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Il parere dei fedeli

Ultimo Aggiornamento: 24/05/2007 02:48
23/07/2005 16:36
 
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Saluto in provenzale per il Papa
Caveri:"Un altro Papa che ama le nostre montagne"

Benedetto XVI ha salutato in francoprovenzale! Questa è stata sicuramente la curiosità in assoluto della domenica ad Introd. Per altro, l'immagine di questo Papa in bianco fra gli alberi verdeggianti di Les Combes ed i colori accesi dei geranei che ornavano l'altare resterà nei nostri occhi. Un altro Papa che ama le nostre montagne e che ersprime simpatia oer i valdostani. Non è certo cosa di tutti i giorni.

24/07/2005 03:26
 
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L'antagonista di Kung : Jungel
Il nuovo papa, per il teologo protestante Eberhard Jüngel : “Meglio un conservatore intelligente che un liberale stupido”



Parole del professore di teologia sistematica all’università di Tübingen, Eberhard Jüngel, che è uno dei teologi protestanti più in vista in Germania, per molti anni capo della Facoltà di teologia dell’EKD (chiese evangeliche tedesche) e dal 1973 – 2002 membro del sinodo. E' stato chiamato scherzosamente dall' allora presidente della repubblica tedesca Richard von Weizsäcker “ il Ratzinger della chiesa evangelica”.



Intervistato sulla personalità del nuovo pontefice e il suo conservativismo, Jüngel mette in guardia contro il pericolo dei clichè. Secondo lui il nuovo papa pensa alle grandi tradizioni teologiche e filosofiche dell’Occidente e lascia capire che non cede ad ogni moda, ma che educa la propria capacita di giudizio sulle grandi linee di pensiero e soprattutto sui testi biblici. Nel suo libro “ introduzione al cristianesimo” esprime molti paralleli con il pensiero evangelico ed in molti suoi libri parla piuttosto come Lutero e Zwingli, Schleiermacher e Karl Barth, un linguaggio che raggiunge anche non-teologi.



Nel suo molto discusso “Dominus Jesus” precisa nella prima parte che Gesu Cristo è l’unica parola di Dio e l’unico Signore della chiesa e qui siamo tutti d’accordo. purtroppo nella seconda parte sostiene che il mondo protestante non è chiesa ma solo “ comunità “; qui c’è da sperare che il papa ci ripensi. Dominus Jesus è ritenuta pubblicamente da diversi esponenti della chiesa evangelica come un'offesa.

Nonostante il chiaro divieto che i protestanti partecipino all'Eucarestia, durante il funerale di Giovanni Paolo II Ratzinger ha dato la comunione al fondatore evangelico di Taizé, Roger Schutz. Ma anche questa è un'eccezione. Non bisogna comunque sottovalutare il gesto pubblico verso Roger Schutz.


Il pluralismo, non citato nella dichiarazione comune dell’unione delle chiese luterane e la chiesa romana del 1999, non ha sortito alcun risultato. Rimane da vedere se questo cambierà con un papa originario del paese della riforma. Il desiderio di Ratzinger della visibilità dell’unità dei cristiani si manifesterà certamente. Il problema del nuovo papa, come d’altronde anche di molti evangelici, è l’identificazione del pluralismo con il relativismo. Non tutto deve essere uniformato; lo Spirito Santo non uniforma, il nuovo testamento parla della "svariata grazia". (1 Pietro 4,10).



Nessun papa abolirà l’insegnamento secolare della chiesa di Roma sulla “sopravvalutazione” dei santi.Giovanni Paolo II ha evidenziato che i fratelli e sorelle della chiesa romana vogliono un papa visibile con il quale ci si può identificare, perché non lo vedono solo come il rappresentante di Dio in terra ma anche come il loro rappresentante verso i potenti di questo mondo. (Wojtyla) non è stato lodato dai giovani a causa della morale sessuale, la quale probabilmente moltissimi non praticano.


Come prefetto della congregazione doveva essere molto cauto ma come pontifex (costruttore di ponti) deve essere coraggioso.
24/07/2005 23:54
 
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Re: L'antagonista di Kung : Jungel
Finalmente! Per una volta, una soltanto, smattiamola di farci del male...
27/07/2005 21:10
 
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Parla il sindaco di Introd


IL SINDACO DI DUE PAPI, CON LORO SIAMO MIGLIORATI

Niente più case abbandonate ma più opere sociali e più lavoro, e inoltre meno gelosie tra le persone e una maggiore apertura mentale. Domani il Papa lascia Les Combes d'Introd alla fine delle sue vacanze, e Osvaldo Naudin, da 25 anni sindaco di Introd e quindi sindaco di due papi, traccia con l'Ansa un piccolo bilancio di come dall'89 ad oggi la presenza di un Pontefice tra queste valli abbia cambiato, e in meglio, i luoghi e le persone.

Al confine tra la Valsavaranche e la Valgrisanche, vicino al Parco del Gran Paradiso, Introd ha oggi 574 abitanti, compresa la frazione di Les Combes, a qualche centinaio di metri dalla villetta papale, composta da una decina di case, una chiesetta e il museo che il Comune ha dedicato nel 1996 a Giovanni Paolo II.

Una realtà di piccoli numeri, isolata tra le montagne che, osserva Naudin, è stata proiettata "sotto gli occhi del mondo"; che durante le vacanze pontificie cambia volto per motivi di sicurezza subendo l'assedio di circa trecento uomini delle forze dell'ordine; che molti ormai chiamano "il paese del Papa".

Giovanni Paolo II l'ha scelta per la sua prima vacanza nell'89, dopo una visita pastorale nella Regione che gli aveva fatto intuire le bellezze naturali della Valle, e ci è poi tornato per nove volte, prima alternandola con Lorenzago di Cadore e poi scegliendola sempre per le vacanze montane. Dal 2000 Comune e Curia di Aosta hanno costruito una nuova casa, la stessa abitata in questi giorni da Benedetto XVI. Isolata tra i boschi, su un pianoro che dall'anno scorso si chiama Plain du Saint-Pere, la casetta di legno e pietra a vista ha concesso al neopapa giornate di relax e studio in una tranquillità che ha apprezzato e che lo ha stupito.

Vescovo e sindaco lo hanno invitato a tornare i prossimi anni e chissà che papa Ratzinger non accetti. Comunque vadano le cose in futuro, Introd ha ormai un primato difficile da eguagliare, come luogo scelto per dieci volte da un Papa per trascorrervi le vacanze.

Ma che segno hanno impresso al paesino questi dieci soggiorni? Naudin, - sindaco dall'80, sposato e padre di un ragazzo di 18 anni e una ragazza di 20, lui elettrotecnico lei agronoma, - sa che il paese è cambiato "molto", sia "strutturalmente che sul piano sociale" e per la "bella maturazione" delle persone. I cambiamenti strutturali sono sotto gli occhi di tutti: grazie ai piani di recupero le cinque frazioni che compongono Introd, e che nei primi anni di presenza papale erano "disastrati", con molte case diroccate o abbandonate, sono rinate a nuova vita, le case, ora ristrutturate, non vengono più cedute al miglior compratore per pochi soldi, ma valorizzate dai proprietari che nei mesi estivi le affittano, anche per far fronte alla ricerca di alloggi per la presenza del Papa.

Le quotazioni degli immobili sono salite in modo notevole e "dall'89 ad oggi è stato completato il recupero edilizio di tutta la zona". Da quando un Papa è venuto a villeggiare qui, inoltre, sono sorti una microcomunità per anziani, due agriturismo, una cantina per la produzione, lavorazione e vendita di vini, varie imprese artigiane, un parco per animali, due piani di garage interrati. Sono stati ristrutturati la scuola, il municipio e la Maison Bruil, che è diventata una struttura espositiva di grande bellezza, si sta completando il restauro della chiesa e dell'oratorio. Nei programmi a breve inoltre c'é l'apertura di un nuovo agriturismo con annesso ristorante a Les Combes e l'acquisizione in comodato del Castello di Introd, attualmente non visitabile perché di proprietà privata.

Altre opere "meno visibili ma altrettanto importanti" sono le centraline elettriche per sfruttare le acque e il sistema automatico di potabilizzazione delle acque della Valsavaranche. Inoltre "4 o 5 grandi aziende agricole contribuiscono anche a tenere pulito il territorio", alleviando i bilanci comunali da questo onere. Tutte queste opere sono state realizzate grazie ai fondi regionali e ai fondi europei, e accendendo mutui.

"Oggi - osserva Naudin, 58 anni, in pensione dall'incarico in Regione di assistente di cantiere ai lavori pubblici - non c'é disoccupazione, c'é lavoro e benessere, negli anni c'é stato un piccolo ma costante aumento della popolazione" e oggi ci sono anche famiglie giovani "che sono la vitamina del nostro sviluppo".

Oltre alle case e alle imprese sono cambiate anche le persone. "C'é stata una bella maturazione - osserva il primo cittadino - da una parte lo sviluppo aiuta e le persone hanno capito che facendosi conoscere migliorava la qualità della vita del paese, dall'altra ci siamo aperti di più, a contatto di una realtà più grande di noi, e abbiamo imparato a superare gelosie e controversie: non è che non ci sono più, ma si superano e si relativizzano". Lui stesso ha dovuto imparare a trattare con un mondo tanto più grande e complesso, il Vaticano, la vigilanza pontificia, l'entourage papale. I primi due anni sono stati "difficili, c'era diffidenza, non ci si capiva, poi abbiamo imparato a conoscerci, apprezzarci, trattarci, ed è nata la fiducia". Con il nuovo Papa "si ricomincia un pò da capo, soprattutto con il suo entourage, ma

- spiega Naudin - mi sembra che si possa ricreare un buon
rapporto, e comunque c'é una continuità su cui contare".
28/07/2005 12:45
 
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Intervista al vaticanista Stefano Maria Paci
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Sono Stefano Maria Paci, vaticanista di SkyTG24. Ho avuto la fortuna di seguire Karol Wojtyla durante le sue vacanze qui a Les Combes. Ho il privilegio di seguire adesso Benedetto XVI.
Stando qui si capisce perché hanno scelto entrambi questo posto come villeggiatura, un posto che ha un privilegio unico al mondo quello di ospitare due Papi perché qui la gente è particolarmente serena, gli garantisce la privacy e quella cordialità e quell'amore che spesso si cerca.
Come Karol Wojtyla, Papa montanaro, ha amato tantissimo queste montagne, così Benedetto XVI adesso sta imparando ad apprezzarle. Ha fatto il paragone con i suoi monti della Germania certo. non esce spesso come faceva il suo predecessore qui. Lui ha scritto un libro, il suo primo libro da Papa e questo posto verrà ricordato con questo privilegio particolare. E' bello vedere come qui, Benedetto XVI, Joseph Ratzinger, sta imparando anche a rapportarsi con le persone come faceva il suo predecessore, man mano distendendosi, rasserenandosi, in questo periodo di vacanza sta diventando più vicino alle persone e la gente del posto ha già imparato ad amarlo. Anche per noi giornalisti è una vera fortuna perché qui è più facile incontrarlo, le dichiarazioni che ci da, le interviste che ci concede sono una vera rarità che sono possibili solo in questo posto dove accadono questi piccoli miracoli.
11/09/2005 02:17
 
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Emozioni da Colonia
Le testimonianze che seguono sono state raccolte dal settimanale diocesano di Milano "Incroci News".



Chiara, 17 anni, di Milano: "Bellissima, indimenticabile, non ci sono aggettivi per descrivere la Gmg. Bella, dalle catechesi al Kolnarena, alla veglia col Papa dove si è spento il nostro maxi schermo... Ho ritrovato quel qualcosa che mancava nelle mie preghiere, e forza e coraggio per andare avanti nella vita quotidiana".

Giampiero, 28 anni, di Treviglio: "E’ stato bellissimo vedere quante persone siano ancora legate alla fede e alla Chiesa. Era impossibile non sentire la presenza di Dio in questi giorni!".

Simone, 22 anni, di Monza: "Tanta gente, tanto divertimento, tanta fede e tante emozioni. Nonostante qualche problema, tutto è stato super! Si respirava un’aria particolare in mezzo a tutte quelle persone, un’aria piena di fede e di amore per Cristo".

Giovanna, 22 anni, di Caronno Pertusella: "Porterò sempre nel cuore i calorosi bagni di umanità, i sorrisi e le parole degli amici, lo sguardo timido ma deciso di Benedetto XVI, gli intensi momenti di preghiera e i gioiosi momenti di festa! Insomma, il mio cuore è colmo di gioia e di gratitudine per il Signore che ci ha donato la vita. Una vita che è troppo bella da vivere".

Simona, 30 anni, di Abbiategrasso: "Porto a casa un bagaglio pieno di emozioni. E’ stato bello vedere fiumi di gente di diversi Paesi che cercano di interagire fra loro in pieno accordo e amicizia. I momenti di preghiera di questa Gmg mi hanno anche aiutato a prendere decisioni importanti per la mia vita".

Claudio, 17 anni, di Solaro: "Il gesto che porterò sempre nel cuore lo ha compiuto una ragazza che, durante la comunione nella messa conclusiva; siccome mancavano particole per tutti, ha donato una parte della sua a me e a un’altra ragazza. Non so come si chiama né da dove viene, ma per me questo rimarrà un flash immenso, grandissimo".

Paola, 21 anni, di Seregno: "La più bella emozione che ho provato è stata quella di sentirmi parte di una Chiesa davvero universale. E’ stato bello salutare in inglese, italiano, tedesco volti di ragazzi provenienti da ogni angolo della terra. Abbiamo tutti in comune la grazia del dono della fede in Gesù Cristo, un sigillo che ci rende fratelli e per questo non estranei gli uni agli altri. La mia missione? Andare a dire a tutti coloro che incontrerò la gioia di essere cristiana, catturandoli all’inizio con un “ciao” semplice e convinto".

Fabio, 19 anni, di Merate: "La Chiesa è viva! Più volte Papa Benedetto XVI lo ha ripetuto. Questa è proprio la sensazione più grande che ho avuto durante questa Gmg. E’ bello sentirsi parte di una Chiesa più grande, che va oltre il gruppo dell’oratorio e della parrocchia. Il messaggio del Vangelo è ancora attuale ed è per tutti, anche per la zizzania. Torno a casa con una grande gioia e soprattutto con il desiderio di poter essere, nel mio piccolo, annunciatore gioioso di Cristo risorto".

Alberto, 19 anni, di Cogliate: "Mi sento rigenerato nella fede, ricaricato per tornare a sperare e pregare per i giovani, che sono il futuro della Chiesa e del mondo. Un velo di tristezza si è posato sul mio volto dopo aver saputo la notizia della morte di frére Roger di Taizé. Nonostante questo continuerò a pregare per questa comunità che è stata una stella per diversi giovani".

Manuel, 20 anni, di Lazzate: "Prima di partire non avrei mai immaginato un evento di simile portata per significati religiosi e culturali. Sono partito pieno di dubbi e timori, mi chiedevo che cosa avrei trovato. Colonia mi ha portato a pormi delle domande e ho realizzato che il succo di tutto è la gioia, la vera gioia di vivere, che viene dal cuore. Così dobbiamo essere capaci di portare il messaggio di Cristo a tutti, senza timore perchè il Signore non ci abbandonerà mai".
15/09/2005 19:33
 
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Cosa pensava la gente
....all'indomani dell'elezione....

la signora che parla per ultima, è dolcissima, e racchiude in quel semplice pensiero che dice, tutta la nostra gratitudine per questo grande dono che ci è stato fatto dal cielo!!!

Video fedeli
16/09/2005 01:40
 
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Re: Cosa pensava la gente
Si!. Tanta gioia sentiamo tutti nel cuore. Che bel dire, "Tanta gioia sento nel cuore!"
04/10/2005 13:06
 
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INDISCREZIONI SUL CONCLAVE, ADESSO FUORI IL NOME




Un cardinale quando entra in Conclave giura di mantenere la massima segretezza su tutto quanto avverrà tra le mura della cappella Sistina. Molti ricorderanno il rito solenne del giuramento, quando gli elettori vestiti di tutto punto espressero la loro promessa poggiando la mano sopra il Vangelo. Anche gli inservienti e il personale di servizio fecero altrettanto, consci che ogni tipo di trasgressione sarebbe stata punita addirittura con la scomunica. Per i porporati non era previsto tanto, ma esisteva comunque una forma di sanzione. A sei mesi di distanza, i giornali hanno pubblicato il resoconto dettagliato di quei giorni di aprile, con il mondo in attesa e i principi della chiesa impegnati nell’elezione del successore di Giovanni Paolo II. Un racconto minuzioso con tanto di risultati delle votazioni, le presunte reazioni degli interessati e i colloqui riservati nella residenza di Santa Marta. Si dirà che i giornalisti arrivano ovunque, ma questo caso è ancora più incredibile perché a parlare è stato proprio uno dei cardinali, che ha trasmesso il contenuto del suo diario al vaticanista del Tg2, Lucio Brunelli. Una situazione anomala che colpisce sia per i suoi risvolti umani, ma anche spirituali e denota una leggerezza decisamente inaspettata da parte di certi ambienti ecclesiali. La questione è stata sollevata con intelligenza da un articolo a firma di Paolo Francia, pubblicato sul Quotidiano Nazionale di domenica. “Lo sconcerto deriva dall’evidente danno di immagine del Sacro Collegio – scrive Francia – com’è possibile che un membro di un consesso così prestigioso, un principe della Chiesa, venga meno ad un giuramento?”. Sì, com’è possibile? L’analisi esprime stupore sulla diffusione del diario, anche perché l’ultimo Conclave è stato “uno dei più prevedibili della storia della Chiesa” e poco si presta ad ogni forma di dietrologia. Diffondere i dati di un’elezione ottenuta comunque senza plebisciti, serve forse a limitare la sua stessa portata, ma rimane il fatto che la violazione di un obbligo imposto da decenni appare un fatto ingiustificabile. “Molte le perplessità – conclude l’editorialista del QN – che il Vaticano può dissolvere in un solo modo: accertando e rendendo nota l’identità di questo cardinale”. Un gesto di trasparenza che appare quanto mai opportuno. Se c’è una “gola profonda” è bene che esca allo scoperto.
13/10/2005 12:11
 
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Lettera di un fedele affascinato da Ratzinger


Credo davvero che Joseph Ratzinger sia uno dei doni più grandi che lo Spirito Santo abbia fatto in questi tempi alla Sua Chiesa.
Questo Papa, forte e mansueto, intransigente e misericordioso, che ascolta senza deflettere e che ammonisce senza arretrare, mi appare - dopo tanti profeti annunciati e ahimè mancati - davvero un segno dello Spirito per confermare i fratelli nella fede.Ho sotto gli occhi il testo dell'omelia pronunciata per l'apertura della XI Assemblea Generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, il 2 ottobre scorso.
Ha scritto giustamente Luigi Accattoli, sul Corriere della Sera, che abbiamo riascoltato il Ratzinger dell'omelia di lunedì 18 aprile 2005, omelia che pronunciò in qualità di Decano del Collegio Cardinalizio in San Pietro, l'ultima che tenne da Cardinale, quella - per intenderci - divenuta famosa come l'omelia sulla «dittatura del relativismo».

Fu un autentico choc per tanti cosiddetti «cristiani del dialogo» (in realtà dell'arrendevolezza), che, assumendo come propria la kantiana impossibilità della metafisica, erano giunti ad un Dio fatto «a propria immagine e somiglianza», che - per citare ancora Ratzinger - «lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie».

si noti che non su di un vago spiritualismo egli fondava la propria mansueta implacabile denuncia e proclamava «la vendetta di Dio», non su di un generico ritorno ai valori, ma sul fatto che Dio stesso, nella persona del Figlio, soffre per noi: la vendetta di Dio è la maledizione della croce su cui, per riscattarci, accetta di essere appeso.
Il logos, la logica di Dio, è il Cristo appeso alla croce: morto e risorto.
Era stato partendo da queste premesse così radicali, perché ineludibili per la fede cristiana, che Ratzinger nell'omelia del Venerdì Santo aveva potuto denunciare tra lo sconcerto generale la «sporcizia della chiesa» (teologica prima che morale).
Parole dolcemente pronunciate, ma di una durezza straordinaria, come da tempo non si sentivano sulla bocca di un Pontefice, parole di ammonimento, parole di penitenza, parole di conversione, di invito al ravvedimento, perché la «vendetta della croce» non si abbatta anche su di noi.
Forse Benedetto XVI, pur ribadendo che «Dio non fallisce e alla fine Egli vince», costretto ad assistere all' «apostasia silenziosa» della cristianità, sente rimbombare terribili sulle genti le parole del Cristo: «ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?




16/10/2005 12:46
 
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La vigilia dei ragazzi: «Un grande dono questo invito»


L'incontro con Benedetto XVI segnerà un cammino che continua: i bambini romani che quest'anno si sono accostati per la prima volta alla Comunione, e che saranno oggi in piazza San Pietro insieme al Papa, proseguiranno in parrocchia il loro itinerario di fede. Lo testimonia don Andrea Di Camillo, viceparroco a Santa Melania Juniore, da cui oggi partiranno due pullman con oltre 110 persone tra ragazzi, genitori e catechisti diretti a San Pietro. «Abbiamo ricontattato i gruppi di prima Comunione invitandoli a partecipare con le loro famiglie alla Messa del 2 ottobre, in cui ciascuno ha ricevuto il Corpo di Cristo sotto le due specie del pane e del vino - racconta -. Un gesto particolare, a cui seguirà questo incontro con il nostro vescovo. E i bambini mi hanno chiesto se è possibile ottenere un'udienza con il Santo Padre solo per loro! Anche i genitori sono contenti: assieme mediteremo su alcuni testi di Ratzinger, proprio per farlo conoscere meglio».
All'evento seguiranno una serie di incontri settimanali per i ragazzi e mensili per i genitori in una parrocchia che si trova ad Acilia Sud, lontana dal centro della città: «A motivo delle distanze, talvolta non riusciamo a partecipare agli eventi diocesani. Questa occasione, quindi, è preziosa per i bambini, che vedono per la prima volta questo Papa. C'è curiosità ma anche il desiderio di stargli vicino, del contatto fisico», riferisce don Andrea.
Vissuto come «culmine dell'Anno eucaristico», l'incontro con Benedetto XVI è molto atteso anche dai bambini della parrocchia di Santa Silvia, nel quartiere Portuense. Qui hanno aderito all'iniziativa oltre un centinaio tra bambini, genitori e catechisti. Don Bernardo Di Matteo, viceparroco, dice: «I nostri ragazzi sono invitati a partecipare al corso di dopo-comunione animato dai catechisti più giovani, nell'ottica di una catechesi permanente che colmi l'intervallo tra la Comunione e la Cresima». Da parte loro, i bambini sono «entusiasti e curiosi di vedere il nuovo Papa; a giugno erano stati, durante il campo-scuola parrocchiale, sulla tomba di Giovanni Paolo II». Con i bambini di Roma e del Lazio parteciperanno all'incontro con i «Ragazzi di Bucarest», minorenni che vivevano sulla strada e che ora, grazie al sostegno di diverse associazioni, sono diventati una compagnia teatrale che si esibisce in tutto il mondo (lunedì saranno a Napoli), raccogliendo fondi da destinare ai loro coetanei in Romania.
L'evento odierno «è uno dei primi appuntamenti voluti dal nuovo Pontefice, che ci aiuta a spostare l'attenzione sui più piccoli: una scelta che rappresenta un incoraggiamento per chi lavora e vive con loro», evidenzia don Antonio Magnotta, assistente diocesano dell'Azione cattolica ragazzi (che a Roma è presente in circa 50 parrocchie, con l'adesione di oltre 1.300 bambini tra i 6 e i 14 anni). «L'attenzione verso i piccoli sembra sempre più forte - sottolinea -, ma molta strada va ancora percorsa. Il bambino è capace di essere missionario e occorre incoraggiarlo ad esserlo; da parte sua, l'adulto è chiamato ad accompagnarlo».
Anche l'Agesci plaude all'iniziativa, preparata all'interno delle parrocchie: «Il 90 per cento dei lupetti frequenta il catechismo all'interno della parrocchia; in tanti parteciperanno non indossando l'uniforme Scout», fa notare Massimo Galimi, responsabile dell'Osservatorio giovanile dell'Agesci Lazio, che conta oltre 5mila lupetti (ragazzi dagli 8 ai 12 anni), di cui più di 3mila a Roma. «In questi mesi i gruppi hanno lavorato sull'Eucaristia come un primo momento di avvicinamento a Gesù come maestro e guida, un aspetto molto vicino al sentire dei bambini».

18/10/2005 13:02
 
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Da una parte papa Woityla, grande uomo e comunicatore. Amato ...


Da una parte papa Woityla, grande uomo e comunicatore. Amato da tutti. Dall'altra papa Ratzinger , un'immensa cultura e, contemporaneamente, un'innata capacità di farsi intendere da chiunque. E' forse anche questo uno dei tanti motivi per cui don Sandro Vigani, direttore di Gente Veneta, il settimanale della diocesi veneziana, sostiene con convinzione che le preferenze riservate ancora a Giovanni Paolo II verranno ben presto rivolte a Benedetto XVI.

Crede, direttore, che l'abilità di Woityla nell'approccio con i media sia difficile da emulare?

"Ritengo che il suo talento sia stato eccezionale. E chi ora gli succede si trova ad affrontare un cammino arduo da percorrere proprio in virtù di tale confronto. Parliamo, del resto, di quasi 30 anni di pontificato e di un'immagine costruita con sapienza anche attraverso tv e giornali. C'è, però, da sottolineare un aspetto peculiare di papa Ratzinger , che sembra essere una delle sue armi vincenti nella conquista dei fedeli. Mi riferisco alla sua inclinazione nell'attirare le simpatie delle nuove generazioni. Riesce a trasmettere la parola di Dio emozionando chi lo ascolta. I giovani che lo hanno incontrato a Colonia sostengono che la sua timidezza e la sua signorilità lo rendano eccezionale. Una nobiltà che giunge proprio dall'umiltà nell'esprimersi. E ciò accade nonostante sia una delle persone più colte del mondo. E' così immediato nell'uso della parola! In ogni caso, anche Benedetto XVI è destinato a diventare un comunicatore. Diamogli tempo".

Una parte della Chiesa, al contrario, manifesta ancora una profonda avversione per tutto ciò che appartiene al mondo dell'informazione.

"Come direttore di un giornale non posso che essere contrario a tale posizione, sebbene possa comprendere come l'intolleranza sia la conseguenza di un comportamento comune a molti addetti ai lavori. Ovvero il desiderio di mostrare la proiezione di un microcosmo costruito, artificiale, decisamente distante dalla realtà. E' impossibile, comunque, far finta che la nostra epoca non sia intrisa di comunicazione e ignorare il ruolo dei media. Pensi un po' che anche il povero papa Luciani, Giovanni Paolo I, disse che se San Paolo fosse stato figlio di questo tempo si sarebbe fatto offrire un posto alla Nbc. Tv, radio e giornali possono essere degli straordinari strumenti per diffondere il Vangelo".

Tra i fedeli più o meno attenti al legame tra religione e stampa, vince il vivere l'insegnamento della Chiesa con un radicale individualismo.

"E' una filosofia di vita che fa parte della contemporaneità. E non si manifesta solo nel rapporto con la Chiesa ma anche in quello con lo Stato. Un esempio? Beh, alcuni sostengono di essere dei cittadini onesti... però poi evadono le tasse. Lo stesso vale per la religione. I fedeli accettano alcuni insegnamenti, altri li ignorano. Ma non capiscono che il modello etico proposto dalla Chiesa non è una prigione bensì aiuta a vivere meglio la propria libertà. La religione fai da te, invece, dà solo apparentemente delle risposte. Ma non rende liberi".

13/12/2005 23:46
 
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Lettera dal Sudafrica: "Le messe di Benedetto XVI mi hanno riportata alla fede"
(da www.chiesa.it)

DA LEGGERE!!!

Dopo l'uscita su www.chiesa del servizio "Il canto gregoriano ritorna dall'esilio" ci ha scritto da Stellenbosch, Sudafrica, una lettrice afrikaans, Acàma Fick, non battezzata nella Chiesa cattolica, ma "quasi tutta cattolica nel cuore".

Acàma Fick è musicista e ammira moltissimo "la bella liturgia e la musica liturgica della Chiesa cattolica romana".

Scrive che "il canto gregoriano è sempre stato per me sinonimo della musica sacra. Ha fatto da fondamento per tutta la musica occidentale ed è stato una delle glorie della Chiesa cattolica. Per questo la scomparsa del gregoriano e della polifonia dalla liturgia cattolica è una delle più tristi tragedie che ho provato nella mia vita. Ho 61 anni e quando leggo in www.chiesa come questo è accaduto mi vengono le lacrime. Non riesco proprio a capire come ciò possa essere successo. E' qualcosa che la mia mente rifiuta di afferrare e comprendere".

Acàma Fick segue la messa ogni domenica su RAI International "da quando Benedetto XVI è entrato nella mia vita. Non sapevo nulla del cardinale Ratzinger, ma egli mi ha affascinato col modo in cui celebra, mi ha riportato alla fede cristiana dopo molti anni di dubbi".

Una delle ragioni di questi dubbi era proprio "l'orribile musica che ascoltavo nelle chiese cristiane, non solo cattoliche. Mi veniva da pensare che una religione scesa al livello di una così banale e volgare musica liturgica non poteva rappresentare la verità su Dio. Mi veniva voglia di dare ragione all'intelligentsia scientista secondo cui il cristianesimo è solo una costruzione dell'uomo. Pensavo impossibile per la fede nel vero Dio avere come frutto una simile orrenda musica non-sacra. Certo, questo era un modo sbagliato di reagire al disastro musicale, ma a me è capitato così, e non solo a me".

Per questo, "a nome di migliaia di altri cristiani", Acàma Fick invoca che "si riporti la musica liturgica del cattolicesimo romano alla sua originaria bellezza, per la gloria di Dio. Non penso che qualche richiamo del Vaticano o di monsignor Valentino Miserachs Grau bastino a far sì che questo miracolo accada. Per quando grande sia stato Giovanni Paolo II, egli è stato poco autorevole nel campo della musica liturgica. Io prego affinché Benedetto XVI abbia la forza di usare la sua autorità di papa in un modo ispirato, incisivo e forte. Sarebbe una delle sue eredità più splendide, che potrebbe influenzare positivamente lo stato della musica di Chiesa anche al di fuori della Chiesa cattolica e persino nel mondo della musica secolare".

[Modificato da Ratzigirl 13/12/2005 23.47]

14/12/2005 03:42
 
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Re: Lettera dal Sudafrica: "Le messe di Benedetto XVI mi hanno riportata alla fede"

Scritto da: Ratzigirl 13/12/2005 23.46
(da www.chiesa.it)

DA LEGGERE!!!

[Modificato da Ratzigirl 13/12/2005 23.47]



E lo dice una non cattolica!!!!
Ho fede che un giorno non lontano vedremo, cara mia, il miracolo che da tempo stiamo aspettando... [SM=x40799] [SM=x40799] [SM=x40799]
Papa Ratzi Superstar









"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
21/12/2005 02:03
 
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Gli arbitri dal Papa
Grande soddisfazione tra i 52 partecipanti alla gita, svoltasi il 6-7-8 dicembre a Roma, della sezione AIA di Bolzano. Gli arbitri giovani e i veterani unitamente ai loro familiari, hanno potuto unire alla sempre piacevole visita ai vari monumenti di Roma, anche l’aspetto spirituale che prevedeva l’udienza privata dal Santo Padre Benedetto XVI.
Il Presidente Corrado Longhi che ha voluto fortemente questo vero e proprio evento e l’ottima organizzazione dell’intero Direttivo Sezionale unitamente ai colleghi Rigon Sisto e Kirchler Werner, hanno permesso uno svolgimento nei minimi dettagli.



Un particolare ringraziamento, anche ai dirigenti nazionali tra i quali il vice Presidente a.b. Sagrestani Cesare, a.b. Esposito Liberato e a.b. Curti Alberto del Comitato Nazionale, e a.b. Trono Antonio stimato dirigente nazionale, gentili ospiti che hanno voluto essere al fianco di una sezione che ha tanta voglia di crescere.
Il momento clou è stato indubbiamente l’udienza dal Santo Padre, svoltasi in Piazza S. Pietro davanti a 20mila fedeli, durante la quale lo stesso Pontefice ha ricordato e ringraziato gli arbitri di calcio della sezione di Bolzano, per il compito di educatori ai veri valori dello sport quali la lealtà e il rispetto; ha stimolato tutti ad una sempre maggiore attenzione e impegno per il bene dello sport e dell’intera società. Ampio eco del messaggio di pace nello sport del Santo Padre, è stato diffuso dalle più importanti televisioni nazionali e nelle prime pagine dei quotidiani di tutta Italia , che inorgoglisce ulteriormente tutti gli associati della nostra Sezione.
Gli arbitri hanno portato in dono al Papa un bellissimo angelo mod. Karina e una statua lignea, scolpita dai famosi maestri della splendida Val Gardena, raffigurante Maria con il Bambin Gesù offerto rispettivamente dalle Ditte Thun spa e Goller Costruzioni srl, Duka srl e ristorante Brunnerhof di Chiusa, apprezzate dal Santo Padre che le evidenzierà nel Suo studio privato a ricordo.




L’aspetto culturale della gita si è potuto arricchire con la visita al Colosseo, ai Fori Romani, all’Altare della Patria, alla visita alla Basilica di San Pietro con annesso Cupolone e alle catacombe di San Callisto. Particolarmente commovente per tutti è stata la visita alle tombe dei Papi precedenti e il passaggio in preghiera davanti a quella di Giovanni Paolo II ancora nel cuore di molti cattolici per tutti i messaggi di fede, amore e pace che durante il Suo pontificato ha saputo trasmettere.
Particolarmente significativa è stata anche la serata trascorsa con Don Giovanni D’Ercole alto prelato in Vaticano, già consulente di Giovanni Paolo II che ha attirato l’attenzione di tutti, quando ha raccontato delle curiosità della vita quotidiana del Papa, facendoci scoprire dello stesso oltre alla grande umanità, anche una grande simpatia. Una manifestazione che ha suscitato grande interesse tra i partecipanti e che, visto il successo conseguito, ci si augura possa essere riproposta in altri ambiti e luoghi al fine di poter accrescere quello spirito associativo necessario per il conseguimento di sempre più rilevanti successi e soddisfazioni da parte della Sezione Arbitri di calcio di Bolzano.
22/12/2005 12:57
 
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Testimonianze dei fedeli dopo l'udienza del 21 dicembre 2005
(da Radio Vaticana)


Nonostante il freddo pungente in tanti, piccoli e grandi, non hanno voluto mancare all’appuntamento con il Papa, nell’ultima udienza generale prima della celebrazione del Santo Natale. Alessandro Gisotti è andato, per noi, in Piazza San Pietro a raccogliere alcune testimonianze:

**********

R. - Siamo un gruppo MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) e veniamo per portare la fiamma della pace al Papa, la luce di Betlemme. Siamo qui, insieme all’AGESCI. Noi siamo scout, viviamo già nell’essenzialità perché seguiamo proprio la “legge scout” evitando il troppo. Cerchiamo di vivere nella sobrietà proprio come ci chiede il Papa.


R. - Siamo qui, all’udienza generale con Papa Benedetto XVI, per portare una testimonianza, per portargli il simbolo della luce, della pace di Betlemme.


D. – Che cosa vuol dire essere qui, per te così piccola, ad ascoltare il Papa a pochi giorni dal Natale?

R. - Pace e bontà in tutto il mondo!

D. – Sei contenta di essere qui?

R. – Sì.

++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

D. – Il Papa ha parlato, in questi giorni di sobrietà...

R. – Sono pienamente d’accordo. Vanno riscoperte quelle che sono le vere motivazioni del Natale. Sì, è bello il luccichio, le luci, i regali, i doni, ma cerchiamo di insegnare ai bambini che non sono soltanto queste le cose che contano!

D. – E questi bambini come rispondono? Oggi sono in tanti qui in piazza San Pietro…

R. – Noi ci auguriamo che i bambini siano sensibili!

****************************************************************
(parla una catechista)

R. - Abbiamo richiamato il messaggio del Papa della scorsa domenica. Cercare di riscoprire la gioia nei nostri cuori. Anche le attività che stiamo facendo in questo periodo, come il percorso sulla solidarietà verso i diversi, soprattutto verso gli extra comunitari che nella nostra città sono molti. Abbiamo invitato anche noi i bambini a riscoprire il significato più semplice del Natale, cioè quello dello stare insieme, dell’amare gli altri. Speriamo che l’abbiano recepito!

[Modificato da Ratzigirl 22/12/2005 12.58]

24/12/2005 15:11
 
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Alcuni teologi spiegano i principi base del "Benedetto Pensiero"
Per Ratzinger, sono sei le strutture fondamentali del cristianesimo:

1. il cristianesimo fa appello al singolo ma aprendolo al tutto: l’esistenza cristiana è una esistenza aperta;

2. l’esistenza cristiana denota essenzialmente il passaggio dall’essere per se stessi all’essere per gli altri: è il principio del pro che è espressione di amore;

3. per il cristianesimo Dio è il totalmente Altro, è il Massimo, ma si manifesta nel Minimo (nella croce di Cristo), sub contrario come si esprime Lutero, rimanendo così misteriosamente sconosciuto: è la legge dell’incognito;

4. il Minimo rimanda al Massimo della sovrabbondanza: Cristo è l’infinita prodigalità e sovrabbondanza di Dio;

5. la rivelazione cristiana è caratterizzata dall’essere definitiva, ma essa apre al futuro del Regno;

6. il cristianesimo afferma il primato del ricevere sul dare, del dono sulle prestazioni: qui si inserisce la lotta di Paolo contro la giustificazione attraverso le opere, e la lotta di Lutero per evidenziarlo.

I sei principi fondamentali sono riconducibili ad un unico principio formulato come “il principio amore”. La fede è uno star-saldi e un porsi-in-relazione con la totalità, inconoscibile, della realtà. Nella fede comprendiamo che l’amore ci precede e rende possibile una esistenza aperta, che, nella speranza, cerca il tutto.
Sono queste, forse, la pagine più belle e più profonde scritte dal teologo Ratzinger nelle alcune decine di libri, grandi e piccoli, che si allineano sullo scaffale delle sue opere. Si deve anche segnalare che nella spiegazione della terza parte del Credo, la confessione nello Spirito santo e nella sua opera, si manifesta una contrazione ecclesiastica-cattolica, e una comprensione della Chiesa, che – come è stato notato – l’autore renderà operante in sede di politica ecclesiastica.
Docente di teologia per vent’anni dal 1957 al 1977 a Frisinga, Bonn, Münster, Tubinga e Ratisbona; vescovo-cardinale di Monaco di Baviera dal 1977 al 1981; è stato dal 1981 al 2005 prefetto della Congragazione per la dottrina della fede. In questa veste, l’obiezione, cha a più riprese gli è stata rivolta, è di non aver tenuto i necessari collegamenti con la vasta comunità teologica internazionale, che esprime, nell’orizzonte di una cattolicità aperta, sensibilità, visioni e pratiche differenziate.


La sua elezione ha attirato l’attenzione del grande pubblico sui suoi libri teologici, alcuni dei quali hanno raggiunto, nella sua Germania, i primi posti della classifica dei best-seller battendo i racconti di magia di “Harry Potter”, e le storie esoteriche del “Codice da Vinci”. In particolare due titoli hanno richiamato l’attenzione dei lettori: l’opera già citata, che rimane il suo capolavoro, Introduzione al cristianesimo, di cui è in preparazione una nuova edizione italiana per il grande pubblico; e la raccolta di saggi, scritti tra il 1992 e il 2004, firmata a Roma il 15 gennaio 2005 con il titolo Werte in den Zeiten des Umbruchs. Die Herausforderungen der Zukunft bestehen [Valori in un tempo di sconvolgimenti. Come far fronte alle sfide del futuro], che sta rilanciando il dibattito sui valori etici anche nella società civile.

Gli interventi pubblici del card. Ratzinger sono caratterizzati da puntuali analisi, segnate da una vena di pessimismo. Un esempio può fare da spia. Se nella tanto citata Via crucis del venerdì santo 2005 il card. Ratzinger lamentava “La sporcizia, nella Chiesa” già nella Introduzione al cristianesimo (1968), commentando nella terza parte – già citata – l’articolo del Credo che professa la fede nella ‘Chiesa santa’, parlava della “sporcizia del mondo” (Schmutz der Welt, ed. originale, 285). Si può attendere che Benedetto XVI nella sua opera di guida universale affermi con decisione il primato della fede (sorretta dal ‘principio amore’), nella sua capacità di plasmare la vita dei singoli e della comunità (concetto che gli è familiare); ma, anche, nella sua capacità di dialogo con la cultura del mondo e con la sapienza delle religioni; e, anche, nella sua forza storica di liberazione.

© 2005 by Teologi@/Internet
Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
Editrice Queriniana, Brescia (UE)

[Modificato da Ratzigirl 24/12/2005 15.12]

02/01/2006 12:57
 
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Intervista ai concittadini di Papa Benedetto il giorno dopo l'elezione
La grande gioia della Baviera
con la banda e gli Schuetzen


A Marktl am Inn le milizie civiche fanno il presentat-arm


"Io sono socialdemocratico, e in questi istanti provo una gioia immensa: il nostro concittadino più illustre è diventato papa. Che sia festa, festa grande!". Il compagno Hubert Gschwendner, 56 anni ben portati, non sta in sé dall'esultanza, la sua voce quasi sfida le campane di Sant'Osvaldo che suonano a festa, e i loro rintocchi si perdono lieti oltre l'orizzonte di prati verdi e campanili della splendida, prospera Baviera. "Suonate, suonate più forte, forza anche con i fuochi d'artificio, viva il nostro Benedetto", grida il borgomastro onorario agli orchestrali tutti rigorosamente in trachten, il costume bavarese tutto velluto verde, camicie bianche, cuoio e penne sul cappello, che dal primo pomeriggio egli stesso aveva convocato in piazza. Per la piccola Marktl am Inn, 2.700 anime nella profonda alta Baviera, è il giorno del sogno più incredibile: grazie a Ratzinger, la tranquilla cittadina tra pascoli e valli ridenti a un passo dal confine austriaco è salita alla ribalta della Storia.

"Conservatore? Tradizionalista? Ma che storie, è il nostro concittadino onorario più illustre, e oggi è papa. Evviva, evviva", insiste il compagno Gschwendner. Nulla importa che Marktl am Inn sia un raro comune 'rosso', cioè in mano alla Spd di Schroeder, nella Baviera tecnoconservatrice. "Festeggiamo, festeggiamo", grida al microfono dal portone del piccolo municipio. La banda gli ubbidisce, suona ancora più forte. Sotto scrosciate violente di pioggia primaverile, qualche centinaio di persone sono venute sulla piazza centrale. Soprattutto giovani, come a San Pietro. Sventolano bandiere biancogialle del Vaticano, biancoblu bavaresi, qualche tricolore tedesco, e perché no, anche qualche vecchio vessillo rosso e oro della socialdemocrazia.

"Io non speravo nell'elezione del nostro grande concittadino", dice ancora il compagno borgomastro, e confessa il suo errore. "Diciamocelo, amici, l'altra sera eravamo insieme a Oberbrau a bere una birra, e avevo scommesso su un pontefice sudamericano. Invece no, che bello! Siamo da decenni, da secoli, una cittadina addormentata, ora abbiamo il Papa!". Una pattuglia di Schuetzen, la tipica milizia civica volontaria delle campagne bavaresi, si schiera sull'attenti davanti a una grande foto di Ratzinger issata sulla piccola piazza del mercato, e con i fucili lucidati da parata spara una salva d'onore. I contadini lanciano petardi, e il buon Sepp Westenkirchner, l'oste della Oberbrau offre boccali di birra gratis a tutti.

"Eccola, la sua casa natale", dice il sindaco ai giornalisti. "Era l'antica casa del pedaggio. Andate in chiesa, entrate a Sant'Osvaldo, segnatevi. Là lui fu battezzato". Il fonte battesimale dove il piccolo Joseph Ratzinger ricevette il primo sacramento non è più in chiesa. La parrocchia fu restaurata, il fonte è ora nel museo civico, che si prepara a un'invasione di pellegrini come tutta la città. "L'elezione del nostro Ratzinger a Papa è il meglio che ci potesse capitare", giura Herr Sepp, e sogna folle di turisti. Tra i tavoli dove la birra scorre a fiumi, il pensionato Josef Winichner giura che secondo lui Ratzinger ha accettato solo per fede e dovere. "Tutti siamo fieri di lui, ma non gli auguravo una fatica del genere a 78 anni. Secondo me in Conclave ha pregato, "Signore, lascia che quel Calice pesante mi passi accanto e vada oltre"".
"Speriamo che venga a trovarci, aspettiamo la sua visita", gioisce il compagno borgomastro. "Non subito, calma, calma. Ma dopo il suo solenne insediamento, una sua visita nella città dove nacque ci colmerebbe di gioia e onore". Pazienza se nella piccola cittadina con al massimo cento posti-letto in poche locande non si saprebbe dove alloggiare l'oceano di pellegrini. "Ci arrangeremo tutti con letti da campo", assicura il compagno Gschwendtner, che pensa a un Museo dedicato al "suo" Papa.


[Non dovranno aspettare molto i simpatici bavaresi concittadini di Ratzi: a settembre il sogno diverrà realtà!!!!] [SM=g27811] [SM=g27811]
02/01/2006 19:42
 
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Intervista a Marcello Pera che parla di Papa Ratzinger
2 gennaio 2006




''La parola 'amico' riferita ad un Papa e' troppo impegnativa. Diciamo che sono un ammiratore di Benedetto XVI''. Marcello Pera parla cosi' dei suoi rapporti con Joseph Ratzinger in un'intervista a ''Telecamere'' di Raitre.

Il Presidente del Senato confessa di ''aver tifato'' per la sua elezione al Soglio Pontificio perche' ''pensavo che, dopo il messaggio di un grande Papa come Giovanni Paolo II che ha sollevato un grande spirito religioso in tutto il mondo, fosse necessario un periodo di riformulazione del quadro e della dottrina cristiana cattolica. E anche di maggior penetrazione nei confronti della societa' civile. Chi altri meglio del Cardinal Ratzinger, uomo di grande pensiero, di grande dottrina e sterminata cultura? Un uomo - prosegue Pera - che credo sia stato non solo di grande aiuto a Giovanni Paolo II, ma forse anche determinante in alcuni passaggi cruciali per l'orientamento della Chiesa. Chi altri poteva essere Papa se non lui? Questo e' accaduto e, naturalmente, ne ho avuto una grande soddisfazione''.

Marcello Pera dice anche a ''Telecamere'' che attualmente tra Papa Ratzinger e lui ''ci sono rapporti di reciproca stima e apprezzamento. Io - prosegue - ho ammirazione non soltanto per la sua cultura e per la sua dottrina, ma anche per il suo coraggio. Dice cose difficili; avanza delle richieste importanti e pesanti. E lo sta facendo in un momento che lui avverte essere di crisi dell'Europa e dell'Occidente. Nella maggior parte dei casi in cui Papa Ratzinger rivolge i suoi messaggi, mi trovo consenziente con lui. E da quando e' stato eletto Papa - conclude il Presidente del Senato - direi che tutte le sue omelie sono state per me un grande nutrimento intellettuale oltre che di impegno politico''
04/01/2006 21:05
 
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Intervista al cardinale Cottier (31 dicembre 2005)

L’anno dei due Papi



Anno da ricordare, il 2005. Al di là della semplice cronaca, «una grande esperienza spirituale». Dove la morte di Giovanni Paolo II e l’elezione «in continuità pacifica, naturale» di Benedetto XVI quale suo successore, inscritti nell’Anno dell’eucaristia, hanno consegnato al mondo «un messaggio di straordinaria intensità». Il cardinale svizzero Georges Marie Martin Cottier, già teologo della Casa Pontificia, classe 1922, parla degli eventi che hanno segnato l’anno che sta per chiudersi quasi con stupito entusiasmo. «La vox populi non s’è sbagliata», dice ricordando come il popolo dei fedeli si sia profondamente coinvolto in questi eventi.

Che anno è stato questo 2005 per la Chiesa?

Mi sento di dire che è stato davvero una grande esperienza spirituale. Due fatti mi hanno soprattutto colpito: il primo è stato che il Papa Giovanni Paolo II abbia proclamato l’Anno dell’Eucaristia introducendo in questo modo un quadro di grande intensità spirituale per la Chiesa, e che in questo quadro abbia vissuto la propria malattia e la morte. Mi sembra che in questo modo ci abbia lasciato una grande eredità spirituale. E la gente, l’abbiamo visto tutti, lo ha avvertito.

E il secondo fatto?

La maniera direi "pacifica" in cui è avvenuta la successione, l’elezione di Benedetto XVI. Dopo oltre ventisei anni di pontificato sarebbe stato anche normale se si fossero registrati problemi, o difficoltà; la storia stessa ci dice che poteva benissimo determinarsi una situazione del genere, in un modo del tutto naturale e comprensibile. Eppure non è avvenuto niente di ciò. Come lei sa io non ho assistito al Conclave, ma ho partecipato a tutte le riunioni dei cardinali che l’hanno preceduto. Ecco, quello che le posso dire è che non ho registrato alcuna angoscia, alcuna tensione. E credo che anche questi siano segni spirituali fortissimi. Si dice sempre che bisogna cogliere i segni dei tempi, salvo il fatto che spesso è difficile riconoscerli nel momento in cui si presentano: ma questi due fatti che ho appena ricordato sono stati davvero segni dei tempi, capaci di parlare a noi Chiesa, e anche al mondo intero.

Cosa abbiano detto alla Chiesa lo ha detto. Ma in che modo hanno parlato al mondo?
Lo si è visto nel grande rispetto per la figura di Papa Wojtyla, nel numero mai visto prima di personalità arrivate per i funerali, nel modo in cui i mass media hanno seguito quelle giornate. Il mondo è in un grande disordine, ma Giovanni Paolo II è stato una quercia, un punto di riferimento saldo. Una certa cultura non ama il concetto di "paternità", anche se il bisogno di "paternità" è comunque avvertito. Papa Wojtyla ha appunto colmato questo bisogno, basta guardare a come i giovani l’abbiano sempre seguito. È stato un difensore della pace e della vita, perché lui amava la vita e, se così si può dire, ha quasi costretto anche quanti hanno una visione diversa a porsi il problema, a riflettere. A capire che comunque si tratta di una questione rispetto alla quale non si può restare indifferenti. Ha fatto riflettere, e lo fatto presentandosi disarmato, come esempio di povertà evangelica.

In questo senso, come legge l’elezione di Benedetto XVI?

È stata una cosa molto bella, un segno di continuità. E molto bello anche per la testimonianza che la Chiesa ha dato di se stessa. Due personalità diverse, certamente, quelle di Papa Wojtyla e di Benedetto XVI, ma con un’evidente, strettissima, vicinanza.

Papa Ratzinger, nei suoi discorsi, sottolinea in continuazione questa continuità col suo predecessore; ma sembra che lei parli di una continuità più profonda, che va oltre le parole.

Ci sono innanzitutto due tratti che accomunano i due Papi. Il fatto di essere entrambi due anime di vita interiore, e il grande amore per la Chiesa. Giovanni Paolo II era un’anima di preghiera, e un innamorato e un vero servitore della Chiesa che è la realtà lasciata da Cristo per continuare la sua opera. E proprio pochi giorni fa, nel bellissimo discorso alla Curia, abbiamo ascoltato da Benedetto XVI un’interpretazione magistrale del Concilio in cui si riflette pienamente il suo senso della Chiesa. Vorrei aggiungere un’altra cosa che li accomuna, che davvero li mette in stretta continuità: il loro grandissimo senso di responsabilità. Si prende una decisione, e si fa. Si deve dire una cosa, e la si dice, senza equivoci.

Continuità evidente, insomma. Pur con le chiare differenze di carattere, che si notano anche nei ritmi.

Certo. Il carattere e lo stile sono profondamente diversi. Giovanni Paolo II aveva iniziato giovanissimo, e aveva una spontaneità e una comunicativa incredibili; Benedetto XVI, eletto a un’altra età, appare più ponderato. Le cose però camminano sempre. Non c’è fretta. Io so che l’attualità della Chiesa va misurata diversamente dall’attualità a cui siamo abituati, che si consuma in un lampo. Ma riesce a essere sempre veramente attuale.

C’è chi ha voluto vedere nell’elezione di un Papa di 78 anni un segno di "chiusura" in se stessa, quasi di "paura", da parte della Chiesa.

Io sono ben più anziano del Papa e, devo dire, non mi sento vecchio. Sì magari quando cammino la mia età si vede, ma il discorso è un altro. In Occidente s’è perso il rispetto per l’anzianità, eppure quando parliamo di dinamismo intellettuale le cose cambiano. Guardi la Cina, lì la classe dirigente è composta da anziani perché questo è parte della loro cultura. Che vuol dire vecchiaia spirituale o intellettuale? Conosco professori universitari che si sono fermati alla loro tesi di laurea, altri che non hanno mai smesso di produrre idee. E sappiamo bene che cosa abbia fatto il cardinale Ratzinger! No, direi proprio che l’età non sia stato un elemento che abbia pesato nella successione.

Proprio l’altro giorno, come ogni anno, la Prefettura della Casa pontificia ha diffuso i dati circa i pellegrini arrivati a Roma per vedere il Papa. E sono numeri impressionanti, quasi tre milioni di persone. Lei come li interpreta?

Devo dire che anche questa è stata una sorpresa, una bella sorpresa. Penso che molti vengano anche per visitare la tomba di Papa Wojtyla, ma poi l’incontro con Benedetto XVI è sempre a sua volta sorprendente. Ho in mente momenti stupendi, come l’incontro di ottobre con i bambini della prima comunione con quella bellissima catechesi sulla gioia, e tanti altri. Benedetto XVI parla sempre della gioia, ci ha fatto caso? Ed è bello allora vedere quanta gente venga ad ascoltarlo. Una volta, quando ero giovane, Roma era lontana, oggi c’è un avvicinamento del Papa, iniziato a poco a poco al tempo di Giovanni XXIII; poi è arrivato Papa Wojtyla che ha visitato tutte le Chiese del mondo, e continua anche adesso. E lo vediamo nei tanti capi di Stato, anche non cattolici, che chiedono di essere ricevuti in udienza.

Roma davvero e ancora al centro, quindi. Anche con le sue posizioni "scomode" e le sue denunce.

Sì. Se guardiamo ai problemi immediati, sono rimasto colpito da come Benedetto XVI abbia posto l’accento sull’ecumenismo e sul dialogo interreligioso, sull’angoscia per il futuro, sulle tante guerre dimenticate rispetto alle quali in tutto il mondo si è quasi indifferenti, quando invece la pace è un problema di tutti e che tutti deve unire in una battaglia comune.

E c’è poi l’insistito ammonimento sui rischi del relativismo.
È una questione cruciale, perché "relativismo" significa che è malato il nostro senso della verità, così che si apre la strada ad aborto, eutanasia. Per questo spero che, prima di tutto, siano i cattolici e tutti i cristiani a svegliarsi su questo problema. Non si può dire che tutto sia perduto, ma va fatto un grande esame di coscienza intellettuale. Io appartengo a una generazione deludente, da questo punto di vista, e allora questa continua chiamata a riflettere è un grande servizio reso a tutti.
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