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Il parere dei fedeli

Ultimo Aggiornamento: 24/05/2007 02:48
28/04/2006 20:55
 
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Cià


Giusto vi ricordate ragazze quell'orribile e disgustosa parodia che fecero con la famosa frase di Giovanni XXIII ad inizio pontificato.........????!!!!!!!

Beh vedete le cattiverie da dove escono rientrano. Mi auguro che in futuro tanti denigratori di PAPARATZI facciano un bel
" Mea Culpa" e si arrendano finalmente all'evidenza capendo che RATZI del "pastore tedesco" non ha proprio nulla. Poi, fra le altre cose io adoro i pastori tedeschi.( Scusate ma quando ci vuole ci vuole ). [SM=x40799] [SM=x40799] [SM=x40799] [SM=x40800]
09/05/2006 01:18
 
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Il ricordo di un fedele responsabile per il Movimento Per La Vita
Ci siamo preparati da tempo a questo incontro col Papa. Eravamo in Piazza con circa 60 giovani dei nostri con Bandiere e magliette del Movimento per la Vita”.

Arrivati a San Pietro, e non lo sapevo, il servizio di sicurezza mi ha detto che due di noi dovevano andare davanti a salutare il Papa come rappresentanti del Movimento per la Vita – ha raccontato –. Siamo andati mia moglie, mio figlio Mauro di tre mesi ed io”.

Ho preso in braccio mio figlio (che aveva il bavaglino con scritto ‘Felici di essere nati’) e mia moglie ha cominciato a commuoversi. Il Papa si è avvicinato a noi ed io gli ho presentato la famiglia ma soprattutto quelli che avevamo l’onore ed il privilegio di rappresentare

Al termine dell’Udienza Generale il Papa ha salutato i Vescovi presenti, le persone malate e poi è venuto vicino a noi – ha continuato Gibertini –.”.

Abbiamo donato al Papa la bandiera ufficiale del Movimento per la Vita ed il Papa ci ha dato la mano, ha fatto il segno della croce sulla fronte di mia moglie Sara e le ha dato una carezza e poi ha preso tra le sue mani il capo del piccolo Mauro e l’ha baciato”.

Ci ha sorriso, ringraziato, e benedetto fissandoci con due occhi color del cielo che sono profondissimi: ci ha amato”, ha commentato il responsabile nazionale dei giovani del MpV.

Non mi aspettavo un dono del genere: è per noi una giornata di Grazia da ricordare per tutta la vita e non vedo l’ora di poter raccontare a mio figlio come è stato bravo ed in attesa per tutta questa giornata”, ha quindi esclamato.

Sul messaggio del Pontefice Gibertini ha detto: “Con queste parole il Papa ci ha fatto sentire il suo sostegno spirituale e fisico incoraggiandoci ad andare avanti, a continuare a scrivere altre pagine di speranza per il futuro dell’umanità. Ogni parola del Papa sarà stata meditata con cura e tocca a noi ora metabolizzarle bene e metterle in pratica attingendovi come sorgente viva per il nostro impegno”.
09/05/2006 12:24
 
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Queste sn TESTIMONIANZE!
Xkè alcuni vaticanisti (cm Zavattaro e De Carli) nn parlano mai di testimonianze cm questa? [SM=g27826] [SM=g27826] Si limitano solo a giudicare ki nn conoscono affatto e a menare moccoli pesanti al Papa! [SM=g27812] [SM=g27812] [SM=g27826] [SM=g27816] [SM=g27812] [SM=x40796] Fate le valigie e andatevene, conigli travestiti da vaticanisti!


Antony la Salernitana
[SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800]
09/05/2006 13:56
 
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De Carli
Sai josie, siamo venute in contatto con De Carli, attraverso l'Ordine e abbiamo scoperto che è dalla nostra parte! Se non vengono pubblicati i suoi servizi o se la figura di Ratzi è un po' oscurata, non è colpa sua, ma degli alti vertici televisivi
09/05/2006 14:21
 
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I media
Già, i media... [SM=g27829] [SM=g27826] gli alti vertici televisivi [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826] A pensarci bene, è 1 pò colpa loro! [SM=x40796] Poi dipingono Benny cm 1 Papa freddo, inquisitore e (questo mi fa ancora + rabbia!) nazista! Dobbiamo 'ringraziare' loro se oggi alcune Xsone dicono:'Era meglio Giovanni Paolo II!' [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826] Della serie: + pregiudizi e - verità su Papa Benedetto XVI! [SM=x40796]
Davvero, nn sapevo kè De Carli era dalla nostra parte [SM=g27819] [SM=g27819] [SM=g27819] CMQ, se vuole fare 1 chattata qui, è il benvenuto [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]


Antony la Salernitana [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800]
11/05/2006 19:52
 
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Testimonianza di una monaca
Ripensando al 19 aprile scorso



... Il primo anno di pontificato di Benedetto XVI non ha fatto che confermare questa prima intuizione. Papa Ratzinger è un uomo libero e offre al mondo l'immagine di una Chiesa che agisce in libertà e dialogo. E la libertà di questo papa si è subito notata quel giorno, in piazza san Pietro, mentre raccoglieva la grande, ma nel contempo pesante, eredità di Giovanni Paolo II...

Il 17 ottobre del 1978 non ero gran ché praticante, sapevo del conclave in corso ma, a differenza di mia Madre, che continuava a consultare radio e tv per conoscerne l'esito, io rimanevo indifferente. Ero, anzi, per la verità quasi infastidita da questa apprensione per un papa che tardava ad essere scelto. A dispetto di ciò toccò proprio a me, non a mia madre, di vedere in anteprima il saluto del nuovo Pontefice. Il 17 ottobre, verso sera, mi ricordai di avere urgente bisogno di alcune batterie, mi recai perciò nel più vicino negozio di elettrodomestici per acquistarle. Erano circa le 19 e 25 e vi entrai trafelata nel timore che il negoziante avesse già iniziato le manovre di chiusura. Lo spettacolo che mi si presentò mi lasciò senza fiato. Una donna, dietro il banco, in minigonna e attillatissima camicia, era in lacrime. Il viso rigato di rimmel tradiva la pesante truccatura. Non mi chiese neppure cosa volessi e mi disse: «Hanno eletto il papa. È uno straniero!». Nel tono della voce c'erano stupore, commozione e riverenza, emozioni strane in una persona il cui look non lasciava trasparire una pratica religiosa convinta. Così quello che non aveva potuto la fede radicata di mia madre lo poté lo stupore di questa "lontana" e sostai anch'io davanti al monitor ad ascoltare le prime battute di un papa venuto "di" molto lontano. Non sapevo ancora a quel tempo quanto avrebbe significato per me quel papa e quel pontificato, seppi solo - in un attimo - che come stavano cambiando le cose per la Chiesa così sarebbero cambiate per me.

Pensavo a questo evento il 19 aprile dello scorso anno, quando in macchina con don Gabriele, mi stavo recando a Roma. Lasciando il Monastero di Monza, mi rammaricavo di potermi recare nella capitale solo a funerali di Giovanni Paolo II avvenuti e con un conclave appena incominciato. Immaginavo che sarebbe durato a lungo e che ciò avrebbe forse compromesso la presentazione del mio libro, Nell'arte lo stupore di una Presenza, prevista al Cenacolo di vicolo Valdina, per il successivo 21 aprile. Il viaggio piuttosto rocambolesco per una serie di contrattempi e di ingorghi aumentò la sensazione di disagio. Mi colse perciò come un fulmine - presagio però di bellezza e non di tempesta - la notizia dell'avvenuta elezione del nuovo pontefice.
Stentavo a credere. Erano le 17 ero diretta in piazza san Pietro per incontrare un seminarista con il quale dovevamo prendere accordi e il conclave era finito, dopo solo tre giorni.
L'emozione fu intensissima, nel giro di un attimo Roma piombò nel caos. Il cielo era colmo del suono di mille campane che vicine e lontane annunciavano l'evento. La gente cominciò progressivamente a riempire i marciapiedi e il trafficò agonizzò per il riversarsi di migliaia di auto in direzione del Vaticano. Risolvemmo di parcheggiare fortunosamente in una via laterale. Perdemmo per un attimo l'orientamento ma non ci fu bisogno di chiedere informazioni: un fiume di gente in corsa, per lo più giovani, si dirigeva verso la piazza del colonnato.
Mentre correvo il mio scapolare rosso svolazzava come una bandiera sotto lo sguardo incuriosito di romani e non. Una monaca di clausura in piazza san Pietro, alle 17 e 30 di un normale martedì, in corsa con migliaia di fedeli incontro al nuovo successore di Pietro. Mi apparve chiaro: ventisette anni or sono vidi il papa in tv, oggi mi toccava di vederlo dal vivo. Quel papato cambiò la mia vita, questo papato la radicherà nella fede della Chiesa che da millenni annunzia una salvezza che fa libero l'uomo.
Questa idea si rafforzò nell'attimo in cui sentii serpeggiare, tra le file dei pellegrini radunati come me sotto il colonnato, il nome del neo eletto: Joseph Ratzinger. Non mi sbagliavo, fin dalle prime battute questo Papa ha saputo conquistarsi gli animi e la folla, presentandosi come umile servo della vigna del Signore capace di bontà e di fermezza, di apertura e di radicalità.
Il primo anno di pontificato di Benedetto XVI non ha fatto che confermare questa prima intuizione. Papa Ratzinger è un uomo libero e offre al mondo l'immagine di una Chiesa che agisce in libertà e dialogo. E la libertà di questo papa si è subito notata quel giorno, in piazza san Pietro, mentre raccoglieva la grande, ma nel contempo pesante, eredità di Giovanni Paolo II. L'umile servo della vigna del Signore non ha avuto bisogno né di scimmiottare, né di distanziarsi dal suo grande e amato predecessore, semplicemente ha raccolto in modo personalissimo il timone della Chiesa, lasciandosi guidare da quello stesso Spirito che ha fatto di Wojtyla il 264° successore di Pietro e che, certo, farà di Ratzinger il grande primo papa del Terzo millennio.
Questa è la Chiesa, un virgulto sempre vivo e sempre nuovo che si sviluppa dentro a un terreno millenario. Lungo tutto questo anno Benedetto XVI ci ha dimostrato come sia veramente capace di guardare al futuro solo colui che prende su di sé il carico del passato. Solo chi si radica nella fede degli antichi padri riesce a individuare nelle trame confuse del presente, vie profetiche che aprono il futuro alla speranza.
Papa Benedetto ha indicato fin da subito il nodo che lega passato a futuro, la radice del virgulto della Chiesa, la forza della sua giovinezza: l'Eucaristia. Questo dono, di cui il Papa ha mirabilmente parlato nella sua Deus caritas est, racchiude in sé l'intera storia della salvezza, il dispiegarsi della rivelazione, la forza della tradizione, la fede di tutti di credenti, il sangue di tutti i martiri e in ultimo, ma non da ultimo, la Presenza. Giustamente allora, Papa Benedetto ribadisce la dimensione sociale e politica dell'Eucaristia che è ancora tutta da scoprire e da evidenziare. La lotta contro la frammentazione provocata dal relativismo incomincia qui nell'umile segno di un Pane che ha la straordinaria potenza di rinnovare il mondo e la Chiesa.

23/05/2006 09:01
 
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Nightfever. Il clima della GMG continua nel centro di Bonn


di Barbara Marino/ 23/05/2006

A un anno dall’elezione del papa tedesco, la fiamma della XX GMG è ancora accesa. Portoni aperti nella chiesa di S. Remigio al centro di Bonn: veglie con canti, preghiere, dialogo, missioni entusiaste nelle strade e nelle piazze ...



Il racconto di una giovane partecipante alla grande festa della fede di Colonia, un anno dopo, a Bonn ...

"Pochi giorni fa passeggiavo con alcuni amici per il centro di Bonn. Eravamo stati a teatro, dove avevamo assistito a una rappresentazione straordinaria. Dopo una breve sosta in un ristorante stavamo concludendo la serata facendo quattro passi nel centro storico della città. È stata dunque grande la nostra sorpresa quando abbiamo scoperto che nella Brüdergasse, vicino alla piazza del municipio, c’era ancora molta vita. Giovani adulti, in parte travestiti da candele della Giornata Mondiale della Gioventù, stavano ancora allegramente in strada, una strada amorevolmente decorata con striscioni, bandiere e candele.



Nightfever Bonn viene offerto una volta al mese, su base volontaria, da giovani adulti entusiasti della Giornata Mondiale della Gioventù appartenenti a diverse parrocchie, da studenti di diverse facoltà, membri di nuove comunità spirituali e candidati al sacerdozio. Desiderano prolungare la gioia della Giornata Mondiale della Gioventù e donare a tutti i cittadini di Bonn ciò che loro stessi abbiamo potuto sperimentare: l’amore misericordioso di Dio. Per questo vanno nelle strade e nelle piazze di mercato per invitare le persone e per parlare della gioia che ci riempie. Al termine della Santa Messa, fino alle ore 24.00 viene offerta la possibilità di pregare, cantare e parlare.

Essendo da poco passate le undici, la cosa era piuttosto insolita. Mi sono scoperto a pensare che avrei trovato più naturale trovare i giovani in attesa di iniziare una serata in discoteca. Qui, davanti alla chiesa di S. Remigio, invece, il clima era quasi rilassato, da festa popolare. Le molte impressioni, le bandiere e le candele mi hanno riportato alle giornate di agosto dello scorso anno, quando ovunque si vedevano gli zaini azzurri della XX Giornata Mondiale della Gioventù, quando i treni per Colonia si riempivano di tanti giovani, quando in questi treni le diverse generazioni discorrevano tra loro senza problemi, al di là di qualsiasi barriera linguistica, ridendo e festeggiando insieme, quando, infine, i canti e le preghiere in tutte le lingue trasformavano le banchine delle stazioni e la piazza del duomo di Colonia in oasi colorate e i balli brasiliani nella stazione centrale ai quali assistevo mentre mi recavo al lavoro cambiavano il mondo.





La XX Giornata Mondiale della Gioventù è stata un evento unico, che non avrà effetti sul futuro? Almeno a Bonn la Giornata Mondiale della Gioventù prosegue con grande successo, grazie alla manifestazione "WJT goes on ...- Nightfever

Pochi giorni dopo, nel giornale si leggeva che durante la Giornata Mondiale della Gioventù il tasso di criminalità si era fortemente ridotto, e che quindi la pace e la gioia in tutto il mondo doveva essere possibile. E quindi per le forze di sicurezza e la polizia non era stata affatto una preparazione ai mondiali di calcio che si svolgeranno questa estate. Troppo presto, però, è ritornata la grigia vita quotidiana, nella quale sul treno ho sentito la mancanza di questa gioia contagiosa e mi sono ritrovato a guardare volti distaccati e maldisposti …



"Spalancate le porte a Cristo!"

Ho ricordato le molte immagini viste in Tv nell’agosto dello scorso anno, felice di ritrovare qui un clima simile. Con gentilezza sono stato riportato dai miei ricordi alla Brüdergasse: divertite, due giovani credenti si sono avvicinate a noi, ci hanno augurato una buona serata e ci hanno invitato a entrare nella chiesa di S. Remigio, le cui porte erano spalancate, per accendere un cero per noi o per qualche nostro amico. Veramente volevo andare alla stazione, poiché oramai si era fatto tardi, ma pensai che potevo ben fermarmi qualche minuto per vedere che cosa stava accadendo. Insieme a molte altre persone abbiamo quindi seguito il cammino che conduceva dentro la chiesa, amorevolmente segnato dalle candele. Per nostra sorpresa, la chiesa era piena! Sul portale siamo stati accolti da giovani felici, che ci hanno raccontato perché si riunivano intorno a Gesù, perché avevano iniziato già nell’ottobre del 2005 il cammino spirituale verso la Giornata Mondiale della Gioventù e perché ogni mese proponevano una serata spirituale con musica, preghiera aperta e possibilità di dialogo.



"Siamo venuti per adorarlo" (Mt 2,2).

Hanno detto di essere 60 volontari di diverse facoltà, comunità spirituali e candidati al sacerdozio di diverse diocesi. Toccati dalla splendida atmosfera, ci siamo immersi in questa notte di Nightfever: canti e suoni armoniosi riempivano l’ambiente, nell’aria si respirava il profumo dell’incenso, ovunque erano accese delle candele, soprattutto vicino all’altare, dove, illuminata a giorno, in un ostensorio vi era Gesù Eucaristia.


Gesù realmente presente.

Una studentessa molto gentile ha accompagnato tutti noi, che eravamo un po’ esitanti, fino all’altare. Ci siamo seduti per un po’ e abbiamo composto un’intenzione di preghiera, che abbiamo messo in una cassetta apposita. Le religiose del Carmelo di Colonia le riprenderanno nelle loro preghiere. La splendida musica prodotta da un piccolo coro e da pochi strumenti musicali ci hanno fatto davvero accogliere l’invito a riflettere sulla nostra vita e sul ruolo che la fede ha in essa. Nelle navate laterali erano seduti sei sacerdoti, che parlavano continuamente con gli ospiti.



Farsi raggiungere dall’amore di Dio misericordioso.

Fuori, davanti alla chiesa, incontriamo con uno degli iniziatori, Andreas Süß, candidato al sacerdozio nel Collegium Albertinum di Bonn, che insieme con Katharina Fassler della Comunità Emmanuel nell’ottobre del 2005 ha ideato la veglia di preghiera Weltjugendtag goes on ... - Nightfever" a Bonn, preparata interamente da giovani adulti: "Dopo la Giornata Mondiale della Gioventù, molte persone, lontane alla Chiesa, mi hanno detto che era un peccato che la Giornata Mondiale della Gioventù fosse terminata", spiega Andreas Süß. "La novità è che fermiamo di proposito le persone che passano per la strada e le invitiamo a entrare per qualche minuto in chiesa e a farsi raggiungere dalla misericordia di Dio", spiega Andreas Süß".



Nightfever si svolge ogni mese un sabato sera nella chiesa di S. Remigio. Dopo la Santa Messa celebrata alle ore 18.00, fino alle ore 24.00 è possibile fermarsi per pregare, cantare e parlare. Il mese scorso, il 22 aprile, a guidare la celebrazione e a tenere l’omelia c’era don Markus Hofmann, il rettore del Collegium Albertinum, il collegio teologico arcivescovile, dove i futuri sacerdoti dell’arcidiocesi di Colonia, oltre al corso di laurea in teologia cattolica presso l'università di Bonn, ricevono una formazione spirituale. "Vale la pena entrare e dare un’occhiata", assicura Süß. "Siamo molto contenti della risposta positiva dei cittadini di Bonn. Penso che le persone abbiano nostalgia di Dio e che sia possibile mostrare loro un cammino verso Gesù Cristo". "Molti giovani non sono abituati a parlare della loro fede in Dio, ad andare in chiesa, a sperimentare Dio come qualcuno che sta loro di fronte, che è presente per le loro difficoltà e preoccupazioni, che li sostiene e che tiene la propria mano su di loro. La fede è una cosa gioiosa ed entusiasmante, e desideriamo che tutti ne siano partecipi", spiega Süß. Al Nightfever precedente, nell’arco dell’intera serata sono venute ben 800 persone.




Durante il Nightfever di aprile è stato ricordato in modo particolare il defunto papa Giovanni Paolo II, morto lo scorso anno. È stato lui a dare vita alla Giornata Mondiale della Gioventù, offrendo ai giovani del mondo l’occasione di riunirsi in una grande festa della fede, nella quale si esprime la profonda gioia per l’amore di Dio e la sua misericordia. Una volta al mese, tutto questo si ripete a Bonn in modo molto più modesto, che tuttavia riscuote grande successo, con la veglia Weltjugendtag goes on ...- Nightfever nella chiesa di S. Remigio. Naturalmente si è pregato in modo particolare anche per papa Benedetto XVI, che nell’aprile dello scorso anno è stato eletto successore di Pietro, affinché con l’aiuto dello Spirito Santo possa svolgere il suo difficile compito. Durante la Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia ha commosso il cuore delle persone di tutte le generazioni. I giovani di Nightfever lo ringraziano per la sua testimonianza di fede e per il suo amore delle persone. "Dopo che lui stesso ha scritto tanti libri, durante il Nightfever invitiamo a scrivere delle letterine, che verranno raccolte in un libro che sarà consegnato al papa". In questo modo, gli entusiasti della Giornata Mondiale della Gioventù di Bonn sostengono l’azione promossa dalla Kolping Jugend della diocesi di München und Freising.

Lo scorso anno, nessun’altro evento ha inciso sui giovani come la XX Giornata Mondiale della Gioventù celebrata a Colonia in agosto. Solo nel Marienfeld erano presenti più di 1 milioni di persone per celebrare la Veglia e la Santa Messa con papa Benedetto XVI. Molti hanno seguito in televisione la morte di papa Giovanni Paolo II, il papa della loro generazione, le sue esequie e l’elezione del nuovo papa tedesco, il cardinale Joseph Ratzinger.

Il gruppo dei collaboratori entusiasti ormai conta 60 volontari. Diversi visitatori sono diventati volontari. Alcuni di loro hanno ripreso contatto con la Chiesa o si sono confessati per la prima volta dopo più di dieci anni. "All’epoca mi sono detto: se anche un solo visitatore troverà il cammino verso Gesù Cristo grazie a questa manifestazione, allora ne sarà valsa la pena", dichiara Süß. E invece, le persone che ringraziano e che esprimono la loro gioia nella Home page del sito Internet dell’iniziativa sono molte di più ...

I prossimi appuntamenti per quest’anno sono il 24 giugno (con don Michael Hagemann, responsabile dei giovani della comunità Emmanuel), il 15 luglio (con il vicario generale dell’arcidiocesi di Colonia, mons. Dominik Schwaderlapp), il 14 ottobre (con don Ulrich Hennes, responsabile diocesano per la pastorale giovanile fino alla fine di aprile 2006 e già segretario della XX GMG fino alla fine del 2005) e il 4 novembre (con il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia).

Febbre da GMG ... un anno dopo. Di tipo diverso, però [SM=g27825]

Mentre a Bonn si continua a vivere la fede come una cosa gioiosa ed entusiasmante, come durante il grande evento di Colonia l'estate scorso, nella "Febbre della notte", poco distante, i zelanti amministratori delle città di Frechen, Hürth e Kerpen hanno scoperto di avere ancora qualche conto aperto, e più precisamente con i partecipanti alla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia. Incredibile ma vero: hanno richiesto il pagamento degli interventi di pronto soccorso, tramite fatture inviate ai pellegrini di tutto il mondo!

Durante il fine settimana conclusivo nel Marienfeld, molti pellegrini sono stati trattati per piccole ferite o per sintomi dovuti alla stanchezza. Ora le città chiedono ai pellegrini curati di pagare le spese del trattamento. Così, molte fatture sono ora in viaggio, dirette in tutto il mondo; e non importa se verso il Kenya, il Ghana o l’Italia.

È però difficile capire il senso e il fine di questa azione su vasta scala (avranno prese la febbre, gli amministratori nei pressi del Marienfeld?). "Alcune fatture sono già state spedite, ma difficilmente riceveremo il danaro", osserva realisticamente nel Express Friedhelm Wolter, che dirige i vigili del fuoco di Hürth.

Ma i partecipanti, con il pagamento della quota d’iscrizione (con cui avevano prepagato anche il vitto, che tanti non hanno visto ...), avevano stipulato anche un’assicurazione sanitaria per l’estero. Questa, però, copriva le speso soltanto se i pellegrini hanno ricevuto trattamenti ambulatoriali. Era pertanto escluso il trattamento dei piccoli malanni. Purtroppo le Città nei pressi del Marienfeld hanno ignorato la possibilità di concludere un accordo aggiuntivo con le assicurazioni, come invece ha fatto la Città di Colonia. Ora nelle casse cittadine mancano 44 mila Euro, che sicuramente sarà difficile recuperare, nonostante il profondo impegno di chi scrive le lettere ... Avranno certamente più successo i giovani che scrivono le letterine che andranno nel libro gigante che verrà consegnato al papa in settembre durante la sua visita in Baviera.


Ha collaborato per la traduzione dal tedesco: Simona Storioni.









23/05/2006 14:19
 
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CARA DISCIPULA....E bellissimo questo riportaggio. Si puo sapere il fonte? Vorrei fare una traduzione in inglese, ma da ex-giornalista, sono sempre in disagio quando non posso citare il fonte originale di qualcosa che si riporta, soprattutto se e qualcosa significativa come questa. MILLE GRAZIE per l'articolo e le foto!!!

SUOR TERESA BENEDETTA
Ordine Benedettino delle Suore
delle Sante Coccole al Romano Pontefice
23/05/2006 21:27
 
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Benedetto XVI: un papa che prega e lotta
di Luigi Accattoli

Non prevedevo l’elezione del card. Ratzinger, ma sono contento che sia papa. Mi aspettavo un apostolo che continuasse l’uscita nel mondo di Giovanni Paolo II. I cardinali, invece, hanno voluto una pausa in quell’andata al largo. Tra chi poteva interpretare la pausa, Ratzinger è colui che meglio avverte la difficoltà di credere dell’uomo d’oggi: dei lontani, dei vicini e di se stesso. Egli dunque, nella pausa, continuerà a guardare lontano. Ciò mi sembra essenziale.

La sua avvertenza dell’incredulità la segnalo con due passaggi della riflessione che ha condotto su di essa, in tanti anni. Uno recentissimo e l’altro antico.

«Mostrati di nuovo al mondo in quest’ora»
Quello recentissimo, il più maturo, l’ho ascoltato nella preghiera della dodicesima stazione della Via crucis papale per l’ultimo Venerdì santo (cf. Regno-doc. 9,2005,207ss). Invito il lettore a leggerla senza fretta. Io sono stato felice di udirla quel giorno e la felicità che avvertii in quel momento – perché in essa trovavo le parole per l’invocazione che mi è più cara – è tornata a me quando ho ascoltato dal card. Medina Estévez l’annuncio che il nuovo papa si chiamava «Iosephum»:

«Signore Gesù Cristo, nell’ora della tua morte il sole si oscurò. Sempre di nuovo sei inchiodato sulla croce. Proprio in quest’ora della storia viviamo nell’oscurità di Dio. Per la smisurata sofferenza e la cattiveria degli uomini il volto di Dio, il tuo volto, appare oscurato, irriconoscibile. Ma proprio sulla croce ti sei fatto riconoscere. Proprio in quanto sei colui che soffre e che ama, sei colui che è innalzato. Proprio da lì hai trionfato. Aiutaci a riconoscere, in quest’ora di oscurità e di turbamento, il tuo volto. Aiutaci a credere in te e a seguirti proprio nell’ora dell’oscurità e del bisogno. Mostrati di nuovo al mondo in quest’ora. Fa’ che la tua salvezza si manifesti».

Ecco, io sono contento che sia papa uno che prega così: fatti riconoscere, mostrati di nuovo. Questa mi appare come tutta la preghiera di oggi e dunque esulto a sentirla in bocca a un cristiano chiamato a fare il papa.

Se qualcuno mi ha seguito fino qui, ed è restato non dico convinto, ma interessato dal mio apprezzamento per quella preghiera, provi a leggere per intero la Via crucis, per avvertire come sia tutta innervata dall’invocazione al Signore perché torni a manifestarsi.

Nella meditazione, che precede la preghiera che ho citato, il lettore troverà così commentato il grido di Gesù morente «Dio mio Dio mio»: «Assume in sé l’intero Israele sofferente, l’intera umanità sofferente, il dramma dell’oscurità di Dio».

Attenzione a questa espressione: «il dramma dell’oscurità di Dio». Durante l’omelia per l’inizio del ministero petrino, il 24 aprile, papa Benedetto elencherà – tra i tanti deserti in cui si smarrisce, come la pecora evangelica, l’umanità di oggi – «il deserto dell’oscurità di Dio» (Regno-doc. 9,2005,197). Ecco dunque il nuovo papa che si mette alla ricerca dell’umanità che non scorge più il volto di Dio.

La fede di Maria che resiste nell’oscurità
In altre stazioni il lettore incontrerà altre invocazioni e metafore della nostra epoca: «Fa’ che ti percepiamo di nuovo» (VII stazione), «Il Dio nascosto rimane comunque il Dio vivente» (XIII stazione). Ma soprattutto troverà, alla quarta stazione («Gesù incontra sua madre») questa rassicurazione sulla fede che non si perde sulla terra finché c’è chi ama:

«I discepoli sono fuggiti, ella non fugge. Ella sta lì, con il coraggio della madre, con la fedeltà della madre, con la bontà della madre e con la sua fede, che resiste nell’oscurità: “E beata colei che ha creduto” (Lc 1,45). “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8). Sì, in questo momento egli lo sa: troverà la fede. Questa, in quell’ora, è la sua grande consolazione».

Dicevo che avrei fatto riferimento a un testo recentissimo e a uno antico. Quello antico è il paragrafo «Discese all’inferno» del capitolo 2 della seconda parte del volume Introduzione al cristianesimo (1968, trad. it. Queriniana, Brescia 1969; seconda edizione, con un nuovo «saggio introduttivo», Queriniana 2000): «Il Sabato santo è il giorno della “morte di Dio”, il giorno che esprime e anticipa l’inaudita esperienza da cui è travagliato il nostro tempo: la sensazione che Dio s’è assentato da noi, che la tomba lo ricopre, che egli non vigila e non parla più, sicché non c’è nemmeno bisogno di contestarne l’esistenza, ma si può tranquillamente farne a meno».

«Egli sembra sprofondato nel cupo silenzio dell’assente»
Ed eccoci alla seconda verifica che vorrei proporre al lettore: legga per intero quel paragrafo e possibilmente l’intera Introduzione al cristianesimo, tenendo d’occhio il filo rosso della prova per la fede che viene al nostro tempo dalla sensazione che Dio si è «assentato»: «Nessun grido sembra più capace di risvegliare Dio (…) “Discese nel regno dei morti”: questa frase sembra proprio designare l’amara verità dell’ora nostra: lo sprofondamento di Dio nel mutismo, nel cupo silenzio dell’assente (…) Della rivelazione cristiana non fa parte solo la parola di Dio, ma anche il silenzio di Dio (…) Dio ha effettivamente parlato, ma non dobbiamo per questo dimenticare la verità del perenne nascondimento di Dio».

Sempre in quel paragrafo, il grido di Gesù «Dio mio Dio mio» viene così commentato: «Abbiamo ancora forse il bisogno di chiederci che cosa debba rappresentare la preghiera della nostra ora di tenebra? Può forse essere qualcosa di diverso dal grido lanciato dal profondo assieme al Signore, che è “disceso all’inferno” e ha riaffermato la vicinanza di Dio proprio nel bel mezzo dell’abbandono in cui egli ci vuol lasciare?».

Suggerisco al lettore, disposto a sintonizzarsi con il sentimento dominante del nuovo papa, di tendere come un filo tra l’ultima Via crucis e Introduzione al cristianesimo e di seguirlo, quel filo, come traccia per esplorare la sua opera di teologo e di uomo di Chiesa.

L’invocazione al Signore perché si manifesti torna per esempio con i colori di pasqua in Meditazioni sulla settimana santa (1969, trad. it. Queriniana, Brescia 1971): «Fai brillare il mistero della tua gioia pasquale, come aurora del mattino, nei nostri giorni; concedici di poter essere veramente uomini pasquali in mezzo al Sabato santo della storia».

In Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio (2000, trad. it. San Paolo, Cinisello Balsamo [MI] 2001), dice che «accettare di essere attraversato dall’angoscia di ciò che oggi parla contro la fede e perseverare interiormente nella fede è una componente essenziale del mio compito» (31). Lo diceva di se stesso come custode della fede, ma forse lo direbbe anche ora che è papa. Così allora rispondeva alla domanda se sia possibile che «un papa» possa essere assalito dal dubbio e dall’incredulità: «Non dall’incredulità, ma che possa soffrire sotto il peso delle questioni che ostacolano la fede, lo si può ben immaginare» (ivi).

«È la fede che mi stupisce non l’incredulità»
In questo libro si parla di lotta con Dio (28) e scontro con Dio (35), della nostra incapacità di comprenderlo (35), della sua estraneità, del suo apparirci talvolta indecifrabile (15), flebile e debole (65), fino all’intuizione che «grazie alla forza della preghiera, della fede e dell’amore Dio viene sollecitato a lasciarsi coinvolgere dalla storia del mondo, perché tra gli uomini si diffonda una scintilla della sua luce» (62).

Il giorno dell’elezione di Ratzinger a papa, il 19 aprile, RAI 1 mandò – poco dopo la fumata bianca – un’intervista del collega Giuseppe De Carli, che era stata preparata in vista di quel momento. Anche in essa il cardinale teologo parlava di Dio che «qualche volta si nasconde» e diceva queste altre parole, che dedico al lettore come motto per intendere l’anima del nuovo papa: «Ciò che mi stupisce non è l’incredulità ma la fede. Ciò che mi sorprende non è l’ateo, è il cristiano. Il mondo ci consiglia l’agnosticismo. Eppure, in un mondo così frammentato e oscuro, milioni di persone continuano a credere. Questo è un miracolo. È il segno che Dio opera in mezzo a noi» (in G. De Carli, Eminenza, mi permette?, Piemme, Casale Monferrato [AL] 2004, 23).

Il mio primo contatto con Joseph Ratzinger è avvenuto – per via libraria – il 6 luglio 1971: questa data è scritta sul frontespizio del libro che quel giorno acquistai alla libreria AVE di via della Conciliazione. Ero nella FUCI e con un gruppo di amici frequentavo Franco Rodano. Voleva sapere «che teologi» leggevamo. Qualcuno di noi leggeva Rahner, qualcuno von Balthasar: nella FUCI avevamo buoni suggeritori. Ma Rodano, che non era mai contento di quello che gli si diceva, buttò là questa sentenza: «Per un confronto vero della tradizione cristiana con la cultura di oggi, dovete leggere Introduzione al cristianesimo di Ratzinger». Corsi a comprarlo. Lo lessi. Sottolineai le frasi che ho citato sopra.

L’abbiamo messo come primo tra i papabili
Da allora l’ho sempre letto con frutto. Al momento dell’elezione a papa avevo in casa una decina di suoi volumi. Come vaticanista del Corriere della sera l’avevo intervistato nel maggio del 1986, in pieno caso Boff. Più volte l’ho ascoltato nella Sala stampa vaticana presentare documenti. Alcune volte l’ho incontrato, schivo e gentile, per le vie di Borgo Pio, a passeggio nel primo pomeriggio. Ho considerato un capolavoro di papa Wojtyla averlo coinvolto nel mea culpa, nella pubblicazione del segreto di Fatima, nella giornata di Assisi del 2002.

Quando al Corriere dovevamo scegliere 12 papabili, per tracciarne il profilo, l’abbiamo messo per primo. Ero sicuro che sarebbe stato votato. Non pensavo che sarebbe stato eletto. Immaginavo persino che non avrebbe accettato. Da quando è stato annunciato il suo nome devo occuparmi, come giornalista, di ciò che farà. Ma come cristiano attendo le sue parole sulla fede.



(dal Regno 10/2005)

23/05/2006 21:34
 
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Bellissimo!!!!!


Grazie Emma [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=x40791]
23/05/2006 21:53
 
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ancora da Accattoli:

Novità nei media seguite all’elezione di papa Ratzinger

–Intervista rilasciata il 9 maggio 2006 per una tesi di laurea sul papa e i media

A suo parere, cos’è cambiato nella Chiesa dopo l’elezione di Papa Benedetto XVI?

Nulla o quasi nel governo centrale della Chiesa, qualcosa nel governo papale della Curia, molto nella conduzione dell’attività pubblica del papa e nella sua predicazione. Sono restati gli uomini, le linee e i contenuti del precedente pontificato – l’organigramma curiale è immutato, a più di un anno dall’elezione – e probabilmente non sono da attendere grandi cambiamenti neanche in futuro. Il nuovo papa non punta sul governo, ma “sull’ascolto dello Spirito”. Vorrebbe che la Curia dimagrisca e l’ha messa a dieta: ha “creato”, con il concistoro di marzo, solo tre cardinali di Curia, deludendo tante attese ed ha affidato a due soli cardinali ben quattro Consigli, lasciando immaginare che in futuro ridurrà gli organismi curiali. Ha ridotto a un terzo le apparizioni pubbliche del papa e si è dedicato a una predicazione concentrata sui temi essenziali della fede. Nel governo della Curia non vigono più le ampie deleghe del papa precedente, che negli anni ’90 aveva costituito una specie di direttorio (ravvisabile nel quadrilatero Sodano-Ratzinger-Re-Ruini) ad ampia autonomia, che agiva in proprio. Non ci sono deleghe non solo perché non si è fatto una sua “squadra”, che forse non verrà mai, ma soprattutto perché il suo modo di guidare la Chiesa non punta sulle iniziative. Ai collaboratori egli chiede piuttosto idee e vuole che siano espresse con libertà, ma senza precostituire processi decisionali. Le decisioni verranno quando le idee saranno maturate e non importa se ci vorrà del tempo. Così ha voluto che si facesse in Sinodo con l’ora di libero confronto, nel Concistoro straordinario facendo discutere senza una griglia di temi e nelle riunioni dei capi-dicastero che ha convocato fino a oggi.

Che tipo di “accoglienza” ha riservato, secondo lei, la stampa nazionale al nuovo Pontefice? In particolare, è possibile sostenere che nel tempo, le categorie della rappresentazione mediatica di questo Papa siano in qualche modo cambiate?

L’accoglienza è stata buona, anche se – all’inizio – un minimo perplessa: non ci si aspettava la sua elezione e si era pieni di “immagini ricevute” – e non tutte positive – riguardo al cardinale Ratzinger “custode della fede”. Ma a differenza della stampa di altri paesi (in particolare Francia, Gran Bretagna e Usa), la nostra aveva un’ottima conoscenza diretta del personaggio e dunque ha potuto liberarsi in fretta degli stereotipi che gli facevano torto. Un cambiamento lungo i mesi c’è stato e forse si può riassumere nella progressiva modificazione della domanda dominante su di lui: fino alla “Giornata mondiale della Gioventù” di Colonia (18-21 agosto) ci si chiedeva se papa Ratzinger sarebbe stato “conservatore” come il cardinale Ratzinger e, dunque, un papa di restaurazione rispetto al predecessore; da allora ci si chiede quale sia il segreto dell’attrattiva che esercita sulle folle, non facendo egli nulla – a ogni evidenza – per accattivarsele e ottenendo un totale di presenze stabilmente superiore, si stima, a quelle che Giovanni Paolo magistralmente richiamava.

Quali sono, dal suo punto di vista, i principali elementi distintivi della capacità comunicativa di Papa Ratzinger?

Crede nella comunicazione da uomo a uomo e in particolare scommette sulla comunicazione verbale. Crede nell’importanza della parola. Giovanni Paolo mirava di più alla comunicazione di massa, che è sintetica, di immagine e gestuale, tendente a creare l’evento e a sorprendere. Era una comunicazione massimamente congeniale al mezzo televisivo. La parola era solo un elemento nella costruzione dell’evento comunicativo. Benedetto mira a comunicare con la parola, ad agganciare l’intelligenza del singolo ascoltatore, si appassiona al ragionamento, scommette sulla ragionevolezza e la comprensibilità del messaggio che propone, cioè del messaggio cristiano. Non a caso le sue parole più efficaci sono venute da incontri nei quali ha parlato a braccio, rispondendo nel luglio 2005 ai preti di Aosta, l’ottobre seguente ai bambini romani della prima comunione in piazza San Pietro, l’aprile del 2006 ai giovani romani sempre in piazza San Pietro. Dietro questo affidarsi alla libera conversazione sulle questioni maggiori della vita cristiana c’è una teologia: quella della ragionevolezza della fede cristiana, cioè della sua profonda rispondenza alle esigenze della ragione umana. E dunque la fiducia di una comunicazione efficace in materia. Una comunicazione non elusiva, rispettosa della posta in gioco, aliena da effetti speciali, mirata al coinvolgimento delle intelligenze e dei cuori.

Giovanni Paolo II ha saputo portare, con forza, il tema della fede al centro del dibattito pubblico. Cos’è cambiato nell’informazione religiosa dopo l’elezione di Papa Wojtyla?

Direi piuttosto che Giovanni Paolo ha posto al mondo la domanda sul suo destino, compresa la possibilità dell’autodistruzione, chiamandolo a confrontarsi con il senso del mistero di cui sono portatrici le religioni – che provocava a farsi tutte promotrici di pace – e in particolare con il messaggio cristiano: “Aprite le porte a Cristo”. Benedetto pone ai credenti la domanda sul destino della loro fede, chiamandoli sì a farsi carico della pace, dell’ecumenismo e del dialogo tra le religioni, ma soprattutto a mettersi in “ascolto dello Spirito”, con la preghiera e l’adorazione, per comprendere le vie che egli intende loro indicare per superare le prove che sono loro poste. Prima fra tutte la tentazione di abbandonare la fede, in una cultura a dominante secolare. L’informazione religiosa stenta a cogliere questo cuore del nuovo pontificato e continua a domandarsi quando arrivano le “nomine” e le “riforme”, o quali “gesti” sta maturando il papa teologo. Dunque l’informazione non è cambiata ed è come delusa dal fatto che nel nuovo corso trova poco da raccontare. Cioè poco di quanto ritiene raccontabile, o che ama raccontare.

Con Giovanni Paolo II, l’asse dell’interesse mediatico si è spesso spostato sulla persona e sulle qualità umane. Lei ritiene che ciò accada ancora oggi o che, piuttosto, i media
siano tornati a concentrarsi sulla figura istituzionale e sul contenuto?


I media sempre cercano la persona. E non è mai una ricerca vana, perché la persona c’è comunque. In Giovanni Paolo c’era un contenuto più immediatamente narrabile, in Benedetto c’è un maggiore impegno di ricerca del suo volto nascosto, o ancora poco noto. Ma è pur vero che il ridimensionamento almeno quantitativo del protagonismo papale – meno udienze, meno discorsi, meno celebrazioni – induce indirettamente a interrogarsi sui suoi dintorni, istituzione e governo, compresi, ma anche folklore: i 500 anni della Guardi svizzera stanno ottenendo un’attenzione sorprendente! Benedetto vorrebbe che aumentasse l’attenzione al messaggio. Egli riduce il protagonismo papale a questo scopo: dice meno parole perché siano ascoltate meglio. Tratta meno argomenti perché si oda quello che dice sulla fede. Ma l’attenzione al messaggio è ardua per i media, che preferiscono raccontare un lapsus piuttosto che un concetto.

Quali sono le principali finalità dell’informazione religiosa e cosa deve fare un “buon
vaticanista”?


Nei media commerciali – ai quali appartiene il Corriere della Sera per il quale lavoro – la finalità dell’informazione religiosa è la stessa di ogni altro settore informativo: attirare l’attenzione del pubblico su eventi complessi, gestendone la divulgazione nella maniera più viva ed efficace, in modo da interessare a essi anche gli estranei, ma facendo salva la sensibilità degli addetti ai lavori. Un servizio dunque assai umile e gravemente condizionato dalla tirannia dell’audience. Stanti questi limiti che l’operatore non può modificare, il suo impegno prioritario sarà quello di realizzare una penetrazione interpretativa e informativa la più accurata e tempestiva, in modo da disporre di una tastiera efficiente su ogni argomento sul quale lo proietterà – di giorno in giorno – l’esigenza concorrenziale della propria testata. Dovrà quindi approfondire come se lavorasse per un pubblico motivato, sapendo che dovrà servirlo compatibilmente all’appetito del pubblico più indifferente. Come se uno chef dovesse approntare lo stesso piatto per un intenditore e per qualcuno che non l’ha mai assaggiato. Massimo scrupolo informativo dunque, unito alla massima flessibilità nella “confezione” e nel “servizio”. Nel caso del pontificato nascente di papa Benedetto, il vaticanista dovrà prestare ogni attenzione alle sue uscite dal Vaticano per rientrare nella vecchia abitazione, come dovrà cercare di leggere tutte le opere del Ratzinger teologo. Il pubblico naif vorrà sapere ogni particolare sui gatti del papa – che poi non esistono – mentre i competenti non gli perdoneranno l’inavvertenza dei precedenti, ogni volta che tratta da papa un argomento che già affrontò, magari in modo diverso, quand’era cardinale.

Quale, a suo parere, è lo stato dell’informazione religiosa nella stampa laica?

Buono, se consideriamo i limiti posti all’operatore, di cui alla risposta precedente. Miserando, se li ignoriamo. Gli operatori hanno generalmente la preparazione necessaria a un’informazione di livello, ma la richiesta è al 90 per 100 quella di un apporto di alleggerimento.


26/05/2006 02:09
 
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Il parere del cardinal Dziwisz

CARD. DZIWISZ, ACCOGLIENZA IN POLONIA MIGLIORE CHE IN GERMANIA
25-05-2006 18:59
L'ex segretario personale
di papa Wojtyla ed oggi cardinale di Cracovia Stanislao Dziwisz ha voluto sottolineare oggi, nel primo giorno di visita in Polonia, il grande affetto dimostrato dalla sua gente nei confronti del papa tedesco. A margine della visita di Benedetto XVI al presidente della Repubblica Lech Kaczynski, il porporato ha, infatti, detto ai giornalisti che ''l'accoglienza in Polonia per papa Benedetto XVI e' stata ancora migliore che in Germania''. ''Vedete - ha poi aggiunto - che in qui in Polonia c'e' vero amore per il Papa!''.

26/05/2006 07:32
 
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grazie!!!
Grazie per questi articoli di accattoli [SM=g27811]
per quanto riguarda il cardinale don Dziwisz..."il bel tacer non fu mai scritto.." [SM=g27812]
26/05/2006 14:23
 
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per quanto riguarda il cardinale don Dziwisz..."il bel tacer non fu mai scritto.." [SM=g27812]

ti condivido Lella....anche perchè secondo me non è andata proprio così....
e i confronti non andrebbero mai fatti nemmeno tra i popoli
27/05/2006 14:07
 
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Finalmente!!! Dai pareri di telepace!!
Qualcosa inizia a smuoversi con il viaggio in Polonia di Papa Benedetto! Non si può più stare con gli occhi chiusi difronte non solo a tanta gente (che poteva essere confusa con coloro che erano accorsi curiosi per vedere il successore dell'amato predecessore; la folla numerosissima che poteva essere scambiata per coloro che si sentivano orfani di GPII e he speranzosi si affrettavano verso Benedetto senza però trovare le risposte cercate....
La folla si è dimostrata colei che squarcia il velo dell'indifferenza, il velo dell'ignoranza, una folla che ha saputo gridare "Noi ti amiamo!" in tedesco, benchè il Papa avesse deciso di evitare la sua madre lingua proprio per evitare che vecchie ferite legate al conflitto mondiale potessero ferire l'animo della nazione che lo ospita.
Invece, proprio su TELEPACE è stato rilevato come l'amore, come il grande attaccamento a Papa Benedetto abbia provocato gesti insoliti, manifestazioni d'amore reciproco che sono state rapidamente colte dall'occhio rapace delle migliaia di telecamere presenti. Il papa tedesco parla in Polacco e la popolazione polacca risponde in tedesco, ringraziando a loro modo il grande sforzo umano e fisico che questo piccolo grande uomo ha loro regalato e che continuerà a regalare all'ovile del Signore!
27/05/2006 14:57
 
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Luigi Accattoli's blog!!


Folle polacche per il papa tedesco

Bellezza delle folle polacche per il papa tedesco, risorse della cattolicità! Lo attendono per ore sotto la pioggia a Varsavia, lo festeggiano come un parente sugli spalti del santuario fortezza di Czestochowa, lo cercano con affetto la sera alla famosa finestra dell’arcivescovado di Cracovia. I ragazzi gli gridano che s’affacci, tenendosi per mano. Proprio come facevano con il “loro” papa. Ed egli ricambia tanta generosità evitando di parlare tedesco. Dicono pronunci bene il polacco, per qualche frase e poi continua in italiano. Inaspettato completamento storico della riconciliazione tra i due paesi, che tanto era stata voluta dai cardinali Wojtyla e Ratzinger. Anche solo con le biografie e le nazionalità, questi due papi hanno riportato il nome cristiano nello tsunami della storia.

[Modificato da Ratzigirl 27/05/2006 15.00]

27/05/2006 18:46
 
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PREMIER POLACCO: PER NOI NESSUNA IMPORTANZA SE E' TEDESCO

"Mondo guarda a viaggio, servirà in relazioni internazionali"



"Non ha nessuna importanza per la Polonia e i polacchi che Benedetto XVI sia tedesco. Per noi è il Papa e basta". Il premier polacco Kazimierz Marcinkiewicz, risponde così ai giornalisti che gli chiedono cosa si aspetta domani da un Papa ad Auschwitz. Forse un gesto di scusa? "Il rapporto dei polacchi con il Papa è chiaro - ha risposto il presidente durante la conferenza stampa che si è svolta a Cracovia in occasione del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Polonia - e in questi giorni si vede chiaramente che è così".

Il premier polacco ha anche ricordato la sua udienza in Vaticano con Benedetto XVI una decina di giorni fa. "Abbiamo parlato dei rapporti con la Germania - ha raccontato Marcinkiewicz - delle relazioni con l'Unione europea, della situazione politica in Polonia. Il Papa era molto interessato a tutti questi argomenti".


Quanto è importante per la Polonia il viaggio di Benedetto XVI? "Il mondo intero guarda a questo viaggio - ha risposto il premier - il mondo guarda come i polacchi ospitano Benedetto XVI. E si vede che c'è forte rispetto e grande amore nei confronti del Papa. Ma questo viaggio - ha aggiunto - l'accoglienza e l'ospitalità avrà una sua ripercussione anche nelle relazioni internazionali. Tutti noi - ha concluso - Questo viaggio avrà un'influenza molto positiva. Le autorità politiche, il governo, siamo molto contenti per la visita.

02/06/2006 19:52
 
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Dal Blog di luigi Accattoli
"Ironia" di papa Ratzinger sul dopo Auschwitz

Nel discorso di domenica ad Auschwitz Benedetto XVI non aveva nominato Hitler, il nazismo, l’antisemitismo e i sei milioni di ebrei mandati allo sterminio ed ecco che all’udienza generale di ieri, in piazza San Pietro, ha detto tutto questo, rievocando le tappe del viaggio in Polonia: ”Proprio in quel luogo tristemente noto in tutto il mondo ho voluto sostare prima di far ritorno a Roma. Nel campo di Auschwitz-Birkenau, come in altri simili campi, Hitler fece sterminare oltre sei milioni di ebrei. Ad Auschwitz-Birkenau morirono anche circa 150.000 polacchi e decine di migliaia di uomini e donne di altre nazionalità. Di fronte all’orrore di Auschwitz non c’è altra risposta che la Croce di Cristo: l’Amore sceso fino in fondo all’abisso del male, per salvare l’uomo alla radice, dove la sua libertà può ribellarsi a Dio. Non dimentichi l’odierna umanità Auschwitz e le altre ‘fabbriche di morte’ nelle quali il regime nazista ha tentato di eliminare Dio per prendere il suo posto! Non ceda alla tentazione dell’odio razziale, che è all’origine delle peggiori forme di antisemitismo!” - Io trovo un’alta ironia in queste “correzioni”, come se avesse voluto dire ai critici più competitivi: se vi fa tanto problema che io non abbia detto quelle parole, eccole!

[Parole sante!!! Per certa gente bisogna sempre dire pane al pane e vino al vino....Ratzinger è troppo raffinato per la capacità di intendere di taluni...]

02/06/2006 21:03
 
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ottimo accattoli
bellissima riflessione del giornalista sull'ironia del papa...peccato, però, che il medesimo giornalista non scriva le stesse cose su "il corriere della sera"...

ciao a tutti [SM=g27811]
02/06/2006 21:13
 
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Cara Lella


hai perfettamente ragione però.................


ACCATTOLI PER QUESTA VOLTA TI DO UN OK!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

[SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=x40799] [SM=x40799] [SM=x40799]
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