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URANIO IMPOVERITO ANCHE IN SARDEGNA

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2007 21:49
01/06/2006 23:24
 
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Uranio, indagine a Cagliari sulle morti sospette



«Un militare morto di leucemia acuta, altri due che combattono contro lo stesso male non possono considerarsi strane coincidenze». Con queste parole Mauro Rosella, magistrato della procura militare di Cagliari davanti alla Commissione bicamerale che indaga sull'uranio impoverito il 10 novembre del 2005 ha illustrato, tra numerosi altri passaggi, l'apertura dell'inchiesta da parte della procura militare sulle morti sospette, proseguita poi dalla procura della repubblica di Cagliari che indaga adesso per omicidio colposo. O meglio, sulle strane coincidenze che hanno riguardato alcuni militari colpiti da malattia.

Mauro Rosella, procuratore della Repubblica al Tribunale militare di Cagliari gli avvii e le conclusioni della sua indagine li ha raccontati in un'audizione - inizialmente secretata e resa pubblica solamente nei giorni scorsi - che parte dall'ultima morte sospetta tra i militari che operavano in Sardegna. Per la precisione nell'area dei poligoni.

Episodio che ha spinto poi il magistrato militare a inoltrare gli atti alla procura del capoluogo sardo. «Il fatto nasce da una vicenda molto triste- spiega il magistrato militare ai componenti la commissione- : la morte di un ragazzo che non ha fatto servizio fuori area, ma solo a Perdasdefogu». Ossia l'area militare situata a qualche centinaio di chilometri da Cagliari finita anche recentemente al centro di numerose polemiche e contestazioni da parte delle associazioni che si occupano della tutela dei diritti dei militari ammalati.

«La morte di questo ragazzo (morto di leucemia acuta linfoblastica) è avvenuta nel 2003 - racconta ancora -. Della vicenda sono stato interessato dal genitore: era figlio unico di madre vedova ed aveva prestato nel periodo compreso tra il maggio e il novembre del 1999 presso il Poligono di Capo San Lorenzo». È il primo episodio che spinge però il magistrato a scavare ancora. «All'infermeria dell'Ospedale de La Maddalena, gestita interamente da militari - prosegue - mi fu riferito che in quel periodo un altro militare, sempre un marinaio, che aveva prestato servizio presso il Poligono di Capo San Lorenzo nel 1999, e precisamente nel periodo compreso tra maggio e novembre di quell'anno, accusava i sintomi di una malattia dello stesso identico tipo, una leucemia acuta linfoblastica». Non è comunque tutto.

«La direzione dell'infermeria dell' Ospedale de La Maddalena mi riferì di un altro marinaio, un sottufficiale, colpito da una malattia del sistema linfatico, il quale aveva prestato servizio presso Capo San Lorenzo nel periodo compreso tra il maggio e il novembre del 1999. Quindi furono registrati tre casi». Strane coincidenze? «Secondo quanto mi è stato riferito dal direttore dell'infermeria dell' Ospedale - continua ancora la deposizione del magistrato militare-, sicuramente in quel periodo e in quel determinato sito potrebbe essersi verificato qualcosa di strano. Tuttavia, trattandosi di questioni che riguardano problemi ambientali e non di carattere militare ho dovuto trasmettere l'intero incartamento alla magistratura ordinaria».

Non nascondono la loro preoccupazione i rappresentanti del comitato Gettiamo le Basi che, dopo la pubblicazione della deposizione del magistrato militare davanti alla commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito, hanno deciso di diffondere anche il dossier che hanno preparato. «I dati raccolti da Gettiamo le Basi - denuncia Mariella Cao, rappresentante dell'associazione pacifista -, approssimativi per forte difetto, sui militari in servizio nel poligono Salto di Quirra colpiti da tumori emolinfatici salgono a quota 15».Troppi, almeno per la rappresentante dell'associazione, per essere considerati "strane coincidenze". «Da fonte autorevole abbiamo conferma di due nuovi casi, segnalati da tempo a Gettiamo le Basi, di militari di leva arruolati in Marina colpiti da leucemia».

Peccato però che i lavori della Commissione non abbiano prodotto grandi risultati, come si legge anche nella relazione conclusiva approvata- come ricorda Lorenzo Forcieri, sottosegretario della Difesa e all'epoca componente della commissione - solo con i voti della maggioranza. «In conclusione - si legge a pagina 28 della relazione conclusiva pubblicata anche sul sito del Senato -, non può non rilevarsi che il pur intenso lavoro condotto non ha consentito di pervenire a conclusioni univoche su alcune delle questioni affrontate». Cosa poi è presto spiegato. «In primo luogo, si è dovuto constatare come la Commissione non abbia ancora potuto disporre di dati certi sul numero dei militari impegnati in missioni internazionali di pace all'estero che hanno sviluppato neoplasie». Non è tutto.

«Sebbene non vi sia stata la possibilità di effettuare verifiche approfondite sui casi in assunto non censiti, appare verosimile che alcuni dei soggetti che si sono ammalati di forme tumorali dopo aver preso parte alle missioni siano sfuggiti alle rilevazioni dell' Amministrazione della difesa sulla base delle quali la Commissione Mandelli ha effettuato le sue elaborazioni».

Non è poi più rassicurante anche l'altra parte della relazione conclusiva.«Rimangono poi aperti gli interrogativi ai quali in precedenza si è accennato circa i danni a lungo termine per la salute dei militari e delle popolazioni residenti che potrebbero derivare dall'esposizione ai particolati fini e ultrafini che si disperdono nell'ambiente in occasione di combustioni ad altissime temperature, temperature che si determinano nell'impatto di proiettili a uranio depleted (l'uranio impoverito) contro le superfici colpite e nello smaltimento di rilevanti quantitativi di munizioni all'interno dei cosiddetti "fornelli".

Ricordando il disegno di legge per l'istituzione di una nuova commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito, Lorenzo Forcieri, attuale sottosegretario alla Difesa, spiega che il lavoro è comunque stato utile. «E siamo del parere che il nuovo lavoro sia importante anche per permettere alle forze armate quali sono le cause dei problemi e come intervenire, giusto per evitare che si ripetano gli errori del passato».
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