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Capitolo 3 - "Lossadan in love"

Ultimo Aggiornamento: 29/05/2006 16:17
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Master
Il capo stalliere si accigliò un poco alla domanda di Eorein, e non rispose subito. Restò anzi pensoso per qualche istante. Nel silenzio del cortile, i pensieri dell'uomo erano scanditi dal lontano ed alterno tintinnio della cotta di maglia di Dalkest.
Quando la situazione cominciava ad apparire imbarazzante, ed il silenzio stava per essere interrotto da una nuova domanda, Ragnar parlò.

Ragnar: "Signori, la vostra è una domanda ben strana. Io vengo da una terra fredda, dove la gente vive isolata, le disgrazie son frequenti e le invidie leste a lievitare. Là mi hanno insegnato che non è bene parlare troppo, nemmeno se si sa, e che un uomo saggio non fa domande tanto per fare conversazione. Sono u pò in imbarazzo, direi che questo è proprio un fatto! Che clima c'è....mah...normale, direi. Commercio, scaramuccie, caccia agli orchi ed ai lupi, dispacci dai quattro venti, le stagioni che si alternano. Io, come vi potranno comunicare altri, sono giunto in città da relativamente poco. Non sno pettegolo nè curioso come un barbiere. Potrei dirvi che si fa un gran parlare di voi, ma solo in certi ambienti. A corte non sono tutti artisti, nè tutti amano il teatro. La contessa Ivoen, di certo, è una vostra protettrice. Direi semmai che gli affari vanno un pò a rilento da quando il conte è tanto impegnato sulle colline. Difficle capire quale sia il problema. Qua in città siamo ricchi e benestanti, e se c'è qualche guaio tra i boschi, ci tocca solo marginalmente. Sta di fatto che i rifornimenti vanno e vengono senza accidenti di sorta, e questo ci tiene buoni buoni nei nostri focolari. Poi, come dire, siete più che benvenuti qui a Lond Arador. Se volete sapere se bolle in pentola qualcosa per voi, vi consiglio di dare un'occhiata più verso le taverne. DI teatro non si occupano certo gli scaricatori di porto, ma nemmeno ci vanno solo i nobili imbellettati. Qui a teatro ci vanno un pò tutti. Alla Faerie Queen, oltre ad una gran birra scura, ci sono molti che pontificano su attori, opere, scene ecc...Altrimenti c'è la corte. Là potreste provare a farvi presentare a qualche festa, ma occorre un invito di un nobile, oppure passare alla 'Gil Aradorien', praticamente una taverna solo di nome, visto che la frequentano solo i rekw...si insomma, i cavalieri, con i loro scudieri più promettenti e, a volte, persino qualche dama. Il mio unico vero consiglio è di cercare di ingraziarvi direttamente e personalmente la Contessa. Oltre ad essere una creatura eccezzionale, è anche una vera forza politica, qui in città. Di più, francamente, e da uomo semplice quale sono, non saprei dirvi".

Ragnar si riaccomodò sulla sua sedia, e rimase ad osservare i cavalieri seduti davnti a lui, specialmente Athorman, come aspettandosi un giudizio o magari una lode per quello che aveva appena finito di dire.
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22/07/2005 13:54
 
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Eorein
"Voi ci siete stato di grande aiuto mastro Ragnar, faremo tesoro dei vostri consigli" rispose Eorein alzandosi
"State pur certo che non mancheremo di segnalare la vostra cortesia. Avrei però un'ultima piccola curiosità da soddisfare prima di lasciarvi finalmente al vostro lavoro: a chi corrisponde il nome di Frogmore che abbiamo veduto sull'insegna dell'ingresso?"
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Master
Il nordico capostalliere si accigliò non poco alla domanda di Eorein. Prese per un attimo il fiato, pensò a ciò che voleva dire, e rispose.

Ragnar "Che peccato dover iniziare un'attività sulle ceneri di un'altra. Sarebbe bello poter ereditare una bottega dal propio padre, per passarla ai propri figli. Ti dà un certo senso di continuità, quasi di...immortalità; dico bene?".

Stette poi in silenzio, per un lungo minuto. Anche lo scalpiccio degli stivali di Dalkest si era interrotto. Un sesto senso aveva avvertito l'eothraim di smetterla per un attimo di gironzolare per il cortile, e di ascoltare. Rimase così, Dalkest, di spalle a Ragnar, fingendo di osservare i bollitori a pochi passi, ma in realtà ascoltando la conversazione alle sue spalle.

Ragnar "Brutta storia davvero. Frogmore era il precedente proprietario di questa rimessa. Un uomo, a quel che si dice in giro, molto competente. Bravo con cavalli tanto quanto con il ferro. Anche troppo, forse. Io non ne so molto di più. Sono giunto in città che la rimessa era già chiusa da molte settimane, e l'ho soltanto rilevata. A me non è servito molto tempo per fare un pò di clienti fissi. Sono bravo, e la mancanza di uno come Frogmore si è fatta sentire parecchio prima del mio arrivo.Solo che Frogmore non è semplicemente passato a miglior vita. Che gli Dei perdonino la sua anima corrotta, pare fosse in lega con i dunlandiani sulle colline. Si dice che ne avesse fatti entrare molti in città, nottetempo, per parlare delle loro divinità malvagie e sanguinarie. Pare anche che fornisse informazioni sulla vita di corte e sui cavalieri del Conte, a stranieri danarosi. Non so dirvi se sia vero, ma pare che lo abbiano arestato mentre si acoppiava con delle bestie, cantando strani inni, proprio in questa rimessa, da qualche parte sul retro. Lo hanno impiccato il giorno stesso, e il suo corpo è rimasto a spenzolare dalle mura per tre giorni. Solo lìintervento di Lady Ivoen ha convinto il Conte a rimuoverlo! Scusate, miei signori, ma l'argomento mi turba molto. Questo è quello che so, ma anche se sapessi di più, qui è fin dove mi sento di spingermi, perchè un uomo avveduto conosce i propri limiti, sopratutto quelli del proprio stomaco, e questo è un fatto, nevvero? Scusate di nuovo, ma se non volete sapere altro, io vorrei dedicarmi ai miei lavori. Non temete per i cavalli, saranno trattati per quello che sono. Principi e Re, tra i loro simili. Se vi capita di incontrare lady Ivoen, ditele che Ragnar Jaarlsen manda lei i suoi più devoti omaggi".

Il fabbro si alzò quasi di scatto, suscitando una reazione simile nei suoi due interlocutori, ed un impercettibile fremito di Dalkest verso l'ascia alla cintura. I movimenti bruschi non gli erano mai piaciuti...
Precedette i tre all'ingresso e, da una specie di guardiola o portineria, prese un piccolo quaderno rilegato in pelle verde. Molte pagine erano già scritte, piene di firme e date, con importi corrispondenti. Tutti requain o arequain, messi Reali e cavalieri erranti. Dopo che ebbero firmato, Ragnar li accompagnò sulla stradina principale e li salutò con un gesto della mano.

Eorein "Hmmm...c'è di che riflettere su quanto abbiamo appreso finora", disse il cavaliere quando furono di nuovo soli. "Penso che andrò da Lossadan a fare il punto della situazione, e a vedere come se la cava Barak. Voi sentitevi liberi di andare in giro, ma con discrezione. Ci vediamo a cena davanti al teato, verso l'ora settima. A dopo!".

Il biondo guerriero si incamminò così di buon passo, lasciando Athorman e Dalkest soli sulla strada principale, immersi nella folla vociante, tra le urla dei ragazzini, gli strilli degli ambulanti, lo scalpiccio degli zocoli dei muli e le chiacchiere delle donne alle finestre.
Il sole era ancora alto...

[Modificato da Ossian77 22/07/2005 15.11]

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Dalkest
"Beh, amico mio, pare che ci sia affidato il compito di gironzolare... (sorriso) tutto quel Vostro discutere con lo stalliere Mi ha seccato la lingua, vi andrebbe una birra Athorman? potremmo recarci in codesta locanda frequentata da cavalieri e dame... e... sperare in un incontro interessante... (occhiolino)"
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Master
Athorman e Dalkest si avviarono per la loro strada, diretti verso il castello. Non fu diffcile scoprire, chiedendo un po' qui ed un po' li', che la Gil Aradorien si trovava un poco discosta dalla corte, verso le mura occidentali. Minuto dopo minuto, i due notarono come le botteghe divenivano meno frequenti ma piu' grandi e ben tenute. Le vie erano lastricate e linde e vi ra spazio per tutti. L'unica seccatura era la pendenza. La locanda sorgeva alla stessa altezza del castello, e quindi occorreva arrampicarsi per qualche rampa di scale e qualche strada. Dopo una mezz'ora giunsero di fronte ad un cancello di pietra e ferro, forgiato come un fiore aperto. Oltre, dieci metri piu' in basso, quasi a picco sulla scogliera, videro un cortile recintato su tre lati ed aperto sul mare, coperto da un verde prato. Al centro sin trovava una costruzione in pietra, simile ad un piccolo castello ad un solo piano, foderata di marmo bianco e rosso. Dentro ed intorno ad essa si trovavano diverse persone, uomini e donne. Per lo piu' conversavano, mentre altri ascoltavano un menestrello che, in un patio a nord, si esibiva con un liuto.
Sembravano cavalieri, dame, paggi ed ancelle, scudieri ed altri personaggi legati alla corte. Tra di loro, l'atmosfera sembrava leggera e gaia.

Dopo pochi istanti il cancello di ferro si apri', e da una guardiola usci' un uomo, ben vestito e dall'apparenza cortese, ma della stessa corporatura e stirpe di Athorman. Rivolgendovi sopratutto a quest'ultimo, disse:

Galdor"Il mio nome e' Galdor, signori. Sono il custode della Stella dell'Eriador. Desiderate entrare?"


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Athorman
Come suo uso in queste circostanze, il guaritore rispose in maniera pacata e cortese al suo interlocutore, premettendo la presentazione di rito (tantopiù perché rivolta ad un individuo, che in apparenza, sembrava appartenere alla sua stirpe).

Il mio nome è Athorman e questi è sir Dalkest, messer Galdor. Ed in vero, desidereremmo deliziarci nel conoscere meglio i servizi forniti alla Stella dell’Eriador”.

Il dunedain accompagnò la presentazione chinando appena il capo, ma continuado a fissare negli occhi il suo interlocutore.

[Modificato da Fingal 29/08/2005 13.40]

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30/08/2005 08:11
 
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Master
Galdor"Sono i benvenuti, cortesi signori".

Inchinatosi leggermente, Galdor scosto' la cancellata di ferro senza un cigolo e si fece da parte.
Nello scendere le scale, i due notarono che la "locanda" era molto frequentata, sebbene non caotica. Due cavalieri li incrociarono per le scale, andandosene. Giunti sul prato, furono avvolti dal profumo dell'erba fresca, verde nonostante il mese, e dall'aria crica di salsedine. Poco oltre, al di la' del parapetto che guardava ad ovest, il rumore delle onde del mare che si infrangevano sulla scogliera, quasi 50 metri piu' in basso.
Vi erano nella locanda diverso gruppi di persone. Una ventina, tra dame e cavalieri, stavano nel patio ad ascoltare il bardo, seduti su sedie di legno bianco.
Sei o sette stavano seduti spalle al mare, nelle panchine di pietra ricavate dentro il parapetto, altri 10, forse, camminavano a gruppi per il vasto prato.

Il "castello" che doveva essere la locanda vera e propria, era circondato da un portico di colonne, chiuso da tende blu e bianche. Al suo interno, un unica sala dalle volte a crociera faceva da ambiente principale. La cucina era circolare e stava al centro della sala, fungendo anche da bancone. Qui e la vi erano trofei di caccia, arazzi, armi appese dietro a scudi. In tutto c'erano 10 tavoli rotondi, adatti ad ospitare 6 persone comodamente, con sedie di vimini. L'unico libero era quello vicino al camino, ovviamente spento.

Tra i presenti, in pochi fecero caso ad Athorman, almeno sulle prime, scambiandolo per un avventore abituale. Notarono invece Dalkest, la cui apparenza ed i cui colori, sia nel vestito sia nel viso, apparivano poco familiari. Alcuni rivolsero loro cenni di saluto, ma poi ripresero le rispettive conversazioni.
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30/08/2005 17:41
 
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Athorman
Il guaritore rispose cortesemente ai cenni di saluto rivolti dagli astanti chinando lievemente l capo ora a destra ora a manca, mentre le sua mente avvertiva una sensazione di inquietudine. Il locale era alquanto strano quasi ‘irreale’ e quindi bisbigliò all’amico:

“Caro Dalkest, ho la sensazione di una volpe che entra in una tana di lupi, seguimi e cerca di essere più cortese che puoi.”

E così dicendo si avviò verso due dame sedute da sole che aveva notato entrando, e fingendo di non aver visto il tavolo libero vicino al camino, e facendo sfoggio di tutto il suo galateo cavalleresco, tale comunque da non risultare ‘teatrale’, disse:

“Chiedo venia mie Signore, il mio nome è Athorman e questi è sir Dalkest....”
E nell'introdurre l’amico, lo frappose tra le dame e la visuale dell’unico tavolo libero.
“...Mi chiedevo se potessimo avere l'onore di condividere il vostro desco, dal momento che non ve ne sono di liberi?"
Attirando lo sguardo delle due dame verso i tavoli occupati compiendo con la sua mano aperta una voluta come ad indicarli.

Nel corso del suo breve intervento, lo sguardo del guaritore era indirizzato ora all’una ora all’altra dama ad evitare che una delle due fosse meno considerata.

Il guaritore confidava nella curiosità, che a ben dire ‘è donna’, per poter allacciare una conversazione che potesse risultare ‘fruttuosa’ per la causa degli Aranrim.

[Modificato da Fingal 30/08/2005 17.43]

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04/09/2005 09:28
 
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Master
Sulle prime le due dame furono un poco disorientate. Evidentemente consideravano un intervento cosi' diretto alquanto ardito, o fuori del comune. Si guardarono tra loro, sorridendo per prendere tempo, e osservando la gente intorno, nella grande sala. Non erano molti gli avventori, la luce era poca e la stanza davvero grandissima. Quando furono certe che nessuno stesse guardando verso di loro con eccessivo interesse, tornarono a sorridere, piu' rilassate e, in effetti, assai incuriosite. Sembravano entrambe dame di un certo rango, sebbene non proprio delle appartenenti alla nobilta'; ben vestite, ma con abiti semplici dei colori del mare. Numenoreane, come tutti o quasi i presenti, mostravano forse trentacinque anni, segno che erano da pochissimo entrate nella maggiore eta'. Una delle due, la piu' giovane, sembrava di rango piu' elevato, per via del ciondolo d'argento e per la sofisticata acconciatura. Entrambe avevano i capelli coperti da un velo bianco ed aderente, occhi neri la piu' giovane, e verdi la piu' grande. Fu quest'ultima, a prendere la parola.

Heather"Cavalieri...Athorman e...Dalkest.Beh, un approccio quantomeno ardimentoso, dato che nessuno vi ha presentati. Tuttavia mi sembrate stranieri, e siete piu' che perdonati. Io sono Heather e sono la dama di compagnia di Lady Thyrna, che e' qui seduta al mio fianco. Ella e la figlia di Lord Galandeor, Capitano della Marlin, una delle piu' veloci feluche della flotta del Conte. Siamo molto lieti di fare la vostra conoscenza"

Attese un attimo e poi si giro' verso la sua amica.

Thyrna"Sir Athorman. Che bello vedere un volto nuovo da queste parti, specialmente un numenorean come voi. Propongo di gettare la maschera e parlare schiettamente, come facciamo noi dell'Ovest. So che siete giunto in citta' da poco, pochissimo tempo. Vi abbiamo visto assieme al corteo degli Aranrim. Che meraviglia che siate venuti fin quassu' di persona a parlare con noi, avremmo mille domende da farvi. Ed anche a voi, sir Dalkest. Mi chiedo se non siate voi quel cavaliere che, si dice, possieda un destriero che fa impallidire i nostri. Una bestia allevata nelle selvagge ed infinite praterie dell'est, dove l'unico limite e' il coraggio di chi le percorre. Athorman, e voi? Sappiamo che siete di Fornost. Che nuove dalla capitale?"

Sebbene forse un po' ampollosa, Thyrna appariva genuinamente curiosa. Le buone maniere le imponevano molti giri di parole e fronzoli, sopratutto con due sconosciuti. Sorrise, ed attese la replica di uno dei due cavalieri.

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Master (Eorein's Aside)
Il pomeriggio era ormai finito per lasciare il posto alla sera quando Eorein scese nella platea del teatro. Aveva fatto un percorso alternativo e molto piu' lungo del necessario per tornare alla piazza, cosi' da avere il tempo di riordinare le idee. Aveva una buffa sensazione di non essere a proprio agio in quella citta', ma potva ben essere per via della novita, per le usanze diverse, per le sue nuove responsabilita' e per le aspettative che ne derivavano, o forse era solo stanco dal viaggio.
Cerco' di riprendersi un po', facendo due chiacchiere con Barak, giocando un po' con Alex e dandosi una rinfrescata nella vasca del teatro (il freddo non lo aveva mai infastidito). Nulla da segnalare a parte i soliti e prevedibili curiosi, alla porta. L'orco Barak faceva il suo dovere!

Si cambio' d'abito, e comincio' oziosamente a cercare Meriel. Della sua solita bardatura non restava che la cintura con le armi ed il mantello.La trovo' che stava sistemando dei costumi, assieme a Lasya, facendoli inodssare a Yorick. Il pover'uomo, nelle vesti di manichino, sudava freddo con decine di spilloni che gli si infilavano nei vestiti (senza mai sfiorarlo) e con i decisi colpi di forbice che le due donne davano qua e la'. Eorein aveva, per qualche misterioso motivo, la certezza che Meriel si fosse accorto di lui, e che lo stesse ignorando. Dopo qualche minuto, pero', la dama guardo' verso l'ombra dove si celava l'eothraim e disse.

Meriel "Lasya, Yorick, finite voi qui. Io devo andare a recuperare un po' d'acqua al pozzo, per stasera"

Detto questo si avvio', guardando un'ultima volta verso Eorein. Non ando' molto lontano. La sua ombra, il biondo guerriero la poteva chiaramente vedere in cortile, proiettata dalla torcia presso la porta del teatro. Meriel era la', ferma, che aspettava...
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05/09/2005 13:15
 
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Eorein
Eorein raggiunse Meriel nel cortile e non potè fare a meno di ammirare ancora una volta la bellezza e la maestà della dama: il suo sguardo si posò sui profondi occhi grigi della donna, che nella penombra del cortile avevano riflessi stupefacenti. Il cavaliere però non si fece distrarre a lungo. Aveva cercato l'enigmatica compagna di viaggio per un motivo preciso e voleva risposte:

"Perdonate la mia improvvisa ed inopportuna visita, ma le vostre parole ed i vostri sguardi mi hanno fatto capire che, come me ed il mio amico Athorman, voi riuscite a percepire chiaramente il potere della lama che porto al mio fianco.
Ora che siamo lontani, spero, da orecchie indiscrete, io credo che siamo giunti al momento in cui dovreste spiegarmi chiaramente cosa sapete e cosa avete dedotto al riguardo. Finora la spada mi ha servito bene, ma i suoi segreti mi sono ancora in gran parte ignoti e forse voi potreste aiutarmi a dipanarli."
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05/09/2005 14:42
 
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Master (Eorein's Aside)
Nel cortile posteriore del teatro, l'unico rumore era il crepitare della torcia appesa sopra la porta. La tensione del momento continuo' a crescere, nel silenzio vigile del cavaliere e della dama. Entrambi personaggi fuori dal comune, erano giunti ad un momento decisivo di confronto. Entrambi avevano domande e risposte da condividere. Meriel fisso Eorein a lungo, il suo sguardo alla stessa altezza di quello dell'eothraim. Infine, la dama ruppe il silenzio.

Meriel "Nulla, accade per caso nella Terra di Mezzo. Endor, come dicono alcuni. Ne' si incontrano le persone senza un fine preciso, per remoto che sia. Io questo l'ho imparato nel corso della mia esistenza. Sono piu' grande di voi, messere, anche se a vedermi non lo direste, e so di che parlo. La vostra lama, porgetemela".

Un tono gentile, si, ma perentorio. la voce di chi si aspetta obbedienza, come se fosse la cosa piu' naturale. Seppur infastidito, Eorein a malapena si accorse di aver snudato Gurcrist nello stesso istante in cui Meriel gli tendeva la mano. Un suono sibilante e minaccioso. La spada, nella fitta ombra in cui si trovava il cavaliere, aveva un pallido lucore verdastro lungo il filo. Eorein la tese tenendola per la lama. Le dita di Meriel si strinsero con forza intorno all'elsa. Il cavaliere attese di veder scendere la lama di colpo, un volta lasciata la presa. Fu stupito invece dalla leggerezza che sembro' acquisre nelle mani della donna. Meriel rimiro' a lungo il lucente acciaio tenendolo tra le mani come un bambino in fasce, il riflesso della torcia sulla spada, le incisioni ed i glifi.Tenendola appoggiata ad una spalla, guardo' Eorein e disse:

Meriel "Cavaliere...ogni istante che passa diffido di questo acciaio. Vi e' malia e sotterfugio, in esso, e scorgo nella sua fattura le astuzie del popolo dei Naugrim. Questa lama e' antica almeno quanto la fondazione di Gondor ed Arnor, forse molto di piu', ed ha cambiato molti padroni, da allora, senza amarne nessuno. E'potente, ma incostante, ed e' causa piu' di problemi che di soluzioni. Una spada e' il simbolo del potere di dividere il bene dal male con un colpo netto. Questa qui, invece, fa l'esatto contrario. Porta il bene ed il male a mischiarsi. Non ti tradurro' l'iscrizione, non letteralmente, perche' sei un guerriero e devi decidere col tuo cuore, non in base alla mia erudizione. Tuttavia essa non e' di buon auspicio. Fu forgiata dai nani per tenere lontano un male specifico: la negazione della vita, cio' che non dovrebbe esistere. Le anime che non sono in pace con se stesse, i fantasmi, tutte le essenze e gli spiriti dominati dal dolore, dai rimorsi, da crudeli padroni, o dalla magia. Di esse puoi forse farti buon gioco in combattimento grazie al suo potere. Tuttavia prima della nascita di questa lama deve esservi stato un grave torto, ed i suoi artefici si sono presi la loro rivincita sul colui il quale l'aveva commissionata. Anche se ora egli e' polvere, la malia resta. Normalmente, certi spiriti non si accorgono nemmeno di esistere, ne' del mondo intorno a se. Lo percepiscono come sfocato e distante. Solo, vedono le forze della natura. Il fuoco, il vento, il mare, le montagne ciclopiche. Gli umani sono per loro come pallide eco. Eppure questa spada la vedono, eccome! La percepiscono come una luce che li ferisce. Una sorgente di vita che disturba la loro quiete. In quel mondo di ombre e fuochi fatui, essa e' un segnale di disturbo, che ricorda costantemente la misera condizione in cui si trovano, le loro colpe e le loro debolezze. L'unico desiderio che provano, e' di estinguerla, di zittirla, di nasconderla. Essi, dopo lunghi eoni di apatia, provano per la prima volta odio e furore, verso la spada e verso chi la impugna. E verra', io credo, il giorno in cui questa spada attirera' delle attenzioni troppo pericolose per il suo padrone, perpetuando cosi' il suo destino di beffarsi di chi crede di usarla, ma ne e' invece sfruttato a sua volta".

Meriel, a quel punto, si zitti'. Rimase a fissare Eorein, ma non gli porse la spada. Lo guardo' fisso negli occhi, e sembro' esercitare quella strana malia ipnotica. Solo grazie ad uno sforzo mentale Eorein riusci' a staccarsi da quelle due gemme color cobalto, stordito e confuso.
Meriel era davanti a lui, e continuava a fissarlo...

[Modificato da Ossian77 05/09/2005 14.51]

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Athorman
Nel corso della presentazione di Dama Heather, il guaritore non mancò di rinnovare un cenno di riverenza, chinando il capo, ora alla relatrice ora a Dama Tyrna. Non appena terminò la suddetta presentazione, il Dunedain si affrettò a scusarsi dell’insolito approccio, e chiese alle due dame se potesse essere così onorato di poter offrire loro qualcosa da bere. Tale richiesta venne poi espressa anche nei confronti dell’amico Dalkest.
Incalzato dalla curiosità di Dama Tyrna, il guaritore cominciò a riportare le notizie e le usanze in voga in quegli ultimi tempi nella capitale. Tra vari temi sui quali vertevano i suoi racconti, introdusse di proposito quello relativo alla corte ed alle “mode” che andavano per la maggiore, e perché no qualche piccolo e sano pettegolezzo.
Pur non essendo un frequentatore del mondo di corte per suo diletto, Athorman, nella sua figura di medico e guaritore, era uso ad poter entrare nelle stanze più private dei vari signori.

Nonostante le sue storie raccontassero di epiche gesta e vita mondana tralasciando gli aspetti meno belli accaduti, nella sua mente riaffioravano le sensazioni che lo attanagliavano nel periodo speso a Fornost e dovette usare tutto il suo autocontrollo per non farle trasparire dal suo volto.

Dopo aver “tenuto banco” per un discreto periodo di tempo, il guaritore “cadde dalle nuvole” dicendo:

“Mie Signore, forse sto abusando della vostra cortese attenzione, annoiandovi con troppe storie ??”

E così dicendo attese la loro replica.

[Modificato da Fingal 05/09/2005 15.53]

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05/09/2005 16:08
 
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Eorein
Per un lunghissimo istante si era perduto negli occhi grigi della dama. Era rimasto colpito dalla sua forza e dalla sua saggezza e le avrebbe volentieri ceduto la preziosa lama, convinto che certamente la sua sapienza l'avrebbe guidata nell'uso migliore.
Ma presto il cavaliere si riscosse, come chi si sia appena svegliato da un sogno, splendido forse, ma irrealizzabile.

*No* si disse *Sarebbe troppo facile caricare questo peso sulle sue spalle. Io l'ho trovata, io l'ho conservata e solo io devo essere responsabile della sua custodia e del suo uso.*

Fissò ancora una volta i suoi occhi chiari in quelli di Meriel, e disse:

"Evidentemente questa lama non è giunta nelle mie mani per caso e forse deve esistere uno scopo per il suo uso, così come è esistito per la sua costruzione. Io non lo conosco, ma so che ormai non posso abbandonarla: sarebbe facile rivenderla a peso d'oro ad un mercante e liberarsi dal peso del suo destino. Ma io non lo farò. Nel pieno del combattimento, anche di quello che abbiamo affrontato contro quei poveri sventurati che ci hanno assalito, la sento vibrare irrequieta, ansiosa di essere snudata per portare la morte ai miei nemici. Forse la sua natura non è malvagia, ma credo che nelle mani sbagliate, di qualcuno che non provi i miei scrupoli, potrebbe provocare un grande male. Per questo la terrò con me, almeno fino a quando non troverò qualcuno degno di brandirla, o di distruggerla se necessario."

Mentre pronunciava le ultime frasi, vide lo sguardo di Meriel diventare freddo e la sua espressione indurirsi.

"Ma non sono tanto pazzo da soppravvalutare il mio valore" si affrettò ad aggiungere "Farò di tutto per impedirmi di diventare un semplice burattino nelle sue mani, ma arriverà un momento in cui il suo richiamo sarà quasi irresistibile, e potrei vacillare. In quel momento sicuramente avrò bisogno del vostro aiuto e del vostro consiglio. Potrò contare su di voi?"

Le parole gli erano uscite di getto, senza che riuscisse a fermarle. Non aveva mai chiesto aiuto in quel modo a qualcuno, ammettendo la sua debolezza. Non ce n'era mai stato bisogno, fino ad allora. La sua mente per un istante ebbe un sussulto:

*Questa donna mi ha forse reso vittima di qualche incantesimo?*

Ma il suo cuore sembrava sicuro: gli occhi che aveva di fronte erano profondi ed enigmatici, ma erano sinceri.

[Modificato da Valandur 05/09/2005 16.10]

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Master
Le due dame avevano ascoltato con genuina attenzione, intervenendo con domande qui e la', sopratutto per sapere chi fosse piu' in alto nella stima del Re in quel periodo, se vi fossero problemi alle frontiere (e apparentemente non ve n'erano) e se a Fornost si nominasse ogni tanto la costa ed i suoi splendidi regni, tra i quali Lond Arador.

Heather, delle due, sembrava un po' piu' annoiata, ma affettava un cortese interesse. Sembrava piu' incuriosita dall'apparenza esterna di Dalkest, che tanto spiccava nei tenui colori grigi della locanda. Maschero' la sua distrazione concentrandosi sul sidro che, nel frattempo, un cameriere aveva portato. Thyrna, quando Athorman ebbe finito, rispose:

Thyrna "Assolutamente no! Anzi, siete un eccellente oratore, molto coinvolgente e davvero bene informato. Un vero dunadan, cortese come se ne vedono sempre meno da queste parti. Sembrate piu' attento di molti alle persone che vi circondano ed al loro bene. Qui sono tutti cosi' impegnati a coprirsi di gloria durante quelle interminabili battute di caccia sulle colline. A volte stanno via per giorni e giorni, e tornano sporchi, laceri, stanchi e, a volte, qualcuno si fa anche male, facendoci preoccupare da morire. I dunedain sono un popolo civile, che di mestiere esplora e conquista. Non certo dei grufoloni che passano settimane tra i cinghiali! Diteci di voi, invece. Quanto vi fermerete? E che cosa ha in serbo mastro Lossadan per noi stavolta? Ho sentito dire che ha intrattenuto un fitto carteggio con la contessa Imoen in persona, per definire i dettagli del suo spettacolo. Certo, tutti si aspettano molto da lui. La ricorrenza non e' da poco. Tra poco la piccola contessina Ivoen compira' 10 anni, ed i festeggiamenti sono gia' pronti. Sara' proprio mastro Lossadan ad aprirli, il che e' un onore!"

Rideva di gusto, mentre parlava. Heather, dopo aver ponderato un po'la situazione, sembro decidere di poter intervenire.Una nota di amarezza nella sua voce, appena velata...

Heather "Un po' di buon teatro e' proprio quello che ci vuole, per ricordarci i cari vecchi valori di Numenore, chi siamo e da dove veniamo. Prevedo uno spettacolo di ambientazione storica, come minimo. Mastro Marlo si mangera' il cappello dall'invidia, ma credo che anche lui abbia in serbo delle buone carte. Forse un po' di sana poesia, dei versi ben scritti, un po' di gusto per la bellezza ed il canto, scacceranno dalle menti dei nostri cavalieri e signori i brutti pensieri. E magari ci ricorderemo tutti che meta' del nostro sangue e' elfico, e che siamo fatti per celebrare la creazione, non per rotolarci nel suo fango...scusate, sir Athorman, lady Thyrna. Sono solo un po' stanca. Mio marito e' tornato ieri dopo sei giorni sulle colline, assieme ai battipista ed ai cani. Era stanco e con la febbre, e dunque la mia stessa stanchezza mi fa sparlare. Ora tocca a voi rivelare qualche segreto, Athorman. O a voi Dalkest, perche' no? Siete cosi' silenzioso a tutti gli incontri con le dame? Diteci tutto quel che il riserbo vi permette!".

[Modificato da Ossian77 06/09/2005 9.14]

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Master (Eorein's Aside)
*Questa donna mi ha forse reso vittima di qualche incantesimo?*

No, nessun incantesimo, realizzo' Eorein, se non quello della forza del sangue. Anche se conduceva una vita umile, in Meriel scorreva un sangue che nemmeno nei piu' fieri condottieri del suo popolo era mai esistito. Senti' in lei la forza delle Montagne, la vastita' dei cieli, la violenza del fuoco, la memoria degli alberi e sopratutti la profondita' insondabile dei laghi della sua terra natia. Era una creatura enigmatica, che pretendeva di essere accettata per quel che ra, senza fare troppe domende. Sprigionava una autorita' la cui origine, francamente, ad Eorein sfuggiva. MA era un condottiero lui stesso, e sapeva riconoscere il carisma quando lo vedeva. Non aveva dunque problemi ad accettarlo, che provenisse da donna o uomo. Meriel, per un attimo, si giro', facendo per andarsene, portandosi dietro la spada. Eorein trattenne il respiro, ebbe un sussulto ma non volle rivelare questa debolezza, fingendoe che fosse tutto normale. Poi la dama si volto' di nuovo verso di lui, eseguendo un volteggio con la spada, disegnando un arco dal basso verso l'alto, fluido, elegante, piu' rapido di queanto in effetti sembrasse. La punta di Gurcrist fece il vento di fronte agli occhi grigi di Eorein.
Poi Meriel fece cadere la spada, riprendendola tra il pollice e l'indice per il piatto della lama e porgendo l'elsa ad Eorein. Gli si avvicino e gli pose una mano sulla spalla, fissandolo a lungo. Non come una dama guarderebbe un cavaliere, ma come un Generale fisserebbe un giovane e promettente capitano, valutando se affidargli o meno una responsabilita'.

La sua presenza, la sua vicinanza, i suoi occhi e quello strano senso di stordimento che lo prendeva quando la dama gli era vicino, lo fecero vacillare. Gli occhi di Meriel lo inchiodarono, e di nuovo gli sembro' di sentire quel profumo...che per la prima volta dopo averla incontrata aveva sentito giungendo a Lond Arador...il profumo dell'acqua, del mare, del sale....

Meriel"Non la abbandonare mai. Tienitela vicina. Come ti terresti vicino il piu' mortale dei nemici. Non cessare mai la vigilanza,poiche' e' il prezzo che hai scelto di pagare per essere libero e forte. Sei saggio, e generoso, come solo le genti semplici come la tua sanno ancora essere. Hai il cuore di un bambino, e non lo sai. Esso ti ha fatto chiedere aiuto a chi e' piu' saggio di te, e per questo devi proteggerlo, come difenderesti il tuo solo erede maschio."

Lascio' Gurcrist nelle mani di Eorein, e se ne ando', senza un rumore. La porta del cortile si chiuse alle spalle del cavaliere, lasciandolo solo nella notte incombente, sotto la torcia ormai spenta, a pensare.
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08/09/2005 23:34
 
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Dalkest
il cavaliere fu preso alla sprovvista, fino a quel momento Athorman aveva tenuto la conversazione dandogli la possibilità di apparire meno bifolco di quanto potessero apparire gli abitanti del villaggio alla nobiltà, il cui disprezzo era così cristallino. guardò per un attimo l'amico ma si rese conto che stavolta era stato chiamato in causa in maniera diretta, e sarebbe stato scortese, davvero, permettere ad un altro di rispondere al posto suo.

"Milady, sapete benissimo che alcune cose non possono essere rivelate, e di quelle che possono esserlo una buona metà è rivelabile soltanto a metà, dunque perchè non abbandoniamo l'infido terreno dei segreti di Marlo e di Lossadan e discutiamo di argomenti meno scivolosi? gradirei per esempio conoscere il nome del campione del conte, se ha mai partecipato a giostre e se ne ha mai vinte. sapete, questo interesse nasce dal fatto che è un punto di vanto, il mio, di non aver mai trovato un avversario capace di disarcionarmi, buona parte del merito va ascritto naturalmente a Mandorallen, il fiero destriero di cui dimandavate prima."

guardò negli occhi lady Heater, come a farle capire che non v'era speranza per lei di sapere più di quanto già non si sapesse sullo spettacolo in programma, e con aria innocente attese una replica.
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11/09/2005 10:59
 
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Master
Heather "Siete un vero campione nella discrezione, oltre che' nella lizza, a quanto vedo. Sta bene, non vorrei mettervi in imbarazzo insistendo troppo!"

Le due dame risero insieme, discretamente, ma di gusto. Sembrava che trovassero Dalkest affascinante e cortese, ma anche buffo, per via dell'aspetto inconsueto e, sopratutto, per il marcato accento eothric della sua parlata, simile al colpire ritmico e secco di un accetta su un tronco.

Thyrna"Per quel che riguarda le informazioni sul campione, sta a me parlare. Ahinoi, non vi e' piu' un campione ufficiale". Thyrna ed Heather si rabbuiarono di colpo. Quasi incerte sulla possibilita' di continuare. Si scambiarono uno sguardo di consenso, quindi la dama piu' giovane riprese a parlare.

Thyrna "Vi era un cavaliere, sir Maugram, campione della contessa e del conte. Benvoluto da tutti, aveva assunto il titolo quasi 20 anni fa. Non vi era torneo o giostra che non fosse in grado di vincere. Ne' alla spada era da meno. E'dunque una triste ricorrenza quella che sta per avicinarsi, poiche' Maugram cedde in disgrazia proprio il giorno della nascita della contessina Imoen. Era stata una giornata memorabile, piena di festeggiamenti e banchetti. Tutta Lond Arador traboccava di gioia. Era appena finita una assurda stagione delle pioggie che era durata mesi e mesi, quasi distruggendo la nostra economia. Tutti pensavano a presagi funesti, ad invasioni, a incantesimi. Il vento del nord non la smetteva di soffiare e ogni uomo che oggi abbia almeno 40 anni ricorda quei giorni con angoscia sempre viva. La pioggia ci abbandono' proprio con la nascita della contessina, e questo fu davero un ottimo segno! Il Conte, da poco entrato nei suoi anni della maturita', era un governante saggio, avveduto, severo ma giusto, coraggioso come un leone e sempre pronto a farsi in quattro per il suo popolo. Nonostante non abbia che poco sangue dunandan nelle vene, tutti noi lo abbiamo sempre accettato come nostro regnante per le sue qualita'. La contessa era, infine, il ritratto della dolcezza. L'erede fu accolta come una benedizione dei Valar e, essendo maggio, grande fu la festa dedicata a Kementari. Purtroppo, quella stessa notte, Maugram fu scoperto infiltrarsi nel Castello, mentre in citta' ancora si festeggiava. Arbalar, allora capitano delle guardie ed oggi Guardiano del Cancello dell'Alba, lo soprese mentre tentava di uccidere la piccola Imoen nella sua culla. Dal duello che segui', Arbalar usci' ferito gravemente, ma vincitore. Non pote' catturare Maugram e dunque non sapremo mai il motivo del suo insensato gesto. Sappiamo solo che i Valar non accorderebbero mai la vittoria ad un Cavaliere che non sia nel giusto! Furono condotte delle indagini, e qualcosa venne fuori dalle carte di Maugram, ma io ero molto giovane e non ricordo bene. Il conte fu sconvolto, poiche' erano amici di vecchia data con Maugram. Avevano fatto la guerra insieme, e piu' di tutti Maugram si era congratulato con lui per la nascita dell'erede. Dichiaro' un anno di lutto e da allora non ha piu' voluto eleggere alcun campione. Pare comu que che sir Arbalar, in occasione del decimo anno d'eta' della bimba che salvo' allora, ricevera' presto una investitura ufficiale. Non tutti sono d'accordo, ma sembra un preciso desiderio della Contessa, e dopo 10 anni e' forse il caso di accontentarla. Certo Arbalar ' un gran capitano, ed un vero Numenorean, come se ne vedono sempre di meno. Nemmeno lui teme confronti in lizza o con la spada!".
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16/09/2005 01:23
 
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Dalkest
*Hmmmmmmmm, sempre che codesto Arbalar abbia detto la verità, che, da quello che ho capito, nessuno ha mai confutato le sue parole riguardo agli avvenimenti di quella notte... un cavaliere, onorevole, e riconosciuto tale da tutti, che trama per uccidere una bambina? e quale è il motivo? nessuno se lo è mai chiesto? ci sono molti punti oscuri in questa storia, e se quello che penso è vero dovremo stare molto attenti a codesto Arbalar e alla contessa che lo pone su un piedistallo e ne fa il campione della figlia*

Dalkest formulò questo pensiero mentre tracannava l'ultimo sorso di birra rimasto nel boccale, dopodichè si alzò ed eseguì una breve riverenza nei confronti delle due dame, sperando che non avessero letto il dubbio nei suoi occhi e confidando nella leggerezza dei pensieri delle nobildonne.

Dalkest "Mie signore, è giunto il momento di lasciarvi, che ore di lavoro ci attendono a teatro e di più non possiamo indugiare in questi luoghi di ricreazione. me ne dolgo, perchè lasciare la vostra compagnia è come lasciare una battaglia mentre questa infuria e v'è la possibilità di conquistare fama e onore, ma confido che al più presto potremo scambiare nuove parole."

Un colpetto alla spalla dell'amico,

Dalkest "amico mio, non avevi detto che Eorein non ci avrebbe atteso a lungo?"

[Modificato da Mumak 16/09/2005 1.24]

[Modificato da Ossian77 18/09/2005 9.36]

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"i nani... e chi cazzo li era mai visti!!!"
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18/09/2005 08:59
 
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Master
Fu un congedo un po' repentino ma educato, quello dei due cavalieri. Athorman assenti' con un secondo di ritardo, come perso in profonde riflessioni, ma fu subito di fianco al suo amico eothraim. Solo alcuni clienti, al suono delle sedie strusciate contro il pavimento, si voltarono a guardare, tornando presto ai loro discorsi.
Le due dame, evidentemente, avevano subodorato qualcosa, ma non si diedero a vedere offese. Anzi, li congedarono con un garbato sorriso ed attesero che i due si allontanassero.

*I numenoreani, almeno qui, hanno ancora il potere di lottare con le menti e leggere nei cuori altrui! Sono certo che qualcosa nel nostro atteggiamento o nelle nostre domande le abbia allarmate. Anche se forse non capiscono bene cosa....beh...per la verita' nemmeno io l'ho capito bene...*

Penso' Athorman seguendo Dalkest. Tanto era preso nel soppesre i fatti, che non stacco lo sguardo dalla punta dei propri stivali. Per tornare verso il teatro si limito' a seguire l'ombra verde del mantello dell'eothraim, ai margini del suo campo visivo.

Giunsero a teatro che era ormai sera. Stanchi e con i piedi dolenti per il lungo camminare sul selciato. Intorno a loro, le sagome scure delle alte case che chiudevano la piazza. Al centro, scuro e solido, il teatro stesso. Illuminato da pochi braceri agli angoli delle strade, e dalle luci della locanda-terrazza.
Un buon profumo di zuppa proveniva dal retro, chiacchiericcio di persone. Il cuoco, il falegname, il sarto. Tintinnare di posate. Dalla platea, le voci di Lossadan, Meriel e Yorick.

Lossadan "Come stiamo qui...?"
Yorick "Vedo solo te. Meriel, faresti un passo indietro?"
Meriel "Qui, no, aspetta, c'e' un chiodo in terra, accidenti!"
Lossadan "No, no, la' non va bene. Scende la scenografia della nuvola, nel secondo atto. Mi sa che ti prende in testa se non ti levi"
Yorick "Prendi il gesso giallo, e segna una X in terra un metro avanti..."

Il portone principale era aperto per meta', ed una fioca luce ambrata ne usciva. In essa, Dalkest ed Athorman distinsero le sagome di Barak, appeggiato alla panchina di pietra, Alex, che dormiva sotto la panchina, ed Eorein, che se ne stava appoggiato allo stipite, intento nell'osservazione delle prove teatrali.

Forse prima di cena avrebbero avuto qualcosa di cui discutere...
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