Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

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Philosophy In A Tea Cup

Ultimo Aggiornamento: 31/01/2007 20:45
26/04/2005 01:01
 
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Io per motivi di tempo ho abbandonato Luigi's Mansion 7yt65

Quando ritroverò un pò di tempo me lo voglio ricomnciare (non ricordo più a che punto l'ho lasciato)




sarà il profumo di questa città
sarà la musica che viene da lontano
sarà l'estate che brucia nelle vene
sarà il passato che ancora mi appartiene
adesso siamo qui







27/04/2005 12:36
 
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Io ho abbandonato un mucchio di titoli tra cui ToS (a metà), Splinter Cell 2 (ultimo quadro), e Paper Mario (al boss finale). Non è colpa mia. E' che il GC ha troppi giochi che mi piacciono. Ora sono su Beten Kaitos e magari lo finirò pure...74re643ee



27/04/2005 13:46
 
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Prima di tutto faccio i compliemnti per la discussione seria e intelligente: su NeO non se ne vedono... ora torno OnTopic!

Per il discorso dei giochi interrotti, io sono un pò il contrario: finchè non finisco quello che ho per le mani, non ne compero un altro, forse anche perchè i miei gusti non mi portano a comperarne mai più di un titolo al mese... (tipo ora che tra DS e Xbox devo pianificare con calma... il GC non ha nulla in questo momento, a parte MP2 che mi attiri)... solo un titolo mi ha portato ad "abbandonarlo" momentaneamnete, Halo. Mi ero fermato alla terza missione dopo che il CD si era danneggiato, mentre mio fratello già l'aveva finito... dopo che ce l'hanno sostituito, non l'ho usato in Single Player per 2 mesi... poi mi sono deciso a finirlo.
Effettivamente c'è UN fioco che mai ho finito e mai finirò (sebbene proprio ieri ne abbia visto il finale): Zelda TWW. Un giuoco come l'avete definito, "una botta e via". Iniziato tutto contento, continuato altrettanto, poi sempre meno, fin quando al secondo tempio mi sono proprio stufato, non mi attirava più... peccato direi, ma non l orpenderei mai in mano di nuovo credo... preferisco i giochi con grande rigiocabilità (Halo, automobili, combattimenti...) più che le avventure epiche. Tutto qui.



PGR3Racer - Life begins at 170mph
27/04/2005 14:30
 
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Ecco. Anche MP2 l'ho abbandonato a poco più di metà.

Il discorso di Zelda non posso non capirlo. Come ha già detto altre volte è abbastanza deludente come episodio. A mio parere già Beyond Good & Evil avrebbe potuto essere superiore se solo fosse un po' più lungo e non lineare com'è effettivamente.

Credo che lo scopo dei videogiochi sia semplicemente quello di divertire. Quando non divertono più tanto non ha senso starci davanti. Posso pure capire che il buttare i soldi non sia il massimo, ma non credo che vada vista da questo punto di vista. Quando compro un gioco so di investire una somma abbastanza alta e con rischio forte di non avere un ritorno. E' un rischio che sono disposto a correre perché so che quando imbrocco il gioco giusto ho un ritorno molto grande in fatto di emozioni.



27/04/2005 15:00
 
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Io ho circa 60 giochi, e quelli che ho finito sono:

Zelda Link's Awakening;
Mario Kart DD;
MGS:TTS;
Super Smash Bros. (N64);
Kirby 64;
Tom e Jerry (PS);

Forse altri due o tre per N64.

Sono un po' pochi (molto pochi), ma in molti sono al boss finale che non riesco a battere (2 esempi su molti giochi: Luigi's Mansion e Paper Mario 2), altri, come i 2 Mario in 3D li ho finiti, ma non ho tutte le stelle e i soli.
Probabilmente è perchè due o tre anni fa non ero un gran videogiocatore, che ora però sono.
Poi, le altre cause, sono forse il poco tempo (con lo studio), la poca voglia (quando ci si blocca e non c'è la voglia di andare avanti), e la grande quantità di titoli (non c'è tempo di finire Metroid Prime, che già esce Zelda *è un esempio*).

27/04/2005 22:13
 
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Finora l'unico gioco ke nn ho finito é stato Crash Team Racing su PSOne (incontrai x strada un gioco chiamato
Mario Kart 64... tyhgfd )

Cmq x me i Vg sono mondi della fantasia,scappattoia da questo mondo,spesso immaginati da grandi sognatori come Shigeru...
(ANEDDOTO NOIOSO) quando mi mollò la mia fida (novembre...sigh! 34wwe 34wwe ) ero molto depresso,ma a salvarmi c'era un gran bel gioco:Paper Mario 2!!!Amo quel gioco con tutto il cuore 8iuyy
e,se potessi,ringrazierei particolarmente Shigeru e Mario x quel gran giocone dresrf



28/04/2005 00:33
 
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a me capita magari di non finirli al 100% come i trofei di mario party 4, o le monete blu di mario sunshine ( ma questo prima o poi le prendo tutte ! ), ma di solito, il gioco me lo godo fino alla fine.

per gc non ho finito solo metroid prime, praticamente non ci capisco un cavolo, gli fps non fanno per me, tutto qui.


ps. possibile che si deve far sempre un confronto tra forum, e basta dai ragazzi ^^
ma che vi racconto quello che faccioo sugli altri 7 forum a cui sono registrato ?

[Modificato da Dr.Stewart 28/04/2005 0.34]




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29/04/2005 00:51
 
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Re:

Scritto da: Leidy 27/04/2005 14.30
Credo che lo scopo dei videogiochi sia semplicemente quello di divertire. Quando non divertono più tanto non ha senso starci davanti.



A dir la verità non mi aspettavo una frase del genere da Leidy gerty

Non la condivido molto.

Insomma, che la frustazione possa essere uno dei motivi di abbandono di un videogioco sono daccordo (Pokemon Colosseum [ma che cmq alla fine ho finito])

Però non credo che l'unico scopo di un vg sia quello di divertire e basta.
Infatti mi immedesimo molto in ciò che ha detto Phantax.

I videogiochi sono belli perchè ti danno la possibilità di essere più volte te.
Di impersonare ogni volta personaggi diversi, di vivere tante e tante situazioni nuove.
Con essi puoi viaggiare all'infinito, e rifugiarti in luoghi che riescono a lenire anche "reali" ferite profonde.




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Eppure io mi ritrovo d'accordo con Leidy... i VG non devono farci scappare dalla realta per trovare sollievo dai dolori possibili che ci colpiscono, devono solo divertire, far scaricare la tensione. A mio parere estraniarsi per non sentire + nulla, non è molto "sano", non impariamo ad affrontare la realtà, la fuggiamo, e quando alla fine inesorabilmente ci si parerà davanti? Forse non è qiuesto che intendevi, ma è solo per dire che per questo aspetto do ragione a Leidy.



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29/04/2005 09:09
 
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il fatto è che esistono diversi tipi di videogiochi.
il punto è sempre quello.
Se voglio rilassarmi, solo un'attimo per divertirmi, allora prendo un arcade di stampo classico, se invece voglio vivere delle emozioni più grandi, beh, penso che mi metterei a fare un ocarina of time, ppure uno strepitoso episodio di pikmin.
oltretutto nella seconda categoria, il divertimento non manca di certo, solo che sono giochi in cui bisogna pensare, ragionae prima di fare delle azioni, ma tutti secondo me rientrano nella categoria del divertimento ( se un gioco è ben fatto sia chiaro )



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Re: Re:

Scritto da: samus-aran 29/04/2005 0.51

I videogiochi sono belli perchè ti danno la possibilità di essere più volte te.
Di impersonare ogni volta personaggi diversi, di vivere tante e tante situazioni nuove.
Con essi puoi viaggiare all'infinito, e rifugiarti in luoghi che riescono a lenire anche "reali" ferite profonde.



quindi, ti divertono: per divertimento non si intende solo realizzare una catena a puyo pop, ma ogniuna di queste situazioni da te descritta diverte, a modo suo.
29/04/2005 23:39
 
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beh, comunque oggi sfoglianod varie riviste ho trovato argomenti interessanti....

quindi il topic in questa fase potrebbe farsi molto interessante.

allora...basta con la ricreazione, in classe ragazzi, e richiamate Munbo che starà al bagno a farsi le canne...dai Charmy vai tu a chiamarlo, Samus, prendimi un gessetto dalla bidella, e tu Leidy dì a quel caciarone di Radical di fare silenzio.....dresrf dresrf dresrf dresrf
profusd

ragazzi aprite il libro a pagina 23, allora oggi vedremo Gary Penn..

Gary Penn ha scritto un piccolo testo sulle STORIE nei videogiochi.
Dopo alcune serie di discorsi mettendo a confronto le storie dei vecchi videogiochi con quelli nuovi ( in cui sinceramente sono daccordo solo in parte ma il punto non è questo )

verso la fine scrive :


Oggi nei videogames (...) l'obiettivo non è quello di creare storie per i giocatori, ma di creare opportunità affinchè i videogiocatori possano raccontare le loro storie mediante l'equivalente delle delle marionette teatrali ( fornire ai giocatori un repertorio adatto e uno spazio drammatico in cui poterlo usare ), ottenendo infine qualcosa da raccontare.

(...)

il gioco deve essere reso attraente per chi gioca ( gli attori ) e non per per chi guarda ( il pubblico )


Praticamente la frase finale è stata applicata solo al mondo dei videogiochi, nessun altro tema off topic.
Non dice certo che al cinema la gente non debba divertirsi o provare emozioni, o che si devono solo divertire gli attori mentre hanno girato il film, sia chiaro.


insomma, voi cosa ne pensate al riguardo ?
Il discorso è semplice mi pare no ?


[Modificato da Dr.Stewart 29/04/2005 23.40]




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ah si...la mia idea aspetto un pochino a dirla...ma penso che riguardando bene il post si sia capita.



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Molto interessante.
Cos'è la narrativa videoludica, e come va strutturata?
Intanto, credo di non sbagliare se definisco il videogioco come convoluzione ed evoluzione di due istanze della comunicazione contemporanea:

1) la contestualizzazione. Il videogioco è anche e soprattutto la definizione di un contesto delle azioni del nostro avatar. Se non c'è un mondo che lo giustifica, il nostro personaggio perde significato. Guarda caso, la creazione riflette completamente la personalità del creatore, e lo farà anche a livello di interazione dell'attore con il contesto.

2) proprio l'interazione. Non è certo la prima volta che il ricevente gioca una parte attiva nella comunicazione. Tutte le avanguardie del ventesimo secolo ci hanno provato, e l'esperimento più riuscito è stato quello del teatro, da Pirandello in poi. In teatro, coinvolgere il pubblico è un gioco da ragazzi: basta saltare dal palcoscenico, improvvisare, e magari far salire qualche spettatore fortunato. Solo, nessuno aveva mai voluto farlo prima.

Il limite odierno del videogioco è che è appunto una soluzione di compromesso fra queste due istanze: certo, se paghi il biglietto puoi salire sul palco e fare quello che vuoi, ma ogni singolo aspetto della tua performance è regolato dal contesto. Non puoi fisicamente andare fuori personaggio, e ogni tua azione è già stata predeterminata: non riuscirai mai a sapere con certezza se sei tu che giochi, o il game designer che gioca con te.
Certo, con un set dinamico di regole e attori, si può arrivare ai livelli del Living Theatre (teatro dalle caratteristiche simili alla descrizione di cui sopra - è significativo sottolineare come in questo modello di teatro non esista una figura centralizzata di regista), ma al momento questo modello è fattibile solo con un MMORPG, come Second Life, in cui questo concetto è sviluppato in maniera abbastanza interessante.

E' davvero tardi, e non ho più idee. Se mi viene in mente qualcos'altro, la scriverò.
Scusate per l'assenza prolungata su questa discussione, ho avuto problemi di vita reale (e mi sa che a breve ne avrò ancora di più). Prima o poi risponderò a tutti, dato che mi sa che ho suscitato polemica nelle scorse pagine... ma non dovrebbe essere niente di indesumibile dai moduli standard del Radical-Thinking.

_____________________________________

Passioni
Danzare con il fuoco nei piedi nella notte
Pensieri
Aprire gli occhi davanti a un cielo terso
30/04/2005 10:01
 
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Radical innanzitutto complimenti...postare alle 4 di note non ci era mai arrivato nessuno...dresrf
per la parte finale nessun problema, non ti preoccupare, nessuna polemica, logicamente ognuno di noi ha le proprie idee in fatto di videogiochi e compagnia bella e nessuno si è offeso, mi sembra che anche se siamo rimasti ognuno della propria idea ( come poi è giusto ) sia stato fatta la cosa nel segno del rispetto più grande.



1) la contestualizzazione. Il videogioco è anche e soprattutto la definizione di un contesto delle azioni del nostro avatar. Se non c'è un mondo che lo giustifica, il nostro personaggio perde significato.



E quindi anche per il fatto che noi abbiamo bisogno di episodi da poter raccontare, come ho postato sopra.
Il videogioco secondo me in questo momento deve essere paragonato ad un qualcosa di televisivo, o un evento sportivo, insomma qualcosa su cui poter dire agli amici, al bar, alla sorella, al fratello, le nostre esperienze, solo che in questo caso non le fa Tom Cruise, non le fa le mutande di Pippo Baudo ( pur se difficilmente potremmo considerarla una cosa di alto livello...), nè Beckham, nè Schumacher.
Le facciamo noi, ci godiamo a farle, e poi a raccontare quanto siamo stati bravi...o come ci siamo emozionati.

Personalmente penso che il punto attuale sia questo.


Il limite odierno del videogioco è che è appunto una soluzione di compromesso fra queste due istanze: certo, se paghi il biglietto puoi salire sul palco e fare quello che vuoi, ma ogni singolo aspetto della tua performance è regolato dal contesto. Non puoi fisicamente andare fuori personaggio, e ogni tua azione è già stata predeterminata: non riuscirai mai a sapere con certezza se sei tu che giochi, o il game designer che gioca con te.



Su questo hai già preso uno degli argomenti futuri che metterò in questa discussione.








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01/05/2005 01:04
 
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Oggi nei videogames l'obiettivo non è quello di creare storie per i giocatori, ma di creare opportunità affinchè i videogiocatori possano raccontare le loro storie mediante l'equivalente delle delle marionette teatrali ( fornire ai giocatori un repertorio adatto e uno spazio drammatico in cui poterlo usare ), ottenendo infine qualcosa da raccontare.



Uhm....si e no....

Cioè, come ho già detto in un'altro post, il bello di un videogioco è anche quello di calarsi in un nuovo mondo, immedesimarsi in un personaggio più o meno simile a te, e affrontare cose e avvenimenti che nella realtà magari uno non farebbe.

Tanto per fare un'esempio, io sono un'animale metropolitano, non adoro la campagnia col verde, i fiori, le farfalle che svolazzano ecc ecc.
A me il verde piace solo se accanto c'è una bella distesa di cemento con le auto ferme nel traffico......
Però poi gioco ad animal crossing in tutta tranquillità, andando in giro a piantare fiori, alberi da frutta, e a pescare al fiume.

E' come un'attore che decide di fare quel mestiere per avere la possibilità di vivere più e più esperienze, di provare ad agire in base ad un diverso modo di pensare.

Quindi sì, "creare opportunità affinchè i videogiocatori possano raccontare le loro storie mediante l'equivalente delle delle marionette teatrali", va bene.

Ma anche direttamente storie già pronte solo da dover vivere.


il gioco deve essere reso attraente per chi gioca ( gli attori ) e non per per chi guarda ( il pubblico )



Bhè ovvio.
Anche se io un certo PAPER MARIO preferisco guardarmelo tipo film piuttosto che giocarlo.
Ma questo è una cosa mia dsadsad
Tanto lo sapete che non sono molto normale no ?

[Modificato da samus-aran 01/05/2005 1.06]





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Scritto da: Charmy bee 29/04/2005 18.17


quindi, ti divertono: per divertimento non si intende solo realizzare una catena a puyo pop, ma ogniuna di queste situazioni da te descritta diverte, a modo suo.


Solo una parentesi per chiudere il discorso che avevo aperto. Poi leggerò i papiri che avete scritto e dirò la mia.

Samus, quello che ha detto Charmy è proprio quello che intendo io. Per divertimento intendo la capacità di trasmettermi qualcosa che non sia la noia. Quindi tutto quello che hai detto tu per me rientra nel concetto di divertimento di cui parlavo.
Quando mollto Paper Mario 2 al boss finale non è per la sfida. E' perché qualcosa in me m'ha fatto dire "Chissenefrega di come finisce. Ho altri giochi". Mi aveva annoiato e nulla mi spingeva a sbattermi per finirlo.

[Modificato da Leidy 02/05/2005 12.19]




02/05/2005 12:51
 
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Dottò. Questa volta ci sei andato pesante. E' uno sbattimento rispondere...4weras

Comunque...grttrd

Sinceramente mi sembra che questo Gary Penn abbia tenuto in considerazione solo una limitata parte di quello che è veramente il panorama videoludico.
Mi sembra che tutta la schiera di narratori giapponesi come -l'ormai da me troppo citato- Sakaguchi che nasce per essere proprio uno scrittore, e quindi un racconta storie, venga ritenuto parte del passato.
Mi sembra che questo Gary Penn abbia preso in considerazione titoli come The Sims o qualche MMORPG (come ha detto Radical) dimenticando tutto il panorama orientale che è di altra scuola.

I videogames certamente tendono a dare sempre più possibilità di immedesimazione nel personaggio, interazione con gli ambienti, ecc... dando sempre più realismo. Ma non mi pare assolutamente che la strada che stanno prendendo sia quella del rendere il giocatore, narratore.
Il videogioco è principalmente un racconto in cui si ha la possibilità di essere parte attiva.
La stessa componente esterna a quello che possiamo vivere sullo schermo è molto influente. Ossia la chiacchierata con gli amici. La possibilità di condividere un qualcosa di vissuto in comune è fondamentale per decretare cosa sia passato e cosa sia futuro. Quello che ti porta ad isolarti e quello che ti porta a rapportarti. A discutere. A crescere.
Quando il giocatore diviene puparo non si sa quello che viene fuori, ma sicuramente non c'è una gran possibilità di condividere la cosa poiché la tua esperienza è unica. E questo "unica" è da intendersi nella cezione negativa del termine.
Ci sono giochi, invece, che dopo anni fanno parlare di loro proprio per le avventure che ci hanno fatto vivere e quindi le emozioni. Questo è possibile grazie a tutti quei narratori che hanno la fantasia di fare qualcosa che vada oltre ad una singola scena scollegata da tutto il resto come accade quando sposi tua moglie in The Sims o uccidi un povero villico in un altro gioco (anche se dopo ti verranno a cercare in 100.000).
Ecco. Credo che la possibilità di condividere qualcosa, di scambiarsi le sensazioni del modo in cui si è vissuto un determinato avvenimento drammatico, decretino il successo e quindi la vita e la strada che debbano prendere i videogames.
Ecco quindi che ancora una volta ripeto che secondo me il risultato "finale" sarà il film realtà virtuale, in cui quindi, uno sceneggiatore esterno ci sarà e noi saremo ancora i suoi compiacenti burattini.



02/05/2005 20:27
 
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Re:

Scritto da: Leidy 02/05/2005 12.51
Ma non mi pare assolutamente che la strada che stanno prendendo sia quella del rendere il giocatore, narratore.
Il videogioco è principalmente un racconto in cui si ha la possibilità di essere parte attiva.
La stessa componente esterna a quello che possiamo vivere sullo schermo è molto influente. Ossia la chiacchierata con gli amici. La possibilità di condividere un qualcosa di vissuto in comune è fondamentale per decretare cosa sia passato e cosa sia futuro. Quello che ti porta ad isolarti e quello che ti porta a rapportarti. A discutere. A crescere.



(...)noi saremo ancora i suoi compiacenti burattini.



secodo me la cosa è da intendere come passo successivo dopo aver giocato.

nel senso che il giocatore diventa narratore delle proprie gesta inun secondo momento, dopo aver provato certe cose e non direttamente sul gioco ( che diciamo era più che altroil tema del prossimo argomento...).
Nel senso che per esempio, 20 anni fa...Zelda per il nes, per quanto bello, la trama era solamente una scusa per il gioco, la principessa rapita come al solito bla bla bla...l'eroe che la salva il cattivone di turno ecc.

Oggi la cosa non si è persa ma giocare circa 15 anni ddopo a Majora non ti porta più alla solita storia del salviamo il mondo, ma a scoprire storie ( Anju e Kafei in primis ) racconti ( la nonna di Anju ) segreti ( la maschera dell'Oni Link ) ma anche divertimenti ( i minigiochi ce ne sono a bizzeffe...) che non tutti sono riusciti a provare, per come uno vive il gioco, per come ad uno stà simpatico un dato personaggio ecc.
insomma Hirule di 20 anni fa, è una città di sfondo.
Termina è una città viva, certo sempre certi limiti tecnici, ma che può cambiare da persona a persona, per come prova ad andare avanti, e la persona in questione, può benissimo raccontare le sue storie tra amici, conoscenti in riviste e forum specializzati ecc. e magari vantarsi di cose/emozioni che altri non hanno visto, ma differente da un semplice record.



peer la seconda frase, direi che noi da burattini, piace farci spappolare dai programmatori se un gioco è ben fatto...un discorso un pò masochista dresrf




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Non credo che si riferisse al passo successivo all'aver giocato. Lo dico in merito di 2 piccoli esemi del passato. Uno sul fronte orientale e l'altro sul fronte occidentale.

Per l'oriente prendo ad esempio Final Fantasy, che con il passare del tempo proponeva sempre più trame articolate e sempre meno lineari. Ecco quindi che in un intervallo di tempo che va dal 1987 al '94, con tutti gli episodi che vanno dall'I al VI, la saga di FF arriva a creare, con l'ultimo episodio preso in considerazione, un mondo e una trama studiati in modo molto complesso così da rimanere ancora oggi un mito fuori dal tempo e che ancora oggi fa parlare di se. Dopo averci giocato.

Per l'occidente invece tiro fuori un gioco che ho amato ai tempi dell'Amiga. Zack Mc Cracken (spero di averlo scritto giusto). Si trattava di un avventura grafica un po' come il famoso Monkey Island. La terra era invasa da degli alieni con una testa particolare a forma di "8". Tu eri Zack, naturalmente, un cittadino comune. Il bello di questo gioco era che per andare avanti nell'avventura non dovevi sempre e per forza usare un unico sistema per compiere determinate azioni e questo portava a dicutere con gli amici dei vari modi con cui compivi le azioni. Scoprire se avevate fatto nel medesimo modo o no. Ridere scoprendo chi aveva fatto la cosa più assurda, ecc...
Insomma, già allora il gioco usciva dallo schermo per permetterci di viverlo fuori.

Alla fine, come ci insegna Andrea Babich, è dai tempi di Donkey Kong che i giochi presentano una struttura narrative, e quindi è da allora che c'è la possibilità di creare qualcosa di non lineare. Forse non lo ha fatto Miyamoto che si è sampre tenuto entro i canoni della semiotica convinto (a torto o ragione) che questa basti per apprezzare un gioco. Ma comunque tutto questo c'era già prima.

Tutto questo per dire, come ho scritto all'inizio, che secondo me Gary Penn non si riferiva al dopo aver giocato, ma alla strada che hanno preso i videogames.



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