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Ultimo Aggiornamento: 04/11/2019 11:25
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Giudice*****
17/03/2019 15:42
 
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Terza classificata La condanna dei sopravvissuti di inzaghina.EFP con 34/50

Stile e lessico: 10/15
Iniziando dall’aspetto
grammaticale, inglobato in questo parametro, ho rintracciato alcune sviste sintattiche (in cui comprendo anche la punteggiatura) e verbali, ti riporto alcuni estratti a titolo di esempio:


Le note dell’assolo di chitarra risalirono fino alla stanza più isolata della tetra casa londinese ed il suo immusonito proprietario: “ed al” anziché “ed il”, perché “il suo immusonito proprietario” è retto da “le note dell’assolo di chitarra risalirono fino [a]”, quindi “fino alla stanza” e “fino al proprietario”.

Proprio lui, che una volta aveva adorato vivere al centro dell’attenzione, che non aveva mai esitato ad organizzare ed a prender parte ad assurdi scherzi il cui epilogo dovesse avvenire in Sala Grande, in quel momento avrebbe desiderato tornare ad essere Felpato, con la possibilità di andarsene da quella casa che detestava e respirare l’aria pura che era solo un miraggio nella metropoli londinese: questo periodo riassume tre situazioni, di cui una non strettamente grammaticale, l’affronto qui per praticità.In primo luogo, “doveva” anziché “dovesse”, perché la frase non esprime una possibilità, ma una certezza riferita a episodi già accaduti nel passato. Passando alla sintassi, il periodo è costruito in maniera inefficace, perché è costruito su un contrasto (“Proprio lui, che”) inespresso nel significato: il “proprio lui” iniziale seguito dalla serie retta da “che” e coeso a “in quel momento” dà l’idea di un periodo teso a mettere in evidenza una contraddizione – “proprio lui che in passato adorava il bianco, ora veste di verde”, facendo un esempio di contraddizione espressa –, ma a livello di significato la tua espressione non esprime affatto una contraddizione, ma una serie di eventi coerenti tra loro, ossia “proprio lui, che aveva adorato vivere al centro dell’attenzione eccetera, in quel momento avrebbe desiderato [coerentemente al suo passato, quindi] tornare a essere Felpato eccetera”. Insomma, sintassi e significato non vanno di pari passo. Il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è di riformulare il periodo in modo tale da accordare ciò che vuoi esprimere con la sua veste sintattica. In ultimo, l’uso della d eufonica, riguardo al quale ti do un semplice consiglio che non ha inciso sulla valutazione: non esiste una regola grammaticale ferrea a riguardo, a parte l’obbligo di inserirla laddove le due vocali contigue siano identiche (“ed essere”), però le scelte editoriali odierne considerano il suo utilizzo un residuo arcaico o, al massimo, un uso ricercato della lingua. Detto questo, il mio consiglio è quello di non utilizzarla quando le vocali contigue sono diverse (come nel caso delle d eufoniche segnalate in grassetto), perché l’uso appesantisce il ritmo delle frasi e, laddove non sia integrato in un contesto stilistico-lessicale ricercato, può risultare poco coerente alla veste formale del testo; nel caso di vocali diverse, in genere si usa la d eufonica solo in espressioni entrate ormai nell’uso, come “ad esempio”. Prova a rileggere la frase riportata a titolo d’esempio senza le d eufoniche in grassetto, è probabile possa trovarla più scorrevole. Va proprio evitato invece l’utilizzo della d eufonica quando la parola che segue inizia con l’h aspirata di parole e nome stranieri, quindi qui va omessa: “strizzando l’occhio ai Weasley e ad Hermione”.

Quella canzone però, evocava in lui ricordi troppo vividi, un tempo della sua vita in cui aveva creduto di avere, finalmente, tutto e non aveva alcuna speranza di riuscire ad ignorarla: in questo caso c’è una svista legata alla punteggiatura e una alla sintassi. Partendo dalla prima, la virgola dopo “però” va omessa perché separa il soggetto (“quella canzone”) dal verbo (“evocava”). Per quanto riguarda la sintassi, invece, c’è la proposizione principale “quella canzone evocava in lui ricordi troppo vividi”, seguita da un inciso “un tempo della sua vita in cui aveva creduto di avere finalmente tutto”, e c’è poi un’avversativa introdotta in maniera errata dalla congiunzione “e”, ossia “non aveva alcuna speranza di riuscire ad ignorarla”. Ora, i problemi sono due: le virgole che racchiudono “finalmente” a livello sintattico, complice la “e”, coordinano l’inciso all’avversativa, e non va bene perché la comprensione dell’intero periodo è penalizzata da questo (inoltre, così com’è, l’inciso è aperto ma non chiuso); nel caso in cui “non aveva alcuna speranza eccetera” non sia un’avversativa, ma una aggiuntiva (cosa che in realtà credo, la sfumatura di significato credo sia questa), allora è l’inciso a dover essere inserito in maniera più efficace: omettendo il “finalmente” e spostando la virgola dopo “tutto”, oppure omettendo le virgole che racchiudono “finalmente” e mettendo la virgola dopo “tutto”, oppure chiudendo l’inciso tra lineette e rendendo palese la coordinazione tra le due proposizioni. Prendendo ad esempio l’ultima alternativa, la resa sarebbe questa: “Quella canzone però evocava in lui ricordi troppo vividi – un tempo della sua in cui aveva creduto di avere, finalmente, tutto – e non aveva alcuna speranza di riuscire ad ignorarla”.

almeno 16 gol: a eccezione delle date, i numeri in un testo narrativo si scrivono sempre in lettere, quindi “sedici”. Anche nel caso delle date, quando inserite nel corpo del testo, in genere è preferibile limitare le cifre agli anni (ad esempio: 2019 anziché duemiladiciannove) e non anche ai giorni (ad esempio: cinque gennaio anziché 5 gennaio); la forma più accettata, comunque, in testi di narrativa è la data in lettere e non in cifre.

Quella sera sancì l’inizio ufficiale della storia tra Sirius Black e Marlene McKinnon, che fecero ritorno alla torre di Grifondoro poco prima dell’inizio delle lezioni mattutine e che scatenarono più di una crisi isterica, e qualche lancio di fatture, tra le numerose fan del Malandrino presenti nel castello: “aveva sancito” anziché “sancì”; “avevano fatto” anziché “fecero”; “avevano scatenato” anziché “scatenarono”; i verbi vanno al trapassato prossimo e non al passato remoto perché in questo punto la narrazione torna nel presente del racconto (Sirius adulto che ricorda), contesto entro cui questa prima parte è riferita al passato del racconto (gli anni prima della prigionia). Ti segnalo poi una variante stilistica che a mio parere potrebbe alleggerire un periodo così complesso: siccome è il ritorno alla torre dei due (che simboleggia l’ufficializzazione della coppia) a scatenare le invidie delle ragazze, potresti sostituire la seconda relativa con una subordinata introdotta dal gerundio del verbo “scatenare”: “che fecero ritorno alla torre di Grifondoro poco prima dell’inizio delle lezioni mattutine, scatenando eccetera”.

Mmmh, no” rispose: le grafie corrette di questa onomatopea sono “mhmm”, “mm” o “mmh”.

Non ci sono molte altre situazioni dubbie nel testo, quelle riportate sono a mio parere le più importanti ed esemplificative. Per il resto la grammatica è buona, trovo che le situazioni meno efficaci siano dovute alla presenza di periodi complessi. Il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è quello di rileggere a voce alta, seguendo le pause date dalla punteggiatura, così da rintracciare eventuali problemi di ritmo e intonazione. Sono sicura che una rilettura a distanza di qualche giorno ti avrebbe fatto notare ogni piccola svista, la scadenza del contest ha di certo giocato un ruolo importante in questo. Ho notato poi qualche piccolo refuso, ma a riguardo è sufficiente una rilettura!

Arrivando allo stile, hai scelto di articolare la storia in flashback, questo ha dato dinamica al testo e reso la narrazione ricca di suspense nonostante la tematica sentimentale, perché sin dal primo flashback il lettore sa di dover ricostruire questa trama un tassello alla volta. La scelta di usare la terza persona narrante e il tempo passato è di certo indovinata per un testo così articolato, perché accompagna il lettore per mano, consentendogli di avvicinarsi e distanziarsi dal punto di vista privilegiato del protagonista in base ai momenti narrati. Dal punto di vista grafico, l’allineamento a destra e il corsivo per il passato è un marcatore inequivocabile per comunicare il passaggio da un tempo narrativo all’altro, l’unico mio dubbio a riguardo – che essendo tale non ha inciso sulla valutazione – è che una porzione di testo così ampia allineata a destra (dove non siamo abituati a leggere) possa affaticare il lettore e indurlo a non proseguire la lettura. Sempre restando nell’ambito dei flashback, trovo che il passaggio da un flashback all’altro segnalato dalla sola interlinea sia debole, perché a una prima lettura l’impressione è che sia semplicemente sfuggito uno spazio; il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è di inserire dei riferimenti temporali a ogni inizio flashback, così da segnalare il cambio di scena (come ad esempio hai fatto qui: Marlene scoprì che anche Sirius manteneva le sue promesse alla fine della lezione di Astronomia del martedì seguente”).
È sicuramente uno stile che racconta, e che alterna momenti descrittivi a momenti dove attraverso il discorso indiretto libero sono espressi i pensieri del protagonista. La gestione del dialogato è ottima, il discorso diretto risulta integrato a meraviglia nel discorso indiretto; anche in questo la tua si rivela essere una narrazione dinamica. L’aspetto meno convincente dello stile di questa storia è la complessità sintattica: anche laddove i periodi sono costruiti bene, sono comunque molto complessi e organizzati con le sole virgole a livello di punteggiatura, il che da un lato non scandisce bene il ritmo e dall’altro rischia di far perdere sfumature di significato, il che è un peccato. Ti riporto una sola situazione a titolo d’esempio:

Sirius emise una risata amara, pensando al figlioccio per cui era stato poco più di un fantasma, era arrivato così vicino a diventare una figura fondamentale nella sua vita, proponendogli di andare a vivere con lui, ma il lurido topastro era sparito e, con lui, erano svanite le speranze di una vita migliore per Harry, e per Sirius stesso: in questo caso, inserire un punto o un punto e virgola dopo “fantasma” aiuta a creare una prima pausa forte. Mentre far seguire il “ma” con un “poi” rafforza la coesione del periodo e riprende il significato di “così”. L’impressione che ho avuto leggendo sia questo che altri periodi è che tu li abbia scritti così come li hai pensati, quindi con il ritmo scandito dall’intenzione che hai chiara in mente e con una sintassi che replica l’oralità – pensiamo come parliamo, dopotutto! –, per questo replico il consiglio di leggere a voce alta seguendo le pause della punteggiatura, dalla mia esperienza personale ho imparato che è l’unico modo per capire se l’intonazione che ho in mente corrisponda a quella effettivamente riprodotta su carta (ovviamente, è solo un consiglio!).

Un grande pregio della tua struttura stilistica, comunque, è che al di là delle situazioni messe in evidenza è proprio coerente a se stessa. Il testo nell’insieme risulta godibile, la narrazione chiara. Credo sul serio se avessi avuto a disposizione il tempo necessario a rileggere la storia un paio di volte ancora avresti potuto perfezionarla in ogni più piccolo dettaglio. Inoltre, anche se gli appunti fatti possono sembrare tanti, va tenuta presente la lunghezza della storia, quindi è tutto più che relativo e da mettere in relazione a un testo di oltre quattromila parole!

Arrivando al lessico, fai uso di un registro medio che diviene giustamente colloquiale nella parte dialogata. La scelta lessicale non è mai azzardata, ma sempre volta all’immediatezza, fattore che crea immediata empatia col lettore che si trova perfettamente a suo agio nella tua veste linguistica. Ciò che trovo meno convincente sono alcuni usi lessicali che rischiano di stereotipare un po’ le immagini che proponi, mi riferisco ai termini che utilizzi quando devi descrivere l’aspetto esteriore dei personaggi: “onde dorate”, “iridi argentee” sono poco espressive, e diventano ridondanti se riproposte in più occasioni (come nel caso del colore degli occhi di Sirius, che viene ripetuto più volte). Il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è quello di fare uso di aggettivi per descrivere l’aspetto dei personaggi quando è utile a caratterizzarli. Ad esempio, scrivere che la risata Marlene è “cristallina” caratterizza il personaggio, mentre scrivere in varie occasioni che gli occhi di Sirius sono argentei (termine ricercato, tra l’altro, che viene preferito alla variante “grigi”) non aggiunge nulla al personaggio.

Concludendo, trovo che stile e lessico siano buoni, ma presentino qualche incertezza. La media dei pro e contro descritti mi ha portata ad assegnare 10/15 in questo parametro, spero di essere riuscita a spiegare le mie perplessità. Ad ogni modo, e lo ripeto ancora una volta, la tua scrittura ha una base buonissima, a mio avviso in questo frangente è solo mancato del tempo per limare i dettagli.

Titolo: 5/5
La condanna dei sopravvissuti è un titolo più che adatto alla tua storia, oltre che essere molto accattivante. È di certo un titolo in grado di attirare l’attenzione su di sé e di anticipare al lettore la tematica e il genere del racconto – se sarà un amore, sarà infelice; se sarà un’esperienza di vita, sarà complicata. Inoltre, è un titolo lapidario, ma al tempo stesso capace di aprire a interrogativi grazie all’ossimoro creato dall’associazione condanna/sopravvissuti; dopotutto, i sopravvissuti sono per antonomasia coloro che riescono a vincere un’avversità, quindi che a loro spetti una “condanna” è tutt’altro che un’associazione scontata. Passando invece al legame titolo-contenuto, è decisamente presente: su Sirius, ma anche su Remus, pende lungo l’intero arco narrativo la condanna di essere sopravvissuto alla prima guerra magica laddove i suoi affetti sono venuti a mancare. La condizione di sopravvissuto è per Sirius proprio una condanna, sia perché lo costringe a vivere in assenza di coloro che ama – compresa la donna che avrebbe voluto sposare –, sia perché il suo status di ricercato lo obbliga a non uscire dalla casa che ha sempre odiato. Il tuo protagonista è di nuovo in catene, fisiche ed emotive. Per tutti questi motivi, dunque, e non trovando davvero nessun appunto da fare a questo titolo, non posso che assegnare 5/5 in questo parametro. Bravissima!

Sviluppo del tema del contest: 7/10
Una cosa è certa: non è tempo per i tuoi Sirius e Marlene, per il loro amore. Il tema del contest è sicuramente presente in questo amore che non ha avuto il tempo di evolvere, che è stato costretto a sfiorire quando era rigoglioso, che ha lasciato un sopravvissuto a pezzi. È un amore fuori dal tempo quello della tua storia, perché i tuoi protagonisti si innamorano nonostante ci sia una guerra in atto e poco tempo a disposizione per viversi. Purtroppo, il fatto che la fine di questo amore sia solo suggerito e non narrato ha indebolito un po’ lo sviluppo del tema del contest – il tema c’è, ma è visto dall’esterno. Conosciamo piccoli momenti della storia d’amore protagonista e il dolore di Sirius, ma non vediamo il momento di rottura, il momento in cui tutto crolla e i protagonisti prendono atto di essere fuori dal tempo, di essere destinati a perdersi per non trovarsi più. Questa assenza ha indebolito anche l’altro aspetto del contest, ossia il fattore assolutizzante: è difficile rintracciare un “noi” dal sapore assolutizzante in una storia che, nei momenti più cruciali, vediamo dall’esterno. Ad ogni modo, sono ben consapevole di quanto fosse ostica la traccia del contest e tu, al di là dei dettagli messi in evidenza, hai fatto un ottimo lavoro, quindi 7/10 più che meritato!


Trama (struttura, sviluppo, coerenza): 7/10
La tua non è una trama complessa, ma è articolata in modo complesso, perché i continui balzi tra presente e passato rappresentano una struttura, come già detto, dinamica, che in termini di trama diviene complessa perché al lettore è richiesta una grande attenzione tesa a non perdere stralci di storia e a rapportare tutto ciò che viene narrato nel passato al presente del racconto. Trovo che tu sia stata molto brava a tenere uniti gli stralci del passato ai fatti del presente, il testo risulta coerente a se stesso – non ci sono contraddizioni interne tra i due piani temporali – e di conseguenza risulta anche coeso, perché ogni fine flashback corrisponde a un passo in avanti nella riflessione portata avanti dal protagonista nel presente del racconto. Insomma, è un insieme complesso, ma molto ben gestito! Quando si struttura un’intera trama sui flashback, lasciando i “fatti” al passato e le “riflessioni” al presente, il rischio più alto è quello di creare un insieme poco consequenziale, ma tu non sei affatto caduta in questo tranello, anzi hai gestito benissimo il lato strutturale della trama. Di conseguenza, anche lo sviluppo dei fatti è gestito bene: i ricordi che proseguono e il protagonista che nel presente esprime man mano ciò che prova in maniera sempre più esplicita è un vero e proprio climax emotivo, che culmina nella fine dei ricordi e nella amara presa di coscienza finale del protagonista, conscio di doversi rassegnare alla dura realtà dei fatti.
Il motivo per cui il punteggio, malgrado gli evidenti pregi ora spiegati, non è superiore a 7/10 è legato a dei fattori che ora spiego nel dettaglio.
Il primo è relativo a delle incongruenze con l’opera originale: nella tua trama Sirius è un Auror, ma noi sappiamo bene che non ha mai intrapreso questo percorso (cambiamento non di poco se si pensa all’epilogo di Sirius: sarebbe stato condannato senza processo anche se avesse ricoperto un tale ruolo di fiducia presso il Ministero? Il dubbio sorge); nella storia scrivi che Sirius sta organizzando una festa a sorpresa per i ventuno anni di Marlene, occasione in cui le avrebbe chiesto di sposarlo, ma questo risulta un elemento debole se rapportato alla saga: James e Lily muoiono a ventuno anni, quindi siamo già nel periodo di più alta tensione, con Voldemort che vuole uccidere Harry e tutto il resto, risulta un po’ assurdo che Sirius – con la complicità anche di James, tra l’altro – pensi a organizzare una festa; nella storia fai riferimento a una storia d’amore tra Remus e Mary, ho letto le tue note a riguardo ma non posso che considerarla comunque un’incongruenza: al di là del fatto che la Rowling è stata chiara circa il rapporto tra Remus e l’amore, in questa fase della saga c’è già qualcosa tra Remus e Tonks (sia pure una forte attrazione), quindi è incoerente che lui sia ancora così legato a questo suo primo amore; nella storia Hermione cita R.A.B., e questo è un errore di trama importante se si pensa alla coerenza con l’opera originale, noi sappiamo benissimo che il trio non avesse idea di chi fosse R.A.B., quindi in tal senso è un dettaglio incongruente.
L’altro fattore è legato al primo flashback: quando il lettore si trova catapultato per la prima volta nel passato si trova dinanzi una marea di personaggi (di cui alcuni sconosciuti perché tuoi OC) e una situazione non contestualizzata immediatamente. La prima impressione è quella di una grande confusione (e a riguardo non aiuta l’uso di diminutivi e simili; ad esempio mi sono chiesta chi fosse “Patricia”, così come chi fosse “il Battitore” – dopo ho capito ti riferissi a Sirius, ma il fatto che Sirius, dalle informazioni che abbiamo, non abbia mai giocato a Quidditch non rende palese l’associazione, perché il lettore della saga non è detto associ “battitore” a Sirius), accresciuta dal dialogo che segue dove risulta anche complicato capire chi dice cosa. Il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è di contestualizzare sempre e non dare per scontato che il lettore abbia chiare tutte le relazioni tra personaggi che tu, in quanto autrice, conosci benissimo. In più, in una trama strutturata in flashback con protagonista una storia d’amore, aprire il primo flashback con una serie di personaggi secondari non è la tecnica migliore per coinvolgere subito il lettore nel mondo emotivo del tuo racconto.
Ad ogni modo, al di là dei dettagli ora spiegati, la trama è veramente ottima, quindi non posso che assegnare un punteggio alto: 7/10!

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 5/10
La tua è una storia ricca di personaggi, tra tutti però emergono Sirius, il protagonista indiscusso, Remus e Marlene.
Soffermandomi prima sui personaggi di contorno, quelli del presente del racconto (Ron, Hermione eccetera) sono ben centrati in quella loro piccola apparizione, complice anche il fatto che li conosciamo meglio e quindi riusciamo a focalizzarli immediatamente. Quelli relativi al passato del racconto, invece, sono meno centrati, sembrano più che altro comparse utili a descrivere il contesto vissuto da Sirius; trovo che risultino funzionali e quindi bene inseriti, seppure un numero inferiore di comparse avrebbe forse permesso al lettore di familiarizzare anche con loro. L’unico elemento che ho trovato un po’ debole è la resa dell’amicizia tra i quattro malandrini: dai flashback emerge una sorta di “amicizia di gruppo” dove sono tutti sullo stesso piano, quando invece sappiamo bene quanto fosse esclusivo il quartetto. Personalmente, non credo che i fratelli di Molly fossero coetanei dei malandrini – idem per i genitori di Neville, che erano già Auror famosi e affermarti all’epoca della prima guerra magica –, ma questo è un mio parere che non ha in nessun modo inciso sul punteggio, dopotutto ad oggi non sappiamo che età avessero, quindi ognuno può immaginare la propria cronologia! Riguardo a Bellatrix, invece, ho trovato un po’ forzato il suo inserimento: la Bellatrix della tua storia, così come quella dei libri, è già adulta, sposata e Mangiamorte, risulta quindi strano che si interessi alle relazioni amorose di un cugino sedicenne – tra l’altro già diseredato –, inducendo addirittura Sirius a lasciare Marlene per difenderla; come detto, trovo l’inserimento un po’ forzato, come se servisse un pretesto per allontanare la coppia.
Passando a
Remus, e mi riferisco qui a quello adulto, ricopre il ruolo di coscienza per Sirius, lo aiuta a sfogarsi e a riflettere, fungendo da spalla e da elemento pacificatore, che vuole e riesce a capire la sofferenza dell’amico per dargli conforto. Credo che l’unico elemento meno convincente della sua caratterizzazione sia il suo essere un po’ troppo emotivo, quasi sentimentale nel lasciarsi andare ai ricordi. Il Remus della saga è più introverso, oltre che più essenziale nel descrivere il proprio mondo interiore.
Arrivando a
Marlene, non sono riuscita a rintracciare una vera e propria caratterizzazione, a riguardo mi sono chiesta se l’avessi approfondita in una long (ne citi una a proposito di una tua OC) e quindi ti fossi basata sull’approfondimento del personaggio fatto in altra sede, perché Marlene qui fatica a ricoprire il ruolo di co-protagonista. Di lei sappiamo che ha occhi chiari, capelli biondi e una risata coinvolgente che attrae Sirius. Sappiamo che non cede subito all’attraente Black, facendosi corteggiare. Ma a parte questo, che sono comunque dettagli in grado di dare una prima immagine del personaggio, non c’è altro. Il suo carattere resta sullo sfondo (la sua ritrosia iniziale ricorda un po’ la Lily canon, ad esempio), così come i suoi ideali e il suo amore per Sirius. È una caratterizzazione accennata, ma non approfondita, il che è un peccato perché credo che la tua Marlene avesse tutte le carte in regola per essere un personaggio a tutto tondo. Ad esempio, il dettaglio che hai sviluppato di più, ossia la sua risata, oltre a restarmi impresso l’ho trovato estremamente caratterizzante: mi è parso di sentirla, questa risata cristallina che arriva sino agli occhi e incanta Sirius.
Arrivando al protagonista, mi spiace dire di aver trovato
Sirius abbastanza OOC. Al di là di quanto già detto in “Trama” sulla questione Auror e sulla festa in relazione alla cronologia, l’ho trovato troppo romantico ed estroverso quanto a sentimenti. Il Sirius della Rowling è un personaggio in perenne bilico tra luce e ombra, un personaggio rude, sarcastico, intrigante, circondato da un alone di perdizione che sembra tenerlo in equilibrio su un dirupo. Al Sirius della tua storia queste sfumature mancano, anzi è addirittura romantico quando organizza il primo appuntamento sotto le stelle o la festa a sorpresa per chiederle di sposarlo. Così come appare sentimentale quando si confida con Remus, dove addirittura piange. È un Sirius “spogliato” delle sue ombre, non quelle legate alla biografia ma quelle legate alla caratterizzazione – quelle che lo inducono ad aggredire Piton al Quartier Generale, a immusonirsi con Harry quando vince il processo, a organizzare uno “scherzo” a dir poco pericoloso ai danni di Piton (e Remus) quando sono a Hogwarts. Che Sirius possa avere un lato romantico è naturalmente possibile, ma spogliarlo di tutto il resto lo rende, a mio parere, un personaggio lontano dalla controparte cartacea.
È probabililissimo che abbiamo due visioni diverse del personaggio, ma trovo il Sirius di questa storia poco in linea con quello della Rowling – sono presenti, seppure accennati, i contrasti con la famiglia, la voglia di combattere Voldemort, così come nei ricordi lo vediamo talvolta fare sfoggio del suo sarcasmo, sono questi i dettagli IC che collaborano al motivo per cui il punteggio non è inferiore a 5/10.
Concludendo, mi dispiace non assegnare un punteggio più alto, ma per i motivi detti ho trovato la caratterizzazione un po’ incerta. Continuo a non escludere la possibilità che tu abbia approfondito le varie sfumature in una storia a più capitoli a parte.


Totale: 34/50


[Modificato da Rosmary 17/03/2019 15:51]

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