Re:
euge1893, 11/11/2013 22:35:
Il meccanismo che vede gran parte dei finanziamenti per il TPL sostanzialmente a fondo perduto in cambio dell'erogazione anche si servizi in perdita, comunque nell'ambito di un contratto di servizio. Quindi per piacere risparmiatemi i capitalisti con la tuba e il bastone che affamano i poveri autisti.
L'immagine del capitalista in ghette, tuba e bastone che affama i dipendenti è fuori dal tempo e dalla storia, ma credere ciecamente nelle virtù taumaturgiche del privato è qualunquistico e demagogico esattamente nella stessa misura.
Anzitutto quello che viene qui indicato come un problema ( che ho citato in corsivo)in realtà costituisce una caratteristica fisiologica di ogni servizio pubblico, e in particolare del TPL: perchè questi servizi
non si pagano da soli, e mi stupisco di doverlo ancora rimarcare, tant'è vero che lo Stato si impegna comunque a ripianare il disavanzo fino alla misura del 65% e tale norma sussiste anche nel caso di gestione privata. Quindi lo stato ci mette comunque del suo.
In quanto al "matra ideologico", quello che ci sta bombardando da quasi trent'anni, e ha prodotto danni devastanti e incalcolabili, è proprio il mito truffaldino dei servizi "a mercato", dei bilanci in pareggio, della spesa pubblica descritta come un idra perniciosa a cui recidere, anno dopo anno, i tentacoli. Come se le ricette dogmatiche prescritte in tali dottrine abbiano prodotto qualche effetto positivo sulle finanza pubbliche: l' Alta Velocità e tutti i decantati servizi a mercato, continuano ad essere, come prima e peggio di prima, a pieno carico della collettività, che finanzia linee e rotabili.
Bisognerebbe aver l'onesta intellettuale di riconoscere questo, altrimenti è inutile parlare di servizi pubblici.
Ciò detto, non pretendo di avere la verità in tasca, e l'idea della gestione affidata a Transdev (che sta esercendo con successo molte reti europee) non mi dispiaceva affatto; ora come ora sono contrario alla privatizzazione perchè la situazione in essere sembra costruita ad arte (con tagli progressivi dei finanziamenti al TPL e politiche di tagli al servizio da parte dell' AMT: questa tattica vine definita efficacemente "affamare il cavallo") per portare l' Azienda al fallimento e poi aprire la porta al salvifico soggetto privato: che in questo caso sembra sia BusItalia, una consociata di FS Holding, che sta così dimostrando la propria perizia manageriale nella gestione dei servizi regionali: e non si capisce perchè gli stessi soggetti che vengono giustamente criticati nel nostro editoriale debbano essere salutati, qui, con gridolini di entusiasmo. Anche perchè, come troppo spesso succede, la natura "privatistica" di FS Holding è tutta da dimostrare, dal momento che nonostante la consueta arroganza da padroni delle ferriere, il suo capitale è e rimane interamente pubblico. Deliri della storia dell'ultimo ventennio.
Rispondo alle argomentazioni sollevate da Daniel e, in parte, di Giambo. Il senso di solidarietà collettiva ha subito una certa eclisse negli ultimi anni, e non metto in dubbio che una parte dei dipendenti di AMT, e delle organizzazioni sindacali che li rappresentano, non siano stati disposti a guardare oltre uno status quo che garantisse il mantenimento di livelli occupazionali e gli emolumenti, a prescindere dal disastroso andamento dei servizi.
Si potrebbe anche affermare, cinicamente, che certe chiamate alle armi siano interessate e soprattutto tardive (come si osserva giustamente, il servizio è massacrato da oltre vent'anni a questa parte). Occorre però seriamente interrogarsi se, a fronte di qualcuno che ha qualcosa da perdere, l'utenza abbia qualcosa da guadagnare.
Credere che un soggetto privato possa, oltre aprire una stagione di lacrime e sangue per i dipendenti, garantire il ribaltamento del trand negativo che caratterizza il nostro TPL ormai da anni, mi sembra richieda molto più di un atto di fede.