Non mi sento italiano, e mi vergogno di esserlo sulla carta. Prima che mi saltiate alla gola, mi spiego meglio: per me non esiste un popolo italiano vero e proprio, perché dalle mie parti c'è un tipo di gente, a Milano un altro tipo, a Roma un altro ancora, a Bologna sono fatti in un modo, a Venezia in un altro. A volte le differenze non sono così grosse, altre volte le culture sono così diverse da non poter avere nulla a che fare le une con le altre, e non ho ancora visitato il sud.
Appurato ciò, per me popolo italiano non vuol dire nulla, perché non c'è un gruppo abbastanza ampio che possa collocare assieme tutti questi popoli che non sia "razza umana" o "gente che parla italiano", non hanno caratteri, non hanno tradizioni e se le inventano, attribuendo a intellettuali nati prima dell'unità l'epiteto di italiani, quando non lo erano, erano lombardi, erano nello Stato Pontificio, erano veneziani, erano tutto tranne che italiani, e se di Italia avevano qualche idea, neanche mettevano assieme tutto lo stivale ma solo un pezzo, quello che poteva essere effettivamente definito una nazione per via di popoli non troppo dissimili fra loro.
Parliamo italiano ora, ma al tempo dell'unità non si parlava certo italiano nel sud.
Quindi tutto ciò che vedo di italiano è la politica post unitaria, un insieme di fallimenti epici e anche un po' comici, specie quella attuale. Quindi da questo punto di vista mi vergogno di essere italiano, di avere questo governo e questa storia passata fatta di mitizzazioni del Risorgimento, di dittatura e di guerre che non ci potevamo permettere.
Dovrei dire di sentirmi sardo, ma mi sento solo cittadino del mondo.
[Modificato da Reiko_Artemis 26/07/2011 01:36]
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