute ad altri vettori.
    Ancora, fino al 1998 il 30 per cento del fatturato della divisione manutenzione proveniva da contratti con altri vettori. I tecnici Alitalia erano considerati tra i più esperti e trovavano un grande mercato tra le compagnie aeree asiatiche, del Nord Africa e dell'Est europeo.

    Oggi in Alitalia Fly sono rimaste circa 300 persone che hanno la responsabilità di programmare, sorvegliare e coordinare la manutenzione (in termini tecnici, garantire l'«aeronavigabilità»), mentre circa 4 mila tra tecnici e ingegneri in Alitalia Servizi svolgono la manutenzione vera e propria: risolvono avarie, svolgono le verifiche periodiche di lieve entità e le revisioni strutturali.
    Ma, anche a causa dei mancati investimenti, segnano il passo nella conquista di clienti esterni che richiedono un livello di capacità industriale elevato, precisione e affidabilità per garantire la sicurezza. Prendiamo invece il caso Lufthansa, che ha seguito il modello delle grandi compagnie aeree statunitensi come la United.

    L'azienda madre, Deutsche Lufthansa Ag, ha il 100 per cento di quattro società che affiancano la linea aerea. Dei 577 milioni di euro di utili che il gruppo ha registrato nel 2005, solo 135 derivano dai 51 milioni di passeggeri trasportati. A far brillare i conti ci sono altre voci tutt'altro che marginali.
    La Lufthansa Cargo (che si occupa di logistica e trasporto merci con 5 mila dipendenti) ha portato in dote utili per 108 milioni di euro: rispetto all'anno precedente ha triplicato i risultati anche perché, grazie all'efficienza del servizio su 510 destinazioni, ha potuto aumentare i prezzi. Tuttavia, nel consiglio di amministrazione del 19 ottobre Cimoli avrebbe preso in considerazione l'ipotesi di cedere anche l'attività Cargo dell'Alitalia.

    La Lufthansa System, nata per elaborare e aggiornare i sistemi informatici della linea aerea tedesca, vende ora i suoi programmi e i suoi sistemi operativi alle altre compagnie aeree (Alitalia inclusa): nel 2005 ha portato in cassa 63 milioni di euro e l'azienda tedesca è talmente convinta del valore dei suoi 3.300 dipendenti che investirà 40 milioni di euro nel Face, un software innovativo per la gestione dei passeggeri.
    La Lsg Sky Chefs, la società che fornisce il catering ad aerei e aeroporti, ha dato un contributo apparentemente di poco conto: 5 milioni di euro di utili. Ma è riemersa proprio l'anno scorso da un lungo periodo di bilanci negativi grazie a un drastico programma di ristrutturazione e adesso serve 270 compagnie aeree nel mondo, coprendo il 30 per cento del mercato.

    La Lufthansa Technik è la vera macchina da soldi della compagnia tedesca. Il 50 per cento degli utili dell'azienda madre, 258 milioni di euro, viene dalla società che si occupa di manutenzione, e il 58 per cento è dovuto al lavoro commissionato da compagnie aeree esterne al gruppo.
    E qui si può spiegare l'anomalia Alitalia. La Lufthansa Technik (che tra l'altro ha acquisito il 40 per cento dell'Alitalia Maintenance System a Fiumicino) offre le sue prestazioni alle linee aeree a tariffe molto elevate, ma lavora a prezzi ridotti quando si tratta di mettere mano agli aerei e ai motori della consorella. Risultato? La Lufthansa Ag guadagna due volte: perché la sua linea aerea risparmia sulla manutenzione e perché i suoi tecnici portano a casa utili elevati.

    Non solo, mentre il business del trasporto aereo di passeggeri può avere imprevedibili fasi di crisi o stagnazione (come dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, o a causa dell'epidemia di sars), il comparto della manutenzione, dove generalmente si stipulano contratti di assistenza decennali o ventennali, risente meno delle oscillazioni del mercato.
    «I sindacati hanno frenato gli scorpori perché sono sempre stati mosse difensive» sostiene Giuseppe Surrenti, sindacalista della Cisl Trasporti. «Potevano dare esiti positivi solo sul conto economico di breve periodo. Alla lunga avrebbero impoverito l'azienda». Come in effetti è accaduto




    e ancora


    E se alla fine la bandiera venisse ammainata? Il fallimento dell'Alitalia è paventato da molti come la soluzione peggiore. Ma che cosa succede quando una compagnia aerea finisce di esistere? L'esperienza estera dimostra che solitamente dalle ceneri rinasce, come l'araba fenice, una nuova società che riprende a volare.
    Così è avvenuto in Svizzera dove, chiusa la Swissair, è nata la Swiss, finita però nell'orbita della Lufthansa. Anche in Belgio il giorno dopo il fallimento della Sabena ha iniziato a operare la Sn Bruxelles.

    Una soluzione del genere è possibile anche per l'Alitalia? Secondo molti economisti, sì. «Certo, il giorno dopo il fallimento nasce una nuova entità giuridica, chiamiamola Alitalia-2 per comodità, che svolge la stessa attività senza essere vincolata dai contratti precedenti, salvo quelli che ha interesse a mantenere» spiega Carlo Scarpa, docente all'Università di Brescia, tra i creatori del sito www.lavoce.info.
    L'ipotesi più probabile, però, è che l'eventuale procedura fallimentare sia concordata con i creditori, utilizzando un nuovo istituto giuridico italiano, l'«accordo extra giudiziario di ristrutturazione del debito» (simile al Chapter 11 americano, che ha tra l'altro permesso alla Continental di salvarsi dal tracollo).

    Ma c'è anche l'ipotesi di ricorrere alla cosiddetta legge Prodi del 1979, poi modificata con la legge Marzano per il caso Parmalat: riguarda le aziende con almeno 500 dipendenti e oltre 300 milioni di euro di debiti (e l'Alitalia ha queste caratteristiche) ed è di fatto la soluzione peggiore.
    La compagnia va in amministrazione straordinaria, che equivale al fallimento: vengono dismesse alcune attività e si nomina un commissario che ha gli stessi poteri di Enrico Bondi alla Parmalat.

    Nell'ex impero del latte di Calisto Tanzi, la procedura ha funzionato abbastanza bene: ma in quel caso era sana l'attività industriale, mentre il marcio era quasi tutto finanziario. Sul fronte Alitalia invece è in crisi il modello di business.
    E il commissario non potrà avviare azioni revocatorie verso le banche: perché la compagnia non è stata vittima di nessuna frode, ma solo di errori di gestione imputabili al suo azionista di riferimento, il governo italiano.

    A questa soluzione si arriva a meno di un colpo d'ali del governo: non riuscendo a vendere la compagnia, potrebbe regalarla. «L'Alitalia è come l'attaccante dell'Inter Recoba: bisognerebbe cederla a parametro zero, pur di liberarsi del costo dell'ingaggio» dice l'avvocato Alessandro De Nicola, presidente dell'Adam Smith Society italiana, un istituto di studi liberista. Fuor di metafora: i candidati possibili a prenderla, in Europa, sono Air France e Lufthansa.

    Quest'ultima già controlla l'AirOne, la cui fusione con l'Alitalia darebbe vita a un operatore nazionale capace di essere padrone dei nostri cieli, con oltre il 50 per cento del traffico in Italia. E l'Air France, che ha già inglobato l'olandese Klm, è interessata all'Alitalia «quando sarà ristrutturata e privatizzata, nel nostro gruppo possono entrare solo compagnie sane» dice Pierre-Henri Gourgeon direttore generale dell'Air France. In sostanza, alla grande alleanza internazionale si potrebbe arrivare dopo un passaggio in amministrazione straordinaria. Con queste conseguenze:

    I voli.
    L'Alitalia-2 probabilmente manterrebbe le rotte più ricche, in particolare il Milano-Roma. Infatti il vero valore della compagnia è dato dagli slot, cioè dagli orari di cui dispone: sono gli spazi che le altre compagnie cercheranno di occupare in caso di tracollo. L'Alitalia-2 punterebbe sia verso l'Italia sia verso le destinazioni estere più importanti per la clientela business, come Usa, Oriente e gli orari di maggior pregio per Germania, Inghilterra e Belgio.

    Gli aerei.
    La flotta di Alitalia è piuttosto vecchia: su oltre 180 aerei almeno 70, secondo quanto risulta a Panorama, nei prossimi mesi andranno fuori manutenzione. Sono gli Md 80. troppo rumorosi per gli standard europei: un commissario dovrebbe venderli a compagnie asiatiche o africane che li possono ancora fare atterrare.

    I dipendenti.
    «La vera responsabilità del sindacato è aver impedito la ristrutturazione di Alitalia» ammette, off the records, un importante sindacalista. Un esempio: gli operai delle officine che fanno la manutenzione si sono opposti al'idea di scorporare la loro attività, anche se gli offrivano di passare sotto il controllo della Finmeccanica.
    In tutto l'Alitalia ha oltre 20 mila dipendenti: ne basterebbero circa la metà per far volare gli aerei, compreso il personale di terra strettamente necessario.
    Il commissario, per traghettare la compagnia verso una migliore operatività, dovrebbe scorporare l'Alitalia Fly. Tutti gli altri dipendenti andrebbero accollati a nuove società che fanno servizi a terra (dal call center alla manutenzione, ai servizi informatici, e così via) per le diverse compagnie.

    I passeggeri.
    L'Alitalia-2, se vuole mantenere la sua reputazione e non perdere i clienti, dovrà garantire gli stessi servizi. E anche gli stessi premi. Banalmente, continuare a offrire le miglia premio per chi viaggia e non far perdere quelle accumulate. Esattamente come fece la Swiss che confermò le miglia della Swissair.
    In questo caso, però, il cliente Alitalia può usare le sue miglia sui voli di tutta l'alleanza Sky Team, composta da dieci compagnie (Aeroflot, Aeromexico, Air France, Alitalia, Continental, Csa, Delta, Klm, Korean Air e Northwest). Gli accordi commerciali di reciprocità dovrebbero essere rinegoziati tra il commissario e gli altri partner.



    I risparmiatori.
    A conti fatti, chi ci rimetterebbe di più sarebbero gli azionisti (il valore dei titoli andrebbe a zero) e gli obbligazionisti, dato che ci sono bond per 700 milioni emessi dall'Alitalia. Giancarlo Cimoli aveva stimato in 1 miliardo di euro il saldo negativo di un eventuale fallimento. Senza contare la perdita dell'avviamento e il danno di reputazione.



    caso spinosissimo

    [Modificato da wild§live® 06/11/2006 11.30]

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    imperatoreluca
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    00 01/12/2006 12:28

    Alitalia, Tesoro cede quota controllo

    «Il Consiglio dei ministri ha deliberato di procedere alla cessione di una quota di controllo di Alitalia da parte del ministero dell'Economia, che attualmente detiene il 49,9% del capitale della società, mediante una procedura competitiva a trattativa diretta, rivolta a potenziali acquirenti». È quanto si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi.

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    Re:

    Scritto da: imperatoreluca 01/12/2006 12.28

    Alitalia, Tesoro cede quota controllo

    «Il Consiglio dei ministri ha deliberato di procedere alla cessione di una quota di controllo di Alitalia da parte del ministero dell'Economia, che attualmente detiene il 49,9% del capitale della società, mediante una procedura competitiva a trattativa diretta, rivolta a potenziali acquirenti». È quanto si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi.




    ovviamente il titolo sarà stato sospeso in borsa [SM=x967708]






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    00 01/12/2006 12:45
    quando lo si voleva fare nel governo precedente si parlò di svalorizzazione del bene comune italiano e vendita di comodo agli amici della lega

    ora è un'operazione di altro profilo [SM=x967735]
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    imperatoreluca
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    00 04/01/2007 18:52

    ALITALIA: ALAZRAKI STA STUDIANDO UN'OFFERTA

    L'uomo d'affari Paolo Alazraki conferma di essere interessato a rilevare la compagnia aerea Alitalia e di essere in cerca dei finanziamenti per lanciare un'offerta. Alazraki, che e' alla guida di una societa' britannica di consulenza chiamata Real Dreams Italy, dice alla Reuters di stare studiando , insieme a una cordata di 16 investitori, un'offerta. "Servono 3 miliardi di euro di finanziamenti - spiega - perche' bisogna rinnovare la flotta e tagliare il debito". Alazraki assicura poi che se la sua offerta avra' successo non intende procedere a massicci licenziamenti, ma vuole prendersi 24 mesi di tempo per valutare attentamente le perdite della compagnia. "Il nostro piano - dice - non prevede licenziamenti, anche se, nel breve termine, avremo a che fare con una forza lavoro eccessiva. Tuttavia se riusciremo a lvorare con calma non prevedo grossi problemi coi lavoratori".



    mai sentito

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    imperatoreluca
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    00 14/02/2007 11:34
    Alitalia, in gara restano in cinque

    Tre cordate italiane e due fondi Usa

    Tre cordate italiane e due fondi americani. Sono rimasti in cinque a contendersi il 30,1% del capitale di Alitalia messo in vendita dal Tesoro. Il ministero dell'Economia ha così concluso l'esame delle 11 manifestazioni d'interesse presentate lo scorso 29 gennaio, escludendo chi non ha la soglia patrimoniale di 100 milioni. Passano alla seconda fase Ap Holding, la società di Carlo Toto (Air One) con l'appoggio di Intesa-San Paolo, la cordata di De Benedetti, Unicredit e i fondi americani Texas Pacific Group e MatlinPatterson.

    E' stato fissato, inoltre, per la prima metà di aprile il termine per la presentazione delle prime offerte, quelle ancora non vincolanti.

    La verifica dei requisiti minimi, come da attese, ha quindi più che dimezzato il numero dei concorrenti. Restano in campo i "big", gli unici che potevano soddisfare le richieste del Tesoro, in particolare per la solidità patrimoniale.

    E' stato fissato, inoltre, per la prima metà di aprile il termine per la presentazione delle prime offerte, quelle ancora non vincolanti. La verifica dei requisiti minimi, come da attese, ha più che dimezzato il numero dei concorrenti, ma non ci sono sorprese. Restano in campo i "big", gli unici che potevano soddisfare le richieste del Tesoro, in particolare per la solidità patrimoniale. C'è Ap Holding, la società del presidente di AirOne Carlo Toto, che può contare sulla progettazione di Banca Intesa per il sostegno finanziario dell'operazione. C'e il fondo salva-imprese di Carlo De Benedetti, Management & Capitali, in cordata con Cerberus European Investments, Elq Investors e Lefinalc. E c'è Unicredit Banca Mobiliare, la banca di investimento del gruppo guidato da Alessandro Profumo. In gara anche Texas Pacific Group Europe, la "succursale" europea del colosso americano del private equity che gestisce nel mondo oltre 30 miliardi di dollari. E il fondo di investimenti MatlinPatterson.

    La privatizzazione di Alitalia entra quindi nel vivo con questi cinque protagonisti. Il Tesoro, con gli advisors (Merrill Lynch per gli aspetti finanziari, Bain & Company Italia per quelli industriali, e lo studio legale Chiomenti per gli aspetti legali), avvierà ora un confronto diretto sulle possibili offerte economiche, ma anche su strategie e piani industriali, e sulle garanzie per la tutela degli interessi pubblici (occupazione, qualità del servizio, italianità) che il governo intende imporre.

    Resta l'attesa per eventuali mosse di possibili candidati ancora non usciti allo scoperto. Come le compagnie Air France e Lufthansa, che ufficialmente non partecipano alla gara, ma che secondo molti osservatori sarebbero "alla finestra" in attesa l'una delle eventuali mosse dell'altra.

    Carlo Toto ha espresso la "soddisfazione" con un commento a caldo: "Ero sereno sulla scelta del ministero - ha detto il presidente di AirOne - grazie alla piena rispondenza a tutti i requisiti richiesti: solidità patrimoniale, possibilità di offrire una soluzione che rispetti pienamente l'identità nazionale di Alitalia, e mezzi finanziari per far fronte all'operazione. L'esperienza industriale di Air One può essere un asset strategico per il risanamento e il rilancio di Alitalia, qualora si realizzino le condizioni per poterlo fare".

    Finisce invece l'avventura per l'uomo d'affari milanese Paolo Alazraki, per l'insegnate Fabio Scaccia che aveva presentato la sua manifestazione di interesse solo come "una provocazione", per la società di investimento delle Isole Vergini Benstar-Saturn Enterprises, per le società di Meldola (Forli') Porcellana Castello-Capper No, per il fondo di private equity Terra Firma Investments. Fuori scena anche l'Unione Piloti, che si era fatta avanti con l'advisor Net Present Value.



    Unicredit ha dietro hvb-lufthansa, se dovesse agire da sola sarebbe inspiegabile [SM=x967708]






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    00 02/04/2007 15:09
    da corriere.it


    Alitalia: Aeroflot e Mediobanca in gara

    Nota del Tesoro: in corsa la compagnia aerea russa con Unicredit e Mediobanca conTpg e Matlin-Patterson, oltre a Air One


    MILANO - Sono tre ora le cordate in gara per la privatizzazione di Alitalia:
    - Texas Pacific Group-MatlinPatterson-Mediobanca;
    - Unicredit-Aeroflot
    - Ap Holding dell'imprenditore Carlo Toto, patron di Air One.

    Da oggi, stando al bando, non saranno ammesse ulteriori aggregazioni di soggetti terzi mentre i soggetti già in corsa avrebbero tempo fino al 16 aprile per possibili aggregazioni. Il 16 aprile è il termine ultimo per la presentazioni delle offerte non vincolanti.

    AEROFLOT - La nota del Tesoro arriva dopo che c'era già stato un primo colpo di scena. La notizia che la compagnia di bandiera russa Aeroflot era il misterioso socio di Unicredit, detentore di una delle offerte rimaste ancora in gara.
    Lo aveva detto Sergio Ermotti, responsabile dell'investment banking della banca di Piazza Cordusio. L'Amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, aveva detto invece alcuni mesi fa che difficilmente alla fine della procedura di vendita Unicredit avrebbe avuto azioni di Alitalia.

    MEDIOBANCA - Novità da Alitalia arrivavano anche sul fronte Mediobanca. La banca d'affari italiana ha raccolto con se Texas Pacific Group e Matlin Patterson i due fondi d'investimento Usa, che in precedenza avevano presentato due offerte separate.
    La terza offerta rimasta in gara è quella di Air One appoggiata da Intesa-San Paolo.

    CESSIONE - Il Tesoro ha deciso di mettere in vendita almeno il 39,9% della sua quota del 49,9% di Alitalia insieme a tutte le obbligazioni, convertibili in titoli della compagnia, in suo possesso. I partecipanti alla gara, dovranno garantire dei servizi minimi in Italia, e l'identità della compagnia. In più dovranno mantenere per 3 anni almeno i titoli della società. Alitalia nel 2006 ha avuto un risultato prima delle imposte negativo per 405 milioni.

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    00 02/04/2007 15:16
    meglio ai russi
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    Re:

    Scritto da: wild§live® 02/04/2007 15.16
    meglio ai russi



    in alleanza con ratman [SM=x967719]

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    Re: Re:

    Scritto da: imperatoreluca 02/04/2007 15.18


    in alleanza con ratman [SM=x967719]




    non è l'unico "amico" coinvolto [SM=x967717]
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    Re: Re:

    Scritto da: imperatoreluca 02/04/2007 15.18


    in alleanza con ratman [SM=x967719]




    sì 5% unicredit 95% russi [SM=x967719]






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    00 02/04/2007 15:46
    il problema dei fondi è che essi sfruttano le aziende solo per produrre utili, per poi rivenderle

    hanno piani industriali finalizzati al lucro, i russi invece ci useranno come ponte per l'europa
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    00 11/12/2007 20:48

    Alitalia, giovedì il cda sceglie il partner
    Toto: "Se il governo accetta, opa sul resto"
    Nel piano del presidente di Ap Holding ci sarebbero 2750 esuberi nei servizi
    ROMA - Giovedì il consiglio di amministrazione di Alitalia sceglierà il potenziale partner per la compagnia. L'annuncio arriva nel giorno in cui l'offerta AirOne-banche ottiene l'appoggio esplicito di sindacati, di Confindustria e del mondo politico. Un sostegno bipartisan che spiana la strada alla "soluzione italiana" (le altre proposte sono quelle di Air France-KLM e della cordata rappresentata da Antonio Baldassarre) e all'attuazione di un piano che prevederebbe l'acquisizione dell'intera quota in mano al Tesoro, il 49,9%, e successivamente il lancio di un'opa sul resto del capitale.

    Il piano Toto. Al termine di un incontro con AirOne, il segretario generale della Uil trasporti, Giuseppe Caronia, riferisce che il progetto di Carlo Toto prevede l'acquisizione del 49,9% in mano al Tesoro e, una volta andata in porto questa operazione, il lancio di un'opa sul resto del capitale. Alle domande su questa eventualità, il presidente di Ap Holding risponde secco: "L'Opa? Su questo io non dico niente perché lo decide il venditore". Toto è invece meno reticente sulle prospettive aperte alla sua offerta dal coro di consensi delle ultime ore: "Evidentemente c'è sentore che la soluzione italiana è quella che ha più senso in questo momento".

    Sempre Caronia rende noto che "le banche entreranno nel capitale ma la maggioranza sarà detenuta dal gruppo Toto". E che il piano di AirOne prevede 2.750 esuberi nelle attività di volo e legate al volo, esuberi che "saranno trattati ricorrendo a vari ammortizzatori sociali".

    I sindacati. In una nota congiunta i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti chiedono in primo luogo al governo di convocare i sindacati "prima di decidere il futuro di Alitalia". E si schierano per l'offerta AirOne-banche: "Se Alitalia dovesse andare a una società straniera, saremmo di fatto l'unico grande paese in Europa a non avere più una compagnia di bandiera. Dopo il ritiro di Lufthansa, essendo in campo sostanzialmente due proposte importanti, come ovvio la nostra propensione sarebbe per una soluzione italiana... Una volta che ci si consegna agli stranieri non si può più tornare indietro. E' in ballo un problema di tutela del marchio Alitalia nel mondo, di prestigio nazionale da difendere, ma anche di affidabilità del piano industriale", aggiungono i leader sindacali.

    Non la pensa allo stesso modo l'Associazione nazionale piloti aviazione commerciale (Anpac) per la quale il piano industriale di AirOne presenta "un grave limite nella mancanza di una reale integrazioen in ambito europeo". Il forte sindacato dei piloti parla di "gravissimo tentativo" di "una parte del mondo politico che vuole impedire una rinascita secondo precise leggi di mercato" e si schiera a favore dell'offerta Air France-KLM.

    Confindustria. Il presidente degli industriali Luca Cordero di Montezemolo pensa invece che "per il pacchetto Toto-banche ci sono tutte le condizioni su base imprenditoriale e con un forte supporto finanziario per poter fare un'operazione buona per il Paese e per Alitalia".

    Il numero uno di Confindustria motiva la sua presa di posizione con due considerazioni. La prima è che "una delle forze del nostro Paese è rappresentata dai marchi. Dobbiamo stare molto attenti, in momenti in cui il paese ha bisogno di non perdere ulteriore credibilità nel mondo, a far venir meno dei marchi importanti come Alitalia". L'altra considerazione riguarda la composizione del "pacchetto": "Una grande banca italiana di dimensioni internazionali e alcune importanti banche internazionali e un imprenditore che ha dimostrato di saper fare bene il proprio mestiere come Toto con AirOne è un pacchetto importante che può aprirsi ad accordi mirati internazionali, con sinergie che possono aumentare il valore" della compagnia.

    Il mondo politico. L'offerta AirOne-banche raccoglie consensi da entrambi gli schieramenti politici. Per Silvio Berlusconi "nell'Alitalia c'è una situazione di emergenza ma bisogna mantenere la nostra compagnia di bandiera". E il leader di Forza Italia avverte che "di questo passo perderemo una compagnia che è necessaria perché promotrice di turismo per il nostro Paese". Sul fronte del centrosinistra il vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli giudica negativamente la proposta di Air France-KLM che sembra portare a una subalternità
    del nostro trasporto aereo nazionale rispetto all'interesse nazionale francese. Questo aspetto è sottolineato anche dal presidente del Senato Franco Marini: "Per viaggiare nel mondo è meglio se si parte da Roma piuttosto che da Parigi. Sarebbe positivo avere un vettore aereo", anche per le straordinarie potenzialità di espansione del turismo italiano.
    (11 dicembre 2007)

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    00 19/12/2007 10:29

    ROMA - Nuova fumata bianca su Alitalia. Nessuna decisione è emersa dal consiglio d'amministrazione che si è appena concluso. O per meglio dire, si è deciso di rinviare la scelta del nuovo partner con cui trattare la privatizzazione ad una nuova riunione, fissata per venerdì prossimo.

    Il consiglio di amministrazione dell'Alitalia, si legge in una nota, ha concluso l'esame delle offerte preliminari e "resta in attesa delle raccomandazioni definitive da parte degli advisor anche alla luce degli ulteriori chiarimenti e integrazioni pervenuti dai soggetti offerenti".

    "Non so se ci sono tutti gli elementi per prendere una decisione. Io sento che c'è l'esigenza di studiare meglio le proposte e questo può richiedere qualche giorno di tempo". Aveva risposto il ministro dei Trasporti Bianchi alle domande dei giornalisti prima del cda di Alitalia.

    "Io non mi farei prendere dall'ansia di chiudere subito - ha proseguito - visto che ci stiamo pensando da un anno. Ora ci sono due proposte concrete, valutiamole bene per il futuro del paese".

    Il ministro ha inoltre confermato che domani pomeriggio ci sarà un incontro con i sindacati, fissato già da tempo, e nel quale, ha aggiunto, sarà "inevitabile parlare anche di questo tema".

    Prendono tempo anche i sindacati. "L'acquisizione del controllo di Alitalia da parte di una forte compagnia aerea europea, soprattutto se fatta in una fase di estrema debolezza come l'attuale, non sarebbe funzionale allo sviluppo della nostra compagnia e del trasporto aereo italiano", scrive in una nota Fabrizio Tomaselli, coordinatore nazionale della Sdl intercategoriale secondo il quale per un confronto tra i candidati all'acquisizione dell'aviolinea "serve altro tempo".
    (18 dicembre 2007)

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    00 19/12/2007 10:30

    MILANO - Ci sono voluti quasi 400 giorni di gara, due aste, qualche giallo e tante polemiche. Alla fine però - contrariamente alle previsioni nefaste di molte Cassandre - il governo è riuscito a trovare due candidati per l'acquisto di Alitalia. E oggi sul tavolo del cda della società ci saranno due piani di rilancio dettagliati, rimpolpati dalla strisciante sfida al rialzo (o al ribasso nel caso dei tagli) scattata negli ultimi giorni tra i due contendenti. Ecco i numeri in base ai quali aerolinea e Tesoro - pesando proposte finanziarie e progetto industriale - decideranno il futuro partner della nostra compagnia di bandiera.

    Il prezzo. La forbice tra le due offerte pare piuttosto ampia. Air One ha già scoperto le carte. Offrirà per Alitalia un centesimo ad azione. La proposta transalpina è meno quantificabile. Parigi acquisterebbe Alitalia pagando con azioni Air France-Klm. Secondo indiscrezioni i titoli della società tricolore sarebbero valorizzati 0,35 centesimi, quota che lascerebbe al Tesoro il 3% del colosso nato dalle nozze. L'offerta francese è vincolante (aderire sarebbe obbligatorio), nel caso di Toto chi non consegna i titoli in Opa può beneficiare in Borsa di un eventuale rilancio.

    Gli investimenti. Le cifre sono relativamente simili. La struttura delle operazioni meno. Air One ha messo sul piatto 5 miliardi fino al 2013 per fare di Alitalia il quarto gruppo europeo. Un miliardo come aumento di capitale, Toto conferirebbe la sua aerolinea, valutata 870 milioni. Air France non ha fatto cifre ma le indiscrezioni parlano di 6,5 miliardi entro il 2015. L'aumento di capitale sarebbe di 750 milioni, aperto a tutti i soci ma garantito dal gruppo francese.

    La flotta. Il piano Air One - forte di 90 opzioni per nuovi Airbus - è molto più aggressivo. Toto punta a portare a 220 aerei dai 179 attuali la flotta Alitalia nel 2012 introducendo 26 nuovi velivoli l'anno (in tutto 130 nuovi mezzi) e dovrebbe creare 6 basi in Italia. Parigi vuol cambiare tutti e 75 i vecchi (e diseconomici) Md80 e i 13 B767, sostituendoli con i B777 per le tratte intercontinentali. Una volta riportati in rotta i conti, i francesi introdurranno tre nuovi aerei l'anno.

    I tagli. Su questo fronte Parigi, con un colpo di reni negli ultimi giorni, pare aver chiesto meno sacrifici di Air One. Toto ha ribadito ieri che il suo piano prevede 2.750 esuberi di cui circa un migliaio in Az Servizi. Circa 1.650 dovrebbero essere gestiti con ammortizzatori sociali. L'obiettivo è arrivare a regime a risparmiare 900 milioni l'anno. Air France ha detto solo di "non prevedere più tagli di quelli già indicati dal piano Alitalia". Vale a dire poco meno di duemila, anche questi da gestire in parte con ammortizzatori.
    Az servizi. Air One punta a fare di questi business (manutenzione, amministrazione e informatica) "un polo d'eccellenza". Air France vuole rimanere socia al 30%, riportando in Az Fly 800 dipendenti per la manutenzione leggera. Il timore di qualcuno è che Parigi giri il cerino degli organici al nuovo padrone.

    L'hub. Qui la differenza è chiara. Air One fa l'offerta politicamente più accettabile, mantenendo sia Malpensa che Fiumicino e varando una navetta ogni quindici minuti tra la capitale e Milano. I francesi farebbero dello scalo romano il loro terzo polo europeo mentre trasformerebbero Malpensa in un aeroporto business rivedendo l'operativo per tararlo sulla clientela d'affari e lasciando qui solo i voli intercontinentali che non generano perdite. Garantiti comunque dalla Lombardia i collegamenti con Nord America, Sud America ed Estremo oriente.
    Alleanze. Con Air France-Klm, Alitalia entrerebbe nel più grande gruppo aereo del mondo. Toto ha invece rinviato la scelta del partner internazionale a dopo il riassetto anche perché la compagnia di bandiera è legata fino al 2001 all'accordo con il consorzio Skyteam di Air France.

    (18 dicembre 2007)




    non saprei chi scegliere..
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    Re:
    wild§live®, 19/12/2007 10.30:


    MILANO - Ci sono voluti quasi 400 giorni di gara, due aste, qualche giallo e tante polemiche. Alla fine però - contrariamente alle previsioni nefaste di molte Cassandre - il governo è riuscito a trovare due candidati per l'acquisto di Alitalia. E oggi sul tavolo del cda della società ci saranno due piani di rilancio dettagliati, rimpolpati dalla strisciante sfida al rialzo (o al ribasso nel caso dei tagli) scattata negli ultimi giorni tra i due contendenti. Ecco i numeri in base ai quali aerolinea e Tesoro - pesando proposte finanziarie e progetto industriale - decideranno il futuro partner della nostra compagnia di bandiera.

    Il prezzo. La forbice tra le due offerte pare piuttosto ampia. Air One ha già scoperto le carte. Offrirà per Alitalia un centesimo ad azione. La proposta transalpina è meno quantificabile. Parigi acquisterebbe Alitalia pagando con azioni Air France-Klm. Secondo indiscrezioni i titoli della società tricolore sarebbero valorizzati 0,35 centesimi, quota che lascerebbe al Tesoro il 3% del colosso nato dalle nozze. L'offerta francese è vincolante (aderire sarebbe obbligatorio), nel caso di Toto chi non consegna i titoli in Opa può beneficiare in Borsa di un eventuale rilancio.

    Gli investimenti. Le cifre sono relativamente simili. La struttura delle operazioni meno. Air One ha messo sul piatto 5 miliardi fino al 2013 per fare di Alitalia il quarto gruppo europeo. Un miliardo come aumento di capitale, Toto conferirebbe la sua aerolinea, valutata 870 milioni. Air France non ha fatto cifre ma le indiscrezioni parlano di 6,5 miliardi entro il 2015. L'aumento di capitale sarebbe di 750 milioni, aperto a tutti i soci ma garantito dal gruppo francese.

    La flotta. Il piano Air One - forte di 90 opzioni per nuovi Airbus - è molto più aggressivo. Toto punta a portare a 220 aerei dai 179 attuali la flotta Alitalia nel 2012 introducendo 26 nuovi velivoli l'anno (in tutto 130 nuovi mezzi) e dovrebbe creare 6 basi in Italia. Parigi vuol cambiare tutti e 75 i vecchi (e diseconomici) Md80 e i 13 B767, sostituendoli con i B777 per le tratte intercontinentali. Una volta riportati in rotta i conti, i francesi introdurranno tre nuovi aerei l'anno.

    I tagli. Su questo fronte Parigi, con un colpo di reni negli ultimi giorni, pare aver chiesto meno sacrifici di Air One. Toto ha ribadito ieri che il suo piano prevede 2.750 esuberi di cui circa un migliaio in Az Servizi. Circa 1.650 dovrebbero essere gestiti con ammortizzatori sociali. L'obiettivo è arrivare a regime a risparmiare 900 milioni l'anno. Air France ha detto solo di "non prevedere più tagli di quelli già indicati dal piano Alitalia". Vale a dire poco meno di duemila, anche questi da gestire in parte con ammortizzatori.
    Az servizi. Air One punta a fare di questi business (manutenzione, amministrazione e informatica) "un polo d'eccellenza". Air France vuole rimanere socia al 30%, riportando in Az Fly 800 dipendenti per la manutenzione leggera. Il timore di qualcuno è che Parigi giri il cerino degli organici al nuovo padrone.

    L'hub. Qui la differenza è chiara. Air One fa l'offerta politicamente più accettabile, mantenendo sia Malpensa che Fiumicino e varando una navetta ogni quindici minuti tra la capitale e Milano. I francesi farebbero dello scalo romano il loro terzo polo europeo mentre trasformerebbero Malpensa in un aeroporto business rivedendo l'operativo per tararlo sulla clientela d'affari e lasciando qui solo i voli intercontinentali che non generano perdite. Garantiti comunque dalla Lombardia i collegamenti con Nord America, Sud America ed Estremo oriente.
    Alleanze. Con Air France-Klm, Alitalia entrerebbe nel più grande gruppo aereo del mondo. Toto ha invece rinviato la scelta del partner internazionale a dopo il riassetto anche perché la compagnia di bandiera è legata fino al 2001 all'accordo con il consorzio Skyteam di Air France.

    (18 dicembre 2007)




    non saprei chi scegliere..



    sicuramente airfrance, primo gruppo aereo al mondo ed è presente nei maggiori scali internazionali al contrario di airone che non ha ancora un partner di questo tipo (mentre airfrance lo E', differenza da non sottovalutare). inoltre Toto vuole offrire 1 centesimo ad azione contro i 35 della compagnia franzosa.

    tra le due è brutto dirlo ma i francesi sono decisamente migliori per qualità e tradizione, svendere al solito italianuncolo non salverà la compagnia di bandiera, prolungherà lo stato comatoso






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    però toto a parole vuole investire di più e cosa da non sottovalutare dovrebbe riuscire a non perdere il doppio asse milano-roma


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    Re:
    wild§live®, 19/12/2007 11.35:

    però toto a parole vuole investire di più e cosa da non sottovalutare dovrebbe riuscire a non perdere il doppio asse milano-roma






    toto non ha le spalle così coperte

    con airfrance non si discute neppure, resta nel giro perchè è l'unico vettore italiano che ha ancora un minimo di credibilità






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