| | | OFFLINE | | | Post: 2.618 | Giudice***** | |
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18/04/2017 00:45 | |
Classifica (chiedo scusa per i possibili spazi enormi tra un paragrafo e l'altro, ma io e l'HTML non andiamo d'accordo. Avviso che con questo simbolo // ho voluto segnalare che in quel punto, nel testo, c'è un "a capo")
Sesta classificata “Come un sogno” di Nina Ninetta con 28.3/45
Grammatica: 8.3/10 La grammatica è buona, c’è solo qualche svista: “S'intrufola, si nasconde proprio lì, dietro le tende, dove lei è raggomitolata, celandosi al suo accompagnatore”: -1; qui c’è una svista di sintassi. Infatti in questo caso, considerata la sintassi della frase, il soggetto di riferimento dell’espressione in grassetto è Draco e non Hermione come invece vorresti intendere. Ciò perché a “intrufolarsi” e “nascondersi” è Draco, di conseguenza è sempre Draco, dal punto di vista sintattico, a “celarsi”. La frase “dove lei è raggomitolata” è una circostanziale. “qualcosa…è diversa”: -0.50; manca lo spazio tra i puntini di sospensione e la parola che segue. “lì, dietro”: -0.10; c’è uno spazio di troppo. “rivelazione: sa”: -0.10; anche qui c’è uno spazio di troppo. Non se sia intenzionale, ma in prosa non è corretto andare a capo dopo i due punti o un segno di punteggiatura diverso dal punto fermo.
Stile e lessico: 7/10 Lo stile della tua drabble è incalzante, ritmato, quasi fiabesco nel narrare con estrema linearità e sinteticità ciò che accade. È uno stile molto narrativo, perché non racconta né uno stato d’animo né delle emozioni, ma una vicenda in maniera molto diretta e semplice: c’è difatti una situazione iniziale, lo svolgimento centrale e poi la conclusione – il racconto non si cristallizza mai, procede rapidamente e si srotola con facilità dinanzi al lettore. La struttura scelta è ciò che più collabora a dare questo ritmo allo stile: periodi molto brevi, l’assenza di verbi nel capoverso iniziale, una sintassi abbastanza semplice, la terza persona e il tempo presente. Anche la punteggiatura è utilizzata in maniera lineare: ogni segno di punteggiatura è esattamente dove è atteso che stia – un’eccezione in tal senso sono i puntini sospensivi in “Si studiano per un po', lei ha qualcosa...è diversa: è bella”, che rallentano per un istante questo ritmo incalzante imposto al lettore. È sicuramente un’impostazione stilistica ben riuscita, che non perde l’equilibrio e la coesione interna neanche quando alterna capoversi estremamente brevi ad altri più lunghi, ciò anche perché ogni capoverso è effettivamente un passo in avanti nella narrazione. Il punto di vista interno varia da Draco nella prima parte a Hermione nella seconda, ma questo ai fini della narrazione non si configura come un problema, perché il lettore percepisce sin da subito di essere in presenza di un narratore esterno ed estraneo, che narra i fatti nel momento stesso in cui quelli avvengono. Molto bene inserito è anche il pensiero di Draco, segnalato in corsivo e tra virgolette, che consente al lettore di fare una brevissima pausa e di conoscere il punto di vista di uno dei due protagonisti del racconto. Ciò che penalizza lo stile sono le sviste grammaticali citate nel paragrafo precedente: in una storia di sole cento parole le sviste hanno un peso maggiore e intralciano nei punti interessati la scorrevolezza del testo; nel tuo caso, questo avviene soprattutto in questa occasione:
- “Draco è curioso, è invidioso: non è stato invitato. S'intrufola, si nasconde proprio lì, dietro le tende, dove lei è raggomitolata, celandosi al suo accompagnatore”: la questione sintattica evidenziata in “grammatica” ha come conseguenza un rallentamento della scorrevolezza del testo. A una prima lettura è probabile che il lettore fraintenda: è Draco che si cela; non appena coglie il senso della frase, però, si rende conto che è impossibile che sia Draco a celarsi – lui non ha un accompagnatore – e quindi deve rileggere per cogliere il senso esatto dell’espressione. Non ti segnalo anche la questione del “virgola e a capo” (né dei “due punti e a capo”) perché credo che il problema sia lo spazio in più sfuggito.
Passando al lessico, il registro linguistico è medio e abbastanza omogeneo, la scelta è giusta perché perfettamente in linea con la semplicità e l’immediatezza dello stile – Hermione è “bella”, i due ragazzi “si studiano per un po’”, le tue scelte lessicali sono schiette come è schietto lo stile. L’unica situazione lessicale a mio avviso poco coerente a questo contesto lineare, incalzante e diretto è la seguente:
- “Hermione è scossa da squarci di gioia intermittente”: qui fai uso di una metafora, almeno così credo. La gioia della protagonista è “intermittente” e, lo scopriamo in seguito, squarciata dalla consapevolezza di non poter vivere la felicità di un amore intenso. Da qui crei questa immagine che stride di una Hermione “scossa da squarci di gioia”, creando un contrasto notevole tra l’ambito di significato di “squarci” e quello di “gioia”. Il problema, a mio avviso, è che questa espressione è troppo raffinata e ricercata per il contesto della tua drabble. Con quattro parole innalzi il registro linguistico e stilistico, rinunciando a una terminologia d’uso e a una sintassi lineare che nega figure retoriche e costrutti particolari. Per quanto bella, trovo questa espressione poco coerente al contesto linguistico della tua storia.
La sintesi di questo discorso, unendo stile e lessico, mi ha convinta ad assegnare 7/10 in questo parametro. Lo stile e il lessico sono buoni, la drabble è scorrevole e, come detto inizialmente, quasi fiabesca, ci sono solo alcuni elementi a mio avviso meno convincenti, che spero di averti ben spiegato.
Titolo: 5/5 Il titolo è sicuramente adatto alla storia, trovo ne richiami non solo il contenuto, ma soprattutto l’atmosfera fiabesca e onirica: in effetti la storia che narri somiglia più a un sogno che a degli eventi che accadono. Inoltre, credo possa generare curiosità la scelta di quel “Come” che introduce un termine di paragone muto: il lettore deve leggere la storia per comprendere cosa sia ad avere le sembianze di un sogno. Non ho davvero nessun appunto da farti in questo parametro, perché quando un titolo richiama la storia anche stilisticamente io credo sia un titolo riuscito, che non mente, ma che anzi richiama lettori interessati a quel tipo di narrazione. 5/5!
Utilizzo del prompt: 4/10 Mi è dispiaciuto assegnare alla storia il punteggio che vedi, ma trovo che questo parametro non sia stato rispettato al meglio. La tua citazione era “Non c'è niente che ostacola la felicità quanto il ricordo della felicità”, ma nel testo questo concetto è del tutto assente. Non ti ho assegnato meno di 4/10 perché inserisci fisicamente il prompt nella storia ed è chiaro, in conclusione, tu abbia cercato di dargli importanza ai fini del significato generale della drabble. Al di là di questa intenzione, però, il senso della citazione è assente, perché ciò che ha davvero rilevanza è l’incontro tra i due protagonisti e il gesto inaspettato di Draco. Non hai avuto spazio narrativo per descrivere le emozioni e le sensazioni di Hermione, né per approfondire quelle di Draco: tutto ciò che vediamo è un bacio rubato dettato da un “momento di follia”, il che è molto poco per fare da base al concetto espresso dalla citazione. La citazione dice che il ricordo di una felicità passata – vissuta o agognata, questo sta all’interpretazione – è l’ostacolo più grande che la felicità stessa è chiamata a superare nel presente. Per quanto io abbia letto e riletto la tua storia e abbia voluto rintracciare questo significato negli ultimi tre capoversi (“Hermione è scossa da squarci di gioia intermittente, d'improvviso una rivelazione: // sa che non c'è niente che ostacola la felicità quanto il ricordo della felicità. // Quello sarà il loro enorme, indicibile segreto”), non ci sono riuscita, mi spiace. Spero di essere riuscita a ben spiegarti il motivo per cui ho ritenuto giusto assegnare 4/10 in questo parametro.
Caratterizzazione e IC dei personaggi: 4/10 Approfitto di questo parametro per parlarti brevemente del contesto segnalato nello specchietto: nel bando ho vietato l’uso dei contesti “Epilogo/Contesto alternativo”, quindi il “VI anno alternativo” da te scelto viola le regole del concorso. Non ho squalificato la storia perché, di fatto, non descrivi un sesto anno alternativo, ma aggiungi a questo contesto un episodio che non cambia la trama – difatti ti consiglio anche di cambiare l’indicazione nello specchietto. In generale, comunque, attenzione ai bandi! Detto questo, passo a trattare l’IC e la caratterizzazione. Iniziando con Draco, che è il protagonista reale e a cui dedichi più righe, presenta alcuni tratti coerenti alla controparte cartacea: è “invidioso”, come si intuisce dal libro, perché è stato escluso da un club elitario e, dopo aver baciato Hermione, è tanto “spaurito” da fuggire via, un atteggiamento IC considerata la codardia del giovane Malfoy. Purtroppo, al di là di questi due elementi, non è possibile rintracciare una caratterizzazione né l’IC. Analizzando l’IC più nel dettaglio, va considerata la situazione spinosa in cui si trova Draco durante il VI anno, che rende poco convincente il fatto che Draco si preoccupi di prendere parte alla festa di Lumacorno – aveva ben altre preoccupazioni. C’è poi l’elemento “Hermione”: non è molto credibile che Draco baci Hermione perché d’improvviso “ha qualcosa…è diversa: è bella”; Hermione è amica di Harry Potter, la persona che secondo Draco è responsabile della cattura del padre e di tutte le disgrazie della famiglia Malfoy, è figlia di babbani, e Draco non sarà un assassino ma è di certo razzista, e in ultimo è la compagna di scuola saccente che incontra tutti i giorni e a cui non ha mai dedicato attenzioni – considerando tutto questo risulta difficile rintracciare una buona caratterizzazione in un Draco Malfoy che trova d’improvviso bella Hermione Granger e la bacia. A mio avviso ciò che manca è l’introspezione, il personaggio agisce senza che vi siano motivazioni alla base dell’agire, un tipo di schema che sarebbe andato bene se i due personaggi della storia non fossero stati Draco e Hermione, che nei sette volumi della saga hanno condiviso l’odio, la pietà, ma non certo simpatia e apprezzamento reciproco. Passando a Hermione, mi spiace dire che una caratterizzazione non c’è. Se la protagonista femminile fosse stata Ginny, Calì o qualsiasi altra ragazza, non sarebbe cambiato nulla. L’unico elemento caratterizzante è il fatto che Draco fugga e si penta del proprio gesto, ciò sicuramente mette in evidenza la natura conflittuale o “proibita” di un rapporto tra i due personaggi. Per il resto, Hermione è solo accennata e il fatto che lei in conclusione definisca quel bacio “il loro enorme, indicibile segreto”, associando a questo il motivo per cui non sarà mai felice, a mio avviso, non è convincente. Il lettore non ha elementi per comprendere lo stato d’animo di Hermione, ma soprattutto i suoi sentimenti. Lei è alla festa con Cormac e soffre per Ron, nella sua vita Draco Malfoy è solo un compagno di scuola fastidioso (e una fissazione di Harry, se pensiamo al VI anno), quindi perché questo bacio, anziché farla infuriare o stranirla, diventa un segreto gigantesco da non rivelare mai a nessuno e fonte di infelicità? La caratterizzazione è muta da questo punto di vista. Credo che per entrambi i personaggi e per lo sviluppo della coppia sia stato senza dubbio penalizzante la brevità della storia e la struttura della stessa: la dimensione “onirica” e il ritmo incalzante hanno un po’ penalizzato l’introspezione. La sintesi di questo lungo discorso mi ha convinta ad assegnarti 4/10.
Totale: 28.3/45
Quinta classificata “Riflesso” di S.Elric_ con 30/45
Grammatica: 10/10 Perfetta!
Stile e lessico: 5/10 Mi è dispiaciuto molto assegnare alla storia il punteggio che vedi, ma cercherò di spiegarti nel dettaglio quali sono, a mio avviso, i tratti meno convincenti. Inizio affrontando il contrasto tra la struttura sintattica scelta e il lessico. Il registro linguistico, salvo qualche caso di cui ti parlerò dopo, si ascrive a un ambito d’uso, mentre la struttura sintattica è più ricercata e, a mio avviso, non è coerente alle scelte lessicali. L’impressione che ho avuto leggendo la storia è che la sintassi ambisse a una ricercatezza negata dal lessico. Per maggiore chiarezza, ricorro al testo del racconto:
- “Nello specchio ti guardi, non ti riconosci, è davvero quello il tuo viso?”: nell’espressione evidenziata hai invertito l’ordine della frase, mettendo prima il complemento e poi il verbo. Questa struttura, resa in una frase così breve, sembra dare un tono quasi “poetico” alla narrazione e pone l’enfasi sull’azione anziché sul canale attraverso cui essa avviene. Tuttavia, il registro linguistico non sposa bene con questa intenzione, perché è d’uso, ossia è comune, semplice e diretto. Una struttura simile, per rendere al meglio l’intenzione, avrebbe necessitato di una scelta linguistica un po’ meno comune: ad esempio, già la variante “osservare” è meno utilizzata di “guardare”. Oppure, in alternativa, la struttura non avrebbe dovuto presentare variazioni: “ti guardi nello specchio”.
- “Gli occhi verdi – estranei a loro stessi, conosciuti dagli altri”: anche in questo caso la struttura della frase non è comune, c’è difatti l’assenza del verbo e quindi la scelta di porre in correlazione sintagmi nominali. In questo caso i problemi sono due; il primo è simile a quanto trattato nel punto precedente: “verdi” è la variante più comune, stessa cosa per “conosciuti”; il secondo è di coerenza interna alla sequenza: scrivi “estranei a loro stessi” quindi il secondo elemento avrebbe dovuto essere “conosciuti agli altri” così da ribadire la coesione dei due sintagmi e al tempo stesso non tradire la coerenza sintattica e lessicale. Non ti ho segnalato l’appunto in grammatica perché non è errato “conosciuto da”.
Ti segnalo poi quello che a mio avviso è un errore di significato oppure un problema di registro disomogeneo, questo potrai dirmelo tu:
- “I capelli lucenti – rossi di giorno, corvini di notte”: il problema è che l’aggettivo “corvino” indica il colore nero, sicuramente lucente, ma nero, e noi sappiamo che i capelli di Lily sono rossi – e rossi restano anche di notte. Allora, come anticipavo, o tu con “corvini” volevi intendere un rosso più cupo, oppure il problema è il registro linguistico disomogeneo. Il fatto che tu faccia ricorso, quasi in ogni occasione, a una terminologia d’uso – in conclusione addirittura colloquiale – rende poco coerente la scelta di un’immagine metaforica così allusiva e forte come “rossi di giorno, corvini di notte”, ed è poco coerente perché nel contesto del tuo racconto non c’è spazio per questo tipo di immagini: il lessico è diretto e semplice, e le immagini evocate lo sono assieme ad esso.
Al di là di questo caso, il registro si presenta in parte disomogeneo e lo si nota confrontando queste due espressioni:
- “Il continuo cercarti, sfuggirti e non trovarti: il futuro incombe, la vita bussa… la paura incalza, sai chi sei?” e “Quell'idiota di Potter ti è sempre tra i piedi”: stridono se messe vicine, pur essendo entrambe usate nel discorso indiretto – stessa focalizzazione. La prima fa ricorso ai già citati sintagmi nominali e a delle scelte lessicali meno comuni come “sfuggirti”, “incombe”, “incalza”. La seconda ha invece una sintassi lineare e un registro linguistico colloquiale – qui c’è un abbassamento del registro: “quell’idiota” e l’espressione “ti è sempre tra i piedi” sarebbero state adatte a un discorso diretto o a una narrazione che si fosse posta lo scopo di riprodurre le forme della lingua orale.
Andando nel dettaglio dello stile, hai scelto di narrare al presente e in seconda persona, un tipo di narrazione sicuramente complessa che, a mio avviso, presenta qui qualche problema. Il fatto che la persona narrante si palesi solo al sesto capoverso è penalizzante per la comprensione della storia, perché la struttura dei primi cinque capoversi lascia intuire una narrazione in terza persona, il che disorienta quando al sesto introduci quel “cercarti”: chi è che si cerca? Chi è il soggetto di questa frase? Sono domande a cui il lettore trova risposta solo nel capoverso successivo grazie a quel “Nello specchio ti guardi”, dove finalmente diventa evidente quale sia la persona narrante. Tuttavia, il legame ritrovato si spezza subito quando nell’ultimo capoverso introduci un elemento nuovo, che non ha il tempo narrativo di esprimersi, ossia James: “Quell'idiota di Potter” introduce un nuovo soggetto e muta completamente il punto di vista interno del racconto, perché il personaggio cui si riferisce il narratore non è più solo, c’è un altro personaggio a filtrarne la percezione. Da punto di vista strutturale, la storia è articolata in capoversi e trovo che, ad eccezione di una situazione che ora ti illustro, siano gestiti bene:
- “Ma il riflesso tradisce le attese. // Gli occhi verdi – estranei a loro stessi, conosciuti dagli altri. // I capelli lucenti – rossi di giorno, corvini di notte. // La mente brillante – acuta tra i banchi di scuola”: questi sono quattro capoversi che potrebbero riassumersi in uno senza che ne esca penalizzato il senso del racconto. Difatti, i quattro capoversi descrivono il personaggio, di conseguenza il racconto qui è fermo. Con riferimento, invece, agli ultimi tre capoversi (le descrizioni di occhi, capelli e mente), c’è anche qui un problema di coerenza: i primi due sono strutturati in coppie oppositive (estranei/conosciuti, rossi/corvini), il terzo, che pure fa parte dello stesso periodo, non ha questa struttura e quindi è discontinuo rispetto ai precedenti che sono tra loro paralleli.
Nonostante i punti ora evidenziati, che sono a mio avviso quelli meno convincenti, la drabble è scorrevole, alternando un ritmo incalzante (i sintagmi nominali) e un ritmo più lento – un insieme che, nel complesso, rende la lettura piacevole. Il registro linguistico, salvo quanto detto in precedenza, ha il pregio di essere immediato e quindi di instillare nel lettore immagini nitide e di immediata comprensione – non c’è filtro tra il significato del racconto e il lettore, che ad una prima lettura può godere pienamente del messaggio veicolato dalla storia. In più, ci sono alcune espressioni, come quelle del sesto capoverso, che sono davvero molto evocative. Per tutti i motivi detti il punteggio assegnato è 5/10. Trovo che il tuo stile abbia davvero molte potenzialità e che in questa storia, forse a causa del poco tempo e delle poche parole a disposizione, abbia peccato un po’ di omogeneità e coerenza, come se avessi usato più intenzioni stilistiche e lessicali nella stessa storia. Spero, ad ogni modo, di essere riuscita a spiegarti il mio punto di vista.
Titolo: 2/5 Il titolo scelto richiama sicuramente il racconto, dato che la tua protagonista si riflette, forse metaforicamente, in uno specchio che le restituisce un’immagine estranea. In questo senso, dunque, è un titolo aderente al contenuto, ed è questo il motivo per cui il punteggio non è inferiore a 2/5. I motivi per cui, invece, non ho assegnato un punteggio maggiore sono essenzialmente due. Il primo e, a mio avviso, più importante è che il titolo è estremamente generico: non dà nessun indizio al lettore sul contenuto della storia né sul tema né sul genere né sul personaggio; questo potrebbe sottrarre al tuo racconto lettori interessati, il che sarebbe davvero un gran peccato. Il secondo motivo è il messaggio generale del racconto: il riflesso è un mezzo, mentre il vero fine della storia è la riscoperta del personaggio protagonista attraverso l’interazione/intromissione di un altro elemento, cioè James e il suo punto di vista; questo fa sì che in conclusione il riflesso che la protagonista vede di se stessa perda completamente importanza in favore dell’interazione con James – “ma è nei suoi occhi che hai visto riflesso il verde per la prima volta” –, un elemento chiave e caratterizzante la tua storia che, purtroppo, manca completamente nel titolo. Citi comunque il “riflesso”, è vero, ma i due “riflessi” del racconto sono ben distinti e caratterizzati, mentre nel titolo non abbiamo questi due elementi, ma solo un termine, come detto prima, molto generico e poco “personale” e “personalizzante”.
Utilizzo del prompt: 6/10 Come hai detto tu stessa nelle note alla storia, e concordo assolutamente, la citazione scelta – “E mi fissai d'allora in poi in questo proposito disperato: d'andare inseguendo quell'estraneo ch'era in me e che mi sfuggiva” – era abbastanza complicata. L’utilizzo che ne fai, a mio avviso, è un po’ a metà tra l’incisività del prompt e la sua assenza, per tale ragione ho reputato giusto assegnare 6/10 in questo parametro. La tua protagonista è rappresentata nell’atto di specchiarsi, se metaforico o meno credo sia a discrezione del lettore, e nel farlo cerca di riconoscersi, ma non ci riesce: “sai chi sei?” ed “è davvero quello il tuo viso?” sono domande rivelatrici da questo punto di vista, perché lei si interroga su se stessa. La drabble si conclude però con un risvolto positivo, perché la protagonista ritrova se stessa, o comunque una certezza, nello sguardo del ragazzo che scoprirà di amare. Tuttavia, l’uso appena descritto della citazione è un po’ superficiale e non coglie, a mio avviso, le sfumature più introspettive e drammatiche del prompt: in primo luogo, in conclusione il prompt viene contraddetto, perché c’è il risvolto positivo suddetto; in secondo luogo, la disperazione e la dilatazione temporale espressa da “d’allora in poi” sono assenti, come è assente, a una lettura più approfondita, il dramma stesso del non riconoscersi in se stessi. Hai dato più spazio alla descrizione esteriore del personaggio che alle sue sensazioni, e questo ha penalizzato l’aderenza al significato del prompt, che di contro è molto introspettivo. A ciò si aggiunge il fatto che, diversamente da quanto suggerisce la citazione, il dramma vissuto trova risoluzione non nel “proposito disperato d’andare inseguendo quell’estraneo” presente in se stessi, ma in un altro soggetto, James. La sintesi di questo discorso, come anticipato, mi ha convinta ad assegnare 6/10.
Caratterizzazione e IC dei personaggi: 7/10 L’unico personaggio della tua storia è Lily, dato che James è solo accennato. Di James, comunque, è giusto dire che è assolutamente coerente a quanto sappiamo dai libri che Lily identifichi in lui una persona che “le sta sempre tra i piedi” e che in qualche modo conosce di lei le sfumature più belle. Passando ora alla protagonista, ho trovato abbastanza IC la descrizione che rendi di lei: una brava figlia, strega e studentessa. Coerente alla giovane età, poi, è il fatto che attraversi questo momento di confusione e disorientamento, in cui non si riconosce e non riesce a ritrovarsi. Nonostante i pregi dell’IC ora descritti, non ti ho assegnato più di 7/10 perché la caratterizzazione resta poco approfondita e, proprio nel primo capoverso, tradisce il punto di vista dell’autore e dell’idea che il fandom ha di Lily, quando invece il punto di vista dovrebbe essere sempre quello del personaggio – il narratore esprime in seconda persona le sensazioni della protagonista. Per questo secondo aspetto mi riferisco all’espressione “la ragazza perfetta”, che giudica il personaggio in maniera superficiale e restituisce al lettore l’idea che Lily percepisse se stessa, prima della “crisi”, come appunto “la”, quindi neanche “una”, “ragazza perfetta”, e la cosa non sposa benissimo con la semplicità e la modestia che, in genere, vengono associate a Lily nei libri della Rowling. Per quanto attiene al primo aspetto, quindi la caratterizzazione poco approfondita, senza note non è chiaro quali siano i motivi per cui Lily mette in discussione se stessa né come possa ritrovarsi in James che, a giudicare dall’espressione “Quell’idiota di Potter”, non è ancora il suo fidanzato né un amico. La tua protagonista attraversa una sorta di “crisi esistenziale”, ma non ne approfondisci l’introspezione: come credo di averti già detto, dedichi più righe alla descrizione esteriore (intesa come fisica e caratteriale) del personaggio piuttosto che alla descrizione interiore, quindi del suo stato d’animo e della crisi vissuta, il che penalizza un po’ la caratterizzazione del personaggio.
Totale: 30/45
Quarta classificata “L’estate che resta” di Ester.EFP con 31.5/45
Grammatica: 8.5/10 La grammatica è buona, c’è solo qualche svista: “la guerra - io cerco”: -0.50; il segno di punteggiatura utilizzato è errato. In questo caso va utilizzato il trattino lungo (–), non il trattino breve (-). “E se la mia batte un poco più piano, non mi preoccuperò”: -1; la concordanza verbale è errata: o utilizzi il tempo presente o il tempo futuro, dato che l’espressione si svolge sullo stesso piano temporale. Quindi, ad esempio, “E se la mia batterà un poco più piano, non mi preoccuperò”.
Stile e lessico: 6/10 Ho riletto molte volte la tua drabble e l’impressione che mi ha dato il testo è che fosse una sorta di sperimentazione di un linguaggio e uno stile più ricercati. Non credo di aver mai letto qualcosa di tuo, quindi non conosco il tuo stile e potrei pertanto essere in errore, ma qui ho notato questo “sforzo” di adeguarsi al tono della citazione che ha prodotto un risultato che, a mio avviso, non convince del tutto. Per maggiore chiarezza, farò riferimento a estratti del testo e tratterò assieme stile e lessico, dato che questa impressione generale che ho avuto riguarda entrambi.
- “Ruberai, imbratterai l’anima mia, credevo. La terrai all'occhiello, come fiore, decorazione e lusinga alla tua vanità, ornamento di una giornata d’estate”: questo capoverso è chiaramente la rielaborazione della citazione “Ho la sensazione di aver dato l’anima mia a qualcuno che la tratta come se fosse un fiore da mettere all'occhiello, una decorazione che lusinga la sua vanità, un ornamento per una giornata d’estate”, dalla quale prendi le figure evidenziate in grassetto per incastrarle nella tua narrazione. L’incontro è stato felice, perché il capoverso citato è molto espressivo, nonché bello da leggere. Il problema subentra nel momento in cui le scelte soprattutto lessicali, nonché sintattiche, dei periodi che seguono non rispecchiano questa struttura così ricercata, dove c’è la posposizione dell’aggettivo al sostantivo (“anima mia”), l’utilizzo di un verbo come “imbrattare”, la metafora suggerita da Wilde di un’anima come lusinga e ornamento. È una struttura elegante, raffinata, in sintesi molto ricercata, per di più coerente al primo capoverso della drabble: “Lì fuori, la guerra - io cerco silenzio”, dove ometti il verbo “essere” tra “lì fuori” e “la guerra” rendendo implicito il legame e al tempo stesso facendo uso della virgola, quindi di una pausa, per imporre un ritmo lento e riflessivo al lettore (struttura quasi poetica)e dove ti avvali della lineetta e del corsivo per informare il lettore circa uno stato d’animo della protagonista – anche qui la struttura è raffinata e quasi poetica: l’assenza dell’articolo prima di “silenzio” accelera d’improvviso il ritmo, assecondando l’urgenza della protagonista.
Analizzato questo, che è il punto di partenza e quindi lo “standard” di riferimento, passo a spiegarti le espressioni che, secondo il mio punto di vista, non sono parimenti ricercate e appartengono dunque a un’impostazione stilistica-lessicale di registro diverso:
- “L’estate era già finita. Finiti gli scherzi, i giochi e le gare. Finite le maschere, ora lo so”: qui muta il registro linguistico e la sintassi è più lineare, tanto che la punteggiatura nel punto evidenziato in grassetto è meno incisiva e quindi poco convincente rispetto alle tecniche utilizzate nei capoversi precedenti. Fai uso della ripetizione – tecnica che utilizzi anche nel capoverso successivo – per ribadire il concetto interessato (la fine di un qualcosa), mentre in precedenza avevi prediletto scelte lessicali e sintattiche più incisive che non richiedevano questo tipo di escamotage. Soffermandomi sul passaggio in grassetto, “Finite le maschere, ora lo so”, a mio avviso ciò che qui non funziona è la virgola, perché “ora lo so” scandisce un passo in avanti nella storia, il momento in cui la protagonista diventa consapevole di qualcosa – dal punto di vista narrativo, “ora lo so” ha lo stesso peso di “Non capivo”, che è giustamente isolato in un capoverso. Associare “ora lo so” a “Finite le maschere” rende meno incisivo il primo e indebolisce il secondo: tu isoli “Finite le maschere” rispetto all’elenco delle cose finite, quindi vuoi che queste “maschere” abbiano un peso maggiore e specifico, che siano metafora di qualcosa di più importante, ma per fare questo è necessario che l’espressione sia quella che chiude il cerchio, ossia il capoverso, perché nel momento in cui non chiude il capoverso è meno incisiva e il suo significato ne risulta indebolito. Per questi motivi, quindi, trovo questo capoverso meno convincente dei precedenti.
- “Questa è l’estate che resta: speranza, impavida lealtà, quella tua anima bella che batte per me. E se la mia batte un poco più piano, non mi preoccuperò. Perché questa è l’estate che abbiamo: amare e sapersi amati”: il discorso generale è simile a quello fatto per il capoverso precedente, quindi non mi ripeto e mi concentro sui dettagli specifici di questo. Come si nota già dalle espressioni evidenziate in grassetto, ci sono due momenti della narrazione riassunti in un solo capoverso (“Questa è l’estate che resta/questa è l’estate che abbiamo”), che messi nello stesso capoverso rischiano di configurarsi come ripetizione e risultare nel complesso meno incisivi – non è detto che il lettore colga il passaggio avvenuto. C’è poi la ripresa di “anima mia” che in questo caso è la “sua”, di James, quindi è “quella tua anima bella”, a cui manca la posposizione del possessivo, mancanza però perfettamente colmata, e qui sei stata molto brava, dalla posposizione di “bella” che fa eco a “anima mia”. Un punto invece molto critico è dato dalla conclusione: “Perché questa è l’estate che abbiamo: amare e sapersi amati”, dove è espresso un concetto molto comune in maniera davvero molto semplice. Non è una brutta espressione “amare e sapersi amati” né è errata, ma non è coerente ai capoversi iniziali quanto a registro linguistico e stilistico: lì sei ricercata e raffinata, qui sei semplicissima, quasi banale – inteso nel senso buono di espressione molto nota nel linguaggio d’uso. Questi aspetti, dunque, mi hanno convinta meno.
- “L’anima mia è vento, James; riposa serena vicino a te”: in questo caso, non trovo che il punto e virgola sia il segno di punteggiatura migliore, perché azzera la relazione di dipendenza tra la prima e la seconda frase. L’anima della protagonista “è vento” e “riposa serena vicino” all’amato, una relazione di significato minata dalla pausa forte. Dal punto di vista lessicale, anche qui il registro è un po’ disomogeneo: si passa da “anima mia” a “vicino” a cui sarebbe stato preferibile un “accanto”.
Spero che questa lunga analisi sia stata in grado di spiegarti i punti stilistici e lessicali che mi hanno convinta meno. Passando invece ai pregi, trovo che la struttura centrata, l’alternanza tra capoversi e la suddivisione in tre blocchi separati dalla doppia interlinea siano state scelte giuste e ben gestite, che rendono visivamente la tua drabble simile a una poesia e scandiscono abbastanza bene i momenti della narrazione. Ottimi anche gli unici due discorsi diretti, isolati e in corsivo, che sono bene inseriti e chiariscono l’elemento attorno cui riflette la protagonista. Il fatto che la narrazione sia in prima persona ha fatto sì che il tutto potesse rievocare anche un flusso di coscienza, peccato per quella disomogeneità di cui ti ho parlato, perché è come se la protagonista alternasse momenti estremamente complessi ad altri sin troppo semplici per appartenere alla stessa persona. Nel complesso il testo convince e funziona, è una lettura piacevole e sicuramente fluida, con momenti di ricercatezza scanditi da metafore e usi sintattici ben gestiti, ed è questo il motivo per cui il punteggio non è inferiore a 6/10. Non è superiore per tutti i dettagli spiegati in precedenza, che in un testo di sole cento parole assumono un peso maggiore.
Titolo: 5/5 Credo che il titolo scelto sia perfetto per la tua storia, perché ne racchiude oltre al senso anche la sensazione di sottile amarezza che lascia a fine lettura – questo senso di impotenza nei confronti di un mondo che si dà battaglia nonostante un protagonista che aspira alla pace e a un’estate perenne. Inoltre, trovo che sia anche originale e che possa in questo senso incuriosire il lettore e spingerlo, a fine lettura, a ricordare che quel titolo appartiene a quella storia. Anche sintatticamente è un titolo riuscito, perché non è una frase tronca ma al contempo necessita di un testo-contesto per essere compresa, elemento che spinge a leggerlo, questo testo-contesto. Davvero un ottimo lavoro, 5/5 assolutamente!
Utilizzo del prompt: 5/10 La citazione scelta – “Ho la sensazione di aver dato l’anima mia a qualcuno che la tratta come se fosse un fiore da mettere all'occhiello, una decorazione che lusinga la sua vanità, un ornamento per una giornata d’estate” –, malgrado sia testualmente presente e credo sia la fonte d’ispirazione del concetto di “estate” tanto presente nella storia, non è il prompt su cui è sviluppata la storia né il suo significato ha particolare rilevanza ai fini del significato del racconto. Il motivo per cui non ti ho assegnato un punteggio inferiore a 5/10 è sia la presenza “fisica” della citazione e il fatto che ad essa associ uno stato d’animo della protagonista del racconto, qualcosa che l’ha caratterizzata nel profondo e che l’ha condizionata per lungo tempo, sia l’interpretazione che hai dato a “un ornamento per una giornata d’estate”, laddove il concetto di “estate” diviene sinonimo di vita e assume un’importanza rilevante all’interno del testo. Per il resto, purtroppo, la citazione è assente: ne è assente il significato reale che vede questo protagonista tormentato dalla sensazione di aver affidato l’anima (dunque se stesso) a chi non la merita – mentre nella tua storia la protagonista ha solo immaginato questo scenario, che nei fatti non si è mai concretizzato – e ne è assente l’amarezza e la drammaticità di fondo, poiché il tuo racconto è orientato alla positività ed esprime quindi l’opposto di quanto espresso dalla citazione, il cui significato è stato in tal modo tradito. Mi dispiace assegnare 5/10, ma spero siano chiare le mie perplessità circa questo parametro.
Caratterizzazione e IC dei personaggi: 7/10 Ho riflettuto molto sul punteggio da assegnarti in questo parametro, perché a una lettura superficiale l’IC è pienamente rispettato e la caratterizzazione risulta convincente, mentre una lettura più attenta e approfondita rivela un particolare che, a mio avviso, contrasta con quanto sappiamo di Lily Evans dai libri della Rowling. Il particolare cui mi riferisco emerge quando scrivi “E se la mia batte un poco più piano, non mi preoccuperò”: le tue note hanno confermato la mia impressione, cioè che in questo punto intendi comunicare che Lily accetti l’amore di James nonostante sia consapevole di non amarlo ancora abbastanza; questo tratto non coincide né con quanto sappiamo della coppia né con quanto sappiamo di Lily. Dai libri Lily risulta essere una ragazza indipendente e giusta, due caratteristiche che cozzano con l’immagine di una Lily che accetta di stare accanto a una persona che non crede di amare abbastanza; quanto alla coppia, sappiamo che Lily accetta la corte di James dopo ben sei anni, quando lui è maturato, non d’improvviso perché la guerra incalza – la guerra incalza anche quando Lily e James sono al primo anno, anche al quinto quando c’è la rottura con Piton. In questo punto, quindi, trovo che Lily sia poco IC ed è questo il motivo per cui il punteggio non è superiore a 7/10 –non ho potuto non considerare che si tratta di un elemento importante della tua storia – spiega la svolta e il tipo di rapporto che unisce i due personaggi – e che riguarda la protagonista. Per il resto, trovo che Lily sia caratterizzata molto bene, con le sue incertezze che sfociano poi in amore, peccato che le ragioni di questo amore stiano più all’esterno – la guerra che incombe – che all’interno, ossia nel rapporto tra i due personaggi e nelle emozioni e sensazioni derivanti da questo. Se avessi scelto di non trattare la coppia, ma di scrivere solo di Lily e delle sensazioni derivanti dalla prospettiva dettata dalla guerra, la caratterizzazione sarebbe stata anche più convincente, perché il fulcro sarebbe stato il caos fatto di insidie, paure e dubbi di una giovanissima donna che si appresta ad affrontare qualcosa che è oggettivamente più grande di lei; l’aver invece voluto unire questo tipo di introspezione all’amore per James è stata, a mio avviso, una scelta un po’ penalizzante per la caratterizzazione (ed è ciò che ha comportato il passaggio sopracitato: Lily che accetta James malgrado il rischio che il suo amore “batta più piano”). Quanto a James, nel suo essere solo citato è IC, poiché di lui vediamo uno degli aspetti che più lo caratterizza: l’amore per Lily.
Totale: 31.5/45
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