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Capitolo 2 - "Attori in Tournee"

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2005 11:22
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Dalkest
La notte era passat tranquilla, ed il suo turno di guardia era pressoché terminato a metà del tempo previsto, che l’agitazione del giorno precedente e il nervosismo degli ultimi momenti avevano fatto in modo che quasi tutti si svegliassero in forte anticipo.
Quasi tutti, che Yorick era in forte debito di forze e Barak, con la diligente guardia di Alex, dormiva sonni tranquilli e… rumorosi.
Un groppo in gola gli era salito notando Sigurdh svegliarsi di soprassalto e portare le mani alla testa.
*povero amico mio, questo è davvero un pessimo sogno ricorrente da portarsi appresso*
Il dunlandiano era anch’egli sveglio e, legato ai polsi e ai piedi nonostante le rassicuranti parole di Meriel, lo guardava con odio, con un odio impossibile per un solo uomo. Quello era l’odio di un popolo consapevole di avere di fronte un rappresentante degli “uomini dei cavalli” come solevano chiamarli, cioè coloro che avevano drasticamente interrotto le scorribande di questi montanari nelle piane che ora occupavano.

Quand’era soldato aveva potuto vedere la spietatezza di costoro, la totale ed inconcepibile mancanza di una parvenza d’onore, il disprezzo per qualsiasi forma di vita che non fossero vacche o cavalli. Non ne aveva parlato con i suoi compagni di viaggio, ma uccidere QUESTI nemici aveva per lui un gusto tutto particolare, non sentiva nessun tipo di rimorso ne di impedimento morale. I dunlandiani erano nel suo cuore pari agli squallidi servi del male chiamati orchetti, con l’unica differenza che non avrebbe esitato ad affrontare un orchetto disarmato mentre dunmen disarmati, donne e bambini erano tutt’un altro paio di maniche.

Ma l’odio che albergava negli occhi di questo dunlandiano era ancora qualcosa di più, era impossibile anche per un intero popolo e non era rivolto ad un solo popolo. C’era una sorta di consapevolezza di vittoria imminente, come se l’uomo legato ed immobilizzato non vivesse altro che per odiare e come se sapesse che pur morendo lui (o loro) avrebbe trionfato.

“se fossi in voi, pover’uomo, riposerei ancora un poco chè oggi sarà una giornata davvero difficile. Non abbiamo cavalli da farvi montare e non possiamo introdurla in un carro per lo sgradevole odore che emanate, non abbiamo intenzione di legarvi dietro ad uno di essi e farvi camminare per un intero giorno poichè non siamo schiavisti e non abbiamo intenzione di uccidervi a sangue freddo perché non siamo tantomeno assassini. Dovremmo lasciarvi indietro e lo faremo lasciandovi vivo, ma comprenderà la nostra esigenza di mantenere il nostro riserbo sulle forze a nostra disposizione e sulla nostra posizione, quindi dovremmo impedirvi di muovervi e comunicare. Certo quando qualcuno dovesse trovarvi saremmo già molto lontani e nel frattempo le fiere che abitano questi boschi avranno avuto il tempo di accorgersi che sarete inerme e di approfittarne, ma nutro profonda fiducia nel fatto che il vostro odore le tenga ben lontane”

Disse queste parole con un senso di ineluttabilità e si volse tranquillo a guardare la strada senza badare alla reazione del dunlandiano alla sua voluta intimidazione.
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Eorein
L'Eòthric era rimasto impressionato dal comportamento e dalle parole di Dama Meriel; era abituato ad osservare da vicino l'opera di un Guaritore avendola sperimentata di persona, ma lo stupiva il fatto che l'altera dùnadan aveva percepito con tale prontezza l'energia che sembrava essersi sprigionata dalla lama che pendeva al suo fianco.
Decise che sarebbe andato a fondo alla faccenda ed avrebbe chiesto lumi alla sua compagna di viaggio, anche se lo avrebbe fatto lontano da orecchie indiscrete.

Quando l'indomani si risvegliò, il suo pensiero corse verso il prigioniero che erano riusciti a catturare durante lo scontro del giorno precedente. Era ora d'interrogarlo. Diede disposizioni agli altri componenti del gruppo di non fornire al dunlandiano alcun tipo di cibo o bevanda, e dopo aver consumato una breve colazione, si diresse verso il prigioniero.
Questo era già stato apostrofato da Dalkest, ma ora toccava a lui procedere. Si voltò però verso Barak, parlandogli a bassa voce:

"Ora procederò con l'interrogatorio del prigioniero. Quasi certamente dovrò minacciarlo ed in questo caso mi servirà la tua collaborazione. Mi serve però sapere una cosa prima di iniziare. Le minacce potrebbero essere insufficienti, sei quindi pronto ad eseguire i miei ordini, per quanto sgradevoli essi siano?"

[Modificato da Valandur 30/04/2005 12.17]

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Athorman
Il guaritore si destò dal suo turbato sonno bagnato dal sudore. Frammenti di sogni ‘vissuti’ nel corso della notte passavano fugaci nella sua mente. Sensazioni che opprimevano il cuore di Athorman ed incupivano il viso con una smorfia di pena mista a dolore.

Come per rimuovere le angosce ce lo affliggevano, il dùnadan si lavò e cambiò i suoi indumenti, e poi si consumò una frugale colazione.

Nel frattempo non poté fare a meno di osservare che gli altri componenti della scorta si erano riuniti intorno al prigioniero ed Eorein si stava preparando per l’interrogatorio.

*Che i Valar assistano quel poveraccio!* L’ennesimo scontro ed ennesimo interrogatorio. Lui che aveva vissuto gli ultimi tempi in compagnia del fiero Eothrain e ne conosceva il temperamento, sapeva che sarebbe andato fino in fondo per poter carpire tutte le informazioni di cui il prigioniero era in possesso.

Per non aggiungere altra pena al suo cuore, penso quindi di volersi risparmiare la visione di tale spettacolo e si diresse a visitare i due feriti della compagnia Yorick e Sigurdh. Dopo essersi assicurato che entrambi erano in via di guarigione, e che comunque erano fuori pericolo vi avviò verso il carro di Dama Meriel.

Nella sua mente si faceva sempre più forte la volontà di ‘affrontare’ nuovamente Dama Meriel per cercare di re-instaurare un rapporto di reciproca fiducia giustificando a sé stesso il comportamento avuto nel corso del loro primo incontro …… *Non sono uno sconsiderato! E’ stato l’istinto di un attimo. Non può giudicare un uomo per una singola azione, altrimenti sarebbe ancor più sconsiderata di quanto io non sia stato! No, è troppo saggia per non considerare che unendo le nostre conoscenze e sensibilità potremmo riuscire a capire…..forse?….*







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Eorein
Il cavaliere attese per qualche istante la risposta di Barak, ma dall'espressione del suo viso capì che dal compagno non avrebbe ricevuto molto aiuto.
Nonostante tutto non riusciva a biasimarlo per questo.
Non era certo esaltante condurre un interrogatorio: in molti casi bisognava essere disposti ad immergersi a mente fredda nella violenza, fisica e psicologica, per soverchiare il proprio interlocurore.
Ma se Barak poteva legittimamente rifiutarsi, Eorein invece doveva assumersi ancora una volta la responsabilità del comando, con tutto il corollario di incombenze che comportava.

*E' uno sporco lavoro, ma qualcuno deve farlo*

Si avvicinò al prigioniero, ancora legato ed immobilizzato e cominciò l'interrogatorio con aria ben poco benevola, la voce glaciale e l'espressione del viso che non rivelava alcuna emozione apparente:

"Ora feccia, mi spiegherai un pò di cose." gli disse "Innanzi tutto mi dirai il tuo nome, e poi chi erano i tuoi compagni e perchè ci avete assalito..."
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Master
La compagnia si era radunata, a prudente distanza da Eorein, per assistere all’interrogatorio. Gli animi di tutti i presenti andavano di continuo ai momenti di terrore vissuti, e non vi era bontà negli occhi di uno solo degli Aranrim, fatta salva Lasya, che non riusciva, ora che si era calmata, a provare odio per quell’uomo, per quanto riprovevole fosse stato il suo comportamento, vedendolo pesto e coperto di grumi di sangue, spaventato e, forse, anche molto affamato.
Meriel, invece, si era ritirata in uno dei carri, e non volle assistere.

Il dunlandiano sembrava un uomo adulto, con un fisico robusto ma deperito da lunghi viaggi. Gli abiti quasi a brandelli, impolverati e laceri. Gli occhi neri, i capelli ispidi, tenuti dritti dagli strani impasti che i dunlandiani usano mettersi in testa, il collo e metà del viso tatuati di nodi blu. Sembrava ora molto triste, e quasi non voleva guardare negli occhi l’eothraim. Disprezzo nella sua voce, ma soprattutto moltissima amarezza…

Diarmuid : “Diarmuid non parla bene la vostra lingua, forgoil, ma sa dire il suo nome…il mio nome…l’unica cosa che ancora possiedo, assieme ai pochi stracci che indosso.
Fame, cavaliere forgoil, solo fame. Nessun Setanta, Namara, Bairg o Logaire sarebbe così sciocco da assalire una carovana difesa da armigeri, con corazze, belle armi, scudi e cavalli, tutti con la pancia ed il borsello pieni, solo usando clave e scuri da legna. Ma tra morire di fame nel bosco, braccati e lontani dalla propria terra, disonorati e dimenticati dal clan, e morire cercando di togliere cibo ed oro a ricchi passanti, Diarmuid sceglierà la lotta. Morendo, smetterà di avere fame e rimorsi. Vivendo, calmerà la fame ed i rimorsi, col cibo dei viandanti il primo, col sangue dei forgoil i secondi, sangue dei forgoil in cerca di gloria e di scops che scrivano le loro canzoni…
Ma Diarmuid, sfortunato, non ha ottenuto né l’una ne l’altra cosa, ed ora vorrebbe solo tornare nelle sue valli a nordest, forgoil boc!”


Detto questo, rimase a fissare per un attimo Eorein negli occhi, per poi abbassare di colpo lo sguardo. La debolezza, le ferite e la fame, o la tristezza per la sconfitta e la cattura, oppure solo lo sforzo di aver parlato tanto schiettamente, lo fecero ammutolire. Respirando a fatica, attese la reazione del cavaliere.
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Eorein
Mentre il dunlandiano parlava, Eorein lo squadrava con attenzione.

*Sembrerebbe solo un povero accattone, ma devo sapere se c'è dell'altro*

Si chinò ancora di più verso il prigioniero, gli tirò i capelli portandogli la testa indietro e proseguì:

"Non ho finito feccia, e tu abbasserai lo sguardo solo se io lo permetterò. Per quale motivo siete finiti così fuori dalle vostre terre?"
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Master
Il dunlandiano oppose una prima resistenza con i muscoli del collo, ma era troppo provato e demotivato per resistere alla presa di ferro di Eorein. Evitando gli occhi dell'eothraim rispose:

Diarmuid: "Diarmuid viveva molto lontano da qui. Gli Uomini Alti le chiamano Hirranvalli. Un luogo dove il boc non sarebbe durato mezz'ora, come il suo cavallo. Aspre pietraie, colline scoscese e boschi fitti. Colpire e sparire, alla maniera del Rhudaur, è la via per sopravvivere. Ma Diarmuid è anche un guerriero. Un guerriero del clan Tiernan. O meglio lo era. Come Diarmuid ne esistono molti. Nemmeno so quanti ne avete uccisi oggi, dei miei compari. Le terre dove Diarmuid viveva sono meno sicure, oggi. Non bastiamo più a combattere, e sono scesi dalle montagne...".

Un silenzio molto eloquente, e poi una nuova presa ai capelli...

Diarmuid"I Wendoll! I Wendoll scendono e ci danno battaglia, e sono forti e feroci, e non scappano mai. Per escoli li abbiamo scacciati. Difendiamo il bestiame, i campi, ma stavolta loro sono di più e, non scappano. Qualcosa li terrorizza, più delle nostre armi. Li bruciamo e li impaliamo, ma loro tornano, più feroci di prima, perchè temono qualcosa più di quanto temono noi. Combattono con il terrore negli occhi! Diarmuid ed i suoi amici sono scappati. Pochi, erevamo, e volevamo vivere altrove, MA questo luogo non esiste per i dunmèn nel regno della Gente Alta. Disprezzati e scacciati, noi che nel nostro paese eravamo nobili e poeti! Ma siamo scappati, è colpa nostra..."

[Modificato da Ossian77 06/05/2005 0.23]

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Eorein
*Cosa terrorizza quegli escrementi di vacca degli orchi?*
*Devo essere cauto*
pensò l'Eòthric *altrimenti questa serpe potrebbe farmela sotto al naso*

Il cavaliere diede un altro strattone al suo prigioniero:

"Bada a te feccia! Bada a te!"

gli occhi di Eorein erano solo due gelide fessure

"Prima mi hai detto di essere un guerriero, ed ora mi dici che eravate nobili e poeti. Chi siete dunque e chi è il vostro capo? Quanti sono i 'guerrieri' del tuo clan e dov'è il vostro campo?"
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Master
Un sorriso appena accennato si disegno sul viso di Diarmuid. Il labbro era tumefatto, facendolo apparire buffo, più che sprezzante.

Diarmuid: "Boc! Non riesci nemmeno a concepire la rovina di un popolo tu, vero? Non sai cosa vuol dire secoli di assedio, tasse, vessazioni, divisioni, umiliazioni. Gli sporchi Alti ci considerano meno che bestie. I wendoll ci razziano, i lupi uccidono le nostre pecore, la nostra terra da pochi frutti e molto dolore, ma noi la coltiviamo lo steso, e combattiamo. Noi siamo tanti, ma divisi, e non siamo come voi. Piuttosto che lasciare la vostra verde terra, voi testepaglia vi fareste uccidere sulla soglia delle case in cui vivete, calde e piene di cibo. Tutti, anche le donne ed i bambini. Ma voi avete le pianure. Le ombre sono lente, dalle vostre parti. Il male arriva dando grandi avvisi. Siete pronti ad accoglierlo con le lance, schierati, in sella. Da noi no. Il male striscia tra i boschi, nelle ombre, tra i folteti. Le bestie si innervosiscono, le acque dei fiumi non ci dissetano più, i cuori sono presi dallo spavento e, al calar della notte, non è solo un giorno, che se ne va, ma la vita stessa. Benedetto il sole quando ritorna. Ma ora sta iniziando qualcosa. Lo chiamano il fimblewinter, e i venti cantano strane canzoni. Le donne partoriscono sempre meno figli, il popolo è malato e non combatte, i dunedain ci schiacciano e ci tassano, la gente scappa.
Non pensi che il mio villaggio ora potrebb essere vuoto? Erano meno di cinque case, cinque famiglie strette da patti di lealtà e vincolo di sangue. Ma i patti non sono più onorati, ormai, e Diarmuid, che non ha moglie ne figli, non ha posto in quel luogo, e lo abbandona. Il clan di Diarmuid è disperso, a dar battaglia e fare razzia tra i colli. Diarmuid era un poeta ed un nobile, portava il Kalt ed era ascoltato nell'assemblea. Ma tu che ne sai di noi? Non sai cosa sia per noi un nobile. Da noi nobile è chi muore giovane sfidando la gente alta e morendo per il clan, non un duca che si ingozza di arrosti e vini nel suo castello di pietra, che combatte coperto di ferro, in sella alle bestie.
E poi Diarmuid aveva paura, per la prima volta nella sua vita, paura del buio. Il rhudaur non è più solo una regione di troll e lupi, di neve e vento. E' un luogo dove solo i più forti sopravvivono, e che persino i dunedain stanno abbandonando. Il buio, ora, è diverso. Le nuovole sono cambiate, i cervi e gli orsi lo sentono, come lo sentono i nostri anziani. E poi, il sangue dei dunlandiani si è indebolito, e ora pregano la notte che prima sfidavano. Sacrificano agli dei che prima schernivamo.
I GUERRIERI di Diarmuid sono quelli che avete ucciso qui, oggi. Qualcuno sarà anche scappato, mi pare, e sarà tornato dagli altri.Meno di una decina di poveri uomini, nascosti tra questi boschi. Puoi anche taglIarmi la testa, forgoil, tanto siete abituati a farlo per diletto, voi cavalieri con noi dei Daen Lintis, ma non ti dirò dove stanno nascosti, così che tu possa farti bello con il nobile locale, cenare con lui parlando di caccia, onore e guerra, e poi tornare a cercarci per sterminarci!"
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Eorein
Il cavaliere stava cominciando a stancarsi di quell'interrogatorio.

"Taci feccia! Parli di cose che non conosci e non comprendi. Il vostro 'onore' vi spinge solo ad attaccare viandanti indifesi, donne, vecchi ed attori. Come quelli che avete cercato di uccidere ieri. Bel coraggio hanno i 'guerrieri' del tuo clan!"

Eorein estrasse un lungo pugnale e lo avvicinò al collo del dunlandiano, tirandogli nel contempo i capelli e tenendosi al limite del suo campo visivo.

"Ed ora feccia, dammi un buon motivo, uno solo, per cui non dovrei tagliarti la gola qui e adesso."
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Athorman
Nel mentre era intento a pensare come impostare la conversazione con Dama Meriel, la vide che si allontanava dal luogo dell’interrogatorio in direzione dei carri.

*Non devo tergiversare! Un momento migliore per avere qualche minuto di tranquillità potrebbe non ricapitare*
E dettosi questo, s’incamminò verso il carro nel quale si era ritirata Dama Meriel.
Nonostante la porta fosse aperta, il guaritore rimase lateralmente alla luce della porta e bussando sulla parete legnosa del carro, la chiamò

Dama Meriel !? Vorrei parlarvi se il momento, per voi, non è inopportuno ?!

Trepidante come uno scolaretto il giorno dell’esame rimase in attesa di una sua replica.
Non provava più una tale sensazione da quando era fanciullo e, da allievo di suo padre Holmbarn, veniva messo alla prova sulle diverse tecniche di guarigione. In cuor suo comunque non riusciva a comprendere la vera ragione di quell’ansia in questa specifica circostanza.
L’autorevolezza e l’austerità della Dama o la sua bellezza ?! Forse entrambe.
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Master
Diarmuid: "Trovami tu, biondo spaccone, un buon motivo per cui io dovrei vivere. Voglio tornare dai miei compagni, perchè in pochi moriremo tutti presto, ed in tanti moriremo più tardi, e magari tutti assieme. Ma non ho famiglia nè ricchezze, e non mi interessa sopravvivere un altro giorno se per farlo devo implorare un forgoil testapaglia! Se non temi la mia rappresaglia e se la mia vita ti sembra che non valga una coltellata, lasciami qui alle bestie, chè ne avro di tempo per riflettere, oppure ricaccia quella lama nel suo fodero che sia di cuoio o nella carne del mio collo, e falla finita!"

Le parole furono dette tutte d'un fiato, come un ultimo sforzo di baldanza. Parole disperate di chi, vedendosi già morto, vuole almeno sperare di farlo con sprezzo. Il dunlandiano parlava di se come se non avesse futuro. Amareggiato e deluso, aspettò la morte quasi come fosse una grazia.

Nel carro, intanto, un leggero fruscio di stoffa tradì la presenza di dam meriel. Stava preparando qualcosa con un catino e delle bende. Nell'aria si sentiva un pungente odore di mughetto e le ombre erano spesse ma non pesanti. Il carro era fresco e pulito, e vi erno diverse panche, spartane ma robuste e coperte da cuscini disadorni ma comodi.

Meriel: "Ditemi Athorman, che posso fare per voi, volevate chiedermi qualcosa? Oppure siete venuto ad aiutarmi! Presto potremo curare le ferite di quel Diarmuid, ed il vostro aiuto non sarebbe male"

Una voce distante. Cortese, ma un pò indifferente. Non ostile, ma nemmeno benevola. *La voce di una vera regina* pensò Athorman...

[Modificato da Ossian77 06/05/2005 16.04]

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Eorein
*Il dunlandiano ha più fegato di quanto credessi*

Adesso Eorein era proprio stanco ed avrebbe voluto farla finita subito, in un modo o nell'altro, ma dentro una debole voce gli ripeteva che il suo prigioniero non gli aveva ancora detto tutto.

*Ed io invece devo sapere tutto per valutare e decidere meglio*

Premette leggermente il coltello sulla gola del dunlandiano, fino a fargli uscire un pò del suo sangue e riprese a parlare:

"Allora feccia, come vedi non sei nella condizione di propormi scelte sulla tua morte. Ricorda solo che esistono molti modi per farlo: alcuni rapidi e quasi indolori, altri lunghi e terribili. Un clan delle pianure del Rhovanion, la mia gente, usa scarnificare la pelle del viso dei suoi prigionieri cavando loro gli occhi. Li lascia poi legati nudi ed inermi alla mercè dei corvi. I malcapitati non muoiono subito, le loro ferite non essendo mortali, ma i voraci uccelli provvedono a banchettare con le loro carni, da vivi. Una simpatica variante del metodo consiste nell'inchiodare i prigionieri a testa in giù ad un palo, mentre una terza prevede l'impalamento dei prigionieri. Il palo trapassa da parte a parte il corpo senza ledere organi vitali e così il malcapitato riuscirà a vivere, se così si può dire, anche tre o quattro giorni. Ho sentito di un uomo che è sopravvisuto una settimana."

Gli occhi azzurri di Eorein si strinsero di nuovo, mentre parlava lentamente all'uomo di fronte a lui:

"Quindi feccia, adesso mi dirai chi è il vostro capo, quanti siete e dov'è il vostro accampamento..."
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le ultime parole di Eorein erano troppo anche per lui, non poteva ascoltare un minuto di più quello che i due si stavano dicendo. cercò di allontanarsi, senza guardare l'onore di un uomo devastato dalla necessità di ricevere informazioni.

*è davvero così importante sapere chi li comanda e quanti sono?, probabilmente ci lasceranno stare ora che li abbiamo sbaragliati, è davvero importante tutto questo?*

non avanzò di un altro passo, anzi si voltò a guardare la scena di Eorein che premeva il pugnale sulla gola del dunlandiano. ma cosa stavano diventando? uccidere un brigante era un dovere, ma costui lottava per il cibo e non per il lusso. le loro azioni, evidentemente disperate, non potevano arrecare danno alla compagnia finchè ci fosse stato lui, loro, a difenderla.

non doveva morire così, era ingiusto anche per un dunlandiano.

"dategli una spada Eorein" disse il cavaliere biondo impugnando l'ascia "mettetelo in condizione almeno di difendersi, che non tollero venga derisa in tale modo la mia gente. costui ha più coraggio che onore, dunque lasciamo che ci dimostri quanto vale il suo coraggio che tanto elargisce a parole. dategli una spada Eorein, cercherò di non ucciderlo, ve lo prometto"

il biondo cavaliere avanzò come una sentenza di morte con l'ascia nella destra e lo scudo imbracciato.
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Athorman
Quel tono di voce se da un lato non lo metteva a suo agio, dall’altro esaltava la figura ed il temperamento di Dama Meriel ad una “Regina”, una bellissima Regina.

Il guaritore alle parole di invito di Dama Meriel comparve sull’uscio del carro replicando:
"Non ho potuto fare a meno di notare che anche voi Madame non amate gli interrogatori ?! Ed è per me un piacere assistervi nel curare quel poveraccio, ammesso che Eorein ce ne dia l’opportunità ! Ma il motivo per il quale mi sono recato da voi è di tutt’altra natura."

La voce del Dunedan era ormai ferma e di tono basso e profondo, quasi da essa trasparivano tutti i retaggi della sua gente.

"Suppongo però che il momento non sia il migliore! Se vogliamo mantenere in vita il prigioniero temo che dovremo affrettarci ad intervenire. Non siete dello stesso avviso, …… Mia Signora ?"

L’appellativo aggiunto in finale di frase ebbe un tono garbatamente ammiccante, che Dama Meriel non poteva non intendere.
Detto questo, con un gesto cavalleresco e la fronte leggermente rivolta verso il basso, si pose di lato all’uscio in attesa che Dama Meriel uscisse.


[Modificato da Fingal 09/05/2005 12.09]

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09/05/2005 12:21
 
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Eorein
Eorein si volse un istante verso Dalkest, senza smettere di premere il suo pugnale contro la gola del dunlandiano:

"Pazienta Dalkest, pazienta. Non voglio ritrovarmi di nuovo tra i piedi questi straccioni e permettimi quindi di concludere la mia chiacchierata con il nostro ospite."

Si girò di nuovo verso il suo prigioniero, sorridendo beffardo:

"Il tempo passa feccia. Dimmi quello che voglio sapere e forse vivrai. Continua a blaterare sul coraggio della tua gente e sulle sue sventure e sperimenteremo insieme la resistenza della tua razza orgogliosa alle torture della mia. A te la scelta."

Il pugnale era ancora premuto sul collo del prigioniero, ed il suo sangue comiciava lentamente a scorrere sulle mani dell'Eòthric...

[Modificato da Valandur 09/05/2005 12.24]

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10/05/2005 10:48
 
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Dall'ombra dentro il carro, una voce pacata e gentile raggiunse le orecchie del dunadan

Mariel: "Avete davvero un parlar cortese, Athorman, e la preoccupazione per quell'uomo è sorta in voi all'improvviso, scavalcando il vostro interesse personale a parlarmi, resovi conto del rischio che sta correndo. Siete sensibile, e vedo che non approfittate a vostro uso e consumo delle circostanze. Questo vi fa onore. Verrò con voi, e speriamo di ricondurre i nostri guerrieri a più miti consigli"

La dama precedette Athorman nella luce del giorno, diriendosi verso Eorein.

Diarmuid, intanto, soffocò un gemito di dolore.

Diarmuid: "Vile! Non puoi fare a meno di umiliarmi, testapaglia! Siete orgogliosi e volete sempre dimostare di essere migliori di noi. Non avete nessun rispetto, e non vedete che siamo entrambi guerrieri. Ma da morto non servirò a nulla ai miei compagni, quindi le preziose informazioni che tanto brami eccotele qua: siamo una ventina, meno quelli che avete lasciato in terra oggi e quelli che non sopravviveranno alle ferite o che, scoraggiati, lasceranno il campo. siamo tutti in arme, cacciatori e, ora, banditi, e il nostro campo si trova a 3 miglia da qui, verso sudovest. Ora sei contento? Hai visto che forza di in vasione stiamo preparando per saccheggiare Roccanorda? Tsk! Un vile Forgoil, ecco cosa sei!"

[Modificato da Ossian77 10/05/2005 10.49]

[Modificato da Ossian77 10/05/2005 10.50]

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11/05/2005 13:32
 
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Athorman
Mentre Dama Meriel gli sfilava d’innanzi il naso di Athorman fu pervaso dal profumo della di lei pelle, e per un istante il guaritore ne fu inebriato. Il cuore per quell’istante cessò di battere, per riprendere subito dopo con un ritmo incalzante, quasi a voler rincorrere i battiti perduti.

Il dunadan seguitò Dama Meriel di un passo ammirandone dapprima la chioma corvina per poi soffermarsi sul portamento, esclamando tra sé.

*Una vera Regina*

Tale stato di grazia fu di breve durata, scosso dai ‘toni gutturali’ emessi da Eorein e Diarmuid. La sensazione che percepì il guaritore da tali voci fu per il primo il montare dell’odio per gli insulti ricevuti e la bramosia di ottenere le informazioni, mentre per il secondo per un senso di frustrazione davanti ad un nemico atavico ma qualcosa rimaneva celata dietro un spesso senso di PAURA.
Il pensiero del guaritore andò nuovamente a Dama Meriel e come se volesse telepaticamente mettersi in contatto con lei..

*Mia Signora percepite anche voi quel denso velo di paura che attanaglia l’animo di quest’uomo ?*

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11/05/2005 15:19
 
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Meriel: "In verità Athorman, quell'uomo ha visto ciò che ad occhi mortali dovrebbe restare celato. Il suo cuore è freddo, e mi appare quasi trasparente, a guardarlo nella luce del giorno. Luce che rifugge, evidentemente. Teme la tenebra, ma non può fare a meno di cercarla, e ciò indica una contaminazione di un qualche tipo. Esiste un mondo sottile, vicino a quello dei nostri sensi, e quel Diarmuid non è certo l'unico ad esservi entrato in contatto, pur senza saperlo o esserne consapevole. Ma vi è ancora speranza per lui, se interveniamo con tempestività e con la dovuta gentilezza. Fatevi avanti voi, intanto, e placate il vostro amico. Ormai ha quello che vuole, e il dunlandiano è esattamente il tipo di vita he è più pericoloso stroncare che preservare, se capite cosa intendo. Se la pietà non fermerà subito la lama di Eorein, gliene deriverà un grande male, sebbene temo che sia inevitabile. Vi è un'ombra sul futuro dell'éothraim..."
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11/05/2005 19:20
 
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Athorman
Alle parole di Dama Meriel la mente del guaritore fu come ‘pervasa dalla luce della consapevolezza ’. Queste esprimevano, in forma più dettagliata di quanto lui non sarebbe stato in grado di fare, la sensazione che lo aveva pervaso pochi istanti prima.

Una espressione di meraviglia mista al convincimento di ciò che credeva si era impossessata del viso del guaritore.

*Il mio pensiero è giunto fino a voi madonna, ne sono lieto.... e comunque ne ero certo.*

Mentre il silenzio delle sue parole stava ancora pervadendo con voce viva la sua mente, si trovò ad un passo dal fiero cavaliere Eothraim.

Amico Mio ! Cheta il tuo rancore e la tua rabbia ! Quest’uomo ti ha rivelato ciò che volevi sapere .... e non sarebbe opportuno che un cavaliere,quale tu sei, venisse meno alla parola data.
Lascia quindi che Dama Meriel ed io ci si possa prender cura di lui e non te ne avrai a pentire


Lo sguardo del Dunedan era fisso sugli occhi del biondo cavaliere, e come una lama affilata, tagliava senza provocare dolore. Il fiero Eothraim conosceva bene il suo amico e sapeva come interpretare tali atteggiamenti.

Dopo quegli istanti che sembrarono interminabili, cinse con il braccio sinistro il prigioniero e lo sorresse, e volgendo a lui il suo sguardo lo rassicurò alla stregua di un padre che dopo la punizione stringe a sé il figlio colpevole.

[Modificato da Fingal 11/05/2005 19.22]

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