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Per Iskra (e ovviamente anche Lauri!)

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2007 23:22
24/12/2006 16:07
 
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Tranquillo come un pupo
GLI PSICANALISTI SUL LETTINO SCOPRONO CHE LA PSICANALISI E’ ENTRATA IN PARANOIA. di Edoardo Camurri.

Arriva in Italia un libro nero dove i pazienti ingannati attaccano i terapeuti e dove gli studiosi mettono sotto accusa Freud e pure i freudiani. Il grande bluff del complesso di Edipo.

E’del tutto plausibile che a fare introspezione,
a vedere quello che
si ha dentro, dico nell’intimo, venga
fuori la sozzura a cui si è abituati e
che corrisponde, più o meno, ai quei
tre o quattro pensieri fissi che occupano
l’umanità da sempre: sopravvivere,
sopravvivere, sopravvivere, sopravvivere.
La psicoanalisi sbaglia
per un sovrappiù. E’ troppo generosa.
Insomma, sopravvaluta. Già l’idea di
possedere un’interiorità mi sembra
esagerata, figuriamoci poi se questa
interiorità debba strutturarsi in Ego,
Super Ego, Es e se tutto questo debba
poi caratterizzarsi come una pulsione
a andare a letto con mia madre e a uccidere
mio padre. Troppa grazia. Al
massimo si tratta di esagerazioni greche
vecchie come i capitelli e la
moussaka. Non so se ci siamo capiti.
La gente che conosco io è molto più
semplice, non possiede nel profondo
tutta quella roba che la psicanalisi si
è inventata e che a un certo punto
(ventesimo secolo) ha deciso che tutti
noi avevamo. Vive. Bene o male. Poi
muore. La gente. Detto questo potrei
chiudere qui il discorso e dire buonanotte
ai suonatori. Il problema è che
vedo le ombre lunghe di tutti gli analisti
di questo mondo che, tipo arpie,
allungano i loro artigli e pretendono,
da dietro le spalle, con la bava alla
bocca, almeno uno straccio di argomentazione
e di ragionamento. Per
quanto mi riguarda, lo ammetto, non
ne sono capace (sarebbe come rivelare
il sole alle lucertole). Ma è una
questione anche di pudore. La psicoanalisi
è talmente abituata a impicciarsi
(a pagamento) dei fatti altrui
che mi verrebbe voglia di risponderle
di attaccarsi. Ma questa non è buona
educazione. Così val la pena rifarsi
a un volume appena uscito in Italia
per Fazi, “Il libro nero della psicanalisi”,
un insieme di saggi selezionati
sotto la direzione di Catherine Meyer,
e trovare tra le sue pagine i ragionamenti
e le argomentazioni necessari.
Ce ne sono finché si vuole, e procederò
a elencarli non prima, però, di
aver svolto, per quanto mi è possibile,
ancora una considerazione generale.
Se vi siete mai sdraiati sul famoso lettino
dell’analista vi sarete accorti di
come procede la terapia. Concettualmente
si snoda come una barzelletta
famosa che si raccontava durante il
fascismo per convincere i ragazzi che
non c’era nessun pericolo a essere arruolati:
“Se non ti chiamano sotto le
armi, allora te ne freghi. Se ti chiamano
i casi sono due: o ti lasciano al deposito,
e allora te ne freghi; o non ti
lasciano, e i casi sono due: o non ti
mandano al fronte e allora te ne freghi;
o ti mandano, e i casi sono due: o
non vieni mai ferito, e allora te ne freghi;
o vieni ferito, e i casi sono due: o
ti pigli una ferita intelligente, e allora
te ne freghi; o la ferita non è intelligente,
e i casi sono due…”. Trattasi
di psicopompa. Cioè di traghettamento
di anime da uno stato all’altro per
farle rimanere, con l’illusione dello
spostamento, nello stesso luogo occupato
precedentemente. Dicesi anche
introspezione. (E non è, viene da chiedersi,
l’attività analitica, nei suoi
obiettivi, simile a quella svolta dalla
clisopompa, cioè dal clistere? Senza
citare la questione freudiana delle
“fasi anali”, la psicoanalisi non svolge
innanzitutto, per quanto riguarda
lo spirito del paziente, una funzione
eminentemente carminativa simile a
quella raccontata da Casimir Delavigne
nella “Découverte de la vaccine”
quando scrive: “Non posso per calmare
quei disordini ardenti, con mano
compiacente e timida rinfrescare sotto
l’umida rugiada le sue viscere in
fuoco? E spingere in disparte, regolato
con cautela, il tubo tortuoso da cui
sgorga la salute?”). Ma è meglio non
andare oltre e tornare al “Libro nero
della psicoanalisi” dove, in mezzo a
cinquantanove saggi, si trova uno
splendido intervento di Aldous Huxley
del 1925: “L’inganno del nostro secolo”.
E’ il punto ab ovo di ogni critica
alla psicoanalisi, l’intuizione dei
suoi limiti e difetti prima del suo successo
universale e, in più, la sintesi di
molte argomentazioni decisive che le
si possono muovere contro. Prima di
arrivarci, prendiamo però il complesso
di Edipo (d’ora in poi CDE). Per la
psicoanalisi è una specie di pilastro
fondante della personalità maschile,
una delle leggi universali dell’inconscio.
Bene. Ognuno, tanto per essere
liberali, si sceglie i principi che vuole.
La situazione diventa però più
complicata quando, volendo comunicare
al mondo la propria scoperta,
Freud ha deciso che il CDE doveva
essere verificabile empiricamente in
modo da ottenere lo statuto di proposizione
scientifica. Forse per troppo
entusiasmo, forse per eccessivo zelo,
Freud ha finito però con l’esagerare:
ha stabilito cioè che il CDE è verificabile
ovunque, a partire da qualsiasi
fatto, anche da quelli che dovrebbero
smentirlo. Non so se mi spiego. Se
amo mia madre e odio mio padre, sono
a posto e Freud non avrebbe problemi
a dirmi bravo ragazzo continua
così ok. Ma se per caso, come molti,
dovessi odiare mia madre e amare
mio padre, sarei un esempio vivente
che il CDE non è un principio universale.
Come se la cava Freud in questo
caso? Fate bene attenzione. Mi direbbe:
Caro Edoardo, hai semplicemente
rimosso il CDE; l’odio per mammà
non è altro che “l’espressione delle
tendenze sadiche che producono un
desiderio incestuoso” mentre l’amore
per papà è soltanto una reazione al
desiderio di ucciderlo. Questo si chiama
paraculismo. Non mi sto inventando
nulla. Propongo un quiz. Se doveste
difendere il CDE e spiegare che
anche le eccezioni, quella per esempio
spiegata sopra, lo confermano,
che giustificazione adottereste? Vi do
tre possibilità: A) Odi tua madre e
ami tuo padre perché è tua madre, in
casa, a portare i pantaloni e quindi è
lei a ricoprire il ruolo paterno; B) Odi
tua madre e ami tuo padre perché tuo
padre ti ha conquistato fin da piccolo
regalandoti un’automobilina a pedali
che tua madre, per ripicca, ha successivamente
donato al tuo migliore amico;
C) Odi tua madre e ami tuo padre
perché in realtà tu, come tutti, sei un
bisessuale e puoi fare confusione. La
soluzione, tenetevi forti, non è la A e
non è neppure la B, la soluzione, la
più universale, è la C. Scrive infatti
Freud ne “L’Io e l’Es”: “Si ha l’impressione
che il complesso di Edipo
semplice non corrisponde alla situazione
più frequente. (…) Spesso un
esame approfondito mette in luce la
forma più completa del complesso di
Edipo, che è doppia: una forma positiva
e una negativa derivanti dall’originaria
bisessualità del bambino. Ciò
significa che il bambino non ha solo
un’attitudine ambivalente verso il padre
e una posizione di tenero oggetto
nei confronti della madre, ma si comporta
nello stesso tempo come una ragazza:
manifesta l’attitudine femminile
di tenerezza per il padre e la corrispondente
ostilità gelosa verso la madre”.
Se ne deduce che ogni fatto è in
grado di confermare il CDE al punto
tale che il CDE diventa così un principio
indistruttibile. Peccato che, come
ha spiegato il filosofo della scienza
Karl Popper, questo modo di ragionare
non è scientifico perché, per dirsi
tale, ogni proposizione deve essere
in linea di principio confutabile da
qualche dato dell’esperienza. Insomma,
se dico che il Sole ruota intorno
alla Terra, anche se è una castroneria,
faccio della scienza perché è possibile,
come di fatto Copernico ha mostrato,
immaginare un dato dell’esperienza
in grado di smentire la mia osservazione.
E’ esattamente quanto
aveva osservato Huxley nel saggio citato
sopra: “La psicoanalisi è durata
e, ne siamo certi, durerà ancora molto
a lungo, per la semplice ragione
che la sua falsità non può essere definitivamente
provata tramite un singolo
esperimento”. E’ la sua forza. Ma è
anche e soprattutto la sua debolezza.
In questo la psicoanalisi assomiglia
alla paranoia. E’ tipico del paranoico
e del complottista presentarsi con
delle visioni del mondo onnicomprensive
dove ogni singolo dettaglio
serve a tenere in piedi la sua teoria.
Parlate con uno di quelli che dicono
che l’11 settembre è stato orchestrato
dagli americani, e scoprirete che non
c’è nulla, nessun elemento, nessuna
osservazione, nessun ragionamento in
grado di smentirlo. “C’è l’ipotesi –
scrive ancora Huxley – che i bambini
piccoli abbiano desideri e impulsi
sessuali. I neonati allattati al seno, ci
assicura Freud, sperimentano un vero
e proprio piacere sessuale; e per
provarlo ci invita a guardare le loro
facce che, mentre succhiano, mostrano
quell’espressione di appagamento
totale che, nella vita adulta, si ripresenta
solo a conclusione di un rapporto
sessuale. Questa è una dimostrazione
altamente scientifica. Potremmo
allora dire che l’espressione di
profonda saggezza e rapita contemplazione
che spesso vediamo sulle
facce dei bambini mentre giacciono
sereni nelle loro culle è la prova che
sono dei grandi filosofi e stanno pensando
ai problemi del libero arbitrio,
della predestinazione e alla teoria
della conoscenza. O c’è ancora l’ipotesi
che la maggioranza degli esseri
umani sia in qualche modo sia eterosessuale
che omosessuale. C’è l’ipotesi
che un gran numero di bambini
sperimenti l’erotismo anale. E così
via. Nessuna di queste ipotesi è confermata
da prove; però sono tutte trattate
come dati di fatto”. Punto. Fine.
Ciao. Nessuna persona per bene, dopo
un brano come questo, avrebbe ancora
dei dubbi. Una persona per bene,
adesso, telefonerebbe al suo analista
e gli direbbe: “Dottore, grazie di
tutto, ma ho altro da fare, non verrò
più ai nostri appuntamenti, li disdica
tutti, interrompo la terapia, vado da
un neurologo”. Ma le cose non sono
così semplici. Uno degli elementi che
rendono attraente la psicoanalisi è
infatti un trucco da venditore di tappeti
vecchio come il mondo. Il sesso.
Freud una volta confessò al celebre
psichiatra Ludwig Binswanger: “Ho
sempre pensato che a gettarsi per primi
sulla mia teoria saranno i porci e
gli speculatori”. Ottima osservazione,
ma imprecisa. Occorreva aggiungere
anche i francesi. Infatti, tra la prima e
la seconda guerra mondiale, quando
Freud si recò in Francia, un giornale
sensazionalista pubblicò una sua foto
con il titolo: “Il Maestro dell’amore è
a Parigi”. Non vorrei sembrare anch’io
paranoico. Ma tutto torna. Nel
“Libro nero della psicoanalisi”, nel
saggio di Jean Cottraux “Letteratura,
cinema, psicoanalisi: un gioco di
specchi”, si legge un episodio che, a
proposito, vale la pena raccontare per
intero. Si tratta dell’incontro tra Lacan
(tornerò a parlare di lui), il più
importante studioso di psicoanalisi
francese, e Margherite Duras, la scrittrice
piena di languido erotismo, di
buchi della memoria e di afa esotica
che, assomigliando a una portinaia
che ha letto Racine, riscuoteva successo
soprattutto tra le nonne. Immaginate
la scena. Lacan e Duras si incontrano
per parlare di un libro di
quest’ultima, “Il rapimento di Lol V.
Stein”. Scrive Cottraux: “Lacan convocò
Margherite Duras a mezzanotte
in un bar per dirle tutto il bene che
pensava di lei. La V del titolo non poteva
che significare le forbici della
castrazione e l’estasi dell’orgasmo
colpito da amnesia della donna che si
confronta con l’ombra di un pene
mancante”. Non è solo aneddotica. E’
sostanza. Ma a questo punto si potrebbe
obiettare: va bene, le cose staranno
anche così, però la psicoanalisi
guarisce, fa stare meglio le persone,
non si possono ignorare i suoi risultati.
(C’è da dire che, in un certo senso,
l’obiezione non ha significato; parecchie
discipline, a cui non si riconosce
nessun valore scientifico, ottengono
ugualmente guarigioni e soluzioni:
penso all’omeopatia, alle pratiche
sciamaniche e magiche, persino agli
interventi miracolosi di santi o di spiriti,
eccetera). In ogni caso, “Il libro
nero della psicoanalisi” non ignora
questi risultati, ma li tratta a modo
suo. Pubblica per esempio sei testimonianze
di pazienti delusi e arrabbiati,
poi discute dei fallimenti, degli
errori e delle mistificazioni effettuate,
in alcuni casi storici, direttamente
da Freud. Prendo un saggio a caso,
“Freud cocainoterapeuta” di Hans
Israëls, dove subito si mette in chiaro
un problema metodologico: “Cosa
sappiamo dell’efficacia dei trattamenti
condotti da Freud? Nella maggior
parte dei casi, non possiamo controllare
la veridicità delle sue affermazioni
riguardo al successo delle terapie:
Freud, ovviamente, non rivela
il vero nome dei suoi pazienti. E anche
se conoscessimo la loro vera
identità, potremmo difficilmente valutare
la loro evoluzione”. Il primo
caso affrontato dalla psicoanalisi è
quello di una paziente isterica conosciuta
con il nome di Anna O. Freud
ha sempre detto che la donna è guarita
grazie all’analisi, ma, così racconta
Israëls, nella corrispondenza privata
con il medico che l’aveva in cura, il
dottor Breuer, si legge che Anna O. interruppe
la terapia non perché era
guarita, ma perché fu necessario ricoverarla
in ospedale. “Nelle rare occasioni
in cui è stato possibile controllare
le affermazioni di Freud riguardo
ai suoi successi – conclude Israëls
– si è constatato che non diceva la verità”.
(Nelle testimonianze dei delusi
dalla pratica analitica, nel “Libro nero
della psicoanalisi” si trova un fatterello
delizioso. Una paziente di nome
Marie-Christine Lorentz racconta:
“La terapia iniziò con alcune sedute
rimborsate dalla mutua, ma a poco a
poco la dottoressa B mi spinse verso
il lettino e verso la famosa terapia
che deve costare. (…) Ricordo ancora
lo stupore che provai quando (…) mi
domandò se non mi desse fastidio che
ci fosse un terzo tra noi. La guardai
sbalordita. Di fronte alla mia chiara
incomprensione, si affrettò a precisare
che il terzo era la mutua”). Ma
adesso basta guardare dal buco della
serratura. Gli storici delle idee salvano
la psicoanalisi sostenendo che è
stata una rivoluzione culturale di
grandissima portata. La paragonano
a altre espressioni dell’ingegno contemporanee,
alla teoria della relatività,
al surrealismo, sostengono insomma
che Freud abbia espresso
quello che si chiama, anche se nessuno
lo ha mai visto né gli ha mai parlato,
“lo spirito dei tempi”. Va benissimo,
ma come scriveva Giovanni Papini
occorre ricordare cosa diceva Gesù
a proposito degli alberi: che bisogna
giudicarli dai frutti. Papini ce l’aveva
contro i discepoli di Hegel, colpevoli
di aver prodotto degli scritti
pedanteschi, impenetrabili e meaningless.
Lo stesso si può dire di Freud e
dei freudiani. Poco fa avevo ricordato
Lacan. Ecco, Lacan è un esempio
eloquente di questo discorso. In “Perché
Lacan è così oscuro”, Filip
Buekens si diverte a raccogliere le
giustificazioni che i lacaniani hanno
trovato per difendere il gergo del loro
maestro (che di solito si presenta
come un groviglio di logica formale,
esistenzialismo, fisica e strutturalismo,
con alcune frasi a effetto come
“Il locatore non è padrone della lingua
che parla” e così via). C’è da ridere.
L’argomento che ricorre ossessivamente,
e ripeto è un argomento sostenuto
e difeso da rispettabilissimi studiosi
e psicoterapeuti a cui molti pazienti
depressi e malati si affidano
per cercare di capire qualcosa di loro
stessi, è che i testi di Lacan sono
così confusi perché esprimono direttamente
l’inconscio, perché l’Es si
pronuncia attraverso quegli scritti. Ci
sarebbero gli estremi per truffa. Ma è
meglio lasciare perdere. Resta il fatto
che, a memoria d’uomo, c’è stata
solo un’occasione in cui Lacan ha
parlato chiaro. Fu durante una conferenza
tenuta a Bruxelles il 26 febbraio
del 1977. Vale la pena recuperarne
un brano. Così, per chiudere il
discorso e lasciare una testimonianza
inattesa: “La nostra professione è una
truffa, bluffare, stupire la gente, impressionarla
con delle parolone,
quello che normalmente viene chiamato
un bluff. (…) Dal punto di vista
etico, la nostra professione è indifendibile;
è proprio per questo d’altronde
che ne faccio una malattia, perché
ho un Super Io come tutti. (…) Si tratta
di sapere se Freud è o meno un
evento storico. Credo che abbia fallito
il colpo. Come me, in molto poco
tempo, il mondo intero se ne infischierà
della psicoanalisi”.





09/01/2007 23:22
 
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to'
vedo adesso 'sto coso

l'ho letto un po' veloce. dalla psicanalisi mi tengo rigorosamente lontana e non ho mai visto un film di vudi allen.

d'altronde tempo fa ho letto sull'unità [SM=x584458] un articolo di cancrini che spiegava come il complesso di edipo sia stato rottamato da mo'

in generale freud è stato messo fra i padri nobili della nostra cultura, ma è considerato sorpassato in tutto
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