Ho capito... comincio io...
Per questo concorso "parlaci di te", Eugenio ha chiesto che i contributi fossero spediti per posta elettronica o per lettera alla redazione di TuttoCasarano.
Partecipo a questo concorso rinunciando fin d'ora al premio perche' comuque non possedendo cellulare alcuno, non saprei proprio che farci con una ricarica.
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Uno dei ricordi della mia prima adolescenza mi porta insieme alla mia classe in una stanza di palazzo D'Elia.
Il nostro professore di educazione artistica, un personaggio a dir poco leggendario, ci porto' li' a vedere una mostra di pittura.
Il mio prof lo diceva sempre che la cosa per lui piu' fastidiosa erano i commenti, soprattutto quelli sciocchi (cosa indendesse lui per sensato o sciocco non era molto chiaro).
Non ricordo che tipo di quadri erano esposti, ricordo che i commenti non mancarono soprattutto quando ci trovammo di fronte ad un quadro completamente nero.
Dovete immaginare la situazione, sui banchi di scuola ci stavamo ammazzando per studiare il rinascimento, la prspettiva e tutte quelle belle cose. Ogni volta che gli portavamo un disegno, lui, aveva sempre qualcosa da dire... questo non va bene, questo e' spoporzionato, questo cosi' e questo cosa. Arriviamo ad una mostra e vediamo che l'artista fa quello che gli pare. Non solo se ne infischia della prospettiva, delle proporzioni e di tutto. Ti piazza li' un quadro nero. Nessun soggetto. Una casa, un fiume, una donna, due pappagalli. Niente. Niente. Niente.
Sbuffando il nostro professore ci disse:"Voi dovete capire che l'artista, avendo suscitato in voi la vostra reazione, ha raggiunto gia' il suo scopo. L'arte non e' solo bellezza, e' anche e soprattutto
comunicazione, l'artista attraverso la sua arte ci vuole comunicare un messaggio".
Questa scena mi rimase impressa. Ammiravo i capolavori (in fotografia) dei grandi artisti rinascimentali. E adesso dovevo accettare l'idea che un capolavoro e' essenzialmente un'immagine che ci comunica qualcosa.
Il grande Caravaggio che io ammiro fino all'impossibile, voleva comunicarci qualcosa.
Sigmund Freud vide nel Mose' di Michelangelo una rappresentazione, non tanto del racconto biblico, quanto quella dei rapporti tra l'artista e Giulio II. Lo stesso Freud analizzando i disegni di Leonardo vide una connessione tra questi e la sua omosessualita'. Che Freud avesse ragione o no, non importa, quello che conta e' che il padre della psicanalisi si era sforzato di capire il messaggio di questi capolavori.
Potrei continuare su questa linea, ma credo di aver reso l'idea di quello che voglio dire:
l'arte e' comunicazione, e la comunicazione e' arte. L'artista si distingue da altre forme di comunicatore come lo scrittore dal fatto che il mezzo di comunicazione dell'artista e' l'immagine visiva.
La televisione e' il moderno Michelangelo, che ci piaccia oppure no.
L'arte accompagna la storia dell'umanita' da tempo immemorabile. I nostri avi qualche migliaio di anni fa dipingevano le caverne in cui abitavano con scene di caccia. Oggi nei tempi di Hollywood i quadri non sono piu' di tela o di pietra ma di carne e ossa. L'industria televisiva crea delle opere d'arte. Opere d'arte che cambiano con il tempo e i gusti della gente.
Picasso non sarebbe mai stato considerato un'artista degno di dipingere la cappella sistina, perche' la cappella sistina fu dipinta quando fu dipinta. La scena di Basic Instinct, nella quale Sharon Stone accavalla le gambe sarebbe stata impensabile negli anni 60 (che pure avevano la Monroe).
Oggi l'opera d'arte, delle serate di Gala si chiama Paris Hilton.
Mi sono chiesto parecchie volte se questa mia coetanea e' stupida sul serio o se lo fa perche' sa che queste sono le regole del gioco. Il dubbio resta.
Ma torniamo all'arte. Abbiamo detto che l'arte e' un bisogno dell'uomo. Nessun altro animale dipinge le sue caverne. Ma da cosa nasce questo bisogno?
Cito un filosofo tra i piu' difficli da capire e comprendere. Un filosofo che molti pensano di aver capito, ma che secondo me nessuno puo' afferrare (e questo lo dice lui stesso nei suoi scritti). Scrive Friedrich Nietzsche (non senza una punta di inquietudine, a quanto pare): "
Flucht vor der Langenweile ist die Mutter der Künste", la fuga dalla noia e' la madre di tutte le arti.
Che sia musica, scultura, pittura, la filosofia o quant'altro (probabilmente anche la scienza e la tecnica devono essere considerate arti) queste sono a suo avviso figlie della noia.
Condivido questo pensiero. Anch'io penso che la noia spinga alla creativita'. Noia puo' essere intesa come mancanza di scopi e obiettivi, ma anche come routine. A questo insopportabile senso di noia si puo' reagire in modo positivo (appunto creando qualcosa di bello o di utile) o negativo (distruggendo panchine, bevendo, drogandosi, dar fastidio agli altri, impicciarsi degli affari altrui, ecc..).
L'industria moderna (e quella cinematografica non fa eccezione) tende a creare e a esasperare ogni bisogno umano al fine di tradurlo in dollarozzi sonanti.
Anche la noia fa parte di questo. Non e' difficile esasperare la noia che ognuno di noi inevitabilmente prova. Ci fanno vedere un mondo straordinario. Mi e' capitato piu' volte di vedere qualche puntata di Bay Watch. Ragazze perfette, i ragazzi anche (almeno presumo, visto che io preferisco le ragazze). Ma soprattutto le spiaggie di sabbia quasi bianca, perfetta. Il cielo sempre esageratamente azzurro, il verde degli alberi invece pure. Tantissimi coloriche ci tengono svegli.
Poi ci risvegliamo e ci ritroviamo una vita tutt'altro che perfetta. Una vita noiosa, ripetitiva, dalla quale vorremmo fuggire. La televisione ci offre questi modelli, molti di noi amano consumarli, diventandone dipendenti. Volendone sempre di piu'. Sempre di piu', sempre di piu'.
Non so fino a che punto le ragazze o i ragazzi di oggi aspirano ad essere come i divi della televisione. Cosi' come non so fino a che punto coloro che girano con la maglietta del Che aspirano ad essere come lui (o sarebbero disposti a fare quello che ha fatto lui).
Credo piuttosto che questa, come da millenni, e' solo la manifestazione di un senso artistico. Un senso che personalmente non condivido. Un senso che mi fa senso. Ma poi penso alle parole del mio professore di artistica e dico: "aveva ragione lui, l'artista vuole solo suscitare una reazione. E riuscendoci ha raggiunto il suo scopo".