Chi comanda ora in Vaticano? (Tutti gli uomini di Ratzinger)

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Etrusco
00sabato 24 settembre 2005 18:50
Bestion, non puoi farmi la grazia di essere un pochinino più sintetico?
[SM=x44476]

Comunque per quanto dici credo che il giornalista, pur non potendo divulgare a tutti la sua fonte, potrà rivelarla in separata sede qualora fosse necessario.
E' La Repubblica, dopotutto, mica il giornalino di Giamburrasca [SM=x44461]
Bestionn
00sabato 24 settembre 2005 21:11

Scritto da: Etrusco 24/09/2005 18.50
Bestion, non puoi farmi la grazia di essere un pochinino più sintetico?
[SM=x44476]

Comunque per quanto dici credo che il giornalista, pur non potendo divulgare a tutti la sua fonte, potrà rivelarla in separata sede qualora fosse necessario.
E' La Repubblica, dopotutto, mica il giornalino di Giamburrasca [SM=x44461]





[SM=x44467] Non dubito sulla serietà della testata La Repubblica o de Il Corriere della Sera con i suoi collaboratori, come riconosco l’autorevolezza di un qualsiasi giornalino locale o di un pinco pallino qualsiasi.
Sono invece assai critico sul modo di gestire quel giornalismo pubblico dei risaputi mass-media quando imposta certo suo argomentare “laicista” avvalendosi di fonti private impossibili da riscontrare e che, in ogni caso, dovrebbero essere semplicemente alla portata di tutti e attendibili per l’autentica conoscenza, prima dei fatti reali, successivamente, delle utili opinioni e dibattiti.

Io non ritengo per niente opportuno, quanto al favore di chiedermi un discorso “sintetico”, quando devo intervenire sui temi che m’interessano in modo particolare. Anzi, per me è piuttosto necessaria l’esplicazione più ampia possibile del discorso che voglio affrontare; ciò per evitare al meglio, qualsiasi fraintendimento o il dubbio dei “se” e dei “ma”…
In questo, non chiedo sicuramente il permesso a nessuno e ti prego la gentilezza di non fartene un motivo personale! (grasssie…[SM=x44476] ).
Anche perché, nessuno è obbligato leggere i miei lunghi e noiosi interventi.[SM=x44464]





[SM=x44461] [SM=x44475]
Etrusco
00sabato 24 settembre 2005 22:19
Re:

Scritto da: Bestionn 24/09/2005 21.11




[SM=x44467] Non dubito sulla serietà della testata La Repubblica o de Il Corriere della Sera con i suoi collaboratori, come riconosco l’autorevolezza di un qualsiasi giornalino locale o di un pinco pallino qualsiasi.
Sono invece assai critico sul modo di gestire quel giornalismo pubblico dei risaputi mass-media quando imposta certo suo argomentare “laicista” avvalendosi di fonti private impossibili da riscontrare e che, in ogni caso, dovrebbero essere semplicemente alla portata di tutti e attendibili per l’autentica conoscenza, prima dei fatti reali, successivamente, delle utili opinioni e dibattiti.

Io non ritengo per niente opportuno, quanto al favore di chiedermi un discorso “sintetico”, quando devo intervenire sui temi che m’interessano in modo particolare. Anzi, per me è piuttosto necessaria l’esplicazione più ampia possibile del discorso che voglio affrontare; ciò per evitare al meglio, qualsiasi fraintendimento o il dubbio dei “se” e dei “ma”…
In questo, non chiedo sicuramente il permesso a nessuno e ti prego la gentilezza di non fartene un motivo personale! (grasssie…[SM=x44476] ).
Anche perché, nessuno è obbligato leggere i miei lunghi e noiosi interventi.[SM=x44464]





[SM=x44461] [SM=x44475]



Beh, questi sono pettegolezzi e daltraparte rivelare la fonte potrebbe creare non poche noie legali e diplomatiche con la santa sede...
comunque non sono affatto noiosi i tuoi interventi,
solo che spesso nel leggerli mi è già capitato di estraniarmi dalla dimensione spazio-tempoorale e di far poi tardi su alcuni appuntamenti e scadenze [SM=x44472]
Bestionn
00sabato 24 settembre 2005 23:01

Scritto da: Etrusco 24/09/2005 22.19


Beh, questi sono pettegolezzi e daltraparte rivelare la fonte potrebbe creare non poche noie legali e diplomatiche con la santa sede...
comunque non sono affatto noiosi i tuoi interventi,
solo che spesso nel leggerli mi è già capitato di estraniarmi dalla dimensione spazio-tempoorale e di far poi tardi su alcuni appuntamenti e scadenze [SM=x44472]





[SM=x44458] Vedi che sai essere in gamba nel dire, appunto, che quelli sono soltanto “pettegolezzi”!!!

… quindi quei dottori professionisti, facciano bene il loro mestiere di giornalisti e si assumano le proprie responsabilità con le eventuali noie legali, invece di blaterale con la solita protervia e per il ca….volo![SM=x44454]


[SM=x44461] Bondì beo!
([SM=x44451] e no desmentegarte che da ti vanxo sempre chel bon sprissseto [SM=x44500] )
Etrusco
00domenica 25 settembre 2005 04:27
Re:

Scritto da: Bestionn 24/09/2005 23.01
[SM=x44458] Vedi che sai essere in gamba nel dire, appunto, che quelli sono soltanto “pettegolezzi”!!!

… quindi quei dottori professionisti, facciano bene il loro mestiere di giornalisti e si assumano le proprie responsabilità con le eventuali noie legali, invece di blaterale con la solita protervia e per il ca….volo![SM=x44454]


[SM=x44461] Bondì beo!
([SM=x44451] e no desmentegarte che da ti vanxo sempre chel bon sprissseto [SM=x44500] )



Ovvio, ma qui si parla prevalentemente di gossip e di spettegolezzi [SM=x44500]
in maniera un po' goliardica [SM=x44501]
comunque... in vino veritas [SM=x44452]

ma per quello sprissseto temo che dovrai scendere di latitudine per gustartelo senza aspettare tempi biblici [SM=x44464]
Bestionn
00domenica 25 settembre 2005 11:17

Scritto da: Etrusco 25/09/2005 4.27


Ovvio, ma qui si parla prevalentemente di gossip e di spettegolezzi [SM=x44500]
in maniera un po' goliardica [SM=x44501]
comunque... in vino veritas [SM=x44452]

ma per quello sprissseto temo che dovrai scendere di latitudine per gustartelo senza aspettare tempi biblici [SM=x44464]





Uauhhh… non parare con una seriosa battuta in latino: quei giornalai gossipiani - de sto per de bae [SM=x44453] - non meritano sicuramente l’onore di citazioni classiche! [SM=x44451]


PS. Eih Etrusco, hai avvisato la nostra amica Piperitapatty ([SM=x44484] ) di poter postare alle 4 e mezza di mattina? [SM=x44497] ....... [SM=x44457]
L’ultima volta che l’ho fatto io, ed erano appena le 2 di notte, mi ha tirato fuori il cartellino giallo!... [SM=x44470]
piperitapatty
00domenica 25 settembre 2005 19:24
Re:

Scritto da: Bestionn 25/09/2005 11.17

PS. Eih Etrusco, hai avvisato la nostra amica Piperitapatty ([SM=x44484] ) di poter postare alle 4 e mezza di mattina? [SM=x44497] ....... [SM=x44457]
L’ultima volta che l’ho fatto io, ed erano appena le 2 di notte, mi ha tirato fuori il cartellino giallo!... [SM=x44470]



ma de che?
forse xe mejo se te parlo in diaeto, parchè in itaian me par mia che te me capissi
ah, sono astemia, per lo spritz ti lascio un tete a tete con il mio avvocato
saluti beo
[SM=x44475]

[Modificato da piperitapatty 25/09/2005 19.25]

Etrusco
00lunedì 26 settembre 2005 00:34
Re:

Scritto da: Bestionn 25/09/2005 11.17




Uauhhh… non parare con una seriosa battuta in latino: quei giornalai gossipiani - de sto per de bae [SM=x44453] - non meritano sicuramente l’onore di citazioni classiche! [SM=x44451]


PS. Eih Etrusco, hai avvisato la nostra amica Piperitapatty ([SM=x44484] ) di poter postare alle 4 e mezza di mattina? [SM=x44497] ....... [SM=x44457]
L’ultima volta che l’ho fatto io, ed erano appena le 2 di notte, mi ha tirato fuori il cartellino giallo!... [SM=x44470]



beh, noi abbiamo la licenza poetica
e poi in quel caso ero di rientro dalla Notte Bianca [SM=x44451]
Etrusco
00sabato 25 novembre 2006 02:16
TUTTI GLI UOMINI DI RATZINGA


– BERTONE, LEVADA, DIAS, TRUJILLO.
LA NUOVA NOMENCLATURA È FATTA DI UOMINI FEDELI AL PONTEFICE TEDESCO

- L’ERA WOJTYLA È ORMAI SEPOLTA.
ECCO CHI SALE E CHI SCENDE, CHI DECIDE. E COME…



(La copertina di LEFT dedicata a Papa Ratzinger)


La promozione di padre Federico Lombardi a portavoce papale è la conferma della stima di Ratzinger nei confronti dei gesuiti.
Ma l’uscita di scena di NavarroValls non va interpretata come uno sgambetto all’Opus Dei. A ogni papa il suo codice. E il suo portavoce…
[24-11-2006]



Giuseppe Di Leo per “Left - Avvenimenti”


Chi sale e chi scende nella Chiesa di Joseph Ratzinger? Chi sono gli uomini che contano nella nuova curia disegnata da Benedetto XVI? Chi sono i delusi e gli scontenti? Quali sono i criteri che ispirano l’attuale papa nella scelta dei suoi collaboratori? E quale idea di Chiesa e del mondo ha in mente il pontefice? Sono domande che si fanno in tanti. Ovvio che sia così. Il Vaticano - insieme agli Stati Uniti, ultima superpotenza - è l’unico attore politico internazionale che ha gli strumenti per “pensare il mondo”. Perciò è importante capire chi entra nella stanza dei bottoni e chi ne esce.


Promosso a principale collaboratore del papa (insieme ovviamente al suo segretario don Georg Gaenswein) è il cardinale Tarcisio Bertone (72 anni), che guida la Segreteria di Stato in un momento di grandi tensioni internazionali.
Non è un diplomatico di carriera e ciò ha procurato più di qualche mal di pancia in curia. A cominciare dal segretario di Stato uscente, il cardinale Angelo Sodano (78 anni). Bertone conosce il francese e lo spagnolo e se la cava con il tedesco.

Altro uomo in ascesa è il cardinale William Joseph Levada (71 anni). Fedelissimo di Ratzinger, che lo ha premiato alla guida della Congregazione per la dottrina della fede (ex Sant’Uffizio).
Prima di approdare nelle stanze del potere vaticano, Levada ha guidato la diocesi di San Francisco.
La sua promozione si spiega anche per il fatto che Benedetto XVI ammira il cattolicesimo statunitense «diventato una forza decisiva nel quadro della Chiesa mondiale».

Un altro promosso è il cardinale indiano Ivan Dias (70 anni), che ora è prefetto della strategica Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli (tanto strategica che viene definito «il papa rosso»).
Dias conosce la realtà delle Chiese in Asia e parla molte lingue asiatiche.
Ratzinger sa bene che nei prossimi anni India e Cina saranno un impero demografico, economico e politico di prima grandezza, e tutto ciò non può trovare impreparata la Chiesa di Roma.

Nel conclave che ha eletto Ratzinger, la Chiesa sudamericana ha avuto un ruolo non trascurabile.
La promozione del cardinale brasiliano Claudio Hummes (72 anni) alla guida della Congregazione per il clero ne è il riconoscimento esplicito.

Non è una nomina antiamericana. Piuttosto, la presa d’atto che la Chiesa cattolica sudamericana dovrà consolidare, anche attraverso la formazione del suo clero, il ruolo di coscienza critica della società latinoamericana.

Di ausilio alla Segreteria di Stato è il Pontificio consiglio per la giustizia e la pace. A guidarlo è il cardinale salernitano Renato Raffaele Martino(74 anni),
le cui uscite talvolta hanno lasciato perplesso più d’uno in Vaticano.
Ratzinger lo ha comunque lasciato al suo posto. Sebbene il papa non condivida il suo entusiasmo nei confronti delle Nazioni unite.
Per Martino l’Onu è quasi un simulacro sacro, soprattutto contro l’unilateralismo di George W. Bush.

Ma la Santa Sede esprime la sua voce ufficiale al Palazzo di Vetro attraverso l’osservatore permanente monsignor Celestino Migliore, convinto onusiano ma senza fondamentalismi.


(Vaticano: Chi sale e chi scende... secondo LEFT)


Altro uomo-chiave dell’organigramma ratzingeriano è il cardinale portoghese José Saraiva Martins (74 anni), prefetto della Congregazione dei santi.
Ratzinger, a differenza di Wojtyla, non partecipa alle beatificazioni ma solo alle canonizzazioni dei nuovi santi.
E Saraiva Martins è interprete fedele dell’equilibrio che per Benedetto XVI deve esserci fra le ragioni della storiografia e quelle della Chiesa, soprattutto nei casi controversi (il caso Pacelli su tutti).

Altri collaboratori confermati al loro posto da Ratzinger sono il cardinale tedesco Walter Kasper (73 anni) per le problematiche ecumeniche,
il cardinale francese Paul Poupard (76 anni) per i rapporti con i musulmani e i rapporti fra Chiesa e mondo della cultura,
e il cardinale Francis Arinze (74 anni) per i temi della riforma liturgica.

Uomo forte nella curia vaticana è il cardinale Giovanni Battista Re (72 anni), anche lui confermato da Benedetto XVI alla Congregazione per i vescovi.

Re conosce i meccanismi curiali come pochi, ma sarà importante valutare se i criteri delle nomine episcopali, soprattutto per le diocesi più importanti, seguiranno la richiesta delle Chiese locali di tenere in maggior considerazione le loro designazioni.

Altro pilastro della curia ratzingeriana è il cardinale Alfonso Lopez Trujillo (71 anni), presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. [SM=x44497]
Inflessibile sulle tematiche dell’aborto e della morale sessuale, il porporato colombiano ha trovato il modo, qualche mese fa, di polemizzare con le proposte del cardinale emerito Carlo Maria Martini (ormai fuori da qualsiasi influenza sulle decisioni importanti), il quale aveva ipotizzato in un’intervista concessa al medico cattolico Ignazio Marino di poter utilizzare gli embrioni congelati a favore delle coppie.


Uomo di Ratzinger è il cardinale messicano Javier Lozano Barragan (73 anni), ministro della salute della Santa Sede.
Di recente Barragan ha accusato l’amministrazione Bush per l’edificazione di un muro lungo tutta la frontiera con il Messico.
Non meno duro è stato il suo giudizio sulla proposta di un vescovo anglicano di procedere all’eutanasia nei confronti di bimbi disabili vittime di dolori lancinanti e senza possibilità di cura.

In ascesa è la figura del cardinale italiano Attilio Nicora (69 anni), presidente dell’Apsa (organismo che amministra il patrimonio della Santa Sede).
È un giurista attento alle problematiche sull’esecuzione del regime concordatario fra Italia e Santa Sede.


Per ragioni di età stanno per uscire di scena
i cardinali Ignace Moussa I Daoud (76 anni) e Julian Herranz (76 anni).
Il primo è il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali.

Sarà interessante capire a chi affiderà l’incarico Benedetto XVI.
Il cardinale Herranz, appartenente all’Opus Dei, è il responsabile per l’interpretazione dei testi legislativi
ed è quindi considerato per la sua funzione il giurista del papa.

È da segnalare la posizione che assunse nell’ultimo sinodo di vescovi a favore della possibilità di concedere la comunione anche ai divorziati.

Fra i cardinali di diocesi, in ascesa sono Christoph Schoenborn (61 anni), Vinko Puljic (61 anni), Peter Erdo (54 anni) e, fra gli italiani, Angelo Scola (65 anni) e Carlo Caffarra (68 anni).

Schoenborn è arcivescovo di Vienna ed è un allievo di Benedetto XVI e del grande cardinale Franz Koenig, uno dei protagonisti dell’ostpolitik di Paolo VI.

Puljic è arcivescovo di Sarajevo e con il mondo musulmano è costretto ad avere un approccio difficile.
All’inizio dell’estate il porporato bosniaco è stato costretto a denunciare in Vaticano le difficoltà in cui versano le condizioni dei cristiani di Bosnia-Erzegovina a causa della maggioranza musulmana e papa Ratzinger ne è rimasto molto colpito.

Il cardinale Erdo è primate della Chiesa ungherese ed è stato eletto qualche settimana fa presidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee.
È un canonista finissimo ed è uno dei porporati più giovani del collegio cardinalizio.

Caffarra, arcivescovo di Bologna, in qualità di teologo morale gode della stima di papa Benedetto XVI ed è uno degli astri della Chiesa italiana.
Non poche volte ha criticato la giunta Cofferati.

In ascesa anche Bruno Forte (62 anni) e Vincenzo Paglia (61anni), il primo vescovo di Chieti e il secondo vescovo di Terni (Ndr. dove lavora all'interno del CDA di un gruppo di ricerca sulle cellule staminali).

Caso a parte quello del nuovo arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe.
Ratzinger non solo non lo ha accontentato nell’aspirazione a scalare la Segreteria di Stato,
ma lo ha spostato dalla felpata guida della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli alla frontiera difficile di Napoli.

Eppure Benedetto XVI ripone fiducia sul fatto che Sepe sappia dare nuova linfa alla Chiesa partenopea dopo la lunga parentesi opaca del suo predecessore Michele Giordano.
Con il convegno ecclesiale di Verona in discesa appare la candidatura di Dionigi Tettamanzi (72 anni), arcivescovo di Milano, alla guida della Cei.

La promozione di padre Federico Lombardi, che da molti anni è direttore di Radio Vaticana,
a portavoce papale è la conferma della stima di Ratzinger nei confronti dei gesuiti.

Ciò non significa affatto che l’uscita di scena di Joachin NavarroValls sia da interpretare come uno sgambetto all’Opus Dei.
Anche se non tutti in Vaticano hanno gradito che l’ex portavoce papale abbia cominciato a pontificare dalle colonne di giornali zapateriani,
attribuendo pagelle di cattolicità a destra e a manca.
A ogni papa il suo codice. E il suo portavoce.


Dagospia 24 Novembre 2006
siderius
00sabato 25 novembre 2006 15:11
[SM=x44462] [SM=x44462]

Ottimo lavoro, come sempre, Etrù!!!

Leggendo i nominativi e le mansioni di questi rispettabili dipendenti del Vaticano, il primo pensiero è stato:
"meno male che appartengono ad un altro Stato e quindi nn gravano sul ns bilancio..."

Poi...ho riflettuto...e mi vien da piangere [SM=x44471]
@roldo
00sabato 25 novembre 2006 18:43
Non mi immaginavo che in Vaticano ci fossero tutte queste complicazioni [SM=x44466]

Non sapevo nemmeno che l'Opus Dei fosse contrapposto all'ordine dei Gesuiti,
pensavo che andassero tutti d'amore e d'accordo [SM=x44466]
Catilina.Ancona
00domenica 26 novembre 2006 01:16
Re:

Scritto da: @roldo 25/11/2006 18.43
Non mi immaginavo che in Vaticano ci fossero tutte queste complicazioni [SM=x44466]

Non sapevo nemmeno che l'Opus Dei fosse contrapposto all'ordine dei Gesuiti,
pensavo che andassero tutti d'amore e d'accordo [SM=x44466]



Bè, ora che sei sopravvissuto a questo trauma...ti confido alcune
cosette: lo sai che Babbo Natale e la Befana sono un'invenzione di papà e mamma ? E..a proposito di papà e mamma, lo sai, vero, che i bambini non si trovano sotto i cavoli nè tantomeno li porta la cicogna ?
[SM=x44456] [SM=x44456] [SM=x44456] [SM=x44456] [SM=x44456] [SM=x44456] [SM=x44456] [SM=x44456] [SM=x44456]
Etrusco
00giovedì 11 gennaio 2007 13:25
Re:

Scritto da: siderius 25/11/2006 15.11
[SM=x44462] [SM=x44462]

Ottimo lavoro, come sempre, Etrù!!!

Leggendo i nominativi e le mansioni di questi rispettabili dipendenti del Vaticano, il primo pensiero è stato:
"meno male che appartengono ad un altro Stato e quindi nn gravano sul ns bilancio..."

Poi...ho riflettuto...e mi vien da piangere [SM=x44471]



[SM=x44500]
pensiamo solo all'ultimo regalo che lo Stato ha fatto al Clero: l'esenzione dell'ICI su immobili cattolici persino se destinati ad attività commerciali [SM=x44493]
Qualche giorno fa sono andato ad Assisi, cercavo il convento delle clarisse (affittano camere a studentesse e turisti vari),
mi illudevo che fosse facile la ricerca seppur tra i tanti altri conventi, case dei pellegrini, mense, ristoranti cattolici, etc. etc.
poi però mi sono accorto che di conventi di clarisse ce n'erano troppi e la ricerca s'è fatta impegnativa [SM=x44465]

Etrusco
00venerdì 12 gennaio 2007 19:39
SALVATE IL SOLDATO DI CRISTO RATZINGER
- L’INCIDENTE DIPLOMATICO CON ISRAELE, LA GAFFE SULL’ISLAM, ORA LO SCANDALO DEL VESCOVO-SPIA:
SUPERFICIALITA’, INEFFICIENZA O TRAPPOLA PER PAPA

– SCOPPIA NELLA CURIA LA GUERRA PER BANDE: CHI SONO E COME SI MUOVONO…




Ignazio Ingrao per “Panorama”



Poche righe in latino all’indomani della nomina del nuovo arcivescovo di Varsavia, Stanislaw Wojciech Wielgus.
Benedetto XVI annuncia al predecessore, il cardinale Józef Glemp, che fra tre anni perderà anche il titolo di primate di Polonia, che nel 1992 Giovanni Paolo II gli aveva conferito a vita.
È l’ultimo colpo al rapporto, sempre più incrinato, tra il Papa tedesco e i fedeli polacchi.
La causa di beatificazione di Karol Wojtyla procede a ritmo di record, ma per la Chiesa polacca è l’ora della resa dei conti.


(L'ex arcivescovo di Varsavia, Stanislaw Wielgus)


Negata la porpora a Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i laici, ghostwriter degli ultimi libri di Giovanni Paolo II.
Sostituito il cardinale Edmund Szoka, americano di origine polacca, al governatorato del Vaticano.
Prossime mosse: il trasferimento del segretario della Congregazione per le cause dei santi, Edward Nowak, alla piccola chiesa di San Stanislao, come cappellano degli immigrati polacchi a Roma.
E la sostituzione dell’arcivescovo di Mosca, Tadeusz Kondrusiewicz, di origine polacca, per favorire l’incontro tra il Papa e il Patriarca Alessio II.
Benedetto XVI punta a riorganizzare la Chiesa in Polonia, lacerata tra l’anima nazionalista e ultraconservatrice, raccolta intorno al fondatore di Radio Marja, Tadeusz Rydzyk, e quella progressista legata all’intelligencija wojtyliana, animata da Adam Boniecki.

Dopo aver bocciato sei candidati, per Varsavia il Papa ha scelto Wielgus:
un lungo curriculum accademico, fama di conservatore ma poco disponibile a fare concessioni al governo nazionalista dei fratelli Kaczynski.
Eppure, qualcosa non ha funzionato nel meccanismo di nomina: mentre a Roma si minimizzavano le voci sul coinvolgimento di Wielgus nei servizi segreti, in Polonia ambienti governativi ed ecclesiali soffiavano sul fuoco della campagna volta a screditarlo.

Benedetto XVI ha difeso la sua decisione fino all’ultimo, convinto che non si debba «indulgere a facili accuse in assenza di prove reali o ignorando le differenti precomprensioni» all’epoca del regime comunista.
Ma quando è emerso che Wielgus aveva mentito, e che il rapporto di fiducia con i fedeli era compromesso, il Pontefice ha chiesto al neoarcivescovo di Varsavia di dimettersi.
Il 6 gennaio, al termine della messa per l’Epifania, la sacrestia della Basilica di San Pietro è stata testimone del drammatico epilogo. Il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha chiesto al prefetto della Congregazione per i vescovi, Giovanni Battista Re, di comunicare a Wielgus la decisione del Papa.

Tra coloro che non approvavano la nomina c’era l’arcivescovo di Cracovia, cardinale Stanislaw Dziwisz.
L’ex segretario di Wojtyla avrebbe potuto riferire molti particolari sul periodo nel quale Wielgus aveva avuto contatti con i servizi segreti, ma è rimasto in silenzio.
Qualcosa rivelerà nel suo atteso libro di memorie, scritto insieme al giornalista Gianfranco Svidercoschi, in uscita il prossimo 24 gennaio (Una vita con Karol).
Il dietrofront tuttavia non ha compromesso i progetti di Benedetto XVI sulla Chiesa polacca.
Già si parla della possibile sostituzione del nunzio Józef Kowalczyk, capro espiatorio dell’intera vicenda. Come successore di Glemp a Varsavia ora si fa il nome del vescovo di Radom, Zygmunt Zimowski, che ha lavorato con Ratzinger alla Congregazione per la dottrina della fede. I wojtyliani resteranno ancora una volta delusi.



Nel frattempo continua la caccia contro i sacerdoti che hanno collaborato con la polizia segreta.
Si è dimesso il parroco della cattedrale del Wavel, Janusz Bielanski, compagno di seminario del cardinale Dziwisz. Sono indiziati anche il rettore del santuario di Zakopane, Miroslaw Drozdek, e il primo biografo di Wojtyla, Mieczyslaw Malinski. Nel 1978 i servizi segreti avrebbero arruolato 14 vescovi polacchi. E c’è chi prevede che il cerchio si potrebbe stringere fino a chiamare in causa persino l’ex segretario di Wojtyla, Dziwisz. Ma il Papa non si lascia intimorire e ha denunciato, per bocca del suo portavoce, padre Federico Lombardi, la «strana alleanza fra i persecutori di un tempo» e gli avversari di oggi.

La vicenda polacca ha fatto intuire la battaglia silenziosa che si consuma dentro le mura vaticane.
A quasi due anni dall’elezione, Benedetto XVI si trova ancora a dover fare i conti con gruppi e cordate che si erano formati durante gli ultimi anni del lungo pontificato di Wojtyla.
Il Papa tedesco vorrebbe una Chiesa concentrata sull’annuncio del messaggio evangelico,
alleggerita del peso di troppe strutture.
Pochi mesi prima della morte di Wojtyla, il futuro pontefice aveva denunciato «la sporcizia» che si annida nella Chiesa.
Ma non è facile fare pulizia.


Benedetto XVI non ha il temperamento del decisionista e deve fare i conti con l’età (compirà 80 anni il 16 aprile).
In più le sue iniziative incontrano molte resistenze.
I cardinali francesi,
guidati dal presidente della Conferenza episcopale Jean-Pierre Ricard, si oppongono a liberalizzare la messa in latino di San Pio V.

Si è fermata la riorganizzazione della Curia, studiata dal cardinale Attilio Nicora per ridurre gli uffici e contenere le spese. Lungo e macchinoso è stato il trasferimento dell’ex segretario di Stato, Angelo Sodano, nella sua nuova residenza, costringendo il successore Bertone a vivere per tre mesi in una dépendance. Bloccata da tempo la rotazione dei nunzi nelle principali sedi diplomatiche.

Delusi pure alcuni grandi elettori di Benedetto XVI, che contavano di essere premiati per il loro sostegno in conclave.

Irritati i legionari di Cristo e i loro sostenitori messicani, perché il fondatore, Marcial Maciel, accusato di abusi sessuali, è stato condannato dal Papa senza processo.

L’Opus Dei vede ridotta la sua presenza nella Curia: dopo il portavoce Joaquín Navarro-Valls, potrebbe lasciare l’incarico anche il presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi, Julián Herranz, mentre le competenze del suo dicastero passerebbero al Tribunale della segnatura apostolica.

Bocconi amari anche per il cardinale Camillo Ruini.
Nel frattempo i porporati statunitensi reclamano un peso maggiore
nella Curia poiché, nonostante i risarcimenti alle vittime dei preti pedofili, la Chiesa Usa resta al primo posto per contributi finanziari alla Santa Sede.
I latinoamericani, pur avendo incassato la nomina dell’ex arcivescovo di San Paolo, Cláudio Hummes, a prefetto della Congregazione per il clero,
lamentano la disattenzione del Papa alle difficoltà che attraversa il loro continente.

Nei prossimi giorni la Pontificia commissione per l’America Latina preparerà una lista di problemi da sottoporre al Papa in vista del suo viaggio in Brasile.
Difficile anche per la Chiesa tedesca tenere unite le diverse anime, rappresentate dai cardinali Karl Lehmann, Joachim Meisner e Walter Kasper.

Non è agevole muoversi all’interno di una geografia così complessa.
Per molti mesi Benedetto XVI è apparso isolato, chiuso nel suo studio a limare i discorsi, a scrivere il libro su Gesù di Nazareth.
Dal Battesimo nel Giordano alla Trasfigurazione (ad aprile in libreria) e a suonare il pianoforte.
Uniche uscite, le cene a casa del suo ex segretario, monsignor Josef Clemens.
Ratzinger ha pagato cara la mancanza di gioco di squadra: l’incidente diplomatico con lo Stato di Israele nel luglio 2005, le furiose polemiche seguite al discorso di Ratisbona in settembre, il caso Wielgus di questi giorni.


(Papa Ratzinger)


Solo pochi mesi fa il Papa ha finalmente cominciato a formare il suo piccolo gruppo di lavoro:
il segretario di Stato, Bertone,
il «ministro degli esteri», Dominique Mamberti,
il direttore della Sala stampa, Lombardi.
Ai quali si sono aggiunti il cardinale indiano Ivan Dias alla guida della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e il brasiliano Hummes.


Il Papa, timido e solitario, ha scelto come suo braccio destro un salesiano esuberante e pieno di spirito di iniziativa come Bertone.
Dalla riuscita di questo rapporto dipenderà l’incisività dell’azione riformatrice di Benedetto XVI.
Il segretario di Stato ha proposto, scherzando, di formare la squadra di calcio del Vaticano.
In Curia il campionato è già iniziato:
nei prossimi mesi si vedrà se il team Ratzinger-Bertone avrà la meglio sulle altre squadre.


Dagospia 12 Gennaio 2007

[Modificato da Etrusco 12/01/2007 19.41]

Nikki72
00venerdì 12 gennaio 2007 20:37
Re:



La vicenda polacca ha fatto intuire la battaglia silenziosa che si consuma dentro le mura vaticane.
A quasi due anni dall’elezione, Benedetto XVI si trova ancora a dover fare i conti con gruppi e cordate che si erano formati durante gli ultimi anni del lungo pontificato di Wojtyla.
Il Papa tedesco vorrebbe una Chiesa concentrata sull’annuncio del messaggio evangelico,
alleggerita del peso di troppe strutture.
Pochi mesi prima della morte di Wojtyla, il futuro pontefice aveva denunciato «la sporcizia» che si annida nella Chiesa.
Ma non è facile fare pulizia.

Benedetto XVI non ha il temperamento del decisionista e deve fare i conti con l’età (compirà 80 anni il 16 aprile).
In più le sue iniziative incontrano molte resistenze.

Irritati i legionari di Cristo e i loro sostenitori messicani, perché il fondatore, Marcial Maciel, accusato di abusi sessuali, è stato condannato dal Papa senza processo.

L’Opus Dei vede ridotta la sua presenza nella Curia.

Per molti mesi Benedetto XVI è apparso isolato, chiuso nel suo studio a limare i discorsi, a scrivere il libro su Gesù di Nazareth.
Dal Battesimo nel Giordano alla Trasfigurazione (ad aprile in libreria) e a suonare il pianoforte.
Uniche uscite, le cene a casa del suo ex segretario, monsignor Josef Clemens.
Ratzinger ha pagato cara la mancanza di gioco di squadra: l’incidente diplomatico con lo Stato di Israele nel luglio 2005, le furiose polemiche seguite al discorso di Ratisbona in settembre, il caso Wielgus di questi giorni.

Solo pochi mesi fa il Papa ha finalmente cominciato a formare il suo piccolo gruppo di lavoro.

Il Papa, timido e solitario, ha scelto come suo braccio destro un salesiano esuberante e pieno di spirito di iniziativa come Bertone.
Dalla riuscita di questo rapporto dipenderà l’incisività dell’azione riformatrice di Benedetto XVI.
Il segretario di Stato ha proposto, scherzando, di formare la squadra di calcio del Vaticano.
In Curia il campionato è già iniziato:
nei prossimi mesi si vedrà se il team Ratzinger-Bertone avrà la meglio sulle altre squadre.



Spero vivamente che il team Ratzinger-Bertone abbia la meglio [SM=x44462] [SM=x44459]

[Modificato da Nikki72 12/01/2007 20.38]

cuerpo de marrano
00domenica 14 gennaio 2007 14:52
Re: Re:

Scritto da: Nikki72 12/01/2007 20.37



La vicenda polacca ha fatto intuire la battaglia silenziosa che si consuma dentro le mura vaticane.

Il segretario di Stato ha proposto, scherzando, di formare la squadra di calcio del Vaticano.
In Curia il campionato è già iniziato:
nei prossimi mesi si vedrà se il team Ratzinger-Bertone avrà la meglio sulle altre squadre.



Spero vivamente che il team Ratzinger-Bertone abbia la meglio [SM=x44462] [SM=x44459]




Cioè? Ratzinger farebbe il presidente
e Bertone il CT? [SM=x44452]

Di sicuro avrebbero un bel vantaggio nei dibattiti calcistici dopo partita!
Per ogni contestazione arbitrale potranno appellarsi allo Spiritosanto [SM=x44455]
o alla mano di Dio [SM=x44451]

Etrusco
00sabato 20 gennaio 2007 03:40
“EMINENCE”-POWER: LUNEDI’ INIZIA IL POST-RUINI CON LO SCOLA(PASTA) IN TESTA



A votarlo tra pochi giorni saranno 368, il posto di potere è molto ambito perchè come ha dimostrato l'attuale presidente, Camillo Ruini, gli interventi "temporali" di "Eminence" pesano sulla vita politica italiana.
Per i vescovi della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) l'appuntamento è per lunedì prossimo alle 17 quando si apriranno i lavori del Consiglio Episcopale Permanente.

All'ordine del giorno c'è la scelta del tema per la 57esima Assemblea Generale che si terrà a Roma verso la fine di maggio, e tutto fa pensare che sia ormai prossima la scelta del successore di Ruini.


(Angelo Scola - da Lapresse)


A battersela sul filo di lana sono rimasti in due.
Il primo è il Patriarca di Venezia, Angelo Scola, 66 anni, pugliese, figlio di un camionista e di una casalinga. Ha studiato a Friburgo, nel '91 è diventato vescovo di Grosseto, poi rettore della Pontificia Università Lateranense e dal gennaio 2002 guida la diocesi di Venezia.
Il secondo candidato alla poltrona di "Eminence" è l'Arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli, 71 anni, d'origine umbra, che è stato per cinque anni segretario generale della Cei e nel 2001 è arrivato a Firenze come Arcivescovo.
I bookmakers del Vaticano scommettono sul Patriarca di Venezia che guida la diocesi più ricca d'Italia grazie ai contributi generosi dei fedeli e degli imprenditori del Triveneto. Il suo motto è: "sufficit gratia tua", basta la tua grazia. Che aggiunta all'obolo dei padroncini veneti può portare a capo dei 368 vescovi.

Etrusco
00mercoledì 31 gennaio 2007 01:44
DOPO NAVARRO E SODANO
STA PER ROTOLARE LA TESTA DELL'ULTIMO WOJTYLIANO


RATZINGER CAMBIA MAESTRO (DELLE CERIMONIE):
FUORI MARINI, DENTRO CAMALDO


IL MONDANISSIMO CAMALDO, AMICO DEI SAVOIA E STAR DELLE FESTE DI GAI MATTIOLO




Reportage d’antan di Umberto Pizzi a casa di Massimo Leonardelli, il braccio destro dello stilista Gai Mattiolo, starring monsignor Franco Camaldo


Dopo quelle di Navarro Valls e il segretario di Stato Angelo Sodano sta per rotolare la testa dell'ultimo wojtyliano rimasto in Vaticano dopo le epurazioni di papa Ratzinger.
L'arcivescovo Piero Marini, da quasi venti anni Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, il Don Lurio del Vaticano, il coreografo del papa, regista di tutte le trovate più ardite, come le danze africane sul sagrato di piazza San Pietro, apprezzatissime dai producer televisivi ma detestate in Curia. Con Giovanni Paolo II aveva raggiunto l'apice del potere, l'ombra del papa in tutte le messe e nominato arcivescovo.



Ratzinger, invece, non lo ha mai amato:
anzi, è un nemico della riforma liturgica del dopo-Concilio voluta da monsignor Annibale Bugnini, il maestro di Marini,
che fu costretto a dimettersi negli anni Settanta perché in odore di eresia (e di massoneria).

Per Marini è pronto il posto di arcivescovo di Mantova, ci sono le ultime resistenze da vincere ma sarà nominato il 15 febbraio.
Al suo posto, in pole position, c'è monsignor Franco Camaldo:
già noto alle cronache mondane: fotografato da Pizzi a casa di Massimo Leonardelli, il braccio destro dello stilista Gai Mattiolo, spuntato anche nelle intercettazioni di Vallettopoli come consigliere e amico di Vittorio Emanuele Savoia. Altri riti, altre cerimonie.






Dagospia 30 Gennaio 2007
WARWARWAR
00venerdì 2 febbraio 2007 12:06
Personalmente, non mi interessa chi siano gli UOMINI che comandano in Vaticano.
Da cristiano convinto (e critico nei confronti della Chiesa) ritengo che l'unico che comandi la Cristianità sia Gesù Cristo.
Etrusco
00venerdì 2 febbraio 2007 12:33
Re:

Scritto da: WARWARWAR 02/02/2007 12.06
Personalmente, non mi interessa chi siano gli UOMINI che comandano in Vaticano.
Da cristiano convinto (e critico nei confronti della Chiesa) ritengo che l'unico che comandi la Cristianità sia Gesù Cristo.




ed i suoi insegnamenti!

[SM=x44459] [SM=x44462]
cannonball
00venerdì 9 febbraio 2007 00:16
E noi in Italia ci lamentiamo che dobbiamo pagare lo stipendio a troppi ministri e parlamentari?
Per fortuna che a tutti questi porporati non li devo mantenere io con le mie tasse [SM=x44461]
oppure no? [SM=x44466] [SM=x44473]
Etrusco
00giovedì 1 marzo 2007 20:46
Chi difende i "Valori" cattolici nell'alta finanza?

LA (SCUOLA) LOBBY DI CIVILTÀ CATTOLICA

– DA DRAGHI A MONTEPREZZOLO, DA RUTELLI AD ABETE, I VALORI VANNO AL “MASSIMO” (QUELLI CONTENUTI NEI FORZIERI DELLA BANCA D’ITALIA)

– MA CUCCIA RESTA A CUCCIA…



Denise Pardo per “Panorama” in edicola domani


Se il ribaltone in seno alla Capitalia fosse andato in porto, la lobby «Massimo» avrebbe fatto la ola.
E segnato un’altra tacca. L’interim, in caso di sostituzione dell’amministratore delegato Matteo Arpe, era infatti predestinato al vicepresidente della banca governata da Cesare Geronzi, Paolo Cuccia,
altro smagliante ex alunno della scuola romana fondata dai gesuiti.
L’operazione è saltata, ma gli ex ragazzi della scuola-lobby linkata alla rivista Civiltà cattolica se la passano molto bene.
«Però il nostro legame è fatto solo di valori» dicono gli ex allievi.


(Cesare Geronzi e Matteo Arpe - Foto U.Pizzi)


Valori, appunto.
Parola squisitamente gesuitica nella sua doppia interpretazione spirituale e materiale.
Valori come quelli contenuti nei forzieri della Banca d’Italia: sulla vetta brilla il governatore Mario Draghi, icona fra le icone degli ex alunni.
Come quelli posseduti dalla Bnl guidata da Luigi Abete.
O della olandese Abn Amro (al centro del grande tavolo del risiko bancario) dove Cuccia splende.
O ancora: quelli della Finnat di Giampietro Nattino, banca piccola ma molto, molto influente, nel cui cda siede anche Franco Caltagirone.


(Luigi Abete - Foto U.Pizzi)


I pezzi grossi della cara lobby non si fermano qui.
In politica ha un vicepremier e ministro: Francesco Rutelli.
Nella Polizia, ha educato il capo: è Gianni De Gennaro.
Alla Fiat e alla Confindustria può fregiarsi del presidente, Luca di Montezemolo.
Nel mondo del calcio ecco Giancarlo Abete, fratello di Luigi e vicepresidente vicario Figc.
Lobby continua. Al Massimo.



Dagospia 01 Marzo 2007
Etrusco
00venerdì 11 maggio 2007 01:27
RATZINGA MURATORE

LA CHIESA POSSIEDE IL 20-22% DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE ITALIANO


UN QUARTO DI ROMA È INTESTATO A DIOCESI, ENTI E SOCIETÀ DEL VATICANO

I PRIMI ACQUIRENTI DI BENI DELLA CURIA SONO IL SANTANDER E IL BILBAO, VIA OPUS DEI





Parte dell’inchiesta di Sandro Orlando per il settimanale “Il Mondo”, in edicola domani



L'ultimo a essere venduto è stato un immenso complesso monastico sulla Camilluccia, alle spalle di Monte Mario.
Nella stessa arteria a nord ovest della Capitale, zona Trionfale, un tempo tappezzata di rifugi per pellegrini e lazzareti, l'immobiliarista casertano Giuseppe Statuto si è portato via un ex convento del XVIII secolo di importante valenza storica, con una superficie di quasi 5 mila metri quadri, ed inserito in un'area naturale tre volte più grande.


(Copertina de 'il Mondo')


Ma Statuto, l'enfant prodige dei nuovi palazzinari romani, l'unico ad non essere sfiorato dalle disavventure giudiziarie dei «furbetti del quartierino», in arte Stefano Ricucci e Danilo Coppola,
deve avere buoni santi in Paradiso.
Davvero: anche perché è uno dei rari operatori del settore ad avere accesso agli affari immobiliari della Chiesa.
E così con la sua Michele Amari e le altre controllate attive nella Capitale
(Bixio 15, Diemme Immobiliare, Derilca, Egis)
in questi anni è andato collezionando immobiili di pregio dismessi da congregazioni religiose, ordini e confraternite
.

La svolta è arrivata alla fine del 2002, con la nomina del cardinale Attilio Nicora alla presidenza dell'Amministrazione del patrimonio della sede apostolica (APSA),
uno dei due pilastri economici del Vaticano, insieme all'Istituto per le Opere di religione (IOR), la banca pontificia.

Una holding, l'Apsa, che a Roma risulta proprietaria di beni per pochi milioni, perché iscritti a bilancio al costo storico, e accatastati sempre come popolari o ultrapopolari, pur situandosi in pieno centro.

Attraverso società come la Sirea, che ha intestati due palazzi in piazza Cola di Rienzo, valutati neanche 3 milioni e dati in affitto alla Direzione investigativa antimafia;
la Edile Leonina, con locali per altri 3 milioni, occupati dal Viminale;
e la Nicoloso da Recco, titolare di quattro appartamenti, dal valore nominale di appena 50 mila euro.
Ma che invece ha un potere di indirizzo enorme sull'immenso patrimonio che fa capo alla Chiesa e agli oltre 30 mila enti religiosi che operano sul territorio.



Un patrimonio sfuggito a ogni censimento, nei quasi ottant'anni seguiti al Concordato che dal 1929 regola i rapporti tra Stato e Vaticano.
Come aveva sottolineato anche Francesco Rutelli, all'indomani della revisione dei Patti lateranensi.

In un acceso dibattito parlamentare dell'aprile 1985 sulla legge che istituiva il Fondo edifici di culto, l'allora deputato radicale aveva fatto mettere agli atti l'interminabile elenco dei palazzi posseduti dagli enti ecclesiastici nella sola città di Roma per dare la consistenza reale dei beni della Curia.

E rovesciare così quella visione di una confessione «poverella» che aveva spinto la Dc ad accollare allo Stato mille miliardi di lire (dell'epoca) di spese l'anno, per il mantenimento dei luoghi adibiti a culto.
Poi Rutelli è diventato sindaco, e con la pioggia di finanziamenti pubblici arrivata con il Giubileo del 2000, 3.500 miliardi di lire per parcheggi e sottopassi, restauri di cappelle e palazzi, ristrutturazioni edilizie e nuovi alloggi per pellegrini, ha dato il suo contributo all'ulteriore espansione terrena della Chiesa.

Quattrocento istituti di suore,
300 parrocchie,
250 scuole cattoliche,
200 chiese non parrocchiali,
200 case generalizie,
90 istituti religiosi,
65 case di cura,
50 missioni,
43 collegi,
30 monasteri,
20 case di riposo, altrettanti seminari,
18 ospedali,
16 conventi,
13 oratori,
10 confraternite,
6 ospizi.
Sono quasi 2 mila gli enti religiosi residenti nella Capitale, e risultano proprietari di circa 20 mila terreni e fabbricati, suddivisi tra città e provincia.

Un quarto di Roma, a spanne, è della Curia.
Partendo dalla fine di via Nomentana, all'altezza dell'Aniene, dove le Orsoline possiedono un palazzo di sei piani da oltre 50 mila metri quadri di superficie,
mentre le suore di Maria Ripatrarice si accontentano di un convento di tre piani;
e scendendo a sud est per le centralissime via Sistina e via dei Condotti, fino al Pantheon e a piazza Navona, dove edifici barocchi e isolati di proprietà di confraternite e congregazioni si alternano a istituzioni come la Pontificia università della Santa Croce.



E ancora, continuando giù per il lungotevere e l'isola Tiberina, che appartiene interamente all'ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio.
E poi su di nuovo per il Gianicolo, costeggiando il Vaticano fino sull'Aurelia Antica dove si innalza l'imponente Villa Aurelia, un residence con 160 posti letto, con tanto di cappella privata e terrazza con vista su San Pietro, che fa capo alla casa generalizia del Sacro Cuore.

È tutto di enti religiosi.
Un tesoro immenso che si è accumulato nei decenni grazie a lasciti e donazioni:
più di 8 mila l'anno scorso nella sola area di Roma città.


Ma non c’è solo la Capitale.
La Curia vanta possedimenti cospicui anche nelle roccaforti bianche del Triveneto e della Lombardia:
a Verona, Padova,Trento.
Oppure a Bergamo e Brescia, dove gli stessi nipoti di Paolo VI, i Montini, di mestiere fanno gli immobiliaristi.

«Il 20-22% del patrimonio immobiliare nazionale è della Chiesa»,
stima Franco Alemani del gruppo Re, che da sempre assiste suore e frati nel business del mattone
.

Senza contare le proprietà all’estero.
«A metà degli anni ‘90 i beni delle missioni si aggiravano intorno ai 800-900 miliardi di vecchie lire, oggi dovrebbero valere dieci volte di più»
, osserva l’immobiliarista Vittorio Casale, massone conclamato che all’epoca era stato chiamato dal cardinale Jozef Tomko a partecipare ad un progetto di ristrutturazione del patrimonio di Propaganda Fide, il ministero degli Esteri del Vaticano.

Dicevamo del cardinale Nicora.
Legatissimo ad Angelo Caloia, il banchiere del Mediocredito centrale che si è fatto interprete del rinnovamento dello IOR dopo il crack dell'Ambrosiano
,
Nicora è stato per tutti gli anni '90 «assistente spirituale e stimolatore» di un ristretto cenacolo milanese,
il gruppo Cultura Etica e Finanza,
nato per «porre a confronto il cattolicesimo col travolgente imporsi del primato economico-finanziario»,
come ha scritto Giancarlo Galli nel suo informatissimo libro sulla Chiesa e il capitalismo (Finanza bianca, 2004).
Arrivato al vertice dell'APSA, Nicora ha cercato di fare ordine nel portafoglio immobiliare della Santa Sede, con le stesse logiche dei banchieri da lui frequentati.



Scoperto con il Giubileo, il fenomeno del turismo religioso si è conquistato l’attenzione crescente delle alte sfere della Chiesa.
Intorno a questo nuovo business si è sviluppata l’Opera romana pellegrinaggi di Monsignor Liberio Andreatta
, cui fa capo l’agenzia viaggi Quo Vadis.
Insieme al gruppo Cit la Santa Sede aveva anche messo a punto un progetto molto ambizioso per creare a Pietrelcina, il luogo natio di Padre Pio, un polo turistico religioso, con 76 milioni di investimenti: poi la crisi dell’operatore viaggi ha fermato tutto.
Ma che il settore sia in crescita lo dicono le cifre:
in tutto il paese si contano circa 3.300 case per ferie gestite da enti religiosi, con un giro d'affari annuo stimato in 4,5 miliardi, e 200 mila posti letto.

Di questi 5 mila sono a Roma, città che solo a Pasqua registra più di 600 mila pellegrini.
Oltretutto il calo delle vocazioni ha svuotato abbazie e monasteri, che sono più di 2 mila in tutta Italia, e questo proprio mentre gli ordini venivano chiamati a rispondere ad una nuova razionalità economica.
È un boom che ha moltiplicato i cantieri per trasformare antichi conventi e collegi religiosi in case di accoglienza e veri e propri alberghi, soprattutto nella Capitale.


E così un palazzo del Borromini di proprietà delle suore Oblate di Santa Maria dei Sette dolori in Trastevere si avvia a diventare un hotel con 62 camere. Sempre a Trastevere è già in funzione il San Giuseppe di vicolo Moroni, mentre il Collegio gregoriano di via San Teodoro, che s'affaccia sul Palatino, verrà dato in gestione a terzi dopo la riconversione.

È una febbre edilizia che finora è stata gestita con riservatezza da pochi intermediari di fiducia, primo tra tutti il gruppo "R.E.", Religiosi ed Ecclesiastici, di Vincenzo Pugliesi e Franco Alemani. Una realtà nata più di vent'anni fa, con lo slogan «non dannatevi per vendere un convento», che si è specializzata nella compravendita e ristrutturazione di beni ecclesiastici e oggi ricava dall'attività con ordini e congregazioni una trentina di milioni l'anno (su un fatturato complessivo di 55 milioni).

«La prima richiesta che ci arriva», spiega il vicepresidente Alemani, «è vendere sempre dando la prelazione alla Chiesa». È per questo che sono bandite le aste mentre a dirigere la controllata cui fa capo il business religioso, la Re spa, è stato chiamato di recente l'erede di una delle famiglie che contano in Spagna, Antonio Fraga Sanchez. I primi acquirenti di beni della Curia sono proprio loro, il Santander e il Bilbao, da sempre a braccetto con il potentissimo Opus Dei.

BENI IMMOBILI
All'incirca il 20-22% del patrimonio immobiliare italiano fa capo alla Chiesa. Un quarto di Roma è intestato a diocesi, congregazioni religiose, enti e società del Vaticano. Solo le proprietà che fanno capo a Propaganda Fide (il «ministero degli Esteri» del Vaticano che coordina l'attività delle missioni nel mondo) ammontano a 8-9 miliardi.
Negli ultimi due anni il Vaticano ha cominciato a fare trading immobiliare, vendendo beni per quasi 50 milioni. Nel 2006 a Roma si sono registrate più di 8 mila donazioni di beni immobiliari, in provincia sono state 3.200. Il doppio rispetto a una città come Milano. Il più grande intermediario immobiliare che lavora con la Chiesa, il gruppo Re spa, realizza da questa attività circa 30 milioni di fatturato.

PATRIMONI
Il patrimonio ufficialmente gestito dallo Ior, la banca del Vaticano, e l'Apsa, sfiora i 6 miliardi.

TURISMO
In tutta Italia si contano 200 mila posti letto gestiti da religiosi, con 3.300 indirizzi, tra case per ferie, hotel, centri di accoglienza per pellegrini. il giro d'affari è stimato in 4,5 miliardi.
In tutto il paese si contano più di 2 mila monasteri e abbazie. A Roma sono 5 mila i posti letto ufficialmente disponibili in ex conventi e collegi religiosi. Il giro d'affari del turismo religioso nella Capitale è stimato intorno ai 150 milioni di euro.


Dagospia 10 Maggio 2007
Etrusco
00lunedì 11 giugno 2007 17:07
IL NUOVO GIANNI LETTA DELLA CURIA ROMANA SI CHIAMA FERNANDO FILONI
 ALLIEVO DEL SEGRETARIO DI STATO BERTONE,
NOMINATO VESCOVO DA KAROL,
È STATO NUNZIO APOSTOLICO IN IRAQ:
HA CRITICATO LA GUERRA, MA INCORAGGIATO LA PERMANENZA DELLE TRUPPE ALLEATE&


Da Il Foglio



E atteso per oggi (sabato, ndD) lannuncio della nomina del nuovo Sostituto per gli affari generali della segreteria di stato vaticana in sostituzione dellarcivescovo Leonardo Sandri, che a sua volta viene nominato prefetto della prestigiosa congregazione per le Chiese orientali.
Per quanto riguarda gli equilibri della Curia romana si tratta di una nomina di grande importanza, seconda solo a quella del cardinale segretario di stato.

Quello del Sostituto infatti è un posto chiave nellorganigramma del governo centrale della chiesa cattolica.
Equivale grosso modo alla carica di sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo repubblicano.

Il Sostituto governa la prima sezione della segreteria di stato che conta centocinquanta dipendenti tra diplomatici, officiali e addetti, ed è il punto di snodo tra il Papa e il suo più stretto collaboratore, il segretario di stato, e il resto dei dicasteri pontifici.

In passato un paio di sostituti sono diventati Papi:
Giacomo della Chiesa (Benedetto XV)
e Giovanni Battista Montini (Paolo VI).
Altri, come Giovanni Benelli, non sono diventati pontefici, ma hanno avuto un ruolo importantissimo, a volte leggendario.
Giovanni Paolo II allinizio di pontificato cambiò dopo pochi mesi il Sostituto ereditato, Giuseppe Caprio.
Papa Benedetto, non volendo forzare la volontà dellinteressato, ha atteso poco più di due anni.
Il nuovo Gianni Letta della Curia romana è un pugliese di 61 anni e si chiama Fernando Filoni.
Originario di Manduria (Ta), nel 1970 viene ordinato sacerdote per la diocesi di Nardò-Gallipoli.

Nel 1979 entra nellAccademia che forma i diplomatici vaticani. Ne esce nel 1981 e ha come prima destinazione il tormentato Sri Lanka.

Successivamente è numero due della nunziatura dellIran dellimam Khomeini. Dal 1985 al 1989 lavora nella prima sezione della segreteria di stato, quella che oggi è chiamato a dirigere. Fa parte del gruppo di diplomatici che si occupa degli organismi internazionali multilaterali. Chi lo ha conosciuto in quel periodo di lavoro lo ricorda come un gran lavoratore, prudente, di poche parole e non amante del pettegolezzo curiale, sapido nella scrittura. Nel 1989 viene mandato nella nunziatura del Brasile, dove rimane fino al 1992, quando viene nominato addetto culturale presso la nunziatura delle Filippine.

Si tratta di un incarico molto delicato perché in realtà chi lo ricopre non risiede a Manila, ma a Hong Kong, dove funge da ambasciatore ufficioso presso quella che nel 1997 diventa una ex colonia britannica e osservatorio privilegiato della chiesa cattolica in quella Cina che è tuttora off limits alla diplomazia vaticana. In questi anni Filoni si distingue per un atteggiamento aperto, da colomba, nei confronti delle comunità cattoliche cinesi ufficiali. Filoni conserva questo incarico fino al 2001 quando viene nominato nunzio apostolico in Iraq e Giordania.

Consacrato vescovo da Giovanni Paolo II arriva a Baghdad poco prima della guerra anglo-americana che farà cadere il regime di Saddam. Filoni, insieme allambasciatore cubano, è lunico diplomatico a non lasciare la capitale irachena. Incarna perfettamente la posizione della Santa Sede: è nettamente critico nei confronti della guerra, ma successivamente si mostra favorevole alla permanenza delle truppe alleate. Il 19 marzo 2004 alla Radio vaticana dice: Non bisogna lasciare il paese nel caos.

Ha parole dure contro le torture inflitte ai prigionieri da parte dei soldati Usa ed esprime più volte la sua preoccupazione per la massiccia fuga dei cristiani.

Fa appena in tempo a mandare alle stampe un libro (Dalla diocesi di Baghdad dei latini alla nunziatura apostolica in Iraq, pubblicato a Baghdad) quando, nel febbraio 2006, arriva la nomina a nunzio nelle Filippine, dove, tra laltro, porta a conclusione un Accordo con lo stato per i beni culturali della chiesa cattolica, firmato lo scorso 4 maggio.

Oggi lufficializzazione della nomina a Sostituto. La sua scelta si spiega con le capacità mostrate e la vasta esperienza acquisita spesso in situazioni particolarmente complesse e delicate. E anche dal fatto che Filoni quando si è laureato in Diritto canonico alla Università lateranense è stato allievo di un tal professore Tarcisio Bertone. Oggi cardinale segretario di stato.


Dagospia 11 Giugno 2007
Etrusco
00lunedì 18 giugno 2007 12:37
Per i venticinque anni del Pontificio Consiglio della Cultura,
il cardinale Paul Poupard ha organizzato una grande festa nella nuova sede del dicastero vaticano, in via della Conciliazione.
Il porporato ha anche ricevuto in dono, dalla Sicilia, un simpatico copricapo: una coppola. [SM=x44455]
Etrusco
00martedì 3 luglio 2007 00:32
LASTUTO RATZINGA
 NOMINE COL CONTAGOCCE. TEMPI INFINITI. COMUNICAZIONE ALLO SBANDO -


ALL'INDOCILE GOVERNO DELLA SANTA SEDE IL PAPA OPPONE LA TECNICA DEL RINVIO

UNA DELLE COSE CHE HO CAPITO BENE SOLTANTO A ROMA È SAPER SOPRASSEDERE (COME ANDREOTTI)&



Sandro Magister per Lespresso



L' ultima grande riforma della Curia vaticana la fece Paolo VI nell'anno quinto del suo pontificato.
Benedetto XVI è nel terzo, ma niente
fa presagire che stia preparando qualcosa di simile.
Le poche nomine sinora fatte in Curia da papa Joseph Ratzinger, interpretate da quasi tutti come il preannuncio di una rivoluzione complessiva, sono rimaste quelle che erano: poche e isolate.
La più clamorosa delle decisioni iniziali è stata addirittura revocata.


Essa riguardava il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso.
Il 15 febbraio del 2006 Benedetto XVI lo decapitò.
Esiliò al Cairo, come nunzio, il suo ex presidente, l'inglese Michael Fitzgerald, giudicato troppo remissivo con l'Islam
. [SM=x44512]
E delegò la direzione del Consiglio per il dialogo interreligioso al presidente del Consiglio della cultura, il cardinale Paul Poupard.
[SM=x44451]
Oltre che un raddrizzamento di linea, tutti videro in questa decisione del papa il preludio di una diminuzione di numero degli uffici curiali
, eliminandone alcuni, accorpandone altri.
Il parallelo congedo del cardinale Stephen Fumio Hamao e la conseguente unificazione dell'ufficio da lui presieduto, il Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti, con il Consiglio della giustizia e della pace capeggiato dal cardinale Renato Martino, parvero confermare questa volontà di sfrondamento.

Ma le cose non sono andate così. All'inizio di maggio, quest'anno, i nunzi vaticani nel mondo informarono gli episcopati dei vari paesi che il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso sarebbe ridiventato autonomo e avrebbe riavuto un suo presidente.
Questo è stato nominato il 25 giugno nella persona del cardinale Jean-Louis Tauran, già ministro degli Esteri con Giovanni Paolo II.
Quanto al Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti, esso resta accorpato con 'Iustitia et Pax', ma continua come prima a macinare simposii e documenti che puntualmente cadono nel dimenticatoio:
tutto l'opposto dell'attesa semplificazione.
L'ultimo suo prodotto è un catechismo sul codice della strada presentato alla stampa il 19 giugno.

Joseph Ratzinger ha vissuto in Curia 24 anni, prima di essere eletto papa.
La conosce più di chiunque altro. Vi arrivò con la diffidenza antiromana tipica dei tedeschi.
Ma poi confessò di essersi ricreduto. "Una delle cose che ho capito bene soltanto a Roma è saper soprassedere",
disse in un libro-intervista del 1985:
"Saper soprassedere può rivelarsi positivo, può permettere alla situazione di decantarsi, di maturarsi, dunque di chiarirsi".



Forse è proprio così che Benedetto XVI intende disciplinare la Curia.
Per le due nomine cruciali di ogni inizio di pontificato, quella del segretario di Stato e quella del sostituto, egli ha temporeggiato fino a che le resistenze e le rivalità si sono smorzate per sfinimento.
Da quando, poi, è segretario di Stato il cardinale Tarcisio Bertone, il papa pare ben felice che l'opinione corrente attribuisca non più a lui, ma all'intraprendente cardinale, il compito vero o presunto di riformare la Curia.
Un altro cardinale al quale il papa avrebbe dato mandato di ridisegnare la burocrazia vaticana è Attilio Nicora, presidente dell'Apsa, Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, nonché sovrintendente del governatorato della Città del Vaticano e dello IOR, Istituto per le Opere di Religione, la banca pontificia.
Nicora è valido esperto in scienze amministrative, mentre Bertone ha fama di grande organizzatore.
Sta di fatto che né l'uno né l'altro sono venuti finora a capo di nulla.

Nel terzo anno di regno, è ormai evidente che sull'agenda di Benedetto XVI la riforma della Curia non figura tra le priorità. Anche a motivo della sua età avanzata papa Ratzinger ha selezionato drasticamente le cose alle quali dedicarsi anima e corpo: in cima a tutte la predicazione, le celebrazioni liturgiche e il libro 'Gesù di Nazaret', di cui sta già scrivendo il secondo volume, quello sulla passione e risurrezione. Su queste sue priorità assolute Benedetto XVI non 'soprassiede', anzi, si dedica ad esse con passione inesausta, pari alla chiarezza cristallina con cui formula le sue tesi. Sulle questioni controverse che gli stanno a cuore papa Ratzinger non è mai equivoco. Dice chiaramente che cosa è giusto fare: nel campo della liturgia come nel campo nell'etica pubblica, ad esempio se fare o no la comunione quando nello stesso tempo si sostiene pubblicamente la liceità dell'aborto. Ma alla fine il papa vuole che siano le coscienze a decidere. Più che emettere ordini e comminare sanzioni, mira a educare, a convincere.

Con una Curia indocile, a lui poco amica, Benedetto XVI adotta invece l'altro stile: quello, appunto, del 'saper soprassedere'. Il nuovo sostituto Fernando Filoni, l'uomo di Curia a più assiduo contatto col papa, è stato insediato il 9 giugno di quest'anno, dopo una lunghissima gestazione che è servita a far rientrare nei ranghi i troppi aspiranti alla carica. Non solo le nomine, anche i documenti possono subire ritardi finalizzati a smussare le resistenze. La lettera del papa ai cattolici cinesi che era stata promessa per Pasqua è slittata fino all'estate, per trovare una formulazione che accontentasse sia i diplomatici 'realisti', più accondiscendenti con le autorità di Pechino, sia i 'neoconservatori', tipo il cardinale di Hong Kong, Joseph Zen Ze-kiun, molto più battaglieri. Un altro documento ripetutamente annunciato, ma più volte rinviato, è quello che autorizza un uso più largo del messale romano in latino in vigore fino al 1962. Qui gli oppositori sono sia dentro la Curia che fuori, e a tutti il papa ha dato ascolto. A consigliargli questa cautela preventiva sono anche le bordate di critiche che certe ardite innovazioni di Paolo VI in materia di Curia e di Conclave continuano a subire a distanza di quarant'anni.

Invece che aggredire l'apparato, Benedetto XVI si limita a collocare qua e là nella Curia uomini a lui fidati: dal singalese Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, fatto segretario della Congregazione per il culto divino,
al suo ex braccio destro alla Congregazione per la dottrina della fede, Bertone.
Oppure a chiamare da fuori cardinali di spicco: come il brasiliano Cláudio Hummes e l'ex arcivescovo di Bombay Ivan Dias.
Intanto, però, interi settori curiali continuano ad andare alla deriva, compreso quello nevralgico delle comunicazioni.
Il Pontificio consiglio che dovrebbe occuparsene è campione di improduttività e ha la carica di segretario sguarnita da anni. 'L'Osservatore Romano' è l'ombra delle sue glorie passate e si trascina nell'attesa di un nuovo direttore che non arriva mai.


(Cardinal Giovan Battista Re - Foto U.Pizzi)


Molto più che le nomine in Curia, a Benedetto XVI stanno a cuore le nomine dei vescovi.
Ad esse dedica un'attenzione di gran lunga maggiore di quella che a loro dava Giovanni Paolo II. Prima di dare il via libera, il papa trattiene sulla propria scrivania anche due, tre settimane i dossier dei designati.
E qualche volta li boccia, senza dar spiegazione al competente dicastero curiale presieduto dal cardinale Giovanni Battista Re.
Papa Ratzinger è molto esigente, vuole vescovi di qualità e non sempre ne trova. Il ritmo delle nomine vescovili è con lui calato di un quarto, rispetto al precedente pontificato.

Per dire alla Curia romana che cosa non doveva essere, Paolo VI la descrisse nel 1967, l'anno della sua riforma, come "una burocrazia pretenziosa e apatica, solo canonista e ritualista, una palestra di nascoste ambizioni e di sordi antagonismi". Ma nemmeno Benedetto XVI è tenero.
[SM=x44510]
Il 7 maggio del 2006, ordinando in San Pietro 15 nuovi preti della diocesi di Roma, nell'omelia ricordò che Gesù, poco prima di definirsi buon pastore, aveva detto di sé:
"Io sono la porta". E proseguì: "È attraverso di lui che si deve entrare nel servizio di pastore. Gesù mette in risalto molto chiaramente questa condizione di fondo affermando:
'Chi sale da un'altra parte è un ladro e un brigante'.

Questa parola 'sale' - 'anabainei' in greco - evoca l'immagine di qualcuno che si arrampica sul recinto per giungere, scavalcando, là dove legittimamente non potrebbe arrivare.
Nel 'salire' si può quindi vedere anche l'immagine del carrierismo, del tentativo di arrivare 'in alto', di procurarsi una posizione mediante la Chiesa: servirsi, non servire. [SM=x44512]
Ma l'unica ascesa legittima verso il ministero del pastore è la croce. È questa la vera ascesa, è questa la vera porta".




Dagospia 02 Luglio 2007
213.215.144.81/public_html/articolo_index_32878.html
Etrusco
00venerdì 13 luglio 2007 13:27
SAN PIETRO ELETTRONICO&
Un efficace Grande Fratello veglia su tutti i cittadini dello Stato del Vaticano (trasformato in una città bunker)



Doveva scattare dalla mezzanotte esatta di domenica 1 luglio
, ma ci sono voluti un po' di giorni prima che entrasse a regime
la nuova tessera elettronica in dotazione a tutti i dipendenti vaticani, cardinali compresi.
E con la confusione iniziale sono cresciuti i sospetti. La nuova tessera ingloba tutte le precedenti, che ciascun dipendente vaticano ha dovuto restituire: la tessera sanitaria, quella per la mensa, quella per i punti vendita, quella per il rifornimento di carburante.
Solo il bancomat rilasciato dallo Ior, Istituto per le Opere di Religione, può essere conservato separatamente.

I sospetti maggiori si appuntano sulle "particolari tecnologie implementate all'interno della tessera", che consentirebbero, collegate a un satellite, di accertare l'ora e il luogo dell'ubicazione di ciascuno.
Gli uffici di sicurezza vaticani assicurano che la tessera funzionerebbe solo dentro il perimetro delle mura pontificie, ma l'opinione diffusa è che la sorveglianza continui anche fuori.

La tessera è stata consegnata a ciascun titolare, senza preavviso, giovedì 28 giugno, vigilia di tre giorni festivi.
Ma l'idea risale al 2002. Il corpo di sicurezza del papa, allora diretto da Camillo Cibin, e la segreteria di Stato capeggiata dal cardinale Angelo Sodano volevano alzare i livelli di difesa dai sempre più temuti attacchi terroristici.
I loro successori, Domenico Giani e il cardinale Tarcisio Bertone, hanno condotto in porto il progetto.
Al quale però i sorvegliati hanno cominciato ad appioppare il nomignolo di 'Grande Fratello'. (M.S.)


Dagospia 13 Luglio 2007
Etrusco
00martedì 31 luglio 2007 20:52


Nel grafico i 4 enti vaticani che sovrintendono alle finanze.
La prefettura è una sorta di ministero dell'economia.
L'APSA è il braccio finanziario della curia romana.
Il Governatorato si occupa dell'amministrazione dello Stato Vaticano.
Lo IOR, la banca che fu investita dallo scandalo del Banco Ambrosiano, è l'istituzione finanziaria cui fanno capo molte realtà religiose per investire i loro capitali su ogni tipo di mercato in tutto il mondo.

A questi si aggiunge l'Obolo di San Pietro che fa capo direttamente al Papa
Etrusco
00venerdì 28 settembre 2007 00:02
SULLA VIA PER FATIMA, A CACCIA DI BERTONE, SOCCI FERMATO DA GUARDIE SVIZZERE

E POCO CI È MANCATO CHE LO TRASCINASSERO FUORI DAL VATICANO CON LA FORZA.

SOCCI: “CHI COMANDA IN VATICANO?
IL PAPA È FORSE STATO ESAUTORATO DI FATTO?”



Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo


1 - SULLA VIA PER FATIMA, IL CRISTIANO SOCCI È FERMATO DALLE GUARDIE SVIZZERE…
Paolo Rodari per il Riformista


Alla fine lo Straniero (Antonio Socci) è entrato ieri sera in territorio "nemico" (in Vaticano)

e ha gentilmente chiesto, prima che iniziasse l'incontro di presentazione dell'ultimo libro del segretario di Stato, Tarcisio Bertone, dedicato alle apparizioni di Fatima, di poter porgere una sola domanda al porporato alla quale egli avrebbe potuto rispondere anche soltanto con un sì o con un no.



La domanda doveva essere la seguente: «Eminenza, lei è pronto a giurare sul Vangelo che alla famosa frase della Madonna contenuta nel terzo segreto di Fatima reso noto dal Vaticano nel 2000 ("In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede etc", disse la Madonna) non segua nient'altro?».

Se Bertone avesse risposto di no, Socci avrebbe vinto la sua partita tesa a dimostrare che in realtà esiste un prosieguo al terzo segreto così come che tutti lo conoscono.
Se avesse detto di sì, lo Straniero avrebbe giocato un'altra carta e cioè avrebbe fatto ascoltare la registrazione autentica che monsignor Capovilla, ex segretario di Giovanni XXIII, rilasciò a uno studioso di Fatima, Solideo Paolini, nella quale egli dichiarava che sì, «oltre alla quattro paginette, c'era anche qualcos'altro, un allegato, sì». In sostanza la prosecuzione del terzo segreto nella quale si profetizzava l'apostasia della Chiesa.



Ieri sera Capovilla è intervenuto, lui sì, alla presentazione del libro con un'intervista registrata e, oltre a difendere la tesi di Bertone, ha anche ammesso - ed è questa una cosa singolare e mai uscita prima - che papa Giovanni lesse il messaggio due volte, una prima nel '63, una seconda nel '65. Un'ammissione che suona come un autogol per lo stesso Vaticano secondo il quale, invece, il segreto sarebbe stato letto dal papa soltanto nel '65. Una contraddizione inspiegabile e che dimostra che in realtà nel '63 e nel '65 il papa lesse due testi differenti, perché il primo per ammissione dello stesso Capovilla era custodito nella sua stessa stanza, il secondo nell'ex Sant'Uffizio.

E dunque, il terzo segreto, non sarebbe stato scritto su un foglio solo. Insomma un bel casino che, non per colpa di Socci, ieri sera ha vissuto un ulteriore e inatteso episodio. Ecco come sono andate le cose: lo Straniero, visto che non poteva rivolgere a Bertone le sue domande durante la conferenza, ha aspettato l'arrivo del cardinale fuori dalla porta della sala. Bertone, però, è stato fatto entrare da un ingresso secondario e così Socci non lo ha potuto incontrare. Preso atto che «la Chiesa del dialogo - sono parole di Socci - è divenuta Chiesa del monologo», lo Straniero si è fermato fuori alla sala per dire civilmente la sua ai pochi giornalisti presenti. Avvicinato dalla gendarmeria vaticana, però, gli è stato chiesto, senza motivo, di allontanarsi.



Lui ha reagito male e poco ci è mancato che lo trascinassero fuori dal Vaticano con la forza. Un brutto episodio per l'ultimo - ieri anche Vittorio Messori ha detto che non può aderire al delirio dei visionari perché non crede che i vertici della Chiesa arrivino a manipolare i fatti -, solitario difensore della tesi di un segreto sempre più misterioso.

2 - MA CHI COMANDA IN VATICANO?...
Antonio Socci per “Libero”


Ma chi comanda in Vaticano?
Benedetto XVI è forse stato esautorato di fatto?
O è clamorosamente boicottato?
Più di un sospetto viene davanti all’ultimo “giallo”
(ce ne sono altri precedenti) che ha segnalato – trionfalisticamente – sul Corriere della sera di ieri Alberto Melloni, capofila dei cattoprogressisti martiniani.



Parlando del Motu proprio del Papa che restituisce libertà di celebrare la Messa col rito tradizionale,
provvedimento a cui il Papa tiene tantissimo, al punto da averne fatto un pilastro del suo pontificato,

Melloni rivela che, sebbene sia entrato formalmente in vigore il 14 settembre scorso, qualcuno ha preso la “saggia decisione di tenere ancora a bagno maria” il decreto,
non facendolo pubblicare negli “Acta Apostolicae Sedis” ovvero “l’organo che dà vigore ai provvedimenti papali”.


E’ una rivelazione clamorosa:
c’è qualcuno in Vaticano che conta più del Papa e provvede a sabotare nella sostanza ciò che il Papa decide e firma?
In quale altro modo si può spiegare il caso?
Incidenti simili erano già capitati nei mesi scorsi, anche per l’enciclica di Benedetto XVI che infatti uscì con cospicuo ritardo sui tempi annunciati.
Ma questo è il più clamoroso ed ha un grave valore simbolico.
Anche se adesso faranno un qualche rattoppo. Cosa sta accadendo Oltretevere?

Il professor Giuseppe De Rita, che conosce bene gli ambienti di Curia, in un’intervista recente al Corriere della sera, dichiarò che il Papa “scrive libri e dà l’idea di aver deciso di non comandare”, mentre altri hanno “la tentazione di farlo”.
Ora, è vero che il papa teologo mostra qualche difficoltà nel governare la Chiesa e, per esempio, ha fatto nomine pessime.
Ma è impossibile che abbia rinunciato a fare il Papa.


Il fatto è che Benedetto XVI è praticamente solo nel Palazzo apostolico e la barca di Pietro è sballottata qua e là dalle burocrazie clericali (sì, c’è una casta anche nella Chiesa).
Che nelle logge vaticane questa sia la logica lo dimostrano anche le recenti nomine episcopali, quasi tutte di “martiniani”, quando proprio il cardinal Martini, oggi più apertamente che mai, contesta il magistero del Papa. L’ultimo episodio riguarda lo stesso Motu proprio che l’ex arcivescovo di Milano ha clamorosamente bocciato (dando la linea a molti vescovi italiani che si sono apertamente ribellati al Papa).

Mentre le condizioni della Chiesa, anche in Italia, sono tragiche – come mostrano quotidianamente le cronache dei giornali – sembra che in Curia siano affaccendati solo in lotte di potere.
Il Papa invece ha una percezione drammatica delle condizioni della Chiesa.
Lo dimostra il grido che lanciò nella storica Via Crucis del 25 marzo 2005:
“Quanta sporcizia c’è nella Chiesa,
e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui!
Quanta superbia!”.


Ma quando, dove e come si è fatta pulizia dopo una così clamorosa denuncia?
Il Papa da solo non può, ma anche lui prima o poi dovrà fare scelte coraggiose.
Per non continuare come si è fatto per lungo tempo, quando si sono perseguitati i santi
– come si è perseguitato Padre Pio, come si è perseguitato don Giussani –
e si sono coperte le sporcizie che non si dovevano coprire.
Ricordo il drammatico grido di don Giussani nella sua ultima intervista:
“La Chiesa si è vergognata di Cristo”.

Intendeva dire: gli uomini di Chiesa, che però non si sono vergognati della tremenda “sporcizia” denunciata da Ratzinger.

Non c’è solo la sporcizia morale, ma anche il mancato rispetto della dignità umana.
Basti vedere in che condizioni è il Vaticano, unico stato europeo dove la dignità e i diritti della persona, che la Chiesa giustamente difende dovunque, sono carta straccia.

La Curia può pure sprofondare, ma la Chiesa no e, grazie al Cielo, non sarà distrutta.
Pio XII
una volta disse a un personaggio, noto anticlericale, che se non erano riusciti i preti a distruggere la Chiesa, non ci sarebbero riusciti neanche loro.
San Vincenzo de’ Paoli fu ancora più duro:
“La Chiesa non ha nemici peggiori dei preti”.

La storia in effetti fa riflettere. Basti considerare cosa hanno dovuto subire molti santi. Pio XII, parlando una volta di Padre Pio, disse: “Non dimenticate quante persone sono state proclamate sante, nonostante che il Santo Offizio le avesse colpite e condannate”.

Facile acclamare queste persone innocenti poi quando la Chiesa le canonizza. Era dovere difenderle prima, quando gli uomini di Chiesa li perseguitavano.
Ma purtroppo nel mondo cattolico domina l’opportunismo, il servilismo e il clericalismo.
Gli intellettuali, perlopiù, o sono succubi di ideologie nemiche o sono interessati solo a baciare la pantofola al prelato potente del momento.

L’unico uomo libero nei palazzi curiali, seppure solo, resta Joseph Ratzinger. L’unico non clericale.

L’ho conosciuto circa venti anni fa, la prima volta che lo invitai a Siena per una conferenza.
E lui – essendo già prefetto della Congregazione per la dottrina della fede – sorprese tutti tenendo una lezione sulla memorabile frase di Newman:
“brindo al Papa, ma prima alla coscienza”.

Ben pochi infatti, fra i cattolici, conoscono l’autentica dottrina cattolica che, peraltro, è sottolineata anche nel Catechismo dove si cita una frase simile di Newman:
“la Coscienza è il primo dei vicari di Cristo”.
Questo significa che i cattolici hanno il dovere di dire la verità,
di riconoscerla anche quando fa male
e di affermarla anche contrapponendosi a uomini di Chiesa.


Quanto avrebbe da guadagnare la Chiesa dall’esistenza nel mondo cattolico di uomini liberi come erano nel Medioevo santa Caterina, Dante o Antonio da Padova, veri figli di Dio i quali sanno che non si serve Dio con la menzogna, con l’omertà e col servile vassallaggio di un certo clericalismo.
Quanti fatti orrendi sarebbero stati evitati, risparmiando alla Chiesa la vergogna e l’onta.

Sentite quest’altra memorabile pagina.
Vi sorprenderà perché è di Joseph Ratzinger:
“Al di sopra del papa,
come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica,
resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa,
se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica.

L’enfasi sull’individuo, a cui la coscienza si fa innanzi come supremo e ultimo tribunale, e che in ultima istanza è al di là di ogni pretesa da parte di gruppi sociali, compresa la Chiesa ufficiale, stabilisce inoltre un principio che si oppone al crescente totalitarismo”.




E’ straordinario che sia diventato Papa il teologo che ha scritto questa pagina.
Ed è ovvio che in Curia il partito clericale tenti in ogni modo di isolare e sabotare questo straordinario “anticlericale”,
nel senso in cui era anticlericale Gesù quando fulminava gli apostoli intenti a spartirsi i posti di potere.
Gesù li zittì dicendo:
“Voi sapete che i capi delle nazioni spadroneggiano e i grandi esercitano il potere sopra di esse.
Ma non così dovrà essere tra voi;
anzi chi tra voi vorrà essere il primo si faccia vostro schiavo;
appunto come il Figlio dell'uomo il quale non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita per la redenzione di molti”
(Matt. 20, 25 28).




Infatti la speranza e la forza della Chiesa
non sono quelli che hanno trasformato la Chiesa in un luogo di potere, ma quelli che seguono Gesù sulla croce.

E’ ancora Joseph Ratzinger a sottolinearlo:
“Le vie di Dio sono diverse:
il suo successo è la croce…
non è la Chiesa di chi ha avuto successo ad impressionarci,
la Chiesa dei papi o dei signori del mondo,
ma è la Chiesa dei sofferenti che ci porta e credere, è rimasta durevole, ci dà speranza.
Essa è ancora oggi segno del fatto che Dio esiste e che l’uomo non è solo un fallimento, ma può essere salvato”.



Dagospia 27 Settembre 2007
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Etrusco
00sabato 29 settembre 2007 20:16
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