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Ultimo Aggiornamento: 02/07/2012 14:21
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Viareggio, la madre di Daniele: "I poliziotti francesi mi hanno picchiata". La drammatica testimonianza della mamma di Daniele Franceschi, trattenuta in Gendarmerie. Protestava davanti al carcere francese in cui morì il figlio

Viareggio, 14 ottobre - "Mi hanno picchiato fino a rompermi tre costole". Anna Cira Antignano, la mamma di Daniele Franceschi, il giovane viareggino deceduto nel carcere francese di Grasse, lancia nuovi pesanti accuse nei confronti delle autorità francesi. La donna, insieme alla cugina Maria Grazia Biagini, era andata a manifestare ieri davanti al carcere di Grasse.

"Era una cosa che mi sentivo dentro, la dovevo fare", ha detto la donna. In mano avevano un lenzuolo bianco con su scritto: "Carcere assassino, me lo avete ammazzato due volte. Voglio giustizia". La protesta non è però piaciuta a i vertici carcerari che hanno chiamato la polizia. "Ho cercato di spiegare che volevamo manifestare pacificamente — ha detto Anna Cira Antignano — ma loro mi hanno messo in ginocchio e mi hanno ammanettato. Uno con il tacco della scarpa me l’ha premuto contro il petto fino a rompermi tre costole".

La signora Antignano è stata trattenuta in stato di fermo per circa due ore dentro una cella di sicurezza della gendarmerie di Grasse. E’ stata necessaria la mediazione del console, immediatamente contattato dalla cugina Maria Grazia Biagini, per farla liberare. Oggi potrà rientrare in Italia insieme alla salma che volerà alla volta dell’Italia a bordo di un aereo militare messo a disposizione dalla Farnesina.

Il calvario per la signora Anna Cira Antignano è iniziato a fine agosto, quando arrivò la notizia dell’improvviso decesso del figlio Daniele Franceschi. Il giovane era stato arrestato a marzo e non aveva ancora compiuto 36 anni. Da quel giorno la vicenda si è colorata di giallo. Le autorità francesi hanno aperto due inchieste, una interna al carcere e l’altra da parte della magistratura. Indagano per omissione di soccorso, anche se gli avvocati di parte civile Aldo Lasagna di Viareggio e Maria Grazia Menozzi di Massa, sulla scorta di alcune testimonianze dei compagni e vicini di cella, premono perché i vertici della struttura carceraria vengano accusati di omicidio colposo.

Sono già state effettuate due autopsie, ma la famiglia ha chiesto e ottenuto che venga effettuata una terza autopsia alla presenza di un medico legale di fiducia. Sarà effettuata in Italia, all’ospedale Versilia, ma anche qui non mancano i problemi. Le autorità francesi, che hanno impedito alla madre di rivedere la salma di suo figlio, hanno conservato il corpo di Daniele a temperature non idonee, rendendo così difficoltoso lo svolgimento di un esame necroscopico approfondito. Era anche per questo motivo che Anna Cira Antignano e Maria Grazia Biagini avevano deciso di dare vita a una protesta contro le autorità francesi. Una protesta che non poteva che essere fatta là dove tutto, purtroppo, era iniziato, cioè davanti al carcere di Grasse dove Daniele era morto.

Paolo Di Grazia


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13/10/2010 16:51
 
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Omicidio Aldrovandi, lo Stato risarcisce la famiglia

Lo Stato ha riconosciuto un risarcimento alla famiglia di Federico Aldrovandi, il ragazzo morto a Ferrara durante un controllo di polizia il 25 settembre 2005. È stato raggiunto due giorni fa l’accordo per la
transazione economica a favore delle parti civili costituite nei processi nati dalle inchieste sulla morte del ragazzo. Complessivamente ai familiari di Federico andranno quasi due milioni. In cambio lo Stato chiede alla famiglia di non costituirsi parte civile nei procedimenti ancora aperti sulla vicenda.
«Sono soddisfatto dal punto di vista professionale, si tratta di una ammissione di responsabilità di indubbia valenza - ha spiegato uno dei legali della famiglia, Fabio Anselmo, ricordando che il ministero dell’Interno non era mai stato citato come responsabile civile - ma anche dispiaciuto dal punto di vista umano, avrei voluto essere in appello. Però capisco la fatica della famiglia per tutta questa battaglia». Ma - ha assicurato - il papà e la mamma di Federico, Lino Aldrovandi e Patrizia Moretti, saranno comunque in aula in appello. Le responsabilità penali restano ovviamente in capo agli imputati.
I quattro poliziotti di pattuglia quella mattina sono stati condannati in primo grado per eccesso colposo in omicidio colposo, e altri tre loro colleghi sono stati condannati per il depistaggio delle indagini (per un quarto il processo è ancora in corso).
«Oggi si può iniziare a parlare di pacificazione» ha detto Anselmo, ricordando che la famiglia di Federico non ha mai avuto un atteggiamento di contrapposizione nei confronti della polizia, ma ha solo lottato perché fosse ristabilita la verità su quanto gli era accaduto.
«In prima fila alla proiezione ferrarese del film “È stato morto un ragazzo” del giornalista Filippo Vendemmiati sulla vicenda di Federico c’era il questore - ha detto Anselmo - e anche lo stesso Manganelli è stato molto vicino alla madre». «L’associazione delle vittime delle forze dell’ordine che stiamo fondando - ha concluso - nasce per aiutare chi si trova in situazioni simili ed è in difficoltà. Lo scopo è chiedere aiuto allo Stato affichè non lasci solo chi si trova in queste situazioni».
La mamma di Federico: è un altro passo «È un altro passo: una tragedia così non si chiuderà mai, Federico non ce lo restituirà mai nessuno, ma l’importante è che la sua memoria sia quella giusta. Quello che mi interessava era far sapere quello che è successo, e questo è un obiettivo raggiunto».
Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi, commenta così il risarcimento di 2 milioni di euro riconosciuto dallo Stato alla sua famiglia per la morte del ragazzo, avvenuta a Ferrara durante un controllo di polizia il 25 settembre 2005. Le motivazioni della sentenza di condanna di primo grado, che hanno accertato le responsabilità dei quattro poliziotti coinvolti nell’intervento degenerato in pestaggio che causò la morte del giovane, per la famiglia sono chiare, anche se parteciperà comunque al processo di appello. Il decreto con l’accordo tra le parti, spiega uno dei legali della famiglia, Fabio Anselmo, è già stato firmato dal ministero dell’Interno e prevede che la famiglia non si costituisca più parte civile nei procedimenti ancora aperti. «Non è solo una questione economica, ma un segnale importante - spiega ancora la mamma di Federico - dopo una battaglia durissima, che lo Stato stesso si faccia portavoce, promuova un avvicinamento alla famiglia, è una bella cosa».
Per il legale c’è la soddisfazione professionale «per un’ ammissione di responsabilità di indubbia valenza» ma anche il rammarico dal punto di vista umano di non essere parte in appello. «La famiglia è stremata da cinque anni di feroci battaglie - commenta Anselmo - è soddisfatta dalla sentenza di primo grado che vedrà una sicura conferma dell’impianto in secondo grado, cerca di voltare pagina». Se si è arrivati a questo punto, è comunque perché la famiglia di Federico non si è mai fermata davanti alla ricostruzione ufficiale dei fatti, raccogliendo anche tramite un blog divenuto tra i più cliccati in Italia, prove e testimonianze su quello che era veramente avvenuto quella sera.
Per la mamma di Federico Aldrovandi, la ricerca della verità continuerà in sede penale, ma anche al di fuori delle aule dei tribunali. «La nostra idea è costituire una associazione - spiega ancora Patrizia Moretti - affinché fatti come questi non si ripetano mai più: l’idea ci è’ venuta lo scorso 25 settembre, nel quinto anniversario della morte di mio figlio. Il nostro è uno scopo propositivo - conclude la mamma - lo Stato ci ha dato una grande risposta, vorrei questa fosse una strada da seguire».

fonte:
www.ilsecoloxix.it
[Modificato da nicco rangers 76 13/10/2010 16:52]
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12/10/2010 20:49
 
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Scuola di Adro, rimossi tutti i simboli leghisti
Lo ha deciso il Consiglio d'istituto della scuola al centro delle polemiche politiche
12 ottobre, 18:03


ADRO (BRESCIA) - E' rimasto praticamente solo un posacenere all'esterno del polo scolastico di Adro, con il simbolo del sole delle Alpi visibile a chi arriva nella scuola che è stata al centro di polemiche dalla sua inaugurazione. I cartelli con la scritta "vietato calpestare l'erba" sono stati tutti e 54 sostituiti con degli altri dove la "o" non ha la forma del sole delle Alpi. Non ci sono più nemmeno i simboli sui posacenere all'interno della cancellata e non sono visibili neanche gli zerbini col sole delle Alpi che sono stai portati via fra i primi oggetti questa mattina. I simboli sui banchi sono stati coperti con degli adesivi blu mentre ancora restano i due soli delle Alpi sul tetto. Saranno probabilmente i due simboli più difficili da rimuovere degli oltre 700 che si trovavano nell'edificio dove sono scomparse anche le vetrofanie.

SINDACO, SE SIMBOLI VIA DENUNCIO E RIPRISTINO - ''Non mi e' ancora stato comunicato nulla. Ho appreso tutto dai giornali. Ma se i simboli vengono rimossi dalla scuola, parte prima la denuncia e poi procedo al ripristino immediato''. Questa la risposta del sindaco di Adro, Oscar Lancini, a chi gli ha chiesto come intenda comportarsi in considerazione della decisione del dirigente scolastico di Adro, Gianluigi Cadei, di procedere alla rimozione dei simboli del Sole della Alpi presenti nella nuova scuola del paese. Il sindaco ha inoltre aggiunto: ''la volonta' dell' amministrazione comunale deve essere rispettata''.

PUGLISI (PD), CHI RIPRISTINA LA LEGALITA'? - "Arrivati a questo punto la domanda é una sola: c'é ancora qualcuno, ad Adro, in grado di ripristinare la legalità?". Lo dichiara Francesca Puglisi, Responsabile Scuola della segreteria Pd. "E' vergognoso che da settimane i bambini siano costretti a fare lezione in luoghi costellati da simboli di partito senza che nessuno, né il ministro Gelmini che pure gioca in casa essendo quello il suo collegio elettorale, né il ministro Maroni, né il prefetto, né altri riescano a far rispettare la legge. Chiediamo quindi che le istituzioni si muovano. E lo facciano subito", conclude la nota.

UN MESE DI POLEMICHE ROVENTI SUI SOLI LEGHISTI - La polemica sulla scuola di Adro comincia il giorno stesso della inaugurazione dell'edificio del comune della Franciacorta (Brescia) intitolato a Gianfranco Miglio, primo ideologo della Lega Nord. L'11 settembre scorso, durante l'inaugurazione, si scopre che il 'Sole delle Alpi', simbolo celtico utilizzato dalla Lega, e' stato messo sulle vetrate, ma non solo, del nuovo polo scolastico del Comune venuto alla ribalta nei mesi precedenti per le polemiche sulla mensa - non si volevano ammettere gli scolari le cui famiglie non pagavano - e per le prese di posizione del sindaco leghista Oscar Lancini. Il simbolo e' anche su banchi di scuola, posacenere, cartelloni in cui s'invita a non calpestare l'erba. Nella scuola, inoltre, i crocifissi sono stati fissati con il cemento nei muri. La vicenda innesca subito una violenta polemica politica con le opposizioni, scatenate nel chiedere un intervento al governo e al ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, che prende le distanze dall'iniziativa, ma con la stessa Lega che frena: ''Il sindaco forse ne ha messi troppi. Avrebbe potuto farne uno bello, che bastava'', dice il 19 settembre il leader del Carroccio Umberto Bossi, il giorno dopo che il ministro Gelmini aveva scritto una lettera al sindaco Lancini affinche' provvedesse a togliere il simbolo dalle aule. Ma la replica di Lancini da' fuoco a nuove polveri: ''se me lo dice Bossi, obbedisco''. Dal paese si giunge a scrivere al capo dello Stato, e Napolitano risponde dicendo di aver preso atto della decisione del ministro Gelmini sulla rimozione dei simboli. Seguono alcuni agitati consigli comunali, con i giornalisti tenuti fuori alla porta, e la discussione su chi dovesse pagare la rimozione dei Soli, fino all'epilogo di questa notte. Una convocazione straordinaria, ieri sera, del consiglio d'istituto, ha forse messo fine a un mese di polemiche.


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08/10/2010 00:56
 
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22 neonazisti indagati: chiusa l'inchiesta
MERCOLEDÌ 06 OTTOBRE 2010 16:46


VARESE – E’ stata chiusa in questi giorni l’inchiesta riguardante un gruppo neonazista che nell’aprile 2007 si ritrovò nella birreria Rivendell a Buguggiate per festeggiare il compleanno di Adolf Hitler. 22 indagati, con l'accusa di istigazione all'odio razziale e alla discriminazione.

CASO SEGNALATO IN PARLAMENTO

La polizia, in particolare la Digos, aveva iniziato le indagini durante la campagna elettorale del 2006, quando a Inarzo e Duno si era presentato alle comunali il Movimento dei lavoratori nazionalista e socialista: la stessa dicitura del partito nazista di hitleriana memoria. La segnalazione partiva addirittura da un’interrogazione parlamentare, presentata dal deputato Pd Emanuele Fiano, che denunciava la comparsa di movimenti neonazisti nelle provincie del nord. Poco tempo dopo sempre la Digos aveva perquisito una cinquantina di persone legate al movimento neonazista, rinvenendo adesivi, bandiere e vario materiale propagandistico della destra più estrema. Ne scaturì un’inchiesta giudiziaria, ma le accuse sono state tutte archiviate: per il pm Luca Petrucci e per il procuratore Maurizio Grigo non si può parlare, in questo caso, di istigazione a commettere reati.

IN 100 PER IL COMPLEANNO DEL FüHRER

Ma è proprio nell’ambito di questa inchiesta che la Digos è arrivata a disporre delle cimici nella birreria di Buguggiate. Grazie a queste intercettazioni ambientali si è riusciti a scoprire la “festa di compleanno di Hitler”. La festa venne organizzata tre giorni dopo la data “giusta”: il 23 aprile 2008 invece del 20. Non si è trattato di errore, ma di una pura esigenza pratica: la festa, a cui hanno partecipato oltre 100 persone, si è svolta in forma semiprivata durante il giorno di chiusura del locale. Durante la serata, si è esibito il gruppo musicale “99 fosse” (una chiara storpiatura del gruppo rap 99 posse, di ispirazione politica opposta), che ha suonato “cover” di brani italiani di successo, cantati in coro dai presenti. Fin qui, nulla di strano. Il reato contestato, istigazione all’odio razziale e alla discriminazione, è evidente nei testi cantati dai presenti. I testi delle canzoni sono stati infatti stravolti, diventando degli inni all’odio razziale contro ebrei e “non ariani” in generale, senza tralasciare vari incoraggiamenti allo stupro etnico. “6 milioni di ebrei, io lo rifarei”, è la frase che più ha colpito il pm Luca Petrucci, insieme ad una curiosa metafora: nei discorsi dei presenti, i campi di sterminio vengono chiamati “villaggi vacanze”, e i neonazisti “animatori”.

22 le persone indagate per questa festa. Quasi impossibile identificare gli altri partecipanti, ma tra i nomi ne saltano agli occhi due: Francesco “Checco” Lattuada, consigliere comunale a Busto Arsizio in quota Pdl, e Rainaldo Graziani, fondatore della “Guardia d’Onore” di Predappio, che per anni ha fatto la guardia alla tomba di Benito Mussolini.

Collegata a questa vicenda, anche l’inchiesta per alcuni incendi, uno in Piemonte, l’altro contro la birreria di Buguggiate, probabilmente due “messaggi” proprio per Lattuada e Graziani. Sia per gli incendi, quindi, che per le istigazioni all’odio razziale durante la festa di compleanno di Hitler, si andrà a processo.

Chiara Frangi


www.varesenotizie.it/index.php?option=com_content&view=article&id=59764:22-neonazisti-indagati-linchiesta-e-chiusa&catid=6:varese&It...

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05/10/2010 22:29
 
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Il Papa a Palermo, la Digos da Altroquando


www.youtube.com/watch?v=ibWY686m0Wc&feature=player_embedded#!

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27/09/2010 18:35
 
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50 Kg di merda davanti casa di Silvio
www.youtube.com/watch?v=BzcWk1S4vOc&feature=player_embedded

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15/09/2010 16:04
 
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roba da matti!!!!

"Portavamo il tricolore a Venezia
insultati dai leghisti, identificati dalla polizia"
Denuncia di un consigliere comunale della Lista 5 stelle: "In una decina avevamo 2 bandiere italiane durante la festa della Lega e per questo siamo stati fermati mentre i militanti del Carroccio inveivano"

"Portavamo il tricolore a Venezia insultati dai leghisti, identificati dalla polizia"



ROMA - "Fermati ed identificati dalla polizia per avere con noi il tricolore. Insultati e derisi da decine di leghisti esaltati ed urlanti - rischiando il linciaggio da parte di questi ultimi e una denuncia (per manifestazione non autorizzata e per aver provocato disordini) da parte della polizia". Questo, secondo la denuncia di un consigliere comunale di Venezia Marco Gavagnin della lista Cinque stelle e del Blogger Paolo Papillo di Informazione dal basso che domenica scorsa, durante la Festa dei popoli padani hanno voluto provare a vedere cosa sarebbe successo a passeggiare per il capoluogo veneto con indosso una bandiera italiana. Il risultato per quanto sorprendente è descritto da loro stessi: "Siamo stati identificati noi, non quelli che ci insultavano; e ci avrebbero senz'altro aggrediti, se non ci fosse stato il cordone di polizia a proteggerci. Ci hanno cacciato, accompagnati distanti dal luogo della manifestazione leghista e fatti disperdere. Esporre il tricolore durante la festa della Lega - festa che vedeva presenti numerosi esponenti politici del partito e lo stesso Ministro degli Interni - è diventata una provocazione politica".

"Eravamo in una decina - raccontano - ci eravamo incamminati lungo il ponte dopo il quale iniziava a svolgersi la manifestazione leghista, ci è stato impedito da agenti in tenuta antisommossa e da uomini della Digos di proseguire verso Riva dei Sette Martiri e Via Garibaldi: luoghi paradossalmente scelti quali teatro della manifestazione di questa forza di governo che non si riconosce nei simboli della nostra Repubblica e ne disconosce la storia scritta nel sangue di tanti patrioti. Sì, perché i sette martiri veneziani a cui è intitolata la riva sono partigiani morti durante Resistenza al grido di "viva l'Italia".

"Subito dopo - continua il racconto - decine di leghisti (uomini e donne, vecchi e giovani) ci hanno spintonato e strattonato, cercando anche di sottrarci le telecamere; ci hanno insultato anche pesantemente, con vari improperi che andavano da "pirla" a "cretini", da "pagliacci" a "omossessuali" e "culattoni". Naturalmente ci hanno accusati di essere "comunisti", dei "rompicoglioni", o più semplicemente dei "lazzaroni": "andate a lavorare!" ci dicevano, "andate a casa!"

"Questi però - si lamentano - non sono stati identificati. No. Eravamo noi - quelli col tricolore - l'anomalia, quelli fuori posto, i sobillatori. Mentre loro - quelli che inneggiavano alla secessione, i fautori della "padania che non c'è", con le magliette e gli striscioni con la scritta "padania libera" - erano quelli normali... un completo ribaltamento di senso!".



www.youtube.com/watch?v=Jy-rGf_hf04&feature=player_embedded

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Re:
fish76, 05/09/2010 23.20:

US Open - Scoppia la rissa a Flushing Meadows
Eurosport - ven, 03 set 14:33:00 2010

Durante il match tra Djokovic e Petzschner sugli spalti capita di tutto... una semplice discussione si trasforma in una rissa

Altre notizieDustin Brown: dalla Giamaica con furore
CURIOSPORT: gossip e curiosità a cura di Eurosport
Paura in campo, la Azarenka sviene
Non è solo il tempo un po' variabile e bizzoso a mettere, talvolta, i bastoni tra le ruote agli organizzatori dei tornei di tennis. Lo US Open, in questo senso, spesso è stato preso di mira da Giove Pluvio costringendo chi di competenza a spalmare su più giorni alcuni incontri. E non solo agli US Open, comunque, questo accade. Di esempi ne potremmo citare a bizzeffe, ma non è questo il momento, perchè ora vogliamo parlare di un altro episodio, indipendente dalle condizioni atmosferiche, che ha costretto a interrompere per un po' il match di secondo turno degli US Open, in scena nella giornata di giovedì, tra la testa di serie numero 3 Novak Djokovic e il tedesco Philipp Petzschner.

In realtà è difficile spiegare cosa sia successo, dalle immagini proposte nel video qui sotto, forse, riuscirete a capire qualcosa di più. Possiamo solamente dire che quella che era partita come una semplice discussione, forse dai toni un po' accesi, ha finito per trasformarsi in una vera e propria rissa, culminata con il rotolamento dei due protagonisti giù dalle gradinate dello stadio, costringendo all'interruzione del match.

Com'è andata a finire potete vederlo dal video qui sotto.


it.eurosport.yahoo.com/03092010/45/us-open-scoppia-rissa-flushing-mead...


Tutto il mondo e' paese caro maroni e cari benpensanti (sopratutto di gonews)...le risse ci sono dappertutto, magari piu' o meno pubblicizzate. Magari nel calcio c'e' piu' business, ci vogliono mangiare i soliti affamati e i soliti avidi di quadrini e ci s'inventa la tessera. Nel tennis che si tira fuori la tessera? E ci sono 3 persone a vederlo, cosa ci si guadagna?
NO ALLA TESSERA




www.youtube.com/watch?v=z5QHfHg_C7M

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05/09/2010 23:20
 
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US Open - Scoppia la rissa a Flushing Meadows
Eurosport - ven, 03 set 14:33:00 2010

Durante il match tra Djokovic e Petzschner sugli spalti capita di tutto... una semplice discussione si trasforma in una rissa

Altre notizieDustin Brown: dalla Giamaica con furore
CURIOSPORT: gossip e curiosità a cura di Eurosport
Paura in campo, la Azarenka sviene
Non è solo il tempo un po' variabile e bizzoso a mettere, talvolta, i bastoni tra le ruote agli organizzatori dei tornei di tennis. Lo US Open, in questo senso, spesso è stato preso di mira da Giove Pluvio costringendo chi di competenza a spalmare su più giorni alcuni incontri. E non solo agli US Open, comunque, questo accade. Di esempi ne potremmo citare a bizzeffe, ma non è questo il momento, perchè ora vogliamo parlare di un altro episodio, indipendente dalle condizioni atmosferiche, che ha costretto a interrompere per un po' il match di secondo turno degli US Open, in scena nella giornata di giovedì, tra la testa di serie numero 3 Novak Djokovic e il tedesco Philipp Petzschner.

In realtà è difficile spiegare cosa sia successo, dalle immagini proposte nel video qui sotto, forse, riuscirete a capire qualcosa di più. Possiamo solamente dire che quella che era partita come una semplice discussione, forse dai toni un po' accesi, ha finito per trasformarsi in una vera e propria rissa, culminata con il rotolamento dei due protagonisti giù dalle gradinate dello stadio, costringendo all'interruzione del match.

Com'è andata a finire potete vederlo dal video qui sotto.


it.eurosport.yahoo.com/03092010/45/us-open-scoppia-rissa-flushing-mead...


Tutto il mondo e' paese caro maroni e cari benpensanti (sopratutto di gonews)...le risse ci sono dappertutto, magari piu' o meno pubblicizzate. Magari nel calcio c'e' piu' business, ci vogliono mangiare i soliti affamati e i soliti avidi di quadrini e ci s'inventa la tessera. Nel tennis che si tira fuori la tessera? E ci sono 3 persone a vederlo, cosa ci si guadagna?
NO ALLA TESSERA
[Modificato da nicco rangers 76 06/09/2010 00:12]
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03/09/2010 15:25
 
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MADRI CORAGGIOSE
Una associazione che aiuti le famiglie delle vittime di interventi controversi delle forze dell’ordine. Perché non accada mai più. È quanto ha in mente l’associazione Verità per Aldro per celebrare il quinto anniversario della morte di Federico Aldrovandi.

Il 25 settembre si riuniranno a Ferrara Patrizia Moretti (la madre del 18enne morto a Ferrara la tragica notte di via Ippodromo), Heidi Giuliani (madre di Carlo, ucciso da un proiettile nelle giornate del G8 di Genova del 2001, la famiglia di Gabriele Sandri (il tifoso raggiunto da un colpo sparato da un agente di polizia nel novembre 2007), Ilaria Cucchi (sorella di Stefano, il 31enne deceduto in carcere nell’ottobre 2009), Lucia Uva (sorella di Giuseppe, morto nell’ospedale di Varese in circostanze misteriose il 14 giugno 2008) e, forse, Rudra Bianzino (figlio di Aldo il 44enne falegname di Pietralunga morto nel 2007 nel carcere perugino di Capanne) e Giuliana Rasman (sorella di Riccardo, ragazzo triestino morto dopo un’azione di contenimento della polizia).

Tutte queste madri e sorelle che portano un lutto hanno un comune denominatore. Non essersi rassegnate alle prime verità ufficiali diffuse attorno alla morte dei loro cari. E, con caparbietà, alcune di loro sono riuscite a capovolgere il primo verdetto sociale, quello dell’oblio, per ottenere una verità processuale.

Il 25 settembre, a Ferrara, quelle donne (e forse Rudra, il figlio di Bianzino) saranno le protagoniste di una tavola rotonda che si terrà – secondo le intenzioni degli organizzatori – all’interno delle “Grotte” del Boldini. Dall’incontro, che occuperà la mattinata, “uscirà la proposta di costituire una associazione in favore delle famiglie che hanno perso qualcuno per avvenimenti che hanno visto intervenire a vario titolo le forze dell’ordine”. È la stessa Patrizia Moretti ad anticipare ad Estense.com la notizia, specificando come “cercheremo di andare oltre alla sterile contrapposizione con gli agenti di pubblica sicurezza: quello che vogliamo è anzi coinvolgere la stragrande maggioranza di loro, che servono il nostro paese e ci difendono ogni giorno a rischio della loro vita, in progetti che aiutino a ricucire alcuni strappi che ci sono stati nella storia quotidiana di questi anni e che noi siamo qui a testimoniare”. Non solo. “Vogliamo anche essere di supporto ad altre persone che hanno subito i nostri stessi lutti e aiutarli a combattere quei momenti di solitudine e impotenza in cui ci si viene a trovare”.

“Facciamo tutto questo – aggiunge Patrizia ricordando lo striscione che campeggiava sempre in cima ai cortei e fiaccolate che ha condotto nel nome del figlio – perché non accada mai più”.

Sempre nel cinema Boldini, nel pomeriggio, la bozza del programma della giornata prevede una discussione sul giornalismo e il blog come mezzo di informazione e una carrellata dei libri, delle canzoni, delle poesie e dei disegni prodotti in questi anni che hanno avuto Federico Aldrovandi come soggetto. Sul palco verranno chiamati anche i rispettivi autori per una battuta, una breve recitazione, un accenno di musica. Al termine delle performance verrà proiettato il film documentario di Filippo Vendemmiati (presentato nei prossimi gironi al Festival del cinema di Venezia) “È stato morto un ragazzo”.

La giornata si concluderà con una fiaccolata che partirà da piazza Trento Trieste per raggiungere via Ippodromo.


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[Modificato da nicco rangers 76 03/09/2010 15:42]
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ANTIFASCISMO MILITANTE
19 LUGLIO 2010

Verona: denunciati gli antifascisti
Da qualche giorno 8 compagni e compagne di Verona e altre città hanno ricevuto le denuncie e le imputazioni di oltraggio, resistenza, minacce, ingiurie a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato, per aver portato la loro solidarietà attiva fuori dal tribunale, a Luca e Pasquale, due compagni antifascisti arrestati per l’infamia di un noto nazista veronese, che li accusava di essere stato aggredito. Il giorno della convalida degli arresti, avvenuti a Novembre 2009, questi compagni tra cui alcuni parenti degli arrestati, assieme a tanti altri antifascisti, tentarono di vederli e capire le condizioni dei due antifascisti sequestrati dallo stato, dato che per 3 giorni non li fu concesso di bere e uno di loro non ricevette mai i medicinali salvavita di cui aveva urgente bisogno. La polizia, con ingente spiegamento di forze e arroganza ,vietò a tutti l’entrata e la possibilità di vedere gli arrestati, e sguinzagliò i giornalisti asserviti per provocare e continuare l’ignobile lavoro di denigrazione contro i compagni. Ma la sbirraglia non si aspettava la grande determinazione e la giusta indignazione dei parenti, amici e compagni. Sperava in una facile repressione anche di chi porta la solidarietà, anche di chi è solo parente di coloro che lottano contro questo stato assassino e fascista. Speravano di poter fare ciò che hanno fatto con Cucchi, Aldrovandi, e i tanti assassinati nelle questure, nelle caserme e in carcere. Purtroppo per loro, quel giorno non è andata così!! Quel giorno famigliari e amici, donne e uomini liberi, hanno dimostrato tutta la loro vicinanza e solidarietà a chi era stato strappato alle loro vite, al loro affetto, contro ogni legge dei tribunali e delle questure, infame, ingiusta e codarda. Hanno risputato in faccia ai carnefici tutto il male che hanno fatto nelle loro schifose carriere, prevenendone dell’altro ai due compagni. Oggi, con la solita vigliaccheria e meschinità che contraddistingue il capo della digos veronese, i suoi scagnozzi in divisa e i noti magistrati in prima linea nella difesa dell’ingiustizia e della repressione a tutto ciò che può minare i privilegi delle caste al potere, intendono continuare la loro guerra all’antifascismo e alle lotte sociali. Questa volta colpendo gli affetti più vicini e chi tenta di portare un aiuto e solidarietà a tutti coloro, che con ardito coraggio lottano e combattono per una società senza razzismo, fascismo, sfruttamento e disumanità. Tentano di fare terra bruciata attorno a chi si ribella, disarticolare l’unità nelle lotte. Diamo la più totale e attiva solidarietà a questi nostri 8 parenti, amici, compagni, i quali sono “colpevoli” d’aver usato contro questa banda di assassini e sciacalli corrotti, la più forte e nobile delle armi : LA SOLIDARIETA’!!! Umana e militante. Siamo ORGOGLIOSI di oltraggiare in ogni modo la divisa e la toga di chi per secoli ha solo dispensato orrore, ingiustizie, miseria e lutti ai popoli!!! Ignobili individui piccoli e meschini che vivono da parassiti dello sfruttamento capitalista altrui!!!! Siamo FIERI di resistere e minacciare il fascismo e l’arroganza di chi assassina e vorrebbe una società di schiavi pacifici e rassegnati. Siamo FELICI di danneggiare quei luoghi ripugnanti e disumani che si chiamano tribunali, cie, questure, caserme, basi militari. Chi continua a seminare vento e soffocar le genti con cieli plumbei di sofferenze e ingiustizie, troverà per sempre chi è disposto a dar tempesta!!!

Arditi e Antifascisti
Antifascisti/e veronesi
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20 LUGLIO 2010

CARCERI:UN FINE SETTIMANA DI MORTE..STATO ASSASSINO
Nell’ultimo fine settimana altre 3 persone sono “morte di carcere”: due si sono impiccate, la terza è stata ritrovata senza vita in cella e le cause del decesso sono ancora da accertare. Con questi ultimi 3 casi salgono a 104 i detenuti morti da inizio anno: 32 si sono impiccati, 7 sono morti per avere inalato del gas (5 di loro si sono suicidati, per gli altri 2 probabilmente si è trattato di un “incidente” nel tentativo di sballarsi), mentre 65 detenuti sono morti per malattia, o per cause ancora da accertare. In 10 anni i “morti di carcere” sono stati 1.702, di cui 593 per suicidio.

Sabato 17 luglio - Casa di Reclusione “Due Palazzi” di Padova

Sabi Tauzi, detenuto marocchino di 39 anni, viene ritrovato cadavere in cella. Ex tossicodipendente, era in carcere per droga e avrebbe finito di scontare la pena nel 2014. Il medico legale ha dichiarato che la morte è sopraggiunta per “cause naturali”, ma comunque è stata disposta l’autopsia. Le Associazioni di volontariato e la Fp-Cgil Penitenziari avevano segnalato da tempo le condizioni pesantissime del sovraffollamento, aggravate dal caldo torrido, chiedendo di intervenire con misure per alleviare il disagio insopportabile: sabato in città il termometro segnava 38 gradi e nelle celle del “Due Palazzi” la temperatura arrivava a 40 gradi. Fonti istituzionali dichiarano invece che la temperatura nelle celle era “assolutamente accettabile” e che Tauzi divideva la cella (progettata per 1 persona) “con un solo altro detenuto”. Comunque finalmente i blindi sono stati aperti anche la notte e pare che verrà autorizzato l’acquisto di piccoli ventilatori. Nella Casa di Reclusione di Padova dall’inizio dell’anno sono morti già 4 detenuti; prima della morte di Sabi Tauzi, infatti, sono avvenuti 3 suicidi: Santino Mantice, 25 anni, si è impiccato il 30 giugno scorso; Giuseppe Sorrentino, 35enne, si è ucciso il 7 marzo e Walid Aloui, 28 anni, il 23 febbraio.

Domenica 18 luglio - Casa Circondariale “San Sebastiano” di Sassari

Italo Saba, 53 anni, si impicca con i lacci delle scarpe nella sua cella del carcere di Sassari, dove era detenuto da una settimana. L’uomo è stato soccorso dagli agenti, che lo hanno staccato da quel cappio improvvisato, ed è stato portato in fin di vita all’ospedale, dove dopo circa un’ora è morto.
Intorno alle 17 di ieri nella cella di San Sebastiano c’è stato un sopralluogo degli inquirenti. Presente anche il sostituto procuratore Maria Grazia Genoese. Sul cadavere nei prossimi giorni sarà effettuata l’autopsia.

Domenica 18 luglio - Casa Circondariale “Malaspina” di Caltanissetta

Rocco Manfrè, 65 anni, muore suicida nella notte. Si sarebbe strozzato stringendosi al collo il laccio in plastica della borsa termica che i detenuti possono tenere in cella. L’allarme è stato dato dal compagno di cella e, malgrado il tempestivo intervento dei sanitari e l’immediato ricovero presso il vicino ospedale, per Rocco Manfrè non c’è stato nulla da fare. L’uomo stato arrestato solo due giorni prima, accusato di un omicidio avvenuto 18 anni fa: vittima Agostino Reina, un operaio di 32 anni sparito da Gela e il cui corpo venne ritrovato semicarbonizzato solo alcuni mesi dopo la sua scomparsa.
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AAA.CERCASI DOTT. MALE
QUALCUNO L'HA VISTO?????
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Concerti

24/07/2010

Poggibonsi (Si)
Festa de l'Unità

30/07/2010

Firenze
LIVE-ON FORTEZZA D’ABBASSO


04/09/2010

Colle Val d'Elsa (Si)
Libera Coll’Arte

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Rissa alla Camera tra il Pdl e Barbato
Pugno al dipietrista: in ospedale
Insulti e spintoni. Il dipietrista: «Colpito alle spalle». La Saltamartini (Pdl): «Mi ha dato della camorrista»


tensioni nel corso della discussione sul ddl Meloni sulle comunità giovanili

Rissa alla Camera tra il Pdl e Barbato
Pugno al dipietrista: in ospedale

Insulti e spintoni. Il dipietrista: «Colpito alle spalle». La Saltamartini (Pdl): «Mi ha dato della camorrista»

ROMA - Rissa con insulti e spintoni nell'aula della Camera tra Franco Barbato dell'Idv e alcuni deputati del Pdl. Il dipietrista, colpito da un pugno al volto, ha avuto anche un malore e c'è chi parla addirittura di uno svenimento. La seduta è stata sospesa. Più tardi, Barbato è stato accompagnato dal capogruppo Idv Massimo Donadi in infermeria a Montecitorio e il medico gli ha consigliato di recarsi in ospedale per ulteriori accertamenti. Il referto del Gemelli (quindici giorni di prognosi) parla di «trauma contusivo della regione zigomatica e all'occhio destro» e di «cefalea post-traumatica».

LA RICOSTRUZIONE - La bagarre a Montecitorio è scoppiata nel corso dell'esame del ddl Meloni sulle comunità giovanili. Dopo la richiesta di rinvio del testo in commissione da parte del Pdl, con l'accordo di tutti i gruppi e dello stesso ministro della Gioventù, Francesco Barbato (Idv) ha innescato la miccia. Il deputato Idv ha accusato Meloni di «essere vecchia perché ricorre a una logica di vecchia politica che fa rabbrividire anche Pomicino e Mastella». E il motivo, ha proseguito Barbato, «è che Meloni, con questo ddl, vuole finanziare la sua corrente, quella di Alemanno e del suo assessore regionale Lollobrigida che gestirà questi finanziamenti» per le comunità giovanili. A quel punto contro il deputato, a quanto riferito da diversi testimoni, si è scagliata Barbara Saltamartini del Pdl insieme con altri colleghi. Subito sono scattati i commessi a tentare di separare i contendenti, ma c'è stata molta confusione e Barbato ha avuto la peggio. Altri testimoni hanno riferito che Carlo Nola, abbastanza corpulento ed anche lui del Pdl, sarebbe riuscito a superare la barriera dei commessi ed a mollare da dietro un sonoro ceffone in faccia a Barbato. «È stato colpito da un pugno al volto», ha poi riferito il capogruppo dell'Idv Massimo Donadi. «Di quanto è successo in aula sono prova i segni visibili intorno all'occhio e le ferite sul volto di Barbato».


www.corriere.it/politica/10_luglio_07/camera-insulti-spintoni_1006156c-89b2-11df-9331-00144f02aa...

www.youtube.com/watch?v=gchp7yYnx2s

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mafestazione roma terremotati
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TERREMOTO
Aquilani in corteo a Roma
tafferugli con la polizia, tre feriti
In cinquemila a Roma, scontri con le forze dell'ordine. Cialente: "Non meritavamo di essere trattati così". Di Pietro: "La rivolta sociale è alle porte". Per Bersani fischi e applausi: "Dico sì ad una tassa di scopo per l'Aquila"


Aquilani in corteo a Roma tafferugli con la polizia, tre feriti

ROMA - Arrivano a piazza Venezia a Roma con circa 45 pullman provenienti dall'Aquila, la zona più colpita dal terremoto. Vengono in cinquemila per protestare contro l'abbandono dell'Aquila dopo il terremoto e per chiedere una legge organica per la ricostruzione. Tutti insieme per protestare contro il pagamento delle tasse che da dicembre dovrebbero ricominciare a versare al cento per cento.

SEGUI LA DIRETTA SU IL CENTRO 1

La tensione, in piazza, sale velocemente. Due blindati dei carabinieri chiudono l'accesso a via del Corso da piazza Venezia ma un gruppo, un centinaio di persone, cerca lo stesso di superare lo sbarramento ed entra in contatto con le forze di polizia. Tafferugli e spintoni ma nessuno riesce a superare la barriera delle forze di polizia che sono schierate in assetto antisommossa. "Ero in prima linea e ho visto tutto. Non ce l'ho con i poliziotti, che sono solo ragazzi mal pagati. Ma con chi gli dà gli ordini..." dice il deputato Pd Giovanni Lolli.

A riportare la calma ci pensa il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente che riesce a convincere i più agitati a fare qualche passo indietro e a tornare a piazza Venezia. Poi, dopo una trattativa, la forze dell'ordine si spostano e i manifestanti possono entrare a via del Corso e dirigersi verso Montecitorio. "Siamo gente tranquilla, non meritavamo di essere trattati così. Ho preso degli spintoni e delle pedate. Mi fanno male ma non è nulla di grave" dice Cialente.

La tensione non si placa. A metà di via del Corso i manganelli della forze dell'ordine tornano a colpire. Il bilancio dei feriti è di tre persone, una ragazza colpita in piazza Venezia e due ragazzi a via del Corso. "Guardate il sangue di un aquilano. La mia unica colpa è essere un terremotato" dice uno dei due con la testa sanguinante. I manifestanti continuano a urlare la propria rabbia. Una parte di loro riesce ad arrivare fino a piazza Montecitorio. Con i manifestanti anche i sindaci di alcuni comuni aquilani. Molti altri rimangono bloccati in via del Corso. In piazza arrivano anche Antonio Di Pietro e Pierluigi Bersani. "Dobbiamo organizzare la resistenza - dice il leader dell'Italia dei valori - perché la strada per la rivolta sociale è alle porte contro un governo sordo e cieco" dice l'ex pm. "Meritate rispetto e sono d'accordo ad una tassa di scopo per l'Aquila" dice il segretario del Pd. Che incassa applausi ma anche qualche contestazione: "Vergogna, buffoni, ci avete lasciati soli, l'opposizione ci ha abbandonato". Alle fine il posto di blocco viene rimosso e i manifestanti arrivano a piazza Colonna. Un folto gruppo, invece, arriva a poche decine di metri da Palazzo Grazioli, dove è in corso il vertice del Pdl con Berlusconi.

In Aula il capogruppo del Pd Dario Franceschini parla degli scontri: "La presidenza della Camera intervenga sul governo perche' si dica alle forze dell'ordine che svolgono il loro dovere che hanno di fronte persone disperate, esasperate e spesso prese in giro"


www.repubblica.it/cronaca/2010/07/07/news/aquila_corteo-5446113/?re...

www.youtube.com/watch?v=JgmpLS46Fms&feature=player_embedded&has_ve...

[Modificato da Avanti Ultras 07/07/2010 14:24]
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ASPETTANDO GIUSTIZIA....

Strage della stazione, gli indagati sono 18. Per ora. La procura: "L'individuazione dei soggetti da sottoporre a indagine, tuttavia, non può ritenersi allo stato conclusa"

Diciotto persone sono indagate dalla procura di Lucca nell'ambito dell'inchiesta sulla strage di Viareggio del 29 giugno 2009. Lo rende noto un comunicato della procura che spiega: "A tutt'oggi risultano iscritte nel registro degli indagati 18 persone. L'individuazione dei soggetti da sottoporre a indagine, tuttavia, non può ritenersi allo stato conclusa".

"Gli approfondimenti investigativi continuano in molteplici direzioni - spiega la nota - nello sforzo di non lasciare inesplorato alcun elemento nella ricognizione delle cause di quella tragica vicenda e delle relative responsabilità, malgrado la notevole complessità del lavoro di acquisizione, anche all'estero, del necessario materiale probatorio, del suo controllo, della verifica dei diversi titoli di responsabilità (distribuiti anche nel tempo) e degli accertamenti tecnici da svolgere".

La nota aggiunge che il numero degli indagati potrebbe crescere "in rapporto ai vari profili di colpa identificati".

Le persone rimaste uccise nella strage di Viareggio sono state 32. Il 29 giugno del 2009, un convoglio ferroviario che trasportava gpl poco prima della mezzanotte deragliò alla stazione della città: alcuni carri cisterna si rovesciarono e uno si squarciò, provocando la fuoriuscita del gas, che esplose. La maggior parte delle vittime abitava in via Ponchielli, la strada che costeggia la stazione.

Intanto questa mattina, in prefettura a Lucca, il prefetto Maurizio Maccari ha consegnato al sindaco di Viareggio, Luca Lunardini, il decreto con il quale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito la cittadinanza italiana Ibtissam Ayad, 21 anni, la marocchina unica superstite della sua famiglia distrutta nella strage.

La concessione della cittadinanza, come spiegato nel provvedimento del Capo dello Stato, è una "concreta manifestazione della solidarietà della Nazione verso Ibi, che aspira a rimanere nel nostro Paese di cui condivide i valori". Il conferimento della cittadinanza italiana è stato disposto per "l'interesse dello Stato Italiano - spiega la prefettura di Lucca - e della comunità di Viareggio alla tutela della posizione della giovane, così duramente colpita negli affetti familiari". Alla cerimonia - il provvedimento è stato materialmente acquisito in tempi brevi grazie ad una staffetta dei vigili del fuoco appositamente organizzata dal capo dipartimento Francesco Paolo Tronca - ha partecipato il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Michele Iuffrida.

Fonte: ANSA
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13/06/2010 23:24
 
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A tutti i tifosi empolesi!!!

E' arrivato il più grande gioco manageriale di sport, tra cui il calcio!! In queste ore tifosi di tutte le squadre di serie A e B combatteranno per un posto nella storia del calcio manageriale...

Volete dimostrare la nostra bravura di allenatori e portare una squadra capitanata da un empolese in vetta a tutte le classifiche internazionali? Ebbene eccovene la possibilità!

PowerPlay Manager, la più grande raccolta di sport manageriali! Attualmente sono attivi l'hockey ed il calcio (iniziato da nemmeno metà settimana, quindi partireste alla pari con tutti gli altri tifosi d'italia!!).

All'interno potrete costruire il Vostro stadio con campi di allenamento, vivaio della squadra, centri medici e tanto altro!!

Un altro punto a favore è "limitare il mercato" che alla lunga premierebbe soltanto gli allenatori che hanno tanto tempo libero.

L'allenamento dei Vostri giocatori si basa su otto skill, dove ognuna di queste ha la sua importanza.

In seguito è anche possibile creare tornei dove si vincono crediti utili per usarli nel pro-pack o altro.

Potremmo stare a parlare per ore e ore, ma il modo migliore è quello di registrarsi per rendersi subito conto di avere davanti a voi un gioco già dall'inizio completo di tutto, che continua ogni giorno a evolversi, migliorandosi ove richiesto dagli utenti.

Gli sviluppatori sono competenti e sempre disponibili a rispondere a qualsiasi domanda o richiesta nel giro di poche ore.

Quindi che aspettate? Cliccate sulla registrazione sotto, e correte a far retrocedere le Vostre avversarie più antipatiche, che nella lega maggiore vogliamo solo azzurri!!!

Vi aspettiamo:

PPM PowerPlay Manager <==== Clicca per informarti

[Modificato da Ndrea. 11/06/2010 01:22]
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01/06/2010 13:45
 
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Sentenza Diaz: Sospendere i responsabili, una campagna comune

La sentenza di condanna dei vertici della polizia italiana per il massacro compiuto alla Diaz durante il G8 di Genova rappresenta qualcosa in più di un semplice, e sacrosanto, aggiustamento della vergognosa assoluzione del primo grado. Quegli ufficiali, tutti nel frattempo promossi e oggi dirigenti di ps, antiterrorismo e servizi segreti, hanno deciso e ordinato quanto è poi accaduto. È lo Stato, nelle sue articolazioni più importanti, ad avere la piena responsabilità. Non il singolo. Non si trattò dunque di una "deviazione", ma di consapevole illegalità e abuso, orchestrata da tanti, posta in essere in maniera articolata e precisa. Questo prima che i fatti accadessero, quando cioè si prese quella terribile decisione, e dopo, quando si organizzarono i depistaggi, le prove false. Tutto in nome di un "fine superiore", che si pone fuori dalla Costituzione.
Per la Diaz si è finalmente detto in un tribunale ciò che è vero per l'intera vicenda di Genova. Importante, certo. A patto di non perderci a guardare troppo indietro, a stabilire se tre anni o cinque bastino per chi ha diretto una "macelleria messicana". Se così facessimo resteremmo tutti smarriti peggio che prima, perché i tribunali sono anche quelli che hanno condannato a 15 anni di galera alcuni manifestanti per aver rotto delle vetrine. I conti non tornerebbero mai. La verità su Genova, storica e politica, la conosciamo già, e chi vuole la può utilizzare o meno. Assai più interessante è ciò che invece è accaduto dopo la sentenza d'appello. I capi della polizia condannati non solo sono rimasti al loro posto, ma gli si è costruito attorno, in termini bipartisan, un salvagente da eroi. Lo ha fatto il governo, per bocca di Maroni, e lo hanno fatto molti politici, da una parte e dall'altra. A questa vicenda viene spontaneo associare quella che vede coinvolto un altro grande capo, dei carabinieri questa volta, il generale Ganzer. La pubblica accusa, dopo aver ricostruito attraverso una impressionante serie di riscontri l'attività illegale di 17 appartenenti ai Ros capeggiati dal generale, ha chiesto per lui 27 anni di condanna per traffico internazionale di droga e altri gravi reati. Ora il tribunale dovrà pronunciarsi, ma nel frattempo Ganzer ha dichiarato: «Continuo a fare il mio lavoro con serenità». A non essere "sereni" sono tutti quelli che hanno, loro malgrado, a che fare con lui. È dunque mai possibile che tutto il gruppo di comando del Raggruppamento più potente dei carabinieri sia sotto accusa e possa, mentre c'è il processo, continuare a ricoprire il ruolo di prima, che non è propriamente quello da impiegati del pubblico impiego, ma di chi ha a disposizione prerogative che tutti gli altri cittadini non hanno? Dalle intercettazioni alle armi, dal potere di inquinare le prove a quello di intimidazione verso i giudici.
Ora, se in un paese l'unica categoria che rimane sempre al suo posto nonostante sentenze di condanna è quella che comprende Forze armate, carabinieri e polizia, cosa sta veramente accadendo? Per i politici inquisiti si chiedono e a volte si ottengono le dimissioni. I giornalisti rischiano il posto se vengono condannati, i magistrati anch'essi vengono sospesi o dimessi o cambiano mestiere. Non parliamo poi dei cittadini normali. Può un paese dirsi anche solo un po' democratico se gli unici che hanno l'impunità totale per reati commessi durante le loro funzioni sono coloro che hanno il monopolio dell'uso della forza?
Credo che se questo accade il rapporto tra democrazia e autoritarismo sia pericolosamente sbilanciato a favore del secondo. Giustamente da più parti si denuncia la corruzione fatta sistema. Grillo e i "viola", Repubblica e Travaglio si battono anche per una legge che impedisca agli inquisiti e condannati di sedere in parlamento. E un capo della polizia che ha ordinato un massacro, lo lasciamo stare al suo posto? A un generale dei carabinieri che ha organizzato una banda armata continuiamo ad affidare la "sicurezza nazionale"? È troppo pensare di costruire insieme una battaglia pubblica per ottenere che gli appartenenti ai corpi armati dello stato vengano immediatamente sospesi se inquisiti per reati che riguardano l'esercizio delle loro funzioni, sospesi se condannati in primo grado e definitivamente dimessi se le condanne vengono confermate? E sarebbe troppo pensare di mobilitarci tutti per le dimissioni di un ministro degli Interni che plaude e indica nel comportamento anticostituzionale e criminale di quei vertici di polizia la maniera giusta di svolgere i loro compiti e di essere ben visti dal governo, destinati a brillanti carriere perché depositari di inconfessabili verità?

Luca Casarini


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CARLO E' MORTO E SUOI MANDANTI SONO IN PARLAMENTO......ASSASSINI
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06/05/2010 01:31
 
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NESSUNO TOCCHI LA POLIZIA

Ancora polemiche sulla canzone di Simone Cristicchi “Genova Brucia”, che parla delle violenze durante il G8 del 2001, cantata anche al “concertone” del Primo Maggio a Roma. Una canzone che non è piaciuta al sindacato Coisp (Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia). Il Segretario provinciale genovese Matteo Bianchi scrive: «Non appare inutile ribadire nuovamente lo sforzo immenso che le forze dell’ordine tutte dovettero sopportare in quei giorni di guerriglia civile. Quelli visti in quei giorni non furono girotondi fatti da donne, vecchi e bambini, ma scontri, danneggiamenti, devastazioni e saccheggi voluti da numerosissimi manifestanti»

Fra tre giorni Cristicchi sarà a Genova e i poliziotti del Coisp invitano i colleghi al suo concerto, non esattamente per applaudirlo, una sorta di pacifica “minaccia” nei confronti dell’artista: «Benchè Cristicchi – che sarà a Genova l’8 maggio per il TRL Awards 2010, dove invitiamo tutti i poliziotti non impiegati in servizio a recarsi per onorarlo come merita - sia libero di esprimersi come ritiene opportuno, assumendosene tutte le responsabilità del caso è ora che tutte le sigle sindacali, come il Coisp ha sempre sostenuto, si schierino dalla parte della Polizia di Stato».

Cristicchi ha risposto attraverso Facebook alle critiche di un’altra sigla sindacale, l’Ugl Polizia di Stato (che aveva scritto«Indecoroso e indecente insultare le forze dell’ordine»)
Il cantautore si dice «profondamente rammaricato» per le reazioni che la sua canzone ha suscitato tra alcuni esponenti delle forze dell’ordine. «Non era mia intenzione fomentare odio, né influenzare i tanti giovani che mi ascoltano, che comunque sono muniti di cervello pensante», solo la memoria consente «di non commettere gli stessi errori». Secondo Cristicchi il testo è stato «male interpretato» e, ricordando le sue amicizie tra poliziotti e carabinieri, sottolinea di conoscere bene quel lavoro. «E molti di loro - conclude - mi hanno stretto la mano dopo aver sentito la canzone. Semplicemente, hanno capito che non stavo parlando male di loro, ma di `una´ mela marcia, come ce ne sono in tutte le categorie di lavoratori».


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23/04/2010 01:34
 
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Mogliano (Treviso): Il sindaco leghista vieta di cantare Bella Ciao per il 25 aprile
«Bella ciao» vietata alle commemorazioni del 25 Aprile. La scaletta della banda in vista della parata di domenica fa litigare Anpi e amministrazione comunale. Il sindaco Azzolini: «A Mogliano è meglio cantare la canzone del Piave». Il presidente della sezione locale dell’associazione partigiani, Maurizio Beggio ribatte: «Bella ciao non è politica, è di tutti, la canta anche mia figlia». La commemorazione della resistenza piomba al centro della polemica politica. E la nuova amministrazione leghista sembra ben intenzionata a far pesare il suo dominio sulla città, anche in occasione della festa del 25 Aprile. La data della liberazione dal fascismo rischia così di rimanere orfana di uno dei brani simbolo della lotta partigiana: «Bella ciao».
La canzone è troppo di sinistra, troppo rossa per essere intonata dalla banda cittadina nella verde piazza moglianese. Il sindaco Giovanni Azzolini getta da subito benzina sul fuoco: «L’Anpi dice che non è giusto suonare la Canzone del Piave - commenta - e vuole Bella Ciao, ma mi chiedo cosa c’entri..». Secondo il primo cittadino la parata non deve essere contaminata da canzoni partigiane: «La Banda - afferma - deve eseguire brani istituzionali e Bella Ciao non è certo riconosciuta negli inni nazionali. Il Piave invece è fiume sacro alla patria. E poi siamo a Mogliano, da qui è partita la terza armata che ha riconquistato l’Italia, sempre in segno di libertà». Secondo Azzolini, dunque, per testimoniare la liberazione dal fascismo, durante la seconda guerra mondiale, può andare benissimo anche una canzone che celebra la vittoria nella prima guerra mondiale. Vero è, comunque, che durante la liberazione «La canzone del Piave» era l’inno nazionale della Repubblica Italiana.
Sulla proposta il presidente dell’Anpi moglianese, Maurizio Beggio, non pone veti ma commenta con disappunto: «Non mi da fastidio che suonino il Piave, o “la bella Gigogin” ma si faccia anche Bella Ciao; è una canzone di tutti - commenta Beggio - non stiamo mica chiedendo «Fischia il vento»...». Secondo il presidente dell’Anpi le resistenze alla canzone dei partigiani arrivano non solo dall’a mministrazione, ma anche dalla Banda: «Bella Ciao crea mugugni perchè dicono che è troppo politicizzata - commenta - L’anno scorso ho dovuto insistere non poco per farla suonare, ma hanno eseguito solo un pezzo. L’anno prima l’avevamo cantata in aula consigliare, oggi il nuovo strano boicottaggio».


fonte: www.tribunatreviso.gelocal.it
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19/04/2010 01:55
 
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Napoli: Polizia carica attivisti antirazzisti. Tra i picchiati pure padre Zanotelli

E' finita con celerini e manganelli contro il diritto d'asilo e contro un centinaio di antirazzisti che dopo due giorni di iniziativa permanente si erano ancora mobilitati per contestare l'inaccettabile deportazione nel CIE di Brindisi! Caricati perchè facevamo resistenza contro l'ingiustizia e il cinismo! Ostacolando la via della deportazione fuori l'ufficio stranieri della Questura.
I rifugiati scesi dalla "Vera D" nel porto di Napoli grazie alla mobilitazione antirazzista erano uno dei primi casi quest'anno rispetto alla linea dei respingimenti in mare, che viola in maniera grave e sostanziale il diritto d'asilo.
Sarà per questo che malgrado la disponibilità esplicita di un progetto di accoglienza degli stessi rifugiati all'interno dello Sprar da parte del Comune di Napoli, la Questura, dopo lungo tracheggiare e tanta ipocrisia, ha preferito accodarsi pavidamente alla linea della Lega e di Maroni e deportare tutti nel CIE di Brindisi in attesa dell'audizione della commissione rifugiati! Un segnale ottuso e ideologico a fronte di una società che in tanta parte si era attivata lanciando un'importante messaggio solidale.
Un provvedimento grave e illeggitimo a maggior ragione perchè tra i deportati ci sono sei minorenni, alcuni davvero piccoli e ridicolmente indicati come maggiorenni dal discutibilissimo test biometrico del polso che ormai sopravvive solo in Italia. Ma che per alcuni dei casi cozzava così tanto con l'evidenza degli occhi (e delle foto..) e col diritto di tutela dei minori, che è inquietante la gestione della Questura! Come del resto per l'escamotage del respingimento formulato senza traduttori e forse non notificato, ma soprattutto decretato prima di comunicare loro il diritto e chiedere protezione: una pratica diffusa al solo fine di giustificare il successivo trattenimento nei CIE ed aspramente criticata sul piano internaizonale anche dall'ONU. Tutti provvedimenti che saranno impugnati così come il trattenimento nei CIE, ma che oggi hanno rappresentato una scelta triste e violenta sul piano del diritto internazionale di ragazzi che vengono già da settimane nei containers e subiranno altra galera!

Rete Antirazzista Napoletana

"Sono bambini. Li state mandando in un lager. Dovete passare su di me". Ma la furia di chi obbedisce al governo e alla legge che punisce gli immigrati non risparmia neanche un uomo di chiesa, padre Alex Zanotelli. Pur di far partire in fretta in una camionetta i nove africani della "Vera D.", pur di chiudere la questione che ha agitato il porto di Napoli e le coscienze nell'ultima settimana, senza il minimo rispetto hanno buttato a terra persino il sacerdote che difende i diritti civili e si prodiga per l'umanità. Sta bene, il paladino di chi non ha voce e lotta per sopravvivere, ma è tornato a casa addolorato, come chi ha sostenuto una battaglia persa.
Intorno alle 21 la protesta era davanti ai garage della questura in via dei Fiorentini: "Siamo tutti clandestini" gridavano i manifestanti. Organizzazioni umanitarie, centri sociali, la Cgil con Jamal Quoddorack che hanno seguito dall'inizio la vicenda. L'assessore Giulio Riccio e il sindaco Iervolino vanno via aprendo le braccia: "Non c'è niente da fare". Ma Zanotelli resta, con i suoi collaboratori, tra i quali Felicetta Parisi, che è in lacrime. "Li abbiamo visti, li abbiamo visti bene, erano vicino a noi - piange - non c'è alcun dubbio che sono minorenni", riferendosi alla querelle sull'età dei cinque clandestini più giovani, tre dei quali erano stati giudicati maggiorenni dall'ospedale dove erano stati visitati. "Anche secondo il parere dei medici ospedalieri l'età scheletrica era intorno ai 18 anni - dice ancora Parisi - ma ci sono due anni di scarto in quell'analisi. Me ne assumo io la responsabilità. Sono un medico, un pediatra: erano minori. Li hanno spediti in un lager. Questa è una ignominia, una vergogna, viviamo l'epoca della disumanità".
Padre Zanotelli ha salito le scale della questura ed è tornato indietro poco dopo amareggiato: "Non c'è niente da fare, li portano via". Intanto i celerini si radunavano sotto il palazzo. "Dopo ore di trattative, di promesse, all'improvviso è arrivata la celere e abbiamo capito che li avrebbero portati a Brindisi - dice il sacerdote - Eppure c'era la richiesta di asilo politico, il Comune aveva trovato per loro una sistemazione". Zanotelli viene accompagnato dai collaboratori, a proseguire nel racconto è Felicetta Parisi: "Quando Alex è sceso noi ci siamo messi davanti al garage da dove doveva uscire la camionetta - dice - Zanotelli voleva stendersi per terra, voleva protestare contro questo sopruso. E ha detto ai poliziotti: "Nessuno ha chiesto a questa gente che cosa ha fatto nell'ultimo mese, come ha vissuto, di che cosa ha bisogno. È una vergogna. Per me potete passare sul mio corpo, prima di prenderli". Allora è scoppiato un tafferuglio, i poliziotti si sono lanciati verso di noi e Alex è stato scaraventato per terra".
I collaboratori del sacerdote, indignati, denunciano: "Per ore la questura ha portato avanti quello che sembrava un dialogo. Era falso. Per la prima volta Napoli, la città dell'accoglienza e dell'umanità, si è macchiata della strage degli innocenti. Lo sanno tutti i Cie sono dei lager".
fonte: Repubblica.it
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06/04/2010 22:02
 
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Scandaloso..guardate!!

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