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Gestione delle conversazioni in una storia

Ultimo Aggiornamento: 03/11/2021 08:42
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Post: 961
Giudice*****
Utente Senior
OFFLINE
23/12/2020 11:36
 
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Re:
ethors, 23/12/2020 10:12:

Aggiungo solo che può essere possibile descrivere alcuni aspetti dell'ambiente (un fuoco malinconico, un fulmine che saetta all'improvviso, ...) per rappresentare in modo indiretto le reazioni dei personaggi. In mezzo a un monologo può essere particolarmente utile perché dopo l'interruzione si può continuare il discorso senza ripetere chi è che parla.

Altra cosa... in una discussione come questa mi piacerebbe vedere il(un) corpo del reato con un minimo di contesto. Qualche minuto per sperimentare qualcosa lo perderei volentieri...




Un estratto? Ok.
Come esempio ti riporto una conversazione che appartiene a uno dei miei ultimi capitoli del Cacciatore.
I protagonisti sono Antor, un Demone (Caliel); Max, Licantropo (Cacciatore)

Lo vide addentare uno spicchio di mela perfettamente in equilibrio sulla superficie piatta di un coltello. «Ben trovato.»
Max diede un’occhiata alla propria sedia prima di rispondere. Non era legato, non si sentiva sotto l’effetto di alcun incantesimo. Era… libero: una condizione che lo insospettì. «Chi sei?»
Il demone tagliò un altro spicchio e se lo cacciò in bocca. «C’è bisogno che risponda a questa domanda?»
No, davvero. Oltre ad Arya, sapeva di un solo altro Caliel, l’unico che potesse sedersi al posto del fratello come se nulla fosse. «Tu sei Antor Darkshadow, il fratello di Razor.» Il Caliel si limitò ad alzare gli occhi dalla mela per uno sfuggevole momento. «Dicevano che ti eri rintanato nell’Ade. Che Aaron volesse chiedere il tuo aiuto.»
«Vero.»
«Che mi dici di Arya? L’hai incontrata?»
«Nonostante i miei sforzi, temo che sia ancora viva. Aaron invece è morto, per mano sua. I Saggi sono in rotta, perlomeno alcuni. So cosa stai pensando.»
Davvero? «Illuminami.»
Addentò un altro pezzo, masticò lentamente. «Mi è giunta voce della vostra amicizia. Non mentirò: non siamo amici. Questo incontro non aiuterà a mitigare le nostre divergenze.»
«Allora non c’è motivo di proseguire.»
«No, infatti. Sei libero di andare, se lo desideri, o di affrontarmi e tentare la sorte.»
«E sei così sicuro di vincere da lasciarmi libero.»
«Temo che saresti in grado di abbattere qualsiasi ostacolo ponga sulla tua strada. E ti dirò di più: so cosa state architettando, tu e il tuo lupo... Funzionerà.»
Dovette impegnarsi per mantenere una maschera d’apatia. Era stato troppo specifico per essere un caso. Anche il suo lupo snudò le zanne e drizzò le orecchie. Ma i pensieri di Max viaggiavano oltre la possibilità di una mera fuga. «Non vuoi parlare di Pain?»
«Prima di quell’avvenimento non avevamo nulla da dirci. Ora abbiamo qualcosa che ci accomuna. In verità ci tenevo a farmi un’idea sulla situazione, ciò che accadrà d’ora in avanti non è necessario.»
«Che cos’era quella cosa?»
Il Caliel continuava a sbucciare con fare distratto. «Non ne ho idea, e non mi sorprende se devo essere sincero. È raro comprendere il pensiero di mio fratello. Razor è sempre stato complicato.»
«Razor…» bofonchiò Max. «Dai la colpa a chi non può difendersi. Chi mi assicura che non siate stati vuoi tre a confondere la mia testa? Ho visto molte cose strane, lì dentro. E quel rituale… Voi Demoni conoscete molti trucchetti, quando si parla di illusioni.»
«Ti riterrei uno stupido se mi credessi sulla parola. Dopotutto, sei stato un Ghoul. Fummo io e Razor a creare la tecnica capace di vincolare un umano a un demone, so perfettamente cosa potresti aver vissuto sotto la sua influenza.»
Sgranò gli occhi. «Che razza di Caliel sei, tu? Trasformare gli umani in Ghoul li ha resi degli schiavi, delle mostruosità. Razor non aveva un cuore, ma tu…»
«Risparmiami lo sdegno. Tu non sai quale fosse il destino degli umani prima che i primi Ghoul apparissero nelle corti dei maggiori casati. I Demoni hanno corrotto i tuoi simili in modi indescrivibili. Ringrazia la sorte che le tue apparenze siano ancora umane.»
«Io non ringrazierò proprio nessuno. Né tu, né lui. Gli Assolutori mi avranno salvato la vita, ma credo proprio di aver ripagato il mio debito. Non voglio avere niente a che fare con Razor, o con te.»
Il Caliel rimase in silenzio per qualche momento. «Eppure rimani.»
«Voglio sapere come hai fatto a trovarmi, e perché.»
«Molto bene.» Antor gettò le bucce e il nocciolo della mela in un piatto d’argento. Si pulì le dita dal succo e si appoggiò allo schienale. «Potrai non credermi, ma è stato il Ragno a suggerirmi di catturarti.» Max drizzò le orecchie. «Aaron, mio nipote, era un suo adepto. Sapeva del mio astio nei confronti di Arya e di Kaushal, che non avrei permesso ai Saggi di invadere l’Ade. Stringemmo un patto: la mia collaborazione, il mio esercito, e la sua vita in cambio di un’informazione. Un ricordo, per essere precisi. È in funzione di tale accordo se oggi ti trovi al mio cospetto.» Stavolta, fu il turno del demone di aguzzare la vista. «Non sembri sorpreso dalle mie parole.»
Non lo era. Confermava una volta per tutte quello che aveva ipotizzato: Aaron era una pedina del Ragno. «Non capisco: se Ashàn sapeva dei Saggi… perché ha permesso che l’invasione avesse luogo? Perché uno come Aaron dovrebbe abbassarsi a fare da messaggero?»
«Cia sosteneva il vero, quando mi ha riferito che possiedi acume. Ciò che ti manca per completare il mosaico è un semplice tassello: ho detto che Aaron era un adepto… non il solo.»
Il lupo ragionò in fretta. «I Saggi!»
«Shivock, per l’esattezza.» Il Demone della giustizia si alzò in piedi e si diresse verso la vetrata. «Il loro nome non è Saggi, in realtà. Di saggio non posseggono nulla. Emissari del Padrone li chiamavamo. Sono i suoi più fidati consiglieri, nonché i messaggeri del suo verbo. Quand’eravamo giovani, io e Razor ci scontrammo spesso con loro. Con Kha’ratzh, in particolare. L’hai conosciuto: colui che evoca gli spettri rossi dei suoi avversari sconfitti. È il miglior amico dell’attuale Padrone delle Tenebre. Appartengono alla stessa specie. Curioso come la fiducia rappresenti una lama a doppio taglio… Il Padrone ha inviato il suo amico più fidato ad aprirgli la strana, ignorando che nella sua cerchia ristretta si annidasse un traditore.»
«Shivock. Perché un agente del Ragno dovrebbe rimanere nel Profondo?»
«Alla luce di quanto ho appreso, ritengo fosse rimasto indietro per assicurarsi che il Padrone non invadesse mai la Terra. Ho ragione di credere che abbia fatto in modo d’impedirlo, e si sia assicurato una volta per tutte che la situazione restasse immutata. Ti stupiresti di quanti servi del Padrone potrebbero cambiare bandiera, se si promettesse loro respiro dalla tirannia.»
«E come avrebbe fatto, esattamente, a mettersi in contatto con Aaron?»
«Riuscimmo a fuggire sulla Terra perché qualcosa legava questa dimensione a Korìa. Furono i Demoni della saggezza a ipotizzarlo, secoli orsono. Barbas era spesso in contatto con loro, lavoravano a un progetto ambizioso: stipulare il primo codice di leggi a cui tutti i Caliel avrebbero dovuto attenersi. I Cassiel si fidavano di lui, non di rado lo tenevano aggiornato sulle loro scoperte.»
«Vieni al punto.»

Come vedi, qui è Antor a prendere in mano la conversazione. Max, che comunque è un persaggio intelligente, resta un po' alla porta
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