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Il trasporto pubblico in Italia

Ultimo Aggiornamento: 05/06/2016 21:27
12/06/2007 17:25
In ufficio senza mezzi pubblici
“Troppo rari e poco raggiungibili”
Per andare a lavoro quasi otto italiani su dieci preferiscono la vettura privata. A Roma e Napoli più di un’ora nel traffico. Ma anche nei piccoli centri tempi di percorrenza dilatati. Più corse e maggiore capillarità i fattori che favorirebbero l’uso dei servizi pubblici. E l’Italia è l’ultima in Europa nel telelavoro.

Di FEDERICO PACE

Nell’era dei palmari, delle comunicazioni digitali, delle email ovunque e sempre, del lavoro a distanza, la gran parte dei dipendenti in Italia continua a dovere uscire di casa per andare a lavoro e a perdersi nel bel mezzo di una coda. Senza prendere un mezzo pubblico, scansando l’idea di una bici o di un tram, privilegiando ancora, e sempre di più, la vettura privata. Con il triste risultato che ciascuno, per ogni giorno della settimana, perde circa 40 minuti al giorno in quell’andirivieni paradossale tra ufficio e casa. Con picchi che arrivano a toccare i sessanta minuti in città come Roma e Napoli. Senza contare il tempo impiegato per accompagnare i bambini a scuola.
I dati sono scoraggianti. Negli ultimi dieci anni l’uso della vettura privata non ha fatto che crescere. Oggi, dati Istat, le persone che prendono l’automobile per recarsi in ufficio sono il 75,5 per cento: dieci anni fa erano qualche punto percentuale in meno (vedi tabella). Poco più di uno su dieci va a piedi ma mentre nel 1997 erano il 13,6 per cento, nel 2006 sono scesi all’11 per cento. Pochissimi quelli che hanno il coraggio di salire su un tram o un autobus.
Poche corse e poche fermate. La ragione, secondo l’ultima indagine realizzata da Kelly Services, multinazionale operante nei servizi per le risorse umane, sta soprattutto nelle poche corse e nella poca capillarità della rete. La società ha analizzato l’uso dei mezzi pubblici per andare a lavoro e i fattori che ne incrementerebbero l’uso da parte di oltre 70 mila lavoratori in 28 paesi del mondo di cui 6mila in Italia. Nonostante il 68 per cento degli intervistati abbia detto di disporre di mezzi pubblici per andare in ufficio solo il 13 per cento li usa sempre. “Quasi la metà degli italiani – ci ha detto Stefano Giorgietti direttore generale di Kelly Services (leggi intervista) – segnala, molto di più degli altri cittadini europei, la necessità di corse più frequenti: la maggior parte degli interpellati preferisce ricorrere alla propria auto piuttosto che correre il rischio di aspettare, magari all’esterno, l’arrivo dell’autobus giusto. Un altro quarto degli intervistati ha auspicato il rafforzamento della rete dei trasporti pubblici, puntando il dito contro una rete ritenuta non sufficientemente capillare e lamentando l’eccessiva distanza che talvolta separa la destinazione finale dalla stazione della metropolitana o dalla fermata dell’autobus.” Sono molti meno quelli che chiedono maggior comfort (13 per cento), per esempio carrozze climatizzate o fermate coperte da pensiline, o prezzi più bassi (vedi tabella).
Chi va in bici e a piedi. Lo scenario europeo presenta situazioni molto differenti. A Budapest, Ostrava e Brno, secondo i dati Eurostat, più del 60 per cento dei dipendenti utilizza i mezzi pubblici (tram, metro, bus e treno) per andare al lavoro. La bicicletta raggiunge il 30 per cento in molte cittadine olandesi, danesi e svedesi come Groningen, Enschede e Umea. In Spagna e Portogallo, vanno a piedi fino al 25 per cento dei dipendenti in città come Oviedo o Braga (più del doppio degli italiani). Ma c’è qualcuno che ci batte. In alcune città del Regno Unito (Wrexham, Stenage e Worchester) quasi il 90 per cento degli occupati utilizza la propria automobile.
Servizi bocciati. In Italia d’altronde si trovano i cittadini che danno il peggior voto alla qualità dei mezzi di trasporto delle proprie città. Che siano autobus, tram, metropolitana o chissà cos’altro, più di quattro su dieci li bocciano senza esitazione (vedi tabella). In media il 78 per cento degli europei pensa che i mezzi di trasporto siano di buona qualità. In Italia la percentuale è la più bassa di tutti i paesi del continente (solo del 58 per cento).
Le metropoli e i piccoli centri. Ovviamente è nelle aree metropolitane che si registrano i tempi di percorrenza più lunghi. Secondo l’indagine Plus dell’Isfol, a Roma un’ora della propria giornata viene perduta nei viaggi di andata e ritorno tra casa e posto di lavoro. Segue Napoli con 59,6 minuti e Catania con 55,8 minuti (vedi tabella). “I ritardi nella realizzazione di assi veloci e moderni di mobilità pubblica, urbana e extraurbana, - ci ha detto Emiliano Mandrone responsabile dell'indagine Isfol Plus (leggi l’intervista) - sono la causa dell'incremento dell'uso del mezzo privato. Il cittadino massimizza il proprio benessere: dategli servizi veloci, affidabili e confortevoli che gli consentano di risparmia tempo e denaro e li userà, lasciando ferma o vendendo la costosa, inquinante e stressante auto.”
Se si escludono le aree metropolitane, la regione dove si impiega meno tempo è il Trentino Alto Adige. All’altro estremo il Lazio e la Lombardia dove, pure escludendo i dati relativi a Milano e Roma, si consumano circa quaranta minuti al giorno nell’andirivieni da casa all’ufficio (vedi tabella).
Ma non sempre dove regna il “piccolo” le cose vanno così bene. Secondo un’altra indagine dell’Isfol (“La qualità del lavoro in Italia”), nei centri di piccole dimensioni i tempi di spostamento sono piuttosto dilatati e raggiungono anche qui i 40 minuti medi quotidiani. Qui, dicono gli autori, le dimensioni urbane sono più ridotte ma c’è un maggior numero di pendolari.
L’impatto sulla soddisfazione. Che siano pendolari o meno però le cose non cambiano. Di certo il tempo impiegato negli spostamenti ha un impatto chiaro sulla possibilità di conciliare lavoro e vita privata e sulla soddisfazione nei confronti del lavoro. Proprio quelli che impiegano più tempo per andare a lavoro dichiarano di essere meno soddisfatti del proprio impiego.
Quello che potrebbero fare le imprese. Al di là del miglioramento della rete dei servizi pubblici, c’è anche il fatto che in Italia il lavoro a distanza non è ancora decollato. Da noi solo il 3,9 per cento ha l’opportunità di sperimentare il lavoro a distanza contro una media continentale quasi tripla (vedi tabella). Per favorire l’uso dei mezzi pubblici e ridurre la congestione urbana potrebbero fare qualcosa anche le imprese. “Potrebbero chiedere alle amministrazioni locali – prosegue Mandrone - di defiscalizzare i costi per i dipendenti che si recano al lavoro con mezzi collettivi (pull car) o incentivare l’uso dei mezzi pubblici, dando per esempio maggiore flessibilità in entrata per chi ne fa uso. Potrebbero ridurre la congestione dei centri urbani differenziando i turni di lavoro e i periodi di ferie. Molte imprese, infatti, possono e devono ripensare i processi di lavorazione, in particolare nei servizi privati e pubblici, sotto una nuova ottica di organizzazione del lavoro in cui si privilegi il raggiungimento di obiettivi piuttosto che la mera presenza fisica sul posto di lavoro. Ciò consentirebbe di incentivare l’utilizzo di lavoro non in presenza. La tecnologia è disponibile e l'alfabetizzazione telematica nella popolazione, generata dalla ampia diffusione di elettronica di consumo (telefoni cellulari in primis), è buona. Si tratta solo di usarle”.
Qui trovate anche le tabelle
http://miojob.repubblica.it/notizie-e-servizi/notizie/dettaglio/In-ufficio-senza-mezzi-pubblici-Troppo-rari-e-poco-raggiungibili/2304017
13/06/2007 22:49
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Molto tristi i risultati di quest'indagine.
Io personalmente cerco di fare il possibile per utilizzare il mezzo pubblico per recarmi al lavoro.
E questo è possibile se il percorso è solo casa-lavoro-casa, ma quando uscendo dal lavoro si devono andare a fare commissioni, acquisti o quant'altro ecco che l'utilizzo dell'autobus (meno del treno, anche se però questo mezzo è meno capillare) diventa un incubo.
[Modificato da cliobini 22/05/2008 16:26]
22/05/2008 16:25
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dal sito ANSA (link)

(ANSA) - ROMA, 16 MAG - L'Italia ha il trasporto pubblico locale piu' arretrato d'Europa e viaggia almeno 10 anni indietro rispetto a Paesi come Francia, Germania, Regno Unito o Svezia. Costi piu' alti, ricavi piu' bassi e un'eccessiva dipendenza dai contributi pubblici rendono infatti il sistema poco redditizio e scarsamente competitivo. Questa la fotografia scattata nel rapporto Bain & Company sul trasporto pubblico locale, che analizza un campione di oltre 100 aziende e indica alcune azioni per rilanciare il settore. Il trasporto urbano e extraurbano italiano, con 5,3 miliardi di passeggeri ogni anno, 45 mila veicoli fra bus, tram e metro, e un fatturato di 7 miliardi di euro, evidenzia - osserva il rapporto - alcune criticita': la redditivita' negativa, con un risultato operativo (Ebit) di sistema del -2,3% e circa 4 miliardi di euro annui di contributi pubblici, che si traducono in un costo per la collettivita' di oltre 10 milioni di euro al giorno; il gap di produttivita' del 20% rispetto alla media europea (circa 18 mila chilometri per addetto contro la media Ue di oltre 20 mila); e la frammentazione e il nanismo del sistema, che conta oltre 1.200 operatori, ma solo le prime 5 aziende coprono il 27% del mercato. Rispetto al resto d'Europa, il sistema italiano evidenzia una ''minore autosufficienza di mercato'', legata, secondo lo studio, sia alla ''scarsa capacita' di generare ricavi da traffico'' (1 euro per chilometro, contro una media Ue di 1,55 euro/km), sia al ''maggior costo per unita' di prodotto'' (3,6 euro/km contro una media Ue di 2,78 euro/km). L'Italia evidenzia inoltre un ''gap molto significativo'' nei livelli tariffari (l'abbonamento mensile urbano costa 25,7 euro contro i 40,59 di media europea) e una minor velocita' commerciale (10-15% in meno rispetto al resto d'Europa). Le priorita' per rilanciare il settore, secondo il rapporto, sono: innovazione nel modello di governance, separdando regolazione/controllo e gestione; modernizzazione del sistema di aggiornamento delle tariffe; soluzioni ''coraggiose'' per aumentare la velocita' commerciale e incentivare l'uso del mezzo pubblico; superamento della frammentazione. Tutto questo - conclude l'autore, Sandro Orneli - insieme ad ''un sistema di incentivi fiscali, alle fusioni e all'introduzione di amortizzatori sociali, puo' contribuire a un avvicinamento alle best practice europee, sventando cosi' la minaccia di colonizzazione da parte di operatori esteri''. (ANSA).

02/06/2008 19:40
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Il nuovo filobus di Bologna
Salve. Sono Filippo 10 1\2 anni di Bologna.
Qui a Bologna doveva esserci una metrò, ma visto che ci sono dei canali sotto Bologna, hanno (o meglio lo stanno facendo ancora...) costruito un filobus, il Civis, che in molti lo definiscono "tram su gomma". Al sondaggio "Civis: favorevole o contrario?" il 76% abbondante ha risposto contrario, quindi meno del 24% ha risposto favorevole.
La nostra Bologna si deve rassegnare...
02/06/2008 19:45
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Benvenuto!!! Se ti fa piacere, presentati a tutti noi della comunità QUI nell'apposita sezione [SM=g27985] .
03/06/2008 00:04
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Ciao e benvenuto. Il Civis è un filobus a guida ottica voluto dal precedente sindaco per non fare un vero tram, che dava fastidio ai commercianti. Ora si sono accorti che anche il Civis costringerà a non poter più parcheggiare in divieto di sosta, per cui sono tutti arrabbiati. E' una storia che si ripete ovunque, toccateci tutto ma non le macchine.
04/06/2008 14:37
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A proposito di un altro topic...come volevasi dimostrare: i patetici tentativi di adottare sistemi innovativi e giudicati meno invasivi per evitare di pestare i piedi ai soliti noti (bottegai ed automobilomani irriducibili) sono destinati a fallire.
Non esistono sistemi in grado di conciliare un servizio decente e l'indistrurbato perseguimento dei sacrosanti cazzi propri.
C'è solo da sperare che gli amministratori bolognesi (e non solo) traggano le dovute conclusioni da questa storia... [SM=x1406607]
16/07/2008 15:25
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Domani Cascetta a Roma alla presentazione del piano di rilancio della mobilità: "Senza maggiori risorse, trasporti a rischio per caro petrolio e inquinamento"

16/07/2008 - Domani, giovedì 17 luglio, alle 11, 30, presso il palazzetto delle Carte Geografiche in via Napoli 36, a Roma, l’assessore ai Trasporti della Regione Campania, Ennio Cascetta, parteciperà alla presentazione alle forze politiche nazionali da parte di Federmobilità – il forum degli assessori ai Trasporti e alla Mobilità di Regioni, Province e Comuni d’Italia - del piano di rilancio della mobilità collettiva.

“Mai come in questo momento - dice Cascetta, che terrà un’apposita relazione sul tema, in qualità di coordinatore della Commissione Infrastrutture, mobilità e governo del territorio della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome - è assolutamente necessario rilanciare il trasporto pubblico locale.

L’attuale crisi petrolifera sta facendo diminuire vertiginosamente l’uso dell’auto privata, aumentando nel contempo la domanda di trasporto pubblico locale, mentre tra appena due anni i limiti nell’Unione europea alle emissioni di inquinanti, soprattutto le polveri sottili, diventeranno ancora più stringenti e si rischia di chiudere del tutto al traffico privato i nostri centri urbani.

Sono quindi necessarie più risorse per gli investimenti sulle infrastrutture e il potenziamento dei mezzi e per la gestione dei servizi, ma anche maggiore efficienza e minori costi di produzione, cominciando dall’apertura al mercato della gestione del trasporto pubblico e da regole finalmente certe”.
16/07/2008 15:31
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E speriamo che questo piano rilanci un po' la mobilità anche ligure e genovese...
17/10/2008 21:30
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Regioni pronte a restituire delega sui trasporti

l'articolo su www.metroitaliane.it
17/10/2008 21:33
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Al via Mobilitytech con 434 espositori

L'innovazione tecnologica al servizio dello sviluppo dei trasporti e della mobilità. Sono i temi di Mobilitytech, forum internazionale che si è inaugurato ieri alla Stazione marittima di Napoli. Una tre giorni sulla necessità di un piano comune per la mobilità in Italia. Ospiti 434 espositori tra esperti del settore e aziende della monilità. Una manifestazione che, ha affermato l'assessore della Regione Campania ai Trasporti Ennio Cascetta, "serve per fare il punto delle pratiche che si stanno mettendo in campo nelle varie aree metropolitane del Paese, per affrontare quella che ormai è una emergenza di questi anni. Il problema - spiega - è che le città italiane sono molto indietro rispetto alle altre realtà europee in termini di qualità e quantità dei servizi di trasporto pubblico". Nelle nostre città si usano troppo spesso le automobili, in un rapporto di 70 auto ogni 100 abitanti. "Siamo secondi a livello mondiale solo agli Stati Uniti", aggiunge Cascetta. A risentirne non è solo la circolazione veicolare, ma soprattutto l'ambiente. La questione, però, ha una duplice natura: da un lato i vincoli dell'ambiente sempre più stringenti che vengono dall'Unione europea oltre al rispetto del protocollo di Kyoto, dall'altra "sempre più problemi anche per le famiglie a causa dei csoti che comporta avere un'automobile". Per Cascetta, di fronte a questa emergenza, le nostre città "non sono ancora pronte. In Europa siamo al tredicesimo posto nel rapporto chilometri di metropolitana per abitante: l'Italia ha un rapporto di 2,5 chilometri per abitante, a fronte del 5,3 della Francia, dell'8,1 in Inghilterra e del 17 in Norvegia". Nonostante il dato nazionale, in Campania, negli ultimi anni, sono stati realizzati 40 chilometri di metropolitana e 60 sono in completamento per chiudere il cerchio del progetto della linea regionale. A margine di Mobilitytech, Cascetta lancia l'allarme a seguito all'incontro di due giorni fa con il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, l'amministratore delegato di Trenitalia Mauro Moretti e gli altri assessori regionali ai Trasporti. "Mancano all'appello 400 milioni di euro alle Regioni italiane per garantire il contratto dei servizi ferroviari a Trenitalia. Non sono previsti in Finanziaria e il rischio è che gli assessori ai Trasporti di
tutto il Paese rimettano la delega nelle mani del Governo".



Il Denaro del 17-10-2008 num. 193
18/10/2008 10:48
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Se davvero ci fossero 2,5 km per abitante di metropolitana in Italia non saremmo qui a scrivere su questo forum: 2,5km x 58 ml di abitanti fanno 145 miliomi di km di rete, praticamente avremmo tutti una linea di metropolitanta tra la camera e il bagno! [SM=x1405312]
19/10/2008 12:30
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Per chi smentisce dichiarazione del Prof. Cascetta
Nelle condizioni di arretratizza in cusi si trova l'italia in termini si sviluppo delle metropolitane, è giusto lamentarsi.
se però ora ci mettiamo a negare anche c'ò che esiste, ciò che è stato realizzato in Italia, allora significa che ci vogliammo molto male.
Se sommiamo i km di metropolitane esistenti in Italia, la cifra raggiunge appena i 145 km. Questo considerando solo le linee che ricadono effettivamente nello standard UNI di metropolitana (ad esempio, per Napoli considerando solo le Linee 1, 6 e MCNE). Il calcolo è facilmente verificabile attraverso i dati forniti da www.metroitaliane.it
Già siamo in una condizione di arretratezza assolota, rispetto agli standars europei (si cnsideri Madrid che ha una rete matropolitana paragonabbile all'insieme di quelle italiane), mo non ci mettiamo pure a negare ciò che esiste. [SM=x1406607]
19/10/2008 16:37
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Forse bastava solo puntualizzare che si tratta di km per milione di abitanti..

Ennesimo esempio del giornalista ( e non del Prof. Cascetta, sono certo) che scrive senza capire un c.. di quello che dice.
[Modificato da ralco 19/10/2008 16:38]
20/10/2008 08:56
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[SM=x1405314] che confusione garazzi... tra tutti questi numeri non avevo fatto caso che nell'articolo si omettevano le cifre a 6 zeri.
Si tratta di milioni di abitanti! e di 145 milioni di km di metrololitana.
[Modificato da mimiMetro 20/10/2008 08:57]
28/11/2008 02:18
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A proposito delle brutte condizioni in cui versa il TPL in Italia ho letto che a Messina non hanno più i soldi per comprare il carburante per gli autobus e per comprare i pezzi di ricambio dei nuovi tram. Di conseguenza il trasporto pubblico della città dello Stretto è praticamente bloccato a parte pochi bus che riescono a fare ancora qualche corsa! [SM=g27994] [SM=x1405314]
[Modificato da Lory62 28/11/2008 02:19]
21/03/2012 10:44
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Forse l'orizzonte del TPL è meno fosco, l'aumento dei passeggeri farebbe ben sperare, sempre che i nostri bradipeschi politici se ne accorgano tempestivamente e attuino opportune misure finanziarie per uno sperato ammodernamento delle reti urbane e ferroviarie.
Un filino di dubbio viene però, al di là delle fregnacce sul debito pubblico e la crisi economica (per altro provocata ad arte), avendo al governo un gruppo di "tecnici" capeggiati da un economista Bocconiano che, come noto, si basa sul concetto del PIL per stabilire la nostra "benessere", concetto che non annovera tra le varie voci l'abbandono dei mezzi privati ed i mancati cospicui introiti da essi prodotti.
Anche se ci sarebbe da gioire nel leggere questo tipo di notizie, un minimo di amarezza rimane perchè in questo caso vale la massima: "Di necessità virtù" e non è certo per la maggior appetibilità dei mezzi pubblici che i passeggeri aumentano, che come ben sappiamo fanno anguscia in quasi tutta la penisola, ma per un mero aumento dei costi di mantenimento della maledetta scatola metallica unito all'aumento della disoccupazione.
Anche se come diceva il Macchiavelli (che non era un imbrattatore di pecore): "Il fine giustifica i mezzi" tutti noi cittadini vorremmo mezzi assai migliori di quelli che ci propinano le aziende di trasporto cittadino e le ormai allo sfascio ex FS...

www.repubblica.it/economia/2012/03/21/news/rivincita_metro_bus-3...

Benzina alle stelle, l'auto resta in garage così gli italiani riscoprono bus e metrò
Da Roma a Milano boom di biglietti e abbonamenti: aumentano del 30 per cento. Con il carburante verso i 2 euro al litro soprattutto nelle grandi città invertito il trend della storica disaffezione per il trasporto pubblico

di LUCIO CILLIS
Con i carburanti ai prezzi massimi di sempre, meglio lasciare l'auto sotto casa. La crisi, il petrolio da record e l'euro debole, ma anche l'inquinamento atmosferico, stanno cambiando le abitudini degli italiani, schiavi di un parco di oltre 35 milioni di veicoli. Una tendenza che sembra inarrestabile e che sta contagiando milioni di automobilisti pentiti. Automobilisti pentiti che, soprattutto nelle grandi città, ormai usano le quattro ruote solo per il fine settimana, per spostamenti rapidi o per quelli strettamente necessari.

Forse non si può ancora parlare di un amore finito. Ma il rapporto degli italiani con l'auto ha iniziato a vacillare con l'inizio della inarrestabile corsa dei prezzi dei carburanti. E così, tra la bici, la camminata, il motorino o il passaggio chiesto ai colleghi, la scelta cade sul mezzo pubblico. Un'alternativa scomoda, certo, ma economica. Al punto che romani, fiorentini, torinesi e milanesi si mettono in fila per acquistare abbonamenti e biglietti con un boom di richieste fino al 30 per cento in più rispetto al 2010.

CROLLANO I CONSUMI DI BENZINA
La prima conferma di questa evoluzione culturale, viene proprio dal crollo verticale dei consumi di benzina e gasolio vicini ormai alla quota psicologica dei 2 euro al litro: nei primi due mesi del 2012, secondo dati dell'Unione petrolifera, il calo cumulato (diesel più verde) rispetto allo stesso periodo del 2011, è stato del 20 per cento. Ogni pieno di carburante, rispetto ad un anno fa, costa, invece, fino a 30 euro in più, pari a circa 120 euro di aggravio mensile che si aggiungono ai costi già proibitivi dell'automobile: dalla Rc auto (costo medio 500 euro l'anno, oltre 40 euro al mese), al bollo, fino alla manutenzione.

L'ABBONAMENTO CONVIENE
Con i carburanti da record risulta così molto più conveniente spendere i 63 centesimi di euro al giorno richiesti per l'abbonamento annuale a Roma dove si può girare in lungo e largo sulla rete pubblica senza lo stress della guida e delle code. Nella Capitale in queste prime settimane del 2012 si registra un incremento del 6% circa delle emissioni. A Milano i titoli mensili (+33%) e quelli annuali (+20%) hanno registrato un vero e proprio boom di acquisti.

Il boom di abbonamenti, registrati nelle grandi città del Centro-nord, sono anche dovuti all'incremento del prezzo del singolo biglietto. I clienti occasionali del trasporto locale, fatti due conti, hanno scelto la convenienza di una tessera valida per dodici mesi invece dell'ormai costoso ticket che quasi ovunque ha toccato quota 1,5 euro. Tutte motivazioni che in tempi di crisi, permettono di invertire il trend della storica disaffezione degli italiani per il trasporto pubblico.

BUS E METRO CRESCONO
Insomma, bus e metro riescono ad aumentare il numero di abbonati ribaltando una tendenza negativa che ha origini lontane. È vero, i mezzi, soprattutto nelle grandi città, spesso sono sporchi, hanno grossi acciacchi, magari non passano alle fermate così spesso come dovrebbero.
A leggere i dati Isfort sulla mobilità nel Paese, nella parte qualità del servizio e soddisfazione del cliente, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Ma almeno per utilizzo dei mezzi, le cose vanno meglio: l'uso di bus e metro sul totale dei sistemi adoperati per spostarsi, è cresciuto nel 2011 di un punto e mezzo percentuale contro una pari discesa nella preferenza di auto e moto.

IL CONFRONTO EUROPEO
Automobilisti e motociclisti preferiscono salire su mezzi magari sporchi e non sempre in orario, ma che bene o male raggiungono l'obiettivo ad un prezzo ancora accessibile, che pesa per meno del 2 per cento sui bilanci familiari. Nel confronto con il resto del Continente il costo del biglietto del Sud Europa è assolutamente concorrenziale: a Madrid, come a Milano, Torino e (da giugno) Roma siamo a 1,5 euro mentre nel resto dell'Ue si va da 1,7 euro di Parigi, ai 2,3 di Berlino fino al tetto dei 2,4 euro richiesti a Londra. Improponibile poi il paragone tra gli abbonamenti. Nel nostro Paese si va dai 230 euro annui di Roma ai 300 di Milano fino ai 315 di Torino, contro i 523 di Madrid, i 633 di Parigi, i 695 di Berlino e il record di quasi 1.400 euro di Londra.

LA RIVINCITA DEI MEZZI PUBBLICI
La rincorsa di bus e metro sulle auto comincia nel segno delle donne. Durante il 2011 le automobiliste, più degli uomini, hanno scelto di mettere da parte le quattro ruote (con un meno 1,5 per cento di utilizzo) preferendo il trasporto pubblico locale (l'incremento è dell'1,5 per cento rispetto al 2010).

Le difficoltà delle famiglie e la forte disoccupazione che pesa sugli under30 ha poi convinto molti giovani a cambiare le proprie abitudini e a salire sui mezzi pubblici: la crescita degli utilizzatori in questa fascia è del 4,1 per cento (il 25,6 per cento del totale salito sui mezzi nel corso dello scorso anno sono giovani sotto i 30 anni). Tra gli studenti la percentuale sale al 4,5 (sono più di un terzo del totale) mentre nelle grandi città (quelle con oltre 250mila abitanti) il progresso è stato del 3,7 per cento, un dato che spinge la quota media dei giovani presenti su bus e metro verso il tetto del 30 per cento.

Ma oltre agli autobus c'è chi sceglie di cambiare radicalmente le proprie abitudini. Come i disoccupati. Che mettono da parte moto e bus e si spaccano in due partiti contrapposti: c'è chi va a piedi o in bici (più 1,5% rispetto al 2010) e chi, invece, rinuncia a tutto, ma non alle comodità dell'automobile (più 1,7%).

(21 marzo 2012)
21/03/2012 11:21
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Queste sono notizie positive, almeno per quanto riguarda la prospettiva di crescita del TPL [SM=g27988] .
Io stesso sto riducendo davvero al minimo gli spostamenti in auto da e per il lavoro: personalmente sono un privilegiato perché a) ho l’abbonamento aziendale b) i miei spostamenti sono fissi (casa-lavoro, sempre limitati al tragitto periferia-centro o centro-centro)
La percezione che ho girando per Genova è che comunque di auto e soprattutto di moto ne girino sempre troppe. Però Genova ha poche strade e quindi la percezione è “fallace”.
E’ anche positivo che le persone si orientino sempre più verso gli abbonamenti che consentono alle aziende di fare cassa e fidelizzano l’utente.
Con questa prospettiva, dunque, i politici e gli amministratori dovrebbero attuare un’inversione di tendenza ai tagli indiscriminati a corse e linee e, invece, aumentare l’offerta o, quantomeno, riorganizzarla.
Ma sulla lungimiranza della politica in questo settore nutro forti dubbi. [SM=g28001]
21/03/2012 12:44
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Come ho sempre detto, la speranza è che il petrolio costi sempre di più, fino a diventare sconveniente.
Se questo non accade la gente continuerà ad andare in macchina, lo dimostra il fatto che il buon Obama rischia di perdere le elezioni per aver aumentato qualche cent la benzina. Per gli stolti è più importante andare in auto che avere l'assistenza sanitaria.
Quando sento in TV che il prezzo dei carburanti sale io godo, sperando di campare abbastanza per almeno intravvedere la fine di questa maledetta era del petrolio.
Del resto prima o poi deve finire anche se ce n'è ancora, l'età della pietra mica è finita perchè son finite le pietre!
21/03/2012 19:35
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questione di incentivi?
Ho avuto modo di vedere che in certi Paesi andare a piedi/in bicicletta è una qualità che piace ai selezionatori di personale perchè viene vista come forte segno di buona volontà e capacità di fare bene. Da noi, paradossalmente, questo non è sempre valido, anz, alcuni psicologi del lavoro credono che, in un'azienda italiana, il lavoratore debba essere il più possibile vicino all'Italiano medio, con i suoi pregi e le sue pecche,per cui è preferibile non scrivere sul curriculum vitae che non si ama l'automobile alla follia.
Credo che bisognerebbe cominciare a cambiare questa mentalità, se si diffondesse la voce che per trovare lavoro bisogna lasciare l'auto a casa si potrebbe cominciare a vedere un cambiamento di certe abitudini inveterate
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