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Termini giapponesi nelle fanfiction

Ultimo Aggiornamento: 11/08/2009 13:21
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Utente Senior
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30/07/2009 16:47
 
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E l'Amico Lettore, trovandosi davanti questa frase, cosa dovrebbe capire? Personalmente io penserei che si stia parlando di Freud(insomma, una n in meno, che differenza farà mai? XD)e basta.


Oddio, la battuta su Sigmund Freud e quel Freund è proprio tremenda XD
Era sottinteso che qualora vi sia una frase intera sia necessaria la traduzione più in basso, sennò tantovale scrivere un'intera fic in tedesco e pubblicarla sugli archivi della Germania, no? XD
Poi, ovvio, ogni espediente lignuistico che implichi una lingua diversa dall'Italiano spesso richiede note a piè di pagina che non manco di scrivere XD
[Sono una fan delle note a piè di pagina *O* Credo che siano la parte più interessante dei Promessi Sposi e della Divina Commedia *ç*]

Se viene usato come essen per indicare il mangiare degli uomini e fressen il mangiare degli animali in "Se questo è un uomo", con le dovute spiegazioni e nei contesti giusti, ben venga :)


Il gioco di essen e fressen non è un caso limite, non nella letteratura tedesca perlomeno, eh XD
Ancora oggi questo gioco di parole molto in voga viene usato da Megaherz e Rammstein per i testi delle loro canzoni XD
Heute treff' Ich einen Herr, der hab' mich zum FRESSEN gern...

Citazione estemporanea da "Mein Teil" dei Rammstein XD
(Oggi incontro un uomo a cui piace mangiarmi) Ma nella traduzione era annotato il gioco di parole tra "essen" e "fressen", altrimenti veniva meno la concezione di cannibale=animale che voleva trasmettere la canzone. [I drammi delle traduzioni XD]
Nelle traduzioni dei libri queste annotazioni sono segnate a lato, come del resto per alcune scelte linguistiche nelle traduzioni della poesia.
Ricordo che nella traduzione di una poesia di Hesse tutta la magia delle parole era venuta a mancare proprio perchè, con la traduzione Italiana, erano venuti meno alcuni espedienti linguistici prettamente legati ai giochi di parole della lingua tedesca :o
Ed è anche per questo che non rinuncio a giochi linguistici con lingue straniere, visto che spesso le trovo più "malleabili" dell'Italiano °W°
wb . da . efp . fw . elf . yt . lj . fb . ƒrance

Don't cry for me Argentina The truth is I never left you All through my wild days My mad existence I kept my promise Don't keep your distance And as for fortune, and as for fame I never invited them in Though it seemed to the world they were all I desired
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Utente Senior
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03/08/2009 15:33
 
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mi intrometto un attimo nella discussione con una mia piccola riflessione.
Premettendo che non sono una lettrice di manga e di conseguenza leggo pochissime fanfiction della sezione Anime/Manga, penso questo: i termini caratteristici di una cultura secondo me sono di vitale importanza per stabilire il contesto della storia.
Ora, io ho ben poca esperienza del campo, quindi potrei dire una grande stupidaggine. Però personalmente preferisco quando i termini originali vengono lasciati lì dove sono. Poi, ovvio, bisogna saperli utilizzare.
Se vogliamo parlare del problema della lettura scorrevole, non ci vedo niente di utile. Io sono un tipo da Arancia meccanica, Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Il giovane Holden. Le frasi ricercate e i termini particolari sono ciò che mi attirano di più nello stile di uno scrittore.
Qualcuno ha citato la letteratura inglese tradotta in italiano. Se non erro diceva che si confonde spesso tra Mr e Mrs. Beh, è esattamente ciò che io invece amo: preferisco che vengano lasciati intatti, nella traduzione, piuttosto che tradotti con Signore e Signora.
Poi è anche questione di gusti, immagino. Qualcuno di voi ha detto che alle volte utilizza i termini della lingua originale, qualcun'altro ha detto che non li sopporta.
Detto questo, mi ritiro.
Adios.

XOXO Dee



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Giudice*****
Utente Veteran
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04/08/2009 14:59
 
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Mi infastidiscono solo se sono messi a sproposito e senza cognizione di causa.
Provo a spiegarmi con un esempio.
Storia ambientata in Giappone. In una scena il protagonista incontra una donna anziana in difficoltà con la spesa: quando le chiederà se le serve aiuto si rivolgerà a lei con un "Signora" e non con un "Oba-san". In un'altra scena, lo stesso protagonista si rivolgerà al suo maestro di musica con "Togashi-san" e non con "Signor Togashi".
Magari è una fissa mia, ma le due espressioni non hanno lo stesso significato. Quel "san" ha una marea di sfumature che il nostro "signore" non ha.
Allo stesso modo, il "sama", il "sensei", o ancora di più il "senpai" che non ha proprio una traduzione specifica.

Stesso discorso se si parla di soprannomi.
Nel fandom di Slam Dunk, Rukawa è soprannominato Kitsune. Ora, io potrei anche chiamarlo Volpe, e in effetti nelle mie storie l'ho fatto, ma credo che sia altrettanto corretto lasciare il termine giapponese, anche perché fa un'altra scena.

Certo, se poi sento un Sasuke a caso che si rivolge ad un Naruto, sempre a caso, chiamandolo Naru-chan... [SM=j7567]
Ecco, lì inizia a darmi un po' fastidio. Ma non è colpa di quel povero chan. [SM=g7556]
Post: 566
Utente Senior
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06/08/2009 16:36
 
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Io sono per tradurre TUTTO quello che non sia intraducibile (tipo i nomi dei cibi e dei vestiti tradizionali). L'unica cosa che tollero di solito è il termine "senpai" (anche se nel caso lo usi io lo metto prima del nome, e non in posizione di suffisso) e il suffisso "chan" (mal che vada il "kun", ma fra i quattro è il più neutro, quindi si può pure togliere... "san" e "sama" sono traducibilissimi).

Anche perché poi saltano fuori abomini tipo un personaggio che dice ad un altro "Sei un teme!" (l'ho visto fare), perché lo scrittore di turno si era visto dei fansub e si era convinto che "teme" volesse dire "bastardo"... Ma in realtà "teme" è una forma estremamente rude e scortese del pronome personale di seconda persona singolare! Lo puoi tradurre come "bastardo", certo, ma non usarlo in funzione aggettivale, sarebbe come dire a qualcuno "Sei un tu!".XD
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Utente Junior
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06/08/2009 16:42
 
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Se nel manga li usano,vanno, a parer mio, usati anche nella fic.
Altrimenti secondo me non se ne fa nulla.
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Utente Veteran
Imperatrice dei Pigri: quel che posso far domani, non farò oggi!
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06/08/2009 16:58
 
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Re:
Dk86, 06/08/2009 16.36:


Anche perché poi saltano fuori abomini tipo un personaggio che dice ad un altro "Sei un teme!" (l'ho visto fare), perché lo scrittore di turno si era visto dei fansub e si era convinto che "teme" volesse dire "bastardo"... Ma in realtà "teme" è una forma estremamente rude e scortese del pronome personale di seconda persona singolare! Lo puoi tradurre come "bastardo", certo, ma non usarlo in funzione aggettivale, sarebbe come dire a qualcuno "Sei un tu!".XD




MIO DIO, QUAlCUNO CHE LO DICE!
Ma io ti faccio una statua. Ti pago la vacanza in giappone. Ti faccio ringraziare da Kishimoto in persona!
Finalmente ç-ç mi viene quasi da piangere ç_ç non ne potevo più di quel teme=bastardo!
Questo accade perché si scrive senza conoscenza di argomento. E non di Naruto, o di Inuyasha, ma della cultura giapponese in generale.
Erena "Posso avere una Proroga?"-chan
Post: 2.239
Utente Veteran
Imperatrice dei Pigri: quel che posso far domani, non farò oggi!
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06/08/2009 17:01
 
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Re:
Roxy8, 06/08/2009 16.42:

Se nel manga li usano,vanno, a parer mio, usati anche nella fic.
Altrimenti secondo me non se ne fa nulla.




Per termini quali kunai, shuriken, ninja, samurai è inevitabile. Non possimao certo chiamare lo shuriken: rotellina appuntita volante XD
Ma, mi chiedo io, che bisogno c'è di dire teme, dobe, baka, nii-chan, nii-san se non si sa che cavolo significano?
Perché la stragrande maggiornanza dei fanwriter non lo sanno, te l'assicuro. Se qualcuno traduce ancora teme con bastardo, o dobe come sinonimo di baka... [SM=j7567]
Erena "Posso avere una Proroga?"-chan
Post: 995
Utente Senior
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06/08/2009 19:36
 
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Beh, ma per chi li usa, vale tanto usare una noticina? Corretta, però. Magari così chi la vuole usare quella parola la usa con cognizione di causa.

In "storia di un ricatto", visto che ho una relativa conoscenza del gergo delle corride, ho deciso di usarlo per dare l'idea di un Vega incredibilmente fuso (e contando che è un torero). Però le mie brave note le ho messe.
Se uno si è guadagnato il diritto ad essere quello che è nessuno glielo toglie.

Il mio archivio[URL]
Post: 164
Utente Junior
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06/08/2009 23:28
 
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Secondo me, inserire termini giapponesi in una fanfiction scritta in italiano è una cosa totalmente inutile e stupida, a meno che, come scritto in precedenza, non si tratti di termini non traducibili nella lingua (samurai, shuriken, ecc..).
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Post: 5.763
Utente Master
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07/08/2009 12:01
 
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Anche perché poi saltano fuori abomini tipo un personaggio che dice ad un altro "Sei un teme!" (l'ho visto fare), perché lo scrittore di turno si era visto dei fansub e si era convinto che "teme" volesse dire "bastardo"... Ma in realtà "teme" è una forma estremamente rude e scortese del pronome personale di seconda persona singolare! Lo puoi tradurre come "bastardo", certo, ma non usarlo in funzione aggettivale, sarebbe come dire a qualcuno "Sei un tu!".XD


Mai visto. XD Ero ferma al sei un baka, che ci sta. XD
Prima li usavo molto più di più (perché li trovavo nelle ff che leggevo); adesso molto meno (uso per lo più senpai, san, che sento anche negli anime e che quindi ormai per me fanno parte del nome stesso del personaggio. Poi ovviamente dipende dai personaggi: Nodame chiama Chiaki Senpai quasi come se fosse un suo secondo nome, e quindi è ovvio e inevitabile che lo usi. Questi ormai sono gli unici che uso, a meno che non crei dei personaggi giapponesi che interagiscano con il nostro mondo e si lasciano scappare ogni tanto qualche parola nella loro lingua madre. E questo non lo cambierei mai, visto che l'ho sentito fare davvero.
Per il resto, quoto la cognizione di causa, la conoscenza del termine e le noticine che male non fanno.
_______________________




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Post: 815
Utente Senior
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07/08/2009 12:15
 
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Io devo dire che i termini giapponesi sono qualcosa che non ho ancora capito se amo o odio. Perchè li apprezzo se sono usati bene e con moderazione (e quindi soltanto i suffissi, i nomi di cibi e abiti o di armi e i vari termini intraducibili), mentre li odio quando sono usati a sproposito solo per far vedere che si sa il giapponese (che poi, se sia vero o no, io non lo capirò mai).
Perchè se io, povera lettrice ignorante, mi vedo una frase scritta interamente in giapponese (ce ne sono! E senza alcuna nota), che cosa diamine dovrei capire? Che il povero personaggio di turno ha un grave difetto cerebrale che gli impedisce di distinguere due lingue diverse? O che tale difetto cerebrale ce l'ha l'autore?
Anche perchè, seriamente, non è che posso comprarmi un vocabolario di giapponese perchè altrimenti non riesco a leggere le fanfiction... Ci vuole moderazione.
Post: 186
Utente Junior
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07/08/2009 12:18
 
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Avete già detto tutto voi, quoto un po' tutti quanti e in particolare Suinogiallo, che ha letteralmente dato voce ai miei pensieri e sicuramente meglio di quanto avrei fatto io XD

Aggiungo solo un paio di considerazioni puramente personali. Scrivo principalmente su un fandom, quello di Ranma, dove il problema dei termini giapponesi è meno avvertito, tuttavia...

Mai visto. XD Ero ferma al sei un baka, che ci sta. XD


Ecco, da noi si abusa proprio del "sei un baka", frase che generalmente mi fa chiudere seduta stante la pagina della fanfiction che sto leggendo (a meno che non sia una gran bella storia) perché proprio non posso comprendere le frasi mezze scritte in italiano e mezze in giapponese. O scrivi "Ranma no baka!", e mi sta bene, oppure "Ranma sei uno stupido!". Ma la via di mezzo che vuol dire?
Per il resto sono favorevole all'uso dei suffissi: sicuramente il -chan e il -kun (intraducibili) ma anche il -san (zona grigia) e il -sama (questo sì, traducibile in italiano) perché credo che qui valga in primo luogo la volontà dell'autore. Chi legge le opere originali (quasi sempre manga) il significato dei suffissi lo conosce. Altrimenti, una bella nota a fine capitolo ma niente di più.
Per i vocaboli, sempre meglio i corrispettivi italiani quando ci sono, pur mantenendo una certa elasticità. Certo non potete chiedermi di tradurre "seppuku" con "suicidio".
Post: 354
Utente Senior
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07/08/2009 12:33
 
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Io devo dire che i termini giapponesi sono qualcosa che non ho ancora capito se amo o odio. Perchè li apprezzo se sono usati bene e con moderazione (e quindi soltanto i suffissi, i nomi di cibi e abiti o di armi e i vari termini intraducibili), mentre li odio quando sono usati a sproposito solo per far vedere che si sa il giapponese (che poi, se sia vero o no, io non lo capirò mai).
Perchè se io, povera lettrice ignorante, mi vedo una frase scritta interamente in giapponese (ce ne sono! E senza alcuna nota), che cosa diamine dovrei capire? Che il povero personaggio di turno ha un grave difetto cerebrale che gli impedisce di distinguere due lingue diverse? O che tale difetto cerebrale ce l'ha l'autore?
Anche perchè, seriamente, non è che posso comprarmi un vocabolario di giapponese perchè altrimenti non riesco a leggere le fanfiction... Ci vuole moderazione.




Vero.
Io ammetto tranquillamente di non sapere un accidente della lingua giapponese; non capisco quelle "semplici" parole che l'autore mette in mezzo alla narrazione, su cui perdo minuti interi in meditazioni e congetture sul loro significato che il più delle volte non mi portano assolutamente a niente, e dirò di più, non ho nemmeno la più pallida idea di quale sia la traduzione dei suffissi di cui state parlando xD e non penso di essere l'unica fonte di ignoranza su efp; magari altri lettori, come me, non hanno mai calcolato anime e manga in passato e adesso che si sono avventurati in questi mondi, non sanno più come raccapezzarsi con queste parole sconosciute che si ritrovano sotto il naso mentre stanno leggendo.
E' uno sbaglio degli autori di questo fandom, secondo me, dare per scontato che i lettori sappiano tradurre le parole giapponesi; sono liberissimi di ficcarci tutti i termini stranieri che vogliono, ma sarebbe bello se, almeno a fine capitolo, mettessero una piccola nota con la traduzione in italiano dei vocaboli usati.



07/08/2009 15:26
 
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Ma se parliamo della traducibilità dei suffissi tanto varrebbe parlare della traducibilità di un intero anime/manga.
Insomma, stiamo parlando di lasciare un -kun, -chan e simili perché non si riesce a tradurli, ma se vogliamo dirla tutta il giapponese ha tutta una serie di registri linguistici di cui i suffissi sono una minima parte, che conta davvero poco nel contesto.
Quindi perché metterli per forza? Purtroppo tante, troppe autrici inseriscono termini giapponesi e scrivono in strani ibridi senza sapere nulla della lingua giapponese, e si finisce per vedere certi scempi come il sopracitato "teme".
Non vedo il senso di lasciare un "-chan", che poi potrebbe essere tradotto con un vezzeggiativo se proprio lo si vuole tradurre, quando non possiamo lasciare il contesto in cui viene usato. E' come mettere il sale su un piatto vuoto, non so se mi spiego.
Tanto vale usare la narrazione per far capire il tono usato dal personaggio, il contesto, il modo in cui si rivolge agli altri, così da far capire tutto quello che noi con un solo registro linguistico e con il "lei" non riusciamo a fare.
Post: 21.533
Utente Gold
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07/08/2009 17:11
 
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Re:
NekoRika, 07/08/2009 15.26:

Ma se parliamo della traducibilità dei suffissi tanto varrebbe parlare della traducibilità di un intero anime/manga.
Insomma, stiamo parlando di lasciare un -kun, -chan e simili perché non si riesce a tradurli, ma se vogliamo dirla tutta il giapponese ha tutta una serie di registri linguistici di cui i suffissi sono una minima parte, che conta davvero poco nel contesto.
Quindi perché metterli per forza? Purtroppo tante, troppe autrici inseriscono termini giapponesi e scrivono in strani ibridi senza sapere nulla della lingua giapponese, e si finisce per vedere certi scempi come il sopracitato "teme".
Non vedo il senso di lasciare un "-chan", che poi potrebbe essere tradotto con un vezzeggiativo se proprio lo si vuole tradurre, quando non possiamo lasciare il contesto in cui viene usato. E' come mettere il sale su un piatto vuoto, non so se mi spiego.
Tanto vale usare la narrazione per far capire il tono usato dal personaggio, il contesto, il modo in cui si rivolge agli altri, così da far capire tutto quello che noi con un solo registro linguistico e con il "lei" non riusciamo a fare.



Quello che dici da un lato mi trova d'accordo.
Quello che si può tradurre va tradotto, ma non tutto può essere riportato semplicemente con una traduzione o con un adattamento.
L'esempio che ho fatto qualche post prima calza abbastanza.
Senpai può essere tradotto con collega più anziano ma nella nostra lingua non c'è un termine singolo (a meno che non vogliamo usare il termine "anziano") che calzi e scrivere:

- Buongiorno Aika-apprendista Undine di una classe superiore alla mia! -

non credo che gioverebbe molto alla storia. Cosi come scrivere, volendo tradurlo e adattarlo con una sola parola:

- Buongiorno Aika-anziana! -

Cosi come, anche il toglierlo snaturerebbe la storia visto che il personaggio che parla aggiunge sempre (o quasi sempre) il suffisso.

Facendo poi un discorso radicale di italianizzazione dei termini (alla AVM) ci troveremmo di fronte a termini la cui traduzione o il cui adattamento suonerebbero ridicoli.
Mi viene in mente una cosa.
C'è un personaggio di Uruseiyatsura, un grosso gatto che ha l'abitudine di mettersi sotto al Kotatsu (si tratta di un fantasma di un gatto morto di freddo) e per questo motivo si chiama Kotatsu-Neko.
Volendo italianizzare il tutto lo dovremmo tradurre con Il gatto del tavolino con piumone e scaldino.
Faremmo concorrenza ai titoli di alcuni anime in periodo AVM (Un incantesimo dischiuso tra i petali del tempo docet - faceva schifo lasciare il titolo originale? -).
Giusto inserire delle note e giusto evitare termini facilmente traducibili (come il sunnominato Baka - anche se pure li in alcuni casi ci sarebbe da discutere. I Baka Rangers di Negima come li traduco? -), ma eliminarli del tutto sarebbe controproducente.

Hasta Luego
Post: 2.239
Utente Veteran
Imperatrice dei Pigri: quel che posso far domani, non farò oggi!
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08/08/2009 00:33
 
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Re: Re:
suinogiallo, 07/08/2009 17.11:



C'è un personaggio di Uruseiyatsura, un grosso gatto che ha l'abitudine di mettersi sotto al Kotatsu (si tratta di un fantasma di un gatto morto di freddo) e per questo motivo si chiama Kotatsu-Neko.
Volendo italianizzare il tutto lo dovremmo tradurre con Il gatto del tavolino con piumone e scaldino.




Stessa storia di shuriken e kunai. O kimono, o sushi.

Ma se abbiamo i nostri bellissimi insulti italiani, una carrellata di insulti se vogliamo essere precisi, perché sostituirli con baka et similia?
Erena "Posso avere una Proroga?"-chan
Post: 5.763
Utente Master
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08/08/2009 00:40
 
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Re:

Ecco, da noi si abusa proprio del "sei un baka", frase che generalmente mi fa chiudere seduta stante la pagina della fanfiction che sto leggendo (a meno che non sia una gran bella storia) perché proprio non posso comprendere le frasi mezze scritte in italiano e mezze in giapponese. O scrivi "Ranma no baka!", e mi sta bene, oppure "Ranma sei uno stupido!". Ma la via di mezzo che vuol dire?


Niente, infatti mi lascia molto perplessa. Al massimo si mette "Baka!" come esclamazione e basta. XD

Ma se abbiamo i nostri bellissimi insulti italiani, una carrellata di insulti se vogliamo essere precisi, perché sostituirli con baka et similia?


Vero! Certi nostri insulti vanno troppo bene in alcune scene! *_*


Non vedo il senso di lasciare un "-chan", che poi potrebbe essere tradotto con un vezzeggiativo se proprio lo si vuole tradurre, quando non possiamo lasciare il contesto in cui viene usato.


Come detto in altre parti, per me come se facesse parte del nome, per quante volte lo sento, quando guardo la serie in originale. E infatti adesso anche i traduttori li stanno lasciando sempre più spesso, nei manga.


- Buongiorno Aika-anziana! -


Mah, qui da noi se dici così, vieni anche preso a sassate! XD Aika-senpai invece mostra rispetto per un compagno più grande (la solita storia delle gerarchie che noi non comprendiamo, ma che per i giapponesi sono importanti).
L'esempio di ARIA calza benissimo, visto che lì il fatto di essere senpai è anche simbolo di un diverso livello nella preparazione per diventare Undine.
_______________________




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Post: 58
Utente Junior
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11/08/2009 13:21
 
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Uso anche io i suffissi, ma cerco di non esagerare e di non usarli in continuazione. Evito tutti i termini come kawaii, baka e via di seguito se hanno un corrispettivo italiano valido. Eccezione per parole come senpai, sensei (solo se mi serve un sinonimo ed ho già utilizzato tutti gli altri disponibili nella mia lingua).
Ovviamente ci sono parole e termini che definiscono oggetti (katana, kimono) o pietanze che uso normalmente in lingua originale, ma è davvero raro.
Non metto mai frasi intere in lingua. A parte che non penso affatto di esserne capace, è una cosa che mi dà fastidio trovare in eccesso perché posso non conoscere la lingua straniera e rompermi abbastanza di dover andare a leggere mille volte le note a fondo pagina.
Per la parola "danna" ho una esperienza personale da portare dato che la uso in una mia storia in riferimento ad una geisha. Nel primo capitolo a fondo della storia ho spiegato come intendessi il termine; in italiano la traduzione che più si avvicina al mio caso è "protettore (di prostitute)", ma non è la stessa cosa che si intende in giapponese, quindi ho scritto una nota per farmi capire, proponendomi di spiegare nel dettaglio la cosa all'interno della storia alla prima buona occasione.
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