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NON SCORDIAMO KAROL WOJTYLA!

Ultimo Aggiornamento: 09/09/2009 01:02
04/06/2009 01:17
 
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"WANDA IMBARAZZA IL VATICANO"
Giacomo Galeazzi per "La Stampa"

«La familiarità con Wanda ha suscitato malumori e dubbi. Divenne Papa restando uomo perché la sua affettività non fu soffocata dal seminario ». Monsignor Adam Boniecki (dal 1964 stretto collaboratore di Karol Wojtyla a Cracovia e a Roma, dove ha diretto per 11 anni l'edizione polacca dell'«Osservatore romano») ha visto maturare la frequentazione e l'epistolario tra Giovanni Paolo II e la «carissima Dusia». Il suo ufficio affacciato sul cortile arcivescovile è «il rifugio dove si nascondevano Wojtyla e gli altri seminazisti clandestini per sfuggire alle retate dei nazisti».

Perché il carteggio suscita scandalo?
«Si pensa al Papa come ad un essere spiritualizzato, fuori dalla realtà, invece Wojtyla ha sempre mantenuto la propria umanità. Quella tra lui e la Poltawska non è solo una corrispondenza durata 55 anni, è molto di più. Wojtyla sentiva che Wanda aveva sofferto per lui nel lager e ha sempre avvertito responsabilità verso di lei. L'ha anche fatta operare da specialisti a Bangkok».

Cosa disturba in Vaticano?
«Wanda si sente l'unica persona al mondo a conoscere la verità e a sapere come fosse davvero Wojtyla nella sua grandezza e complessità umana. Tra loro scorreva un flusso esclusivo di contatto e comunicazione. Lei è l'unica che sa tutto questo. Le loro lettere sono personalissime, rivelano un calore umano e una fiducia assoluta. Wojtyla le scrive che è stata la Provvidenza a portarla da lui. Il giorno in cui divenne vescovo, uscì dalla chiesa presentandola come sua sorella.

Un legame fortissimo, da parte di entrambi. Tra loro si chiamavano fratello e sorella. Si scrivevano pensieri, meditazioni in uno scambio continuo. Sono più che lettere, è un dialogo privatissimo, ininterrotto. Accanto a Wojtyla, Wanda è cresciuta come donna e come medico, approfondendo i temi dell'amore, della famiglia».

Wanda racconta di aver chiesto a Benedetto XVI cosa fare del carteggio con Wojtyla e di essere stata autorizzata a disporne liberamente. E' così?
«Non so quanto e cosa Wanda abbia consegnato alla postulazione. E' giusto vagliare tutto, ma tra i documenti già acquisiti nella "positio" c'è già molto della Poltawska. Don Stanislao ha sempre provato un disagio, quasi un fastidio per questa familiarità. C'è l'abitudine a papi distanti, senza contatti con le donne. Wanda è coraggiosa a far emergere l'esistenza di un legame così forte».

Don Stanislao lo nega. Perché?
«Da sempre in Vaticano e in Polonia molti storcevano il naso perché "una donna sempre attorno al Papa fa una cattiva impressione e non è abbastanza discreta". Ricordo una volta al "Gemelli" dopo l'attentato, la gente aspettava che Wojtyla si affacciasse per la benedizione invece, dalla finestra accanto, videro Wanda. Oppure per le messe nella cappella privata del Papa.

Lei abitava a Borgo Pio, a due passi dal Vaticano, in una casa presa in affitto da una famiglia che abitava all'estero. Spesso la mattina andava alla messa privata del Papa con le pantofole della notte. Forse aveva male ai piedi per i suoi guai fisici, però era un'impressione per molti sgradevole vedere una donna che entra in pantofole nell'appartamento papale».

Vede ostacoli alla beatificazione?
«Il relativismo dei meeting ad Assisi e il bacio al Corano, sono quelli gli impedimenti. Ma non si può far finta di ignorare una corrispondenza di mezzo secolo. Nel tono delle lettere Wanda sembra innamorata. In un certo modo è amore e questo è una cosa bellissima. E' l'odio ad essere negativo, non l'amore. Dall'epistolario esce una nuova pagina dell'umanità di Wojtyla, capace di essere amico di una donna. Attorno alle lettere ci sono speculazioni, ma tra loro c'è qualcosa di speciale, come tra San Francesco di Sales e Giovanna de Chantal».


Karol Wojtyla Cosa preoccupa di questo rapporto?
«Don Stanislao è stato cresciuto da Wojtyla come un figlio. Nella sua assoluta fedeltà aveva quasi un'ossessione: occuparsi dell'immagine del Papa. Non voleva nessuna ombra e questa donna, una psichiatra accanto a Wojtyla, lo preoccupava. Appena eletto Wojtyla le scrisse una lettera lunghissima, d'impulso, quasi come un fidanzato a una fidanzata. Aveva il coraggio di restare un uomo normale anche da Papa».

Troppo libero per le consuetudini ecclesiali?
«Ha frequentato l'università e mantenuto amicizie con ragazzi e ragazze. Quando i nazisti ghettizzavano gli ebrei, lui per protesta si mise accanto ad un'ebrea, non ad un ebreo. Aveva una fisicità spontanea. Faceva vita pratica, non solo religiosa. Ho parlato con due amiche attrici di Wadowice e ognuna delle due pensava che Wojtyla fosse innamorato di lei. Era molto legato anche a un'altra ragazza ebrea emigrata prima della guerra.

Insomma, un uomo come gli altri. Per questo da Papa ha fatto discorsi sull'amore mai sentiti prima. Qui nel dopoguerra il sacerdote non poteva camminare per strada accanto alla sorella veniva sospeso «a divinis» se portava in moto una donna. Lui è sempre stato libero da quel clima oppressivo».





I giornali polacchi: è un santo...
Giacomo Galeazzi per "La Stampa"

Le lettere «personalissime» tra Karol Wojtyla e Wanda Poltawska tengono banco su giornali, siti Internet e tv, soprattutto in Polonia. La «Gazeta Wyborcza» si chiede se il copioso epistolario possa ritardare la beatificazione di Giovanni Paolo II e fa riferimento ad aggiunte alla «positio», la raccolta dei documenti allo studio della Congregazione per le Cause dei santi.

Dà notizia del caso anche il cattolico «Tygodnik Powszechny» (il giornale stampato a Cracovia che ha avuto come editorialista Wojtyla prima dell'elezione al Soglio di Pietro) evidenziando che «alla beatificazione bisogna dare tutto il tempo necessario senza essere impazienti» e che «il carteggio tra i due non mette in dubbio la certezza della santità del Papa, in quanto l'amore non è un sinonimo di peccato e la profonda amicizia che unisce i grandi santi con le donne non diminuisce la loro santità».

Riprende il tema anche l'edizione polacca di «Famiglia Cristiana», diretta dall'editore delle memorie di Wanda Poltawska, padre Tomasz Lubas. Secondo cui «le lettere raccontano un connubio spirituale di straordinaria intensità dal quale emerge tutta l'umanità e la ricchezza interiore di un uomo e di una donna capaci di donarsi completamente in un'amicizia senza fine».

Intanto il relatore della causa, il domenicano padre Daniel Ols spiega che «le procedure seguono i tempi necessari» e non conferma né smentisce l'ipotesi secondo cui la beatificazione dovrebbe arrivare nell'aprile 2010. «Questo dipende da come andranno le cose - sottolinea -. Benedetto XVI ci ha chiesto, nei confronti della causa di Giovanni Paolo II, priorità ma allo stesso tempo che il lavoro sia fatto bene e dunque con la massima accuratezza».

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