ecco un'intervista a Woody Allen:
La storia della protagonista del suo film ci racconta, in maniera diretta, il suo punto di vista sul mondo?
Credo di sì. Devo dire che uno può guardare alla vita da entrambe le prospettive. Quella buffa e quella drammatica. Personalmente tendo ad avere una visione estremamente pessimistica delle cose. Ma gli stessi fatti, persone, situazioni, incontri, rovelli possono essere interpretati con due chiavi diverse ed entrambe efficaci. Io guardo alla vita con uno sguardo che è il più grigio e il più buio possibile. In realtà, considero la vita solo da una prospettiva tragica, ma sulle peggiori disavventure si può anche ridere. L’occhio comico può sottolineare e ironizzare sull’eccesso di dramma. Ho sempre desiderato diventare uno scrittore di tragedie. Tristemente, almeno per me, il mio talento mi porta ad avere una vena da umorista. In questo film cerco di destreggiarmi tra quello che avrei voluto essere e quello che sono. La storia di Melinda è quella di una donna che non trova una soluzione ai propri disastri in qualunque contesto la si metta e va per il mondo come una specie di anima perduta.
In Melinda e Melinda e nel film successivo, Match Point, che ha appena completato, non compare come interprete. Si avvicina il momento dell’addio al set come attore?
Il prossimo anno compirò settant’anni e in entrambi i film sono troppo vecchio rispetto ai personaggi delle due storie. La mia presenza sarebbe stata incoerente. Quando scrivo un copione e mi rendo conto che c’è un buon ruolo per me, lo interpreto molto volentieri. In Melinda e Melinda, non essendo un attore drammatico, non potevo essere nella parte più seria del film e, per ragioni anagrafiche, non avrebbe avuto alcun senso partecipare alla parte più leggera. Non sarei stato credibile. Non vorrei fare come Martha Graham che entrava in scena a novant’anni per ballare. Al cinema è meno facile.
In molti suoi film la fortuna ha un peso nel determinare il destino dei personaggi. Lei crede alla fortuna?
Sono convinto che la fortuna abbia un ruolo importante nella nostra vita. Ho l’impressione che le persone non amino riconoscere quanto la fortuna sia rilevante. Alle persone piace illudersi di avere sulle cose più controllo di quanto ne abbiano in realtà. Nessuno ama ammettere di essere alla mercé della buona o della cattiva sorte. Melinda, la protagonista del mio film, ha la dote, comune a molti, di attirare su di sé le tragedie, gli incidenti, la malasorte. C’è un elemento psicologico da non trascurare: le persone come Melinda collaborano, contribuiscono a dare una svolta sfortunata a quello che accade intorno a loro. In Match Point che ho girato a Londra ed è interpretato da Scarlett Johansonn, ed è un film molto serio, con molta tensione, mi sono concentrato sull’importanza della fortuna. Quando colpisci una rete da tennis con la pallina, quella pallina può cadere da una parte o dall’altra del campo e a seconda di dove cade puoi vincere o perdere. È un aspetto aleatorio e affascinante dell’esistenza, di quei rapporti tra uomini e donne che sono uno dei miei temi preferiti in assoluto perché ho l’impressione che i problemi e i conflitti di quei rapporti non cambino mai. Oggi sono simili a quelli di cinquemila anni fa.
Perché ha scelto fin dagli inizi della sua carriera di regista di non dare ai suoi attori la versione integrale della sceneggiatura del film che sono chiamati a interpretare?
Non mi piace mettere a disposizione degli attori tutti i dettagli della storia. Far capire a loro la direzione in cui si stanno muovendo e verso cui stanno andando. Non voglio che interpretino o recitino conoscendo il finale. Trovo che sia molto più bello che essi rimangano sorpresi e confusi strada facendo. Mi sembra molto più spontaneo. Non mi disturba che un attore faccia un errore o che qualcosa vada storto nel film. Comunque, se l’attore ha un ruolo molto complicato, gli do tutta la sceneggiatura da leggere.
Lei continua a lavorare molto intensamente. C’è un film che vorrebbe girare e sa già che rimarrà desiderio irrealizzato?
Vorrei dirigere un film sul jazz e temo che non riuscirò mai a realizzarlo. Comincerebbe a New Orleans all’inizio del ’900 e poi da lì ci sposteremmo a New York a Chicago e a Parigi. Un film con molti viaggi per la troupe e il cast, con macchine e costumi d’epoca, con tanti diritti musicali di canzoni da acquistare. Nel film vorrei suonare anch’io. Un film molto costoso e dati i miei precedenti come campione del box office nessuno mi darà i soldi.
mat
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avrai avrai avrai
il tuo tempo per andar lontano
camminerai dimenticando
ti fermerai sognando
avrai avrai avrai
la stessa mia triste speranza
e sentirai di non avere amato mai abbastanza
se amore amore avrai