Come promesso, a ridosso di un caotico San Valentino, posto - in ritardo, perdonatemi - i giudizi di questo contest.
Ci tengo a precisare che vi ringrazio di aver partecipato e di aver scritto delle così belle storie.
Un appunto importante: sì, è vero, è un contest e quindi la classifica è come sempre importante ed è l'apoteosi di una sfida se vogliamo tra più concorrenti.
Quello su cui vorrei soffermarmi, tuttavia, è stata la presenza di storie
veramente belle. Tutte, indistintamente, a prescindere dalla classifica, e non lo dico solo per dare il contentino, ma perché lo penso davvero - tant'è che tutti i giudizi si mantengono sopra ai quaranta punti su cinquanta.
Detto questo, vi lascio ai risultati, e spero che siate soddisfatti nonostante tutto!
Per qualsiasi informazione e chiarimento, non esitate a chiedere!
P.s. Per i banner vi chiedo solo qualche giorno, li fa una mia amica per cui mi serve il tempo per comunicarle le storie vincitrici.
CLASSIFICA:
VII Classificato - Our beautiful magic love di Sherry2000
Grammatica: 8/10
La grammatica risente un po’ di alcuni errori di battitura e di distrazione, a volte la punteggiatura è un po’ approssimativa e ci sono alcune volte in cui – sempre per distrazione – alcuni tempi verbali non seguono la
consecutio temporum. In linea di massimo il testo si presenta scorrevole e senza gravi errori.
Stile e sintassi: 8/10
La presenza eccessiva di punti fermi e di capoversi rende la lettura un po’ spezzata, facendo perdere continuità alla storia – che di per sé si legge in maniera abbastanza scorrevole. I pensieri dei protagonisti sono adeguatamente segnati col corsivo, tuttavia a volte ho fatto fatica a comprendere a chi dei due appartenessero. In generale la storia è scritta bene, ma perde di fluidità in alcuni punti, rendendo la lettura eccessivamente meccanica.
Caratterizzazione dei personaggi: 8.5/10
Dunque, ho apprezzato molto l’introspezione dei due protagonisti. Zoisite, il classico tipetto tutto pepe e scapestrato, reso impulsivo dal desiderio di rivalsa e dal timore di non essere in grado di ottenere quello che vuole a causa delle sua malattia. Per contrapposizione, Kunzite è il ritratto dell’impassibilità, cinico e freddo persino nel momento in cui infligge quella ferita alla sua recluta.
Partiamo da Zoisite: la sua natura ambivalente lo rende decisamente ben caratterizzato, in quell’atteggiamento tra l’impulsivo e lo spaventato che lo rendono davvero unico. È stato un bambino costantemente malaticcio e divorato dalla febbricola, salvo poi presentarsi come una giovane recluta pronta a sfidare Kunzite con la sua lingua tagliente, incapace di tollerare il fare sarcastico ed arrogante del suo superiore, anche a costo di beccarsi la punizione che gli spetta.
Il suo costantemente voler dimostrare il suo valore lo porta spesso a sentirsi male e ad avere problemi, salvo poi riscoprire il suo orgoglio ferito ed arrivare persino a rinnegare le premure dello stesso Kunzite, del quale – almeno questo lascia intravedere la storia – si è innamorato in una specie di colpo di fulmine.
Persino durante il ballo è come se il nostro protagonista non riuscisse a controllare quella mescolanza di sentimenti contrastanti che lo spingono ad allontanarsi da Kunzite e contemporaneamente a volerlo accanto. Persino in punto di morte, il pensiero costante del nostro eroe torna sempre all’amato, consapevole di quanto dovrà soffrire dalla sua assenza in poi. Insomma, l’hai caratterizzato molto bene.
Kunzite, che sicuramente gioca un ruolo fondamentale in quanto co-protagonista della vicenda, dimostra subito un atteggiamento eccessivamente rigido nei confronti della nuova recluta – atteggiamento che si scopre essere giustificato, in quanto Zoisite l’aveva in qualche modo spiazzato sin da subito.
Personalmente ho trovato Zoisite meglio caratterizzato rispetto a Kunzite: nonostante tu abbia messo in risalto gran parte della natura di quest’ultimo, mi sarebbe piaciuto leggere più del Kunzite innamorato, cosa che invece è possibile osservare apertamente solo nell’ultimo capitolo – e per carità, ai fini della trama è anche giusto che sia così. Si percepisce chiaramente lo struggente dolore che attanaglia il co-protagonista negli ultimi istanti di vita di Zoisite. È un dolore vero, lancinante e che continua anche dopo che il suo amato muore. Persino quando fissa il cielo, Kunzite è come se fosse un involucro vuoto, privato ormai di quell’amore che ha riscoperto a poco a poco e che adesso non è più in grado di mostrare a nessuno, perché Zoisite è ormai morto.
Kunzite sa anche di non meritare l’amore di Zoisite, e non posso notare un pizzico di malinconia nel constatare che, nonostante tutto, proprio Zoisite si sia innamorato di lui, della persona più diversa che potesse trovare sul suo cammino. Insomma, è la storia di due uomini, il cui amore è sbocciato troppo tardi.
Attinenza alla citazione: 13/15
La citazione è presente ed è parte integrante della storia. L’hai piazzata in un momento molto commovente e privato dei due protagonisti, e nonostante sia solo accennata da Zoisite, riesco a percepirne la presenza – seppur non in maniera netta ed evidente – all’interno dell’intera trama: sembra proprio che Zoisite sia stato destinato a Kunzite e che quella frase abbia coronato questa sua nuova consapevolezza. Brava.
Gradimento personale: 3/5
La tua storia mi è piaciuta per l’amore controverso che hai voluto affrontare, lasciandomi triste e piacevolmente sorpresa. Complimenti.
TOTALE: 40.5/50
VI Classificato - Love and Other Drugs di Setsy
Grammatica: 10/10
Nulla da ridire, tutto perfetto davvero. Brava.
Stile e sintassi: 8.5/10
Ci sono delle volte in cui riscontro difficoltà nella comprensione delle proposizioni, a volte l’utilizzo delle coordinate rende la lettura un po’ meccanica, tuttavia il resto rimane, nel complesso, abbastanza fluido da leggere e di facile comprensione. Ti faccio notare solo questo passaggio: “[…] no, altrettanto bella della visione dipinta dalla sua immaginazione”. È una frase un po’ ambigua, dove non si riesce a figurare bene se Elena sia “tanto bella quanto la visione dipinta dalla sua immaginazione” oppure se è “più bella rispetto alla visione dipinta dalla sua immaginazione”. Dal contesto ho evinto che il significato dovrebbe essere il primo, ma avrei reso il concetto un po’ più esplicito.
Per il resto davvero brava.
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
Partiamo da Damon: un personaggio molto difficile da delineare, tuttavia ci sei riuscita benissimo. In questa storia si evince perfettamente la sua costante ambivalenza – più bipolarismo –, la rabbia e la frustrazione contrapposte all’amore incondizionato che prova per Elena, alla sua mortificazione per non essere in grado di essere amato a sua volta dalla donna che ama. Qui è come se perdesse la sua classica connotazione di “vampiro cattivo” per far emergere un volto tutto nuovo di sé, il lato umano e un po’ più “sconfitto” rispetto a come siamo solite vederlo.
Mi è piaciuto molto anche il botta e risposta in cui tenta di far ricorda ad Elena ciò che hanno passato insieme, magari nel disperato tentativo di riportare indietro la sua memoria ormai offuscata. Appare davvero al limite della sopportazione, salvo poi ritrovare la compostezza per riprendere la conversazione. Dà proprio l’idea di una discussione a senso unico, a mio parere, un po’ come Damon stesse parlando con sé stesso, convincendosi che ciò che hanno vissuto non è frutto della sua immaginazione, ma è stata una cosa reale. Esattamente come reale è l’amore che prova per Elena.
“Perché ti ho assecondata; ora chi è l’ipocrita qui?” Ho scelto questa frase perché appena l’ho letta mi sono detta “cavolo, proprio quello che direbbe Damon”. Ed in effetti è così, hai descritto un personaggio sorprendentemente IC, nella sua contrapposizione tra uomo disperato che però non riesce a perdere del tutto quel suo lato sarcastico e risentito. Lui mi è piaciuto davvero, davvero tanto.
Elena: non è un personaggio che mi ha mai appassionata, ma in questa fanfiction l’approvo molto. Ha dimenticato Damon, ed in realtà è come se non lo avesse fatto, perché nel suo rispondergli in quel modo aggressivo, è possibile scorgere tutta la frustrazione e la rabbia che prova nei suoi confronti, una rabbia che – viene spontaneo pensarlo – non sembra affatto essere dettata dall’odio.
Insieme hanno ripercorso praticamente tutti i momenti dall’inizio della loro storia, momenti che hanno fatto riaffiorare il marcio di Damon durante le prime stagioni, quel vampiro sanguinario e senza scrupoli che non si faceva problemi ad uccidere qualcuno solo per il proprio tornaconto. A quest’immagine violenta, Damon cerca di contrapporre il vampiro che è adesso, quella bontà d’animo che solo l’amore per Elena è riuscito a far emergere. Anche qui, hai fatto davvero un gran bel lavoro.
“[…] fino ad appoggiarsi alla porta, come se quello che le mancava potesse trovarsi lì”. Mi piace come hai reso questa scena, l’idea di una mancanza così insostenibile che neppure Elena sa spiegarsi il perché dei suoi gesti. Il tema della perdita della memoria è inflazionato in molte storie, ma tu hai reso perfettamente quel senso di mancanza ch’è tipico di chi, come la nostra protagonista, ha perso i ricordi più importanti della sua vita.
“Potevo almeno portarmi da bere, e per giunta sto parlando da solo ad alta voce”. Ed eccolo, “Damon e il suo sarcasmo parte seconda”. Mi è piaciuto questo tuo modo di concludere la storia, gettando una leggere ironia su una storia che di ironico non ha proprio niente.
Ancora complimenti, brava davvero.
Attinenza alla citazione: 10/15
È una nota un po’ dolente, ahimé. Dunque, la citazione c’è, ma non l’ho percepita come filo portante della storia. Sì, Damon la dice ad Elena, ma pare una frase come tante altre, all’interno di tutta la storia, non ha una connotazione tale da renderla diversa dalle altre, è un’affermazione che il protagonista fa, ma che rimane fine a sé stessa, o almeno così l’ho percepita io.
Gradimento personale: 3.5/5
Nonostante la nota dolente della citazione, la tua storia mi è piaciuta molto. La leggi quasi come se fosse sussurrata, e riscoprire il lato umano e innamorato di Damon è sempre molto bello. Bravissima.
TOTALE: 41/50
V Classificato - La guardiana della famiglia di yonoi.
Grammatica: 10/10
Non ho molto da dire, la storia non presenta errori evidenti ed anche l’utilizzo della punteggiatura è ineccepibile.
Stile e sintassi: 9.5/10
Ho davvero amato il tuo stile, hai una prosa davvero pazzesca. Hai reso il tono della storia aulico e ben preciso per i fatti che sei andato a raccontare. L’unico appunto che mi sento di farti, vi sono alcune scene dove a volte la descrizione minuziosa oscura parte della vicenda che vai a raccontare – è un mio punto di vista, chiaramente. Ad ogni modo, bravissimo.
Caratterizzazione dei personaggi: 9.5/10
Mi sono piaciuti tutti, indistintamente, ma andiamo per gradi.
Alberto Vittorio. Un personaggio storico che reca di per sé le fattezze di un uomo misterioso ed ostile alla pubblica comprensione, tant’è che anche nella tua storia la sua vita si conclude con un grande punto interrogativo. Era buono? Era cattivo? Hai descritto la vicenda come avrebbe fatto Verga: hai lasciato perdere il narratore onnisciente e hai dato voce ai dimenticati, che in questo caso sono il popolino. Per cui, dal punto di vista del volgo, Alberto Vittorio rimane un personaggio controverso, con i suoi lunatici pettegolezzi e la sua aura di persona – se vogliamo – inetta, poco consona al trono. Un personaggio ambivalente, timido e introverso, ma che nell’opinione pubblica diviene subito sintomo di stravaganza e incompetenza. Un uomo, prima di un sovrano, che si riscopre dall’animo poetesco e privo di qualsiasi attitudine al comando: dapprima un giovane bimbo con lo sguardo trasognato ed assente, poi uno studentello fanatico di letture soprannaturali, poi un uomo dall’aspetto decaduto, che trascina con sé la malinconica e la nostalgia di una vita vissuta poco serenamente, vittima costante di voci e maldicenze.
“[…] perché persino la parola di gente sconosciuta, di volgari ricattatori, valeva più della mia agli occhi di mio padre”. È forse stata l’unica frase in cui sono riuscita a percepire qualcosa di diverso nell’atteggiamento costantemente passivo del protagonista: è sarcasmo, è frustrazione, forse anche rabbia. Un punto in cui si riesce chiaramente ad evincere il contrasto continuo tra un padre ed un figlio che non si è sentito accettato, a causa della sua natura apparentemente indolente. Anche sul finale, la serenità con cui ha capito di star per morire mi ha profondamente colpita. Sono rimasta davvero sorpresa di questo personaggio così controverso, ed è stato grazie a te se un simile carattere ha potuto prendere vita.
Il principe Giorgio e Mary di Teck. Anche qui, gran bei personaggi, per un istante mi sono parsi il Paolo e Francesca della situazione. Hai descritto il loro avvicinamento in maniera molto graduale, e per un istante questo bizzarro triangolo formatosi tra la donna e i due fratelli mi è parso come una sottile e implicita rivalità tra i due uomini. A volte l’atteggiamento allegro e spensierato di Mary nel primo e nel secondo capitolo fa persino sorridere, salvo poi riscoprire in lei un cambiamento dovuto all’improvvisa posizione che ricopre: è una donna innamorata del fascino impacciato dell’uomo che ha sposato, ma è anche colei che sembra fare le veci di un uomo che non ha la capacità di regnare, e che si riscopre vicina a Giorgio per rifuggire quel sentimento che l’allontana da Eddy e contemporaneamente la lega a lui ancora di più. Anche il tuo modo di descrivere la sua razionalità con poche efficaci frasi la rende indubbiamente un personaggio molto affascinante, così come Giorgio, che dal primo capitolo lo ritroviamo un pigro bambino svogliato, salvo poi vederlo sbocciare come un uomo estroverso e sicuro di sé, acclamato dal popolo come il degno erede della Corona, in netto contrasto col fratello che è rimasto com’era, nella sua indole pacifica e incapace d’imporsi come figura salda e degna di governare.
Anche la Regina Vittoria, in quegli spezzoni di vita quotidiana, mi è parsa come una guida davvero eccezionale. Una donna controcorrente, che vede nel nipote la caratteristiche di un uomo dotato di una squisita bontà. Capisce che non è nato per essere un grande condottiero, ma per essere un re buono. E forse è davvero l’unica ad amarlo fino alla fine, per quello che è, per la sua natura pacifica e quieta, lontana dal fulgore e dallo splendore della corte.
Il personaggio di Georgina, invece, mi ha procurato talmente tante emozioni che non saprei descriverle tutte per bene: mi ha resa inquieta, mi ha fatto tenerezza, mi ha messo paura. Insomma, un personaggio che rimane avvolto nel pensiero fino alla fine e di cui si perdono le tracce. È come se lei stessa fosse un fantasma frutto della mente di Alberto Vittorio, e richiama in sé le fattezze di quei racconti tanto amati da Poe nei suoi racconti, in un limbo tra mistero e soprannaturale che – spesso e volentieri – ritorna come tema corrente all’interno dell’intera storia.
Bravo, insomma. Non ho altro da dirti.
Attinenza alla citazione: 10/15
Dunque, passo a spiegare. La citazione è presente, e ricorre anche più di una volta. Tuttavia, ciò che mi ha lasciato un po’ di dubbi è proprio la tematica principale sui cui il contest verte: l’amore. L’amore che May prova per Alberto Vittorio è reale, lo si nota. Persino quando parte del suo cuore sembra legarsi a Giorgio, non abbandona mai l’amato consorte, il primo che ha suscitato in lei questo sentimento. Eppure, la storia sembra approfondire l’introspezione dei due personaggi senza mai legarli davvero. A giudicare l’opera nel suo complesso, mi sembra che la citazione sia solo parte integrante della storia, senza che sia davvero il filo conduttore della narrazione. Come dire, è una frase che il principe rammenta alla sua amata, ma non costituisce uno dei capisaldi della trama.
Gradimento personale: 4/5
Indubbiamente mi è piaciuta. È una storia scritta molto bene, pensata adeguatamente e con dei personaggi veri, nel senso letterale del termine. Non hai descritto degli uomini di potere, ma semplicemente degli uomini, con i loro difetti, le loro debolezze e i loro dubbi. Insomma, mi ha davvero entusiasmato. Bravissimo.
TOTALE: 43/50
IV Classificato - Il cuore, la passione & l’amore di ghostmaker
Grammatica: 8/10
Dunque, la maggior parte degli errori che ho riscontrato sono per distrazione o battitura – manca qualche apostrofo, a volte c’è qualche virgola di troppo, ma nel complesso la storia si legge bene. A volte alcuni verbi non sono coniugati nel giusto tempo verbale.
Stile e sintassi: 8/10
Vi sono alcune imprecisioni nella consecutio temporum, a volte il passato prossimo si mischia al passato remoto e all’imperfetto, rendendo la lettura un po’ meno fluida rispetto al normale. Nell’uso delle ipotetiche sono presenti quasi sempre gli imperfetti, quando sarebbe più opportuno utilizzare i congiuntivi (es: “[…]Se sapevo che stavi qui per criticarmi sarei andata a casa.” Sarebbe più corretto dire: “Se avessi saputo che saresti stata qui per criticarmi...”).
In generale la punteggiatura è corretta, ma a volte vi sono alcuni periodi che risultano troppo lunghi e senza alcuna virgola in grado di ordinare il testo, cosicché la lettura risulta essere un po’ caotica, penalizzando la resa della storia.
Nonostante questo, la storia non risente più di tanto nella sua stesura completa.
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
Veniamo ad uno dei punti forti della tua storia. Dei personaggi davvero molto interessanti, non c’è che dire.
Sharon è una figura assai coinvolgente: è un personaggio che parte dipinto da un alone di profonda negatività, una donna consumata dal vizio e dalla smania di dimenticare un passato disastroso, che preferisce rifuggire nelle braccia di qualche sconosciuto piuttosto che affrontare la realtà per quella che è, dilaniante e dolorosa. È una donna come tante, una donna che mantiene l’anonimato, che non spicca per nessuna abilità in particolare. Insomma, Sharon potrebbe davvero essere una di noi.
La vicenda s’intreccia molto velocemente a quella di Michelle, una donna che ci appare subito molto forte, sicura di sé e priva ormai del vizio che la opprimeva. Per certi aspetti, è come vedere una vera e propria antitesi della nostra protagonista che, al contrario, sbraita e si comporta proprio come una vittima della dipendenza. Alle urla e allo sbraitare sconnesso di Sharon, corrisponde una Michelle ferma e risoluta, come un angelo pronto a soccorrere il proprio prediletto. In realtà la scena all’inizio ricorda molto quella di una madre che aiuta la propria figlia, e ti dirò, all’inizio ero convinta che il loro rapporto fosse proprio quello di un genitore e di un’infante, salvo poi riscoprire lo sbocciare violento e repentino del loro amore improvviso.
La loro storia sembra correre di pari passo col cambiamento dei loro ruoli: durante la storia, sembra quasi che si scambino le personalità, ed assistiamo ad una Sharon che “matura”, una Sharon più donna, più consapevole di sé stessa e soprattutto della sua vecchia sé, quella che ha smesso di fuggire ed ha imparato ad accettarsi, mentre al contrario Michelle sembra ritornare ad essere preda dei dubbi, delle incertezze: divorziata e ormai rinnegata dal padre, riscopre nell’amore che concede alla donna che ama solo una blanda fuga dal suo vero io, tanto da non arrivare ad accettare quel sentimento come esclusivo, tant’è che afferma di essere innamorata anche di un altro uomo.
È bizzarro, ma Michelle non sceglie Sharon alla fine, come magari ci si sarebbe potuto aspettare. Michelle è quella che non ha scelto, mentre Sharon è quella che ha scelto. Insomma, davvero un repentino scambio di ruoli, in cui assistiamo al punto di vista di Sharon, decisamente più maturo e profondo rispetto a quello di Michelle: è un amore incondizionato, quello che prova, un amore che non può dividersi. Sharon non può dividere la donna che ama con qualcun altro, sottolineando ancora una volta il dolce egoismo che reca con sé questo sentimento esclusivo.
In questa breve storia, il tuo personaggio è mutato drasticamente da una giovane donna consumata dall’unico amore per l’alcol ad una donna in grado di decidere per sé e per il suo futuro, reduce dalle esperienze passate e che le hanno insegnato a guardarsi indietro per imparare dai precedenti errori.
Bravo davvero.
Attinenza alla citazione: 14/15
La citazione è presente, viene ripresa più volte durante tutta la storia ed è anche fondamentale ai fini della trama. Sharon non avrebbe capito molte cose senza di essa, specie quando si accorge che questa frase, più che un monito per lei, è come se Michelle la ripetesse alla vera sé, che non è in grado di lasciarsi andare all’amore vero, ma che cerca disperatamente di essere amata solo per fuggire dalla solitudine. Anche se non nel senso che mi ero aspettata, l’utilizzo della citazione mi è piaciuto molto, è stato davvero originale.
Gradimento personale: 4,5/5
È molto facile immedesimarsi in Sharon, forse è per questo che la storia mi è piaciuta così tanto. È la storia di due donne e del loro diverso modo di concepire l’amore. Veramente da manuale, bravo.
TOTALE: 43.5/50
III Classificato - No dejaré de quererte di Giuly21
Grammatica: 8.5/10
Di per sé la storia è scritta bene e senza alcun errore di battitura o distrazione. A volte l’utilizzo eccessivo di alcune virgola rallenta la lettura, oltre che quante punto fermo di troppo.
Ti segnalo la frase: “Lei, forte e decisa, chi si metteva contro di lei non poteva sperare di vincere”. La frase non contiene alcun errore, tuttavia il ridondante lei rende la lettura un po’ forzata, sarebbe stato meglio scrivere “[…] chi le si metteva contro”, quindi rendere il soggetto implicito, evitando così di ripeterlo.
Anche nella frase: “[…] si era sfilata uno stivaletto e lo puntava contro il ragazzo”. Anche qui, l’utilizzo dell’imperfetto dopo il trapassato prossimo non è sbagliato, tuttavia è più orecchiabile l’utilizzo di un altro trapassato prossimo: “[…] si era sfilata uno stivaletto e lo aveva puntato contro il ragazzo”, dà più l’idea della continuità dell’azione.
Stile e sintassi: 8.5/10
Ci sono alcuni periodi un po’ troppo lunghi che osteggiano la fluidità della storia, che di per sé si legge in maniera abbastanza scorrevole. Ad un certo punto c’è uno shift temporale improvviso, passi dal passato al presente.
“[…] decisa verso quell’uomo che aveva abbandonato la famiglia. Non riesce ad impedirsi…” Il repentino passaggio dal passato al presente non è giustificato da alcun avverbio di natura temporale che possa in qualche modo lasciar intendere il ritorno al presente. In questo modo il lettore si ritrova catapultato in un contesto differente, e lo stile ne risente parecchio, a mio parere.
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
Dunque che dire, se non che adoro Héctor e Imelda? La loro storia è davvero eccezionale, non c’è che dire. Hai descritto i personaggi in maniera delicata e sottile, rendendoli ancora più adorabili rispetto al normale.
La prima volta che Héctor ha visto Imelda non ha pensato che fosse bella in quanto giovane donna. Lui ha definito bella la sua voce, che se vogliamo è proprio la chiave di volta di tutta la storia. È stato come se, prima d’innamorarsi di lei per ciò che era, si fosse innamorato delle canzoni che Imelda cantava. È una scena molto ben scritta e che dà proprio la sensazione di trovarsi lì, in mezzo alla calura di Santa Cecilia.
Molto comico se vogliamo il loro primo incontro, durante il quale il povero Héctor si ritrova uno stivaletto in fronte. È una scena che fa ridere e al tempo stesso mette tenerezza, al pensiero di un Héctor costantemente intento a conquistare il cuore della ragazza e alla pseudo-resistenza di lei di non voler ammettere i propri sentimenti. Molto ben narrato anche il loro primo bacio, che reca note dolci, passionali, molto simili all’essenza dei due protagonisti. Molto brava.
Hai prestato molta attenzione anche all’ambivalenza degli atteggiamenti di entrambi: tra i due, è Imelda, se vogliamo, quella che cambia. Héctor rimane fino alla fine un’anima libera, uno spirito indomito che non riesce a legarsi per troppo tempo ad un posto, anche se questo significa dover rinunciare addirittura alla sua famiglia. È come se fosse destinato a fare ciò che la chitarra gli dice di dover fare, e non riesce ad opporvisi mai, neppure nel momento della sua morte.
Imelda invece è come se accantonasse la musica per il bene della figlia Coco. Il giorno in cui vede il marito andarsene è come se dentro di lei qualcosa scomparisse: dà l’idea che, per la prima volta, sa che Héctor non tornerà da lei, e la scena è raccontata in maniera silenziosa e tuttavia rende perfettamente il sentimento di solitudine della giovane donna.
“Si concesse alle lacrime solo quando il marito fu sparito dalla sua vista, di nascosto dalla figlia”. È una frase che mi ha colpito moltissimo, reca in sé il carattere forte e spavaldo di Imelda: una donna fortissima, una donna che rinuncia all’amore della musica perché “passa in secondo piano” rispetto alla sua idea di sistemarsi e poter dedicarsi alla figlia. Una donna che, nonostante tutto, non si concede mai di piangere davanti a qualcun altro. Né davanti al marito, né davanti alla figlia. Difatti, i duri non piangono mai se non sono da soli.
Imelda si porta addosso questo risentimento per tutta la vita ed oltre, come il tradimento imperdonabile dell’uomo che non ha scelto lei. È una storia in cui tutto è il contrario di tutto, no? Perché siamo sempre abituati a credere che l’amore, quello con la a maiuscola, finisca sempre con i due amanti che si scelgono. Héctor questo non l’ha fatto nella sua vita: ha scelto la musica, e ha scelto Imelda solo dopo, quando era troppo tardi. È una cosa che fa davvero riflettere.
E quando Imelda sopisce i sentimenti, il rancore aumenta, e riscopre l’amore solo quando si ritrova a cantare sul palco. Tutto torna alla luce, e quel sentimento sopito si risveglia più forte che mai, mentre si abbandona alle note della Llorona, la canzone di entrambi, quella che viene accompagnata dalla chitarra del marito, l’unico suono che Imelda riconosce veramente, nonostante sia passato molto tempo dall’ultima volta che l’ha sentito.
“[…] l’amore che provano l’uno per l’altra non smetterà di tenerli uniti.” Mi è piaciuta questa tua conclusione, dà l’idea di una continuità temporale anche dopo che si termina la lettura.
Mi è piaciuto davvero tanto questo aspetto della tua storia. Davvero brava.
Attinenza alla citazione: 15/15
Ok, la citazione è messa all’inizio della storia, se vogliamo come incipit dell’intera storia. Non è parte integrante di essa, eppure è come se quella citazione fosse alla base di tutto quello che hai scritto, come se fosse un narratore esterno alle vicende che illustra perfettamente il carattere dei due protagonisti, che sono sempre sul punto di ammazzarsi durante le loro innumerevoli liti. Insomma, ho riscoperto la citazione in ogni scena che hai descritto. Bravissima.
Gradimento personale: 4/5
La tua è davvero ben fatta. Di quelle rare, ultimamente. Mi è piaciuta perché ho amato da morire il film Coco e ho potuto leggere una storia sui miei protagonisti preferiti, un’happy ending che in realtà non lo è davvero. Brava.
TOTALE: 45/50
II Classificato - Tu c’eri di Ile_W
Grammatica: 10/10
Perfetta, davvero perfetta. Nulla da dire.
Stile e sintassi: 9/10
Mi piace come riesci a rendere fluida la storia, per certi versi è come se si arrivasse alla fine del testo senza neanche accorgersene. L’utilizzo appropriato della punteggiatura reca un’incisiva scorrevolezza a tutti i capoversi. Brava.
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
È una cosa incredibile, ma riesci sempre a beccare i miei personaggi preferiti!
Parliamo di questa fantastica Shiho che hai descritto. Devo farti davvero tanti complimenti per come sei riuscita a caratterizzarla.
Chiunque legga questa tua one-shot riesce perfettamente ad immedesimarsi in lei, in quel suo terribile panico ad inizio storia, in quella folle corsa verso l’ospedale. Non è Shiho, è una qualsiasi donna che viene a sapere che l’uomo che ama forse morirà. Una scena forte, che reca in sé paura, rabbia, dolore, aspettativa. Un insieme sconnesso di emozioni contrastanti, quelle che prova la nostra protagonista.
Il panico di perdere non semplicemente il ragazzo di cui si è innamorata, ma una persona di cui si fida.
“La seconda persona più importante della sua vita, dopo Akemi. Non avrebbe potuto fare la stessa fine, non ancora. Non dopo essere riuscita a fidarsi ancora di qualcuno, a uscire dal guscio.” Ho apprezzato molto questi versi, forse perché la vicenda di Shiho è fortemente legata ad essi. Sembra proprio di vederla, aprirsi lentamente a Shinichi dopo il terrore di non riuscire più a fidarsi di nessuno, e sprofondare nuovamente nell’angoscia dopo aver saputo che forse lui non ce la farà.
Questa Shiho è densa – concedimi l’espressione – di sentimenti umani, celati dalla sua costante corazza d’apparente indifferenza. "Dovrei insultarti, ma lo farò dopo... non appena ti sveglierai”, è sicuramente la frase chiave del suo ego inesprimibile, quello nascosto e che non vuole far emergere in quel momento: la parte debole di sé, quella che non riesce a smettere d’esser sollevata per la buona notizia datale dall’infermiera.
E che dire della scena del bacio, è stata impareggiabile. Emozionante, narrata davvero con una sottigliezza geniale. È semplice, sembra quasi sfiorata, e non si può fare a meno d’immaginare quanto sia grande l’amore di Shiho, tanto almeno quanto la consapevolezza di non essere lei, la donna al suo fianco. È dolce e frustrante, il bel contrasto che questa protagonista è stata in grado di mostrarci.
“E in quel momento sì, le lacrime furono libere di scivolarle sulle guance”. Questo è angst puro, in pratica. Per carità, io sono una dalla lacrima facile, ma tu sei davvero spregevole. Cioè, dopo aver letto questa frase sono ufficialmente morta.
La sensazione che si prova quando si scopre che dopo la paura, il terrore di perdere Shinichi, c’è il dolore scaturito dalla rivelazione di non poterlo avere, è davvero inesprimibile. È come vedere la povera Shiho rinnegare il sentimento più puro, lindo che possiede, solo per poi vederlo esplodere alla fine, con questa semplice frase. Davvero brava.
L’unica “nota” che mi è dispiaciuto non apprezzare appieno, è stato proprio il punto di vista di Shinichi. Per carità, mi rendo conto che è una storia votata all’introspezione di Shiho, tuttavia data la presenza “fisica” del protagonista, mi sarebbe piaciuto vederti approfondire un po’ di più questa coppia nell’insieme.
Ma comunque complimenti davvero.
Attinenza alla citazione: 15/15
Qui il punteggio pieno è d’obbligo. Tolto il titolo, la citazione è all’interno della storia, ed è parte integrante di essa, se non addirittura il perno di tutto ciò che accade dopo. In pratica non avresti davvero potuto fare di meglio, bravissima.
Gradimento personale: 4/5
La tua storia mi è piaciuta, sia per il modo delicato con cui sei stata in grado di descrivere ogni circostanza, sia per i personaggi presi in considerazione. Non mi capita spesso di rimanere con l’amaro in bocca, ma questa storia è stata in grado d’intenerirmi, di appassionarmi e di lasciarmi senza parole alla fine. In pratica, è una storia davvero bella.
Complimenti ancora.
TOTALE: 47/50
I Classificato - Un altro giorno… di Ladyhawke83
Grammatica: 9.9/10
“[…] trascorsi dal momento in erano stati maledetti?” Manca il cui, ma è chiaramente un errore di distrazione.
Per tutto il resto è perfetta.
Stile e sintassi: 9/10
Il tuo modo di scrivere mi piace, ma a volte – soprattutto all’inizio – l’utilizzo costante del capoverso rende un po’ meno scorrevole la lettura, così come la presenza di qualche virgola di troppo. Nonostante ciò, la lettura rimane fluida, rendendo il tutto godibile nell’insieme. Brava.
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
Cosa dire di questo nostalgico e malinconico Etienne Navarre consumato dal troppo amore e dal troppo odio?
Sei riuscita davvero a rendere un’introspezione magnifica. Tutto in quest’uomo sembra urlare al tradimento, mentre ricorda l’amata attraverso gli echi della sua mente, che ormai sembrano quasi dei vagheggiamenti, poiché non riesce a figurarsela come vorrebbe.
“Isabeau, la sua dolce condanna”. Una bellissima immagine, quella che sei riuscita a rendere. L’idea di un amore così sofferto da non essere più neanche fonte di gioia, ma appunto una condanna, una pena nella quale non vi è più posto per i dolci ricordi, né per le immagini malinconiche.
È come osservare Navarre vittima e carnefice di quel desiderio che ha di rivedere Isabeau, quel barlume di speranza che ormai non ha più e che si materializza nel voler uccidere chi ha lasciato accadere tutto questo.
“[…] Navarre se lo stava dimenticando, e più si sforzava di richiamarlo alla memoria, più i contorni del ricordo si facevano vaghi, opachi, distanti.” Credo che questa frase la possa capire solo chi ha davvero perso qualcuno. La paura più tremenda che si possa provare è proprio quella di non riuscire più a ricordare la persona che si ama. È una frase vera, che ognuno, nel suo piccolo, potrebbe provare. È un po’ come se la stessa Isabeau fosse morta, in quel continuo e sconnesso rammentare di Navarre, nel cui personaggio riesco a scorgere lo straripante desiderio di poter ricordarsi dell’amata, i cui contorni si fanno sempre più sfocati.
“[…] si chiedeva come doveva essere tutto questo per lei”. Ed anche se l’amore è cattivo, doloroso e funesto, il protagonista non riesce a smettere di pensarvi, attraverso queste semplice frase carica di mille emozioni.
Esprime appieno il concetto che questo contest di riprometteva di raccontare: un amore sofferto, difficile e che tuttavia non riesce a smettere di pulsare. Navarre ama Isabeau, così tanto da volersi immedesimare in lei, capire se prova dolore, se anche lei è vittima di quelle elucubrazioni che non fanno che portargli via ogni giorno un po’ più di senno.
E l’amore tra Isabeau e Navarre è molto più di un semplice “Romeo e Giulietta”: è un amore maledetto, nel più etimologico significato della parola. È un amore corroso dalla gelosia di un amante respinto, un amore che – seppur volente – non può superare le avversità. Non gli è permesso, perché i due protagonisti sono costretti ad essere eternamente divisi dalle loro maledizioni. Anche qui, assistiamo ad un amore che divide, invece che vederne uno che lega.
“[…] Tutto questo racchiuso in quella loro semivita, che nessuno dei due era più disposto a tollerare.” E chi mai potrebbe scegliere di rimanere lontano da una persona che si ama? Attraverso un semplice capoverso hai reso perfettamente non solo la solitudine dei due protagonisti, ma anche la loro frustrazione. Tollerare è un verbo azzeccato, richiama proprio l’idea di un’insopportazione di fondo, l’incapacità dei due amanti di continuare così, ancorati a quel non amore solo per il capriccio del vescovo.
Sei stata davvero eccezionale, questa storia merita davvero. Bravissima.
Attinenza alla citazione: 15/15
Anche qui, punteggio pieno, la frase è perfettamente assortita all’interno della trama, anzi ne costituisce il senso principale: la maledizione dei due amanti ed il viscerale desiderio del protagonista di poter toccare ancora una volta la sua amata. Più di così si muore. Brava.
Gradimento personale: 4.5/5
La tua storia è davvero molto bella. Reca con sé speranze tradite, progetti al limite della follia e un amore vivo e ormai incorporeo, data l’ineluttabilità del destino che costringe i due amanti ad essere separati. Insomma, costituisce tutto quello che volevo leggere in una storia. Complimenti.
TOTALE: 47.4/50
Chiedo scusa se i giudizi sono un po' prolissi, ho tenuto a darvi il parere più esaustivo possibile, sottolineando i punti di forza delle vostre storie ed eventualmente qualche mancanza.
Spero siano di vostro gradimento!
P.p.s. Per le recensioni premio, i vincitori possono postare qui i link delle storie che vorrebbero essere recensiti.
A presto,
_Vintage_