StefanoFalier, 29/05/2017 23:20:
Sono d'accordo con tutto ciò che scrivi, sia qui che nel post precedente, eppure c'è qualcosa in quel Deut.32 che come dire, "non mi fa dormire", credo tu conosca la sensazione. E la cosa è questa: Paolo, ebreo osservante, cita un passo dell'AT che sicuramente conosceva molto bene (che lo prenda dalla LXX o traducendolo dall'ebraico poco importa), e non in una lettera a caso ma in quella agli ebrei, scrivendo quindi ad altri ebrei che altrettanto sicuramente conoscevano bene la Torah e quel versetto.
Oserei azzardare l'ipotesi di una quasi sicurezza che quel versetto esistesse nell'AT coevo a Paolo, noto a lui e ai destinatari della sua lettera, e che la lettera agli ebrei ci da un terminus ante quem abbastanza certo, supportato per altro dai manoscritti di Qumran. Il problema è il post quem, quello che succede dopo. Mi chiedo come è possibile che una intera frase sia "sparita" in un periodo successivo (anche se imprecisato) a quello dei vangeli? Non posso credere che gli ebrei, solitamente puntigliosi e precisi nel trasmettere le loro sacre scritture, se lo siano semplicemente "scordato" ... Un mistero che mi tormenta. Cosa ne pensi?
Caro Falier,
mi pare che tu stia azzardando considerazioni abbastanza a casaccio, pardendo da presupposti che non verifichi.
Ad esempio, la critica per la maggiore non attribuisce a Paolo la lettera che tu citi.
Paolo era un ebreo della diaspora e con i greci avrebbe usato quasi certamente la LXX e non il testo ebraico.
La lettera è scritta in greco e non in ebraico.
Chi erano i suoi destinatari?
Simon