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URANIO IMPOVERITO ANCHE IN SARDEGNA

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2007 21:49
25/07/2007 12:59
 
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Villaputzu . Prima indagine sulle emissioni dei radar commissionata dalla popolazione

QUIRRA , UN GRANDE FORNO A MICROONDE

Campi elettromagnetici fortissimi nella zona del polignono

Esami richiesti per capire l'altissima incidenza di tumori al sistema emo-linfatico : 32 casi in 20 anni in una frazione di 200 abitanti


Chi abita tra Torre Murtas e Capo San Lorenzo , cioè nel Salto di Quirra , è come se vivesse , lavorasse , mangiasse e dormisse dentro un gigantesco forno a microonde.
E' l'effetto dei sei radar sistemati in quella zona del poligono militare di Capo San Lorenzo , provato dai rilevamenti di un èquipe scientifica che si è messa all'opera a maggio su incarico innanzitutto di un' associazione di residenti di Villaputzu , paese-madre della frazione di Quirra (Circolo Arci Ruspa) , e poi di tutta una serie di gruppi pacifisti (Cagliari Social Forum , A Foras e Carovana per la pace).
E' il primo studio realizzato a Quirra sulle onde elettromagnetiche emesse dagli apparecchi ultrasofisticati presenti nel poligono addestrativo e sperimentale .
Il fatto che a promuoverlo siano stati privati cittadini e associazioni culturali - "allarmati dai dati sui linfomi e le leucemie nella zona , 32 casi in una popolazione di circa 200 abitanti negli ultimi vent'anni" , spiega Francesco Locci dell' Arci Ruspa - è emblematico.
"Mai nessuno ci ha fornito dati certi su quello che avviene nel poligono" ha dichiarato il senatore dei Verdi , Mauro Bulgarelli , presente ieri durante la diffusione dei risultati dell'inchiesta e che ha acquisito i dati per conto della commissione parlamentare sull' uranio impoverito , in attesa di conoscere l'esito di altre verifiche effettuate da tecnici inviati dal Parlamento .

L'ESPERIMENTO
Il fisico Massimo Coraddu e l'ingegnere Basilio Litarru hanno utilizzato i tre mila euro forniti dai committenti per noleggiare una sofisticata apparechiatura (il rilevatore Mr 300 Norda) in grado di registrare l'intensità delle onde elettromagnetiche a Quirra.
Da scienziati , hanno spiegato il limite dell' indagine :
"Non sappiamo dove sono sistemati gli altri radar del poligono , quando entrano in funzione quelli registrati , le caratteristiche tecniche delle apparecchiature militari : sono informazioni mai fornite all' esterno" .
Eppure i risultati sono a prova di qualsiasi verifica:
"Pur con questi limiti , abbiamo registrato presenza di campi elettromagnetici nella bande delle microonde (frequenza superiore ai GHz) nei pressi di case e campi coltivati di Quirra vicini ai poligono . Il sospetto è che siano stati superati i limiti di legge per le esposizioni a fondi elettromagnetiche altamente pericolose per la salute" .

IL RISCHIO
Sia chiaro , non esiste una sufficiente letteratura scientifica in grado di collegare l'esposizione ai campi elettromagnetici all' insorgenza dei tumori .
"Ma Quirra è un caso a sè stante in tutto il mondo - spiega Bulgarelli - fortunatamente , sia chiaro" .
Massimo Coraddu fa rilevare comunque che in quella zona precedenti studi hanno già dimostrato la presenza di altri fattori di rischio per chi abita e lavora in quella zona:
"Le nano particelle di materiali nocivi ritrovate in animali deformi , nelle persone e nei terreni derivati dalle esplosioni ad alte temperature ; i residui dell' attività mineraria. La somma di questi fattori , più le onde elettromagnetiche , deve essere controllata. E oggi non viene fatto."

LE RICHIESTE
Da qui la richiesta delle associazioni che hanno commissionato rilevazionio e studio , sostenute dal senatore Bulgarelli :
"La sospensione di ogni attività addestrativa e sperimentale , il blocco dell'ampliamento del poligono e della costruzione di una pista per i veivoli , l'istituzione di un controllo slegato dai militari" .
Ci si fida poco , anche perchè chi sperimenta armi , missili a Quirra non deve fornire nessuna spiegazione su quanto utilizza , basta un autocertificazione.
Privilegi di aziende aerospaziali che pagano anche 50 mila euro all'ora per utilizzare i sistemi radar di Quirra.
Quelli che fanno impazzire le api e creano disturbi agli abitanti.
25/07/2007 12:59
 
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Gettiamo le Basi: sospendere sperimentazioni a Quirra





Il comitato sardo "Gettiamo le basi" chiede l'immediata sospensione delle sperimentazioni nel poligono di Perdasdefogu-Salto di Quirra. In un documento afferma che sono assolutamente "inesplorati" i rischi di ripercussione negative per la salute della popolazione e degli stessi militari. Troppe le anomalie mediche, secondo il comitato, a Quirra ed Escalaplano per il nuovo sistema missilistico antiaereo terrestre e navale a medio raggio

L'immediata sospensione delle sperimentazioni del nuovo sistema missilistico antiaereo terrestre e navale a medio raggio (Samp-T e Samp-N) nel poligono sardo di Perdasdefogu-Salto di Quirra (Pisq) , è stata chiesta dal Comitato sardo ''Gettiamo le basi'' che paventa nuovi rischi per la salute della popolazione e degli stessi militari.

“Fino a quando non sia stata trovata una ragionevole e convincente spiegazione alle troppe anomalie mediche a Quirra ed Escalaplano - ha dichiarato Mariella Cao, portavoce di Gettiamo
le basi - il buon senso impone che si adotti l'elementare precauzione di sospendere l'attività del poligono”. In un documento ''Gettiamo le basi'' afferma che sono assolutamente “inesplorati” i rischi di ripercussione negative per la salute dalla sperimentazione del nuovo sistema missilistico destinato a sostituire il sistema Hawk.

Proprio i precedenti dell'Hawk, messo sotto accusa da indagini condotte dai ministeri della Difesa di Germania, Olanda e Belgio al termine di una inchiesta condotta da enti di ricerca autonomi sulle irradiazioni cui venivano sottoposti i militari addetti al sistema, e dichiarato, invece, “innocuo” dal
ministero della Difesa italiano, preoccupano gli attivisti del comitato da anni impegnato a chiedere un'indagine che accerti le cause dell'alto tasso di neoplasie, nascite di feti deformi e altre patologie. “E' compito primario di uno Stato, in tutte le sue articolazioni - ha detto ancora Cao - tutelare la salute, il diritto alla vita dei militari e della popolazione. E' compito della popolazione - ha concluso - imporre allo Stato l'adempimento dei suoi doveri”.
25/07/2007 13:00
 
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POLIGONO QUIRRA: COMITATO POPOLARE CHIEDE STOP ESERCITAZIONI





In attesa di conoscere le cause della “sindrome di Quirra”, il Comitato popolare di difesa ambientale del Sarrabus-Gerrei (in provincia di Cagliari), chiede la sospensione delle esercitazioni e delle sperimentazioni nel poligono militare del Salto di Quirra.
Il Comitato, che ha sede a Villaputzu, chiede anche la revoca dei progetti di ampliamento della base, l’attivazione di un osservatorio permanente sulle condizioni sanitarie e ambientali della zona, la bonifica delle aree interessate al poligono e il risarcimento delle famiglie colpite da tumori al sistema linfatico.
Secondo i dati raccolti dai medici di base della zona dal comitato, cui aderiscono anche le associazioni Cagliari Social Forum, “A Foras” e la Carovana della Pace, in 20 anni su una popolazione residente di 150 persone piu’ circa una cinquantina di lavoratori, si contano almeno 32 decessi dovuti a tumori, 10 dei quali sono stati causati da patologie del sistema emolinfatico. In attesa di analisi approfondite dopo i numerosi studi dell’Istituto Superiore di Sanita’ (nel 2004) e della commissione Sanita’ del Consiglio regionale (2005), l’associazione “A Foras” ha completato un’analisi autofinanziata per rilevare l’intensita’ dei campi elettromagnetici, in particolare nella fascia costiera che va da Capo San Lorenzo a Torre Murtas, dove sarebbero impiantati cinque radar dell’apparto di telecomunicazioni del poligono sperimentale.
L’indagine - condotta nelle prime due settimane di maggio e presentata stamane a Cagliari, alla presenza del parlamentare dei Verdi, Mauro Bulgarelli - ha riscontrato la presenza di campi elettromagnetici nella banda delle microonde, con frequenza superiore ai tre GHz, che, secondo i tecnici dell’associazione “A Foras”, non possono essere imputati a impianti delle telefonia mobile, ma che sono certamente creati dai radar militari.
25/07/2007 13:01
 
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Servitù, Parisi: "I poligoni di Teulada e Quirra restano"





"Bene le dismissioni, ma alcuni poligoni servono e non si toccano". Così il ministro Parisi che boccia, quindi, la linea del governatore Soru sulla "totale smilitarizzazione".

I poligoni militari di Capo Teulada e Salto di Quirra, in Sardegna, non verranno dismessi, perché si tratta di "strutture indispensabili" alla Difesa. E non verrà lasciato neanche il deposito di armi della Marina a Guardia del Moro nell'isola di Santo Stefano, anche se "c'è legittima e comprensibile opposizione" da parte della Regione. Lo ha detto il ministro della Difesa Arturo Parisi nel corso di un'audizione sulle servitù militari in commissione Difesa della Camera.

LA POSIZIONE DI PARISI. I poligoni, sottolinea il ministro, sono fondamentali per due motivi. Il primo riguarda "l'addestramento delle forze armate, che devono saper utilizzare al meglio mezzi e strumenti a disposizione: tutto possiamo permetterci meno che forze armate di facciata da esibire in parata". Il secondo è più politico che tecnico. "Non vi sarebbero difficoltà a trovare altri poligoni, e con la presidenza del Consiglio si è anche valutata l'ipotesi di andare all'estero - spiega il ministro - ma servono ingenti risorse e bisogna tenere conto dei vincoli internazionali".

NON TOTALE SMILITARIZZAZIONE. Insomma, non è possibile affidare la difesa del proprio territorio "a mani altrui".Per compensare lo sforzo chiesto alla Sardegna, aggiunge Parisi, "la Difesa si deve far carico di cercare soluzioni di mimino impatto", contribuendo non solo a livello economico allo sviluppo del territorio. Vanno in quest'ottica i provvedimenti già adottati o da adottare, tra cui la dismissione di 77 beni e delle strutture dell'isola di Santo Stefano alla Regione.
26/07/2007 12:56
 
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Uranio impoverito, cinquanta morti
Tra poligoni e missioni
altri soldati mandati allo sbaraglio






Antonio Caruso, funzionario del Sismi, in servizio in Somalia e Bosnia nella seconda metà degli anni Novanta: deceduto nel 1999 per un tumore al cervello. Roberto, caporalmaggiore di Taranto: in missione in Kosovo, morto qualche mese fa per tumore. Così come Paolo, sottufficiale messinese che aveva prestato servizio nei Balcani: scomparso un anno fa. Sono gli ultimi tre casi di militari morti a causa della probabile contaminazione da uranio impoverito: sconosciuti fino a ieri, perché in questi casi il riserbo sembra d'obbligo. Soprattutto da parte dei vertici militari italiani.

Invece i numeri e i nomi vengono fuori: con gli ultimi tre, i casi di decesso fra i soldati sono cinquanta, a cui si devono aggiungere almeno tre civili. Senza contare il numero di militari malati e l'aumento delle malformazioni alla nascita (due quelle gravissime e accertate) causate, si sospetta, dall'uranio impoverito. Definito «presunto killer» nel “Libro nero” presentato dall'Ana-Vafaf, l'Associazione nazionale per l'assistenza delle vittime appartenenti alle Forze armate.

«Il denominatore comune di tutte queste morti risiede nel fatto che nessuno di loro, come i colleghi e contrariamente a quanto fatto dai reparti americani con oltre sei anni di anticipo, aveva adottato misure di protezione»: la denuncia è del presidente dell'associazione, Falco Accame. Che non è l'ultimo arrivato: ex ufficiale superiore di Marina, dimessosi nel 1975 per protesta contro la gestione autoritaria del potere nelle Forze armate, da allora in prima linea nel denunciare i rischi per la salute legati all'esposizione di proiettili all'uranio impoverito: «Ma le protezioni sono rimaste spesso solo sulla carta, anche dopo l'emanazione delle prime norme italiane risalenti al 1999: lo hanno denunciato moltissimi reduci». E ai militari in partenza per la Somalia si diceva di stare attenti alle zanzare o ai morsi dei ragni.

Questo nuovo libro è un vero e proprio dossier: «Ci aspettiamo che sia acquisito agli atti della Commissione parlamentare di inchiesta, perché la base dei dati ai quale sta facendo riferimento è assolutamente vaga: basti pensare al fatto che le vittime per il ministero della Difesa restano ancora 28». Vige il silenzio sulla maggior parte dei casi, anche sul riconoscimento di quelli accertati: «La vedova dell'ufficiale Caruso ha lamentato il fatto di essere ancora in attesa, dopo otto anni, di una risposta da parte della Difesa sul riconoscimento della causa di servizio al marito».

E la Sardegna, da sempre fucina di soldati per l'esercito italiano e storicamente asservita alla presenza delle truppe Nato impegnate nelle esercitazioni nei poligoni sparsi sul territorio? È presente in questa lista di vittime in maniera determinante e spaventosa. «L'unica verità contenuta in quel grande imbroglio che è il primo rapporto Mandelli», dice Mariella Cao, portavoce del comitato “Gettiamo le Basi”, «è che la percentuale più alta fra i soldati colpiti da tumori e leucemie riguarda i militari sardi». Per la cronaca: la commissione guidata da Franco Mandelli fu istituita nel 2000 dall'allora ministro della Difesa Mattarella. Non super-partes, quindi, e neanche fu coinvolto il dicastero della Sanità: nel primo rapporto definì praticamente innocua l'esposizione dei soldati all'uranio impoverito e solo nel terzo auspicò «ulteriori indagini».

Torniamo alla Sardegna. Mariella Cao e “Gettiamo le Basi” sono impegnati da anni sul campo, per quanto possibile, con il coinvolgimento diretto degli abitanti dei paesi che gravitano attorno ai poligoni sardi. L'idea di fondo è semplice: se si può parlare di Sindrome del Golfo o dei Balcani si deve parlare anche di Sindrome di Quirra. Non è un caso che a questa situazione particolare si faccia oggi riferimento anche a livello nazionale.

«Vuole sapere quanti sono i casi - fra morti e malati - di cui siamo a conoscenza solo per il poligono di Quirra? Diciannove: soldati di leva che hanno prestato servizio solo lì dentro, a contatto con i proiettili utilizzati esclusivamente per le esercitazioni interforze». L'ultima morte per tumore, sulla costa est dell'isola, «è quella di Massimo, nel luglio 2003: nello stesso periodo si sono ammalati altri due ragazzi».

Li chiama per nome, Mariella Cao: a testimonianza del fatto che i soldati morti e quelli ammalati non sono solo numeri. Perché poi ci sono i casi di Capo Frasca: «Maurizio Serra e Gianni Faedda, soldati di leva in servizio praticamente contemporaneamente, e il maresciallo Lorenzo Falzarone»: tre nomi che si aggiungono alla lista dei decessi sospetti nella basi in Sardegna. Gli altri, da Fabio Porru a Marco Diana e fino a Salvatore Vacca e Valery Melis, erano stati anche in missione. Dalla Somalia all'ex Jugoslavia - territori in cui la Nato ammise di aver usato munizioni all'uranio impoverito - e sempre senza protezioni: ci sarà pure una responsabilità da parte dell'Esercito italiano, se gli americani nello stesso periodo le protezioni le usavano.

Quello di Valery Melis, secondo Cao, «è il caso emblematico». Al militare di Quartu Sant'Elena, morto il 4 febbraio del 2004, fu diagnosticato un linfoma di Hodgkin nel 1999: era appena rientrato dalla sua quarta missione, l'ultima al confine fra il Kosovo e la Macedonia. Nei cinque anni seguenti Valery portò avanti la “sua” battaglia: contro la malattia ma anche e soprattutto contro l'indifferenza dello stato maggiore della Difesa.

Il giorno dopo i funerali, l'allora ministro Antonio Martino disse: «La tragedia di Valery è ben presente all'interno dell'amministrazione della Difesa: non possiamo ridare la vita al soldato Melis, ma sarà trovata una soluzione soddisfacente». E invece: «La famiglia di Valery», dice Cao, «ha ottenuto un riconoscimento da 250 euro al mese: è questo il valore della vita di un soldato?».

Soldati in missione e militari dentro i poligoni. E fuori, nelle zone limitrofe? La risposta è ancora peggiore, se possibile. Il riferimento, per “Gettiamo le Basi”, è l'indagine epidemiologica commissionata dalla Regione e pubblicata nel gennaio 2005. Viziata, secondo Cao: «Innanzitutto prende in esame 10 comuni, per un totale di oltre 21mila abitanti: molti di questi centri, però, non sono per nulla interessati dall'attività del poligono di Quirra». Nel periodo fra il 1997 e il 2001 l'aumento di casi farebbe segnare una crescita della mortalità causata da forma tumorali attorno al 15 per cento, con punte verso l'alto o verso il basso a seconda della malattia specifica.

«La Regione individuava, in quell'area estesa, 10 casi di decesso per la patologia non Hodgkin e 36 per tumori al sistema emolinfatico. Fra il 1998 e il 2001, però, la Asl certificò che di quelle dieci morti sette si erano verificate a Villaputzu, una a Muravera e un'altra a San Vito. Fra i tumori emolinfatici, la quota è di 14 per Villaputzu e 12 per Muravera e San Vito». In una porzione di territorio molto ristretta rispetto a quella analizzata dalla ricerca regionale: «Segno che la correlazione è altissima», dice Cao, «e che se esaminate nel dettaglio sono cifre spaventose». Senza considerare l'aumento del 330 per cento dei casi di diabete: percentuale riferita al dato sardo, già ai primi posti a livello mondiale, e certificato da uno studio canadese che lo metterebbe in relazione con la presenza di uranio.

Dati che riguardano la zona attorno a Quirra. Con un avvertimento: «Decimo e Capo Frasca non sono mai entrate nel campo di indagine, mentre per Teulada e La Maddalena si registrano forti percentuali di tumori ai polmoni». Ma anche di questo si parla poco. «I militari hanno comunque una struttura interna che tende a fare quadrato», dice ancora Cao, «ma i civili? Sa cosa mi disse un pastore poi morto per un cancro al quale chiedevo di denunciare la sua situazione? Mi disse queste parole: “E poi a noi chi ci difende? Per loro meno siamo meglio è”».
26/07/2007 12:58
 
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Il fantasma della “sindrome di Quirra”
Dopo troppi studi rassicuranti
un'indagine indipendente rilancia l'allarme





Agnelli contaminati da nanoparticelle di piombo e altri metalli pesanti, api impazzite che aggrediscono gli apicoltori, persone che sentono insistenti ronzii nelle orecchie. Ma soprattutto 32 decessi negli ultimi 20 anni per patologie tumorali, su una popolazione che varia tra le 150 e le 200 persone. Non è l'Armageddon, è Quirra. Quello che succede in questa zona della Sardegna sud-orientale, in un territorio dal paesaggio quasi lunare, sacrificato alla difesa dello Stato, non è dato a sapere. Di sicuro si sa che vengono fatte esercitazioni di guerra e si sperimentano armi e prodotti dell'industria bellica, fabbricati da aziende private.

Solo la determinazione e la volontà delle persone che lì vivono e lavorano, aiutate da associazioni sensibili ai problemi del territorio, assieme ad esperti, fisici e ingegneri, hanno permesso di fare luce su alcune delle ombre del poligono sperimentale di Salto di Quirra. Luce non ancora abbastanza forte, ma che lascia pochi dubbi. Come è stato ribadito ieri in una conferenza stampa presso la sede del Cagliari Social Forum, per presentare i risultati della prima indagine ambientale volta a verificare l'inquinamento da campi elettromagnetici.

Nella zona analizzata sono presenti stazioni radar che emettono onde elettromagnetiche a frequenze superiori a 3 Ghz in prossimità di abitazioni, ovili e campi coltivati. I 150 abitanti che vivono nella frazione Quirra del comune di Villaputzu, e altri 50 che nella zona si recano tutti i giorni per lavoro, allarmati dall'elevata percentuale di malattie soprattutto di natura emolinfatica contratte negli ultimi 20 anni si sono costituti in un comitato e hanno commissionato un'indagine per verificare l'effettiva presenza di campi elettromagnetici.

Non si accontentano più delle ricerche istituzionali, fatte a partire dal 2001, dopo le numerose segnalazioni da parte dei medici di base della zona, in primis Antonio Pili, all'epoca anche primo cittadino di Villaputzu. Nel 2001 aveva chiesto alla Asl, alle istituzioni ed all'Istituto Superiore di Sanità uno studio per verificare le cause dell'incidenza così alta di queste patologie. Tutte le analisi però (effettuate nell'ordine per conto del Ministero della Difesa nel 2002, dall'Istituto Superiore di Sanità nel 2004, dalla commissione sanità del Consiglio regionale nel 2005, e dalla Commissione del Senato sull'uranio impoverito nella scorsa legislatura) hanno prodotto solo rapporti che cercavano di tranquillizzare la popolazione.

Nessuna sindrome di Quirra, avevano detto i rapporti: forse malattie attribuibili all'arsenico presente nelle cave della zona, o addirittura a fattori genetici. Ipotesi smentite da altri esperti per la tipologia di effetti che provocherebbe l'arsenico, che tende a colpire l'apparato gastrointestinale e polmonare, non il sistema immunitario. Risulati opinabili anche per il campione preso in considerazione: la ricerca della Regione Sardegna - ad esempio - ha studiato 26mila persone distribuite in 8 comuni della zona allargata, e alla fine ha trovato un numero di casi tumorali in linea con la media nazionale.

Un censimento porta a porta è stato fatto invece dal Comitato popolare di difesa ambientale del Sarrabus-Gerrei, coinvolgendo solo la popolazione che vive vicinissima alle zone dove vengono fatte le esercitazioni e sperimentazioni. «Questa è la gente davvero colpita: se si allarga il campione, è ovvio che l'incidenza viene diluita», sottolinea Massimo Coraddu, uno dei professionisti coinvolti nelle nuove indagini. E 32 casi mortali negli ultimi 20 anni, su una popolazione di 150/200 persone, non sono certo pochi. Per questo il Comitato, l'associazione “La Ruspa”, il Cagliari Social Forum, “A Foras” e la Carovana della Pace, hanno ritenuto indispensabile un nuovo studio, completamente autofinanziato. Se ne sono occupati l'ingegnere Basilio Littarru ed il fisico Massimo Coraddu. Due settimane di rilevamenti, tra Capo San Lorenzo e Torre Murtas, per un raggio di circa 5 chilometri, hanno potuto dimostrare che i campi elettromagnetici ci sono, e avvengono nella banda delle microonde a frequenze superiori ai 3 GHz, per questo attribuibili alle stazioni radar del poligono militare.

L'esposizione della popolazione a questo tipo di onde elettromagnetiche potrebbe spiegare linfomi e leucemie. Ma per poter stabilire una relazione certa è necessario avere altre informazioni: ad esempio la frequenza esatta (per ora si sa con certezza solo che è superiore ai 3 GHz, ma non di quanto) e l'intensità di questi campi. La mancata collaborazione da parte dei militari, le esigue risorse a disposizione (che non hanno permesso strumentazioni più precise anche se quelle utilizzate erano di ottima qualità), ma anche qualche giornata di pioggia, e il fatto che durante il periodo di osservazione non ci sono state esercitazioni al poligono (nonostante il calendario militare reso pubblico ne avesse almeno due in programma), non hanno permesso ai ricercatori di avere dati più dettagliati.

È un inizio insomma: per poter proseguire è necessario conoscere le caratteristiche essenziali delle sorgenti dei campi osservati (ubicazione, potenza, frequenza di funzionamento, guadagno d'antenna). Sarebbero necessarie poi delle misurazioni continue non estemporanee: per questo il senatore Mauro Bulgarelli, vicepresidente della Commissione del Senato sull'uranio impoverito, ha detto che i dati di questa indagine sono già stati acquisiti dagli esperti della commissione, che hanno anche effettuato dei sopralluoghi. Bulgarelli si è impegnato a portare all'attenzione del Parlamento le questioni riguardanti la nuova base di atterraggio nel Poligono e la richiesta di installare delle centraline di rilevamento adatte a questo tipo di emissioni.

È chiaro che non sono solo i campi elettromagnetici i responsabili dello stillicidio umano che sta colpendo la popolazione del Salto di Quirra: è perlomeno sospetta anche la presenza di nanoparticelle di metalli pesanti, rilevate negli animali e nella vegetazione dallo studio della dottoressa Antonietta Gatti, consulente della Commissione parlamentare e prima esperta a parlare di nanoparticelle come responsabili di malattie tumorali nei militari di ritorno dai Balcani), e probabilmente l'utilizzo - anche qui - di uranio impoverito. Questi tre elementi, se combinati insieme creerebbero, secondo alcuni studiosi tra i quali la Gatti, un cocktail davvero micidiale.

Nonostante la grande preoccupazione, confermata da quest'ultima ricerca, le intenzioni politiche sono quelle di ampliare la base militare, attiva dal 1954, che è già il più grande poligono sperimentale d'Europa. Il comitato e le associazioni che hanno portato avanti le ricerche, anche alla luce di questi ultimi dati, chiedono con forza la sospensione delle esercitazioni e delle sperimentazioni, ma anche la revoca dei progetti sulla realizzazione della pista d'atterraggio. È necessario piuttosto attivare interventi di monitoraggio ambientale e sanitario, effettuare una bonifica della zona e risarcire tutte le famiglie colpite dai lutti e dalle malattie.
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Indagine sui radar del poligono





Non bastavano le denunce sull’uranio impoverito. Ed evidentemente non bastavano neppure le nanoparticelle di metalli pesanti individuate in animali nati malformati e persino nei tessuti di alcuni militari del poligono interforze: per spiegare le cause scatenanti la cosiddetta Sindrome di Quirra si aggiunge un elemento nuovo come i campi elettromagnetici nella banda delle microonde, prodotti presumibilmente dai cinque radar installati nell’area militare.

Un aspetto finora tralasciato dalle ricerche precedenti: a colmare la lacuna ci ha pensato un’indagine commissionata da A foras, Comitato per la difesa del Sarrabus-Gerrei, Cagliari social forum e Carovana della pace: ieri mattina il fisico Massimo Coraddu e l’ingegnere ambientale Basilio Litarru, che hanno condotto le rilevazioni, hanno presentato i risultati dello studio. Che primia di tutto ha rivelato la presenza di microonde, per poi sottolineare come i livelli siano al di sotto della soglia di legge.

Tutto a posto? Non proprio. E il perché lo ha spiegato Coraddu: «Abbiamo effettuato diverse misurazioni, e riguardo all’intensità dei campi rilevati, visto che ignoriamo i parametri fondamentali che caratterizzano le sorgenti, abbiamo potuto solamente fissare un limite inferiore, ampiamente al di sotto della soglia di tolleranza. Questo però non significa che l’intensità non arrivi a superare i livelli consentiti, ma non è possibile stabilire se e dove questo avvenga».

Fatta questa premessa, per capire meglio il senso della ricerca è sufficiente un semplice esempio: «Abbiamo effettuato una rilevazione a Baccu Buidu, a poche centinaia di metri dalla stazione radar “Osteria di Quirra” - ha detto Coraddu - e i livelli risultano a norma. Il problema però nasce quando si ipotizza che, in quel momento, il radar non fosse in funzione e, magari, il valore che abbiamo rilevato si riferisse alla stazione di Torre Murtas, posta a cinque chilometri di distanza. Se questo fosse vero, significherebbe che in prossimità di quel radar l’intensità del campo di emissione delle microonde supererebbe del doppio quella consentita dalla legge».

Posta la veridicità di questa ipotesi, che cosa comporta la presenza di un campo elettromagnetico di questa portata per la salute della popolazione di Quirra? «Grande rilievo va dato alla possibile interrelazione tra i campi di microonde e l’eccesso di tumori emolinfatici rilevati nella zona - si legge nelle conclusioni dello studio -. Per ora Sappiamo che alcuni esperimenti effettuati su colture cellulari, hanno evidenziato come un campo di microonde possa aumentare il proliferare delle cellule tumorali. Inoltre, non bisogna tralasciare uno degli aspetti più importanti, vale a dire la possibile interrelazione tra microonde, inquinanti chimici e nanoparticelle».

Alla presentazione dello studio era presente anche il senatore dei Verdi Mauro Bulgarelli, vicepresidente della commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito che dovrà far luce sulle morti sospette registrate intorno al poligono. «Grazie agli spunti presenti in questa ricerca - ha detto - allargheremo il campo d’indagine della commissione».

Intanto il Comitato ha chiesto la sospensione delle esercitazioni e la revoca del progetto sul potenziamento delle attività militari. Più duri i rappresentanti di A foras: «L’ampliamento del poligono di Quirra, non solo in estensione ma soprattutto nelle tipologie di utilizzo come le sperimentazioni sugli aerei senza pilota - ha detto Consuelo Costa - farà della Sardegna un territorio asservito alle esigenze del Kombinat militare-industriale su scala internazionale, talmente importante dal punto di vista strategico che i sardi avranno come unica prospettiva quella di vivere militarizzati, visto che tale concentrazione di potere economico-militare non permetterà mai di essere messa in discussione, da nessuno e in nessun modo».

Il “caso Quirra” riemerge dunque dalle nebbie del passato. La denuncia drammatica dell’ex sindaco di Villaputzu Antonio Pili sulla lunga catena di morti nella minuscola frazione alle porte del poligono più grande d’Europa, la nascita di bambini deformi nel piccolo paese di Escalaplano, le ricerche commissionate dal ministero dell Difesa e il clima di sospetti che avevano creato un grande allarme sociale sembravano essere stati inghiottiti dal passato. Spazzati via da quell’unica, fragile verità ufficiale che oggi viene smentita proprio da chi l’ha sostenuta in passato con grande forza. E’ stato infatti proprio l’ex sottosegretario alla Difesa Salvatore Cicu ad aver recentemente affermato in Commissione Difesa che l’ipotesi dell’inquinamento da arsenico come possibile causa della Sindrome di Quirra è difficilmente credibile. E così la domanda sul perché si sia consumata una tragedia è ancora senza una risposta certa nonostante siano ormai trascorsi quasi sei anni.
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